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Sommario del 12/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Corpus Domini. Il Papa: rinnovare la fede nell'Eucaristia contro i rischi di una secolarizzazione strisciante anche all'interno della Chiesa
  • Udienze e nomine
  • Nuovi modelli di sviluppo: Convegno della Fondazione Centesimus Annus. Intervista col prof. Quadrio Curzio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Religiose in rete contro la tratta delle persone
  • Giornata mondiale contro il lavoro minorile: liberare le ragazze dallo sfruttamento
  • Mons. Crociata: società cieca verso la famiglia
  • I vescovi italiani pubblicano la Lettera ai cercatori di Dio: il commento di mons. Bruno Forte
  • Ad Assisi serata "Nel nome del Cuore” per finanziare progetti in Kenya e Zimbabwe
  • Chiesa e Società

  • Spagna: per i vescovi in crisi è il valore della dignità umana
  • Appello dei vescovi di Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea Bissau
  • I vescovi del Paraguay: garantire le istituzioni democratiche e il bene comune
  • Indonesia: le minoranze religiose chiedono il rispetto dei diritti fondamentali
  • Perù: la Chiesa lancia una campagna di solidarietà per i terremotati
  • Africa: occorrono 80 miliardi di dollari per le infrastrutture del continente
  • La Chiesa del Kerala commemora le vittime della repressione comunista del 1959
  • Il cardinale Scherer: la fede in Dio va al di là delle idee generiche
  • Primo Festival delle Associazioni di volontariato a Roma
  • Roma: laboratorio di giornalismo per ragazzi promosso da Ucsi e Azione Cattolica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Alta affluenza alle urne in Iran per le elezioni presidenziali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Corpus Domini. Il Papa: rinnovare la fede nell'Eucaristia contro i rischi di una secolarizzazione strisciante anche all'interno della Chiesa

    ◊   “L’Eucaristia, rinnovando il sacrificio della Croce, ci rende capaci di vivere fedelmente la comunione con Dio”: così il Papa nella Messa per la Solennità del Corpus Domini celebrata ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Al termine del rito, Benedetto XVI ha guidato la processione verso la Basilica di Santa Maria Maggiore. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Il Cenacolo, la Pasqua celebrata da Gesù con i discepoli, “l’istituzione dell’Eucaristia come anticipazione e accettazione da parte di Gesù della sua morte”. Sono le immagini evocate da Benedetto XVI per spiegare il “Sacrificio eucaristico” che si rinnova nelle parole: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue ”. Un sacrificio nel quale si “realizza l’espiazione dei peccati” ma che si completa nella nuova alleanza, confermata “non con sacrifici di animali” bensì con il suo sangue, divenuto “sangue della nuova alleanza”. Gesù è “mediatore” di un nuovo patto, “al tempo stesso – aggiunge il Papa – vittima degna di Dio perché senza macchia, e sommo sacerdote che offre se stesso, sotto l'impulso dello Spirito Santo, ed intercede per l’intera umanità”:

     
    “La Croce è pertanto mistero di amore e di salvezza, che ci purifica la coscienza dalle 'opere morte', cioè dai peccati, e ci santifica scolpendo l’alleanza nuova nel nostro cuore; l’Eucaristia, rinnovando il sacrificio della Croce, ci rende capaci di vivere fedelmente la comunione con Dio”.

     
    Il Papa ha ricordato come Dio plasma il suo popolo, “l’unico Corpo di Cristo, grazie alla nostra sincera partecipazione alla duplice mensa della Parola e dell’Eucaristia”:

     
    “Nutriti di Cristo, noi, suoi discepoli, riceviamo la missione di essere 'l’anima' di questa nostra città fermento di rinnovamento, pane 'spezzato' per tutti, soprattutto per coloro che versano in situazioni di disagio, di povertà e di sofferenza fisica e spirituale. Diventiamo testimoni del suo amore”.

     
    Ai sacerdoti Benedetto XVI ha chiesto di “essere Eucaristia”, "degni ministri del Cristo e testimoni della sua gioia":

     
    “E’ ciò che i fedeli attendono dal sacerdote: l’esempio cioè di una autentica devozione per l’Eucaristia; amano vederlo trascorrere lunghe pause di silenzio e di adorazione dinanzi a Gesù come faceva il santo Curato d’Ars, che ricorderemo in modo particolare durante l’ormai imminente Anno Sacerdotale. San Giovanni Maria Vianney amava dire ai suoi parrocchiani: ‘Venite alla comunione … E’ vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno’”.

     
    Poi ha ricordato il senso della celebrazione: il rinnovo della “nostra fede nella reale presenza di Cristo nell’Eucaristia”:

     
    “Non bisogna dare per scontata questa fede! C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia”.

     
    Con “il pane della vita eterna”, “il cielo – ha proseguito il Pontefice - viene sulla terra, il domani di Dio si cala nel presente e il tempo è come abbracciato dall’eternità divina”. Al termine della Messa Benedetto XVI ha guidato la tradizionale processione eucaristica verso Santa Maria Maggiore invocando Gesù di purificare “questo mondo dal veleno del male, della violenza e dell’odio che inquina le coscienze” e a purificarlo con la potenza del suo amore misericordioso. Il Papa ha elevato infine la sua preghiera a Maria, donna “eucaristica” in tutta la sua vita.

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; alcuni presuli della Conferenza episcopale del Venezuela, in visita “ad Limina Apostolorum”; nel pomeriggio riceverà mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo titolare di Tibica, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di New Orleans (Usa), presentata da mons. Alfred Clifton Hughes per raggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di New Orleans mons. Gregory Michael Aymond, finora vescovo di Austin. Mons. Aymond è nato a New Orleans (Louisiana) il 12 novembre 1949 ed è stato ordinato sacerdote il 10 maggio 1975. Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato professore del St. John Vianney Preparatory Seminary (1975-1981) e poi professore e direttore dell’Apostolato pastorale del Seminario Notre Dame (1981-1986), di cui divenne rettore-presidente (1986-2000). È stato anche direttore diocesano della Società per la propagazione della fede e dell’Associazione della Santa Infanzia. Ha prestato inoltre la propria collaborazione pastorale nella Saint Ann Parish in Metaire. È stato nominato vescovo titolare di Acolla ed ausiliare di New Orleans (Lousiana) il 19 novembre 1996 e consacrato il 10 gennaio 1997. È stato nominato vescovo coadiutore di Austin (Texas) il 2 giugno 2000 e assunse quindi il governo della diocesi il 2 gennaio 2001. Mons. Aymond è stato presidente del Board of Directors of the National Catholic Educational Association (2000-2004). In seno della Conferenza episcopale, è stato presidente del Committee on the Protection of Children and Young People. Attualmente, è membro di vari comitati della stessa Conferenza episcopale.

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    Nuovi modelli di sviluppo: Convegno della Fondazione Centesimus Annus. Intervista col prof. Quadrio Curzio

    ◊   “Valori e regole per un nuovo di modello di sviluppo”: è il tema di un convegno internazionale in corso alla Pontificia Università Gregoriana, promosso dalla Fondazione “Centesimus Annus – Pro Pontifice”. L’evento, iniziato con una Messa celebrata dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, assistente internazionale della Fondazione, raccoglie a Roma numerosi economisti che si interrogano sull’attuale congiuntura economica e finanziaria alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. Domani mattina il cardinale Attilio Nicora celebrerà una Messa per i membri della Fondazione presso la Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani. A seguire l’udienza con Benedetto XVI. Per una riflessione sul tema del Convegno, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Alberto Quadrio Curzio, economista, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Centesimus Annus:

    R. - Noi riteniamo che i valori siano sostanzialmente tre, espressi dall’insegnamento sociale cattolico che, ovviamente, offre un orientamento ideale: i valori della solidarietà creativa, i valori della sussidiarietà come espressione della democrazia partecipativa ma anche rappresentativa e, quindi, il ruolo delle comunità dei soggetti intermedi; infine, il ruolo dell’economia anch’esso importante ma non esaustivo.

     
    D. – “L’economia ha bisogno di un’anima di un fondamento etico”, hanno detto tante volte, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Quanta sensibilità c’è oggi in un periodo di crisi nel mondo economico a questo richiamo?

     
    R. – Io credo che ci sia sensibilità, anche se molto spesso questa sensibilità va fatta emergere. Bisogna far sì che le persone che hanno tale sensibilità siano in qualche modo orgogliosi di averla. Purtroppo negli anni passati c’è stata una vera e propria “alluvione”, un incitamento a troppe forme di speculazione e, quindi, una decisa svalutazione di un riferimento ai valori, all’etica del lavoro, all’apprezzamento della creatività nel lavoro come capacità degli esseri umani di esprimere la loro consapevolezza partecipativa. Spero che questa crisi, certamente molto grave e anche molto dolorosa, faccia emergere e rendere esplicita, in tutti coloro che sentono questi valori, l’importanza non solo di sentirli ma anche di affermarli.

     D. – “Occorre globalizzare la solidarietà”, esortava Karol Wojtyla, e oggi in un tempo di crisi, Benedetto XVI invita ad uno stile di vita più sobrio. Solidarietà e sobrietà possono essere le parole chiave per un nuovo sviluppo a misura d’uomo?

     
    R. – Possono esserlo, tenendo presente che il mondo sta cambiando con l’emergere di Paesi una volta in via di sviluppo ma oggi assai affermati come la Cina e l’India. Quindi, bisogna tener conto dell’emergere di problemi di natura ecologica e di altra fattura. Bisogna perciò che anche la collaborazione internazionale abbia ad intensificarsi nel dialogo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per un mondo liberato dal veleno del male, della violenza e dell'odio: la celebrazione del Corpus Domini presieduta da Benedetto XVI sul sagrato della basilica lateranense.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, le presidenziali in Iran.

    Quarant'anni fa nasceva la Congregazione delle Cause dei Santi: in cultura, i contributi del vice direttore, degli arcivescovi prefetto e segretario del dicastero, Angelo Amato e Michele Di Ruberto, e di Patrizio Polisca, presidente della Consulta medica dell'università di Roma Tor Vergata.

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    Oggi in Primo Piano



    Religiose in rete contro la tratta delle persone

    ◊   Religiose in rete contro la tratta e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini: presentato questa mattina in Sala Stampa della Santa Sede il congresso 2009 organizzato dall’Unione Internazionale Superiore Generali (Uisg) e dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) proprio sul tema della moderna schiavitù dell’abuso sessuale. Il Congresso, alla sua seconda edizione, si terrà a Roma dal 15 al 18 giugno presso l’Istituto Fratelli delle Scuole Cristiane. Il servizio di Fausta Speranza.

    Difficile fare stime ma almeno 2 milioni e mezzo di persone ogni anno sono vittime dello sfruttamento sessuale. Sono almeno 500.000 in Europa e circa 30.000 in Italia. Sono dati della Commissione Europea ricordati dal dottor Stefano Volpicelli dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che spiega che ce ne sono anche di altre fonti e parla anche di impatto economico: profitti per i criminali pari a circa 150 miliardi l’anno. Le bande criminali sono ben organizzate, sottolinea una delle organizzatrici del Congresso, suor Bernadette Sangma, religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice: da qui “la necessità di una vera e propria azione contrastante attraverso una rete tra Paesi di origine, di transito e di destinazione”. La posta in gioco - sembra dire suor Bernadette - è troppo alta:

     
    “Il livello di degrado umano nella tratta, specialmente in fatto di sfruttamento sessuale, è tale che il processo di recupero della propria dignità da parte della vittime è molto arduo. Questa è la ragione per cui tante congregazioni femminili si sono schierate nell’ambito della prevenzione. Alcune congregazioni in questi ultimi anni hanno adottato il contrasto alla tratta come propria deliberazione capitolare. Questo è un momento molto importante per noi come congreagazione”.

     
    C’è anche una tristissima denuncia nelle parole di suor Bernadette:

    “La logica del mercato ci dice che non esiste offerta senza domanda. Purtroppo e con pena notiamo che una gran parte della domanda proviene anche da mariti e padri di famiglia che si dicono cristiani praticanti”.

    Da parte delle religiose l’impegno è pensato già dal 2001: denunciare con insistenza e ad ogni livello lo sfruttamento sessuale di donne e bambini. Da allora, ci sono stati progetti di collaborazione e iniziative di singole congregazioni, ricorda la segretaria generale dell’Unione Internazionale Superiore Generali (Uisg) suor Victoria Gonzáles de Castejón. Per poi sottolineare che il fenomeno va affrontato da mondo laico e mondo religioso insieme. E da parte sua la dottoressa Carmela Godeau, vice capomissione della laica Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, nata nel 1951, definisce la collaborazione con le religiose “un pilastro” per tutti i progetti, in particolare in Sud Africa, Repubblica Dominicana, Albania, Nigeria. Ricorda qualche dato: nel 2008, almeno 81 vittime di tratta in Italia - aggiunge - hanno beneficiato del programma che permette il ritorno volontario in patria organizzato se ci sono nel Paese di origine “le condizioni di sicurezza e dignità”.

    Poi parla di accoglienza e cita le attività a Lampedusa e in Sicilia; parla di corsi di formazione per funzionari governativi e società civile e cita Marocco e Libia. In generale individua i campi d’azione: ricerca, prevenzione, cooperazione tecnica e assistenza diretta. A proposito di prevenzione ricorda che di recente l’arrivo di ragazze nigeriane in Italia ha avuto un incremento del 900% e che è palese che rappresentano potenziali vittime di sfruttamento sessuale. Potenziali vittime di fronte alle quali non si dovrebbe far finta di niente.

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    Giornata mondiale contro il lavoro minorile: liberare le ragazze dallo sfruttamento

    ◊   “Diamo una possibilità alle ragazze: eliminiamo il lavoro dei bambini”: è il tema dell’odierna Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che segna quest’anno anche il decimo anniversario delle Convenzione internazionale per eliminare le forme più gravi di sfruttamento lavorativo infantile. Si stima che in totale siano 100 milioni le piccole lavoratrici dentro e fuori casa. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Furio Rosati, dell’Organizzazione internazionale del lavoro.

    D. - Prof. Rosati lei è il coordinatore del Progetto internazionale “Capire il lavoro minorile”. Allora, cosa vuol significare l’espressione “Diamo una possibilità alle ragazze”?

     
    R. – Vuole sottolineare che molto spesso le ragazze si trovano a lavorare in settori particolarmente a rischio, pensiamo al caso più drammatico dello sfruttamento sessuale dei minori, ma pensiamo anche al lavoro che le ragazze svolgono come domestiche presso numerosissime famiglie, un lavoro che è abbastanza difficile da individuare. D’altra parte il lavoro minorile delle ragazze è stato un po’ sottovalutato perché spesso ha aspetti che non sono così evidenti. Non sempre le ragazze partecipano ad attività di produzione economica ma, per esempio, se passano gran parte della loro giornata a occuparsi della casa, dei fratellini, dei genitori ammalati, ovviamente non possono andare a scuola o possono andarci con poco profitto e il loro futuro ne è danneggiato.

     
    D. - Professor Rosati lei ha citato la piaga dello sfruttamento sessuale delle bambine nei Paesi in via di sviluppo. Girando lo sguardo ai Paesi ricchi, anche in Italia, lei non vede un regresso nella cosiddetta emancipazione della donna quando i modelli imperanti sui media richiamano continuamente l’uso, piuttosto dobbiamo dire l’abuso della sessualità per affermarsi nella società?

     
    R. – Direi che questi modelli pongono dei seri rischi perché spingono le giovani a non investire nell’educazione, nella specializzazione, ma a investire in altre forme dell’apparire. Questo vuol dire che nel futuro avremo sempre crescenti problemi di integrazione femminile sul mercato del lavoro perché, ovviamente, uno degli elementi fondamentali è la specializzazione.

     
    D. - Anche di discriminazione fra le donne stesse, in quanto si afferma il valore della bellezza per andare avanti nel lavoro e anche della disponibilità sessuale…

     
    R. – Certo, lo strumento bellezza come tipo di investimento aumenta sensibilmente il rischio di discriminazione nella società per le donne, anche se apparentemente potrebbe sembrare un modello vincente o di facile realizzazione.

     
    D. - Prof. Rosati nell'attuale crisi economica e finanziaria a pagare, forse, sono già di più le donne nei Paesi ricchi che poveri...

     
    R. - Le donne hanno un doppio ruolo, lavorano ma si occupano anche dell'andamento della casa. In una situazione di crisi come questa in cui può diventare troppo costoso mandare i bambini a scuola sicuramente molte famiglie reagiranno non mandando a scuola le bambine piuttosto che i bambini perchè alla fine i bambini dovranno andare a lavorare al di fuori della casa mentre molte donne seguiteranno invece a lavorare all'interno della famiglia e, quindi, in un certo senso il loro investimento in educazione è meno importante.

     
    D. - Nei Paesi ricchi invece possiamo pensare al venire meno di diritti acquisiti, ad esempio per tutelare la maternità...

     
    R. - Garantire la possibilità per le donne di partecipare al mercato del lavoro vuol dire offrire una serie di servizi o di garanzie che permettano alla donna di conciliare l'attività, che ancora svolgono in maggioranza all'interno della famiglia, con l'attività sul mercato del lavoro. Certo se in una fase di crisi si riducono i sostegni, le donne saranno costrette ad uscire dal mercato del lavoro e occuparsi soltanto delle attività domestiche.

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    Mons. Crociata: società cieca verso la famiglia

    ◊   E’ stata presentata stamani a Roma l’iniziativa dei “Punto Famiglia”, promossa dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli) e realizzata con i primi contributi del 5 per mille. Attualmente sono 60 i “Punto Famiglia” operativi nel territorio italiano. L’obiettivo è di arrivare a 200 entro il 2010. Si tratta di spazi di aggregazione in cui si offrono servizi specifici. Tra questi, ci sono la consulenza previdenziale e fiscale, la tutela giuridica e l’assistenza nel ricongiungimento per i cittadini immigrati. Alla presentazione di questa iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla famiglia, il senatore Carlo Giovanardi. C’era per noi Amedeo Lomonaco:

    Mons. Mariano Crociata ha sottolineato che in un tempo segnato dalla sfavorevole congiuntura economica e finanziaria internazionale, l’iniziativa dei "Punto Famiglia" rientra tra le “forme nuove di prossimità”:

    “Il valore della vostra iniziativa risalta ancor più nell’attuale panorama italiano, che alcune recenti indagini vedono caratterizzato da una sorta di cecità del sistema sociale verso la famiglia…, tanto da denunciare la sua invisibilità agli occhi dei mass media, delle istituzioni politiche ed economiche, e i tentativi di neutralizzazione della famiglia stessa, mediante un’assimilazione indifferenziata di tutte le relazioni fra gli individui. Si tratta di un’operazione indebita e assai pericolosa per lo stesso tessuto sociale”.

    Mons. Mariano Crociata ha quindi aggiunto che è necessaria una nuova è più efficace risposta per interpretare le sfide poste dalla società attuale:

    “Ci troviamo di fronte ad uno scenario economico che esige una revisione profonda del modello di sviluppo dominante per correggerlo in modo concertato e illuminato. Un welfare più amico della famiglia, attuato con il riconoscimento del protagonismo delle famiglie stesse. Questo è il motore possibile della ripresa e dell'innovazione sociale”.

    Il futuro dell’Italia – ha poi osservato il senatore Carlo Giovanardi – dipende dalla tutela della famiglia fondata sul matrimonio, cellula fondamentale della società. Con i “Punto Famiglia” – ha detto infine Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli - si restituiscono alle famiglie quello che queste hanno donato con il contributo del 5 per mille. Tra le attività realizzate finora ci sono un nuovo parco giochi ad Agrigento, un corso di musicoterapia a Cagliari, un laboratorio di informatica per anziani a Biella e un gruppo di acquisto solidale per famiglie a Roma.

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    I vescovi italiani pubblicano la Lettera ai cercatori di Dio: il commento di mons. Bruno Forte

    ◊   “Come credenti in Gesù Cristo, animati dal desiderio di far conoscere colui che ha dato senso e speranza alla nostra vita, ci rivolgiamo con rispetto e amicizia a tutti i cercatori di Dio”: inizia, così, la “Lettera ai cercatori di Dio”, preparata dalla Commissione Cei per la dottrina della fede, presieduta dall’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte. Il documento, che viene oggi pubblicato integralmente dal quotidiano Avvenire, parte da alcune domande diffuse nel vissuto di molti per poi proporre l’annuncio cristiano. Intervistato da Alessandro Gisotti, mons. Bruno Forte si sofferma sulle ragioni che hanno portato a stilare questa lettera:

    R. – Nella società postmoderna, sempre più appare chiaro che non si può dare per scontata la trasmissione della fede. Abbiamo bisogno di annunciare sempre nuovamente il kerygma, cioè il messaggio centrale, gioioso dell’amore di Dio apparso a noi in Gesù Cristo. E questo bisogno di primo annuncio, che è evidente nelle società secolarizzate dell’Occidente ma anche in Paesi dove il Vangelo dev’essere in gran parte ancora annunciato, spinge a ritenere importantissimo il riferimento a testi come i Catechismi della Chiesa. E tuttavia, per un primo annuncio, non è sufficiente perché c’è bisogno di poter dire molto in poco. Ecco: questo testo risponde a questa esigenza. Una presentazione breve, compendiosa del Vangelo, del messaggio della fede dove si vuol dire molto in poco anche se, naturalmente, non tutto può essere sviluppato e approfondito come invece nei testi dei Catechismi.

     
    D. – La Lettera viene sviluppata con un linguaggio semplice, diretto e con uno stile a volte anche colloquiale: una scelta voluta, ovviamente …

     
    R. – Certamente. Proprio per testimoniare il volto di una Chiesa amica, di una Chiesa vicina alle grandi domande del cuore umano e desiderosa di parlare da cuore a cuore a coloro a cui si rivolge. Rispetto ad un dilemma di moda che parla di una Chiesa dei “no”, vogliamo far risaltare quello su cui insiste molto Papa Benedetto: al centro di tutto il messaggio della Chiesa c’è il grande “sì” di Dio in Gesù Cristo e c’è il “sì” alla vita, all’amore, alla gioia, alla bellezza che il Vangelo di Gesù porta nel mondo.

     
    D. – Quali sono le sue aspettative per questa Lettera?

     
    R. – Già Platone diceva che ogni libro ha bisogno di un padre. In altre parole, un libro da sé non riesce a dire tutte le potenzialità che nasconde. Ecco perché l’auspicio è che la Lettera non solo possa giungere a quante più persone possibili, e dunque anche essere utilizzata per percorsi individuali, personali di lettura e di meditazione; ma che ci sia sempre lo sforzo dei mediatori della Parola di Dio, di poterla presentare, di farne un ponte di dialogo e di amicizia, utilizzandola – ad esempio – come canovaccio in una serie di incontri, di dialoghi, di conoscenza e di approfondimento del vivere con dei gruppi, delle persone in ricerca. Ancora una volta mi preme di sottolineare che i cercatori di Dio siamo veramente tutti noi, quelli che credono: perché Dio è sempre nuovamente da scoprire nella sua profondità e bellezza, come dice il Salmo: “Il Tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il Tuo volto”. Parola di chi, come Davide, aveva conosciuto e sperimentato l’amore di Dio. Ma poi, c’è la ricerca di quelli che ancora non hanno fatto questa esperienza, di quei cercatori di Dio che sono i non credenti pensosi per cui la domanda su Dio resta la domanda più grande e importante. E infine, l’auspicio sarebbe che questo testo, opportunamente mediato e presentato, possa essere un’occasione di porre domande a chi vorrebbe invece le domande fuggirle o evitarle, evaderle quasi in una sorta di stordimento per non confrontarsi con le questioni ultime, con quelle questioni che si affacciano in tutte le grandi esperienze della vita a cui fa riferimento la lettera, proprio nella prima parte: e cioè, felicità e sofferenza, amore e fallimenti, lavoro, festa, giustizia, pace fino alla sfida di Dio.

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    Ad Assisi serata "Nel nome del Cuore” per finanziare progetti in Kenya e Zimbabwe

    ◊   Si terrà questa sera ad Assisi la manifestazione benefica “Nel nome del Cuore”, iniziativa di solidarietà ispirata alla carità di San Francesco e promossa dal Sacro Convento della cittadina umbra. La raccolta fondi è destinata quest’anno alla realizzazione di un centro per l’assistenza alle giovani madri e ai loro bambini di Limuru, in Kenya, e al potenziamento delle risorse sanitarie nello Zimbabwe. Ce ne parla padre Enzo Fortunato, responsabile della Sala Stampa del Sacro Convento, intervistato da Eliana Astorri:

     
    R. – L’appello molto forte parte da Assisi e questa grande raccolta di fondi è per due nazioni martoriate: lo Zimbabwe e il Kenya. Io inviterei subito chi lo desidera a comporre questo numero di telefono: il 48584.

     
    D. – L’anno scorso l'iniziativa è stata promossa in favore del Ciad. Perchè quest'anno sono stati scelti Kenya e Zimbabwe?

     
    R. – E’ interessante che da sette anni a questa parte ogni anno emerga l’Africa e ogni anno una nazione particolare di questo Continente. Questo cosa ci fa comprendere che l'Africa è davvero il Continente più martoriato. Soprattutto puntiamo su quelle nazioni che i mass media tendono a dimenticare, a non portare all’attenzione dell’opinione pubblica perché sono teatro di situazioni che danno fastidio. Ci preme quindi portare davvero queste tragedie umanitarie all’attenzione del grande pubblico.

     
    D. – Quest'edizione prevede un anniversario che riguarda Giotto e Assisi. Ci sono poi gli 800 anni della Fondazione dell’ordine francescano. E’ previsto qualche appuntamento in particolare?

     
    R. – Questa settima edizione cade in un momento particolare della storia francescana e cioè gli 800 anni della Fondazione dell’Ordine. Per questo nell'ambito della programmazione della serata ci sono diversi interventi dei nostri francescani, compreso il nostro custode, padre Giuseppe Piemontese. Quest'ultomo riproporrà alcune immagini del Capitolo internazionale delle stuoie che abbiamo vissuto ad Assisi. Si ricordano poi i 700 anni della presenza accertata di Giotto in Assisi. Quindi sarà un momento non solo per cantare la vita, attraverso interpreti della musica italiana, ma anche per riflettere in modo particolare su questi due grandi avvenimenti.

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    Chiesa e Società



    Spagna: per i vescovi in crisi è il valore della dignità umana

    ◊   In occasione della celebrazione del Corpus Domini che coincide con quella della Caritas, i vescovi spagnoli hanno rivolto un pressante appello a tutti i fedeli affinché, prendendo atto dell’aggravarsi della situazione socioeconomica, prendano sempre più in considerazione il mandato della carità evangelica. Il messaggio, firmato dalla Comissione Episcopale della Pastorale Sociale, si apre con una descrizione delle conseguenze della crisi nella popolazione e nell’organizzazione della Caritas. “Da quando è scoppiata la crisi un numero sempre piú grande di uomini e donne sta bussando alle porte delle nostre Caritas”. “In queste persone - si legge nel documento - abbiamo potuto scoprire i nuovi volti della povertà”. I vescovi dichiarano di aver colto anche un’altra povertà, quella dei valori e degli atteggiamenti che si manifesta in diversi ambiti e in alcuni mezzi della comunicazione sociale”. “D’altra parte - si sottolinea nel messaggio - siamo di fronte ad una grave crisi che non sembra congiunturale e che non riguarda solo le persone ma che mette in questione le strutture stesse dell’attuale modello sociale ed economico”. Sul modo di affrontare l’attuale crisi, i vescovi spagnoli affermano che sarebbe un errore ridurla ad una questione finanziaria ed economica. In fondo, sono in gioco alcuni valori morali. Anzi, è la dignità dell’essere umano il valore che è entrato in crisi. La crisi rende anche evidente il fallimento di questa società del benessere e di un modello di sviluppo che non é riuscito a ridurre le disuguaglianze né la povertà negli ultimi quindici anni, benché sia stato un periodo di forte sviluppo economico. Guardando verso il futuro, il messaggio dei vescovi spagnoli dichiara che forse è giunto il momento di promuovere un altro modello socioeconomico piú umano e giusto. Il documento conclude con un appello ai fedeli affinché prendano in considerazione la responsabilità della condivisione cristiana dei beni e di una conversione personale e comunitaria, e perfino della revisione delle motivazioni e dello stile che reggono le nostre istituzioni. (A cura di padre Ignacio Arregui)

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    Appello dei vescovi di Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea Bissau

    ◊   I vescovi di Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea Bissau hanno lanciato un appello ai governanti e alle “forze vive” delle rispettive nazioni a rispettare il bene comune, delle istituzioni e della vita umana. Lo riferisce l’agenzia Fides. L’appello è contenuto nel messaggio conclusivo della seconda sessione ordinaria dell’anno pastorale 2008-2009 della Conferenza episcopale inter-territoriale del Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea Bissau che si è tenuta dal 2 al 5 giugno a Dakar, capitale del Senegal. Nel corso dei lavori, i vescovi hanno esaminato la situazione dei loro rispettivi Paesi ed hanno espresso preoccupazione per la crisi politica in Guinea Bissau e in Mauritania. Il 28 giugno si dovrebbero tenere in Guinea Bissau le elezioni presidenziali anticipate determinate dalla morte del presidente “Nino” Vieira, ucciso a marzo da un gruppo di militari che lo accusavano di essere il mandante dell’omicidio del capo di Stato Maggiore, ucciso poche ore prima. La campagna elettorale è stata funestata dalla morte, in circostanze poco chiare, di uno dei candidati alla presidenza, Baciro Dabou. In Mauritania nel settembre scorso un golpe militare ha destituito il presidente Sidi Ould Cheikh Abdallahi. La comunità internazionale, e in particolare l’Unione Africana, ha esercitato forti pressioni sulla giunta militare perché rispetti la democrazia e la legalità. Grazie a queste pressioni, il 4 giugno è stato raggiunto un accordo tra i golpisti e le diverse forze politiche mauritane per costituire un governo di unione nazionale che conduca il Paese alle elezioni presidenziali fissate il 18 luglio. Nel ricordare le crisi che colpiscono la regione, i vescovi hanno denunciato “i comportamenti e le offese che macchiano la dignità della vita umana”, richiamando tutti al rispetto del bene comune e delle istituzioni. Sul piano ecclesiale, i vescovi hanno riaffermato l’importanza della catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Mons. Jean-Noël Diouf, vescovo di Tambacounda (Senegal) e presidente della Conferenza episcopale, ha affermato che la catechesi necessita di un aggiornamento pedagogico e metodologico. Per questo motivo è stato deciso di organizzare nel 2010 un forum sulla catechesi, presso il centro di formazione pedagogico di Mbour. L’incontro servirà ad approfondire le problematiche dell’educazione religiosa nelle scuole pubbliche e private e a incoraggiare gli insegnanti e i direttori delle istituti scolastici a sostenere la catechesi, sia nelle scuole cattoliche sia in quelle laiche, pubbliche e private. Un’altra tematica affrontata è stata la formazione dei futuri sacerdoti. La Conferenza episcopale ha infine sottolineato la necessità delle ripresa delle attività del Tribunale ecclesiastico interdiocesano di Thiès (Senegal), il cui ruolo è quello di “promuovere la giustizia” nella Chiesa.

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    I vescovi del Paraguay: garantire le istituzioni democratiche e il bene comune

    ◊   “I vescovi del Paraguay rispettano e difendono le istituzioni democratiche della Repubblica e i poteri legittimamente costituiti”: è quanto ha affermato, ieri, in una breve dichiarazione, il presidente della Conferenza episcopale paraguayana, l’arcivescovo di Asunción, Eustaquio Pastor Cuquejo Verga, che in questo modo ha voluto chiarire quanto pubblicato dalla stampa locale nei giorni scorsi. Alcune testate avevano riferito che mons. Mario Melanio Medina Salinas, vescovo di San Juan Bautista de las Misiones, avrebbe invitato ad una mobilitazione dei cittadini contro il Congresso nazionale che recentemente ha preso alcune decisioni in contrasto col presidente Fernando Lugo. In realtà – sottolinea mons. Cuquejo Verga – “i vescovi rifiutano qualsiasi incitamento alla violenza e qualsiasi altra iniziativa che abbia per scopo la rottura dell’istituzionalità democratica”. “I pastori della Chiesa cattolica – aggiunge il presule - ribadiscono il loro impegno in favore della vita e dei diritti fondamentali della persona umana, fatta ad immagine e somiglianza di Dio, e perciò assumono la missione di promuovere sempre la pace e l’armonia fra tutti gli abitanti del Paese”. D’altra parte, il presidente dell’Episcopato chiama “i poteri pubblici a promuovere e lavorare in favore del bene comune” e, citando il catechismo della Chiesa cattolica, ricorda che questo bene “implica la pace, e cioè, la stabilità e la sicurezza di un ordine giusto”. Ciò comporta – afferma mons. Cuquejo Verga - che “l’autorità sia in grado di garantire, tramite mezzi onesti, la sicurezza della società e quella dei suoi membri. Il bene comune dà fondamento alla legittima difesa individuale e collettiva”. Nello stesso tempo i vescovi paraguayani hanno voluto anche ribadire di non aver assunto alcuna responsabilità nell’amministrazione di fondi statali da utilizzare nella realizzazione di alcuni progetti sociali del governo, come proposto dal presidente Fernando Lugo. Si chiede pertanto alle autorità di governo di precisare la questione in modo univoco e definitivo, mettendo fine alla ridda di voci che invece vorrebbero far apparire la Chiesa impegnata nell’amministrazione del cosiddetto “Programma Tekoporâ”. (A cura di Luis Badilla)

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    Indonesia: le minoranze religiose chiedono il rispetto dei diritti fondamentali

    ◊   Garanzia di sicurezza, rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà civili: sono le richieste diffuse dalle minoranze religiose in Indonesia, nella campagna elettorale che terminerà con le elezioni presidenziali dell’8 luglio prossimo, nel Paese musulmano più popoloso al mondo. E’ quanto rileva la Fides. A contendersi il seggio a capo della nazione, dove 176 milioni di elettori sono chiamati alle urne, sono il presidente uscente Susilo Bambang Yudhoyono e altri due candidati: Megawati Sukarnoputri (già presidente nel triennio 2001-2004), figlia di Sukarno, primo presidente dell'Indonesia indipendente; l'attuale vicepresidente Yusuf Kalla, che non è riuscito a raggiungere un accordo con lo stesso Yudhoyono e ha deciso di correre da solo. Ex generale di 59 anni, Yudhoyono è dato in vantaggio da tutti i sondaggi. Nel dibattito politico in corso, mentre i candidati cercano l’appoggio e il consenso di tutti i settori della variegata società indonesiana, le minoranze religiose, fra le quali le Chiese cristiane presenti nel Paese, hanno manifestato pubblicamente il loro appoggio per la tutela della “Pancasila” (i cinque principi fondamentali che reggono lo Stato), e lo stop all’islamizzazione della società. Nei gironi scorsi anche i vescovi indonesiani hanno invitato i fedeli a “votare secondo coscienza scegliendo il miglior candidato per il bene del Paese”, mettendo in guardia sull’uso strumentale dei simboli religiosi nella politica.

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    Perù: la Chiesa lancia una campagna di solidarietà per i terremotati

    ◊   Con lo slogan "Il terremoto distrugge, condividere costruisce", la Conferenza episcopale peruviana lancia oggi la Campagna di Solidarietà "Condividere" 2009, azione solidale dei vescovi del Perù che quest’anno intende sensibilizzare la società per la ricostruzione di chiese e cappelle distrutte dal terremoto del 15 agosto 2007 nelle città di Ica, Cañete e Huancavelica. Lo riferisce l’agenzia Fides. Il lancio di questa campagna avverrà con una conferenza stampa nell'auditorium della Conferenza episcopale peruviana, presieduta da mons. Lino Panizza Richero, vescovo di Carabayllo e segretario generale della Conferenza episcopale peruviana.

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    Africa: occorrono 80 miliardi di dollari per le infrastrutture del continente

    ◊   Occorrono 80 miliardi di dollari all’anno per costruire infrastrutture che permettano all’Africa di competere sui mercati internazionali. Lo ha affermato – come riporta la Fides - Obiageli Katryn Ezekwesili, vicepresidente della Banca Mondiale per la regione Africa al World Economic Forum (WEF) di Città del Capo, in Sudafrica. “Ottanta miliardi di dollari in investimenti annuali non sono una somma che i Paesi africani possono mobilitare facilmente” ha detto Ezekwesili, che ha ricordato come la crisi finanziaria globale abbia ridotto gli investimenti diretti esteri nel continente. Per questo motivo la signora Ezekwesili, che è stata Ministro dell’Educazione della Nigeria, ha chiesto ai governi africani di valorizzare le proprie risorse. “Dobbiamo chiederci come impieghiamo le risorse a nostra disposizione e non se l’aiuto che riceviamo sia sufficiente. I governi stanno prelevando le tasse e stanno utilizzando i proventi del prelievo fiscale in maniera efficiente, come dovrebbero?”, si è chiesta la Ezekwesili. In genere – sottolinea la Fides - i governi africani traggono le risorse finanziarie per effettuare gli investimenti infrastrutturali dagli investimenti stranieri, dalle rimesse degli emigrati e dagli aiuti allo sviluppo. La crisi finanziaria globale non solo ha rallentato o addirittura bloccato questo meccanismo, ma ha pure aggravato il problema della disoccupazione in Africa. Secondo la signora Ezekwesili “il volto della disoccupazione in Africa non è maschile e cittadino ma è femminile e rurale”, aggiungendo che ogni serio programma di sviluppo africano deve tenere conto della “grande percentuale della popolazione rurale del continente impegnata a lavorare in piccoli appezzamenti di terreno”, soprattutto per l’autoconsumo.

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    La Chiesa del Kerala commemora le vittime della repressione comunista del 1959

    ◊   Nel 1959 i cattolici del Kerala scesero in piazza per manifestare contro il governo comunista di questo Stato indiano. Ci furono 15 morti e oltre 170 mila arresti. Sono diverse le iniziative promosse dai cristiani del Kerala per commemorare domani il 50.mo anniversario della Vimochana Samaram. Il cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly e presidente della Conferenza episcopale indiana, ha inviato a tutti i fedeli una lettera perché ricordino quanto accaduto e preghino per i “martiri”, 7 cattolici uccisi perché protestavano contro la politica del governo comunista. Padre Paul Thelakat, capo redattore del settimanale Satyadeepam e portavoce del sinodo siro-malabarico, ricorda ad AsiaNews gli avvenimenti del 1959: “La polizia aprì il fuoco in quattro luoghi diversi uccidendo 15 persone. In altri 248 luoghi fece ricorso ai bastoni lathi: vennero arrestate 177850 persone di cui 42745 erano donne. Ma dopo 28 mesi di dominio il governo comunista cadde”. Nel 1957 il Partito comunista era salito al potere vincendo le elezioni nel Kerala. Elamkulam Manakkal Sankaran Namboodiripad era il primo ed unico governatore di uno Stato eletto in modo democratico e non appartenente al partito dell’Indian National Congress. Una volta al potere il governo comunista del Kerala iniziò una politica contro la Chiesa per screditare ed eliminare l’unico ostacolo alla realizzazione di una società marxista. A far scoppiare la rivolta fu l’introduzione di una legge sull’educazione che permetteva allo Stato di mettere le mani sulle istituzioni legate alla Chiesa e alla Nair Service Society (Nss), l’associazione che raccoglie opere educative e di assistenza sanitaria della casta indù dei nair. Le due comunità scesero in piazza per protestare e con loro manifestarono anche i partiti dell’opposizione. Seguirono gli scontri, gli arresti ed i morti. Solo l’intervento del primo ministro Jawaharlal Nehru pose fine alle proteste. (A.L.)

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    Il cardinale Scherer: la fede in Dio va al di là delle idee generiche

    ◊   Il cardinale Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo (Brasile), ha ricordato che la fede dei cristiani in Dio “va ben al di là di alcune idee generiche”. Il porporato afferma - in un articolo divulgato dalla rivista arcidiocesana “O São Paulo” e ripreso da Zenit - che “non basta avere un'idea generica di Dio, né restare a un semplice 'penso'”. “I cristiani sono invitati a porsi davanti al Santo Mistero così come Questo si è manifestato al mondo”, osserva l'arcivescovo. “Senza dubbio, tutti possono 'pensare' qualcosa su Dio, ma i cristiani hanno un modo molto proprio di parlare di Dio, trasmesso dalla Chiesa, come essa stessa ha imparato da Gesù e dagli apostoli”. “Da un 'penso' passiamo a un 'credo', e non lo facciamo solo in modo individuale, ma insieme all'intera comunità di fede, quella che vive ora e quella che ci ha preceduti nella stessa professione di fede”. Secondo il cardinale, “come noi crediamo in Dio, così ci hanno creduto gli apostoli, i grandi maestri e dottori della trasmissione della fede, i santi e i martiri, i grandi mistici e predicatori, i missionari e i pastori della Chiesa. Crediamo con il nostro parroco, il nostro vescovo e con il Papa. Non siamo soli, ma in buona compagnia”. Il porporato ha concluso che siamo “destinati a essere eredi di Dio, coeredi con Cristo, 'nella casa del Padre'. La nostra fede in Dio, quindi, va ben al di là di alcune idee generiche. E' bella e coinvolgente”.

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    Primo Festival delle Associazioni di volontariato a Roma

    ◊   Sono 41 le associazioni di volontariato impegnate nella cooperazione internazionale che parteciperanno domenica e lunedì prossimi al primo Festival delle Associazioni organizzato da Coopi Lazio per promuovere le iniziative di solidarietà sostenute da diverse realtà associative a favore dei Paesi poveri. Si tratta di “una due giorni dedicata all’integrazione, alla valorizzazione della diversità, al superamento dell’omologazione culturale - spiega Donatella Donato, presidente Coopi Lazio - attraverso la riscoperta di forme artistiche quali la letteratura, la pittura, la cucina, la fotografia. Il Festival - prosegue Donatella Donato - è anche un’occasione di interazione e di confronto con le comunità di migranti che si sono costituite in realtà associative e di volontariato sul territorio romano”. Durante il Festival, patrocinato da Regione Lazio, Provincia di Roma e V Municipio, Coopi Lazio proporrà alle associazioni presenti il progetto di unirsi in uno spazio comune, la Casa delle Associazioni (in via Satta, quartiere Tiburtino), un luogo di incontro in cui, a partire da settembre, sarà possibile organizzare eventi, mostre, proiezioni, letture, dibattiti. L’obiettivo – sottolinea il settimanale RomaSette - è quello di creare un ponte di dialogo tra i popoli bisognosi e le diverse associazioni che operano per il loro sviluppo. Conferenze, mostre fotografiche, varie iniziative culturali e testimonianze animeranno la kermesse che trasformerà piazza Balsamo Crivelli, a Casal Bruciato, in un palcoscenico a cielo aperto. Per maggiori informazione si può consultare il sito www.coopi.org (A.L.)

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    Roma: laboratorio di giornalismo per ragazzi promosso da Ucsi e Azione Cattolica

    ◊   Ragazzi aspiranti giornalisti e appassionati di comunicazione saranno i protagonisti della prima edizione di “Decoder”, laboratorio di giornalismo che si terrà dal 15 al 19 giugno prossimi a Roma presso la libreria Ave in via della Conciliazione. Il corso – rende noto il settimanale RomaSette - è promosso dall’Unione Cattolica della Stampa Italiana (Ucsi) e dal Movimento Studenti di Azione Cattolica, con il patrocinio dell’Associazione Stampa Romana. L’obiettivo – spiega Vania De Luca, presidente Ucsi Lazio – è “quello di avvicinare ragazzi e ragazze tra i 14 e i 16 anni al vasto e complesso mondo dell’informazione attraverso le tematiche a loro più care”. “Giornalisti più o meno noti al grande pubblico – prosegue la De Luca – tenteranno di decodificare il mondo in cui questi giovani vivono: il mondo di internet, dei social network, della pubblicità invasiva e dell’immigrazione”. “Il laboratorio – spiega il presidente di Ucsi Lazio - rappresenta solo un primo esperimento per coinvolgere scuole, municipi, associazioni di volontariato romane ad elaborare progetti educativi che formino i giovani attraverso la conoscenza e l’uso dei molteplici mezzi di comunicazione oggi a disposizione”. “Leggere un giornale o una testata on line – conclude Vania De Luca – significa per i ragazzi aprire una finestra sul mondo locale e ‘glocale’ in cui vivono, significa capire la notizia e cosa c’è dietro, significa imparare a relazionarsi con i fatti”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Alta affluenza alle urne in Iran per le elezioni presidenziali

    ◊   Lunghe code ai seggi in Iran, dove 46 milioni di elettori sono chiamati a scegliere il nuovo presidente della Repubblica Islamica. Il conservatore moderato Mir Hossein Mussavi, che gode dell’appoggio dei riformisti e che potrebbe avvantaggiarsi dell’alta affluenza alle urne, ha denunciato il negato accesso dei suoi rappresentanti in alcuni seggi. Ha già votato l’altro candidato favorito: l’attuale presidente Mahmud Ahmadinejad mentre la Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, dopo aver deposto la scheda nell’urna ha invitato la popolazione a dare una “prova di calma”. Nel caso dovesse mancare una vittoria netta, i primi due classificati andranno al ballottaggio il 19 giugno. Sulle differenze tra i favoriti la riflessione al microfono di Stefano Leszczynski di Alberto Zanconato, corrispondente Ansa da Teheran:

    R. – Ahmadinejad si è reso noto per la sua retorica intransigente e per le sue posizioni intransigenti in politica estera. Mussavi risponde a questo dicendo che, invece, l’Iran ha bisogno di una distensione con gli altri Paesi e che, sul nucleare, vuole continuare i colloqui con il gruppo dei “5 più 1”, cioè le Grandi Potenze, anche se lo stesso Mussavi sostiene che la Repubblica Islamica non può rinunciare al suo programma atomico.

     
    D. - Per quanto riguarda invece le aspettative degli iraniani c’è un’ipotesi di cambiamento nell’aria o no?

     
    R. - C’è sicuramente! Questo ha dato vita ad una crescente ondata di sostegno per Mussavi che ha attaccato Ahmadinejad soprattutto sulla politica economica. Una situazione aggravata, secondo Mussavi e gli altri candidati, dalla situazione di isolamento internazionale in cui Ahmadinejad e la sua politica hanno precipitato il Paese.

     
    D. - Quarantasei milioni di elettori chiamati alle urne: c’è da aspettarsi una buona affluenza al voto...

     
    R . – Sì, sicuramente un’affluenza superiore a quella di quattro anni fa, quando si era arrivati alla fine degli otto anni di presidenza Khatami. Oggi però c’è la volontà di fermare Ahmadinejad e, quindi, ci sarà sicuramente un aumento dell’affluenza rispetto al passato. Più gente andrà a votare e più il candidato Mussavi avrà possibilità di sconfiggere Ahmadinejad.

     
    Pakistan attentati
    Ennesima giornata di violenze in Pakistan. Una catena di attentati ha scosso le città di Lahore, Nowshera e Peshawar causando almeno 10 morti e 180 feriti. Intanto, prosegue l’offensiva dell’esercito nel nord ovest del Paese contro le roccaforti dei talebani. Il servizio di Marco Guerra:

    Le violenze scuotono il venerdì di preghiera in Pakistan. Due distinti attentati hanno colpito moschee in cui erano raccolte decine di fedeli. La prima esplosione, provocata da un kamikaze, ha demolito un luogo di culto con annesso seminario religioso a Lahore. Fra le sei vittime accertate c’è anche il rettore della scuola islamica, un moderato che aveva ripetutamente criticato i talebani più radicali, oltre 90 sono poi i feriti. Poco dopo un altro attentatore suicida si è fatto esplodere nei pressi di una moschea di Nowshera, località della provincia della frontiera del nord-ovest, il bilancio provvisorio è di quattro morti e 92 feriti. Sempre in mattinata, due agenti sono rimasti uccisi a Peshawar, a seguito di una serie di attacchi in diversi punti della città, fra cui la residenza del comandante delle operazioni militari contro i miliziani integralisti nel nord-ovest del Paese. La nuova catena di violenze rappresenta, con molta probabilità, un tentativo di rispondere all’avanzata dell’esercito nella valle dello Swat, dove, una ad una, stanno cadendo tutte le roccaforti dei talebani. Anche nelle ultime 24 ore, sui distretti al confine con l’Afghanistan, sono proseguiti raid dell’aviazione di Islamabad. Almeno 47 le vittime, fra cui diversi civili.

     
    Iraq
    Sgomento in Iraq per l’uccisione di un deputato sunnita iracheno, Hareth al Obeidi, raggiunto da un sicario all’uscita di una moschea di Baghdad. Nell’attacco sono morti anche una guardia del corpo del politico e altre tre persone. Obeidi era anche vice presidente della commissione parlamentare per i diritti umani. Di due morti e 12 feriti è poi il bilancio di un attentato dinamitardo nella parte orientale della capitale. Tuttavia, nel Paese del Golfo si continua a registrare un sensibile calo delle vittime e delle attività dei ribelli ed entro il prossimo 30 giugno è previsto il ritiro dei soldati Usa da tutte le città e centri abitati dell'Iraq. Grazie al miglioramento delle condizioni di sicurezza, per la prima volta maxi-schermi saranno allestiti nelle piazze pubbliche della capitale per consentire a migliaia di tifosi di seguire gli incontri della nazionale irachena impegnata da domenica nella Confederations Cup in Sudafrica.

    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan. Sei civili afghani sono rimasti uccisi in due separati episodi nella provincia di Kunar, nell’ovest del Paese. Vittime anche tra le truppe della coalizione internazionale. Si tratta di un soldato britannico rimasto ucciso in un'esplosione nel corso di un'operazione nei pressi di Kandahar.

    Italia-Gheddafi
    Terzo giorno di visita in Italia per il leader libico Gheddafi, che in mattinata ha incontrato gli imprenditori italiani ai quali ha assicurato che verrà data priorità alle loro imprese. A seguire è previsto il colloquio con una rappresentanza delle donne italiane, per chiudere nel pomeriggio con il faccia a faccia con il presidente della Camera Gianfranco Fini, prima di una tavola rotonda con lo stesso Fini e l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Ieri non sono mancate le polemiche, Gheddafi ha infatti alternato toni di amicizia con Roma e attacchi agli Stati Uniti. Contestazioni sono venute dall’Italia dei Valori in Senato e da gruppi di studenti all’Università La Sapienza.

    Italia-intercettazioni
    In Italia, tra le polemiche, la Camera dei Deputati ha dato ieri il via libera al disegno di legge che modifica le norme sulle intercettazioni. Il ddl, a scrutinio segreto, è passato con 20 voti in più di quelli di cui disponeva la maggioranza. Il presidente della Repubblica Napolitano ha detto di riservarsi l’esame del testo per prendere poi le decisioni opportune. Dure critiche sono state espresse dall’opposizione, dal sindacato dei giornalisti e dalla Federazione degli Editori che chiedono che "siano evitate limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca”.

    Nuova Influenza-Oms
    L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha innalzato, ieri, a sei il livello di allerta per l’influenza A H1N1. Si tratta ormai di pandemia: la prima del XXI secolo. Il virus, partito dal Messico, ha contagiato quasi 30 mila persone in 74 Paesi e causato 144 morti.

    Corea del Nord
    La Casa Bianca ha detto di attendersi “azioni irresponsabili” da parte della Corea del Nord che starebbe preparando un terzo test nucleare in risposta alla minaccia di sanzioni da parte dell'Onu. Tuttavia, sono di segno opposto i segnali rilevati dai servizi di intelligence sudcoreani che "escludono l'imminenza di un nuovo test''. Il dossier sulla proliferazione nucleare di Pyongyang sarà discusso nella riunione odierna del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. All’esame dell’organismo c'è la bozza della nuova risoluzione che porta la firma di Usa, Francia, Regno Unito, Giappone e Corea del Sud.

    Sudan-ong
    Il Sudan permetterà alle agenzie umanitarie espulse lo scorso marzo di ritornare in Darfur e riprendere le operazioni di soccorso alle popolazioni locali. Lo ha annunciato ieri al Palazzo di Vetro, John Holmes, responsabile Onu per gli aiuti umanitari. Secondo l'esponente delle Nazioni Unite, Khartoum avrebbe detto che "sono benvenute non solo le ong esistenti, ma anche quelle nuove". Nessuna conferma, al momento, è arrivata dalle organizzazioni internazionali. Il Sudan - lo ricordiamo - aveva espulso i gruppi umanitari stranieri dopo il mandato spiccato, nei mesi scorsi, dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del presidente sudanese Omar al-Beshir, per crimini contro l'umanità proprio in Darfur. Sul significato di un eventuale ritorno delle Ong indipendenti in Darfur, Giada Aquilino ha raccolto il commento di padre Franco Moretti, direttore della rivista dei comboniani "Nigrizia":

    R. – Significherebbe che una parte maggiore degli aiuti inviati dalla comunità internazionale arriverebbero a destinazione. Non è detto che la situazione migliorerà drasticamente: rimarranno sempre tanti profughi, rimarrà sempre questo genocidio in corso. Le sofferenze verranno un po’ lenite. E’ impossibile per i piccoli organismi non governativi locali che dipendono dal ministero degli Interni gestire un’emergenza così grande. Si provi a pensare al campo profughi di Kalma con 170 mila persone, senza mezzi di trasporto, senza comunicazioni, senza strade, senza punti di incontro, di distribuzione del cibo, delle medicine e così via.

     
    D. – In quali condizioni vive, quindi, la popolazione del Darfur? Le stime delle Nazioni Unite parlano di almeno 300 mila morti nel conflitto...

     
    R. – Quando visitai un anno fa il Darfur, gli esponenti delle principali organizzazioni non governative mi riferirono di 450 mila persone morte. Qualcuno già dice che siamo arrivati a metà del genocidio del Rwanda. Nel 1994 la comunità internazionale disse: “Mai più un Rwanda”, invece si ripete puntualmente. Io penso che siamo vicini al mezzo milione di morti. E’ un’umanità sull’orlo della disperazione. Bisogna continuare a urlare contro questo scempio dei diritti umani in Darfur. Il Darfur è in tutto il Sudan.

     
    Moldova-politica
    In Moldova, la Corte Costituzionale ha invitato il presidente Voronin a sciogliere il parlamento e convocare nuove elezioni. Secondo alcune voci, la data probabile potrebbe essere il 2 agosto. La Moldova è precipitata in una profonda crisi politica dopo il trionfo dei comunisti alle legislative del 5 aprile scorso. Un risultato, questo, contestato dalle opposizioni che hanno inscenato proteste e manifestazioni nella capitale Chisinau. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 163

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