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Sommario del 16/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienze e nomine
  • Attesa per l’apertura dell’Anno sacerdotale. Mons. Luigi Negri: i sacerdoti amino Cristo senza condizioni
  • Il cardinale Tauran al ritorno dall'incontro interreligioso di Bombay: nuovo inizio nei rapporti tra cattolicesimo e induismo
  • L'ordinazione episcopale del gesuita slovacco Cyril Vasil', segretario della Congregazione per le Chiese Orientali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La crisi nella regione amazzonica del Perù. Il missionario padre Bartolino: no allo sfruttamento delle risorse a scapito degli indios
  • Nella Giornata del bambino e dell'adolescente africano l'esperienza delle Figlie di Gesù in Angola. Intervista con suor Adalberta
  • Nessuna novità sul rapimento del tecnico della Croce Rossa nelle Filippine. Padre Piccolo: la povertà nel Paese incrementa i sequestri
  • Il progetto della Comunità di Sant'Egidio per aumentare la presenza scolastica dei bambini nomadi
  • Chiesa e Società

  • Messico: la Chiesa condanna l'assassinio di un sacerdote e di due seminaristi
  • In India la Chiesa rafforza il dialogo con gli indù per isolare i gruppi radicali
  • Sri Lanka: si teme per la sorte di 200 giovani scomparsi dai campi profughi
  • Allarme di Medici Senza Frontiere per il Bangladesh
  • All’Aquila i rappresentanti delle religioni del mondo
  • Perù: il cardinale Cipriani invoca per il Paese un futuro di pace
  • Storica decisione nella Chiesa ortodossa: gli emigrati avranno proprie Conferenze episcopali
  • Chiuso il Sinodo della Chiesa siro-cattolica
  • Dialogo ebraico-cristiano: il cardinale Danneels chiede di costruire un futuro nuovo
  • Trovati altri documenti che attestano il ruolo di Pio XII negli anni della Seconda Guerra mondiale
  • Grande teleconferenza in Australia per mostrare la chiusura dell’Anno Paolino
  • L'attesa della Chiesa cinese per l'apertura dell'Anno sacerdotale
  • Sussidio delle Pom per la Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti
  • Bolivia: il cardinale Terrazas su missione della Chiesa e difesa dell’infanzia
  • Panama: tutto pronto per la 39.ma Giornata eucaristica
  • Spagna: al via la riunione della Commissione permanente dei vescovi
  • In Corea del Sud un centro per "sperimentare l’amore di Dio"
  • Ecumenismo: documento comune sui matrimoni in Italia tra cattolici e battisti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cresce la tensione postelettorale in Iran. Il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione si è detto pronto a ricontare i voti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza i vescovi dell’Austria, nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico.

    Benedetto XVI ha nominato segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti padre domenicano Joseph Augustine Di Noia, finora sottosegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Il neo presule, 65 anni, è originario di New York. Ha conseguito la licenza in Sacra Teologia alla Pontificia Facoltà di Teologia dell'Immacolata Concezione presso la Dominican House of the Studies e il dottorato in Filosofia presso la Yale University. Successivamente ha insegnato per 20 anni Teologia presso la Dominican House of the Studies ed è stato direttore della rivista "The Thomist". Ha ricoperto l'incarico di founding director del Forum interculturale del Centro culturale "Giovanni Paolo II" in Washington, e per sette anni è stato segretario della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale Usa. E’ stato anche membro della Commissione teologica internazionale ed è membro della Pontificia Accademia di Teologia e della Pontificia Accademia di San Tommaso d'Aquino. E' autore dell'opera "The Diversity of Religions", come pure di numerosi articoli e recensioni, e co-autore di "The Love That Never Ends".

    In Sri Lanka, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Colombo, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Oswald Thomas Colman Gomis. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Patabendige Don Albert Malcolm Ranjith, trasferendolo dall’Ufficio di segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

    In Finlandia, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Helsinki padre Teemu Sippo, della Congregazione dei Dehoniani, finora amministratore diocesano della medesima diocesi. Mons. Sippo ha 62 anni ed ha seguito gli studi filosofico-teologici presso l’Università di Freiburg im Breisgau, in Germania. Ordinato sacerdote, ha ricoperto fra gli altri l’incarico di parroco della Cattedrale di Helsinki, di direttore del Centro cattolico di informazione, di vicario episcopale per l’Ecumenismo.

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    Attesa per l’apertura dell’Anno sacerdotale. Mons. Luigi Negri: i sacerdoti amino Cristo senza condizioni

    ◊   I sacerdoti di tutto il mondo attendono con trepidazione l’inizio dell’Anno sacerdotale, che Benedetto XVI aprirà venerdì 19 giugno - Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù - con la celebrazione dei Secondi Vespri nella Basilica Vaticana. L’iniziativa, che ha come tema “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, coincide con il 150.mo della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, che il Papa proclamerà “Patrono di tutti i sacerdoti del mondo”. Sulle aspettative per questo Anno Sacerdotale, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro:

    R. - Credo che ci si debba aspettare che i sacerdoti ritrovino una profonda affezione personale a Gesù Cristo, che è la ragione del sacerdozio. E che questa diventi poi capacità di amare realmente il suo Corpo storico, cioè la Chiesa, assumendo in essa le responsabilità che sono inerenti all’ordinazione sacra, alla celebrazione dei Sacramenti e alla predicazione della Parola di Dio. E poi il sostegno alla vita della comunità, affinché la vita della comunità diventi un luogo di educazione del popolo ad esercitare le grandi virtù della fede, della speranza, e della carità.

     
    D. - Normalmente, sono i fedeli che chiedono ai sacerdoti, ai propri parroci, di pregare per loro. Quest’Anno sacerdotale vuole dire che in fondo anche i fedeli sono chiamati a pregare per i propri pastori, per i sacerdoti?

     
    R. - I fedeli sono chiamati a pregare per i propri pastori, perché se un pastore è all’altezza della sua responsabilità il popolo fiorisce. Se il pastore, in qualche modo, si sottrae alle responsabilità che sono inerenti alla sua identità, è il popolo che soffre. Credo che il popolo cristiano debba riacquistare il gusto di poter dare dei sacerdoti alla Chiesa. Invece, ritengo che molte famiglie siano i primi ambiti dove avviene questo scoraggiamento alla vocazione, per ragioni o per motivazioni che sono di basso profilo, economico o di comodo. Pregando per i sacerdoti, il popolo cristiano deve pregare per comprendere di nuovo che i sacerdoti escono da famiglie e queste famiglie dovrebbero desiderare innanzitutto di avere qualcuno dei loro figli che diventa prete per la Chiesa del Terzo millennio.

     
    D. - Parlando ai seminaristi francesi, pochi giorni fa, il Papa ha sottolineato che la Chiesa è “esigente” con i sacerdoti per amore di Cristo e dei fedeli a loro affidati ...

     
    R. - Certo, io amo queste esigenze, e posso dire che le ho amate in tutta la mia vita di prete. Adesso, le sento e le amo nella mia vita di vescovo. La Chiesa deve chiederci molto, perché ci è stato dato molto. Deve chiederci di amare incondizionatamente il Signore, che è l’affetto della nostra vita. Il Signore Gesù Cristo ci ha scelto e ci ha legati a sé in modo indissolubile. Se questo affetto è vivo, gli altri affetti non scompaiono, ma trovano la loro collocazione giusta. E’ quando manca l’affetto totale per Cristo che altri affetti possono diventare alternativi e quindi idolatrici.

     
    D. - Nell’omelia, in occasione della Solennità del Corpus Domini, il Papa ha avvertito che anche nella Chiesa c’è il rischio di una secolarizzazione strisciante ...

     
    R. - La secolarizzazione è veramente un cedimento alla mentalità del mondo: è ragionare secondo il mondo e aggiungere a questo ragionamento secondo il mondo l’appendice della fede. Ma la fede - disse una volta Giovanni Paolo II - non è un’appendice preziosa ma inutile dell’esistenza, è la verità dell’esistenza. Io credo occorra ripartire con una formazione veramente intransigente dei sacerdoti a vivere la cultura che nasca dalla fede. Io credo che la secolarizzazione non si vinca con atteggiamenti morali, meno clamorosamente mondani, ma si vinca con quella ripresa intensa della mentalità della fede, che è il vero antidoto anche a tutte le devianze morali.

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    Il cardinale Tauran al ritorno dall'incontro interreligioso di Bombay: nuovo inizio nei rapporti tra cattolicesimo e induismo

    ◊   "Aperto un nuovo capitolo nelle relazioni tra il cattolicesimo e l’induismo" è questa la convinzione maturata dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al ritorno del suo recente viaggio in India. Il porporato era già stato nel Paese una prima volta nel 2008, qualche settimana prima dell’ondata di violenze contro i cristiani dello Stato di Orissa. Proprio per conoscere l’origine delle tali violenze, il cardinale Tauran aveva sollecitato un incontro ad alto livello tra leader religiosi indù e cattolici. La riunione a porte chiuse si è svolta lo scorso 12 giugno a Bombay. Il porporato ne parla al microfono di Hélène Destombes, della nostra redazione francese:

    R. - Ce que j’ai constaté c’est qu’il y a une grande difficulté pour nos amis hindous…
    Ho potuto constatare che per i nostri amici indù è molto difficile comprendere la differenza tra un cattolico, un battista, un pentecostale… Bisogna sottolineare che spesso i nostri amici indù rimproverano ai cristiani - mettendoli tutti nello stesso "calderone", per così dire - il proselitismo, la costruzione di chiese. C’è una regione nella quale sono in costruzione 160 chiese: è evidente che non si tratta di chiese cattoliche, sono edifici di sette protestanti. Ho dovuto quindi spiegare ad uno dei maggiori capi religiosi indù la differenza che intercorre tra un cattolico ed un protestante, e devo confessare che non aveva le idee molto chiare in proposito.

     
    D. - I capi che ha potuto incontrare le hanno detto che c’è una presenza via via più importante delle comunità evangeliche nel Paese?

     
    R. - Oui, effectivement j’ai l’impression qu’ils sont très préoccupés par cette invasion…
    Sì, in realtà ho l’impressione che siano abbastanza preoccupati da questa “invasione” della quale noi paghiamo un po’ le conseguenze. Ma penso che il nostro incontro abbia avuto il grande vantaggio di portare importanti chiarimenti e ci ha consentito di fare un po’ il punto e soprattutto di sentirci dire che gli indù non hanno nulla contro i cattolici. Poi, abbiamo parlato anche della questione delle conversioni, perché abbiamo tenuto a ribadire costantemente che per la Chiesa cattolica la conversione forzata non ha alcun valore. Penso di poter dire che questo incontro abbia aperto un nuovo capitolo nelle relazioni tra il cattolicesimo e l’induismo: più che di una riunione, si è trattato di un inizio, di una conversazione tra amici che - secondo me - porterà frutti.

     
    D. - I leader indù che lei ha incontrato hanno veramente condannato le azioni violente dei fondamentalisti indù?

     
    R. - Ils ont dit: nous ne nous reconnaissons pas dans ces attaques …
    Hanno detto: noi non ci riconosciamo in queste aggressioni, perché questa non è l’India. Noi siamo un popolo pacifico, tollerante. Hanno condiviso la nostra preoccupazione di fronte alle violenze perpetrate in nome della religione, ormai da molti anni, nei riguardi dei cristiani in generale. Entrambe le delegazioni hanno chiesto che tutte le religioni siano rispettate, perché questo è il solo modo per garantire l’armonia nella società indiana, che è una società multiculturale, multireligiosa.

     
    D. - Lei ha parlato di una nuova pagina che si apre nelle relazioni tra cattolici ed indù. Come ritiene che possa proseguire questo percorso?

     
    R. - Moi, ce que j’ai dit dans ma dernière intervention c’est que maintenant c’est …
    Quello che ho detto nel mio ultimo intervento è che ormai il gioco è nelle mani delle Chiese locali: sono loro che devono mantenere in vita questo dialogo. Devo anche sottolineare - ed è stato un evento molto bello - che abbiamo visitato un tempio indù: non abbiamo pregato ma abbiamo assistito con rispetto ad una preghiera che si è svolta in nostra presenza. Poi loro sono venuti da noi, nella cattedrale cattolica di Bombay, hanno assistito ai Vespri e si sono commossi per i testi ed i canti. C’è da mettere in risalto anche questo aspetto della dimensione spirituale del dialogo, perché non bisogna dimenticare che il dialogo interreligioso è preminentemente un'attività religiosa: non filosofica, religiosa.

     
    D. - Ci sono già, in India, iniziative comuni tra cristiani ed indù?

     
    R. - Oui, par exemple, nous avons visité une université qui a été fondée par …
    Sì: ad esempio, abbiamo visitato un’università che è stata fondata da un indiano, che ha la cura di insegnare il dialogo interreligioso; inoltre, ci sono una serie di attività comuni tra cattolici ed indiani che vanno a buon fine grazie all’impegno dei Focolari. Il dialogo interreligioso inizia sempre dall’amicizia: se non c’è amicizia, non si approda a nulla. I rapporti umani sono fondamentali. E in questo campo, credo che i Focolari siano maestri…

     
    D. - Quale potrebbe essere un suo messaggio per le popolazioni cattoliche, cristiane, in India?

     
    R. - Eh bien, je dirais ne pas avoir peur de s’affirmer comme chrétien, parce-que …
    Direi di non avere paura di mostrarsi come cristiani, perché se i cristiani dell'India sono stati piantati in quella Terra da Dio è per portarvi dei fiori.

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    L'ordinazione episcopale del gesuita slovacco Cyril Vasil', segretario della Congregazione per le Chiese Orientali

    ◊   I magnifici mosaici della Basilica di Santa Maria Maggiore hanno fatto da cornice, domenica scorsa, all’ordinazione episcopale del nuovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, il gesuita Cyril Vasil', della Chiesa greco-cattolica di Slovacchia. L’ordinazione, celebrata secondo la tradizione bizantina, è stata conferita dal vescovo Slavomir Miklovš. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha inviato un messaggio augurale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il cardinale Bertone ha ricordato che non pochi membri della Chiesa greco-cattolica slovacca hanno dato prova, fino al martirio, della loro fedeltà al Papa. Il buon seme - si legge nel messaggio - ha così reso buona la vostra terra che nell’ordinazione di Cyril Vasil' “può ammirare un altro segno del raccolto copioso preparato dal Signore”. Nell’’omelia, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri, ha poi ribadito che il legame visibile con il Papa si fa più stretto, poiché “è strettissimo il vincolo sacramentale di ogni vescovo con Cristo”: grazie a questo legame “la Chiesa Madre diventa pienamente anche Sposa”. La legge della Chiesa, ben conosciuta dal neo arcivescovo Cyril Vasil', rimarrà inoltre un buon orientamento per il servizio episcopale alle Chiese orientali cattoliche. Un orientamento prezioso - ha aggiunto il cardinale Leonardo Sandri - perché tali Chiese possano “crescere e fiorire a bene della Chiesa intera e a incremento dell’unità dei cristiani”.

     
    Al termine dell’ordinazione episcopale, il neo arcivescovo Cyril Vasil' ha detto che “la forza di ogni cristiano è la sua speranza in Cristo che ci ha rivelato il Padre, che ci ha mandato lo Spirito Santo, che ha vinto la morte, che vince le tenebre del male”. Nella tradizione bizantina l’ordinazione episcopale, che prende il nome di chirotonia, avviene dopo l’ingresso con il Vangelo: al vescovo, nel momento in cui inizia il servizio apostolico, viene imposto il Vangelo sul capo e poi gli vengono consegnati il bastone e la stola orientale episcopale, simbolo della pecorella smarrita che il buon pastore deve prendere sulle proprie spalle per portarla al sicuro. Cambiano alcuni simboli ma il messaggio è lo stesso, radicato nel Vangelo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, l'intervento della Santa Sede alla novantottesima sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro a Ginevra.

    In cultura, un'anticipazione dal volume di Barbara Frale - da giovedì in libreria - "I Templari e la sindone di Cristo".

    Accademico ecclesiastico io? Ma non fatemi ridere!": Claudio Ceresa ricorda Massimo D'Azeglio e la sua famiglia nella Roma di Pio VII.

    Il gentleman della patristica: l'amico, sacerdote e docente all'università di Navarra, Domingo Ramos-Lisson, ricorda - a un anno dalla morte - Henry Chadwick.

    Stefania Zuliani sui nuovi spazi architettonici alla cinquantatreesima Biennale di Venezia.

    Per i nuovi schiavi è necessaria una risposta globale: nell'informazione religiosa, i contributi del vice direttore, di Paolo Giovannelli, Stefano Volpicelli e di suor Bernadette Sangma sull'impegno delle congregazioni religiose nella lotta al traffico di esseri umani.

    Mario Ponzi intervista l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

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    Oggi in Primo Piano



    La crisi nella regione amazzonica del Perù. Il missionario padre Bartolino: no allo sfruttamento delle risorse a scapito degli indios

    ◊   Il premier peruviano Yehude Simon ha annunciato che si recherà in Amazzonia per cercare di avviare un dialogo con i leader di dieci comunità indigene che da oltre due mesi protestano contro le leggi sulle concessioni alle grandi multinazionali per lo sfruttamento delle materie prime, soprattutto idrocarburi e legname, nell'Amazzonia peruviana. Dieci giorni fa, 35 persone erano rimaste uccise a Bagua, nell'area amazzonica, negli scontri tra gruppi di indios e la polizia inviata da Lima, mentre decine di indigeni risultano scomparsi. Sulla situazione nella regione, Stefano Leszczynski ha intervistato padre Mario Bartolino, che da 30 anni vive in Amazzonia al fianco delle popolazioni indigene.

    R. - Me parece que...
    Mi sembra che per questo governo l’Amazzonia non sia che un deposito: tutti possono attingere alle sue ricchezze, approfittarsi della sua gente a beneficio di altri, soprattutto le multinazionali. Secondo il governo, la presenza di queste multinazionali creerebbe benessere, toglierebbe dall'estrema povertà milioni di nostri fratelli, ma questa non è che un’altra bugia. Noi possiamo constatare che dove stanno agendo queste multinazionali, siano petrolifere o minerarie, c’è più sfruttamento, c’è più abbandono. La nostra gente viene sfruttata per lavorare a basso costo.

     
    D. - Com’è la situazione per quanto riguarda la scelta della Chiesa di porsi dalla parte dei più poveri?

     
    R. - Nosotros, pienso que todos...
    Penso che tutti noi abbiamo letto, meditato, approfondito l’ultimo documento dell’Episcopato latinoamericano e dei Carabi ad Aparecida, dove una delle priorità posta all’attenzione della Chiesa doveva essere il mondo indigeno o afroamericano: un mondo che rappresenta una forza emergente nel contesto sociopolitico. Da queste nuove forze emergenti potremo aspettarci un mondo differente, un cambiamento orientato verso una maggiore e vera giustizia sociale e fratellanza tra tutti. E la presenza della Chiesa, per aiutare la liberazione dei nostri fratelli indigeni, risponde a questa presa di coscienza, sapendo che questo significa persecuzione e processi.

     
    D. - Qual è l’appello che si sente di rivolgere alla società civile in Europa, ma anche alle istituzioni europee, affinché sostengano questa protesta dei più poveri in Perù?

     
    R. - En primer lugar, yo lamento…
    Prima di tutto, io grido contro la collaborazione dei Paesi ricchi in questa possibile distruzione dell’Amazzonia, perché tutto è legato a questo. In secondo luogo, chiedo che si facciano azioni dirette di pressione al governo, perchè desista da questa politica di sterminio e soprattutto di distruzione dell’ambiente, come già noi abbiamo constatato durante questi ultimi tre anni.

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    Nella Giornata del bambino e dell'adolescente africano l'esperienza delle Figlie di Gesù in Angola. Intervista con suor Adalberta

    ◊   Una profonda riflessione sui diritti violati dei bambini dell’Africa. E’ l’occasione che si presenta oggi per l’odierna Giornata del bambino e dell’adolescente africano, istituita in ricordo dei 152 bimbi morti a Soweto, in Sudafrica, il 16 giugno del 1976. In 10 mila scesero in piazza per chiedere un’educazione scolastica appropriata, ma vennero attaccati dalla polizia. Da allora, sono molte le esperienze nate nel Continente per fornire assistenza ai minori, tra queste la casa scuola di Negage, 400 km a nord di Luanda, in Angola. Anima della struttura è suor Adalberta delle Figlie di Gesù, dal 1976 in Africa. Una vita a servizio della piccola comunità alla quale però serve riparare un mulino. Per le donazioni il conto corrente postale è il n. 55515969, intestato al Comitato Progetto Fratello Mio Suore Figlie di Gesù ONLUS Via San Cosimo 3, 37121 Verona (specificare: per il mulino di Negage). Come si sta festeggiando la Giornata del bambino e dell’adolescente africano a Negage? Benedetta Capelli lo ha chiesto alla stessa suor Adalberta raggiunta telefonicamente in Angola:

    R. - Tutto con molta semplicità, ma con tanta gioia, tanto entusiasmo. Il nostro centro è pieno di bambini che frequentano la nostra scuola e stanno facendo giochi, canti, danze. C’è tanto entusiasmo perché qui i bambini, con poco, fanno festa.

     
    D. - Qual è l’impegno che avete ogni giorno verso i bambini e le loro mamme?

    R. - La nostra presenza vuole essere soprattutto una presenza che cerca di soddisfare le necessità più urgenti che la gente ha. I due ambiti dove noi canalizziamo le nostre forze, il nostro lavoro, sono l’educazione della gioventù - dei bambini in modo particolare - e la promozione della donna. Noi, qui, abbiamo un centro, una scuola, che è stata costruita con tanti sacrifici, ma adesso è funzionale. E come riusciamo a fare questo? Grazie all’impegno delle nostre sorelle, delle nostre suore in Italia e grazie alla generosità di tanta gente. Per le donne, faccio un esempio: le lavoratrici che abbiamo qui, in questa scuola, ho cercato di assumerle tra le donne più bisognose. Ho tribolato un pochino all’inizio, ma oggigiorno sono contentissima e loro sono contente perché ricevono un qualcosa che gli permette di mandare avanti la famiglia.

     
    D. - Suor Adalberta, ci sono però delle emergenze come ad esempio quella di riparare il mulino…

    R. - Un grande aiuto che noi avevamo - anche per mandare avanti quest’opera con i bambini - era un mulino che avevamo ricevuto anni fa e che ci permetteva di dare lavoro a due orfani, già grandi, perché io ho degli orfani già grandi. Il mulino dava aiuto alla popolazione più bisognosa perché cercavamo di mantenere il costo al minimo. Quello che guadagnavamo era un grande aiuto per l’alimentazione, il vestiario, la scuola di questi orfani che ci sono e che abbiamo con noi.

     
    D. - Cosa ha lasciato la visita del Papa in Angola nel cuore degli africani?

    R. - Tutti ne parlano ancora come se fosse appena avvenuto. E’ stato un passaggio di Dio in terra, qui, in questa nostra Angola. Io penso che per il Santo Padre sia stata una cosa meravigliosa; per noi è stato un evento senza precedenti.

     
    D. - Trent’anni in Africa: cosa le ha dato quest’esperienza?

     
    R. - La mia esperienza qui, in questa terra che amo e che considero mia nel vero senso della parola, è positiva. Io sono felice di aver passato qui quasi tutta la mia vita, e poi non è solo il fare o il dare: io ho ricevuto tanto da questa gente, dalla gente semplice. Ho imparato la generosità, ho imparato la gratitudine, ho imparato la felicità di vivere con poco. Non so se ho risposto, le parole quasi mi mancano, ma io dico che se dovessi rivivere la mia vita, sarei felice di poter rifare quello che ho fatto.

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    Nessuna novità sul rapimento del tecnico della Croce Rossa nelle Filippine. Padre Piccolo: la povertà nel Paese incrementa i sequestri

    ◊   ''A Solferino speriamo di ricevere la notizia della liberazione di Eugenio Vagni senza condizioni. Eugenio libero subito''. Lo ha detto ieri il commissario straordinario della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca, durante la presentazione delle commemorazioni per il 150.mo anniversario della fondazione del movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, in programma a Solferino (Mantova) dal 23 al 28 giugno. Eugenio Vagni, tecnico della Croce Rossa internazionale, è in mano ai ribelli della guerriglia filippina dallo scorso gennaio. Sulla vicenda si sofferma padre Simone Piccolo, missionario Saveriano, tornato da poco in Italia dopo cinque anni vissuti a Manila, dove ha completato gli studi in Teologia presso il seminario dell’Ateneo dei Padri gesuiti. L'intervista è di Anna Villani:

    R. - Noi siamo in contatto soprattutto con gente che vive nelle baraccopoli, con i più poveri, e l’impressione è che le cose non stiano migliorando, anzi siano peggiorate soprattutto a causa nei mesi passati dell’incremento dei prezzi del petrolio, che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi della benzina e di conseguenza ha fatto innalzare anche i prezzi dei prodotti alimentari. Questo lo abbiamo notato guardando i bambini che vivevano nello squatter, nella baraccopoli: avevamo l’impressione che, di fatto, mangiassero meno. Adesso la crisi si inizia a sentire anche a livello internazionale perché ci sono più disoccupati. La situazione, al momento attuale, non è semplice, soprattutto per i più poveri: adesso, coloro che già facevano fatica ne faranno ancora di più per sopravvivere.

     
    D. - Rispetto ad avvenimenti locali come il sequestro di Eugenio Vagni, come sono le reazioni a livello locale?

     
    R. - Un po’ ci si è abituati al fatto, perché non è il primo. Alcuni mesi fa c’è stato il rapimento di padre Gobbi. A Manila sembrano toccati ma non più di tanto, perché Vagni è stato catturato nella parte sud del Paese, a un migliaio di km. da Manila, e quindi la gente non sembra molto interessata - anche perché lì soprattutto i più poveri hanno altri problemi. Io sono stato un mese nel sud delle Filippine, in una comunità cristiano-musulmana fondata da un padre del Pime dove cercano di costruire la pace: l’impressione è che il conflitto non sia di carattere religioso, ma di carattere politico. Poi, lo ripeto, un altro fattore che secondo me è determinante, per quanto ho constatato nel sud del Paese, è la povertà e dunque anche catturare degli ostaggi è una fonte di guadagno in una situazione economica difficile, dove ci sono contadini e pescatori che vivono di questo.

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    Il progetto della Comunità di Sant'Egidio per aumentare la presenza scolastica dei bambini nomadi

    ◊   Sono poco più di 17.400 i nomadi che in Italia vanno a scuola. Ma coloro che arrivano alle medie sono nemmeno un quinto. Segno che su questo fronte c’è ancora molto da fare. A Roma, la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato un progetto per le elementari che comincia a dare frutti. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    L’integrazione passa anche attraverso la scuola. Nel 2007, la Comunità di Sant’Egidio ha ideato un progetto che prevede borse di studio per i bambini nomadi del campo di Via dei Gordiani a Roma che frequentano le elementari. I requisiti fondamentali sono fare meno di tre assenze al mese e non chiedere l’elemosina. Grazie all'iniziativa, nel maggio 2008, coloro che nell’istituto Iqbal Masih avevano una frequenza regolare erano il 47,30%, mentre nel maggio di quest'anno sono saliti all'80,2%. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, dice che questa iniziativa premia la continuità e vuole essere esportata anche in altre città:

     
    "Noi siamo stati contattati dal Comune di Napoli che vuole prendere questo programma, attuarlo in vari campi nomadi. Poi lo allargheremo certamente a Roma, anche con il sostegno del Comune, oltre che del Ministero del Lavoro. Quindi, io penso che questo programma avrà un grande futuro e poi spero anche che le famiglie italiane possano fare altrettanto, perché è una forma di adozione a distanza: così come noi adottiamo a distanza bambini dell’Africa, dell’Asia o dell’America Latina, possiamo adottare a distanza i bambini rom".

     
    Il ministero del Welfare ha fortemente creduto in questo progetto e vuole continuare su questa strada, nonostante le ristrettezze di bilancio dovute al periodo di crisi. Maurizio Silveri, responsabile emigrazione alle Politiche sociali:

     
    "Intervenire sui bambini e sui minori è una priorità e nella programmazione che ci accingiamo a fare questo sarà uno dei temi che toccheremo".

     
    Il ministero del Welfare attualmente ha impegnato circa nove milioni di euro in progetto a sostegno di Rom, Sinti e Camminanti.

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    Chiesa e Società



    Messico: la Chiesa condanna l'assassinio di un sacerdote e di due seminaristi

    ◊   La Conferenza episcopale messicana ha condannato il terribile assassinio di un sacerdote e di due seminaristi, avvenuto sabato scorso nella città di Arcelia (Guerrero), e ha espresso le sue condoglianze a mons. Maximino Martínez Miranda, vescovo di Ciudad Altamirano, al seminario e alle famiglie che soffrono per l’irreparabile perdita dei loro cari. “Condanniamo anche - si legge nel testo del comunicato ripreso dall'agenzia Fides - la violenza che sta colpendo il nostro Paese ed esigiamo dalle autorità competenti, a tutti i livelli di governo, di realizzare un’indagine urgente per individuare i responsabili di questo crimine vigliacco”. Il comunicato si conclude con la richiesta a tutti di unirsi nella preghiera per la diocesi, per il seminario e per le famiglie, “affinché il Signore dia loro forza e pronta consolazione”. Le vittime dell’omicidio sono il sacerdote Habacuc Hernández Benítez, 39 anni, coordinatore della pastorale vocazionale nella diocesi di Ciudad Altamirano, ed i giovani Eduardo Oregón Benítez, 19 anni, e Silvestre González Cambrón, 21 anni, entrambi di Ajuchitlán, Guerrero. I tre sono stati assassinati mentre si dirigevano ad una riunione di pastorale vocazionale, la sera di sabato, nel municipio di Arcelia, a Tierra Caliente (Guerrero). Secondo la polizia il sacerdote ed i seminaristi sono stati raggiunti da colpi sparati da alcuni individui intorno alle sette di sabato pomeriggio, mentre viaggiavano su un camioncino in una delle strade centrali di Arcelia. Improvvisamente un altro veicolo li ha raggiunti, li hanno fatti scendere dal camioncino e li hanno colpiti con vari colpi calibro 9. I corpi sono stati vegliati nel seminario di Ciudad Altamirano e ieri sono stati trasportati nei loro luoghi di origine. Domenica scorsa l’arcivescovo di Acapulco, mons. Felipe Aguirre Franco, dopo aver celebrato una Santa Messa nella Chiesa di Nostra Signora della Soledad, ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha ribadito che ancora non si conosce la dinamica dei fatti. Il presule ha segnalato anche che in quella regione del Paese prevale la logica di risolvere tutto con la pistola, la logica del regolamento di conti, dello spargimento di sangue, “è una società che si sta cainizzando, dove il fratello ammazza il fratello”. (R.P.)

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    In India la Chiesa rafforza il dialogo con gli indù per isolare i gruppi radicali

    ◊   Rafforzare i legami con i leader indù più influenti, con lo scopo di sconfessare e isolare i gruppi induisti radicali responsabili delle violenze contro i cristiani: con questo spirito la Chiesa cattolica indiana ha indetto una serie di incontri ad alto livello e un programma di iniziative di dialogo fra indù e cristiani. Ad inaugurare il programma – rende noto l'agenzia Fides - è stato un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Mumbai al quale hanno partecipato il cardinale Oswald Gracias, il nunzio Apostolico in India, mons Lopez Quintana, e leader induisti tra cui Sri Jayendra Sarawati Swami. Uno dei temi centrali dell’incontro, che ha visto i leader confrontarsi in spirito di amicizia e profondo rispetto, è stato quello delle violenze contro le minoranze cristiane in India, a partire dall’ultimo ciclo di attacchi dello scorso anno in Orissa. I leader indù hanno condannato con fermezza le violenze affermando che l’India è un “Paese spirituale”, uno Stato che rispetta i diritti e la libertà religiosa delle minoranze. Si è parlato anche delle presunte “conversioni forzate” che, a detta di alcuni gruppi induisti, sarebbero operate dai cristiani soprattutto presso i dalit e i fuoricasta. Il cardinale Oswald Gracias ha sottolineato che “la conversione è una scelta profondamente personale” e che nella Chiesa cattolica non esistono “conversioni forzate”. I leader cattolici e indù hanno poi convenuto sul fatto che fedeli cristiani e indù dovrebbero impegnarsi insieme in progetti sociali, soprattutto nel campo dell’istruzione e della sanità. I credenti in Cristo sono chiamati a misurarsi con i gruppi radicali indù senza reagire alle provocazioni e alle aggressioni, ma con altre modalità: pregando e digiunando, alzando la voce nelle competenti sedi istituzionali, dialogando e incontrando nella reciproca attenzione e fratellanza la grande maggioranza dei leader e dei credenti di fede indù, da secoli alleati nel costruire armonia, riconciliazione e unità. Alcuni fedeli presenti hanno proposto infine di formare una delegazione di cristiani e indù che possa compiere un pellegrinaggio interreligioso di pace in diversi Stati dell’India, visitando comunità cristiane e sensibilizzando la popolazione locale. L’obiettivo è di portare un messaggio e una testimonianza di armonia fra comunità diverse. (A.L.)

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    Sri Lanka: si teme per la sorte di 200 giovani scomparsi dai campi profughi

    ◊   “I genitori di questi ragazzi sono disperati” ha detto la direttrice di un’Organizzazione non governativa di Colombo per la difesa dei diritti umani e delle donne, chiamata: Inform. Oltre 200 minori di età compresa tra gli 11 e i 17 anni d’età sono spariti la scorsa settimana, dai campi profughi ‘Malik Farm’, nel distretto di Vavuniya. Sono stati prelevati nel campo profughi da paramilitari alleati dell’esercito, e da allora non si hanno loro notizie né le autorità hanno fornito la lista precisa dei giovani scomparsi. Del fatto ha dato notizia l’agenzia Misna, citando anche Sunila Abeysekera, che riferisce che le autorità non fanno abbastanza per alleviare le sofferenze dei 300mila civili tamil segregati da mesi nei campi profughi. “Molti sono disidratati e hanno ferite infette” ha detto Abeysekera ricordando una dichiarazione dell’Alta Corte di Vavuniya, dell’11 aprile scorso, secondo cui 14 anziani erano morti di fame in un solo giorno. Inoltre ha criticato il Governo di Colombo per le forti restrizioni all’accesso ai campi, imposte agli operatori umanitari internazionali, tra cui l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, in attesa che sia completata la verifica tra tutti i profughi se ci siano tra loro ex affiliati dei ribelli secessionisti Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte), aggiungendo che tale operazione dovrebbe essere monitorata da osservatori indipendenti. La direttrice di Inform ha infine evidenziato il problema dei prigionieri di guerra: circa 10mila persone si sono arrese o sono state catturate dall’esercito durante l’offensiva definitiva nel distretto di Mullaitivu, ultimo capitolo di un conflitto durato 26 anni: “Non sappiamo dove sono – dice Abeysekera, riferendosi ai prigionieri - non abbiamo una lista dei loro nomi”. (A.V.)

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    Allarme di Medici Senza Frontiere per il Bangladesh

    ◊   Rispondere immediatamente all’emergenza sanitaria nel campo di Kutupalong, in Bangladesh. E’ l’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere. Nel campo ci sono migliaia di Rohingya - minoranza etnica musulmana originaria del Rakhine, Myanmar del Nord, per decenni fuggita da persecuzioni e discriminazioni nel proprio Paese – che stanno lottando per sopravvivere. Sono insufficienti le riserve idriche e quelle a disposizione – si legge sull’agenzia Sir – sono a rischio, grave anche la situazione nutrizionale che potrebbe peggiorare in vista dell’arrivo della stagione delle piogge. Msf realizzerà a breve un programma di emergenza per fornire assistenza medica di base ai bambini sotto i 5 anni, avviare un ambulatorio e un programma di assistenza nutrizionale per i pazienti e migliorare le condizioni igieniche e le riserve di acqua potabile all’interno del campo. (B.C.)

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    All’Aquila i rappresentanti delle religioni del mondo

    ◊   “In un contesto di crisi mondiale come quello attuale, il ruolo delle religioni non è quello di offrire soluzioni ai problemi economici ma un supporto spirituale sempre nella prospettiva della ricerca del bene comune”, lo ha dichiarato l’arcivescovo de L’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, in apertura dell’incontro con i rappresentanti delle religioni di tutto il mondo, ritrovatisi questa mattina in Piazza Duomo, nel capoluogo abruzzese. La stessa piazza dove si ritroveranno a luglio i leader del G8. L’incontro nel cuore dell’Abruzzo è stato il prologo della due giorni apertasi a Villa Madama a Roma, alla presenza di 129 leader. L’acqua, la sicurezza alimentare, la salute, l’educazione e la pace, sono solo alcuni dei temi discussi. “Questo luogo – ha detto l’arcivescovo - è il cuore della nostra città dove si trovano i monumenti più belli e importanti ma oggi è vuota e senza vita a ricordare a tutti il segno di questa tragedia. Una situazione di sofferenza in cui abbiamo scoperto la solidarietà, l’amore e la speranza dimostrataci da tutto il mondo”. Nel suo intervento mons. Molinari ha ricordato anche la figura di Papa Celestino V, sottolineandone il valore “non solo spirituale ma anche sociale” del perdono “in un tempo in cui la città de L’Aquila era sconvolta da lotte intestine e faide politiche”. Poi, rivolgendosi ai responsabili delle religioni, ha detto: “Ricordando questa figura cara alla nostra città invito voi tutti, uomini di fede a promuovere il dialogo e la riconciliazione divenendo nel mondo apostoli di pace”. “Sappiamo che non è possibile immaginare un futuro di pace per tutti se non si parte dai luoghi di maggior sofferenza. Ecco perché abbiamo voluto partire da qui, con questo pellegrinaggio al centro di una città ferita” ha aggiunto monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione Episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei. “Vogliamo dimostrare – ha proseguito mons. Paglia di fronte ai rappresentanti dei leader delle religioni del mondo – la nostra solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma all’apertura di questo appuntamento in cui, insieme ai leader delle religioni del mondo, vogliamo presentare le nostre istanze e proposte ai grandi della terra, consapevoli che è difficile oggi guardare al futuro con speranza senza considerare la dimensione religiosa”. “La fede – ha concluso monsignor Paglia - non chiude le religioni e gli uomini ma li apre. Per questo, ribadiamo la responsabilità dei credenti e degli uomini di fede sul futuro del mondo”. All’evento – seguito dall’agenzia Sir – ha preso parte anche Abune Paulos, Patriarca della Chiesa ortodossa di Etiopia, che ha voluto ricordare la sofferenza di quel 6 aprile scorso quando la città fu interessata da un terribile sciame sismico con morti, feriti e danni. “Attraverso i media abbiamo saputo del disastro successo qui a L’Aquila. – ha esordito il Patriarca - Noi capi religiosi di tutto il mondo vi siamo vicini e preghiamo per tutti coloro che hanno perso la vita. Quello che succede in una parte del mondo è come se succedesse in tutto il mondo. In altre parti del mondo – ha aggiunto il Patriarca – ci sono diverse persone che vengono dimenticate e nessuno fa nulla per loro. Tanta gente vive nella povertà e nella persecuzione oppure vive la realtà della guerra”. I capi religiosi - questo l'appello del Patriarca che si è fatto portavoce dei riuniti leader del mondo religioso - devono “mandare un messaggio ai leader del mondo”. “Siamo gente che può decidere per il bene. Noi, rappresentanti di tutte le religioni che abbiamo lo stesso messaggio” da portare “ai leader di governo di tutto il mondo con i quali possiamo collaborare per mantenere la bellezza di questa terra”. La scoperta di una lapide in omaggio al popolo abruzzese ha chiuso i lavori del summit religioso svoltosi all’Aquila. La lapide sarà collocata nella Basilica di Collemaggio quando tornerà nuovamente accessibile ai fedeli dopo i danni subiti dal terremoto. I leader religiosi sono attesi nel pomeriggio a Roma per una visita al Capo dello Stato, Napolitano. (A.V.)

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    Perù: il cardinale Cipriani invoca per il Paese un futuro di pace

    ◊   “Che la devozione al Santissimo sacramento si plasmi nella vita del Paese, affinché ognuno di noi sia seminatore di pace e di gioia e faccia della nostra nazione un “Perú eucaristico”, è quanto ha partecipato ai propri fedeli, il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima. L’occasione è stata la solennità del Santissimo corpo e sangue di Cristo. “In ogni persona c'è una lotta quotidiana fra il bene della vita di Cristo e il male della vita del peccato” ha detto il porporato nell’omelia di domenica scorsa, a cui l’Osservatore Romano ha dato risalto. Da tale conflitto, se vince il bene, “nascono la gioia, la pace, la giustizia, l'unità, l'amore, la famiglia e i figli”, se vince il male,“si originano violenza, menzogna, odio, abuso, e questa prima “frattura” va contro l'Eucaristia”. “La persona eucaristica — ha detto l'arcivescovo di Lima — è seminatrice di pace, gioia, allegria, unità, di amore per la famiglia e per la vita. È un seminatore di Cristo”. Il pensiero del cardinale Cipriani Thorne è andato “ai nostri fratelli delle montagne del sud andino, che stanno patendo una tremenda ondata di gelo”, e “alla varietà infinita di peruviani” che vivono nella selva, nella sierra e sulla costa: “Cosa vuol dire eucaristia per tutti loro? Il sacramento dell'unione in Cristo — ha risposto il porporato — e questo Cristo chiede a tutti noi di essere seminatori di pace, di sincerità e di riconciliazione”. Le migliaia di fedeli dopo la celebrazione eucaristica hanno preso parte alla processione da Plaza de Armas. La processione si è snodata attraverso quattro stazioni eucaristiche (le prime tre sotto la custodia degli ordini francescano, domenicano e della Mercede): il porporato ha invocato il Santissimo sacramento e ha pregato per il bene della patria e di tutte le famiglie, per le vittime della violenza nella selva peruviana e nella selva ayacuchana, per la Chiesa e i sacerdoti, a pochi giorni dall'inizio dell'Anno sacerdotale, venerdì 19 giugno, solennità del Sacratissimo cuore di Gesù. A tal proposito il cardinale Cipriani ha chiesto ai presbiteri dell'arcidiocesi di Lima “di essere sacerdoti eucaristici, perché in ciò sta tutto il contenuto dell'identità presbiterale». La Grande missione di Lima — che porta a termine la Missione continentale di Aparecida, convocata da Benedetto XVI — si sta sviluppando attraverso varie iniziative nelle parrocchie, nelle fraternità, nei diversi movimenti, nelle case religiose e nei collegi, e “Gesù seminatore meraviglioso — ha sottolineato il porporato — va ponendo nelle anime gioia, dedizione e bontà”. Il cardinale Cipriani ha infine invocato il Santissimo Sacramento: “per liberare questo mondo dal veleno del male, della violenza e dell'odio che contamina le coscienze”. (A.V.)

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    Storica decisione nella Chiesa ortodossa: gli emigrati avranno proprie Conferenze episcopali

    ◊   L’istituzione delle conferenze episcopali della diaspora ortodossa, che avranno il compito di guidare il gregge ortodosso fuori dagli Stati di provenienza, è la principale, storica decisione venuta dal primo dei due incontri preparatori previsti per il 2009, tenuto a Sabezy (Ginevra), che hanno lo scopo di preparare il tanto atteso sinodo panortodosso. Secondo i canoni sinora vigenti, - riferisce l'agenzia AsiaNews - i fedeli ortodossi che risiedevano fuori dai Paesi di origine, divenivano competenza del Patriarcato ecumenico. Ma la massiccia emigrazione, seguita al crollo della cortina di ferro, aveva creato non pochi problemi nella gestione degli affari ortodossi nella diaspora, dovuti anche all’esasperata identificazione del messaggio cristiano con l’origine etnica dei fedeli. Cosa che è stata causa di non poche incomprensioni e strumentalizzazioni, con ripercussioni anche a livello politico ed economico. Con questa decisione storica, presa all’unanimità, si istituiscono le conferenze episcopali ortodosse nella diaspora, che saranno presiedute dal più anziano metropolita di appartenenza a Costantinopoli. In sua assenza verrà sostituito secondo i canoni dell’ecclesiologia. Verranno istituite anche nuove conferenze episcopali onde poter soddisfare le nuove condizioni che sono venute a crearsi nel mondo della diaspora. Tutte le decisioni dovranno basarsi sul principio dell’unanimità delle Chiese, che saranno rappresentate dai loro vescovi. Membri delle conferenze episcopali saranno tutti i vescovi riconosciuti da tutte le Chiese ortodosse. Tutte le conferenze avranno come centro di coordinamento Costantinopoli. Chiaro segnale del nuovo clima è la notizia di ieri, che sarà Costantinopoli, il 4 luglio, la destinazione della prima visita all’estero del nuovo patriarca di Mosca, Kyrill. Il patriarca Bartolomeo I, nella sua riflessione domenicale, ha confermato l’importanza dei lavori di Ginevra, puntualizzando che attraverso questi lavori la Chiesa ortodossa si sta preparando a camminare compatta per poter affrontare le esigenze e le sfide del mondo contemporaneo, senza che ciò significhi secolarizzarsi. Il prossimo incontro è stato fissato per metà dicembre, sempre a Ginevra .Temi in agenda: il modo di riconoscere lo status di Chiesa autocefala; il modo di riconoscere lo status dell’autonomia di una Chiesa; Dipticha, cioè le regole del reciproco riconoscimento canonico tra le Chiese ortodosse; stabilire un calendario comune delle festività (per esempio alcune Chiese festeggiano il Natale il 25 dicembre, altre 10 giorni più tardi); impedimenti e canonicità del sacramento del matrimonio; la questione del digiuno nel mondo contemporaneo; i rapporti con le altre confessioni cristiane; il movimento ecumenico; il contributo degli ortodossi per affermare l’ideale cristiano di pace, fratellanza e libertà. (R.P.)

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    Chiuso il Sinodo della Chiesa siro-cattolica

    ◊   “Soddisfazione” per la visita di Benedetto XVI in Medio Oriente e per lo “svolgimento pacifico” delle elezioni in Libano ma anche “preoccupazione per la situazione dei rifugiati iracheni” sono state espresse ieri dai vescovi siro-cattolici, tra i quali anche il card. Mar Ignatius Musa I Daoud, ex Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al termine del loro sinodo in Libano, il primo guidato dal patriarca Mar Ignatius Joseph III Younan. Nel documento finale, riportato da Baghdadhope e ripreso dall'agenzia Sir, il Sinodo ricorda il valore del viaggio del Papa in Terra Santa per il “dialogo tra le religioni e le civiltà, per la convivenza, per il rifiuto dell’estremismo, della violenza e dell’uso della religione per scopi politici”. Preoccupazione viene espressa per la difficile situazione dei rifugiati iracheni. Nel documento si sottolinea “la necessità di sostenere i rifugiati cristiani nel ritorno nella propria terra” e si esprime “speranza per la cooperazione tra tutti i gruppi in Iraq per la pace, la sicurezza e la convivenza”. Tra le decisioni assunte dai vescovi il sostegno alla richiesta di beatificazione di Mar Flavianus Mikhail Malki, vescovo di Gazireh, Turchia, martirizzato nel 1915, la creazione di 4 commissioni: liturgica, ecumenica, legale e per le vocazioni ed un convegno nel 2010 delle parrocchie siro-cattoliche. (R.P.)

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    Dialogo ebraico-cristiano: il cardinale Danneels chiede di costruire un futuro nuovo

    ◊   “Costruiamo un futuro nuovo, nel quale non vi siano più sentimenti antiebrei fra i cristiani e sentimenti anticristiani fra gli ebrei, ma piuttosto il rispetto reciproco richiesto a coloro che adorano lo stesso Creatore e Signore e che considerano Abramo nostro padre comune nella fede”. È l’esortazione rivolta dall’arcivescovo di Malines-Bruxelles, cardinale Godfried Danneels, nel corso di un incontro tenutosi domenica scorsa nella Grande sinagoga della capitale belga. Il presidente della comunità israelitica di Bruxelles, Philippe Markiewicz, ha definito la cerimonia “un evento storico” e ha reso omaggio al cardinale Danneeels per “il suo costante contributo alle relazioni tra ebrei e cristiani”. Questa cerimonia, ha sottolineato da parte sua l’arcivescovo ripreso dall'agenzia Sir, “è la promessa che intendiamo impegnarci insieme affinché mai possa prevalere il male”. “Se l’uomo ha potuto provare un così grande disprezzo per l’uomo in questo periodo nero della nostra storia” ha aggiunto il porporato con riferimento alla Shoah, “non è anche perché egli era arrivato a disprezzare Dio?”. Di qui il richiamo conclusivo: “Insieme, ebrei e cristiani, preserviamo del vero Dio fra tutti gli idoli che spesso occupano la scena della nostra epoca”. “Il nostro passato è importante - ha concluso - , ma il futuro che ci attende, in Europa e nel mondo, è ancora più importante e urgente”. (R.P.)

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    Trovati altri documenti che attestano il ruolo di Pio XII negli anni della Seconda Guerra mondiale

    ◊   Papa Pio XII è stato “un vero eroe della Seconda Guerra Mondiale”. E’ il parere di Gary Krupp, presidente della Fondazione Pave the Way (PTWF), con base a New York, annunciando la scoperta di oltre 2.300 pagine di documenti originali risalenti agli anni compresi tra il 1940 e il 1945 che dimostrano l’impegno di Papa Pacelli nel salvare tanti ebrei dall'Olocausto. Il ritrovamento – riferisce l’agenzia Zenit - è avvenuto in un monastero di Avellino e rientra in “un progetto di ricerca privata pluriennale per diffondere le azioni del Vaticano durante la Seconda Guerra Mondiale”. Anche nell’Archivio Segreto Vaticano sono stati rinvenuti molti esempi “delle azioni dirette e del ministero pastorale di Pio XII per salvare gli ebrei dalla tirannia nazista”. Ugualmente, ci sono “prove documentate” della “diretta intercessione di Pacelli per difenderli dai Turchi ottomani nel 1917 e del suo incoraggiamento a istituire una patria ebraica in Palestina nel 1925”. “Probabilmente – ha detto Krupp - ha salvato più ebrei di tutti i leader politici e religiosi del mondo insieme. Nel vero spirito dell'eroismo, inoltre, ha fatto tutto ciò con la diretta minaccia dei fucili tedeschi puntati ad appena 200 metri dalle sue finestre”. (B.C.)

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    Grande teleconferenza in Australia per mostrare la chiusura dell’Anno Paolino

    ◊   “Paolo: l’uomo, la missione e il messaggio per l’oggi” è il tema della conferenza telematica su San Paolo che si terrà il 30 giugno, in occasione della chiusura dell’Anno Paolino e che, grazie alle nuove tecnologie, potrà essere ascoltata e seguita simultaneamente da tutte le comunità di fedeli australiani, nelle parrocchie e nei villaggi. Si tratta di un evento, il primo nel suo genere, che – scrive l’agenzia Fides - mette e a frutto l’idea che i moderni mezzi di comunicazione, se ben utilizzati, possono rappresentare una risorsa e un efficace strumento di evangelizzazione per la Chiesa. E’ sponsorizzata e organizzata dalla Conferenza episcopale dei vescovi australiani, grazie alla collaborazione tecnica, all’assistenza e alla gestione del Broken Bay Institute, nell’omonima diocesi. Prevede diverse sessioni e interventi, con la partecipazione di studiosi di Sacra Scrittura come il gesuita Brendan Byrne e Michele Conolly e specialisti di mass media. Il format della teleconferenza messo a punto a Broken Bay, annuncia la Chiesa australiana, sarà utilizzato in futuro per altri eventi importanti. Il sito internet che annuncia e offre tutte le indicazioni tecniche per collegarsi e per seguire l’evento (www.bbi.catholic.edu.au) è già attivo dal primo giugno. (B.C.)

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    L'attesa della Chiesa cinese per l'apertura dell'Anno sacerdotale

    ◊   Il cammino verso l’Anno Sacerdotale della Chiesa cattolica cinese continentale si sta intensificando all’avvicinarsi della sua apertura, il 19 giugno prossimo, in comunione con Benedetto XVI che lo ha indetto e con la Chiesa universale. Per prepararsi all’Anno Sacerdotale all’inizio del mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù, una cinquantina di sacerdoti delle nove diocesi della provincia dello Shan Dong, hanno partecipato a 5 giorni di ritiro spirituale guidato da don Robert Daviaud, Superiore generale dell’Istituto del Prado. Il ritiro - riferisce l'agenzia Fides - si è svolto nel seminario dello Spirito Santo della diocesi di Ji Nan. I partecipanti hanno approfondito e condiviso l’esperienza dell’Amore di Dio verso i suoi sacerdoti, chiarito il rapporto tra se stessi e il Signore, compreso come servire meglio la comunità dei fedeli diventando pastori degni del Signore. Anche la stampa cattolica cinese sta preparando l’apertura dell’Anno Sacerdotale con una rubrica dedicata all’argomento. "Faith", il più popolare sito cattolico continentale, ha pubblicato una serie di articoli che raccontano la vita e la spiritualità di san Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars, oltre a riportare storie e testimonianze vive e toccanti di umili sacerdoti di campagna. (R.P.)

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    Sussidio delle Pom per la Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti

    ◊   In occasione della Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il 19 giugno, che quest’anno segna l’apertura dell’Anno sacerdotale, il n. 2 del sussidio “L’Animatore missionario” delle Pontificie Opere Missionarie (POM) italiane, è dedicato alla “preghiera per i presbiteri del mondo e alla solidarietà per i seminaristi delle giovani Chiese”. Dopo la presentazione del sussidio e una preghiera per i sacerdoti composta dal vescovo Tonino Bello, - riferisce l'agenzia Fides - viene proposto uno schema di preghiera, personale o del presbiterio riunito, dinanzi all’Eucaristia. Seguono cinque schede per la riflessione di gruppo sulla prima lettera di San Paolo ai Corinzi, con i seguenti temi: Per conoscerti, comunità di Corinto; Comunità illuminata da una grande luce; Comunità abitata da problemi e conflitti; Vincere l’oscurità con la luce di Gesù; Comunità luce nella comunione. Infine si ricordano gli obiettivi della Pontificia Opera di San Pietro apostolo: sensibilizzare le comunità cristiane sulla formazione del clero locale nelle Chiese di missione; contribuire alla costruzione ed al mantenimento dei seminari nelle missioni; cooperare alle attività dei noviziati maschili e femminili degli istituti religiosi locali; contribuire alle spese per gli studi all’estero di sacerdoti, religiosi, religiose; accogliere a Roma sacerdoti e religiose delle missioni durante i loro studi nelle diverse università. (R.P.)

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    Bolivia: il cardinale Terrazas su missione della Chiesa e difesa dell’infanzia

    ◊   In occasione della festa del Corpus Domini il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, ha esposto nell’omelia diversi temi importanti, partendo dapprima proprio dalla missione permanente della Chiesa in Bolivia. “Siamo in un periodo di missione, - ha esordito il cardinale Terrazas - una missione che dobbiamo svolgere ogni giorno, una missione che deve aprirci gli occhi alla fede perché la nostra speranza possa incontrare la certezza. Noi non parliamo o cantiamo per divertirci, non facciamo processioni per riempire un giorno festivo, ma in realtà cantiamo, preghiamo e facciamo processioni e pellegrinaggi perché crediamo che questo Dio continui a fare di noi parte integrante del suo Regno, Egli vuole che sia ovunque e in tutte le persone”. “Noi crediamo in un Dio che non ha bisogno di utilizzare grandi eventi, che non ha bisogno di spaventarci con bombe o cose simili. Non possiamo dare la colpa a Dio per tutti i problemi del mondo. La conseguenza — ha proseguito il porporato — è che dobbiamo agire diversamente, non possiamo esigere da Dio che risolva tutti i nostri problemi, non possiamo incolparlo per tutto ciò che sta accadendo, come spesso ci capita fare facilmente”. Dopo il monito spirituale il presidente della Conferenza episcopale della Bolivia si è soffermato sui recenti casi di nuova influenza denominata A, verificatisi sul territorio: “Ci troviamo di fronte alla minaccia di questa grande pandemia e la tentazione è quello di dire: perché Dio permette tutto questo. Questo Dio che ci ama sta aspettando i segni propri del discepolo, occorre dare maggiore attenzione per evitare che questa infermità continui, bisogna prendere le giuste precauzioni che le autorità sanitarie ci chiedono. Dio — ha aggiunto il presidente dei vescovi boliviani — sta aspettando da noi che diveniamo una sorta di missionari della vita e della salute”. Infine, una riflessione amara è andata a tutti quei bambini sfruttati dagli adulti per il lavoro minorile: “Il regno di Dio si esprime quando sentiamo affetto e amore per quelle migliaia di bambini che lavorano in strada o che vanno a lavorare come se fossero adulti, che hanno perso il tempo della loro infanzia, che sono minacciati da molte cose, - ha concluso il cardinale nell’omelia rilanciata dall’Osservatore Romano - però non solo dobbiamo congratularci per la giornata del bambino lavoratore, ma dobbiamo pensare che nel piano di Dio, nel Regno di Dio non è previsto che bambini così piccoli non abbiano la possibilità di essere liberi e che non venga riconosciuta la loro dignità”. (A.V.)

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    Panama: tutto pronto per la 39.ma Giornata eucaristica

    ◊   Domenica prossima, l’arcidiocesi di Panama lancerà ufficialmente la sua Grande Missione per la XXXIX Giornata Eucaristica. Sono attese per l’evento circa 11mila persone, che rifletteranno sul tema: “L’Eucaristica: fonte e culmine della nostra missione”, e che prenderanno parte alla Celebrazione eucaristica, presieduta da mons. José Dimas Cedeño Magro, arcivescovo metropolita di Panama, e concelebrata dai vescovi ausiliari mons. Pablo Varela e mons. José Domingo Ulloa e dai sacerdoti che svolgono il loro lavoro pastorale nelle 95 parrocchie dell’Arcidiocesi. La Missione – riferisce l’agenzia Fides - è l’inizio dell’itinerario che porterà a celebrare, nel 2013, il V Centenario dell’Evangelizzazione di Panama, prima Chiesa su terra ferma del Continente americano. La Missione Continentale proposta dai Vescovi Latinoamericani è partita da Quito (Ecuador) nel 2008, durante la celebrazione del Terzo Congresso Missionario Americano. La Chiesa panamense ha realizzato il suo lancio ufficiale il 1º marzo 2009, a Atalaya, Veraguas. Con questa Missione, spiega una nota del Comitato organizzatore della Giornata Eucaristica, presieduto da don Rómulo Aguilar e da don David Cosca, “si cerca di mettere la Chiesa in stato permanente di missione, senza un termine fisso”. (A.V.)

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    Spagna: al via la riunione della Commissione permanente dei vescovi

    ◊   Si apre oggi, a Madrid, la 213.ma riunione della Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola. I lavori proseguiranno fino al 18 giugno. Tra i temi in esame, la questione dell’aborto: “I vescovi – si legge in una nota – analizzeranno il disegno di legge sull’aborto che il Consiglio dei ministri ha presentato lo scorso 14 maggio. La Commissione permanente potrà approvare una Dichiarazione in proposito”. Il disegno di legge, lo ricordiamo, prevede che le donne che abbiano compiuto 16 anni di età possano abortire fino alla 14.ma settimana di gravidanza, mentre, in caso di grave rischio accertato per la salute della madre o per malformazioni del feto, l’aborto sarà possibile fino alla 22.ma settimana. Il disegno di legge, inoltre, prevede anche l’autorizzazione della vendita della “pillola del giorno dopo” senza bisogno di una ricetta medica. Nell’ambito della riunione della Conferenza episcopale verrà poi ricordato il 50.mo anniversario dell’organizzazione non governativa “Manos Unidas”, così come verrà valutata l’applicazione, ai centri ecclesiastici di studi superiori, del “Processo di Bologna”, ovvero di quel processo di armonizzazione dei sistemi di istruzione superiore siglato da 29 Paesi europei nel 1999. Infine, all’ordine del giorno anche informazioni sui temi economici e sui progressi del piano pastorale. (I.P.)

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    In Corea del Sud un centro per "sperimentare l’amore di Dio"

    ◊   Si è concluso il raduno carismatico “Amore in azione”, organizzato dall’Iccrs (International Catholic Charismatic Renewal Services), in Corea del Sud, che ha visto una grande partecipazione. Sede dell’incontro Kkottongnae che ospita una comunità cristiana molto vivace, vicina ai bisognosi che assiste con cure fisiche e psicologiche. L’attenzione è però anche rivolta al “bisogno d’amore” che c’è in ogni uomo. Kkottongnae – si legge su Zenit - è sorto per iniziativa di padre John Oh, un sacerdote che ha tratto ispirazione dalla carità dimostrata verso i derelitti da un umile mendicante, povero quanto loro ma ricco di amore. Così, accanto all’assistenza materiale, Kkottongnae punta anche a riempire i vuoti affettivi di chi non riesce a provvedere a se stesso. In questa ottica ha istituito, tredici anni fa, accanto ai centri per l’addestramento e la formazione degli operatori sociali, anche un “Centro per la ricerca sull’amore”. La Corea del Sud pur essendo giovane nella sua fede si è dimostrata “vibrante di energie” e in essa sono presenti tante espressioni del Rinnovamento Carismatico. “Abbiamo tratto ispirazione – ha detto il presidente di Iccrs - anche dal pellegrinaggio ai luoghi di persecuzione: entrare nello spirito dei molti martiri coreani ci è servito a rafforzare la nostra fede. Da coloro che ci hanno preceduto possiamo acquisire speranza a coraggio”. (B.C.)

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    Ecumenismo: documento comune sui matrimoni in Italia tra cattolici e battisti

    ◊   Al termine di un percorso durato cinque anni, martedì 30 giugno a Roma alle ore 11 presso la sede della Conferenza Episcopale Italiana, avrà luogo la firma del “Documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia”. Ad annunciarlo è Anna Maffei, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi). Il documento – approvato dall’Assemblea generale dell’Ucebi nel 2004 – ha ricevuto l’approvazione dei vescovi italiani all’ultima Assemblea generale che si è svolta dal 25 al 29 maggio scorso a Roma. “L’accordo – spiega Anna Maffei in un comunicato diffuso oggi - parte da una preoccupazione pastorale per coniugi di confessioni battista e cattolica e si offre come uno strumento di mutua comprensione dei diversi modi di intendere il matrimonio e come un’utile guida per pastori e parroci per la preparazione, la pastorale e la celebrazione del matrimonio interconfessionale. Infatti, come recita la conclusione del documento ripreso dall'agenzia Sir, ‘stante l’asimmetria tra le due discipline, cioè la non perfetta corrispondenza di diritti e doveri, le due Chiese si impegnano a tener conto per quanto possibile delle specificità di ognuna e ad agire perché ciascuno dei due coniugi goda di pari dignità, riconoscendo all’altro gli stessi diritti e gli stessi obblighi che rivendica a se stesso’”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Cresce la tensione postelettorale in Iran. Il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione si è detto pronto a ricontare i voti

    ◊   Sempre alta l’attenzione della comunità internazionale sullo scontro di poteri in corso in Iran dopo le elezioni che hanno visto l’affermazione del presidente Mahmud Ahmadinejad contro il leader dell’opposizione Mir Hossein Moussavi, che contesta l’esito del voto. Le violente manifestazioni di piazza tra opposte fazioni, che si svolgono giornalmente a Teheran, hanno causato numerose vittime. E anche oggi scendono in piazza i sostenitori del capo dello Stato. Nel tentativo di riportare la calma, il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione, il più importante organo legislativo del Paese e massima autorità sulle questioni elettorali, ha annunciato oggi che le schede verranno ricontate. Sulla situazione che l’Iran sta vivendo, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Nariman, presidente dell’Associazione medici italo-iraniani:

    R. – Oggigiorno vediamo che c’è questa grande lotta di potere tra i riformisti Moussavi, Khatami e Rafsanjani e, dall’altra parte, Ahmadinejad, che esegue tutte le direttive della guida spirituale Alì Khamenei. La lettura di quanto sta avvenendo è che gli iraniani non stanno manifestando a favore dell’una o dell’altra parte, ma sono contro la totalità del regime. In Iran le elezioni non hanno rappresentato realmente la volontà popolare: i quattro candidati rimasti in gioco fino alla fine sono tutti espressione dell’apparato che hanno giurato fedeltà a Khamenei.

     
    D. – Quali sono i dati reali della protesta che sta avvenendo in Iran?

     
    R. – C’è una volontà di ridimensionare la protesta popolare di questi giorni e ingigantire i consensi del regime iraniano; per esempio, l’affluenza alle urne: si parlava del 90% degli iraniani aventi diritto che è andata a votare, ma la realtà è che l’80% della popolazione ha disertato i seggi e molti hanno messo nelle urne la scheda in bianco. Ieri pomeriggio, poi, ho parlato con altri ragazzi che erano per le strade di Teheran: alle due di pomeriggio c’erano circa due milioni di persone in piazza; dopo un paio d’ore la folla aveva raggiunto la cifra di quattro milioni, mentre l’informazione ha parlato solo di un milione di persone. Questo vuol dire che c’è la volontà di ridimensionare, effettivamente, quello che sta succedendo in Iran.

     
    Yemen
    Nello Yemen, le autorità stanno setacciando tutta la regione di Saada, dopo il ritrovamento dei corpi di tre donne, due tedesche e una coreana appartenenti al gruppo dei 9 stranieri rapiti giovedì scorso, confermato oggi dalle autorità di Berlino e Seul È quindi ancora incerta la sorte degli altri sei ostaggi, fra cui si contano tre bambini. "La cellula di crisi continua a lavorare senza sosta", ha detto una portavoce del Ministero degli Esteri di Berlino che segue da vicino la situazione. Al momento ancora non si registrano rivendicazioni ma secondo diversi analisti il sequestro sarebbe opera di un gruppo vicino ad Al-Qaeda. Le autorità yemenite hanno offerto una ricompensa di 25 mila dollari a chi fornirà informazioni sui rapitori.

    Corea del Nord
    Resta alta la tensione nella penisola coreana, dopo che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la scorsa settimana, ha inasprito le sanzioni contro Pyongyang, in seguito ai suoi esperimenti nucleari. Oggi il governo giapponese ha deciso di vietare del tutto l'export verso la Corea del Nord. Norme più rigide anche sulla circolazione delle persone. La stretta, decisa in risposta al test nucleare del 25 maggio, comporterà la completa sospensione degli scambi bilaterali. E della crisi nucleare coreana si è parlato al vertice dei Paesi del Gruppo di Shanghai, tenutosi in Russia. Nella dichiarazione finale i membri dell’organismo si sono detti a favore della ripresa del negoziato per la denuclearizzazione della Corea del Nord. Nel pomeriggio sarà invece la volta dell’incontro tra Obama e il presidente sud-coreano Lee Myung-bak.

    Indonesia
    Almeno sette persone sono morte e altre 24 sono rimaste intrappolate a seguito di un'esplosione in una miniera di carbone in Indonesia. L'incidente, che si è verificato nell'isola di Sumatra, è stato causato da una esplosione sotterranea, ha precisato il funzionario, responsabile della divisione mineraria del governo nella città di Sawahlunto.

    Pakistan
    Il premier indiano Manmohan Singh e il presidente pachistano Azif Ali Zardari si incontreranno oggi a Iekaterinburg, a margine dei due vertici del Gruppo di Shanghai e del Bric in programma nella città russa. Si tratta del primo faccia a faccia dopo gli attacchi terroristici agli hotel di Mumbai nel novembre scorso. Intanto, in Pakistan continua la massiccia offensiva contro le roccaforti dei talebani. Nelle ultime ore sono state colpite le basi nel Waziristan meridionale, al confine con l'Afghanistan.

    Russia-Georgia
    Veto della Russia in Consiglio di Sicurezza dell’Onu per il rinnovo del mandato della missione di osservatori delle Nazioni Unite in Georgia, dispiegata dal 1993. Mosca ha obiettato sul principio della “integrità territoriale” contenuta nel documento che prolungava il mandato. La risoluzione per una breve proroga della missione di osservatori nella provincia separatista dell'Abkhazia era stata presentata da Usa e alleati occidentali.

    Obama –Berlusconi
    ''Abbiamo rafforzato i legami già forti esistenti tra Italia e Stati Uniti'', cosi il presidente americano Barack Obama parlando alla Casa Bianca al fianco del premier italiano Silvio Berlusconi a margine di un colloquio di due ore fra i due. Al centro dell’incontro i temi in agenda nel G8 dell’Aquila e l’impegno militare in Afghanistan. Berlusconi ha inoltre dato la disponibilità dell’Italia ad accogliere tre detenuti del carcere di Guantanamo.

    Gabon
    Il presidente francese Nikolas Sarkozy è arrivato in Gabon per prendere parte alle esequie del presidente Omar Bongo Odimba. Il capo di Stato africano è deceduto l’8 giugno scorso dopo oltre 41 anni di governo nell’ex colonia francese.

    Economia: mercato auto
    Prosegue il trend negativo del mercato automobilistico in Europa, segnando a maggio una flessione del 4,9%. Il calo di vendite risulta comunque più contenuta rispetto al -12,3% di aprile e il più lieve da inizio anno. In controtendenza l’andamento in Francia (+11,8%) e Germania (+39,7%) dove si fa sentire l’effetto degli incentivi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 167

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