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Sommario del 20/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Apertura dell’Anno Sacerdotale. Il Papa: "La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi".
  • Il sacerdote come dono: editoriale di padre Lombardi
  • Benedetto XVI ricorda Alcide De Gasperi: fu un modello di fede e di coscienza morale, sia di stimolo a coloro che guidano l'Italia
  • Il Papa al cardinale Kasper per la chiusura dell’Anno Paolino: rinnovare la preghiera per l’unità
  • Mons. Caotorta nuovo sotto-segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede
  • Altre udienze e nomine
  • La visita del Papa a San Giovanni Rotondo
  • Causa di beatificazione di Pio XII. L'intervento di padre Lombardi. Padre Gumpel: mie parole travisate
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Fame record nel mondo. L'Ifad: nessuna scusa per non agire
  • Proteste per un nuovo respingimento di immigrati in Libia
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: dopo la guerra civile la tragedia degli sfollati
  • Concluso ad Assisi il Capitolo Generale dei Frati Minori
  • Comece: i cambiamenti climatici sono una sfida per i modelli di vita
  • Cuba: il cardinale Ortega inaugura l’Anno Sacerdotale
  • Ecuador: lettera ai sacerdoti per l’inizio dell’Anno Sacerdotale
  • In Pakistan, invito alla missione per l’Anno Sacerdotale
  • Francia: iniziato con un triduo l’Anno Sacerdotale nella diocesi di Nanterre
  • Kenya: i vescovi sconfessano movimento che nega il celibato sacerdotale
  • Congo: grande partecipazione alla “Giornata Caritas” di Kananga
  • Manifestazioni di solidarietà per padre Renato Kizito Sesana
  • Portogallo: nuova pastorale socio-caritativa per far fronte alla crisi economica
  • No del cardinale Vallini ai distributori automatici di preservativi nelle scuole
  • A Caltagirone l'Anno Sacerdotale nel segno di don Sturzo
  • Concluso nella Basilica di San Paolo l’International Church Music Festival
  • Il 27 giugno al Teatro dell’Opera di Roma lo spettacolo "Epistola ultima" su San Paolo
  • Incontro a Venezia organizzato dalla rivista della Fondazione Oasis
  • Siena: oggi a Raspolano il premio "Goccia d’oro al merito della solidarietà"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo gli ennesimi attacchi di integralisti, il parlamento somalo chiede truppe straniere
  • Il Papa e la Santa Sede



    Apertura dell’Anno Sacerdotale. Il Papa: "La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi".

    ◊   “La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l’amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni”. E’ uno dei passaggi dell’omelia di Benedetto XVI in occasione della Celebrazione dei secondi Vespri, ieri sera nella Basilica Vaticana, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Il rito ha segnato l’apertura dell’Anno Sacerdotale, nel 150.mo anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci. Il Papa ha anche lanciato un duro monito: “Nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in ‘ladri delle pecore’”. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Sacerdoti santi, capaci di aiutare “i fedeli a sperimentare l’amore misericordioso del Signore” e allo stesso tempo in grado di essere testimoni di quell’amore. E’ qui il cuore dell’omelia di Benedetto XVI che, in occasione dell’apertura dell’Anno Sacerdotale, ha esortato i ministri di Dio a seguire l’esempio del Santo Curato d’Ars e il suo “cuore infiammato di amore divino”:

    “’Il sacerdozio è l’amore del Cuore di Gesù’ (n. 1589). Come non ricordare con commozione che direttamente da questo Cuore è scaturito il dono del nostro ministero sacerdotale? Come dimenticare che noi presbiteri siamo stati consacrati per servire, umilmente e autorevolmente, il sacerdozio comune dei fedeli? La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui; questo rimanere nel suo amore esige cioè che tendiamo costantemente alla santità come ha fatto San Giovanni Maria Vianney.”

    Rimanere nel suo amore ma anche “lasciarsi conquistare pienamente da Cristo” è l’esortazione del Papa, “l’obiettivo principale – ha aggiunto – di ognuno di noi”:

    “Per essere ministri al servizio del Vangelo, è certamente utile e necessario lo studio con una accurata e permanente formazione teologica e pastorale, ma è ancor più necessaria quella ‘scienza dell’amore’ che si apprende solo nel ‘cuore a cuore’ con Cristo. E’ Lui infatti a chiamarci per spezzare il pane del suo amore, per rimettere i peccati e per guidare il gregge in nome suo. Proprio per questo non dobbiamo mai allontanarci dalla sorgente dell’Amore che è il suo Cuore trafitto sulla croce.”

    Proprio al Cuore di Gesù, Benedetto XVI invita a guardare come balsamo per i peccati soprattutto quando il peccatore è vinto dai propri limiti e dalle proprie debolezze e ancora di più questo deve fare il sacerdote:
     
    “Nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in ‘ladri delle pecore’ (Gv 10,1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l’accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare.”

    Un rischio evidenziato ancora una volta quando il Santo Padre esorta i sacerdoti a coltivare la commozione di San Giovanni Maria Vianney per adempiere al proprio ministero “con generosità e dedizione”, per custodire un vero timore di Dio: “il timore – prosegue il Papa – di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa, le anime che ci sono affidate, o di poterle – Dio non voglia! – danneggiare”.

    Benedetto XVI ricorda poi come la Solennità del Sacratissimo Cuore – “il mistero del cuore di un Dio che si commuove e riversa tutto il suo amore sull’umanità” - sia l’occasione offerta alla “nostra contemplazione”. Un amore “misterioso” “rivelato come incommensurabile passione di Dio per l’uomo”:
     
    “Nel Cuore di Gesù è espresso il nucleo essenziale del cristianesimo; in Cristo ci è stata rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l’Amore che ci salva e ci fa vivere già nell’eternità di Dio. Scrive l’evangelista Giovanni: ‘Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna’ (3,16). Il suo Cuore divino chiama allora il nostro cuore; ci invita ad uscire da noi stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di Lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve.”

    A conclusione il Papa si è rivolto a Maria, verso la quale il Santo Curato d’Ars “nutriva filiale devozione”, per “essere guide salde e illuminate” dal cuore infiammato di quella “carità pastorale”- ha sottolineato Benedetto XVI – capaci di assimilare il proprio personale “io” a quello di Gesù sacerdote.

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    Il sacerdote come dono: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Sull’Anno Sacerdotale appena iniziato vi proponiamo l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Il servizio del sacerdote è di fondamentale importanza nella vita della Chiesa. Ma non è un mistero che esso oggi attraversi non poche difficoltà. Il clima generale di secolarizzazione in vaste regioni del mondo, un minore apprezzamento del ruolo del prete nella società, le profonde ferite portate all’immagine pubblica dei sacerdoti da comportamenti indegni di alcuni di essi, in qualche misura anche la stessa giusta valorizzazione delle vocazioni laicali nella Chiesa.

     
    Il Papa non risponde con considerazioni socioreligiose, ma promuove “l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”. Insomma, nella Lettera che rivolge a tutti i suoi fratelli nel sacerdozio aprendo l’Anno Sacerdotale, non parte dall’esterno, ma dal cuore della vocazione sacerdotale, dal modello concreto di santità sacerdotale che ci è offerto dal Santo Curato d’Ars. Può sembrare quasi una provocazione indicare come riferimento spirituale ai preti di tutto il mondo un parroco vissuto in un paesino francese di 200 persone, morto 150 anni fa. Ma se il prete vive veramente dell’Eucarestia e del servizio della riconciliazione fra Dio e gli uomini, cioè della manifestazione della misericordia di Dio, il tempo e il luogo diventano secondari. Nelle espressioni della Lettera del Papa c’è un tocco profondo di spiritualità, una grande tenerezza di amore per Gesù e per le persone, in particolare quelle spiritualmente lontane da Dio o in difficoltà. Non è proprio di questo amore che cerca di farsi presente al cuore di ognuno, che oggi c’è un urgente e tremendo bisogno? Per questo il Papa parla del sacerdote come dono alla Chiesa e alla stessa umanità. Naturalmente, se vive la sua vocazione.

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    Benedetto XVI ricorda Alcide De Gasperi: fu un modello di fede e di coscienza morale, sia di stimolo a coloro che guidano l'Italia

    ◊   “Dirittura morale”, "fede salda" e “autonomia nelle scelte politiche”. Sono queste le qualità auspicabili in un uomo di Stato che si professi cristiano: qualità che incarnò appieno Alcide De Gasperi. Lo ha affermato questa mattina Benedetto XVI, che ha ricevuto stamattina in udienza, nella Sala dei Papi in Vaticano, i membri della Fondazione intitolata al grande statista scomparso nel 1954. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Si spense il 19 agosto di 55 anni fa mormorando per tre volte il nome di Gesù. Ma i valori cristiani che ispirarono sempre la sua azione politica non furono una bandiera innalzata per fini propagandistici, bensì un limpido orientamento interiore al quale “resterà fedele sino alla morte, anche a costo di sacrifici personali”. E’ un ritratto ammirato e rispettoso quello che Benedetto XVI ha tracciato di Alcide De Gasperi al cospetto, fra gli altri, della figlia, Maria Romana, e del senatore a vita, Giulio Andreotti, che dello statista trentino fu per anni collaboratore. Dotato di “fede salda” e di fine “sensibilità religiosa - ha detto il Papa ricordandone alcuni passaggi biografici - De Gasperi fu colui che “difese la libertà e la democrazia” in Italia, guidando la ricostruzione di un Paese che si lasciava alle spalle il fascismo e le macerie del secondo conflitto mondiale:

     
    “Formato alla scuola del Vangelo, De Gasperi fu capace di tradurre in atti concreti e coerenti la fede che professava. Spiritualità e politica furono in effetti due dimensioni che convissero nella sua persona e ne caratterizzarono l’impegno sociale e spirituale”.
     
    Le “radici di tale solida testimonianza evangelica”, ha proseguito Benedetto XVI, sono il frutto della sua formazione umana e spirituale, alimentata negli anni dal “largo spazio” che il primo presidente del Consiglio della Repubblica italiana diede alla preghiera e al rapporto con Dio, anche nei momenti “più caotici” della sua vita:

     
    “Cari amici, mi piacerebbe soffermarmi ancor più su questo personaggio che ha onorato la Chiesa e l’Italia, ma mi limito a evidenziarne la riconosciuta dirittura morale, basata su un’indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani, come pure la serena coscienza morale che lo guidò nelle scelte della politica”.
     
    L’essere un uomo di fede, ha riconosciuto il Papa, non condizionò l’idea di De Gasperi di un agire sociale e politico che non fosse solamente un esercizio di fede e di virtù. “Conviene creare ed alimentare - dichiarò in un suo discorso - uno strumento adatto ai tempi (…) che abbia (…) una responsabilità autonoma, una fattura e una gestione democratica”. Certo, ha constatato il Pontefice, “in qualche momento non mancarono difficoltà e, forse, anche incomprensioni da parte del mondo ecclesiastico, ma De Gasperi non conobbe tentennamenti nella sua adesione alla Chiesa”:
     
    “Docile ed obbediente alla Chiesa, fu dunque autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza. Al tramonto dei suoi giorni potrà dire: ‘Ho fatto tutto ciò che era in mio potere, la mia coscienza è in pace’”.
     
    Di fronte a colui che ha definito uno “statista di fama internazionale che con la sua azione politica ha reso servizio alla Chiesa, all’Italia e all’Europa”, Benedetto XVI ha concluso indicando De Gasperi come modello all’attuale classe politica:

     “Il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano incoraggiamento e stimolo per coloro che oggi reggono le sorti dell’Italia e degli altri popoli, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo”.

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    Il Papa al cardinale Kasper per la chiusura dell’Anno Paolino: rinnovare la preghiera per l’unità

    ◊   Benedetto XVI ha affidato al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, suo inviato speciale il 29 giugno alla celebrazione della chiusura dell’Anno Paolino in Terra Santa, il compito di esortare i fedeli all’unità spirituale. In una lettera resa nota oggi, il Papa esprime la gioia con la quale ha vissuto le visite pastorali nei “luoghi paolini”, dove si recheranno altri suoi inviati per prendere parte alle liturgie che concluderanno l’Anno dedicato all’Apostolo delle Genti. In Libano arriverà il cardinale André Ving-Trois, arcivescovo di Parigi, in Siria il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, in Turchia il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in Grecia il cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a Cipro il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e a Malta il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “Beato l’Apostolo Paolo che disse ‘Per me vivere è Cristo’, poiché è per noi d’esempio nell’amare e nel compiere la volontà di Dio, nel servizio al Signore e alla sua Chiesa”: è uno dei passaggi della lettera che Benedetto XVI ha indirizzato al cardinale Walter Kasper, suo inviato speciale alla celebrazione che chiuderà l’Anno Paolino in Terra Santa. Il Papa chiede al porporato di esortare pastori, presuli, sacerdoti, religiosi e laici all’unità, pregandolo di porgere loro i suoi saluti. Lo invita inoltre ad incoraggiare i fedeli, affinché con preghiere e meditazioni, “con forze rinnovate e nuovo zelo”, possano “compiere la volontà di Dio”, e a sottolineare alle autorità religiose e civili l’importanza della dottrina dell’Apostolo delle Genti e la sua sollecitudine per la salvezza di tutta l’umanità.

     
    Una missiva ricca di spunti di riflessione, quella del Papa, dove il Pontefice parla anche delle sue visite pastorali compiute nei “Luoghi paolini”, ricordando che “tra di essi la Terra Santa sembra essere di particolare significato”, perché qui, con Paolo, gli Apostoli si sono riuniti e hanno dato vita al primo Concilio. Sottolineando poi i preziosi contenuti delle diverse lettere dell’ebreo di Tarso, Benedetto XVI ha evidenziato quanto queste abbiano “illuminato la dottrina della Chiesa nel corso dei secoli”, e come “anche oggi” siano “fonte di riflessione cristiana e di meditazione ascetica”. Scritti, prosegue il Papa, che esortano anche “i fedeli … del nostro tempo, a compiere una vera conversione e a intraprendere un nuovo cammino spirituale”. Il Pontefice assicura infine ai fedeli della Terra Santa le proprie preghiere senza dimenticare la sua benedizione apostolica.

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    Mons. Caotorta nuovo sotto-segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede

    ◊   Il Papa ha nominato sotto-segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede mons. Damiano Marzotto Caotorta, finora capo ufficio nel medesimo dicastero. Mons. Caotorta è nato 65 anni fa a Fiesole, in provincia di Firenze. E’ stato ordinato sacerdote a 23 anni e tra gli altri incarichi è stato segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

    In Perù, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Abancay presentata da mons. Isidro Sala Ribera, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Gilberto Gómez González, finora vescovo titolare di Mozotcori ed ausiliare di Abancay. Mons. Gómez González è nato ad Albeos, diocesi di Tui-Vigo (Spagna), il 12 febbraio 1952. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 14 settembre 1975. Il 22 dicembre 2001 è stato eletto vescovo titolare di Mozotcori ed ausiliare di Abancay e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 16 marzo 2002.

    Nello Zimbabwe, il Papa ha nominato arcivescovo di Bulawayo il rev. Alex Thomas Kaliyanil, missionario verbita indiano, superiore regionale della Società del Verbo Divino nello Zimbabwe.
    Padre Alex Thomas Kaliyanil è nato il 27 maggio 1960 a Vallamchira, nell’arcidiocesi di Changanacherry, in India. E’ stato ordinato sacerdote il 7 maggio 1988.

    Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: mons. Augustine Shao, vescovo di Zanzibar (Tanzania); mons. Patrick Altham Kelly, arcivescovo di Liverpool (Gran Bretagna) e mons. Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, vescovo di Bandung (Indonesia).

    Il Papa ha nominato il cardinale Christoph Schónborn, arcivescovo di Vienna, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio della diocesi di Pécs (Ungheria), che avranno luogo il 23 agosto 2009.

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    La visita del Papa a San Giovanni Rotondo

    ◊   San Giovanni Rotondo è in fermento per l’arrivo, domani, di Benedetto XVI, che si recherà nei luoghi fondamentali della vita di Padre Pio, a 7 anni dalla sua canonizzazione. E’ la seconda visita di un Pontefice, dopo quella di Giovanni Paolo II. Questa è anche la terza visita in Puglia di Benedetto XVI. Sono attese oltre 30mila persone che si disporranno lungo i quattro chilometri del percorso della papamobile. Imponente la macchina dei preparativi e soprattutto è grande la gioia della cittadina pugliese, dei pellegrini e dei frati cappuccini. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini.

    Un sole splendente e un mite venticello rendono gradevole il clima a San Giovanni Rotondo, che aspetta Pietro, il Papa, che domani visiterà la cittadina dove Padre Pio esercitò la sua missione di frate cappuccino e dove morì nel 1968. Vi sono attese oltre 30mila persone. Cinquecentocinquanta, fra vigili e uomini della protezione civile, sorveglieranno sulla visita che sicuramente lascerà un’impronta a San Giovanni Rotondo: è la seconda di un Pontefice dopo quella nell’87 di Giovanni Paolo II, colui che 7 anni fa proclamò Santo il frate cappuccino e che con lui, anche in vita, ha avuto un rapporto speciale. Un rapporto testimoniato fra l’altro dalla guarigione di una donna polacca malata di cancro. L’allora vescovo capitolare di Cracovia, nel’62, chiese a Padre Pio di pregare per lei. Undici giorni dopo gli scrisse un’altra lettera per ringraziarlo: la donna era improvvisamente guarita. Nel 1948, giovane sacerdote di 28 anni, Karol Wojtyla aveva incontrato di persona Padre Pio. Nel 1974 si recò a San Giovanni Rotondo da cardinale. L’attesa e la gioia trapelano dai volti dei frati cappuccini del convento, dei tanti pellegrini, ma anche da quelli del personale medico, dei malati e dei bambini ricoverati all’Istituto “Casa Sollievo della Sofferenza”: un’opera voluta fortemente da Padre Pio. Inaugurata nel 1956 con circa 250 posti letto, oggi ne conta quasi 1200; si è ampliata sempre di più, ha un’importante sezione di studi genetici e grande spazio per lo studio delle malattie rare. Benedetto XVI, domenica, avrà un momento per tutti. Prima la visita alla cella numero 1, dove morì Padre Pio, poi la preghiera davanti alle sue spoglie, esposte ai fedeli da 14 mesi nella cripta del Santuario di Santa Maria delle Grazie. Qui il Papa accenderà due lampade come simbolo delle due visite pastorali, la sua e quella di Giovanni Paolo II. Quindi la Messa e l’Angelus sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina, opera del noto architetto Renzo Piano, consacrata nel 2004, dove, nel pomeriggio, inaugurerà i mosaici sulla vita di Cristo, di san Francesco e di Padre Pio realizzati nella cripta dal famoso artista, il padre gesuita Marko Rupnik. Durante la Celebrazione eucaristica, Benedetto XVI riceverà una medaglia commemorativa con i simboli di San Giovanni Rotondo. A consegnarla sarà Matteo Pio Colella, il ragazzo guarito per intercessione di Padre Pio da una meningite fulminante. Questo il miracolo che ha reso possibile la sua canonizzazione nel 2002. Nel pomeriggio di domani, anche l’incontro con malati e personale medico di “Casa Sollievo della Sofferenza” e poi con i sacerdoti, i religiosi e i giovani. Una visita significativa, quella del Papa, ad un grande Santo dell’epoca contemporanea che molto ha ancora da dire all’umanità.

     
    La visita che Benedetto XVI compirà domani a San Giovanni Rotondo è “un’esortazione a crescere nell’educazione della fede, a non fermarsi alla contemplazione di questo grande Santo ma ad imparare il linguaggio del nostro tempo per essere testimoni di Cristo, come Padre Pio è stato per tutta la sua vita”. E’ quanto afferma Antonio Belpiede, portavoce della Provincia Monastica di Foggia dei Frati Cappuccini che sottolinea, al microfono di Debora Donnini, il significato della visita del Papa:

    R. – Viene a sottolineare - al di là della santità che è accertata per sempre, canonicamente - l’importanza e l’attualità di questo santo.

     
    D. – Qual è l’attualità di padre Pio oggi in un mondo anche molto razionalista, nichilista e scettico. Padre Pio, fondamentalmente, ha testimoniato l’amore di Dio per gli uomini nel dare il suo unico figlio Gesù Cristo, morto e risorto per gli uomini, e ha sottolineato anche l’importanza di coniugare in qualche modo l’annuncio di Gesù Cristo con la carità…

     
    R. – Il mondo ha il suo ordine che viene dall’amore di Dio e la storia degli uomini ha un suo ordine. La formula dell’acqua la conoscono anche i bambini: gli elementi importanti della vita sono semplici, più semplici della formula dell’acqua. Allora, la semplicità del cristianesimo è sempre quella: l’amore per Dio e per Dio l'amore per i fratelli. Padre Pio ha coniugato mirabilmente questo amore in un abbandono totale all’effusione dello Spirito, in un abbandono totale all’abbraccio trinitario e contemporaneamente, come dice il profeta Isaia, non ha mai distolto gli occhi dalla sua gente, non ha mai dimenticato i poveri e i sofferenti. Non si può che amare in questo modo, Dio e i fratelli sempre. Questo è il cristianesimo, questo è il nocciolo, questo è l’ H2O, la formula delll'acqua, della nostra fede.

     
    D. – Ecco, Padre Pio tra l’altro ha vissuto nel suo corpo la sofferenza di Gesù Cristo in croce. Perché?

     
    R. –Dice San Paolo nella lettera ai Filippesi: “A noi è stato dato il privilegio non soltanto di credere in Gesù Cristo ma anche di soffrire per lui”. Ancora Paolo, che ha fatto una profonda esperienza di dolore, dice ai Colossesi esattamente quello che è successo a Padre Pio: “Completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa”. Padre Pio è stato scelto dal Signore per essere l’icona di suo figlio sacerdote eterno, crocefisso per amore dell’umanità. Del resto non c’è amore più grande di questo: dare la vita per coloro che amiamo.

     
    A San Giovanni Rotondo cresce poi l’attesa per l’incontro del Santo Padre con gli ammalati, il personale medico e i dirigenti dell'Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”. Come si preparano i bambini ad accogliere Benedetto XVI? Risponde la dottoressa Lucia Miglionico pediatra oncologa della Casa Sollievo della Sofferenza:

    R. – Intanto, i bambini sono estremamente felici per l’arrivo del Santo Padre, tant’è vero che, insieme alle insegnanti – che hanno preparato striscioni, preghiere, i volantini – si sono anche preparati ad un possibile incontro col Santo Padre; per alcuni di loro non sarà possibile uscire dal reparto, però avranno la possibilità di seguirlo attraverso il collegamento video con un megaschermo che sarà nei locali comuni alla pediatria. L’atmosfera è indescrivibile, perché l’ansia è tanta. Chi di loro potrà andare davanti al Papa, porterà anche le intenzioni di preghiera di quanti invece rimarranno qui nel reparto.

     
    D. – In questo reparto sono appunto ricoverati bambini di tutte le età, malati di tumore; quindi anche voi, come personale, siete a contatto con la sofferenza degli innocenti. Però questi bambini ricoverati qui hanno, probabilmente, un’opportunità in più, cioè quella di essere aiutati a vivere la loro malattia anche alla luce della fede...

     
    R. – E’ vero, perché è l’ospedale di San Pio, è l’ospedale che è stato voluto, creato da un grande santo che ha affidato, a tutto il personale che lavora qui, il doveroso compito di curare non soltanto l’aspetto della salute, il corpo, ma anche di perseverare in quello che poteva essere l’accompagnamento con la preghiera, nella preghiera, e quindi anche una specie di missione di evangelizzazione.

     
    Benedetto XVI incontrerà dunque gli ammalati nell’atrio dell’Ospedale, ai quali rivolgerà anche un saluto. Debora Donnini ha chiesto a due giovani pazienti, Carmela e Romeo, quali siano le loro speranze legate all’arrivo di Benedetto XVI. Sentiamo Carmela:
     
    R. – Sicuramente molta speranza. C’è anche molta fiducia perché speriamo che con l’aiuto del Papa, con le sue preghiere, le nostre preghiere arrivano meglio “su”. Speriamo anche che con il Papa riusciremo ad avere più forza, più grinta per superare la malattia. Allora, io vorrei chiedere al Papa di pregare soprattutto per i nostri genitori e familiari che ci sono molto vicini, soprattutto per mia madre, perché noi stiamo vivendo questo periodo difficile, ma loro insieme a noi.

     
    D. – Tu come ti chiami?

     
    R. – Romeo, ho 15 anni.

     
    D. – Cosa ti aspetti da questa visita del Papa e cosa vedi anche negli altri bambini e ragazzi che sono qui?

     
    R. - Vedo nei bambini molta speranza, come ha detto giustamente Carmela. Io, dato che sono un rumeno, vedo anche il Papa contro il razzismo, come un eroe.

     
    D. – Senti che siete aiutati dalla luce della fede a vivere questo?

     R. –Sì, certo, almeno io mi sento molto sostenuto dalla Chiesa.

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    Causa di beatificazione di Pio XII. L'intervento di padre Lombardi. Padre Gumpel: mie parole travisate

    ◊   “La firma dei decreti che riguardano le cause di beatificazione è di esclusiva competenza del Papa, che deve essere lasciato completamente libero nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni”: è quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa padre Federico Lombardi in seguito alle notizie apparse sulle agenzie e su testate giornalistiche riguardo alle ragioni del prolungarsi dei tempi della causa di beatificazione di Pio XII, prolungamento attribuito a pressioni di ambienti ebraici. Le notizie si riferivano ad un incontro, svoltosi ieri sera a Roma, con la partecipazione del padre gesuita Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Papa Pacelli. Il religioso gesuita, da parte sua, ha affermato di non riconoscersi assolutamente nei resoconti giornalistici e che il suo pensiero è stato travisato. Padre Lombardi ha aggiunto che “se il Papa pensa che lo studio e la riflessione sulla causa di Pio XII vadano ancora prolungati questa sua posizione va rispettata senza interferire con interventi non giustificati e inopportuni”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il mistero di un Dio che si commuove: il Papa ha aperto l’Anno Sacerdotale con le celebrazioni dei secondi Vespri della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù.

    Il frate e il sindaco socialista: in prima pagina, alla vigilia della visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, lo storico Giuseppe Tamburrano ricorda la figura di padre Pio; all’interno, intervista di Mario Ponzi a mons. Domenico Umberto D'Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, e un testo di Francesco Castelli sulla spiritualità sacerdotale del frate di Pietrelcina.

    Scambio di lettere tra Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “I talebani contro le donne in Pakistan”.

    In cultura, un articolo di Luca M. Possati dal titolo “Una finanza cristiana può salvare il mondo”: economisti a confronto per la Fondazione La Gregoriana.

    L’autocoscienza di una biblioteca; inventari e cataloghi della Vaticana: anticipazione dell’intervento del vescovo Cesare Pasini al convegno, a Genova, dell'Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani.

    Il gesuita nel regno del drago: Luca Pellegrini su un film documentario dedicato al missionario Matteo Ricci.

    A Roma distributori di preservativi a scuola: nell’informazione religiosa, nota del cardinale vicario Agostino Vallini.

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    Oggi in Primo Piano



    Fame record nel mondo. L'Ifad: nessuna scusa per non agire

    ◊   E’ una notizia che ha scioccato il mondo, il record storico per la fame sul pianeta: secondo la Fao sono oltre un miliardo le persone in stato di sotto-nutrizione a causa della crisi economica globale. Particolarmente colpiti i piccoli contadini delle aree in via di sviluppo, ma si contano 15 milioni di affamati anche nei Paesi più ricchi. Il direttore generale della Fao Jaques Diouf parla di una “crisi silenziosa che costituisce un serio rischio per la pace e la sicurezza nel mondo”. In vista del G8 dell’Aquila e del World Food Summit a Roma il prossimo novembre Diouf ha chiesto aiuti economici per sostenere il settore agricolo nelle nazioni povere. Paolo Ondarza ha intervistato Matthew Wyatt, presidente aggiunto dell’Ifad, Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo.

    R. – Abbiamo avuto una crisi nei prezzi dei generi alimentari, che sono aumentati molto nel 2008, seguita poi da questa crisi economica che sta toccando tutto il mondo e tocca in modo più grave la popolazione più povera.

     
    D. – Lei ha definito questi dati come uno shock ed effettivamente lo sono; c’è il rischio che però ci si abitui a questo tipo di shock e che quindi non si reagisca… E allora che cosa si può fare?

     
    R. – Non c’è nessuna scusa per non agire, perché sappiamo cosa dobbiamo fare e ci sono due cose da fare: per prima cosa, dobbiamo trovare i modi per riuscire a dare il cibo a coloro che ne hanno bisogno, ma la seconda che dobbiamo fare è aiutare i due miliardi di piccole agricoltori – un terzo dell’umanità -, perché sono loro la maggioranza di questo miliardo di persone che non hanno il cibo sufficiente per sfamarsi.

     
    D. – Occorrono cioè maggiori risorse per questi piccoli contadini che, in realtà, hanno il potenziale non solo per garantirsi la propria sussistenza, ma anche per stimolare una crescita economica…

     
    R. – Sì, e abbiamo visto, in qualche Paese, proprio questo: le enormi potenzialità di questi piccoli agricoltori. Per esempio, nella Cina, con un po’ di aiuto, con i semi giusti, con i fertilizzanti adatti, tra il 1991 ed il 2001 hanno raddoppiato la produzione dei cereali; così mangiano meglio e possono anche vendere quello che non mangiano. Allora, tutto è possibile, ma c’è bisogno dell’investimento per fare tutto questo.

     
    D. – Tutto ciò si farà presente sia al prossimo G8 che al vertice dei capi di Stato e di governo a Roma, nel prossimo novembre…

     
    R. – La sicurezza alimentare dovrebbe essere il primo punto presente sull’agenda di questi grandi incontri, perché c’è il lato morale e c’è anche il lato della sicurezza di tutti noi.

     
    D. – Cioè dalla sicurezza alimentare dipendono anche la pace nel mondo e la sicurezza in senso più largo…

     
    R. – Sì, è importante che tutti noi cittadini, fedeli e gli altri, chiediamo ai nostri politici di prendere quest’agenda sul serio e di agire, fare gli investimenti assolutamente necessari per uscire da quest’incubo.

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    Proteste per un nuovo respingimento di immigrati in Libia

    ◊   Un altro respingimento ieri al largo delle coste italiane: oltre 70 migranti su un gommone nel Canale di Sicilia sono stati consegnati da una motovedetta della Guardia Costiera italiana a un'unità della Marina libica, che li ha riportati a Tripoli. Erano stati intercettati a Sud di Lampedusa. Tutto questo mentre si celebra oggi la Giornata mondiale del rifugiato. Il servizio di Fausta Speranza:

    La conferma della notizia del respingimento è giunta ieri pomeriggio mentre, a conclusione del Consiglio europeo, i leader dei 27 Paesi assicuravano che i flussi di clandestini che attraversano il Mediterraneo e sbarcano in Italia, Malta, Cipro e Grecia, sono un problema di cui tutta l'Unione Europea si farà carico. Intanto si registrano voci di preoccupazione per i respingimenti. Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) afferma che “oltre ai potenziali richiedenti asilo, sul barcone respinto vi erano sicuramente altri gruppi vulnerabili, come le potenziali vittime di tratta: in Italia – aggiunge - avrebbero potuto avere garantite le necessarie tutele e protezioni, che invece la Libia, non avendo firmato la convenzione di Ginevra, non garantisce”. “Grave preoccupazione per le persone che non vengono accolte” viene espressa dal presidente del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) Savino Pezzotta, che parla di persone “lasciate del tutto prive di protezione” nonostante l'Italia abbia fatto negli ultimi anni “progressi per il miglioramento delle garanzie per i richiedenti asilo”. Da parte sua, in occasione dell’odierna Giornata mondiale del rifugiato, l’Onu ha invitato tutti a trovare “una sintesi equilibrata tra controlli alle frontiere e risposta alle esigenze di protezione”. L’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati ricorda che sono 42 milioni le persone al mondo che sono state sradicate dalle loro terre perché vittime di violenza, persecuzioni, conflitti, e che per loro gli effetti dell’attuale crisi economica globale sono devastanti.

    E bisogna dire che accoglienza e integrazione possono partire anche da una partita di calcio. E’ l’esperienza dell’Associazione Liberi Nantes: un gruppo di volontari ha messo su una squadra di calcio interamente composta da persone scampate a condizioni di estrema difficoltà, che ha giocato in terza categoria nell’ultimo Campionato italiano. Fausta Speranza ha intervistato Syed, uno dei giocatori, e poi Giulio Gualerzi, l’allenatore:

    “Quando ero un bambino, in Afghanistan, ho cominciato a giocare a calcio, cosa che mi piace molto fare anche adesso. Gianluca, che è il nostro presidente, è venuto da noi, al centro accoglienza, abbiamo parlato ed ha detto che potevamo andare a giocare con loro. Per noi è un’importante opportunità per sentirsi vivi”.
     

     
    “Io e tutti gli altri soci della nostra associazione abbiamo pensato di far nascere quest’associazione due anni fa, per fare qualcosa in prima persona. Ci sono persone che stanno peggio di noi, che non hanno nessuna colpa per la loro drammatica condizione. Basterebbe davvero poco per cercare di farli stare meglio. Quindi, io vorrei che il messaggio che passasse fosse quello di cercare di avere più attenzione nei loro confronti, il che non vuol dire trattarli in maniera diversa, in positivo; cioè, non bisogna neanche eccedere ma trattarli per quello che sono, cioè esseri umani come noi e cercare quindi di evitare l’indifferenza, il razzismo, tutte quelle situazioni che tolgono dignità a delle persone che già hanno subito tragedie che noi difficilmente possiamo immaginare. Stare a contatto con loro, quotidianamente, è un arricchimento per me, perché vieni a conoscenza di storie drammatiche, storie che neanche nei film o sui libri si possono leggere. Avere di fronte persone che queste storie le hanno vissute aiuta a crescere, a stare meglio con se stessi, a vedere tutto con una prospettiva leggermente diversa”.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 12.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo della tempesta sedata nel Lago di Tiberiade. Gesù invita ai suoi discepoli a passare all’altra riva. Improvvisamente una grande tempesta di vento e le onde minacciano di far affondare la barca, mentre il Signore dorme. Impauriti i discepoli svegliano il Maestro che fa cessare il vento e le onde e dice:

    «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    A chi sta con Gesù, a chi vive nella fede e della fede, Gesù regolarmente chiede di «passare all'altra riva». Noi preferiremmo restare nella terra ferma nella quale già ci troviamo. Stare con Cristo significa non poter mai stare fermo in un punto, in un approdo comodo e rassicurante per il fatto che presenta, tutto sommato, solo piccole incognite che abbiamo ormai imparato a gestire. Don Andrea Santoro ripeteva spesso che vivere nella fede significa partire. Nella traversata scoppia la tempesta e la tempesta è un'altra condizione ordinaria del vivere cristiano. E nella tempesta i discepoli che erano in barca con Gesù provano paura. Questa paura va a corrodere la base stessa della loro fede. La paura e la fede non possono convivere. Chi è nella fede, chi confida ed è affidato al Signore, non sa più che cosa sia la paura, non smarrisce mai il senso del futuro che è dato dalla certezza della persistenza del bene. Chi è nella fede crede più a Cristo che non alle onde e al vento che lo minacciano. Per entrare nella paura bisogna prima necessariamente distogliere gli occhi dalla fede, da Gesù che dorme, tranquillo, sul cuscino della nostra barca.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: dopo la guerra civile la tragedia degli sfollati

    ◊   Sono 279.000 i civili tamil nei campi profughi dello Sri Lanka per i quali la guerra durata 27 anni non può dirsi veramente conclusa fino a quando non potranno tornare in pace e sicurezza nelle loro case. Gli ultimi dati diffusi da fonti ufficiali precisano che gli sfollati, fuggiti dall’ultima battaglia nel nord del paese, finita con la sconfitta dei ribelli secessionisti un mese fa, sono distribuiti in maggioranza in 22 campi nel distretto di Vavunyia, cui si aggiungono 10.000 persone in una dozzina di campi nel distretto di Jaffna e 11.000 in quello di Trincomalee. Quelli che si trovano più in difficoltà, perché rimasti fino all’ultimo nella zona dei combattimenti con i ribelli, sono 80.000 tra uomini, donne e bambini; sono i più vulnerabili fisicamente a causa della fame e della sete patite, e per le ferite subite sotto i bombardamenti nell’ultima battaglia sulla spiaggia di Mullaitivu. “Due sacerdoti in un campo di Vavuniya - dice alla Misna padre Kamal Andrady, direttore della sezione dello Sri Lanka del Jesuit refugee service (Jrs) - hanno scelto di restare con 28 bambini che accudivano in un orfanotrofio, e che ora sono trattenuti nella zona di massima sicurezza nei campi, dove i soldati stanno esaminando tutti per il sospetto che possano esserci guerriglieri infiltrati”. “È importante che questa gente rientri il prima possibile nei loro villaggi e città nella regione di Vanni da dove è scappata. Una lunga permanenza nei campi sarebbe deleteria” dice padre Andrady, che spera che il governo mantenga l’impegno preso di far rientrare tutti entro l’anno. Nei campi profughi il Jesuit Refugee Service ha organizzato cucine comuni usate da 7000 famiglie (almeno 35.000 persone) e dalle scuole, dove i bambini possano recuperare almeno in parte una sensazione di normalità; cibo caldo e assistenza medica sono fornite anche dalla Caritas-Sri Lanka. E un operatore sociale ha raccontato ad AsiaNews che anche la situazione delle Internally displaced persons (Idp) del campo profughi di Chettikulam, a 12 chilometri da Vavuniya, è piuttosto grave. “I bambini soffrono per la malnutrizione e la mancanza di medicinali. Ci sono giovani ragazze incinte, tra i 17 e i 19 anni, senza cure”. “Il governo è totalmente incapace di far fronte agli impressionanti problemi che ci sono – continua - ma nessuna notizia esce dai campi profughi ed il resto della popolazione dello Sri Lanka è all’oscuro di quanto accade ai rifugiati”. Inoltre “non sono stati ancora forniti dati precisi sul numero reale dei profughi”. L’operatore sociale si appella alla comunità internazionale “ed in particolare al governo indiano” perché dimostrino maggiore attenzione per la sorte dei profughi. “Il governo di Colombo - dice - ha una sola preoccupazione: scovare altri membri delle Tigri Tamil che vivono nei campi e ucciderli tutti”. (V.V.)

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    Concluso ad Assisi il Capitolo Generale dei Frati Minori

    ◊   Stamani, con la solenne celebrazione eucaristica nella Basilica della Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli, si è concluso il 187.mo Capitolo Generale dei Frati Minori. Nell’omelia, fra José Rodriguez Carballo, rieletto Ministro Generale dell’Ordine, ha fatto ancora una volta memoria degli 800 anni del movimento francescano. Ha sottolineato come la diversità di lingua e cultura, che da sempre lo caratterizza, ha rappresentato, anche in questa esperienza capitolare, una ricchezza per comprendere in profondità la volontà di Dio. Come nella prima Pentecoste cristiana e nei primi Capitoli dell’Ordine - ha detto - lo Spirito ha animato la riflessione su tutto ciò che riguarda la vita e la missione dei Fratelli. Un elemento essenziale per attuare oggi le iniziative pastorali e missionarie dei frati sarà l’attenzione, per “conoscere bene il cuore degli uomini a cui ci rivolgiamo, il loro modo di pensare e di porsi”, solo così si potrà continuare ad essere i “frati del popolo”. Insieme a questo “diventa anche necessario essere ben preparati intellettualmente in vista di una lettura attenta dei segni dei tempi e dei luoghi, ed essere quindi in grado di offrir loro una risposta evangelica”. Il mondo - ha proseguito fra Carballo - ha diritto di attendersi che i frati siano strumenti di riconciliazione e di pace, solidali con i più miseri, attenti alla salvaguardia del creato, “capaci di favorire il dialogo tra le culture, le generazioni, le religioni, le correnti di pensiero, per far crescere la conoscenza e il riconoscimento reciproci e la ricerca di cammini comuni per dare inizio ad un mondo fraternizzato con le sue ricche e sane differenze”. Nelle quattro settimane di lavori (iniziati lo scorso 24 maggio), i 152 delegati, rappresentanti dei circa 15.000 frati presenti nel mondo, hanno esaminato lo stato dell’Ordine e hanno tracciato insieme il cammino dei prossimi sei anni. Il documento finale, intitolato “Portatori del dono del Vangelo”, illustra alcune maniere con le quali nel nostro mondo, così diverso da quello dell’epoca di san Francesco, i Frati Minori vogliono annunciare il Vangelo. La missione – si afferma in esso – avviene tra gli uomini di oggi, mettendo al centro gli altri e non se stessi, in un atteggiamento di simpatia per il mondo, cercando di comprendere e rendersi comprensibili ad ogni popolo e ad ogni cultura. Tale impegno assume spesso la forma della partenza per altri paesi, per vivere tra uomini di altre lingue e culture e rendere presente a tutti il dono del Vangelo. L’evangelizzazione assume così una spiritualità attenta anche ai valori della giustizia, pace, integrità del creato e rende i fratelli ponti di dialogo, di incontro, di riconciliazione. Delle oltre 100 proposizioni approvate, circa metà ha riguardato la revisione delle leggi interne all’Ordine (gli Statuti Generali). L’altra parte ha orientato il cammino da percorrere per una rinnovata formazione personale e comunitaria dei frati, che tenga presente dei tempi attuali, in vista di un impegno missionario e sociale capace di comprendere le problematiche dell’uomo di oggi. Sono stati aggiunti o rafforzati progetti missionari in diverse aree del Pianeta, da realizzarsi tra il 2009 e il 2015. Molto forte è l’impegno preso circa i temi della giustizia, della pace e dell’ecologia. La sintesi di quanto avvenuto nell’assise capitolare e di quanto deciso dai 152 delegati verrà presentata agli organi di informazione nella conferenza stampa di lunedì 22 giugno, alle ore 11.00 presso la Curia Generale dei Frati Minori a Roma.


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    Comece: i cambiamenti climatici sono una sfida per i modelli di vita

    ◊   I cambiamenti climatici rappresentano una sfida per i modelli di vita, la solidarietà e la giustizia mondiale. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (Comece). Il testo è stato diffuso al termine del seminario tenutosi mercoledì scorso a Bruxelles e promosso dalla Conferenze delle Chiese Europee (Kek) e dalla Comece. In questa occasione – ricorda l’agenzia Zenit - i rappresentanti dell’Unione Europea e della Chiesa hanno ribadito che i cambiamenti climatici sono diventati una questione di sopravvivenza, in particolare per i poveri. Il vicepresidente del gruppo intergovernativo di esperti sull'evoluzione del clima il professor Jean-Pascal van Ypersele, ha presentato inoltre gli ultimi dati relativi ai cambiamenti del clima. In base a queste stime, l’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2020 fissato dall'Unione Europea non è sufficiente a garantire che il riscaldamento globale non superi i 2 gradi centigradi. Il segretario generale della Comece, padre Piotr Mazurkiewicz, ha affermato poi che “una risposta efficace ai cambiamenti climatici richiede una leadership politica e un dibattito etico. Sono entrambi fondamentali per convincere non solo gli spiriti, ma anche i cuori dei cittadini e rendere così i cambiamenti effettivi”. Al termine del seminario, incentrato sul tema “Cambiamenti climatici come sfida ai modelli di vita, alla solidarietà e alla giustizia mondiale”, i rappresentanti della Comece e della Kek hanno anche esortato i cittadini europei a mettere in pratica i cambiamenti necessari nel loro stile di vita. I rappresentanti della Commissione e del Parlamento Europeo hanno infine ribadito che il sostegno delle Chiese è fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici per convincere i cittadini ad adottare uno stile di vita quotidiano più rispettoso dell'ambiente. (A.L.)

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    Cuba: il cardinale Ortega inaugura l’Anno Sacerdotale

    ◊   Con la celebrazione dei Vespri nella cattedrale di L’Avana l’arcivescovo della capitale cubana, cardinale Jaime Ortega, ha inaugurato giovedì scorso l’Anno Sacerdotale insieme con i due vescovi ausiliari: mons. Alfredo Petit e mons. Juan de Dios Hernández. Durante tutto l’anno – ha affermato il porporato - nella capitale ci sarà sempre una chiesa aperta affinché i fedeli possano adorare il Santissimo e pregare per la santificazione dei sacerdoti. “La presenza viva e reale di Cristo, Sommo sacerdote - ha ricordato il cardinale Jaime Ortega - dovrà accompagnare tutte le iniziative che si svolgeranno fino al mese di giugno del 2010”. “Noi - ha detto il porporato - dobbiamo essere i primi a pregare per la nostra santificazione. Tutti, uomini e donne, sono chiamati alla santità, ma il sacerdote poiché pastore del Signore, oltre alla sua santità, deve tener presente che la sua missione è chiamare il popolo di Dio alla medesima santificazione”. Ricordando che nella vita del sacerdote può accadere che ci siano aspetti non soddisfacenti e coerenti con la sua vocazione, l’arcivescovo della capitale ha spiegato che “il Signore non gli toglie il dono ricevuto”: quello di santificare attraverso “l’annuncio della Parola, l’amministrazione dei Sacramenti, in particolare della riconciliazione e della celebrazione dell’Eucaristia”. E’ di fondamentale importanza – ha precisato - “che colui che santifica sia anche lui santo”. “Solo se il cuore del presbitero è in unione con quello di Gesù, anche in lui risplenderà la luce di Cristo”. Dall’amore esclusivo del sacerdote per Cristo - ha quindi osservato il cardinale Ortega - dipende la sua santificazione personale e la risonanza che negli altri può avere la sua azione santificatrice. Il porporato ha poi sottolineato la dimensione eucaristica “perché è proprio l’Eucaristia il cuore della vocazione e della missione del sacerdote”. Nelle sue meditazioni sul significato dell’Anno apertosi nella Basilica di San Pietro con la celebrazione dei Vespri da parte di Benedetto XVI, l’arcivescovo dell’Avana ha fatto anche riferimento all’importanza della preghiera per l’aumento delle vocazioni sacerdotali: “Molti che si sentono veramente chiamati al sacerdozio – ha auspicato - rispondano affermativamente la chiamata del Signore”. Il porporato cubano ha infine auspicato che questo Anno di grazia possa essere vissuto con un profondo e autentico senso della comunità ecclesiale. Occorre porre al centro - ha concluso - anche la comunione parrocchiale all’interno della quale il presbitero espleta la propria missione evangelizzatrice. (A cura di Luis Badilla)

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    Ecuador: lettera ai sacerdoti per l’inizio dell’Anno Sacerdotale

    ◊   Mons. Néstor Herrera Heredia, vescovo di Machala e presidente della Commissione dei Ministeri e della Vita Consacrata della Conferenza Episcopale ecuadoriana, ha inviato una lettera a tutti i sacerdoti della nazione in occasione dell’inaugurazione, ieri, dell’Anno Sacerdotale. Nella lettera, il vescovo sottolinea che quest’anno “sarà un periodo di intenso approfondimento dell’identità sacerdotale, della teologia sul sacerdozio cattolico e del senso straordinario della vocazione e della missione dei sacerdoti nella Chiesa e nella società”. Il presule ricorda anche che deve essere “un anno di preghiera dei sacerdoti, con i sacerdoti e per i sacerdoti; un anno di rinnovamento della spiritualità sacerdotale partendo dalla propria identità, dalla fraternità nel proprio presbiterio, dalla relazione sacramentale con il proprio vescovo, avendo l’Eucaristia come centro”. “La memoria del Santo Curato d’Ars – si legge inoltre nella lettera ripresa dall’agenzia Fides - ci incoraggerà in questo Anno Sacerdotale per essere, in realtà, sacerdoti secondo il cuore di Cristo”. Mons. Néstor Herrera Heredia esorta infine tutti i sacerdoti a ravvivare il dono spirituale che Dio ha depositato in ognuno di loro: “Continuiamo a forgiare ogni giorno di più in noi l’immagine di Gesù, il Buon Pastore”. (A.L.)

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    In Pakistan, invito alla missione per l’Anno Sacerdotale

    ◊   “Siamo sacerdoti diocesani, ma il nostro compito è quello di essere missionari in una terra a maggioranza musulmana”. Padre Khalid Rasheed è direttore diocesano della Commissione per i giovani di Faisalabad. Interpellato da AsiaNews sull’Anno Sacerdotale afferma che “in Pakistan i preti sono chiamati a svolgere un ruolo profetico”. In tutto il Paese ce ne sono poco più di 260, tra diocesani e religiosi. Ad essi è affidata la cura di circa 1 milione di cattolici, l’1% degli oltre 160 milioni di abitanti. Padre Rasheed afferma che, per i preti che vivono in Pakistan, l’anno dedicato al sacerdozio è la migliore continuazione dell’Anno paolino. “Tutti i sacerdoti che vivono in Paesi a maggioranza musulmana sono chiamati a confidare nelle parole di san Paolo: ‘Nulla ci separerà dall’amore di Cristo’. Esse sono il simbolo della nostra missione. Ed è obbedendo a questo compito seguiamo il grande insegnamento di Gesù”. Una ventina di sacerdoti di Faisalabad hanno iniziato l’Anno Sacerdotale con una messa solenne nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo. Padre Rufin Anthony, vicario generale della diocesi ha realizzato un opuscolo in lingua urdu, distribuito anche tra i fedeli, in cui vengono presentati i diversi aspetti dell’Anno Sacerdotale e la figura di Giovanni Maria Vianney, santo protettore di tutti i parroci del mondo. Padre Paul ha richiamato i tre punti centrali dell’invito rivolto da Benedetto XVI a tutti i sacerdoti del mondo: coltivare un solido legame con Gesù; essere santi; spendere la vita nella preghiera. Seguendo questo invito la diocesi ha in programma di organizzare momenti di incontro con tutti i sacerdoti per affrontare le tematiche della vita e del compito a cui essi stessi sono chiamati. La Chiesa di Faisalabad progetta anche di rivolgersi ai laici per affermare il valore del sacerdozio. Lo farà attraverso la pubblicazione di libri ed il ricordo della testimonianza offerta da preti scomparsi. Anche per i giovani sono in programma diverse iniziative. Padre Rasheed afferma: “Abbiamo pochi seminaristi e l’Anno del sacerdozio può essere l’occasione per affrontare questo problema e nel contempo far conoscere ai giovani la vita sacerdotale”. (V.V.)

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    Francia: iniziato con un triduo l’Anno Sacerdotale nella diocesi di Nanterre

    ◊   La diocesi di Nanterre, in Francia, ha deciso di celebrare l’inizio dell’Anno Sacerdotale con uno speciale Triduo. Tre giornate a tappe scandite ognuna da una celebrazione dedicata a un tema particolare, secondo lo spirito di questo Anno speciale indetto dal Santo Padre Benedetto XVI per “far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea”. Il tema della prima giornata, celebrata giovedì con una veglia di preghiera, è stato quello della chiamata ed era quindi rivolto in modo particolare ai giovani che decidono di intraprendere il sacerdozio, ma non solo. Come sottolinea infatti il responsabile diocesano per la pastorale vocazionale padre Bernard Auville questa “chiamata riguarda tutti i cristiani”. Per la celebrazione è stato scelto significativamente il locale collegio delle Suore di San Tommaso da Villanova, dove i seminaristi frequentano l’anno propedeutico prima di entrare in seminario. Ieri il vescovo di Nanterre mons. Gérard Daucourt ha presieduto una Messa di rendimento di grazie per i presbiteri della diocesi che quest’anno celebrano il loro giubileo sacerdotale. L’ultima giornata del Triduo, oggi, sarà infine dedicata alla “risposta” alla vocazione ricevuta da Dio: nella cattedrale di Nanterre mons. Daucourt conferirà l’ordinazione sacerdotale a un giovane seminarista della diocesi. (L.Z.)

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    Kenya: i vescovi sconfessano movimento che nega il celibato sacerdotale

    ◊   I vescovi del Kenya hanno scritto una lettera pastorale per mettere in guardia i fedeli contro un movimento, fondato da Karl Raymond Rodig, al quale hanno aderito sacerdoti che hanno rinunciato al celibato. Nessuno – si legge nel documento firmato dal cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi e primate del Kenya - ha il diritto di modificare o cambiare ciò che è stato vissuto dal Signore stesso e ciò che è stato tramandato fino a noi dai Papi e dai Padri della Chiesa nel corso dei secoli. Ogni sacerdote – scrivono i presuli - è chiamato a rispettare il celibato e ad essere fedele agli insegnamenti della Chiesa. I vescovi invitano anche i fedeli a pregare per i sacerdoti del Kenya e di tutto il mondo. Riferendosi ai preti che hanno rinunciato al celibato – sottolineano i presuli del Kenya - "non sono più cattolici”. “Siamo dispiaciuti – spiegano – per il fatto che questi preti non siano stati fedeli all’obbligo del celibato che hanno accettato al momento dell’ordinazione”. Rinunciare al celibato per costruirsi una famiglia “è come abbandonare la Chiesa per aderire ad un’altra Chiesa o fondarne una nuova”. I sacerdoti che rinunciano al celibato – si sottolinea infine nella lettera - “sfidano l’autorità della Chiesa… quindi una dichiarazione di scomunica deriva da una scomunica che si sono imposti da soli”. (A.L.)

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    Congo: grande partecipazione alla “Giornata Caritas” di Kananga

    ◊   Grande partecipazione di fedeli e volontari alla “Giornata Caritas” organizzata a Kananga, città della provincia del Kasai Occidentale, nella Repubblica Democratica del Congo. L’evento ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione alla solidarietà verso i poveri e i disagiati. Molti i fondi e i beni di prima necessità - come cibo ed abiti - che sono stati raccolti. Momento principale della giornata è stata la processione che ha visto un migliaio di fedeli, provenienti dalle diverse parrocchie della città, dirigersi verso la Pro-cattedrale di “San Clemente” di Kananga. In seguito, i partecipanti alla “Giornata” si sono recati presso la sede di Caritas Sviluppo della città. Qui, si è svolta la distribuzione dei fondi e dei beni raccolti, che sono stati destinati ai responsabili di orfanotrofi, ospizi, centri per disabili e carceri. Infine, i fedeli si sono radunati davanti alla prigione centrale di Kananga, dove circa 400 detenuti hanno potuto partecipare ad un momento di preghiera e ricevere un pasto caldo, preparato appositamente per loro dai membri della Caritas. (I.P.)

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    Manifestazioni di solidarietà per padre Renato Kizito Sesana

    ◊   Si moltiplicano le attestazioni di stima e le iniziative di solidarietà nei confronti di padre Renato Sesana detto “Kizito”, missionario comboniano indagato in Kenya per presunti abusi sessuali su minori. A muoversi in Italia è stata l’associazione Tavola per la pace, che a sostegno di padre Sesana ha avviato una raccolta firme. “La campagna di stampa scatenata in Kenya contro ‘Kizito’ – si afferma in una nota dell’associazione - ci colpisce e ferisce personalmente. ‘Kizito’ è un uomo buono che ha dedicato, come tanti altri missionari e laici, la propria vita agli altri. I suoi trent’anni di intenso lavoro in Africa sono uno specchio della fede e dell’umanità operosa che vorremmo ritrovare in ogni uomo”. Posizioni simili – ricorda l’agenzia Misna - sono state espresse da molte persone che hanno avuto modo di conoscere il missionario, in Kenya, in Tanzania o nel Sudan meridionale. Molte le e-mail di protesta inviate alla redazione dell’emittente televisiva di Nairobi 'Ktn', la prima a trasmettere un servizio sulla vicenda. Ai giornalisti della televisione si contesta di aver dato spazio ad accuse strumentali, senza aver accertato la fondatezza delle accuse. In un comunicato, padre Kizito ha sottolineato di non voler “alcun trattamento privilegiato” e di aver fiducia nei “normali canali” della giustizia, esprimendo soltanto il timore che le accuse possano condizionare l’attività di "Koinonia", l’associazione da lui fondata che aiuta i ‘ragazzi di strada’ di Nairobi. “Temo – ha scritto padre Sesana – che questa trama sinistra per acquisire il controllo delle proprietà di Koinonia possa danneggiare i bambini; chiedo alle autorità e ai cittadini del Kenya di continuare a sostenere il buon lavoro fatto dai nostri operatori sociali nelle case di tutti i bambini”. (A.L.)

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    Portogallo: nuova pastorale socio-caritativa per far fronte alla crisi economica

    ◊   In occasione delle Giornate pastorali organizzate dalla Conferenza episcopale portoghese (CEP), i vescovi del Paese si sono riuniti a Fatima per approfondire la riflessione sulla crisi economica e finanziaria e definire le linee d'intervento che emergeranno da un dibattito centrato sulla tematica: "Pastorale socio-caritativa: nuovi problemi, nuovi cammini d'azione". In un comunicato stampa ripreso dall’agenzia Sir, il segretario della CEP, padre Manuel Morujão, ha fatto sapere che "la Chiesa portoghese, nella volontà di accompagnare da vicino la realtà sociale mediante l'attività dei vari gruppi socio-caritativi delle parrocchie e delle diocesi, è determinata a trovare nuove capacità di risposta alle crescenti richieste d'aiuto che provengono dalle famiglie in difficoltà". Nel tentativo di dare continuità alle idee emerse dal Simposio "Reinventare la solidarietà (in tempo di crisi)", svoltosi il 15 maggio scorso a Lisbona, "i vescovi portoghesi – afferma il comunicato - intendono coinvolgere nella riflessione tutte le comunità, affinché possano essere individuate risposte di sostegno concrete, capaci di andare incontro alle situazioni di maggiore bisogno e povertà". "Il desiderio comune di tutti i soggetti coinvolti nell'azione pastorale – conclude il segretario della CEP - è quello di far emergere idee e proposte, confidando in particolare sulla maggiore prossimità e sulla più efficace capacità di risposta dei gruppi parrocchiali. Dobbiamo riscoprire l'esatto significato della parola parrocchia legata al concetto di vicinanza e solidarietà". (L.Z.)

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    No del cardinale Vallini ai distributori automatici di preservativi nelle scuole

    ◊   “Non può trovare consenso nella comunità ecclesiale di Roma e nelle famiglie cristiane seriamente preoccupate dell’educazione dei loro figli” la mozione approvata dal Consiglio provinciale di Roma giovedì scorso che prevede l’installazione di distributori automatici per preservativi nelle scuole superiori di Roma e provincia. È quanto sottolinea in una nota il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma. “Sorprende - scrive il porporato - che una simile iniziativa, affidata alla scuola, per sua natura impegnata a promuovere la formazione integrale della persona, possa essere considerata come meritevole in nome della cosiddetta informazione e prevenzione”. “Interpretando pure il sentire di tanti genitori – aggiunge il cardinale Vallini - deploriamo che l’iniziativa possa essere definita una mozione coraggiosa”. Sembra che l’unico coraggio sia quello “di voler banalizzare nuovamente i temi dell’affettività, della sessualità e dell’educazione giovanile, proprio in un tempo in cui è al centro dell’attenzione di tutti la questione dell’emergenza educativa”. “Ricevendo nel gennaio scorso le istituzioni locali, quindi anche l’Amministrazione provinciale, il Papa aveva invitato tutti a dedicarsi seriamente ai giovani, a non lasciarli in balìa di se stessi ed esposti alla scuola di cattivi maestri’’. Di fronte a simili proposte – si legge infine nel documento - è necessario riaffermare che la strada maestra “resta l’educazione alla responsabilità delle persone, specialmente dei più giovani, nell’uso della sessualità, che è un dono dell’amore di Dio; alla valorizzazione del proprio corpo e di quello dell’altro nell’ottica del dono disinteressato di sé”. “Restiamo convinti e ci adoperiamo – conclude il porporato - affinché la scuola, insieme alle altre agenzie educative, si impegni a illuminare i giovani a diffidare dalle scorciatoie che non di rado conducono alla insignificanza della vita”. (A.L.)

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    A Caltagirone l'Anno Sacerdotale nel segno di don Sturzo

    ◊   L’Anno Sacerdotale nel segno di don Sturzo. Mons. Vincenzo Manzella, vescovo di Caltagirone, ha annunciato ufficialmente che “la Chiesa calatina, camminando con il Santo Padre per riscoprire la grazia e il compito del ministero presbiterale, vuole rispecchiarsi nel cammino di santità del servo di Dio don Luigi Sturzo, di cui ricorre il 50.mo anniversario della morte”. “Sarà questo – ha detto - il nostro modo peculiare di celebrare l’Anno Sacerdotale che si è aperto ieri”. Nel corso di un incontro di spiritualità del clero diocesano, questa mattina mons. Manzella ha invitato i sacerdoti ad “impegnarsi in un cammino di formazione alla luce delle virtù sacerdotali di questo esemplare pastore d’anime. Assieme con tutta la Chiesa ci faremo guidare dall’esempio del Santo Curato d’Ars”. La Chiesa a Caltagirone vuole anche riflettere e ripercorrere il cammino di don Sturzo: “avvicineremo una figura di sacerdote fedele ”. Don Sturzo, infatti, “ci offre un esempio concreto di fedeltà al sacro ministero perché, nonostante la sua attiva partecipazione alla vita pubblica e al servizio della nostra Nazione, resterà sempre soprattutto sacerdote”. Il vescovo – riferisce l’agenzia Sir - ha inoltre chiesto il coinvolgimento di tutti i fedeli “per riscoprire l’importanza della vocazione e del ministero sacerdotale per la vita e la missione della comunità cristiana”. (A.L.)

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    Concluso nella Basilica di San Paolo l’International Church Music Festival

    ◊   La Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura ha ospitato ieri sera la conclusione del 25.mo International Church Music Festival, che nei due giorni precedenti si era svolto nelle basiliche papali di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore e nella basilica di Santa Maria ad Martyres (Pantheon), ma che nella celebrazione dell’Anno Paolino presso il Sepolcro dell’Apostolo, ha avuto una connotazione ecumenica particolarmente significativa. Gran protagonista del concerto di chiusura è stato infatti il The Massed Festival Choir composto per l’occasione dalle corali e da gruppi vocali di diverse confessioni cristiane, parecchie cattoliche, molte protestanti e una orientale; in tutto da più di 400 cantori di ogni continente. Sul podio, a dirigere anche la “Roma Tre Orchestra”, in un programma che ha avuto come grande attrazione la “Messa di gloria” di Giacomo Puccini, di rarissima esecuzione (solisti il tenore Karl Dent e il baritono Brandon Nase), il Concerto per due pianoforti e orchestra di Francis Poulenc (con Stephen Nielson e Ovid Young) e il Te Deum di Haydn, si sono alternati due maestri di reputazione mondiale: Paul Leddington Wright e sir David Willcocks, molto festeggiato perché è stato il direttore principale del Festival fin dalla sua prima edizione del 1984 a Portsmouth, in Inghilterra. Festival che poi è approdato a Coventry e Chester, a Berna (Svizzera), Oberammergau (Germania) e ora per la prima volta a Roma, città prescelta dal suo direttore Elwyn Raymer per festeggiare i 25 anni, di una iniziativa ideata per fare incontrare nell’amicizia e nella preghiera musicisti di diverse culture; in questa edizione australiani, canadesi, indiani, inglesi, italiani, kenyoti, olandesi, statunitensi, svizzeri, ucraini. Il concerto si è concluso con l’esecuzione dell’Alleluja dal “Messia” di Haendel che gli oltre duemila spettatori, su invito di sir David Willcocks, hanno ascoltato in piedi. (A cura di Graziano Motta)

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    Il 27 giugno al Teatro dell’Opera di Roma lo spettacolo "Epistola ultima" su San Paolo

    ◊   In occasione della chiusura dell'Anno Paolino verrà proposta un’opera sull’Apostolo delle Genti: sabato 27 giugno alle ore 20,30, presso il Teatro dell’Opera di Roma verrà rappresentata "Epistola ultima", un ritratto evocativo di San Paolo in musica, danza, immagini e parole. Negli 8 episodi biblici in danza, previsti nei 90 minuti di spettacolo, verranno rappresentati il martirio di Santo Stefano, la conversione sulla strada per Damasco, alcune scene di prediche e guarigioni miracolose, la decadenza del banchetto del governatore romano Felice, la tempesta marittima col naufragio a Malta e la vita circense a Roma. “Ho voluto affidare al teatro danza – rivela Adriana Del Giudice, presidente dell’Associazione culturale Mondi Vicini e autrice della musica – il compito di rappresentare in forma moderna la vita di San Paolo. Ma nell’opera ci sono anche elementi classici come il coro che interviene cantando a cappella il racconto biblico”. La complessità della figura umana e spirituale di San Paolo ha reso necessaria la combinazione di diversi strumenti stilistico-espressivi che il regista David Haughton ha modulato secondo le esigenze narrative dell’opera. Per mettere a punto il testo, all’autrice Rosa Stipo sono stati necessari due anni di ricerche storiografiche, concentrate soprattutto sui testi degli “Atti degli Apostoli” e delle “Lettere” paoline. “In onore alla romanità dell’Apostolo delle Genti che spesso si dichiarava cittadino romano - spiega Rosa Stipo, vicepresidente dell’Associazione Mondi Vicini - abbiamo voluto far cominciare il nostro racconto a Roma”. “Paolo – aggiunge - si trova incatenato al suo carceriere, che gli fa domande sulla sua vita e lo costringe a ricordare il suo passato di persecutore dei cristiani. Alla fine San Paolo riuscirà a convertirlo tramite il racconto della sua vita, rappresentata attraverso flashback e scene di danza”. Lo spettacolo "Epistola ultima", prodotto da Mondi Vicini in collaborazione con il Centro culturale San Paolo e le Paoline Edizioni, è patrocinato dal Comune di Roma, dal Teatro dell’Opera di Roma e dall’Abbazia di San Paolo fuori le Mura. (A.L.)

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    Incontro a Venezia organizzato dalla rivista della Fondazione Oasis

    ◊   Torna a riunirsi il 22 e 23 giugno prossimi, presso la Fondazione Cini a Venezia, il Comitato scientifico internazionale della Fondazione Oasis (www.oasiscenter.eu ) che ha scelto come tema del suo incontro annuale "la tradizione", il suo significato per la fede cattolica e islamica, il suo peso nell’ambito di società plurali sfidate continuamente dalle domande che scaturiscono dall’incontro inedito di culture e religioni diverse. Basti citare solo ad alcuni risvolti concreti: alla tradizione ci si riferisce quando si parla della necessità di favorire l’ “integrazione” delle minoranze in un contesto diverso dalla loro matrice culturale; e ancora di tradizione si parla quando si afferma la necessità di fare delle leggi che ordinino la vita della società civile non in astratto ma alla luce della storia e della cultura di un popolo. Presso la Fondazione Cini si terranno dunque due intense giornate di lavoro, dal titolo “Interpretare la tradizione al tempo del meticciato”, che vedranno la partecipazione di personalità diverse per provenienza e formazione, e che costituiscono - in quanto rete internazionale di rapporti e amicizia - il vero patrimonio di Oasis. In precedenza il Comitato si è riunito nel 2004 e nel 2005 a Venezia, nel 2006 al Cairo, nel 2007 a Venezia, nel 2008 ad Amman. (V.V.)

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    Siena: oggi a Raspolano il premio "Goccia d’oro al merito della solidarietà"

    ◊   “Goccia d’oro al merito della solidarietà”. È questo il titolo del premio dedicato a persone o istituzioni che si sono segnalate nel campo della promozione sociale. Giunto alla 19.ma edizione è organizzato dalle Associazioni dei volontari di Raspolano Terme (Siena), cittadina definita capitale della solidarietà in Italia, dato che il 70% degli abitanti sono volontari. La cerimonia di premiazione di quest’anno, collegata al tema della solidarietà con la famiglia, si aprirà nel pomeriggio di oggi con una messa solenne presieduta dal cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze. Per questa edizione le “Gocce d’oro” sono state attribuite al movimento “Famiglie nuove”, che fa capo ai Focolari, in memoria della Fondatrice Chiara Lubich; al Pontificio Consiglio per la famiglia, per il quale ritirerà l’onorificenza il presidente cardinale Ennio Antonelli; a don Fortunato Bardelli, sacerdote della diocesi di Arezzo che ha fondato centri di aiuto alle famiglie in America Latina; all’associazione internazionale “Green Accord” per il progetto sull’impronta ecologica delle famiglie italiane; e a Walter Brugiolo, indimenticato Popov dello Zecchino d’Oro, che ormai padre di famiglia, ha deciso con la moglie di adottare 4 bambini. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Dopo gli ennesimi attacchi di integralisti, il parlamento somalo chiede truppe straniere

    ◊   Dopo i violenti attacchi degli integralisti islamici portati a termine nei giorni scorsi, Il presidente del parlamento somalo ha esortato i Paesi vicini a “schierare truppe in Somalia nelle prossime 24 ore”. Il capo dell’assemblea - rivolgendosi a Kenya, Gibuti, l'Etiopia e Yemen - ha ammesso che il governo è stato indebolito dagli insorti. L’appello arriva mentre sul terreno si registra un’escalation delle violenze, iniziata il 7 maggio scorso con l’avvio dell’offensiva delle milizie islamiche.

    Incertezza sull’annunciata manifestazione dell’opposizione in Iran
    Il giorno seguente il monito della guida spirituale iraniana, Alì Khamenei, a fermare ogni protesta contro l’elezione di Ahmadinejad, prosegue il duro confronto postelettorale che sta infiammando il Paese da una settimana. Al momento, è ancora "giallo" sulla marcia che l’opposizione dovrebbe tenere nel pomeriggio, nonostante non sia stata autorizzata dal governo. Inoltre, il Consiglio dei Guardiani ammette il riconteggio di un 10% delle schede. Il servizio di Marco Guerra:

    Le parole di ieri dell’autorità suprema Khamenei dovevano sancire la fine di tutti disordini postelettorali, ma per tutta la mattina Teheran ha atteso con il fiato sospeso la manifestazione annunciata per il pomeriggio dall’opposizione. In queste ore, si sono susseguite notizie contrastanti: gli organizzatori ufficiali, i religiosi moderati dell'Associazione del clero combattente, hanno fatto sapere di avere revocato l'iniziativa, temendo gravi scontri con le forze di sicurezza. Ma i sostenitori di Mussavi hanno continuato a confermare la marcia. Fatto sta che centinaia di poliziotti presidiano la piazza dove avrebbe dovuto tenersi la protesta proibita dal governo ed il capo della polizia ha affermato che eventuali manifestanti “saranno affrontati con severità e sottoposti ad un processo penale”. Intanto, il Consiglio dei Guardiani si è detto pronto a ricontare solo “il 10 per cento dei voti” delle presidenziali, “scelti a caso”. Una soluzione che lascia poche speranze ai due candidati riformisti, Mousavi e Karroubi, che proprio stamane hanno disertato la convocazione dell’organismo che sovrintende alla regolarità delle elezioni. Sale quindi l’attesa per il messaggio che Mussavi pubblicherà sul proprio sito nelle prossime ore. Dichiarazione che dovrebbe chiarire ai suoi sostenitori se bisogna continuare o no la protesta.

     
    Pakistan
    Non meglio identificati “commando di talebani pakistani” hanno attaccato due edifici scolastici per ragazze in un'area montagnosa alla frontiera con l'Afghanistan, distruggendoli con cariche esplosive. L'attentato contro i licei di Haji Long e a Raghan, nella problematica regione tribale della Fata (al confine afghano-pakistano), non ha fortunatamente fatto vittime perchè l'anno scolastico è terminato da giorni e quindi al momento delle esplosioni le aule erano deserte. Comunque, con le due prese di mira in queste ultime ore, le scuole distrutte dai fondamentalisti islamici in un anno, per lo più femminili, sono 49 nella sola area tribale di Bajaur e 140 nella Valle dello Swat. Secondo fonti ONU, nel 2008 avevano distrutto distrutto circa 200 scuole nelle zone del Pakistan dove la loro influenza è maggiore.

    Afghanistan
    Non si fermano le violenze in Afghanistan, dove sei persone di una stessa famiglia sono state uccise dall'esplosione di una bomba, nell'est del Paese. Vittime anche tra le truppe straniere: ieri, in due distinti attentati, hanno perso la vita tre soldati della Nato. In tutto il territorio proseguono anche le operazioni contro i talebani. Nelle ultime 24 ore, sono stati uccisi almeno 50 miliziani integralisti. Intanto, gli Stati Uniti hanno riconosciuto alcuni errori nei raid aerei su Farah, nell'Afghanistan nordoccidentale, avvenuti il 4 maggio scorso con conseguente perdite di vite umane tra i civili. Il rapporto ufficiale rilasciato dal Pentagono registra l’uccisione in tre successivi bombardamenti di 104 persone: 26 civili e 78 talebani. E non si esclude che il numero dei morti "possa essere stato più alto". Diverse le stime del governo di Kabul, secondo il quale furono 140 le vittime, tra cui donne e bambini.

    Iraq, almeno 20 persone uccise nei pressi di una moschea
    Un camion riempito di esplosivo è stato fatto saltare in aria ad una trentina di chilometri dalla città di Kirkuk, nell'Iraq settentrionale, nei pressi di una moschea. Lo hanno reso noto fonti di polizia e del Ministero dell'interno iracheno, precisando che i morti sono almeno 20 e più di 80 i feriti. L'attentato è stato compiuto vicino alla moschea sciita nella località di Taza, a sud di Kirkuk. “Il luogo di culto - hanno detto al Ministero dell'interno - è pesantemente danneggiato, così come una decina di abitazioni nelle vicinanze”. E resta avvolta nel mistero l’uccisione dell’allenatore della squadra nazionale irachena di karate, Izzat Abdullah, avvenuta ieri, nel quartiere orientale di al Zuhur. L’uomo è stato ucciso in un agguato a Mossul, a circa 400 km a Nord di Baghdad, da un gruppo di persone armate, che non sono state ancora identificate.

    Libano: prima seduta per il nuovo parlamento il 23 giugno prossimo
    La nuova assemblea parlamentare libanese terrà la sua prima seduta il 23 giugno prossimo per eleggere il proprio presidente. Sarà Nabih Berri che ricopre l’incarico per la quinta volta consecutiva. Il nuovo parlamento, che resta in carica per quattro anni, è formato da 64 deputati cristiani e 64 musulmani. Berri è uno dei più importanti leader della comunità sciita, cui, in base al sistema politico libanese, viene assegnata la carica di presidente del parlamento. Dopo l'elezione di Berri, il presidente della Repubblica, Michel Suleiman, avvierà le consultazioni con i parlamentari per individuare il nome del prossimo premier, che deve essere sunnita. Secondo fonti autorevoli sarà Saad Hariri, leader della coalizione "14 Marzo" che ha vinto le elezioni. Il nuovo parlamento, dopo l’elezione presidenziale, procederà al voto di fiducia per il prossimo primo ministro.

    Atene chiede appoggio per riavere i marmi del Partenone
    Il governo greco ha rivolto un appello al mondo affinché sostenga la richiesta di Atene di riavere i Marmi del Partenone di Atene custoditi al British Museum. Ce ne parla Anna Villani:

     
    Erano stati sottratti nell'Ottocento dall'ambasciatore inglese, Lord Elgin, ma il ministro della Cultura, Antonis Samaras, intende riportarli nella capitale dal Museo britannico. Parlando con i giornalisti, in occasione dell’inaugurazione avvenuta oggi del Nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, Samaras si è rivolto a tutti coloro che “nel mondo credono nei valori e nelle idee” nate nell’Antica Grecia. Al “Gioiello” dell'architettura, come lo ha definito Samaras, mancano solo i preziosi Marmi tra i capolavori che testimoniano, ha aggiunto il ministro, “una delle più alte aspirazioni estetiche nella storia dell'umanità”. “Aspirazioni", ha aggiunto, manifestatesi quando “alle pendici dell'Acropoli sorse una coraggiosa nuova idea radicale”, a testimoniare che le società “funzionano meglio se tutti i cittadini sono eguali e liberi di determinare le proprie vite e di partecipare alla conduzione dello Stato: in una parola sorse una nuova idea che significa democrazia”. Nel Nuovo Museo dell’Acropoli ateniese si potranno ammirare i resti archeologici della città di Platone e Socrate e alcune parti del Fregio del Partenone. I visitatori potranno muoversi tra gli oltre 14 mila metri quadri di spazi espositivi, dieci volte più grandi del vecchio museo. Costruito in otto anni su progetto dell'architetto svizzero-americano, Bernard Tschumi, il Nuovo Museo ha aperto le porte oggi agli appassionati di una civiltà che ha gettato le basi per il futuro della filosofia e della cultura.

     
    Domani in Italia si vota per il referendum e per alcuni ballottaggi amministrativi
    Vigilia di consultazioni in Italia. Domani e lunedì, si vota per i referendum sulla legge elettorale e per i ballottaggi di alcune importanti amministrazioni locali. Due quesiti referendari chiedono che alla Camera e al Senato il premio di maggioranza venga attribuito alla lista più votata e non più alla coalizione. Obiettivo dichiarato dei referendari è quello di semplificare il sistema politico italiano mediante un bipartitismo che rafforzi i governi. Contrarie, infatti, le formazioni politiche minori che vedono invece un rischio per la rappresentatività democratica. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    Sono tre i quesiti referendari proposti dal comitato presieduto da Mario Segni e Giovanni Guzzetta. Il primo propone l’abrogazione per la Camera del premio di maggioranza alla coalizione, che in caso di vittoria dei sì, verrebbe attribuito alla lista vincente. Analogo il secondo quesito, che riguarda però il Senato, e chiede di trasferire i premi di maggioranza regionali ai partiti più votati in ogni singola regione. Il terzo quesito vuole abrogare le candidature multiple, sia alla Camera sia al Senato: se passerà, nessun candidato potrà dunque presentarsi in più di una circoscrizione. Il primo scoglio da superare sarà quello del quorum - la soglia del 50% più uno dei votanti, necessaria perché la consultazione sia valida. Il Pdl lascia libertà di scelta, il premier Berlusconi ha annunciato il suo personale si senza fare campagna elettorale. Nel Pd la posizione ufficiale è per il "sì", ma con molti dissensi. Dirà "no" l’Italia dei Valori, mentre Lega e Udc - fortemente contrari al referendum - sono per l’astensione.

     
    Consiglio Europeo
    A chiusura del vertice europeo a Bruxelles, per quanto riguarda la nomina dl presidente dell’Europarlamento, sembra in vantaggio la candidatura del polacco Buzek rispetto all’italiano Mario Mauro. Al candidato polacco ha espresso il suo appoggio il presidente francese, Sarkozy. Sulla scelta del candidato popolare il Ppe voterà, salvo sorprese dell'ultim'ora, il prossimo 7 luglio a Bruxelles. Intanto, sono state sciolte le garanzie giuridiche da offrire all'Irlanda in vista del nuovo referendum sul Trattato di Lisbona, che si terrà all’inizio di ottobre.

    In due anni raddoppiata la mortalità infantile a New Delhi
    Il numero dei bambini che muore entro il primo anno di vita è raddoppiato a New Delhi negli ultimi due anni. Secondo dati resi noti da una ricerca del governo di Delhi, nel periodo 2008-2009 il tasso di mortalità infantile - per quanto riguarda la fascia di età da zero ad un anno - è stato di 25,4 decessi ogni 1.000 bambini, a fronte di un tasso del 12,9 nel 2006 e del 18,1 nel 2005. Un dato, quello della capitale, comunque più basso rispetto a quello della media nazionale, intorno a 55 decessi ogni 1000 bambini. Il numero elevato di figli in famiglie indigenti e l’aumento del fenomeno migratorio di popolazioni con scarso accesso all'assistenza sanitaria sono tra i motivi del doloroso incremento. Intanto, per quanto riguarda l’India i servizi meteorologici indiani hanno confermato che nelle prime tre settimane di giugno è stata registrata una diminuzione del 45% delle piogge che normalmente accompagnano il transito dei monsoni in questa stagione ed il fenomeno allarma il governo. Il primo ministro Manmohan Singh in persona ha ammesso che il monsone, “in ritardo ed indebolito”, è causa di preoccupazione perchè potrebbe rovinare l'annata agricola e rendere fra l'altro più difficile il mantenimento di promesse fatte dal Partito del Congresso durante la recente vittoriosa campagna elettorale. In particolare, la coalizione Alleanza progressista unita (Upa), guidata dal Congresso, ha promesso la distribuzione alle famiglie in estrema povertà di 25 chili di riso al mese al prezzo unitario di tre rupie (0,044 euro).

    Nepal: proteste per l’arrivo del sottosegretario indiano
    L’arrivo del sottosegretario di Stato agli Esteri indiano, Shivshankar Menon, è stato accompagnata all'aeroporto di Kathmandu da accese proteste. Quattro persone sono state arrestate. Le rimostranze sono legate alla presunta occupazione, da parte indiana, del territorio di Susta, un villaggio che si trova nel distretto di Nawalparasi, sul confine indo-nepalese. Il governo indiano ha fatto sapere che tutte le dispute tra i due Stati sono state già risolte, eccetto che per Susta e per Kalapani, un'altra zona al confine tra India, Nepal e Cina. La visita di due giorni in Nepal del sottosegretario indiano mira a rafforzare i rapporti fra i due governi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Anna Villani)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 171

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