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Sommario del 19/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI al Patriarca dei Siri di Antiochia: pace per il Medio Oriente e l’Iraq. L'Eucaristia, radice dell'unità ecclesiale
  • Il Papa apre l'Anno Sacerdotale: intervista col cardinale Arinze
  • Altre udienze e nomine
  • Il magistero del Papa sul Sacro Cuore di Gesù: rendergli culto vuol dire vivere la vita in compagnia dell'amore di Dio
  • Domenica il Papa a San Giovanni Rotondo. Mons. D'Ambrosio: Padre Pio, messaggio della Croce e della misericordia di Dio
  • Mons. Marchetto: la Chiesa non rimane in silenzio davanti alle nuove forme di schiavitù
  • I Venerdì di Propaganda: padre Gumpel parlerà di Pio XII
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Khamenei legittima la vittoria di Ahmadinejad. Proteste vietate
  • Perù: sull'Amazzonia vincono gli indios
  • L’Onu: 80% dei rifugiati del mondo accolti dai Paesi poveri
  • Presentato in Vaticano un docufilm su Matteo Ricci, missionario gesuita in Cina
  • Chiesa e Società

  • Fame record nel mondo: oltre un miliardo di persone senza cibo
  • Spagna: no dei vescovi alla nuova legge sull’aborto
  • I vescovi Usa: liberare gli immigrati dallo sfruttamento
  • Svizzera: appello delle comunità religiose per la Giornata mondiale del Rifugiato
  • I vescovi del Brasile: la corruzione minaccia la democrazia
  • India: intervento del cardinale Gracias sull'Anno Sacerdotale
  • Storico accordo fra le diverse confessioni cristiane in India
  • Caritas Sri Lanka: concluso il programma di aiuto alle vittime dello tsunami
  • Sudan: intesa per la pace nel sud del Paese
  • Libano: il cardinale Sfeir risponde al leader di Hezbollah
  • In Polonia celebrazioni per il millennio del martirio di San Bruno
  • Australia: campagna delle Pom per la salvaguardia del Creato
  • Iniziative a Roma per la Festa di San Giovanni Battista
  • Atene: domani cerimonia di inaugurazione del nuovo museo dell’Acropoli
  • 24 Ore nel Mondo

  • Spagna: torna il terrorismo nei Paesi Baschi. Ucciso un ispettore impegnato nella lotta contro l'Eta
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI al Patriarca dei Siri di Antiochia: pace per il Medio Oriente e l’Iraq. L'Eucaristia, radice dell'unità ecclesiale

    ◊   Ogni giorno prego per la pace in Medio Oriente e in Iraq: è quanto confidato stamani da Benedetto XVI nell’udienza, in Vaticano, al Patriarca dei Siri di Antiochia Ignace Youssef III Younan. Il Papa ha poi messo l’accento sul legame speciale tra il Successore di Pietro e la Chiesa siro-cattolica ed ha auspicato che l’Anno Sacerdotale, che verrà aperto solennemente stasera, possa essere un’opportunità feconda per tutta la Chiesa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    “L’Eucaristia è il Pane della Vita che nutre le vostre comunità e le fa crescere nell’unità e nell’amore”. Benedetto XVI lo ha sottolineato nel discorso al Patriarca dei Siri di Antiochia ribadendo che proprio nell’Eucaristia, “Sacramento dell’unità e della comunione”, la Chiesa siro-cattolica può trovare la forza per superare le difficoltà che ne hanno contraddistinto la vita negli ultimi anni. Quindi, ha messo l’accento sulla “radice eucaristica” della comunione ecclesiale:

     
    “En effet, c’est l’Eucharistie qui fonde nos diverses…”
    “In effetti – ha detto – è l’Eucaristia che fonda le nostre diverse tradizioni nell’unità dell’unico Spirito, facendo di esse una ricchezza per il popolo di Dio tutto intero”. Ed ha levato l’esortazione ai fedeli affinché la celebrazione dell’Eucaristia, “fonte e vertice della vita ecclesiale” li mantenga “ancorati all’antica tradizione siriaca che rivendica di possedere la stessa lingua del Signore”. Possiate “scrutare i segni dei tempi alla luce del Vangelo – è ancora la sua esortazione – sappiate accogliere le attese e le speranze dell’umanità”, rispondendo “generosamente ai bisogni di coloro che vivono in gravi condizioni di povertà”. Il Pontefice ha quindi espresso soddisfazione per la “piena ripresa del funzionamento del Sinodo” dei siro-cattolici, incoraggiando gli sforzi volti a “favorire l’unità, la comprensione e il perdono” che vanno sempre considerati “come doveri prioritari per l’edificazione della Chiesa di Dio”. Ancora, ha ricordato che Cristo stesso ha stabilito l’Apostolo Pietro quale “roccia sulla quale fondare l’edificio spirituale della Chiesa”. Ed ha chiesto ai suoi discepoli “di camminare in piena unità con lui”:

     
    “Au cours de votre histoire plus que millénaire…”
    “Nel corso della vostra storia più che millenaria – ha rilevato – la comunione con il Vescovo di Roma è sempre andata assieme alla fedeltà alla tradizione spirituale dell’Oriente cristiano”, “patrimonio unico di fede”. “Noi – ha proseguito – professiamo insieme questa stessa fede cattolica” ed ha ricordato quale segno di unità la Messa, celebrata ieri dal Patriarca, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla quale ha partecipato, a nome del Papa, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Quindi, ha rivolto il suo pensiero alle popolazioni del Medio Oriente:

     
    “Je prie constamment, en outre, pour la paix au Moyen-Orient…”
    “Prego costantemente – ha assicurato – per la pace in Medio Oriente e in particolare per l’amata nazione irachena di cui presento ogni giorno le sofferenze al Signore durante il Sacrificio eucaristico”. Né ha mancato di offrire una riflessione sull’Anno Sacerdotale che si apre oggi in occasione del 150.mo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, confidando che “la vita spirituale dei sacerdoti” è una delle sue “preoccupazioni maggiori”:

     
    “Je crois que cette année jubilaire spéciale…”
    “Credo che questo Anno giubilare speciale – ha affermato – che inizia mentre va a chiudersi l’Anno Paolino, sarà un’opportunità feconda offerta a tutta la Chiesa”. Oggi, ha concluso, ci rechiamo spiritualmente con tutti i sacerdoti sotto la Croce per volgere lo sguardo a Colui che è stato trafitto e da cui riceviamo la pienezza della grazia.

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    Il Papa apre l'Anno Sacerdotale: intervista col cardinale Arinze

    ◊   Il Papa – come abbiamo detto – inaugurerà questa sera nella Basilica di San Pietro l’Anno Sacerdotale. Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Secondi Vespri nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, che saranno preceduti da un atto di venerazione delle reliquie del Santo Curato d’Ars. La nostra emittente seguirà in diretta l'evento a partire dalle 17.30. Nella Lettera pubblicata ieri per l’apertura di questo anno speciale il Pontefice propone a tutti i sacerdoti del mondo proprio l’esempio di San Giovanni Maria Vianney, che cercò di “incarnare la presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica”. Sui frutti che si attendono da questo Anno indetto dal Papa, ascoltiamo il cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, al microfono di Alessandro Gisotti:

    R. – Possiamo aspettarci molti frutti: la riflessione da parte dei sacerdoti e anche dagli altri membri nella Chiesa, religiosi e laici, e la preghiera perché è da Dio che viene la forza di seguire Gesù. Possiamo attenderci anche seminaristi più determinati e meglio formati.

     
    D. - Nella Lettera per l’apertura dell’Anno Sacerdotale il Papa sottolinea che abbiamo bisogno di sacerdoti che siano “pastori secondo il cuore di Dio”. Come raccogliere questo invito del Papa all’inizio del Terzo Millennio?

     
    R. – Il sacerdote non è stato ordinato per se stesso ma per il popolo di Dio. Quando lui si vede come ministro di Cristo, che è ministro di misericordia, lui si vedrà come pastore che viene dal cuore misericordioso di Gesù.

     
    D. – Il Papa in tante occasioni non ha nascosto le difficoltà che tanti sacerdoti vivono oggi. Fa un richiamo anche in questa Lettera per l’Anno Sacerdotale, in particolare ribadisce l’importanza del Sacramento della Penitenza. Come riavvicinare i fedeli al confessionale?

     
    R. - Il Papa parla del mondo di oggi dove in alcune aree culturali non tanti vanno a confessarsi, non credono di essere peccatori. Allora il sacerdote, come il Curato d’Ars, deve riportare al popolo il senso di Dio. Se accettiamo di essere peccatori possiamo dire: “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”, e non colpa di mia suocera, colpa del governo… Così, se il sacerdote stesso è convinto del Sacramento della Penitenza e lui si confessa regolarmente sarà in grado di fare i sacrifici per confessare il popolo come il Curato d’Ars che - come il Papa ha notato - sedeva in confessionale 16 ore al giorno e il resto del tempo era davanti al Santissimo.

     
    D. - Benedetto XVI scrive nella Lettera che il celibato è un “dono da vivere in pienezza” proprio mentre anche nella Chiesa c’è chi vorrebbe metterlo in discussione. Un sua riflessione a riguardo…

     
    R. - La mia riflessione è che il celibato sacerdotale non è un tema da discutere ma è un dono da vivere. Dobbiamo ringraziare per questo dono che non manca nella Chiesa da secoli. Ci sono quelli che invece di pregare impiegano il tempo a discutere. San Giovani Maria Vianney guardava al tabernacolo con gli occhi di un innamorato, aveva un tale amore per Gesù che la castità seguiva come conseguenza necessaria. I grandi Santi, San Giovanni Bosco, il Curato d’Ars, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, loro non spendevano il tempo a discutere il celibato ma a vivere l’amore di Dio.

     
    D. - Il Papa nella Lettera ricorda con tenerezza il suo parroco. Lei ha dei ricordi particolari di un sacerdote, di un parroco legato alla sua infanzia?

     
    R . – Il primo sacerdote che ho conosciuto è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II. E’ il Beato Cipriano Michele Iwene Tansi. Lui ha cominciato nella nostra parrocchia nel 1939 e lì mi ha battezzato nel 1941. Io ero il suo chierichetto di Messa nel 1945. Guardando questo sacerdote si voleva essere come lui ed è molto significativo che nelle due parrocchie dove lui ha lavorato ci siano tante vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani anche il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi), e alcuni presuli della Conferenza episcopale del Venezuela, in visita "ad Limina". Sempre oggi il Papa riceve in udienza il signor Gerónimo Narváez Torres, ambasciatore di Paraguay in visita di congedo.

    In Italia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, presentata da mons. Luca Brandolini, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Filippo Iannone, dell’Ordine dei Carmelitani, finora vescovo titolare di Nebbi ed ausiliare dell’arcidiocesi di Napoli. Mons. Filippo Iannone è nato a Napoli il 13 dicembre 1957 ed è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1982. Eletto alla Chiesa titolare di Nebbi e nominato vescovo ausiliare di Napoli il 12 aprile 2001, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 maggio dello stesso anno. Attualmente è consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, membro del Consiglio per gli Affari giuridici e presidente del Comitato per l’edilizia di culto della Conferenza episcopale italiana.

    Il Santo Padre ha quindi accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di Iles St. Pierre-et-Miquelon (Département d’Outre-Mer/France), presentata da mons. Lucien Fischer, dei padri spiritani, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vicario apostolico di Iles St. Pierre-et-Miquelon il padre spiritano Pierre-Marie Gaschy, superiore della Comunità di Fameck, nella diocesi di Metz (Francia), assegnandogli la sede titolare vescovile di Usínaza. Padre Pierre-Marie Gaschy è nato in Francia il 26 giugno 1941 ed è stato ordinato sacerdote il 6 luglio 1969.

    In Thailandia, il Papa ha nominato vescovo di Nakhon Sawan il rev. Joseph Pibul Visitnondachai, del clero di Bangkok, segretario generale della Conferenza episcopale per "Social Pastoral Ministries". Il rev. Joseph Piul Visitnondachai è nato il primo giugno 1946 a Bang Buathong, nell’arcidiocesi di Bangkok ed è stato ordinato sacerdote il 17 marzo 1974 e incardinato nell’arcidiocesi di Bangkok.
     
    Nel Myanmar, Benedetto XVI ha nominato ausiliare della diocesi di Loikaw il rev. Stephen Tjephe, del clero di Loikaw, parroco della chiesa di San Matteo a Daugneku, assegnandogli la sede titolare vescovile di Novabarbara. Il rev. Stephen Tjephe è nato il primo agosto 1955 a Danoku, nella diocesi di Loikaw ed è stato ordinato sacerdote il 28 marzo 1984 ed incardinato nella diocesi di Loikaw.
     
    Il Santo Padre ha nominato sotto-segretario della Congregazione per le Chiese Orientali mons. Maurizio Malvestiti, finora capo ufficio nel medesimo dicastero.

    Il Papa ha nominato promotori di giustizia sostituti presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica: padre Nikolaus Schöch, dell’Ordine dei Frati Minori, finora difensore del vincolo sostituto presso il medesimo Tribunale, e don Markus Graulich, salesiano, vice-decano e docente presso la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Salesiana.

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    Il magistero del Papa sul Sacro Cuore di Gesù: rendergli culto vuol dire vivere la vita in compagnia dell'amore di Dio

    ◊   Una devozione cara alla Chiesa di ogni parte del mondo, che rivela lo smisurato amore di Dio per l’umanità. E’ quella del Sacro Cuore di Gesù, di cui oggi si celebra la solennità e al centro di ricorrenti riflessioni da parte di Benedetto XVI. Alessandro De Carolis ne ripropone alcune delle più significative in questo servizio:

    Dai tempi della rivoluzione industriale, che spezzò la millenaria sintonia dell’esistenza umana sui tempi della natura, una delle metafore più comuni per descrivere la vita contemporanea - specie delle metropoli occidentali - è sempre stata quella della corsa. L’uomo moderno è in corsa per tutto: quando lavora e, in molti casi, anche quando riposa. In questo faticoso scenario, pensare a uno spazio per concedersi una sosta diventa complicato, per stare con se stessi un lusso, per stare con la propria anima un’esigenza sconosciuta o ridicola. Eppure, spiega Benedetto XVI all’Angelus del primo giugno 2008, da duemila anni la Chiesa ripete lo stesso insegnamento. L’uomo senza interiorità è un uomo “dimezzato”. Solo quando sceglie di sottrarsi all’arbitrio dell’affanno ad oltranza, riacquista la dimensione donatagli da Dio, e negata da sé stesso, quella dello spirito:

     
    “Quando si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo”.

     
    Il Sacro Cuore di Gesù è il cuore sacro del mondo. Nessuna corsa potrà mai soffocare questo battito. E’ il centro di gravità sul quale chiunque può calibrare la propria vita, può ri-umanizzarla e dunque renderla più serena. Il Papa lo riafferma all’Angelus del 10 giugno 2007, ricordando quale sia il codice, da molti oggi smarrito, per comunicare con la dimensione del divino:

     
    “Nella vita di oggi, spesso rumorosa e dispersiva, è più che mai importante recuperare la capacità di silenzio interiore e di raccoglimento: l’adorazione eucaristica permette di farlo non solo intorno all’io, bensì in compagnia di quel ‘Tu’ pieno d’amore che è Gesù Cristo, ‘il Dio a noi vicino’”.

     
    Nel cuore del Cristo, spiega Benedetto XVI all’Angelus del 5 giugno 2005, noi adoriamo “l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia”. Tutti doni, soggiunge, pagati al prezzo di un dolore-amore smisurati:

     
    “Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova”.

     
    Un anno più tardi, è domenica 25 giugno 2006, Benedetto XVI nota come la grande popolarità della devozione al Sacro Cuore di Gesù si unisca “felicemente alla profondità teologica”. E’ una festa cara alle famiglie che, dice, usavano e talora in alcuni Paesi usano ancora consacrarsi al Sacro Cuore. Ma è soprattutto una festa che mette in risalto la vita del clero, che ora l’inizio dell’Anno sacerdotale pone in nuovo, maggiore risalto:
     “La solennità del Sacro Cuore di Gesù è anche la Giornata Mondiale di Preghiera per la Santificazione dei Sacerdoti: colgo l’occasione per invitare tutti voi, cari fratelli e sorelle, a pregare sempre per i sacerdoti, affinché possano essere validi testimoni dell’amore di Cristo”.

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    Domenica il Papa a San Giovanni Rotondo. Mons. D'Ambrosio: Padre Pio, messaggio della Croce e della misericordia di Dio

    ◊   Cresce l’attesa a San Giovanni Rotondo, in Puglia, dove il Papa si recherà domenica prossima. Benedetto XVI arriverà nella cittadina in elicottero poco dopo le 9.00. Prima tappa, la visita privata al Santuario di Santa Maria delle Grazie con la venerazione delle spoglie di Padre Pio nella Cripta. Alle 10.30 il Papa celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina, quindi reciterà l’Angelus. Nel pomeriggio, alle 16.45, l’appuntamento con gli ammalati, il personale medico ed i dirigenti dell’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”, mentre alle 17.30 è previsto l’incontro con i sacerdoti, i religiosi ed i giovani, nella Chiesa di San Pio. Il ritorno in Vaticano avverrà intorno alle 19.30. Ma sull’attesa della visita del Papa a San Giovanni Rotondo, ascoltiamo mons. Domenico D’Ambrosio, vescovo della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. L’intervista è di Isabella Piro:

    R. – Il Papa viene a visitare e a pregare sulla tomba di un Santo, San Pio da Pietrelcina. Viene a confermare tutta una ricchezza di opere, di devozione, di fedeltà al carisma e al messaggio proprio di questo Santo, che è il messaggio della Croce, della misericordia del Padre. E quindi c’è una preparazione di ordine spirituale. In questo mese di giugno, praticamente, la preparazione spirituale si è concentrata nei luoghi in cui Padre Pio è vissuto, quindi all’interno del Santuario di Santa Maria delle Grazie e della nuova Chiesa di San Pio da Pietrelcina, con catechesi guidate da alcuni vescovi.

     
    D. - Lei è anche presidente della “Casa Sollievo della Sofferenza”. Come comprendere, al mondo d’oggi, il valore della sofferenza e della malattia, anche in rapporto allo sviluppo scientifico?

     
    R. - Non è un ospedale, ma una Casa Sollievo della Sofferenza. Padre Pio l’ha definita “tempio di preghiera e di scienza”, quindi anche la scienza rientra in una logica, possiamo dire, quasi ‘sacrale’, per sottolineare che – diceva ancora Padre Pio – all’ammalato bisogna accostarsi vedendo nell’ammalato Gesù e nell’ammalato povero due volte Gesù. È, evidentemente, faticoso, però si privilegia l’attenzione all’uomo piagato e sofferente. Nella “Casa Sollievo” – diceva San Pio - devono aumentare le riserve di amore che “tanto più è abbondante in uno, tanto più sarà abbondante nell’altro”, in uno scambio continuo.

     
    D. - Tra i suoi incarichi c’è anche la guida dell’Associazione Internazionale “Gruppi di Preghiera” di San Pio da Pietrelcina …

     
    R. - I Gruppi di Preghiera nascono come risposta che San Pio vuole dare alla richiesta di Pio XII subito dopo la seconda guerra mondiale: in un mondo diviso, c’è bisogno della presenza di Dio, della presenza della sua grazia, del suo sostegno. Padre Pio indica ad alcuni suoi figli spirituali il percorso della preghiera, della dedizione alla causa del Vangelo. E man mano questi Gruppi, poi, assumono una loro definizione con l’approvazione, nel 1986, da parte della Santa Sede, dell’Associazione Gruppi di Preghiera di Padre Pio. È un’associazione ormai in pieno sviluppo, ce ne sono oltre 3.500 in tutti e cinque i continenti. A loro, poi, San Pio ha affidato in modo particolare la “Casa Sollievo della Sofferenza” e dunque i Gruppi di Preghiera, con le loro offerte, sostengono le grandi iniziative e i grandi impegni che una struttura all’avanguardia nel campo scientifico ha bisogno di affrontare e di sostenere.

     
    D. – San Pio è stato canonizzato 7 anni fa, il 16 giugno 2002. Eppure, i fedeli continuano a chiamarlo Padre Pio: cosa significa questo, secondo Lei?

     
    R. - Padre Pio rimane tale perché da lui si andava per scoprire la paternità di Dio: è un Padre. È la sottolineatura di un legame affettuoso, semplice, ma intimo e profondo. Il rapporto che si ha con il padre è un rapporto che non crea distanza, anzi: facilita quel rapporto con Dio che, venendo a cercare Padre Pio, desideriamo in tanti.

     
    D. – Cosa si augura che rimanga della visita del Papa nella sua diocesi?

     
    R. – Che questa diocesi, questa Chiesa in tutte le sue espressioni, possa realmente immettersi con decisione su una strada particolare: quella che il profeta Isaia chiama “via santa”. Padre Pio è un santo che sentiamo vicino, ecco perché lo chiamiamo Padre. Quindi, deve essere più facile per noi riscoprire, nella devozione verso di lui, il richiamo a quel bisogno di perfezione che ci portiamo dentro, ma che le paure, le incertezze e i calcoli umani a volte ci fanno smarrire. Le indicazioni che il Santo Padre ci darà ci conforteranno in questo itinerario. In fondo, siamo responsabili: qui accogliamo gente da ogni parte del mondo. Allora, la nostra deve essere una Chiesa che esprime, manifesta il primato dell’amore e il primato della santità, sull’esempio e per intercessione di San Pio.

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    Mons. Marchetto: la Chiesa non rimane in silenzio davanti alle nuove forme di schiavitù

    ◊   La relazione tra migrazioni e nuove forme di schiavitù è al centro dell’intervento dell’arcivescovo Agostino Marchetto previsto oggi pomeriggio a Roma in occasione del convegno del Consiglio nazionale forense. Nel discorso, anticipato alla stampa, il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti sottolinea che il divario economico è causa di nuove forme di schiavitù. La “Chiesa – aggiunge - non è rimasta indifferente o silenziosa” di fronte a questi drammi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le migrazioni sono per l’uomo “una maniera coraggiosa di manifestare la volontà di superare le avversità ed avere una vita migliore”. La globalizzazione e i progressi nei campi delle comunicazioni e dei trasporti – ricorda l’arcivescovo Agostino Marchetto - hanno incrementato il fenomeno dei flussi migratori. Attualmente i migranti internazionali sono oltre 200 milioni, ma non sempre le migrazioni si rivelano “un’esperienza fruttuosa”. Molti migranti si trovano intrappolati “dietro un muro di discriminazione, xenofobia e razzismo” ed altri sono vittime di abusi. Milioni di persone - almeno 12 secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) - vivono in condizioni disumane. Molti di questi migranti sono esposti a drammatiche forme di schiavitù quali lo sfruttamento sessuale, il lavoro forzato e perfino l’asportazione di organi. “La Chiesa - osserva l’arcivescovo - non è rimasta indifferente o silenziosa”. In vari Paesi è impegnata nella lotta contro la prostituzione e nell’assistenza alle vittime “con l’ascolto e il sostegno”. Negli Stati dilaniati da conflitti la Chiesa si occupa anche del “recupero dei bambini soldato” con attività finalizzate al loro “reinserimento socio-economico nella società”. La Chiesa combatte contro le moderne forme di schiavitù mediante le sue convinzioni, con insegnamenti e azioni, ispirata dal Vangelo e in conformità alla propria missione. Di fronte a questo costante e prezioso impegno - sottolinea il segretario del dicastero vaticano – non si deve dimenticare la causa principale dell’orrendo fenomeno delle nuove forme di schiavitù: “l’enorme divario economico esistente tra Paesi ricchi e poveri e tra ricchi e poveri all’interno di uno stesso Paese”. Tale fenomeno – spiega infine l’arcivescovo Agostino Marchetto – solleva una questione etica, “quella della ricerca di un nuovo ordine economico internazionale per una più equa distribuzione dei beni della terra”.

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    I Venerdì di Propaganda: padre Gumpel parlerà di Pio XII

    ◊   Oggi alle 18.00 presso la Libreria Internazionale Paolo VI, in via di Propaganda a Roma, si conclude la prima serie de “I Venerdì di Propaganda”. Il tema dell’incontro sarà “Come nascono i Santi”, conversazione col padre gesuita Peter Gumpel, postulatore della Causa di Beatificazione di Pio XII. "Durante questo appuntamento - afferma un comunicato della Lev - verranno spiegate le procedure e le norme generali che portano alla beatificazione e alla canonizzazione e padre Gumpel potrà aggiornare i presenti sulla situazione della Causa di Beatificazione di Pio XII, da lui stesso seguita con passione e competenza da molti anni". Coordinerà l’incontro la dott.ssa Neria De Giovanni, presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, il discorso di Benedetto XVI al Patriarca di Antiochia dei Siri; all'interno, l'omelia del cardinale Leonardo Sandri, delegato del Papa, durante la celebrazione per la comunione ecclesiastica con il Patriarca. 

    Nell'informazione internazionale, Gabriele Nicolò sulla diplomazia pakistana in cerca di consensi: i rapporti con l'Unione Europea e l'India.

    Etica, economia e società in tempi di crisi: in cultura, l'intervento di Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, all'incontro "Fondazione La Gregoriana. Una realtà in movimento nel mondo che cambia".

    Un nuovo sguardo sulla legge naturale: Roland Minnerath sul documento della Commissione Teologica Internazionale.

    Gaetano Vallini introduce al prossimo Fiuggi family festival.

    Luca Diotallevi ricorda Ralf Gustav Dahrendorf, il profeta liberal della "società aperta".

    Piero Viotto sul San Paolo di Jacques Maritain.

    Nell'informazione religiosa, un articolo dal titolo "Gli Usa e il matrimonio, i vescovi si mobilitano": in aumento gli Stati che riconoscono a vari livelli l'unione fra persone dello stesso sesso.

    Abortire non è mai un diritto: il documento della Conferenza episcopale spagnola sulla legge varata dal governo.

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    Oggi in Primo Piano



    Khamenei legittima la vittoria di Ahmadinejad. Proteste vietate

    ◊   C’era grande attesa in Iran, nel venerdì di preghiera islamico, per quanto avrebbe detto l’ayatollah, Alì Khamenei. E la guida spirituale della Repubblica islamica, in un lungo discorso, ha dato il suo assenso alla riconferma elettorale del presidente Ahmadinejad, duramente contestata dai sostenitori dell’altro candidato Mir Hosni Mussavi. Intanto, la manifestazione in favore di Mussavi, prevista domani a Teheran, non è stata autorizzata. Lo ha sottolineato oggi il prefetto della capitale, Morteza Tamaddon, citato dall'agenzia Isna. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    “Il popolo iraniano ha scelto colui che voleva come presidente”. Questa la lapidaria affermazione della guida spirituale sciita, Ali Khamenei, nel giorno che si attendeva come il momento risolutivo del violento confronto postelettorale che sta infiammando il Paese e nel quale i sostenitori di Mussavi continuano ad affermare l’inattendibilità del voto che avrebbe danneggiato il proprio candidato a vantaggio del presidente uscente Ahmadinejad. L’ayatollah ha inoltre detto che tutti e quattro i candidati alla presidenza fanno parte del sistema islamico e di non aver mai preso posizione per alcuno di loro. Ali Khamenei ha poi chiamato tutti gli iraniani all’unità di fronte agli attacchi di tutti quei nemici – così li ha definiti – che approfittano delle manifestazioni che giornalmente si stanno svolgendo dal 12 giugno scorso per attaccare l’Iran. L’esclusione di qualsiasi broglio elettorale rappresenta, dunque, una sorta di investitura ufficiale per Ahmadinejad, di fronte alla quale ora i manifestanti dovranno assumersi la responsabilità degli eventuali disordini che dovessero accadere in futuro. Se ci sono dubbi sull'esito del voto, ha detto ancora l’ayatollah, la questione va risolta in base alla legge. Non accetteremo azioni che vanno contro la normativa vigente.

     
    Sul discorso pronunciato dalla massima autorità iraniana, l’ayatollah Alì Khamenei, durante la tradizionale preghiera del venerdì, Salvatore Sabatino ha chiesto un commento al giornalista iraniano Bijan Zarmandili, analista politico della rivista di geopolitica "Limes":

    R. – L’ayatollah Khamenei ha sottolineato la vittoria elettorale da parte di Ahmadinejad, vittoria che, lui sa benissimo, è contestata da gran parte del Paese. Quindi, attribuire la vittoria elettorale ad Ahmadinejad radicalizza questo movimento e a questo punto davvero nascono anche altri problemi, nel senso che lo scontro, il braccio di ferro, non si sa quale esito potrà avere.

     
    D. – Khamenei ha anche parlato di nemici che vogliono minare la fiducia del popolo nel sistema islamico, creando dubbi sulle elezioni. A chi si riferiva?

     
    R. – Si può intuire di nuovo l’America, l’Inghilterra qualche volta, Israele: quelli che tradizionalmente sono considerati nemici della Repubblica Islamica. Sapendo che davvero questa volta è qualcosa che ha un sapore autenticamente nazionale, è strumentale dire che ci sono dei nemici esterni.

     
    D. – Il discorso di Khamenei era molto atteso da tutti gli osservatori. Si è schierato, dunque, di fatto, con Ahmadinejad. Quali possono essere a questo punto le reazioni internazionali?

     
    R. – Io ho l’impressione che per lo meno alcuni interlocutori essenziali della Repubblica islamica, a cominciare dall’amministrazione di Obama, ancora aspettino prima di entrare nel merito della questione, in un modo più ampio, più preciso, con maggiore chiarezza, perché davvero la situazione non è chiara, e l’America, soprattutto, non vuole perdere la possibilità dell’apertura di un dialogo, perché l’apertura di un dialogo con la Repubblica islamica rientra nella strategia del presidente Obama.

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    Perù: sull'Amazzonia vincono gli indios

    ◊   Rinviato per ora lo sfruttamento dell’Amazzonia peruviana. Su proposta dell’esecutivo di Lima, guidato dal presidente Garcia, il parlamento ha approvato ieri la revoca di due decreti legge che avrebbero consentito l’utilizzo delle risorse naturali, da parte di varie multinazionali, di terre dove vivono alcune tribù indigene che le considerano sacre. Il voto è arrivato dopo settimane di violente manifestazioni degli indios, alle quali si sono opposte le forze dell’ordine, durante le quali vi sono state anche numerose vittime. Sugli interessi internazionali che si stanno giocando in Amazzonia, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente Gianluca Franchillucci, impegnato proprio nella regione con l’organizzazione non governativa “Perigeo Onlus”:

    R. – L’Amazzonia è aggredita dalle multinazionali del legname, dai narcoterroristi, e sta scomparendo a ritmi vertiginosi. Le comunità locali stanno in tutti i modi cercando di difendersi da questa aggressione, dicendo che “ciò che difendiamo noi è utile per tutto il mondo”. Purtroppo si tratta di una battaglia impari, perché, da quello che sappiamo noi, gli interessi economici sull’Amazzonia sono talmente grandi che difficilmente verrà fermato questo sfruttamento.

     
    D. – Quindi c’è il rischio che culture autoctone scompaiano per sempre?

     
    R. – Sì, anche le culture autoctone stanno scomparendo a ritmi vertiginosi, purtroppo. Tutti i popoli tribali di quest’area sono minacciati e non c’è nessuna volontà - tranne quella di pochissimi missionari, di poche altre persone - di difenderli. La speranza è che non cali l’attenzione su questa parte del pianeta così importante.

     
    D. – In questa situazione, qual è l’apporto dei missionari che operano in loco?

     
    R. – Ho incontrato vari missionari francescani che stanno proprio tentando di contribuire fattivamente a questa difesa. In particolare, c’è uno di loro che sta aiutando le comunità del Rio Tambo a difendere la propria terra, i propri diritti. Altri religiosi stanno lavorando con le comunità native in un’ottica di pace, perché la situazione è veramente molto tesa. Quindi, i missionari francescani stanno facendo da mediatori tra le parti, però con un intento chiaro in difesa della terra, dell’Amazzonia e dei nativi. Noi speriamo veramente che la situazione si normalizzi, perché abbiamo visto che gli indios sono pronti a tutto, pronti anche a morire per la loro terra.

     
    D. – Che cosa rappresenta l’Amazzonia, non solo come patrimonio naturale, ma anche culturale?

     
    R. – L’Amazzonia, oltre che un patrimonio ambientale, indispensabile per la vita del mondo, perché è veramente il “polmone della Terra”, rappresenta l’umanità più antica, rappresenta un modo di comprendere la natura e rappresenta anche, per noi cattolici – così per me che vivo quest’esperienza – una frontiera molto importante, perché qui c’è veramente tanto bisogno di pace, di considerazione, ed i popoli nativi hanno tanto bisogno di qualcuno che li aiuti in questo confronto con l’aggressione: perché è stata proprio un’aggressione, quella che è avvenuta in questi ultimi 500 anni, da parte del mondo occidentale. Dopo tante ingiustizie, dopo tante stragi, tanti genocidi, io penso che dobbiamo qualcosa a questa gente, che dobbiamo iniziare a difenderli seriamente non solo a parole ma con i fatti.

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    L’Onu: 80% dei rifugiati del mondo accolti dai Paesi poveri

    ◊   Domani si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Per l’occasione l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha pubblicato un nuovo rapporto che illustra la drammatica condizione di queste persone. E’ stato presentato questa mattina in conferenza stampa a Roma. C’era per noi Fausta Speranza.

    Il numero di persone in fuga da conflitti, violazioni dei diritti umani e persecuzioni a fine 2008 era di 42 milioni. Di questi, 25 milioni sono assistiti dall’Alto Commissariato Onu: 14 milioni di sfollati interni, 10 milioni di rifugiati. Tra i dati, uno particolarmente significativo: l’80% dei rifugiati è accolto in Paesi in via di sviluppo e non nel Nord del mondo. Se si guarda ai primi mesi 2009, si deve constatare l’aggravarsi di situazioni di instabilità internazionale, con emergenze in particolare in Somalia e in Pakistan. Rispettivamente, la capitale Mogadiscio è devastata dalla guerriglia urbana che ha costretto alla fuga migliaia di cittadini nel solo primo fine settimana di giugno; nella regione nord-occidentale del Pakistan, sono centinaia di migliaia i civili sfollati per l’escalation di scontri tra miliziani e forze governative. Di queste emergenze e in particolare del Pakistan i media italiani non parlano, è stato detto da Laurens Jolles, nuovo rappresentante dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati per l’Italia, Albania, Cipro, Grecia, Malta, Portogallo, San Marino e Santa Sede. E poi c’è la situazione europea, a proposito della quale Jolles afferma che “l’Unione Europea in questi anni ha fatto sforzi per armonizzare la normativa in materia di asilo trovando però un vero accordo solo sugli standard minimi di assistenza e protezione”. Quello che manca e che l’Onu chiede senza mezzi termini è “una sintesi equilibrata tra controlli alle frontiere e risposta alle esigenze di protezione”. Jolles chiede...

     
    "…una politica che non si incardini sullo strumento dei respingimenti come soluzione alla gestione dei flussi di migranti e richiedenti asilo e che non ruoti intorno all’equazione: immigrazione uguale criminalità".

     
    In sede di presentazione in Italia, il discorso non poteva non partire dai recenti episodi di respingimento di immigrati irregolari via mare partiti da coste della Libia. La rappresentante di Amnesty International, che ha preso parte alla conferenza stampa, ha chiesto alle autorità competenti italiane di far sapere a tutti la sorte di queste persone una volta rientrate in Libia. Ma ha voluto anche sottolineare che, per le persone che riescono ad arrivare, l’Italia si distingue per la correttezza delle procedure di asilo. Dopo aver sottolineato il ruolo che giocano gli enti locali, è stata lodata in particolare la legge già approvata dalla Calabria di recente – e va detto che è stata votata all’unanimità con l’appoggio di esponenti del centro destra come del centrosinistra – che coniuga accoglienza e sviluppo locale puntando ai rifugiati come risorsa piuttosto che come costo sociale da sostenere. Con l’auspicio che questo diventi un cardine della normativa a livello nazionale, Jolles ha anche rivolto un invito alla stampa perché sia meno superficiale e allarmista.

     
    I vertici delle istituzioni italiane hanno inviato messaggi per l’occasione. Il presidente della Repubblica Napolitano scrive che “le emergenze politiche e umanitarie dei nostri giorni e il severo impatto della crisi economica mondiale ci richiamano ad un impegno collettivo per l'attuazione delle intese raggiunte al livello delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea a tutela dei richiedenti asilo e dei rifugiati". Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, afferma che “è necessario superare diffidenze e pregiudizi che si diffondono nella società, spesso alimentati dall'ignoranza, per promuovere una cultura dell'integrazione attraverso la pratica del dialogo e della conoscenza reciproca”.

     
    Resta da dire dei premi 2009 assegnati a protagonisti di salvataggi in mare di vite umane. Si tratta della terza edizione: sono stati premiati tre diversi equipaggi che fanno capo al Compartimento Marittimo di Mazara del Vallo, in Sicilia. Sono state salvate in totale 631 persone tra giugno e dicembre 2008.

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    Presentato in Vaticano un docufilm su Matteo Ricci, missionario gesuita in Cina

    ◊   Presentato ieri sera in Vaticano il docufilm “Matteo Ricci. Un gesuita nel Regno del Drago, dedicato alla vita e alle opere del grande missionario del XVI secolo che fece della Cina la sua terra d’elezione e d’adozione. “In lui ho riconosciuto una persona di grande carisma capace di far nascere nell’uomo segni di fede e di speranza”, spiega il regista Gjon Kolndrekaj. Il servizio è di Luca Pellegrini:

    Gli sarebbero bastate “una casetta e una chiesuola” dove stare fino alla morte servendo Dio. Così, felice in terra e sereno nell’anima, avrebbe compiuto i suoi giorni ricco di pace e di fede, più che di fama e di ricchezze. La Provvidenza, però, volle assai più per il gesuita Matteo Ricci, umanista rinascimentale di ampie vedute, uomo illustre di scienza, missionario illuminato, “il Saggio d’Occidente”: non solo trascorse, dal 1582 al 1610, ventotto fecondi anni nel “Regno del Drago”, la Cina imperiale allora lontana e misteriosa, ma nel segno dell’armonia e della cultura portò in quelle terre confuciane e così diverse la Buona Novella del Vangelo. Accolto con rispetto e amicizia, si fece cinese “ut Christo Sinas lucrifacere”. E in quell’Impero così vasto e da lui così ammirato e rispettato, vi fu sepolto, “come il chicco di grano nascosto nel seno della terra per portare frutto abbondante”, scriveva Giovanni Paolo II. Una divina dinamica della missione che Giovanni XXIII, additando proprio padre Matteo come esempio missionario nella lettera Princeps pastorum, semplicemente citando il Vangelo di Giovanni pone sotto la logica, talvolta imperscrutabile, del Buon Dio, poiché “chi semina non è lo stesso che raccoglie”. E’ una vera avventura umana e spirituale quella di Matteo Ricci: per il secolo in cui si svolse, i luoghi che l’accolsero, per la modernità dell’approccio missionario diventato modello di autentica inculturazione del Vangelo, “apostolato originale e profetico”, come ricorda Benedetto XVI, il cui stile fu improntato dall’amicizia, dal rispetto e dalla stima reciproca. Fare un docufilm sul gesuita può essere, per questi motivi, anche una brillante operazione di cinema e il regista d’origine kossovara Gjon Kolndrekaj ha colto con lungimiranza questi aspetti nel suo “Matteo Ricci un gesuita nel Regno del Drago”. Forte di una solida consulenza editoriale, religiosa e storica non ha dimenticato nulla, anzi ha in un certo senso sovrabbondato nella documentazione dando un ritmo quasi affannato alle citazioni e alle immagini, come per trasmettere la probabile ansia missionaria della quale Matteo fu investito. Si coglie, però, anche una limitazione, forse di natura economica, che deve avergli imposto di fare “di necessità, virtù”, mentre oggi i mezzi della tecnologia e del cinema possono, nel loro ambito, fare meraviglie. Basta seguire alcuni splendidi documentari inglesi e americani: imprimono, incastrando il passato ricostruito da validi addetti al presente raccontato da illustri ospiti, una perfetta sintonia tra tempi e informazioni. Aiuterà molto il libro, nell’ottica prevalentemente didattica di questa realizzazione, che sarà stampato a corredo del DVD: insieme saranno un’operazione più che benemerita in preparazione ai grandi festeggiamenti del prossimo anno in occasione del quarto centenario della morte di Padre Matteo, così caro alla Chiesa e a tutta la cultura cattolica.

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    Chiesa e Società



    Fame record nel mondo: oltre un miliardo di persone senza cibo

    ◊   Per la prima volta nella storia, sono oltre un miliardo le persone sottonutrite in tutto il mondo. Lo rende noto la Fao, ricordando che rispetto allo scorso anno l’aumento di coloro che soffrono la fame è di oltre cento milioni. Questo incremento a livello mondiale - spiega la Fao - non è la conseguenza di raccolti insoddisfacenti, ma della crisi economica mondiale che ha ridotto i redditi e aumentato la disoccupazione. Quasi l'intera popolazione sottonutrita vive nei Paesi in via di sviluppo. Anche nelle nazioni sviluppate la denutrizione è divenuta un problema crescente, riguardando almeno 15 milioni di persone. In Asia e nel Pacifico circa 642 milioni di persone soffrono di denutrizione cronica; nell'Africa Sub-Sahariana 265 milioni; in America Latina e nei Caraibi 53 milioni; nel Medio Oriente e nel Nord Africa 42 milioni. La situazione di crisi economica di alcuni Paesi in via di sviluppo - nota la Fao - è anche aggravata dal fatto che i trasferimenti monetari (le rimesse) degli emigrati nei loro Paesi d'origine sono diminuiti sostanzialmente nel corso di quest'anno, causando una notevole riduzione delle riserve estere e dei redditi familiari. La diminuzione delle rimesse, insieme al previsto declino degli aiuti ufficiali allo sviluppo, ridurrà ulteriormente la capacità dei Paesi di avere accesso al capitale necessario a sostenere la produzione e a creare reti di sicurezza e schemi di protezione sociale per i poveri. La Fao nota infine che i prezzi dei generi alimentari di base, sebbene siano diminuiti, restano ancora più alti del 24% rispetto al 2006, e del 33% rispetto al 2005. (A cura di Ameeo Lomonaco)

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    Spagna: no dei vescovi alla nuova legge sull’aborto

    ◊   La Conferenza episcopale spagnola ribadisce con un nuovo documento la propria ferma contrarietà alla riforma di legge per l’interruzione volontaria di gravidanza. I vescovi esortano i deputati cattolici a non appoggiare il disegno di legge con il loro voto. “Tale progetto di legge – si ricorda nel comunicato dei presuli spagnoli – costituisce un serio passo indietro rispetto all’attuale legislazione depenalizzatrice, già di per sé ingiusta”. “Nessun cattolico coerente con la propria fede – aggiungono - potrà approvare la riforma, né dargli il proprio voto”. Il disegno di legge, che potrebbe essere approvato tra un mese in Parlamento, consente a tutte le donne di interrompere volontariamente la gravidanza entro le prime 14 settimane di gestazione o, dietro parere medico, entro le 22 settimane. Si potrà ricorrere all’aborto in caso di eventuali rischi per la salute psicofisica della madre o di deformazione del feto. Potranno abortire anche le donne minorenni, a partire dai 16 anni e senza il consenso dei genitori. Il vescovo ausiliare di Madrid, mons. Juan Antonio Martínez Camino, ha illustrato il documento sottolineando che i presuli spagnoli accusano il governo di utilizzare la salute “come scusa per eliminare i nascituri” e negare o svalutare “l’essere umano per giustificare la sua eliminazione”. “La gestante – si legge nel testo ripreso dall’Osservatore Romano – può decidere sulla morte del nascituro: la violazione del diritto alla vita è trattata come fosse un diritto”. La Chiesa ha già lanciato lo scorso mese di marzo una campagna pubblicitaria nella quale venivano mostrate le immagini di un neonato e di un cucciolo di lince. Nello spot si sottolinea che quest’ultimo, specie protetta in Spagna perché in via d'estinzione, è più tutelato del neonato. (A.L.)

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    I vescovi Usa: liberare gli immigrati dallo sfruttamento

    ◊   Il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha esortato il presidente Barack Obama e il Congresso a varare entro il 2009 la riforma globale in materia di immigrazione. "È chiaro da anni - si legge in un comunicato della Conferenza episcopale a firma del porporato - che il sistema di immigrazione degli Stati Uniti richiede un aggiustamento e che la riforma della legislazione non può essere ritardata”. “È tempo - esortano i vescovi - di affrontare questa pressante questione umanitaria, che colpisce così tante vite e mina la base della dignità umana. Le nostre società non devono più tollerare una situazione che prolunga l’esistenza di una sottoclasse di persone e trae benefici dal loro lavoro senza offrire protezione legale”. Si deve risolvere la questione dello status giuridico di coloro che si trovano negli Stati Uniti senza una documentazione regolare, in modo che possano contribuire pienamente con le loro capacità al benessere economico, sociale e spirituale della nazione. “Solo attraverso una riforma globale – aggiungono - si può ripristinare il ruolo della legge per il sistema immigratorio del nostro Paese”. I vescovi invitano infine il presidente Obama e il Congresso a “incontrarsi il prima possibile per discutere e stilare” la riforma. I presuli statunitensi sono “pronti a collaborare a questo sforzo”. (A.L.)

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    Svizzera: appello delle comunità religiose per la Giornata mondiale del Rifugiato

    ◊   Cristiani, cattolici, evangelici ed ebrei uniti in difesa dei diritti dei rifugiati. In vista della Giornata mondiale del Rifugiato, infatti, che ricorre domani, la Conferenza dei vescovi svizzeri, la Federazione delle Chiese evangeliche della Svizzera, la Chiesa cattolica cristiana svizzera e la Federazione svizzera delle comunità israelite hanno diffuso una nota a firme congiunte. “I rifugiati - si legge nel testo - lasciano il Paese d’origine perché non c’è nessuna altra via di scampo. Nel loro Paese vengono perseguitati ed emarginati. “La Svizzera – continua la nota - accoglie persone che hanno bisogno di essere protette”. Tuttavia, le comunità religiose ribadiscono che “tutti i rifugiati che chiedono asilo alla Svizzera devono sottoporsi a una procedura legale: nel nostro Paese la legge regolamenta quali siano i motivi sufficienti per concedere l’asilo e quali non lo siano”. “Spesso però i rifugiati vengono messi di fronte a pregiudizi – sottolinea il documento - e si sospetta che siano criminali o che giungano nel nostro Paese per approfittarne. È però un atto discriminatorio esprimere giudizi superficiali nei loro confronti. Non coincidono con la tradizione umanitaria del nostro Paese, secondo cui si concede rifugio a chi ne ha bisogno”. “Benché non manchino gli abusi – notano le comunità religiose svizzere - i pregiudizi non coinvolgono in primo piano le persone, bensì la loro provenienza”. Di qui l’appello conclusivo: “In veste di rappresentanti delle Chiese e delle comunità religiose, invitiamo a mettere fine ai pregiudizi espressi sui rifugiati. Il nostro appello per la Giornata del Rifugiato è di non chiudere i nostri cuori davanti a chi ha bisogno di protezione. Rispettiamo i rifugiati come persone con destini personale che da noi possono attendersi molto più che una condanna e un rifiuto”. (I.P.)

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    I vescovi del Brasile: la corruzione minaccia la democrazia

    ◊   I membri del Consiglio Permanente della Conferenza dei vescovi del Brasile, riuniti a Brasilia, hanno condannato ancora una volta la corruzione nella politica ed hanno chiesto maggiore impegno etico. In particolare i presuli hanno espresso la loro indignazione a seguito delle ripetute accuse di corruzione a danno dei Poteri costituiti, considerando che questa “costituisce una grande minaccia al sistema democratico”. Per i vescovi – sottolinea l’agenzia Fides - “la corruzione implica le disuguaglianze sociali, la miseria, la fame e la povertà”. “Raramente si hanno notizie sulla restituzione delle risorse e dei beni pubblici usurpati”. Inoltre, “compromette il funzionamento dello Stato, delude e fa diminuire la partecipazione politica del Paese, porta al disprezzo, alla perplessità, alla stanchezza ed al discredito generalizzato”. Secondo il Consiglio Permanente della Conferenza episcopale, la pratica “comprovata” della corruzione si è convertita in una abitudine che si è radicata con l’inizio degli investimenti. Diverse istanze della società civile si sono espresse già in varie occasioni in favore di una riforma per guarire i mali della corruzione che compromettono la vita pubblica. A questo proposito, la Chiesa vuole contribuire a questa campagna mostrando le esigenze etiche del Vangelo. I vescovi ricordano infine che “la politica è un servizio al bene comune, nella costruzione di una società giusta, fraterna e solidale” ed “i politici devono essere persone dotate di virtù sociali, come competenza, trasparenza e spirito di servizio”. Per questo, i firmatari convocano tutti affinché attraverso il Disegno di Legge di iniziativa popolare sulla vita dei candidati e di riforma politica, si possano garantire elezioni etiche nel 2010, “fortificando la partecipazione e garantendo la credibilità nei processi democratici”. (A.L.)

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    India: intervento del cardinale Gracias sull'Anno Sacerdotale

    ◊   In occasione dell’inizio dell’Anno Sacerdotale, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana, sottolinea in un’intervista rilasciata all’agenzia AsiaNews l’importanza ed il valore di questa iniziativa per la Chiesa del Paese asiatica. Il porporato, che ha inaugurato l’Anno Sacerdotale con una solenne celebrazione alla Casa del clero di Bandra dove sono ospitati i sacerdoti anziani di Mumbai, ricorda che l’India è un Paese di grande tradizione religiosa in cui i sacerdoti sono riconosciuti e rispettati come uomini di preghiera e personalità spirituali. “Uomini che hanno dedicato la loro vita a Dio e persone che danno testimonianza con la loro stessa vita e vivono i valori del Vangelo”. In India – spiega il porporato – “i sacerdoti spendono la loro vita per gli altri e per noi le vocazioni al sacerdozio sono una grazia enorme”. “Dio – aggiunge il cardinale Oswald Gracias - ha benedetto l’India e la Chiesa cattolica indiana con molte vocazioni che condivide con il resto del mondo. I nostri preti vanno in tutto il mondo e amministrano i sacramenti a tutto il popolo di Dio servendo la Chiesa universale attraverso vari ministeri e offrendo il loro contributo alla vita spirituale di tante persone”. Quest’anno dedicato al sacerdozio – osserva l’arcivescovo di Mumbai - è un dono perché “offre l’occasione alla Chiesa di approfondire la formazione dei preti, accrescere la loro spiritualità e la loro dedizione al servizio, rafforzare le loro umanità e renderli ancor più efficaci nel loro ministero”. In India – osserva il cardinale - i sacerdoti sono chiamati a rispondere a molte sfide: “La popolazione guarda loro non solo come a delle guide spirituali, ma come ad un aiuto nell’ambito sociale, educativo, sanitario. Sono uomini che si pongono al servizio di altri uomini perché sono al servizio di Dio”. Ma in molte zone dell’India i preti sono anche oggetto di pressioni e violenze per la loro missione di sostegno e sviluppo dei più emarginati e delle fasce più misere della società. “Lavorano duramente e gratuitamente – afferma il cardinale - per i più poveri dei poveri, i dalit e i tribali, sostenendoli attraverso l’educazione, infondendo in loro fiducia, riconoscendo e affermando la loro di dignità umana”. “Bisogna riconoscere con tristezza che questa opera irrita alcuni esponenti delle caste più elevate perché non possono più sfruttare e soggiogare queste persone che vivono nelle fasce più basse della società”. “Seguendo i passi di Gesù Cristo sacerdote – conclude il porporato - i preti in India abbattono le barriere sociali e incoraggiano i nostri poveri, i tribali ed i dalit a vivere fiduciosi in sé stessi e con dignità: abbiamo visto tutti che le ragioni delle persecuzioni dei sacerdoti cattolici in India nascono da questo loro carisma che sconfigge le ingiustizie sociali. La missione di Cristo è di liberare l’uomo e la Chiesa in India porta con sé questa benedizione”. (A.L.)

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    Storico accordo fra le diverse confessioni cristiane in India

    ◊   Uno storico “memorandum di intesa” per rafforzare il Cristianesimo e promuovere l’armonia interreligiosa in India è stato siglato nei giorni scorsi dai tre organismi maggiormente rappresentativi della comunità cristiana in india: la Conferenza Episcopale cattolica, il Consiglio Nazionale delle Chiese e l’Associazione Evangelica dell’India, che rappresentano diverse denominazioni protestanti. I firmatari del memorandum, che sancisce un’alleanza ecumenica dei fedeli indiani, declinata su più fronti e in più campi, sono stati l’arcivescovo cattolico Vincent Concessao, il vescovo K. Sahu del Consiglio Nazionale delle Chiese e il vescovo John Gollapalli, per gli Evangelici. Il documento - rende noto l'agenzia Fides - si intitola “Il nostro viaggio insieme verso Cristo” e afferma, nel suo preambolo, che lo spirito condiviso è quello della fiducia e della cooperazione reciproca: “Ci impegniamo a celebrare, entrare in dialogo ed agire insieme, per glorificare l’Unico Dio, Padre Figlio e Spirito Santo”. Il memorandum nota, fra i suoi obiettivi, quello di costruire legami più forti fra le comunità cristiane indiane, in modo da promuovere l’armonia interreligiosa nel paese. Si vogliono contrastare i pregiudizi creati ad arte contro i cristiani, rivelando l’autentico volto del Cristianesimo in India, a servizio del bene comune della nazione, incoraggiando l’attiva partecipazione delle Chiese alla vita sociale. Una collaborazione fattiva sarà ricercata soprattutto in quei luoghi e in quegli scenari in cui le comunità cristiane sono state attaccate e violate: l’obiettivo è ottenere una maggiore tutela grazie a una rappresentanza comune dei credenti in Cristo presso le istituzioni civili. (A.L.)

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    Caritas Sri Lanka: concluso il programma di aiuto alle vittime dello tsunami

    ◊   La Caritas-Sri Lanka ha portato a termine il programma di riabilitazione e ricostruzione messo in atto dopo lo tsunami che ha colpito il Paese nel 2004. Sono state costruite 10.713 case e 12.616 abitazioni temporanee. Sono stati spesi oltre 62 milioni di euro, ricevuti da organizzazioni di 64 Paesi. Tra i progetti promossi – ricorda l’agenzia AsiaNews - molti riguardavano il settore dell’educazione. E’ stato anche assicurato il supporto psicologico alle vittime dello tsunami. Attraverso la collaborazione con la Caritas-Polonia è stato inoltre possibile sostenere quattro case di accoglienza per i bambini. Per il futuro si prevedono altre iniziative simili. L’opera della Caritas a favore delle vittime dello tsunami proseguirà perché è ancora alto il numero delle persone senza lavoro. Si stima, infine, che siano almeno 11 mila le famiglie ancora senza casa. (A.L.)

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    Sudan: intesa per la pace nel sud del Paese

    ◊   I leader religiosi e le autorità locali del Sudan hanno firmato un accordo di pace per porre fine alla guerra civile a Rumbek, nel sud del Paese. L’accordo è giunto al termine di un incontro di preghiera ecumenico durato diversi giorni e che ha visto la partecipazione delle Chiese della città di Rumbek. Tra i presenti, il vescovo di Rumbek, mons. Cesare Mazzolari, e il reverendo Aphayo, appartenente alla Chiesa episcopale del Sudan. “Non c’è dubbio – hanno affermato i partecipanti all’incontro – che il nostro Dio è un Dio della pace e non della guerra”, invocando la misericordia del Signore per le vittime del conflitto. I leader religiosi hanno poi pregato per le famiglie dei caduti di guerra, chiedendo loro “non la vendetta, ma il perdono”. “Vendetta ed odio – hanno ribadito – derivano dallo spirito del male e devono essere respinti con coraggio, così da essere davvero cristiani”. “Noi, come comunità cristiana – si legge nel documento – ci impegniamo a compiere tutti i passi necessari indicati da Dio per restaurare uno Stato di diritto e portare la riconciliazione nella nostra regione”. Di qui, l’impegno anche di intensificare il controllo sulle armi, strumenti di violenza. “La cultura della vendetta – ha detto mons. Mazzolari – deve essere sostituita dalla cultura del perdono”. Sulla stessa linea il reverendo Aphayo, il quale ha ricordato che le Chiese “hanno un ruolo attivo nella costruzione delle vie della pace”. Dal loro canto, le autorità locali si sono impegnate nell’organizzazione di un piano di disarmo della società civile, sottolineando che “la pace deve essere coltivata”. (I.P.)

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    Libano: il cardinale Sfeir risponde al leader di Hezbollah

    ◊   “Chi perde cerca scuse per la propria sconfitta”. Così il Patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha risposto al leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, che aveva chiesto “spiegazioni” a proposito di un monito rivolto dal cardinale alla vigilia delle elezioni sul rischio che il Paese perdesse la propria “identità libanese e araba”. Il Patriarca maronita, rivolgendosi a un gruppo di visitatori, ha ricordato che “ci sono state le elezioni, con dei vincitori e degli sconfitti. E’ naturale che il perdente cerchi delle scuse per giustificare la propria sconfitta”. Il Libano – ha aggiunto - non deve essere né d’Oriente, né d’Ocidente, ma all’incrocio tra Oriente e Occidente”. Il capo delle Forze libanesi, Samir Geagea ha chiesto inoltre al leader Hezbollah: di rispettare “la nostra fede allo stesso modo nel quale noi rispettiamo la sua”. L’ex presidente Amin Gemayel, infine, si è detto “sorpreso dal contenuto negativo” delle affermazioni di Sayyed Hassan e ha sostenuto che il cardinale è “la coscienza del Libano” e “l’autentico rappresentante di un’opinione pubblica che è preoccupata per le armi di Hezbollah”. (A.L.)

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    In Polonia celebrazioni per il millennio del martirio di San Bruno

    ◊   Il millennio del martirio di San Bruno è ricordato, a partire da oggi, con celebrazioni a Łomża e Giżycko, nel nord-est della Polonia, alla presenza dell’Inviato Speciale del Santo Padre, il cardinale Józef Glemp, arcivescovo emerito di Varsavia. Gli eventi iniziano a Łomża, con la sessione plenaria della Conferenza episcopale polacca. Domani a Giżycko, luogo probabile della morte del Santo, si terrà un incontro di evangelizzazione rivolto ai giovani. Sempre a Giżycko, è prevista domenica la celebrazione eucaristica conclusiva presieduta dal cardinale Glemp. San Bruno o Brunone nacque nel 974 a Querfurt in Sassonia. Dopo aver ultimato gli studi nella scuola della cattedrale di Magdeburgo, fu nominato canonico della stessa cattedrale e cappellano di corte dell’imperatore Ottone III. Nel corso di un viaggio a Roma, divenne monaco nel monastero benedettino dei Santi Alessio e Bonifacio, prendendo il nome di Bonifacio in onore dell’omonimo Santo “Apostolo della Germania”(675-754). Conobbe successivamente San Romualdo e si fece suo discepolo, riassumendo l’insegnamento del maestro sul cammino spirituale del monaco con la seguente affermazione: “Per coloro che cercano la via del Signore c'è una triplice opportunità: per i novizi che vengono dal mondo il desiderato cenobio; per i maturi assetati del Dio vivo l'aurea solitudine dell'eremo; per quelli infine che bramano sciogliersi da ogni legame ed essere con Cristo, il Vangelo tra i pagani”. Nel 1004 fu consacrato arcivescovo per le missioni in Oriente e inviato ad evangelizzare dal Papa Silvestro II. Con una lettera del 1008 ammonì severamente l’imperatore Sant’Enrico II che combatteva contro il duca polacco Boleslao I, invitandolo alla riconciliazione. Si recò missionario in molte terre dell’Europa centro-orientale e scrisse le vite dei primi martiri di quelle regioni, tra cui quella di Sant’Adalberto, vescovo di Praga. Insieme con 18 compagni, il 9 marzo 1009 subì egli stesso il martirio per mano dei baltici della Prussia Orientale, in un luogo lungo il confine polacco-lituano-ruteno, probabilmente Giżycko. La sua azione missionaria venne ricordata da Giovanni Paolo II nell’omelia nella Cattedrale di Gniezno il 3 giugno 1979 e nella Lettera Apostolica “Euntes in mundum” (25 gennaio 1988) per il millennio del “Battesimo” della Rus’ di Kiev. (M.V.)

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    Australia: campagna delle Pom per la salvaguardia del Creato

    ◊   Tutelare il pianeta e salvaguardare il Creato, doni di Dio, dando un contributo effettivo al problema dell’emergenza climatica: è questo l’obiettivo centrale di una nuova campagna delle Pontificie Opere Missionarie australiane che si sono unite alla grande mobilitazione lanciata di recente da numerose associazioni e Ong del tessuto sociale australiano. La finalità comune è quella di fare pressioni sul governo del Paese, perché prenda adeguate misure a livello nazionale e internazionale per il sostegno alle energie rinnovabili, per la creazione di una civiltà sostenibile, rispettosa delle risorse della natura e del creato. Le Pom stanno portando avanti tale campagna soprattutto nelle scuole, ma la sensibilizzazione non si ferma all’interno dell’Australia: toccherà scuole e comunità in altri continenti, dove le Pom sostengono progetti di istruzione, cooperazione e sviluppo. Le comunità religiose in Australia stanno istruendo i propri fedeli sulla questione dei cambiamenti climatici e sui doveri di ciascuno, cercando di agire secondo stili di vita improntati alla responsabilità sociale e alla sobrietà. Le Pontificie Opere Missionarie in Australia – ricorda l’agenzia Fides - operano da oltre 185 anni per sensibilizzare e motivare i fedeli australiani nelle parrocchie, nelle scuole, nelle associazioni e movimenti, per mostrare come il Vangelo di Gesù chiama ogni credente a farsi missionario. (A.L.)

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    Iniziative a Roma per la Festa di San Giovanni Battista

    ◊   Da domani al 24 giugno il sagrato della Basilica Lateranense sarà un’esplosione di luci, sapori e suoni per la festa di San Giovanni Battista. La manifestazione si concluderà con la Messa del cardinale Agostino Vallini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma. Nell’ambito della festa - rende noto il settimanale diocesano RomaSette - è previsto anche il concerto gratuito del cantante Angelo Branduardi. Nell’ampio spazio antistante la Basilica troveranno inoltre posto rappresentanti degli antichi mestieri, dal ciabattino all’impagliatore. “Vogliamo riportare l’attenzione sulle tradizioni romane - osserva mons. Ottavio Petroni, camerlengo del capitolo della Basilica - che purtroppo si vanno indebolendo. La gente non trova più nelle strade e nelle piazze della Capitale i luoghi del vivere insieme. Invece è nell’incontro con il fratello che si realizza la massima espressione spirituale... si arriva al perdono”. Per questo lo slogan scelto per la manifestazione è un’esortazione romanesca: “Perdonamose!”. (A.L.)

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    Atene: domani cerimonia di inaugurazione del nuovo museo dell’Acropoli

    ◊   E’ tutto pronto ad Atene per l’inaugurazione, domani, del nuovo museo dell’Acropoli, progettato dall’architetto svizzero Bernard Tschumi e costato 130 milioni di euro. L’edificio, situato proprio sotto il Partenone, è stato concepito su tre piani che, grazie all’utilizzo del vetro, sfrutteranno in larga parta la luce naturale. Particolare attenzione – sottolinea l’agenzia di stampa ‘Il Velino’ - è stata rivolta alla qualità ambientale e alla resistenza sismica. Sono oltre quattromila le opere esposte: dai manufatti riportati alla luce dalle pendici dell’Acropoli, agli oggetti risalenti all’epoca del Partenone, fino ai reperti romani. Sono esposti anche i rilievi dei frontoni del tempio, le celebri cariatidi dell’Eretteo e i fregi del Tempio di Atena Nike. Tra i gioielli custoditi, c’è poi la metà del fregio che ornava la facciata del Partenone. L'altra metà resta invece al British Museum di Londra, nonostante la Grecia ne chieda da quasi mezzo secolo la restituzione. Alla cerimonia di inaugurazione è prevista la partecipazione, tra gli altri, del presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, e del direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuura. E’ prevista per l’occasione una spettacolare manifestazione artistica. Durante la cerimonia - ha anticipato infine il ministro della Cultura Andonis Samaras - verranno svelate due “sorprese”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Spagna: torna il terrorismo nei Paesi Baschi. Ucciso un ispettore impegnato nella lotta contro l'Eta

    ◊   È un agente dell'antiterrorismo spagnolo la vittima dell'attentato dinamitardo avvenuto oggi ad Arrigorriaga, presso Bilbao, nei Paesi Baschi. La bomba che è esplosa questa mattina in un parcheggio, era stata piazzata nell’auto della vittima, l'ispettore capo di polizia Eduardo Puelles Garcia, 49 anni, impegnato nel contrasto ai terroristi dell'Eta. Non è pervenuta ancora alcuna rivendicazione, ma il capo del governo regionale, esprimendo la sua ferma condanna, ha attribuito l’azione al gruppo indipendentista basco. Una “energica condanna” per un assassinio definito “ignobile” è arrivata anche dall’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Il servizio di Isabella Piro:

    “In ogni crimine terrorista - scrive il cardinale Rouco Varela - si distrugge e si disprezza nel modo più vile ed irreparabile il sacro diritto alla vita umana e, al contempo, si attenta brutalmente alle radici stesse della pace e della convivenza sociale”. Ribadendo che “la vita di ogni essere umano è un bene fondamentale, sacro ed intangibile”, il porporato sottolinea che “il diritto alla vita non è a disposizione di nessuno e non può essere violato. Nessuna ragione potrà mai giustificare la soppressione di questo diritto”. Manifestando poi vicinanza e solidarietà alla famiglia della vittima, l’arcivescovo di Madrid ricorda l’Istruzione Pastorale della Conferenza episcopale spagnola, pubblicata nel novembre del 2002 ed intitolata “Valutazione morale del terrorismo in Spagna, delle sue cause e delle sue conseguenze”. Nel documento, si spiega a tutta la comunità diocesana che “tra i primi doveri dei cristiani e delle loro comunità c’è il sostegno e l’attenzione pastorale delle vittime del terrorismo”. Il cardinale Rouco Varela esorta infine tutti i fedeli a chiedere “la conversione a Dio, unica fonte della vita e della vera pace”, perseverando nella preghiera “perché cessi e scompaia definitivamente il terrorismo, insieme a tutti i germi della violenza, perché il Signore converta i terroristi ed i loro istigatori e conceda la sua protezione alle vittime e a tutti doni quella pace che solo Lui può dare”.

     
    Unione Europea
    Nella seconda giornata del vertice del Consiglio europeo, i leader Ue sono arrivati ad un accordo sulle garanzie richieste dall’Irlanda, in materia di questioni etiche e fiscali, per indire un secondo referendum per l’approvazione del Trattato di Lisbona già bocciato dagli irlandesi. Il nuovo referendum si terrà entro il prossimo ottobre. Le garanzie concesse a Dublino saranno vincolanti, ma non avranno bisogno di un’apposita ratifica di tutti i Paesi dell’Unione. Ieri, è stata la volta delle nuove nomine. I Ventissette dell'Ue hanno deciso di sostenere la candidatura di Josè Manuel Barroso per un secondo mandato alla guida della Commissione europea. Dibattito ancora aperto invece per la scelta del presidente del parlamento europeo tra l’italiano, Mario Mauro, ed il polacco, Jerzy Buzek.

    Coera del Nord
    Si inaspriscono sempre di più i toni tra la comunità internazionale e la Corea del Nord. Il ministro della Difesa statunitense, Robert Gates, ha ordinato il rafforzamento delle difese delle isole Hawaii in seguito alle notizie di un nuovo test missilistico nordcoreano a lungo raggio nelle acque dell’Oceano Pacifico. Gates non ha minacciato esplicitamente di abbattere il missile di Pyongyang, ma ha detto che gli Stati Uniti "sono in una buona posizione, se fosse necessario, per proteggere il territorio americano". La preparazione del test balistico preoccupa anche la Russia: il vicecapo di stato maggiore delle Forze armate, il generale Alksandr Buturin, ha assicurato che il razzo sarà abbattuto qualora dovesse dirigersi verso il territorio russo.

    Pakistan
    Ancora violenze in Pakistan. Almeno quindici persone sono rimaste ferite - cinque in modo grave - in una potente esplosione avvenuta in un parcheggio per taxi a Dera Murad Jamali. Intanto, nel nordovest del Paese prosegue l’offensiva dell’esercito contro i talebani. Oggi, l'aviazione militare ha compiuto varie incursioni nel territorio del Waziristan meridionale, considerato il quartier generale del capo talebano, Baitullah Mehsud. Attacchi si registrano anche da parte dei miliziani integralisti che hanno fatto saltare due licei nelle aree tribali al confine con il Pakistan. Il numero delle scuole, per lo più femminili, distrutte dai fondamentalisti islamici ha raggiunto quota 49.

    Terrorismo: Algeria 24 gendarmi uccisi
    Gruppi terroristici legati ad Al Qaida continuano a insanguinare il nord dell’Algeria, vittima da oltre 15 anni degli attacchi dei gruppi armati di ispirazione salafita. E’ di ieri pomeriggio l’ultimo assalto, costato la vita a più di 20 gendarmi di scorta ai lavoratori di una società cinese, impegnata nella costruzione di una tratta dell’autostrada est-ovest.

    Medio Oriente
    Una delegazione del movimento integralista Hamas è giunta ieri al Cairo, in Egitto, per l’ultima fase dei colloqui con gli altri gruppi politici palestinesi, in particolare con Al Fatah. Secondo la stampa israeliana, l'Egitto sta inoltre esercitando pressioni su Hamas affinché ammorbidisca le proprie posizioni in vista di uno scambio di detenuti con Israele che includa la liberazione del caporale Ghilad Shalit, prigioniero a Gaza da tre anni. Si riunirà, intanto, il prossimo 26 giugno a Trieste il Quartetto per la pace in Medio Oriente, composto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite.

    Italia disoccupazione
    Dopo 14 anni di crescita continua, cala l’occupazione in Italia. Nel primo trimestre del 2009, gli occupati sono scesi di 204 mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La flessione ha penalizzato soprattutto i giovani, il sud della Penisola e i lavoratori autonomi. Il tasso di disoccupazione raggiunge così il 7,9%, il dato più alto dal 2005.

    Nuova Influenza: Oms, bilancio salito
    Il virus A/H1N1 della Nuova influenza ha contagiato 39.629 persone in 89 Paesi, causando 167 morti. E’ l’ultimo bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), diffuso ieri sul proprio sito Internet. I Paesi con più vittime e contagi restano Messico e Stati Uniti. Salito a 81 il numero di casi in Italia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 170
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