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Sommario del 18/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa nella Lettera per l'apertura dell'Anno Sacerdotale invita i sacerdoti ad essere come il Santo Curato d'Ars "pastori secondo il cuore di Dio"
  • Mons. Piacenza: San Giovanni Maria Vianney, sacerdote di straordinaria modernità, capace di pagare di persona per la salvezza del mondo
  • Medio Oriente e Africa al centro dell’udienza del Papa al presidente di Malta
  • Altre udienze e nomine
  • Sinodo dei Vescovi: consenso sul documento da presentare al Papa in vista dell’Esortazione post-sinodale sulla Parola di Dio
  • Eccezionale restauro del colonnato di Piazza San Pietro. Intervista al direttore dei Musei Vaticani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Corea del Nord minaccia di attaccare gli Usa
  • Decine di morti in Somalia: ucciso il ministro della Sicurezza
  • I leader religiosi al G8: ripartire dai valori spirituali per affrontare le emergenze del XXI secolo
  • Domani sera in Piazza San Pietro, veglia di preghiera per Benedetto XVI
  • Aperto a Roma il Congresso della Federazione italiana scuole materne
  • Chiesa e Società

  • Orissa: lontano il ritorno alla normalità dopo le violenze anticristiane
  • Religiose d'Europa in rete per combattere la tratta delle persone
  • Africa: per l'acquisizione delle terre l’Onu chiede regole chiare
  • Madagascar: mezzo milione di persone a rischio carestia
  • Comboniani: campagna di diffamazione contro un missionario in Kenya
  • Documento finale della plenaria del Consiglio Missionario della Nigeria
  • Costa d'Avorio: il nunzio esorta gli ivoriani ad impegnarsi per la pace
  • Vacanze di pace per 2000 bambini saharawi
  • Cuba: pubblicato il regolamento per il “Premio Padre Varela 2009”
  • I vescovi del Nicaragua: il presidente Ortega governi in modo trasparente
  • La Chiesa boliviana avvia il rinnovamento pastorale
  • Corea del Sud: leader religiosi auspicano il rafforzamento della democrazia
  • Cina: lettera del vescovo di Feng Xiang per l’Anno Sacerdotale
  • Il Patriarca di Lisbona: la verità della Messa al centro dell'Anno Sacerdotale
  • La visita a Roma del neo Patriarca di Antiochia dei Siri
  • Gerusalemme: giornata di studio sul Patriarcato latino in Terra Santa
  • Agenzia di stampa palestinese inaugura una sezione del sito in ebraico
  • Notte Bianca della prevenzione e della ricerca promossa dall'Ospedale Bambino Gesù
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuova manifestazione dell’opposizione in Iran
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa nella Lettera per l'apertura dell'Anno Sacerdotale invita i sacerdoti ad essere come il Santo Curato d'Ars "pastori secondo il cuore di Dio"

    ◊   Un anno per “promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”: è quanto auspica il Papa nella Lettera indirizzata ai “fratelli nel sacerdozio” in occasione dell’Anno Sacerdotale che aprirà domani sera nella Basilica di San Pietro con la celebrazione dei Secondi Vespri nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e nella Giornata di preghiera per la santificazione del clero. Una iniziativa voluta da Benedetto XVI in coincidenza con il 150.mo anniversario del “dies natalis” di San Giovanni Maria Vianney, Patrono dei parroci, morto il 4 agosto del 1859. Il servizio di Sergio Centofanti:
     
    La Lettera propone ai sacerdoti di tutto il mondo un percorso semplice e concreto sull’esempio del Curato d’Ars. Il Papa sottolinea anzitutto “l’immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità”. Ricorda le “fatiche apostoliche”, il “servizio infaticabile e nascosto” e la carità di tanti preti, dediti senza riserve al servizio di Dio e del prossimo “pur tra difficoltà e incomprensioni”, talora tra persecuzioni “fino alla suprema testimonianza del sangue”. Rileva con amarezza “anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. E’ il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto”.

     
    Quindi indica con semplicità gli elementi che hanno fatto del Curato d’Ars “un pastore secondo il cuore di Dio”: prima di tutto era un uomo “umilissimo” ma nello stesso tempo “consapevole, in quanto prete” di essere per la sua gente “uno dei doni più preziosi della misericordia divina”. “Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di responsabilità”: “Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra – diceva – moriremmo: non di spavento, ma di amore”. Sapeva di essere chiamato “ad incarnare la presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica”. “Ciò che per prima cosa dobbiamo imparare” – scrive Benedetto XVI – è la “totale identificazione” del Curato d’Ars col suo ministero. “Non si tratta certo – aggiunge – di dimenticare che l’efficacia sostanziale del ministero resta indipendente dalla santità del ministro; ma non si può neppure trascurare la straordinaria fruttuosità generata dall’incontro tra la santità oggettiva del ministero e quella soggettiva del ministro”. Così il Vianney “visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa … si occupava delle orfanelle … si interessava dell’istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui”. “Il suo esempio – afferma il Papa sulla scorta del Concilio Vaticano II – mi induce a evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri formano l’unico popolo sacerdotale”.

     
    Ricorda poi la testimonianza quotidiana del Curato d’Ars: la preghiera davanti al Tabernacolo, la Messa, la Confessione. “Era convinto che dalla Messa dipendesse tutto il fervore della vita di un prete”. “La causa della rilassatezza del sacerdote – diceva – è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio – esclamava – come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!”. Il Papa esorta poi, sull’esempio del Vianney, ad avere “un’inesauribile fiducia nel sacramento della penitenza” e “a rimetterlo al centro delle … preoccupazioni pastorali”. Il Santo Curato restava a volte nel confessionale fino a 16 ore al giorno: incoraggiava gli afflitti, scuoteva i tiepidi, riuscendo a “trasformare il cuore e la vita di tante persone” perché sapeva far percepire “l’amore misericordioso del Signore”. Ars era diventato “il grande ospedale delle anime”. “La grande sventura per noi parroci – diceva – è che l’anima si intorpidisce” abituandosi “allo stato di peccato o di indifferenza” di tanti fedeli. Per questo praticava un’ascesi severa con veglie e digiuni. Ad un confratello sacerdote dette un giorno questa spiegazione: “Vi dirò qual è la mia ricetta: do ai peccatori una penitenza piccola e il resto lo faccio io al loro posto”. “Le anime – nota il Pontefice – costano il sangue di Gesù e il sacerdote non può non dedicarsi alla loro salvezza se rifiuta di partecipare personalmente al ‘caro prezzo’ della redenzione”.

     
    Benedetto XVI esorta i sacerdoti, sulla scia di questo santo, a vivere come lui il “nuovo stile di vita” inaugurato da Cristo seguendo i tre consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza come “ la via regolare della santificazione cristiana” da praticare secondo il proprio stato. In quanto povero il Curato d’Ars poteva dire: “Il mio segreto è semplice: dare tutto e non conservare niente”. Mentre la sua castità “brillava nel suo sguardo” quando si volgeva verso il Tabernacolo “con gli occhi di un innamorato”. E totalmente obbediente affermava: “Non ci sono due maniere buone di servire Dio. Ce n’è una sola: servirlo come lui vuole essere servito”.

     
    Rivolge poi ai sacerdoti “un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità”. Sottolinea inoltre la necessità della “comunione fra i sacerdoti col proprio vescovo” in “una fraternità sacerdotale effettiva ed affettiva. Solo così – ha spiegato – i sacerdoti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima predicazione”. Il Papa ricorda infine con Paolo VI che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” e, affidando l’Anno sacerdotale alla Vergine Maria, conclude la Lettera con queste parole: “Cari sacerdoti, Cristo conta su di voi. Sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!”

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    Mons. Piacenza: San Giovanni Maria Vianney, sacerdote di straordinaria modernità, capace di pagare di persona per la salvezza del mondo

    ◊   Sulla Lettera del Papa i sacerdoti e sull’Anno Sacerdotale Roberto Piermarini ha raccolto il commento di mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero:

    R. - Innanzitutto, desidero esortare tutti i sacerdoti a leggere, con calma ed attenzione, magari nella meditazione quotidiana,lo scritto del Papa. Esso costituisce un significativo percorso che esorta, innanzitutto, a riscoprire la grandezza del dono ricevuto. Il Sacerdozio è il dono più grande che un uomo possa ricevere da Dio, e da questa verità è sempre necessario ripartire! Il Santo Padre sottolinea, nella Lettera, la totale identificazione, in San Giovanni Maria Vianney, tra la sua persona ed il ministero affidatogli da Dio nella Chiesa. Ritengo che questo dato possa essere identificato come la “chiave di volta” di tutto lo scritto papale. In un contesto spesso ostile al sacerdote, o nel quale egli è tentato di “normalizzare” la propria presenza nel mondo, per evitare le tensioni o perché, addirittura, è egli stesso secolarizzato, in un contesto nel quale si può essere tentati di interpretare il ministero come una “cosa da fare” piuttosto che come “la natura del proprio essere”, l’indicazione del Papa giunge particolarmente felice! Il vero rinnovamento interiore e spirituale dei Sacerdoti, al cui servizio l’intero Anno Sacerdotale si pone, parte, ed ha come fine, proprio la riscoperta di questa identificazione. Essa è un oggettivo dato sacramentale, perché è sempre I'uomo concreto che viene ordinato sacerdote, che domanda, tuttavia, di crescere anche come dato spirituale e, oserei dire, anche psicologico: sapere che la propria persona cresce nell’acquisizione dell’ identità sacerdotale, è sempre fondamentale per non vivere sterili e frustranti dualismi e, soprattutto, per fuggire la tentazione latente del “funzionalismo”. Tale identificazione, poi, tra persona e missione, conduce il Sacerdote ad essere disponibile e ad immolarsi, come Cristo Signore, per la salvezza delle anime, celebrando e partecipando interiormente al sacrificio della Messa e vivendo una vera a propria tensione particolare verso il sacramento della riconciliazione. I Sacerdoti, come ricorda il Santo Padre, non devono mai rassegnarsi a vedere disertati i propri confessionali.

     
    D. – A poche ore dall’inizio dell’Anno sacerdotale - che si aprirà con la Celebrazione dei Vespri della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, presieduta dal Santo Padre - quale clima si respira?

     
    R. - Mi sembra un ottimo clima! Da quando il Santo Padre ha comunicato l’indizione, lo scorso 16 marzo, dell’Anno Sacerdotale, un grande movimento ha iniziato ad esserci, sia in Urbe, sia, soprattutto, ed è l'elemento più interessante, in tutte le Chiese particolari. La Congregazione per il Clero, incaricata dal Santo Padre di coordinare le iniziative, è in contatto con tutte le Diocesi e le Conferenze episcopali nazionali, per suggerire, incoraggiare, sostenere, fornire materiale eccetera. La risposta è molto ampia e positiva ed è come se si intuisse che davvero lo Spirito ha suggerito al Papa questa iniziativa, che trova riscontro nelle attese di molti. Domani ci sarà l’inaugurazione dell’Anno, in San Pietro, con l’accoglienza della Reliquia del cuore di San Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, un momento di Adorazione Eucaristica, il Vespro e la riflessione del Santo Padre. So che anche in molte Diocesi del mondo, i Vescovi hanno indetto analoghe veglie di preghiera nelle Chiese Cattedrali o nei Santuari, per condividere con i Sacerdoti la gioia di questo anno di grazia ad essi dedicato.

     
    D. - ln quest’Anno, il Curato d’Ars, già patrono dei Parroci, sarà proclamato patrono di tutti i Sacerdoti. Che significato ha questa scelta?

     
    R. La patronalità, ordinariamente, è un affidamento ed insieme l’indicazione di un modello. Il Santo Curato è certamente modello insuperato di tutti i Sacerdoti in “cura d’anime”, come si suol dire: cioè direttamente impegnati nella pastorale parrocchiale o in tutti quegli ambiti nei quali il contatto diretto con i fedeli laici è più immediato, che è, poi, la stragrande maggioranza dei Sacerdoti cattolici. Con l’estensione, tuttavia, della patronalità, è come se il Santo Padre dicesse che San Giovanni Maria Vianney è un modello, non solo in quanto parroco, ma proprio in quanto sacerdote. Il suo modo di rispondere e realizzare la chiamata di Dio e di essere sacerdote è, ancora oggi, modello ed esempio per tutti noi. Egli ha sempre avuto fortissimo il senso della grandezza del Sacerdozio, dell’inadeguatezza alla propria persona, della necessità di una continua preghiera. Nel curato d’Ars risplende, con fulgida luminosità, il “tutto per Dio e nulla per se stessi, che deve caratterizzare ogni resistenza sacerdotale, insieme a quel tratto e quella carità pastorale che commuovevano i suoi penitenti, spingendoli alla Riconciliazione Sacramentale. Abbiamo bisogno di Sacerdoti così! Innamorati di Cristo, capaci di commuoversi per i misteri che celebrano, per la Divina Presenza del Signore nel tabernacolo, per la conversione di un peccatore. Capaci, come il Curato d’Ars, di pagare di persona per la salvezza del mondo. Ecco, credo che tutto questo possa e debba significare l’estensione della patronalità. Il curato non è modello solo per chi si riconosce in una determinata spiritualità, ma è modello per tutti, perché piena imitazione dell'Unico Eterno Sacerdote, e modello supremo, che è Cristo stesso.

     
    D. - Ma non è un modello ottocentesco, forse un po’ superato dalle moderne
    esigenze della Pastorale?

     
    R. Vede, leggendo attentamente la biografia del Santo Curato, se è vero che alcune espressioni o taluni atteggiamenti possono apparire “datati”, è ancora più vero che il nucleo del suo pensiero e del suo ministero è assolutamente attuale, anzi direi davvero “moderno”. Utilizzando un linguaggio oggi diffuso, potremmo dire che Egli è stato davvero un “prete di frontiera”, parroco in una comunità poverissima e difficile, nella quale la fede era debole ed i costumi piuttosto rilassati. Certo, invece che appiattire il proprio essere ed il proprio ministero sul livello della vita sociale che ha incontrato, ha saputo rispondere con straordinaria intelligenza pastorale, vivendo, egli per primo, una radicalità che, progressivamente, ha contagiato tutta la comunità a lui affidata. Sono queste le reali esperienze “di frontiera” che ci sono care! Immagini cosa volesse dire, a metà ottocento, per esempio, tenere, vicino la canonica, in convitto per delle ragazze disagiate, talvolta perfino “discusse” moralmente, per esercitare l’accoglienza e la carità! Altro che modello sorpassato! Per non parlare poi di quel che era la Francia post-rivoluzionaria con tutta la violenza anticristiana che la rivoluzione ha portato con sé, non molto dissimile da alcuni attacchi che ancora oggi vengono sferrati contro la Chiesa! Egli ha esemplarmente vissuto lo sforzo di rimanere fedele a Roma ed insieme servire, talora perfino nella persecuzione, la causa di Cristo e del Vangelo. No, il Curato d'Ars non è un modello ottocentesco, anzi! E’, di straordinaria modernità e poi, lo sappiamo, la santità è sempre attuale e giovane, perché attuale e giovane è la Chiesa ed è Cristo Risorto.

     
    D. - Verrà anche pubblicato un vademecum per Confessori?

     
    R. Sì è in previsione la pubblicazione, durante l’Anno Sacerdotale, di un vademecum. Da più parti, infatti, si segnala, come il sacramento della riconciliazione stia attraversando un momento di profonda crisi, almeno a livello di numeri! Paiono essere sempre meno le persone che avvertono la differenza chiara tra bene e male, tra verità e menzogna, tra peccato e virtù e che, conseguentemente, desiderano accostarsi alla riconciliazione. D’altro canto, sia a causa della diminuzione del numero dei sacerdoti, sia per un malinteso fraintendimento della stessa azione pastorale, non è sempre agevole trovare un sacerdote disposto ad ascoltare le confessioni dei fedeli. Il Santo Curato d’Ars, invece, stava anche sedici ore al giorno in confessionale, divenendo davvero, la sua parrocchia, “l’ospedale delle anime”. Il Vademecum per i confessori dovrebbe aiutare a riscoprire la bellezza della celebrazione di questo sacramento, sia per il sacerdote sia per il penitente, ed eventualmente evidenziare come esso sia in stretta connessione con I'identità stessa del sacerdote che riceve da Cristo Signore il mandato esplicito: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete io peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (cf. Gv 20,19-23).

     
    D. - La congregazione, sarà presente a partire da domani, nella rete di Internet, con uno specifico sito dedicato all’Anno Sacerdotale:www.annussacerdotalis.org. Perché questa scelta e come è strutturato?

     
    R. - Il sito verrà aperto domani, 19 giugno, Solennità del Sacro Cuore ed inizio dell’Anno Sacerdotale e si protrarrà fino alla stessa celebrazione del 2010 (11 di giugno). Comunque, tutto il materiale che lungo l’anno arricchirà questo sito specifico, resterà sempre disponibile nel nostro già noto sito della Congregazione. (www.clerus.org). Il sito, come tutte le pagine in internet, è composto da diverse aree, che speriamo poter incrementare nel corso dell’anno. Cominciando dal Santo Curato d’Ars, proponiamo diversi profili di santi sacerdoti. Segue la dottrina dei Padri della Chiesa ed il Magistero della Chiesa sul sacerdozio. Lungo l’Anno Sacerdotale intendiamo offrire una serie di studi - teologici, canonici, spirituali, ecc. - che possano formare una vera e propria biblioteca sul sacerdozio, che faremmo con la collaborazione di diverse università e di singoli provati autori. La preghiera “dei” e “per” i sacerdoti è un'altra area della nostra page, dove andremo a proporre delle preghiere che lungo la storia hanno nutrito la vita e la spiritualità dei sacerdoti, eppure l’invito a che tutta la Chiesa preghi per i suoi sacerdoti, con l’iniziativa che portiamo felicemente avanti da ormai un anno, sulla Adorazione Eucaristica e la Maternità Spirituale. A queste aree se ne aggiungono altre due che conterranno, rispettivamente, messaggi e meditazioni sia del Cardinale Prefetto che dell’Arcivescovo Segretario, con scadenza mensile. Esse scandiranno l’intero anno con pensieri e meditazioni utili ai singoli sacerdoti come ai vescovi per giornate sacerdotali, ritiri, ecc. E’ prevista un’area nella quale i sacerdoti possono iscriversi per poter ricevere non solo quest'anno ma anche in futuro validi sussidi per la propria formazione permanente. Finalmente le news presenteranno le novità che potranno sorgere come iniziative tanto in Roma come nel resto del mondo. Come il nostro sito clerus.org, il nuovo sito si propone di essere accessibile a quelle fasce d’utenza che hanno diverse tecnologie o capacità. Per questo, innanzitutto con la versione testuale si dà accesso a coloro che hanno collegamenti ad internet di bassa velocità e quindi non possono spendere tempo di connessioni scaricando immagini o siti complessi nella loro struttura. Allo stesso tempo, questo sito testuale è predisposto per essere consultato dai non vedenti con i loro sistemi vocali.Inoltre, sempre pensando a coloro che hanno meno risorse il sito annussacerdotalis.org prevede non solo la lettura on line dei documenti presentati, ma pure il fatto di poterli scaricare nel proprio computer in un formato compresso, in maniera da ottimizzare i tempi di collegamento, e quindi i costi. Finalmente, per coloro che non hanno un collegamento ad internet, abbiamo previsto che alla fine dell’anno sacerdotale il sito produca un cd da poter distribuire fra di loro, tenendo conto che il materiale che potremmo raccogliere lungo questo anno di grazia resta per sempre un materiale utile e proficuo per la vita e il ministero dei sacerdoti.

     
    D. - L’Anno si concluderà con un evento mondiale per i Sacerdoti a Roma. Può
    farci delle anticipazioni in merito?

     
    R. - Come accaduto in passato, con le giornate mondiali per i Sacerdoti organizzate dalla Congregazione per il Clero, ad esempio a Malta o in Messico, si è pensato di chiudere l'Anno Sacerdotale con un'analoga iniziativa nella Città Eterna sulle orme dei Santi Apostoli, e quindi sacerdoti, Pietro e Paolo! L’evento, per cui la “macchina organizzativa” è già avviata, si svolgerà nei giorni 9, 10 e 11 giungo 2010 a Roma e si concluderà con un’Udienza con il Santo Padre in Piazza San Pietro. Certamente sarà un momento di preghiera, di condivisione, di riflessione e di grazia, per il quale sono previsti anche momenti formativi, sacramentali e comunionali. Sarà come l’ite missa est con cui si conclude la Celebrazione Eucaristica: sembra una fine, ma in realtà è un inizio, perché invita a tradurre, nell’esistenza quotidiana, quanto vissuto nella Santa Messa. La giornata mondiale sacerdotale del 2010, vorremmo fosse proprio un sempre nuovo inizio, nella coscienza della fedeltà di Cristo che fonda la fedeltà dei Sacerdoti.

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    Medio Oriente e Africa al centro dell’udienza del Papa al presidente di Malta

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Vaticano il presidente della Repubblica di Malta, George Abela. Nei cordiali colloqui, informa una nota della Sala Stampa vaticana “oltre a riaffermare i saldi vincoli di amicizia tra la Santa Sede e la Repubblica di Malta, sono state affrontate alcune tematiche riguardanti la società maltese, nella quale la Chiesa Cattolica continua a svolgere un ruolo rilevante”. Nell’udienza ci si è inoltre soffermati “sulla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente e all’Africa, e sul contributo positivo che Malta può offrire alla soluzione dei relativi problemi”.

    Il presidente Abela ha successivamente incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani un gruppo di vescovi della Conferenza episcopale del Venezuela, in visita "ad Limina". Sempre oggi, il Papa riceve in udienza il Patriarca della Chiesa Ortodossa di Etiopia.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Belgio l’arcivescovo Giacinto Berloco, finora nunzio apostolico in Venezuela.

    In Australia, il Papa ha nominato vescovo di Sale mons. Christopher Prowse, finora vescovo titolare di Baanna ed ausiliare di Melbourne.

    In Messico, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Texcoco mons. Juan Manuel Mancilla Sánchez, finora vescovo di Ciudad Obregón.

    In Slovenia, il Papa ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Maribor, presentata da mons. Jožef Smej per sopraggiunti limiti d’età.

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    Sinodo dei Vescovi: consenso sul documento da presentare al Papa in vista dell’Esortazione post-sinodale sulla Parola di Dio

    ◊   Un’approfondita riflessione sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa e in particolare sulle Lettere di San Paolo ha animato la terza riunione del XII Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, tenutasi il 3 e 4 giugno scorsi. Ne dà notizia, oggi, un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. Nella due giorni di lavori, informa la nota, si sono raggiunti “risultati significativi per la redazione di un testo” che “prossimamente” potrà essere consegnato al Papa in visita della pubblicazione dell'Esortazione Apostolica post-sinodale sul tema: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Si tratta di un lavoro volto a favorire “la venerazione e l’assimilazione della Parola di Dio, l’ascolto e la lettura orante della Bibbia e la sua applicazione nella vita personale, familiare, ecclesiale e sociale”. Nell’incontro è stata inoltre compilata una serie di tre temi da sottoporre al Papa a cui spetta la decisione finale per l’argomento da assegnare alla XIII Assemblea generale ordinaria. Su tale argomento, conclude la nota, saranno elaborati i Lineamenta, dei quali ili Consiglio esaminerà un primo schema nella quarta riunione, in programma nei giorni 24 e 25 del prossimo settembre. (A.G.)

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    Eccezionale restauro del colonnato di Piazza San Pietro. Intervista al direttore dei Musei Vaticani

    ◊   Il colonnato che abbraccia Piazza San Pietro è in questi giorni sottoposto a un eccezionale restauro. Dopo quasi tre secoli e mezzo l'emiciclo ideato dal genio barocco di Gian Lorenzo Bernini aveva ormai bisogno di un rinnovamento totale. I lavori - iniziati a marzo dopo quattro mesi di cantiere pilota e condotti secondo le metodologie più avanzate - riprendono la logica seriale di Bernini procedendo per moduli, in modo da ridurre l'impatto sull'intera piazza. Scopo dell’operazione è ridare stabilità alla struttura che secondo Papa Alessandro VII Chigi, che la commissionò all’artista napoletano, doveva essere: ‘La visibile cavea della Chiesa universale’. Il restauro, richiesto dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, vede come responsabile della direzione artistica il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani: ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – Nel 1657 un grande Papa, che si chiamava Alessandro VII dei Principi Chigi, incontrò proprio qui nei Palazzi Vaticani il più grande architetto del mondo di allora, Gian Lorenzo Bernini. Il Papa lo chiama, e tutti e due si mettono d’accordo sul progetto del colonnato, che circonda da destra e sinistra la piazza, che fino a quel momento era uno spazio vago, uno spazio indefinito. Bisognava sistemare la piazza, darle anche un significato simbolico, trasformarla proprio nella cavea, il teatro dell’ecumene, della Chiesa universale. Il Papa aveva le idee chiare, Bernini altrettanto, e venne fuori questa idea meravigliosa dell’ovato tondo, come si chiamava e si chiama ancora nei manuali di scienza architettonica. 280 colonne, 140 sculture apicali, una montagna di travertino: il tutto era finito 10 anni dopo. Sembra incredibile, ma è così: nel 1667, i due bracci del colonnato già esistevano e le statue erano messe in opera. Il Papa aveva messo due sole condizioni: fare tutto nel tempo più breve possibile – e Gian Lorenzo Bernini rispettò l’impegno – e altra condizione che aveva messo - i tempi sono sempre gli stessi, situazione endemica questa – spendere il meno possibile, perché i soldi non c’erano, erano pochi. E Gian Lorenzo Bernini rispettò anche questo punto. Solo che questo secondo punto qualche conseguenza negativa l’ha portata, perché ha dovuto fare economia e ha dovuto utilizzare un travertino di seconda o di terza scelta. Ed entro subito, quindi, nelle ragioni del restauro. Dopo 300 e più anni è chiaro che i segni di degrado cominciano ad essere evidenti e quindi bisogna intervenire su uno spettro molto ampio di analisi e di interventi, a cominciare dalle coperture, dalla disciplina delle acque meteoriche, dalla sostituzione delle parti lapide più degradate, dal consolidamento delle sculture, che minacciano di staccarsi a pezzi, e che minacciano quindi anche l’incolumità pubblica, evidentemente. Tutte queste cose insieme si faranno in un restauro che sarà affidato alla Società di Costruzioni edili Navarra, che ha vinto l’appalto. Presumibilmente durerà dai quattro ai cinque anni. Presumibilmente, perché come sempre succede, è facile che durerà di più. Presumibilmente costerà circa 20 milioni.

     
    D. – Il costo sarà coperto interamente dagli sponsor?

     
    R. – Sì, perché chi passa per Piazza San Pietro lo può vedere. Adesso c’è l’Enel. Grandi sponsor di assoluto prestigio sono quelli che verranno ospitati nella piazza dove ogni anno fra i 20 e 30 milioni di persone vengono da tutto il mondo. Per lo sponsor è una visibilità assolutamente apprezzata; per il Vaticano significa avere il denaro che, con questi chiari di luna, sarebbe difficile avere altrimenti.

     
    D. – Quale effetto possiamo immaginarci al termine del restauro: una piazza più luminosa?

     
    R. – No, guai se così fosse. I restauri che si mostrano troppo chiaramente sono i restauri peggiori. Sarà un restauro che non si vede: questo è il mio obiettivo e il mio augurio. Vogliamo soltanto mettere il porticato del Bernini in condizione di vivere per il tempo più lungo possibile, nelle condizioni migliori. E’ questo quello che si deve chiedere al restauro. Guai a chiedere qualcos’altro.

     
    D. – Il Papa si è interessato personalmente ad un progetto che coinvolge quello che è il “teatro” delle sue udienze del mercoledì o dell’Angelus della domenica?

     
    R. – Sì, immagino che il Papa sappia di questo restauro, anche perché fisicamente lo vede. E credo, sono convinto, che ne sarà contento, quando il risultato sarà raggiunto, perché in forma simbolica, in forma metaforica, il porticato di San Pietro, già al tempo di Alessandro VII Chigi – per questo fu fatto – e ancora oggi, nell’immaginario di tutti, rappresenta la Chiesa universale, che abbraccia il mondo intero. Quale immagine più facile, in un certo senso, più efficace, più suggestiva di questa?

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Testimoni di Dio: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla lettera del Papa ai preti alla vigilia dell’apertura dell’Anno sacerdotale. All’interno, intervista di Mario Ponzi all'arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo la situazione in Iran dopo il contestato voto presidenziale: giornata di lutto a Teheran indetta dagli oppositori di Ahmadinejad.

    Per la finanza selvaggia è l’inizio della fine: Obama lancia la riforma che prevede più poteri alla Federal Reserve.

    Riguardo al Vicino Oriente, l'incontro alla Casa Bianca fra il segretario di Stato americano e il ministro degli Esteri israeliano; Lieberman non cede alle pressioni di Washington e ribadisce che gli insediamenti continueranno a espandersi.

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    Oggi in Primo Piano



    La Corea del Nord minaccia di attaccare gli Usa

    ◊   “Se gli Stati Uniti e i loro sostenitori violeranno la nostra sovranità il nostro popolo risponderà con un attacco militare senza pietà”. Con queste parole, la Corea del Nord risponde duramente alle dichiarazioni del presidente statunitense Obama, che ieri incontrando a Washington l’omologo sudcoreano Lee Myung Bak, aveva esortato la comunità internazionale ad applicare le nuove sanzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu dopo gli ultimi test missilistici e nucleari del regime nordcoreano. Sulle reali intenzioni di Pyongyang, Roberta Rizzo ha intervistato Maurizio Riotto, docente di Coreano presso l’Università Orientale di Napoli.

    R. – Io credo che la Corea del Nord stia per lanciare l’ennesimo segnale agli Stati Uniti per avviare negoziati bilaterali. Sono più di 30 anni che la Nord Corea insiste perché si arrivi con gli Stati Uniti ad un accordo che eviti i colloqui a sei, perché nei colloqui a sei ci sono dei Paesi che la Corea del Nord non considera degli interlocutori validi. Prima di tutto, il Giappone, ex colonizzatore della penisola, che è sicuramente il Paese proverbialmente e tradizionalmente ostile, non solo alla Corea del Nord, ma a tutta la Corea in genere. Gli statunitensi hanno sempre rifiutato dei colloqui bilaterali. E credo che un segnale ancora più drastico sia che siedano al tavolo delle trattative solo la Corea del Nord e gli Stati Uniti.

     
    D. – Secondo lei, le minacce rinnovate di attacchi militari contro gli Stati Uniti e i suoi alleati sono reali?

     
    R. – Dal punto di vista militare, le minacce sono assolutamente irrealistiche. La Corea del Nord non avrebbe affatto il potenziale necessario per arrecare grave nocumento agli Stati Uniti. E’ un estremo tentativo per riavvicinarsi paradossalmente agli Stati Uniti, perché in questo momento il vicino più scomodo della Corea del Nord non sono gli Usa, ma è la Cina, con la quale i rapporti non sono poi così distesi come si fanno apparire. In realtà, sono molto tesi e, negli ultimi anni, si ha sempre più l’impressione che Stati Uniti e Cina, e i grandi del mondo in genere, lavorino per immolare ancora una volta la penisola coreana agli altari della politica internazionale, cioè c’è il pericolo che si arrivi ad un’ennesima spartizione, stavolta definitiva, della penisola coreana, con un sud ormai occidentalizzato e americanizzato ed un nord destinato a passare definitivamente sotto l’influenza cinese. La Corea del Nord potrebbe anche fare la fine del Tibet.

     
    D. – In queste ultime ore, la Corea del Nord ha anche lanciato un nuovo divieto di passaggio per le navi nel Mar del Giappone...

     
    R. – Tutti questi divieti vanno interpretati come un riproporre fortemente da parte della Corea del Nord l’autonomia della Corea, della penisola coreana. Ricordiamo che la Corea del Nord interpreta il proprio ruolo come unico difensore dell’autonomia e quella dignità e coscienza nazionale del popolo coreano che, negli ultimi 150 anni, sono stati brutalmente calpestati. Ancora una volta un messaggio politico, prima ancora che militare.

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    Decine di morti in Somalia: ucciso il ministro della Sicurezza

    ◊   Ancora violenza in Somalia: il ministro della Sicurezza interna, Omar Hashi, è rimasto ucciso questa mattina nell'attentato kamikaze contro un hotel della cittadina di Baladweyn, nella regione centrale al confine con l'Etiopia. Nell'attacco sono morte almeno altre ventiquattro persone. E 10 civili hanno perso la vita, ieri sera, in una moschea di Mogadiscio per un colpo di mortaio che ha raggiunto l’edificio. Il razzo ha colpito la moschea al termine di una giornata di scontri fra milizie islamiche e forze governative, che hanno causato 20 morti. Sugli ultimi fatti di violenza nel Paese del Corno d’Africa, Linda Giannattasio ha raccolto il commento di Enrico Casale, africanista della rivista dei Gesuiti “Popoli”:

    R. – L’attacco di ieri delle forze islamiche fa parte di un’offensiva che gli shebab – l’equivalente somalo dei talebani, cioè delle milizie islamiche fondamentaliste – stanno portando, da qualche tempo, al governo di unità nazionale un tentativo di prendere il controllo dell’ex colonia italiana. Quest’offensiva si collega ai rapimenti che ci sono stati nello Yemen qualche giorno fa, e l’offensiva delle truppe pakistane nelle roccaforti dei miliziani di Al Qaida in Pakistan che c’è stata nelle settimane scorse.

     
    D. – Quale sarà la risposta del governo; il governo riuscirà a riprendere il potere?

     
    R. – Certamente il governo sta contrastando queste milizie islamiche anche con l’appoggio dei circa 3 mila militari della missione di pace dell’Unione Africana in Somalia; le milizie di Al Qaida stanno cercando nuovi territori di appoggio, dopo che son state scacciate o son state molto ridimensionate nelle valli del Pakistan. Si dice che l’obiettivo sia quello di prendere, attraverso gli shebab, il controllo della Somalia o di parti dello Yemen per ricreare quell’ambiente che avevano creato in Pakistan.

     
    D. – Secondo stime Onu, sono circa 250 le persone rimaste uccise da maggio in questi scontri; qual è la condizione della popolazione?

     
    R. – Da quasi 18 anni la popolazione somala vive in condizioni difficilissime, senza un’autorità centrale, vessata dalle milizie dei signori locali; molti giovani, non avendo alternative, si arruolano in queste milizie, tra i fondamentalisti, che rappresentano l’unica possibilità di una qualche attività remunerata per questa gente che è allo stremo.

     
    D. – Quali sono gli scenari futuri?

     
    R. – Se il governo riuscirà, nella controffensiva, a riprendere il potere, potrebbe – grazie all’appoggio della Comunità Internazionale – ripristinare un minimo di autorità statale su quella che era la vecchia Somalia italiana. Viceversa, se dovesse soccombere, potrebbe ricrearsi quel governo fondamentalista governato dalle Corti islamiche; allora si affermerebbe un regime durissimo, non molto dissimile da quello che ha governato l’Afghanistan.

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    I leader religiosi al G8: ripartire dai valori spirituali per affrontare le emergenze del XXI secolo

    ◊   “In un momento di crisi economica che fa crollare molte sicurezze avvertiamo in modo ancora più acuto il bisogno di un orientamento spirituale”: è l’esortazione contenuta nel documento finale dei 129 partecipanti al IV Summit dei leader religiosi che si è concluso ieri a Roma. Il documento verrà consegnato ai leader politici che si riuniranno all’Aquila dall’8 al 10 luglio per il Vertice del G8. Il servizio di Giovanni Ruggero:

    Con rispetto e deferenza, gli uomini e le donne di fede si rivolgono ai potenti della terra. Le religioni vogliono aggiungere la loro voce. Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Cei - che ha organizzato il vertice - spiega che il compito delle religioni non è quello di indicare ricette; tuttavia l’incontro dei leader vuole dire a tutti gli uomini della politica, dell’economia e della cultura, che c’è bisogno di una risurrezione spirituale. Hanno così discusso insieme cattolici e induisti, ebrei e musulmani, scintoisti e buddisti per elaborare il documento che sarà sottoposto all’attenzione dei leader del G8.

     
    Di fronte alle molteplici questioni di carattere politico, economico, sociale ed ecologico che interrogano l’umanità – si legge nel documento approvato a Roma – c’è bisogno della sapienza spirituale di cui le grandi religioni sono depositarie, per orientare le culture e fondare eticamente le risposte alle sfide del mondo contemporaneo. Il summit di Roma guarda in faccia alle povertà della terra e le denuncia, in particolare pone l’attenzione su tre emergenze: l’Africa, prima di tutto. E’ nostro auspicio - si legge nel documento - che la comunità internazionale, ponga l’Africa al centro delle politiche di aiuto allo sviluppo, trovando nuove fonti di finanziamento alla cooperazione e favorendo il coinvolgimento degli Stati e delle società civili dei Paesi africani in una prospettiva di rinascita dell’intero continente.

     
    Poi i cambiamenti climatici, che rendono sempre più urgente e attuale un impegno per la salvaguardia del Creato. Occorre intervenire – scrivono i leader religiosi – per modificare gli stili di vita, affinché si invertano le tendenze distruttive degli equilibri ambientali che osserviamo con crescente preoccupazione. L’uomo – ammonisce e ricorda il documento – ha ricevuto la Terra in affidamento da Dio; ogni generazione la riceve in prestito e ha il compito di lasciarla integra ai suoi figli. Infine la guerra, chiamata “la madre di tutte le povertà”: da Roma un appello perché sia bandita dalla politica degli Stati come soluzione dei conflitti. Nessuna guerra è inevitabile, la pace è sempre possibile: sia questa la nuova consapevolezza di tutti. La pace è la prima ed essenziale giustizia per ogni popolo della terra.

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    Domani sera in Piazza San Pietro, veglia di preghiera per Benedetto XVI

    ◊   Pregare per il Papa ed il suo Ministero, in spirito di servizio e di amore verso la Chiesa universale: con questo obiettivo si svolgerà domani sera, a partire dalle ore 21, in Piazza San Pietro, una veglia di preghiera per il Santo Padre ed il suo Pontificato. A presiedere la celebrazione sarà il cardinale Angelo Comastri, vicario generale per la Città del Vaticano. Ma come nasce questa iniziativa, giunta alla sua quinta edizione? Isabella Piro lo ha chiesto a don Stefano Tardani, fondatore ed assistente ecclesiastico dell’Associazione “Famiglia Piccola Chiesa-Movimento dell’Amore Familiare”, che ha organizzato l’evento:

    R. - Questa veglia di preghiera vuole esprimere da parte di tanti laici, sacerdoti, consacrati e delle famiglie, l’affetto e l’amore al Santo Padre e alla sua opera nel mondo per il suo Magistero universale tanto prezioso e per i suoi viaggi apostolici. Il Papa stesso ha sottolineato l’importanza della preghiera per lui, come il 19 aprile scorso a Castel Gandolfo, quando ha detto: “Ho sperimentato la comunione che mi circonda e mi sostiene”. Una solidarietà spirituale nutrita essenzialmente di preghiera che si manifesta in mille modi. Il commento ai misteri del Rosario della veglia sono stati scritti dalle famiglie del Movimento che affrontano situazioni e problemi della vita familiare e sociale di oggi e che sono molto attuali e significativi. Poi, per ogni mistero del Rosario verranno letti i brani tratti dal Magistero del Papa.

     
    D. – Quest’anno la veglia segue di poche ore l’apertura dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI per celebrare i 150 anni dalla morte del Santo Curato d’Ars. C’è un legame, quindi, tra questi due eventi?

     
    R. - Sì direi proprio di sì. La veglia che si svolge nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù è il segno della comunione dell’unità della Chiesa che unisce tutti, sacerdoti e laici, intorno alla figura e alla missione del Santo Padre.

     
    D. – Quali sono gli ambiti nei quali opera il Movimento dell’amore familiare?

     
    R. – Il Movimento dell’amore familiare svolge la sua attività nell’evangelizzazione della vita e dell’amore umano e aiuta e sostiene persone e famiglie nella ricerca del vero bene e della persona, della coppia e della società. Inoltre, affronta i vari problemi del vivere quotidiano con una sintesi armonica tra scienza e fede tra antropologia e teologia, in un clima di solidarietà e di fiducia. Svolge, poi, corsi di preparazione di fidanzati al matrimonio aiuta giovani coppie separate o in difficoltà. A giugno organizza questa veglia per il Santo Padre, nella notte di Capodanno ci sarà quella per le famiglie a Piazza San Pietro e in febbraio ce ne sarà una terza nella diocesi per le vocazioni e i sacerdoti.

     
    D. - Perché il Movimento dell’amore familiare indice una veglia per il Papa? Qual è il legame tra la famiglia e il Pontefice?

     
    R. – Direi che il Papa è un punto di riferimento formidabile e importantissimo. E’ punto di conferma dei valori umani e cristiani nella vita e punto di riferimento della dignità di ogni essere umano e della famiglia per un mondo migliore. Il Papa dà forza e ideali alle nuove generazioni, in modo particolare anche alle coppie e alla famiglia stessa: è segno di speranza e di certezza.

     
    D . –Chi partecipa alla veglia ne esce rinnovato. In che senso?

     
    R. – Si sperimenta una comunione, una gioia della preghiera, anche nutriti dalla Parola di Dio, dai messaggi così umani e profondi che toccano la vita di ciascuno e anche dalle parole del Santo Padre nella raccolta dei brani scelti. E’ un arricchimento che riempie il cuore di speranza e di gioia.

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    Aperto a Roma il Congresso della Federazione italiana scuole materne

    ◊   A 35 anni dalla sua istituzione, la Federazione italiana scuole materne (Fism) è riunita da ieri a Roma per il X Congresso nazionale. L'obiettivo è di discutere delle scelte educative e delle attese per il futuro. Ai partecipanti è arrivato anche il saluto del Papa, ieri all'udienza generale, e l'incoraggiamento a continuare l’attività e a sviluppare la presenza sul territorio, concretizzata in 8000 istituti paritari. Le scuole accolgono oltre un terzo dei bambini italiani e senza di esse, spiega il segretario Fism Luigi Morganti, non sarebbe garantito il diritto all’educazione della seconda infanzia. La sua riflessione, al microfono di Gabriella Ceraso.

    R. – Il Papa ha espresso il suo incoraggiamento, il suo apprezzamento vivissimo per quello che facciamo. Ha richiamato ad un’attenzione maggiore all’educazione e ha invitato a proseguire, come abbiamo fatto in questi anni, consapevole anche delle difficoltà oggettive.

     
    D. – Come sintetizzare 35 anni di vita della Fism?

     
    R. – Si può riassumere così: la qualità dell’educazione per noi è un dovere, la parità è un diritto che però va acquisito totalmente, anche sul piano economico.

     
    D. – Tra le questioni di fondo del Congresso, ci sono le ragioni delle scuole dell’infanzia e soprattutto le scelte fatte in materia educativa. Quali sono?

     
    R. – Le ragioni di fondo sono nel servizio. Molte di queste scuole hanno alle spalle oltre un secolo di storia e sono profondamente radicate in queste comunità in cui operano. Il rapporto fiduciario è un elemento culturalmente assai rilevante, nel momento in cui c’è questo riflusso del privato. In secondo luogo, c’è il riconoscimento di una capacità educativa che è la scelta di fondo che proponiamo: è il primato dei bambini e delle bambine, e quindi la scuola e la famiglia al servizio dell’educazione integrale.

     
    D. – Gli ultimi dati Ocse sulla scuola: la primaria va meglio della secondaria. Lo stato di salute della materna quale è?

     
    R. – C’è una fortissima motivazione nel personale che opera in queste scuole. Devo dire che sulla qualificazione, sull’aggiornamento, sulla sperimentazione, l’indicazione è quella di un ulteriore miglioramento. Ed è questo il motivo per cui chiediamo più fondi per una retribuzione corretta del personale.

     
    R. – E’ questa la sfida del futuro per la Fism?

     
    D. – Non è solo questa. Si tratta di coniugare, guardando al futuro, la nostra identità, la nostra storia, le nostre radici e quindi di attualizzarle. Si deve mantenere altissima la qualità delle scuole e, ovviamente, si devono compiere passi concreti sulla via della parità scolastica effettiva.

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    Chiesa e Società



    Orissa: lontano il ritorno alla normalità dopo le violenze anticristiane

    ◊   Nello stato indiano dell’Orissa prosegue a rilento e senza sicurezza il ritorno dei cristiani nei loro villaggi. A fare il punto della situazione è stato il vice-presidente della Commissione nazionale per le minoranze, M. P. Pinto, dopo la visita ai campi profughi presso i villaggi di Baliguda e Raika, nel Khandhamal, il distretto dell’Orissa più colpito dalle violenze indù contro i cristiani. Durante la visita, il 14 e 15 giugno, Pinto ha incontrato alcuni dei 3mila rifugiati, verificando di persona le loro condizioni di vita e la situazione complessiva della zona. Il vice-presidente del Ncm ha potuto constatare i progressi finora fatti per il reinsediamento dei profughi nei loro villaggi. Al termine dei due giorni ha affermato ad AsiaNews: “È un dovere del governo assicurare che non ci sia nemmeno una singola persona che senta il bisogno di restare nei campi profughi”. Pinto ha poi detto che le forze para-militari dovrebbero continuare la loro missione nella regione sino a che la piena normalità non sarà ristabilita ed ha aggiunto che farà richiesta per ottenere un ulteriore dispiegamento di agenti della Central Reserve Police Force (CRPF). Dal 31 maggio i militari schierati nelle zone più calde dell’Orissa a difesa dei cristiani e dei campi profughi hanno iniziato a ritirarsi. In alcune località, soprattutto nella zona di Baliguda e Raika, si sono verificate nuove violenze e roghi di case di cristiani. In occasione della sua visita, Pinto ha inoltre espresso soddisfazione per i progressi dei lavori di ricostruzione della chiese del Khandhamal danneggiate delle violenze e ha confermato che il governo intende destinare 2milioni e mezzo di rupie (circa 37mila euro) per i restauri. Sajan K.George afferma tuttavia che la cifra è insufficiente e che in diverse località dello Stato i lavori vanno a rilento o sono fermi a causa di un conflitto di competenze tra le autorità locali e nazionali. A complicare i restauri e le ricostruzioni concorrono spesso anche i contrasti con le locali comunità indù. Il presidente del Gcic cita l’esempio della chiesa parrocchiale di Batticola: “Gli estremisti indù l’hanno rasa al suolo nell’agosto del 2008 e quindi hanno iniziato a costruire nello stesso luogo un loro tempio. Il governo ha dato l’ordine di fermare i lavori, ma di fatto non permette di ricostruire la chiesa che risale al 1995 e i cristiani della zona continuano a vivere nei campi profughi per timore di altre violenze”. (M.G.)

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    Religiose d'Europa in rete per combattere la tratta delle persone

    ◊   Riunire tutte le religiose delle diverse congregazioni che in Europa lottano contro il traffico e lo sfruttamento di donne e bambini. È l’obiettivo di “Renate”, il progetto varato due mesi fa in Olanda a seguito dell’incontro di 15 religiose di 8 Paesi europei. "Renate" è infatti l’acronimo di Religious in Europe network against trafficking and exploitation e, come ha spiegato al Sir suor Imelda Poole, dell’Istituto Beata Vergine Maria, si tratta anche di un bel nome molto utilizzato nell’Europa dell’Est. L’impegno di “Renate” è al centro del convegno “Religiose in rete contro la tratta”, che si conclude oggi a Roma. “Siamo solo agli inizi – ha detto suor Imelda Poole nel suo intervento -, formeremo un gruppo che si occuperà della comunicazione, un gruppo per l’Europa est, un sito web, una campagna europea per la Giornata europea contro il traffico di esseri umani (18 ottobre) e stiamo organizzando per il 2011 un convegno in Polonia, con 50 religiose dall’Est Europa e 50 dall’Europa occidentale”. Per ora le religiose hanno messo in rete un Forum interattivo che sta raccogliendo adesioni, si chiama “Faith” (Forum against international trafficking in human) ed è all’indirizzo www.renate-europe.net. “Abbiamo molto lavoro da fare – ha aggiunto la religiosa britannica -, raccogliere i contatti, organizzare la rete, anche perché ci sono traffici di ragazze dall’est all’ovest, ma anche dall’Africa e dalla Cina verso l’Europa”. La sfida maggiore, ha poi sottolineato, “è formare una rete che sia veramente efficace ed operativa. Perché da sole non abbiamo potere. Ci dobbiamo assistere l’una con l’altra nel lavoro di lobby, nelle campagne di prevenzione e informazione e nell’assistenza alle vittime. Insieme saremo più forti perché possiamo parlare ad una sola voce, condividere risorse, sostenerci a vicenda”. Tra gli impegni che attendono le religiose europee c’è il lavoro sulla domanda, ossia sui “clienti”: “Dobbiamo cominciare dall’educazione nelle scuole, aiutando i giovani a conoscere cosa c’è dietro il mercato del sesso”. A questo proposito è “molto importante avere il sostegno dei vescovi europei e della Chiesa locale. La gerarchia ecclesiastica, costituita da uomini, deve parlare ad alta voce di questo problema”. A suo avviso “il vero lancio di "Renate" sarà la conferenza del 2011, quando avremo dati reali sulla consistenza e le possibilità della rete europea. Per ora abbiamo una visione e una missione”. Secondo dati recenti forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che ha organizzato il convegno insieme all’Unione internazionale superiore generali, sarebbero circa 500 mila le donne vittime di tratta in Europa. (M.G.)

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    Africa: per l'acquisizione delle terre l’Onu chiede regole chiare

    ◊   Il rapido e costante aumento dell’acquisizione e della locazione delle terre agricole nei paesi del Sud del mondo, accelerato dalla crisi alimentare del 2008, preoccupa le Nazioni Unite. Olivier De Schutter, relatore speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione ritiene sia giunto il momento opportuno affinché nell’agenda agricola del G8 di luglio trovi spazio un fenomeno, denominato anche ‘land grabbing’, che vede sempre più coinvolti i paesi sviluppati e i fondi di investimento con un obiettivo ‘privilegiato’: l’Africa. Secondo alcune stime in circolazione, si legge in un articolo del quotidiano francese ‘Le Monde’, negli ultimi tre anni una porzione equivalente alle terre coltivabili del paese transalpino – da 15 a 20 milioni di ettari – è stata oggetto di transazioni, principalmente nel Continente africano: Repubblica popolare cinese, Corea del Sud, Emirati arabi, Arabia saudita ed Egitto figurano tra i principali acquirenti; alcuni esperti stimano che da qui al 2030 occorrerà ‘trovare’ 120 milioni di ettari di terra supplementare per soddisfare la crescente domanda di prodotti alimentari. “Questi investimenti possono rappresentare una possibilità di sviluppo, creare infrastrutture e lavoro, consentire agli agricoltori di accedere alla tecnologia e ai crediti” ha osservato De Schutter; “Ma – ha aggiunto - possono allo stesso tempo comportare effetti negativi e minacciare sia il diritto all’alimentazione che altri diritti delle popolazioni interessate. Occorrono perciò regole negoziate, in mancanza delle quali i coltivatori sono e saranno espulsi e privati dell’accesso a risorse indispensabili per la loro sopravvivenza”. Il paradosso, secondo il relatore speciale dell’Onu, è che tra le persone più esposte alla crisi alimentare figurano 500 milioni di persone da cui dipende in gran parte il futuro del pianeta, i lavoratori del settore agricolo, e “assicurare loro una protezione adeguata costituirebbe un contributo fondamentale”. De Schutter ha rilevato anche la necessità che gli investimenti siano mirati a progetti con ampio utilizzo di manodopera locale, basati sullo sviluppo sostenibile e nel rispetto dell’ambiente; alle popolazioni locali dovrebbe inoltre essere garantita parte dei raccolti. “Solo un approccio multilaterale – ha detto infine il relatore dell’Onu – consentirà di evitare la concorrenza fra i paesi poveri, desiderosi di attrarre capitali”. (M.G.)

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    Madagascar: mezzo milione di persone a rischio carestia

    ◊   La siccità non da tregua a tutto il sud del Madagascar, dove mezzo milione di malgasci si trovano senza cibo e acqua potabile. L’allarme, raccolto dalla Fides, arriva dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) e dal Fondo della Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF) che hanno iniziato a distribuire aiuti alimentari alla popolazione sebbene siano sufficienti ad appena 116 mila persone delle aree maggiormente colpite nelle regioni meridionali di Androy, Anosy e Atsimo Andrefana. La causa dell’emergenza va fatta risalire alla straordinaria mancanza di piogge durante la stagione estiva, nel mese di marzo e aprile, che ha distrutto il raccolto principale del Paese. Ad Andranovory, una città della provincia di Androy, sono esplosi i prezzi del cibo e dell’acqua potabile. Una tanica di acqua potabile costa 2000 ariary, circa 1 dollaro americano, a fronte di un reddito medio mensile di 26 dollari. Per potersi procurare gratuitamente l’acqua, gli abitanti dell’area devono percorrere a piedi circa 15 chilometri ogni giorno. Anche in questo caso si tratta di acqua inquinata, da utilizzare per abbeverare gli animali o per lavare i vestiti; ma gli abitanti del posto sono così disperati che la utilizzano per cucinare e come acqua potabile. Molte persone per dissetarsi raccolgono l’acqua piovana dalle buche delle strade, per questo le autorità sanitarie hanno segnalato un gran numero di casi di dissenteria. L’unica fonte di cibo è il frutto del Raketa cactus, una pianta comune del deserto. Il frutto, dal gusto simile a una patata dolce, è succoso e calma i morsi della fame, tanto è vero che viene utilizzato dai poveri per sostituire il riso; ma non può essere utilizzato come fonte primaria di sostentamento per lunghi periodi di tempo. Secondo gli esperti la situazione è destinata a peggiorare, perché sono a rischio i raccolti di giugno di sorgo e mais. La siccità ha inoltre compromesso il patrimonio zootecnico del Paese, perché molti bovini sono morti per la mancanza di cibo e acqua. Ad aggravare la situazione anche l'instabilità politica nella quale vive il Madagascar dal gennaio 2009: diverse organizzazioni umanitarie internazionali, infatti, si sono ritirate dal Paese dopo le dimissioni del Presidente Ravalomanana e la formazione, da parte del suo principale oppositore, Andry Rajoelina, di un governo di transizione che non è stato ufficialmente riconosciuto dall’Unione africana, dalla Comunità di sviluppo dell'Africa australe e dalla maggior parte dei Paesi che forniscono assistenza umanitaria al Madagascar. (M.G.)

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    Comboniani: campagna di diffamazione contro un missionario in Kenya

    ◊   “La direzione generale dei missionari Comboniani esprime dolore per le notizie apparse sui media kenyani riguardanti il confratello, padre Renato Kizito Sesana. Avendo avuto modo in questi anni di apprezzarne la grande dedizione missionaria, la suddetta direzione dichiara la sua vicinanza fraterna a padre Kizito in questo momento di prova. Al contempo, confida nella correttezza delle procedure giudiziarie volte ad accertare la verità dei fatti nel pieno rispetto dei diritti della persona”: questo il testo della nota diffusa oggi dal Superiore generale dei missionari Comboniani, padre Teresino Serra, in cui si esprime vicinanza al confratello italiano padre Renato ‘Kizito’ Sesana per accuse che gli sono state rivolte di recente in Kenya. La vicenda – riferisce l’agenzia Misna - viene così ricostruita in un comunicato dell’associazione “Amani”: “Da alcuni mesi è in atto una campagna di diffamazione nei confronti del missionario comboniano padre Renato Kizito Sesana, iniziata con mail anonime che lo accusano di abusi sessuali su minori. Amani, che in lingua kiswahili significa “pace” è un'associazione laica che ha iniziato la sua attività nei primi mesi del 1995, insieme a padre Kizito Sesana. Inoltre è una Organizzazione non governativa (Ong) riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri. L'impegno di Amani e Padre Kizito a favore delle popolazioni africane è rivolto in particolare alla cura, all’educazione e alla crescita dei bambini più soli in Kenya, Zambia e Sudan. Renato Kizito Sesana è dal 1977 che vive e lavora in Africa, dapprima in Zambia, dove dà vita a Koinonia, (che poi crescerà anche in Kenya e in Sudan), una comunità che opera per accogliere i bambini di strada. Grazie all’opera di padre Kizito sono sorti a Nairobi quattro centri di accoglienza per ex-bambini di strada e due centri di prima accoglienza. Padre Kizito, assente dal Kenya da inizio gennaio, è rientrato lunedì 15 giugno perché, informato di cosa stava accadendo, ha deciso di affrontare apertamente le accuse. Ha rilasciato una prima dichiarazione, martedì scorso, in cui afferma: “Permettetemi di essere chiaro. Non ho abusato di nessun bambino. Sono pronto ad affrontare chiunque possa provare il contrario”. Ancora prima di queste dichiarazioni, Padre Kizito, appena rientrato a Nairobi, ha depositato un'ampia e dettagliata ricostruzione dei fatti e delle minacce ricevute nei mesi precedenti, sporgendo denuncia all'ufficio del Cid (Criminal investigation division) di Nairobi. Tra i vari episodi denunciati, è stata depositata anche una dichiarazione giurata di un ragazzo che afferma che gli è stata offerta un'importante somma di denaro per accusare il Padre di abusi di natura sessuale e che al suo rifiuto è stato minacciato. Ci sono altre persone pronte a testimoniare alla polizia di aver subito tentativi di corruzione e minacce con lo scopo di convincerli a dichiarare il falso. Nonostante la difficile situazione, la vita all'interno dei centri e case di accoglienza prosegue con lo svolgersi regolare delle attività educative, grazie al lavoro e alla cura costante di tutti gli operatori". (R.P.)


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    Documento finale della plenaria del Consiglio Missionario della Nigeria

    ◊   Ispirarsi allo zelo di San Paolo per predicare il Verbo Divino. È l’appello lanciato a conclusione dell’Assemblea Plenaria del Consiglio Missionario nazionale che si è tenuto ad Abuja, in Nigeria, dal 10 al 13 giugno. Nel comunicato finale, inviato all’Agenzia Fides, si afferma che “spronato dallo zelo di San Paolo nell’annuncio della Parola di Dio, ogni battezzato è chiamato a predicare la Parola di Dio.”. Ispirandosi alla vita e alla predicazione di San Paolo, si diventa consapevoli che la Parola di Dio è un dono che si manifesta fin dall'inizio della creazione del mondo. Nel corso dell’intera storia, il Creatore pone l'uomo al centro di questa divina comunicazione”. La Chiesa ha quindi il dovere di comunicare la Parola di Dio, adattando ai tempi le modalità con cui viene proposta e trasmessa: “Oggi più che mai vi è la necessità di rendere la Parola di Dio assolutamente accessibile a tutti; di conseguenza, la Parola stampata di Dio deve essere leggibile e priva di errori dottrinali”. Oltre alla stampa, anche “i mezzi audiovisivi devono essere utilizzati nella proclamazione della Parola di Dio”. “I predicatori devono preparare in modo adeguato le omelie per spiegare e illustrare adeguatamente la Parola di Dio”. “Nel trasmettere la Parola di Dio - si sottolinea nel comunicato - la Chiesa dovrebbe tener conto del contesto culturale e della diversità linguistica dei destinatari. Si deve quindi rafforzare l'adattamento alla situazione locale e l'inculturazione della Parola di Dio”. Il Consiglio Missionario nazionale della Nigeria ribadisce inoltre “la necessità di incoraggiare la diffusione della Bibbia cattolica e di distribuire copie della Bibbia agli studenti. La conoscenza e la meditazione della Parola di Dio serve inoltre a rafforzare la testimonianza della comunità cattolica nigeriana: “di fronte alla doppiezza di stile di vita di alcuni cristiani, molti oggi mettono in discussione l'autenticità della nostra testimonianza cristiana. Dobbiamo essere coscienti del fatto che dobbiamo consentire alla Parola di Dio di definire chi siamo e il nostro modo di comportarci in questo mondo per essere fedeli alla nostra identità data da Dio. La Sacra Scrittura è al nostro servizio, ci ricorda il costante bisogno di essere un esempio vivente. Al fine di correggere le diverse attitudini peccaminose presenti nella società nigeriana, occorre impegnarsi nell’annuncio della Parola di Dio. Bisogna anche incoraggiare le persone alla testimonianza di Cristo, accettando la sofferenza e vivendo in conformità con i valori fondamentali della Parola di Dio. Come cristiani – si legge infine nel documento - dobbiamo far sì che la nostra lampada continui ad ardere nel cuore delle tenebre, e non si conformi al buio che è intorno a noi”. (A.L.)

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    Costa d'Avorio: il nunzio esorta gli ivoriani ad impegnarsi per la pace

    ◊   Un invito al popolo di Dio a pregare ardentemente per la pace e per uno svolgimento pacifico del processo elettorale in Costa d’Avorio: lo ha rivolto agli ivoriani il nunzio apostolico mons. Ambroise Madtha, all’apertura, ieri a Yopougon, dei lavori della 88.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale. L’incontro dei vescovi si sta svolgendo al centro Chapoulie, dove mons. Madtha, ricordando il messaggio che Benedetto XVI ha rivolto all’Africa a marzo, prima di lasciare l’Angola, si è rivolto agli ivoriani esortandoli ad essere coraggiosi, a non stancarsi nel far progredire la pace compiendo gesti di perdono, a lavorare per la riconciliazione nazionale, perché mai la violenza prevalga sul dialogo, la paura e lo scoraggiamento sulla fede e il rancore sull’amore fraterno. “Questo sarà possibile – ha detto mons. Madtha – riconoscendosi, gli uni e gli altri, figli dello stesso ed unico Padre del cielo”. Agli elettori, infine, il nunzio apostolico ha ricordato che andare a votare è un dovere e che “la Chiesa continuerà a restare al fianco della gente prima, durante e dopo le elezioni”; inoltre il presule ha pregato Dio perché quanti voteranno possano essere ispirati nella scelta delle persone chiamate alla grave e delicata responsabilità del governo del Paese. (T.C.)


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    Vacanze di pace per 2000 bambini saharawi

    ◊   Oltre 2000 bambini sahrawi saranno ospitati in Andalusia per un soggiorno estivo, in un posto bello e fresco, al riparo dalle temperature insopportabili che raggiunge il deserto durante l’estate. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto ‘Vacanze di pace 2009’ e prevede un vero e proprio ponte aereo che trasporterà 2237 bambini, tra gli 8 e i 12 anni, residenti nei i campi profughi a sud di Tindouf. I bambini saranno ospitati da più di 2000 famiglie in otto provincie della regione spagnola fino alla fine di agosto. “Questi bambini sono piccoli ambasciatori del popolo sahrawi, costretto all’esilio e in attesa del rispetto della legalità internazionale e del loro diritto all’autodeterminazione” hanno detto alla Misna i rappresentanti della comunità di Tindouf. Ex-colonia spagnola occupata dal Marocco nel 1975, il Sahara occidentale è oggetto di una disputa trentennale tra Rabat e il Fronte Polisario. In conformità con la risoluzione 1754 del Consiglio di sicurezza dell’Onu i sahrawi rivendicano un referendum attraverso il quale far valere il loro diritto all’autodeterminazione, mentre il governo marocchino è disposto a concedere solo un’autonomia amministrativa e politica. (M.G.)

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    Cuba: pubblicato il regolamento per il “Premio Padre Varela 2009”

    ◊   Nella cornice del triennio che prepara le celebrazioni dei 400 anni della scoperta e della presenza a Cuba della statuetta della Madonna “Nuestra Seňora de la Caridad del Cobre” e, al tempo stesso nella prospettiva dell'Incontro nazionale di comunicatori in programma per il prossimo mese di novembre, l’Unione della stampa cattolica cubana ha pubblicato il regolamento per poter partecipare al “Premio Padre Varela”. Il prestigioso Premio viene assegnato al miglior testo giornalistico pubblicato in una testata cattolica oppure, straordinariamente, ad un giornalista la cui intera opera e produzione abbia richiamato l’attenzione della Commissione organizzatrice. I testi che saranno presi in considerazione sono quelli presentati agli organizzatori dall’incaricato diocesano per le comunicazioni sociali. I partecipanti possono anche non essere credenti. Quello che il regolamento del concorso valuta con speciale attenzione riguarda i contenuti. Si valuta se i contenuti siano al servizio della dignità della persona umana e della vita e quindi se costituiscano un contributo alla crescita della coscienza civica, della cultura e dell’identità nazionale. Ogni diocesi, tramite la propria giuria locale, deciderà quali candidati proporre alla Giuria nazionale che sarà formata entro il 10 ottobre dalla stessa Unione della stampa cattolica cubana. Il Premio comporta la consegna di un’importante somma di denaro al vincitore ma, soprattutto, il riconoscimento di un contributo culturale rilevante per la vita della nazione. A Cuba la stampa cattolica, per le decennali condizioni politico-istituzionali del Paese, che tra l’altro potrebbero cambiare drasticamente nel prossimo Congresso del Partito comunista che si svolgerà alla fine dell’anno, è solo diocesana. Negli ultimi anni è stato possibile amplificare i contenuti di numerose riviste e piccoli settimanali cattolici usando il web, ma senza accesso alla radio e alla televisione, con forti limiti nell’utilizzo della carta e delle tipografie. Nonostante le concessioni governative degli ultimi tempi, la stampa cattolica cubana non ha avuto ancora la possibilità di un importante sviluppo. Il 20 febbraio 2008, Benedetto XVI rivolgendosi ai vescovi cubani a conclusione della loro visita ad Limina sottolineava: “Cari Fratelli, avete nelle vostre mani la cura della vigna del Signore a Cuba, dove l'annuncio del Vangelo è giunto cinque secoli fa e i cui valori hanno avuto una grande influenza sulla nascita della Nazione, ad opera soprattutto del Servo di Dio Félix Varela (1788 - 1853) e di quel propagatore dell'amore fra i cubani e fra tutti gli uomini che fu José Martí. In questi valori vedevano un elemento vitale anche per la concordia e il futuro felice della Patria. Questa eredità si è radicata nell'anima cubana, che oggi ha bisogno della vostra generosa sollecitudine pastorale per ravvivarla sempre più, mostrando che la Chiesa, incentrando il suo sguardo su Gesù Cristo, tende a fare il bene, a promuovere la dignità della persona e, seminando sentimenti di comprensione, misericordia e riconciliazione, contribuisce a migliorare l'uomo e la società”. (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi del Nicaragua: il presidente Ortega governi in modo trasparente

    ◊   I vescovi del Nicaragua hanno risposto all'invito a pregare rivolto questo sabato dal presidente Daniel Ortega, suggerendogli di governare per tutti gli abitanti del Paese, senza farsi scudo della religione e agendo in modo “onesto e trasparente”. Il vescovo ausiliare della capitale Managua, mons. Silvio Báez Ortega, ha ricordato che pregare non “esime” dal parlare, perché “chi prega vive nella verità, quindi ha il dovere di levare la propria voce a favore della verità, di lavorare per la giustizia e di denunciare le situazioni in cui Dio non è presente”. Mons. Báez - rende poi noto l'agenzia Zenit - ha invitato Ortega ad imparare ad “ascoltare” e ad avere nobiltà di cuore per “sviluppare la capacità di autocritica”. Qualsiasi istituzione umana che non è autocritica – ha aggiunto - procede verso l'autodistruzione. Il vescovo di Estelí, mons. Abelardo Mata Guevara, ha esortato inoltre il presidente del Nicaragua a governare per tutto il Paese. “Non si faccia scudo della religione, sia onesto e trasparente. Il denaro – ha auspicato - non sia destinato a una famiglia o una persona, ma al popolo, che ha il diritto di sapere quale denaro si sta maneggiando in suo nome”. L'arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo José Brenes, ha affermato poi di essere “molto felice” di sapere che Ortega è un uomo di preghiera, soprattutto perché lo ha manifestato attraverso la preghiera del Santo d'Assisi, che invita a mettere da parte l'odio per costruire una società di pace e fraternità. La Chiesa – ha concluso - preferisce tuttavia le preghiere in silenzio, senza altoparlanti né propaganda. (A.L.)

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    La Chiesa boliviana avvia il rinnovamento pastorale

    ◊   Padre Eugenio Scarpellini, segretario aggiunto dell’episcopato boliviano ha presentato ieri le principali caratteristiche dell’importante processo di ristrutturazione pastorale avviato dalla Chiesa dopo tre anni di preparazione. Si tratta, secondo quanto ha detto padre Scarpellini, di dare risposte a due necessità degli ultimi tempi: da un lato adeguare le diverse istanze pastorali della chiesa boliviana a alle strutture e modalità di lavoro del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) che, in quanto organismo di coordinamento ecclesiale regionale, ha acquistato esperienza e autorevolezza e, d’altro rispondere alle sollecitazioni della Conferenza di Aparecida che, nel maggio 2007, sotto l’esortazione di Benedetto XVI ha chiamato ad un profondo rinnovamento pastorale; rinnovamento inteso non solo come nuovo slancio di spirito e ardore, ma anche delle strutture, a cominciare dalle parrocchie, per essere così in grado di porre l’intera comunità ecclesiale in uno stato permanente di missione. Infatti, la Missione continentale in corso appare per tutte le chiese particolari dell’America Latina il principale orizzonte e la prima priorità affinché ogni battezzato scopra la sua missione in quanto figlio di Dio. Questa ristrutturazione ha come scopo anche quello di consolidare l’idea della pastorale d’insieme, organica, per consentire l’accrescimento delle sinergie fra tutte le circoscrizioni ecclesiastiche e il loro rapporto con la medesima conferenza episcopale. Oggi, secondo padre Scarpellini, cominciano i lavori seguendo il piano approvato dai vescovi lo scorso aprile, a partire da tre aree molto precise: quella dell’evangelizzazione (liturgia, dialogo ecumenico, cultura, catechesi); quella della comunione ecclesiale (famiglia, giovani, clero, movimenti apostolici) e, infine, quella concernente la promozione umana (educazione, mobilità umana, pastorale carceraria, esclusine e povertà). Padre Scarpellini ha informato che si è registrato un importante passo che dimostra la profondità e serietà del lavoro: tutti i segretari esecutivi delle diocesi hanno presentato le loro dimissioni e, i vescovi, si sono dati un mese di tempo per procedere alle nuove nomine confermando i precedenti responsabili oppure assegnato i compiti a nuovi collaboratori. I nuovi tempi, le nuove sfide e le nuove insidie e pericoli, non possono più essere affrontati con la vecchia struttura degli anni ’80. Adesso, afferma padre Scarpellini, occorre dare risposte tempestive e culturalmente rinnovate nella fedeltà alle verità del “Cristo di ieri, oggi e sempre” e perciò il processo di ristrutturazione “comporterà anche profonde e importanti riflessioni pastorali e teologiche in comunione con i pastori”. (L.B.)

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    Corea del Sud: leader religiosi auspicano il rafforzamento della democrazia

    ◊   In Corea del Sud sacerdoti cattolici, pastori protestanti e monaci buddisti chiedono il ripristino della dimensione democratica nella vita del Paese e una maggiore libertà di espressione. Circa 200 sacerdoti, 300 religiosi e laici hanno preso parte ad una manifestazione nel centro di Seoul per sensibilizzare le istituzioni sul rischio di un “processo degenerativo della convivenza democratica”. “Non possiamo più sopportare – sottolineano gli organizzatori della manifestazione – l’attuale situazione che poco a poco sta affievolendo la democrazia”. “Si è di fronte ad un uso eccessivo del potere – aggiungono – che si manifesta con strategie che vorrebbero pianificare l’opinione pubblica con il ricorso ad intimidazioni o alla formulazione di leggi costrittive”. Secondo i leader religiosi occorre ripristinare un orizzonte di convivenza civile ove “la libertà ed il diritto costituiscano il fondamento delle relazioni umane e della vita sociale”. I sacerdoti della comunità cattolica – rende noto l’Osservatore Romano – celebreranno quotidianamente per un mese Sante Messe perché la società coreana ritrovi “la democrazia, la pace, la libertà di espressione e una solidale convivenza”. (A.L.)

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    Cina: lettera del vescovo di Feng Xiang per l’Anno Sacerdotale

    ◊   “Mi raccomando, ricordatevi sempre: la Chiesa non è un organismo secolare, i sacerdoti non sono semplici funzionari secolari !”. E’ una sottolineatura della lettera pastorale per l’Anno Sacerdotale firmata da mons. Li Jing Feng, vescovo di Feng Xiang, 87 anni, uno dei presuli cinesi invitati da Benedetto XVI all'XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2005 sul tema dell'Eucaristia. La Lettera - ripresa dall'agenzia Fides - cui è allegata una preghiera per i sacerdoti da recitare nell’Anno Sacerdotale, riflette le raccomandazioni affettuose e paterne dell’anziano vescovo rivolte ai suoi sacerdoti, con osservazioni dettagliate e di ordine pratico: dalla spiritualità (la lettura della Bibbia per almeno mezz’ora; oltre ai doveri spirituali quotidiani, l’impegno ad imparare a pregare con i Salmi; cercare di guidare la preghiera comunitaria; pregare seguendo l’intenzione missionaria mensile del Papa) alla disciplina e allo studio personale (obbligatorio un’ora al giorno: traduzione del Nuovo Testamento; ripassare la teologia dei Sacramenti del matrimonio e della confessione; studio del Diritto Canonico e dei Documenti Conciliari). Il vescovo tiene tanto al fatto che i suoi sacerdoti vivano bene l’Anno Sacerdotale indetto da Papa Benedetto XVI, approfittando dell’ardore suscitato dall’Anno Paolino. Nella Lettera sottolinea che “l’Anno Sacerdotale non è una festa, ma è il momento della riflessione, della conoscenza, della correzione, della formazione e dell’applicazione continua”. “Perché l’indulgenza che il Santo Padre ci ha concesso richiede particolarmente l’adorazione, la preghiera delle Ore, la Celebrazione Eucaristica devota, fatta con il cuore e con l’anima”. Elenca quindi l’identità dei sacerdoti della Chiesa di Cristo, sottolineando anzitutto che è Gesù che chiama. Essi sono “mediatori tra Dio e gli uomini”, “sacerdoti del Signore”, “fari che illuminano il popolo di Dio”, “pastore del gregge del Signore”, “servi dell’Eucaristia”, “sempre alla ricerca della perfezione spirituale”, “alter Christus”. Mons. Li Jing Feng cita nella sua Lettera una serie di insegnamenti del Papa sulle quattro caratteristiche della missione sacerdotale: ecclesiale, di comunione, gerarchica e dogmatica; ricorda l’esempio di san Giovanni Maria Vianney sulla sensibilizzazione dei sacerdoti alla fede, alla virtù, al comportamento, alla carità, perfino al modo di vestirsi; sottolinea l’immagine del sacerdote che è un buon pastore. (R.P.)

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    Il Patriarca di Lisbona: la verità della Messa al centro dell'Anno Sacerdotale

    ◊   “Approfondire il mistero della Chiesa che siamo” mediante la comprensione dell'identità specifica dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici e attraverso le relazioni che si stabiliscono tra loro. È l’invito che il Patriarca di Lisbona, cardinale José Policarpo, ha rivolto ai parroci e alle comunità della Diocesi in vista dell’apertura dell’anno sacerdotale. Secondo quanto riferisce l’agenzia Zenit, il porporato darà inizio all'Anno con una Messa domani sera nella Basilica di Estrela. Alla celebrazione sono stati convocati tutti i fedeli e il clero della città. Rivolgendosi con una lettera ai religiosi il Patriarca ha presentato le linee programmatiche dell’Anno che si aprirà domani. In primo luogo il porporato ha spiegato che i sacerdoti non dovranno essere considerati “un gruppo a parte”: “Tutto ciò che facciamo per scoprire il mistero del sacerdozio apostolico e meritare la santità dei nostri sacerdoti dobbiamo farlo nella Chiesa e con la Chiesa”. Dall'altro lato, bisogna evitare l'estremo opposto di “diluire la specificità del sacerdozio apostolico nella valorizzazione del sacerdozio comune di tutti i fedeli”. Il cardinale Policarpo ha quindi esposto “alcune intuizioni personali” che dovranno essere incluse nelle attività dell'Anno Sacerdotale. Il Patriarca ha quindi invitato a sottolineare “la verità, qualità e densità” della Messa. Oltre a questo, la diocesi dovrà ripristinare la pratica dell'adorazione eucaristica perpetua. Il Cardinal-Patriarca chiede anche di intensificare l'esperienza di preghiera dei sacerdoti, di promuovere nei movimenti laicali la scoperta del sacerdozio come dono di Dio, di proporre momenti di approfondimento teologico e spirituale rivolti a tutti i membri della Chiesa, di realizzare attività specifiche per i bambini e i giovani e di dinamizzare la pastorale vocazionale. (M.G.)

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    La visita a Roma del neo Patriarca di Antiochia dei Siri

    ◊   La sofferenza e le speranze dei cristiani in Medio Oriente sono state portate al Papa dal Patriarca di Antiochia dei Siri, Mar Ignatius Joseph III Younan, che ieri ha incontrato Benedetto XVI al termine dell'Udienza generale del mercoledì. Nell’incontro sono stati affrontati tutti i temi caldi che riguardano la turbolenta regione: “Pace giusta in Iraq, riconciliazione in Libano e in Terra Santa, fine della diaspora dei cristiani dal Medio Oriente". In questa prima visita ufficiale dall’intronizzazione nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora dell’Assunzione, a Beirut, il 15 febbraio, il Patriarca è stato accompagnato da 250 pellegrini. I cattolici siriaci sono oggi circa 150 mila nel mondo. Vivono soprattutto in Iraq (42 mila), in Siria (26 mila), in Turchia e circa 55.000 nella diaspora. "La nostra Chiesa è piccola ma risale ai tempi apostolici – ha affermato il Patriarca all’agenzia Zenit – e custodisce una grande tradizione, un prezioso patrimonio liturgico e spirituale. Siamo qui a rinnovare la comunione con il successore di Pietro per poi rispondere meglio ai problemi che ci opprimono e continuare a testimoniare il Vangelo in un contesto tribolato, segnato anche da un fanatismo violento". Alla fine dell'udienza, Benedetto XVI ha salutato pubblicamente la delegazione siro-cattolica e in particolare il Patriarca, ringraziando per la visita "che mantiene un vivo legame con la tradizione orientale cristiana e il Vescovo di Roma". (M.G.)

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    Gerusalemme: giornata di studio sul Patriarcato latino in Terra Santa

    ◊   Più di 150 persone hanno preso parte, martedì scorso a Gerusalemme, alla giornata di studio sul tema "Da Gerusalemme a Roma e ritorno: il Patriarcato latino in Terra Santa". L’incontro si è svolto allo Yad Ben Zvi ed è stato organizzato in collaborazione con il Centro di Gerusalemme per le relazioni ebraico-cristiane. Tre le conferenze che hanno introdotto i partecipanti alla giornata: Yisca Harani, docente e ricercatrice specializzata di cristianesimo che ha parlato della storia del Patriarcato; Amnon Ramon, dell'Istituto di Gerusalemme per lo Studio della Terra di Israele, si è soffermato sull'atteggiamento del Patriarcato Latino riguardo al Sionismo e allo Stato di Israele nel periodo moderno; padre David Neuhaus, vicario patriarcale in Israele per i cattolici di espressione ebraica, ha invece illustrato la realtà della comunità di questa lingua nella vita del Patriarcato; ed infine padre Shawki Baterian, amministratore generale del Patriarcato, ha concluso la sessione mattutina con una descrizione delle attività del Patriarcato. Nel pomeriggio c’è stato spazio per le visite alle diverse istituzioni del Patriarcato: le Suore del Rosario, la scuola delle Suore di San Giuseppe, la casa delle Suore di Saint Vincent e il tribunale ecclesiastico. Al termine della giornata, l’incontro, con il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, che ha condiviso alcune riflessioni sul difficile contesto in cui si trova ad operare la Chiesa, sugli sforzi che ogni giorno vengono compiuti per continuare a lavorare per la giustizia e la pace e sull'importanza della visita del Papa in Terra Santa nel mese di maggio. (T.C.)

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    Agenzia di stampa palestinese inaugura una sezione del sito in ebraico

    ◊   L’agenzia di stampa palestinese 'Wafa' ha inaugurato una sezione del sito di aggiornamento in lingua ebraica. “Crediamo nell’inevitabilità della pace e della coesistenza. Crediamo nel dialogo con l’opinione pubblica israeliana, fondato su un’elevata credibilità, sull’obiettività e l’accuratezza”, ha sottolineato in un messaggio di felicitazioni il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmoud Abbas. Nella nuova sezione (hebrew.wafa.ps) viene dato particolare risalto ai problemi della popolazione araba in Israele. In passato – rende noto l’agenzia Misna - un tentativo di dialogare con il pubblico israeliano era stato fatto anche da Maan, la più nota agenzia di stampa palestinese che aveva aperto una pagina in lingua ebraica per diversi mesi. (A.L.)

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    Notte Bianca della prevenzione e della ricerca promossa dall'Ospedale Bambino Gesù

    ◊   Una notte per conoscere le eccellenze nella ricerca e nelle attività cliniche, guidati da ricercatori e professionisti sanitari. È questo il programma – di cui riferisce il Sir - dell’iniziativa “La Notte bianca della prevenzione e della ricerca”, promossa dal Ospedale Bambino Gesù che, sabato prossimo, nell’abito dei festeggiamenti del 140.mo anniversario di fondazione, offrirà ai cittadini l’opportunità di visitare la struttura attraverso visite guidate, esercitazioni, momenti ludico-formativi, proiezioni di video e mini conferenze. Tra le attività proposte, visite ai laboratori di ricerca, esercitazioni di primo soccorso, giochi di abilità e di cultura su come salvaguardare la propria salute. Ragazzi e adulti potranno prendere parte alle iniziative, ascoltare musica dal vivo e intrattenersi con le tante iniziative proposte. Per i bambini sarà allestita una babyland all’interno della Ludoteca. All’alba del 21 giugno si terrà un concerto della banda della Marina militare italiana sull’emiciclo del Gianicolo e l'apertura straordinaria del Servizio immunotrasfusionale. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuova manifestazione dell’opposizione in Iran

    ◊   In Iran, il Consiglio dei Guardiani della rivoluzione annuncia per la prossima settimana una riunione con i quattro candidati sconfitti alle elezioni presidenziali. Poi dichiara che “i nemici” dell'Iran “cercano di creare disordine” perchè sono “arrabbiati” per la grande partecipazione del popolo alle elezioni. Intanto, Obama fa sapere che continuerà a difendere il diritto degli iraniani di protestare pacificamente che non significa “interferire” nel dibattito interno iraniano. Dibattito e manifestazione di cui sarà più difficile avere informazione perché vengono allontanati i media internazionali. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Gli ex candidati alle presidenziali sono il moderato Mussavi, il riformista Karrubi e il conservatore Rezai. Mussavi e Kharrubi saranno all’ennesimo raduno di protesta organizzato per oggi pomeriggio sulla grande Piazza Imam Khomeini, nel sud di Teheran. Oggi è giornata di lutto per le vittime degli scontri dei giorni scorsi. Per domani l’invito è all'Università di Teheran per la preghiera collettiva del venerdì. Per sabato, l'Associazione del clero combattente, che riunisce gli esponenti religiosi moderati e riformisti, ha chiesto al Ministero dell'Interno il permesso di tenere una manifestazione sulla Piazza Azadi con la partecipazione dell'ex presidente riformista Khatami. Proprio Khatami ha firmato insieme con Mussavi una lettera indirizzata al capo dell'apparato giudiziario per chiedere la scarcerazione di tutte le persone arrestate. E a proposito di arresti va detto che nelle ultime ore è stata la volta di Ebrahim Yazdi, già ministro degli Esteri nel primo governo dopo la rivoluzione del 1979: arrestato in ospedale, dove era ricoverato per un check-up. Yazdi è un dirigente del Movimento per la liberazione dell'Iran, organizzazione dissidente in teoria messa al bando ma praticamente finora tollerata. Infine, mentre il Consiglio dei Guardiani convoca i candidati sconfitti, il movimento che contesta i risultati delle presidenziali parla di “epopea dei cespugli” scegliendo di darsi un nome che riprende l’espressione di Ahmadinejad quando ha detto che solo “alcuni cespugli” erano schierati contro di lui.

     
    Pakistan: black out a Karachi, 5 morti nel Waziristan
    Oltre sedici milioni di persone sono colpite, con seri disagi, da due ripetuti black out, verificatisi sulla rete elettrica di Karachi, capitale commerciale del Pakistan. Si lavora per riparare i danni, ma entrambe le centrali che servono la città sono fuori servizio. Intanto, nel Waziristan del sud 5 persone sono morte per i razzi lanciati da un drone, velivolo senza pilota utilizzato solitamente dalle forze militari statunitensi. I voli dei droni americani hanno creato tensioni fra Washington e Islamabad perché spesso, oltre ad obiettivi militari, provocano numerose vittime anche tra i civili.

    Unione Europea
    Il vertice europeo che inizia nel pomeriggio cercherà di dipanare la matassa delle nomine dei presidenti del Parlamento europeo e della Commissione Ue e di dare risposte alle emergenze causate dalla crisi economica. Poco prima, la riunione dei leader del Ppe che tradizionalmente precede il Consiglio europeo. Il faccia a faccia fra il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, e il premier polacco Tusk previsto a metà mattinata è saltato per impegni del premier italiano a Roma. I due leader avranno comunque modo di parlare più tardi delle candidature per la presidenza dell'Europarlamento in rappresentanza dei popolari europei. Sono candidati infatti l’italiano Mario Mauro e il polacco Jerzy Buzek.

    Algeria: sarebbero tutti morti i gendarmi vittime di un’imboscata
    Sarebbero 24 i gendarmi rimasti uccisi nel corso di un’imboscata avvenuta, ieri sera, tra El Meher e El Mansourah, lungo una delle strade principali, che collegano Annaba e Costantina, nell'est del Paese maghrebino. Il convoglio della gendarmeria, formato da sei fuoristrada aveva appena scortato i lavoratori della società cinese, impegnata nella costruzione di una tratta dell'autostrada est-ovest. Sulla via del ritorno, gli agenti sono stati bloccati dall'esplosione di due bombe, comandate a distanza. Subito dopo un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco uccidendo, secondo fonti locali, 24 gendarmi. Il 2 giugno scorso, due insegnanti e 8 agenti di polizia, che stavano trasportando le copie degli esami di fine anno, sono stati uccisi in un attacco vicino a Boumerdes, a 50 km ad est di Algeri. Le regioni orientali dell'Algeria, ed in particolare la Cabilia, restano le più colpite dalle violenze dei gruppi armati di matrice islamica affiliati ad Al Qaeda.

    Albania
    Un dirigente locale del Partito democristiano albanese (Pdk), Aleks Keka, è rimasto ucciso stamani nell'esplosione della sua auto, avvenuta in una località del nord del Paese. Lo hanno reso noto fonti locali. La notizia è stata confermata dal Pdk. “Keka - ha detto all'Ansa il segretario generale del Pdk, Nard Ndoka - aveva incontrato alcune persone nel bar centrale della cittadina di Malesia Madhe, a pochi chilometri da Scutari, e stava viaggiando in auto quando il mezzo è stato fatto saltare in aria”. Il 28 giugno sono in programma in Albania le elezioni legislative. Il Pdk era al governo con la destra guidata dal premier Sali Berisha, ma lo scorso anno è passato all'opposizione.

    Spagna: scoperti 450 cinesi in condizioni di semi schiavitù
    La polizia catalana ha scoperto 450 cittadini cinesi mantenuti in condizioni di semi schiavitù da altri 76 connazionali e da uno spagnolo a Matarò, alla periferia di Barcellona. I Mossos d'Esquadra, la polizia catalana che ha condotto l'operazione, ha riferito che i cinesi erano obbligati a lavorare in fabbriche tessili 12 ore al giorno per 7 giorni la settimana, ricevendo sporadicamente circa 20 euro al giorno. Molti di loro vivevano nelle medesime fabbriche dove lavoravano in condizioni igieniche inaccettabili. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati anche 77 proprietari delle aziende che sfruttavano gli operai, la maggior parte dei quali senza documenti.

    Cina: per il 2009 una crescita del 7,2 per cento
    La Banca Mondiale ha rivisto al rialzo le stime sull'economia cinese per il 2009. Il Pil salirà quest'anno del 7,2%, contro il +6,5% previsto a marzo scorso, grazie ai forti investimenti messi in campo dal governo. “Stimiamo una crescita del pil del 7,2% nel 2009 e del 7,7% nel 2010”, afferma la Banca mondiale nel rapporto trimestrale sull'economia cinese. La spesa pubblica ha largamente sopravanzato le aspettative nei primi cinque mesi. Il nuovo rapporto economico evidenzia che il consumo delle famiglie non ha mostrato segni di crescita, e aggiunge: “Il fatto che il deficit di bilancio sia significativamente più alto del previsto riduce lo spazio per una nuova manovra di stimolo nel 2010”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 169

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