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Sommario del 09/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • I prossimi impegni del Papa: dopodomani la Messa del Corpus Domini in Laterano, il 19 giugno l'apertura dell'Anno sacerdotale in San Pietro
  • Rinuncia e nomina
  • Il cardinale O’Brien inviato speciale del Papa in Irlanda, per i cento anni della chiesa di San Columba a Derry
  • La persecuzione non può cancellare la forza della Parola di Dio: così il cardinale Bozanić ha ricordato il 700.mo del martirio di San Quirino
  • L'Ambasciata israeliana presso la Santa Sede ribadisce: "Non sarà effettuato" alcun congelamento di fondi destinati alla Chiesa cattolica in Israele
  • Il neopresidente del dicastero vaticano degli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski: lavoriamo per una cultura della vita
  • I vescovi europei dibattono a Zagabria sulla crisi economica e finanziaria. Mons. Crepaldi chiede garanzie per i poveri
  • La consegna del Premio "Path to peace" alla memoria di mons. Rahho, assassinato in Iraq nel 2008. Intervista con mons. Migliore
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al vertice di Roma le strategie per contenere la diffusione dell'Influenza A, che ha contagiato 25 mila persone nel mondo
  • Partirà sabato prossimo la 31.ma edizione del “Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto”. Con noi, mons. Claudio Giuliodori
  • Presentati da Rai Cinema quattro documentari su temi di fede. Anteprima per "Verso il Santo Sepolcro", ispirato dagli studi di padre Piccirillo
  • In un libro curato dal direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, il vero volto di Pio XII illustrato da storici e teologi
  • Chiesa e Società

  • Orissa: nel Kandhamal i cristiani ancora nel mirino degli estremisti
  • RD del Congo: ancora attacchi dei ribelli ugandesi
  • Mons. van Luyn: bassa affluenza per il voto di Strasburgo rivela mancanza di società civile europea
  • Premio Caritas 2009 per l’umanità al prof. Muhammad del Bangladesh
  • Cultura digitale e politiche della comunicazione al centro dei lavori della Riial a Bogotà
  • La Chiesa del Messico in preghiera per la morte dei bambini nel rogo di un asilo
  • Sri Lanka: cristiani e buddisti insieme per ricostruire il Paese dopo la guerra
  • Bangladesh: consacrata una nuova chiesa in un'area tribale
  • Cina: nella cattedrale della diocesi di Tian Jin celebrati 208 battesimi
  • Pubblicato il comunicato finale della 59.ma Assemblea generale della Cei
  • Mongolia: l'opera dei Salesiani vietnamiti per lo sviluppo della Chiesa
  • Preoccupazione dei vescovi per la situazione politica in Guinea Bissau e Mauritania
  • Mostra fotografica a Barcellona sulla Chiesa perseguitata nel mondo
  • Il 26 giugno prima dell’Oratorio paolino "Cadens revixit"
  • Il maggiore Hasler si congeda dalla Guardia Svizzera Pontificia
  • Presentazione di un libro su San Gerardo Maiella
  • 24 Ore nel Mondo

  • Mobilitazione per liberare le giornaliste condannate in Nord Corea
  • Il Papa e la Santa Sede



    I prossimi impegni del Papa: dopodomani la Messa del Corpus Domini in Laterano, il 19 giugno l'apertura dell'Anno sacerdotale in San Pietro

    ◊   Due importanti impegni si profilano nell’agenda di Benedetto XVI. Dopo la recente inaugurazione del Convegno ecclesiale diocesano, dopodomani, il Papa sarà di nuovo nella Basilica Lateranense per presiedere sul sagrato, alle 19, la Messa nella solennità del Corpo e Sangue del Signore. Al termine guiderà la tradizionale Processione eucaristica lungo via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

    Venerdì 19 giugno, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, l’attenzione sarà sull’atteso inizio dell’Anno sacerdotale. Benedetto XVI lo aprirà presiedendo i secondi Vespri nella Basilica di San Pietro, alle 18, nel 150.mo anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney.

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    Rinuncia e nomina

    ◊   In Australia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wilcannia-Forbes, presentata da mons. Christopher Henry Toohey, in conformità al canone 401, paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico.

    Nella Papua Nuova Guinea, Benedetto XVI ha nominato vescovo della diocesi di Aitape mons. Otto Separy, finora ausiliare della medesima diocesi.

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    Il cardinale O’Brien inviato speciale del Papa in Irlanda, per i cento anni della chiesa di San Columba a Derry

    ◊   Il cardinale Keith Michael Patrick O’ Brien è da ieri a Derry, in Irlanda, in veste di inviato speciale di Benedetto XVI per il centenario della chiesa di San Columba, nota anche come Long Tower. Un’occasione di grande gioia per tutta la comunità cattolica irlandese, particolarmente legata al suo compatrono San Columba, fondatore di monasteri ed esempio di missionario illuminato. L’arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo, legato pontificio, partecipa al triduo celebrativo del centenario della chiesa costruita in uno dei luoghi più significativi della del cristianesimo irlandese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Chiesa d’Irlanda celebra oggi in modo speciale il suo compatrono San Columba: a Derry, infatti, sono in corso i festeggiamenti per il centenario della Chiesa dedicata al Santo, nota anche come Long Tower Church. A sottolineare l’importanza dell’evento, il Papa ha inviato alle celebrazioni, quale suo delegato speciale, il cardinale Keith Michael Patrick O’ Brien. La chiesa di Long Tower si trova nel luogo dove sorgeva il monastero originario di San Columba, costruito nel 546. Il nome Long Tower deriva da una torre circolare che sopravvisse in quella località sino alla fine del XVII secolo e di cui purtroppo non resta traccia. Stamani, nella chiesa di San Columba, si è celebrata una Messa che ha coinvolto i bambini della comunità locale. Domani, invece, alle ore 10 sarà proprio il cardinale O’ Brien a presiedere la Messa per il centenario. Successivamente, a ricordo dell’avvenimento, verrà piantato un albero di quercia nel cimitero di Long Tower. Sull’importanza di questo luogo, ecco la riflessione del vicerettore del Pontificio collegio irlandese, padre Albert McDonald, al microfono di Emer McCarthy:

     
    “San Columba è tra i più importanti dei nostri Santi. Dove c’è la chiesa di Long Tower adesso, era stato edificato il suo primo monastero. I monasteri irlandesi erano centri religiosi ma anche centri di studio, e ancora oggi si possono vedere i manoscritti con i lavori bellissimi realizzati dai monaci. San Columba viene compreso come un membro di questa tradizione: come studioso e come missionario”.

     
    San Columba, “Colomba della Chiesa”, è dunque una delle figure più luminose del Medioevo. Il suo biografo, Adamnan, lo descrive come uomo di grande cultura, un mistico illuminato dalla preghiera, conciliatore di conflitti e amante delle persone e del Creato. Fondatore di monasteri in tutta l’Irlanda, nel 563 si imbarcò da Derry con dodici compagni alla volta della Scozia dove morì nel 597, sull’isola di Iona. Isola che, da allora, divenne tradizionale luogo di sepoltura di re ed ecclesiastici non solo scozzesi, ma anche irlandesi e norvegesi e che tuttora è meta di pellegrinaggio.

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    La persecuzione non può cancellare la forza della Parola di Dio: così il cardinale Bozanić ha ricordato il 700.mo del martirio di San Quirino

    ◊   Il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, ha presieduto giovedì scorso nell’isola croata di Krk la celebrazione per il 17.mo anniversario del martirio del vescovo San Quirino, gettato nel 309 nel fiume Sava con una pietra al collo per aver rifiutato di rinnegare la fede cristiana. La freschezza della sua testimonianza - ha sottolineato il porporato - contrasta con “i modelli rappresentati da coloro che oggi cercano di diventare popolari in tutte le maniere”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il cardinale Josip Bozanić, inviato speciale del Papa alle celebrazioni per il XVII centenario del martirio del vescovo San Quirino, ha sottolineato lo straordinario patrimonio di questa testimonianza: “Il martirio di Quirino - ha detto - è un’eredità viva da investire per l’oggi e il domani e non un libro di storia noioso e polveroso”. “E sempre possibile - ha aggiunto il porporato - essere donne e uomini di fede, radicati nella vita sociale”. Il porporato ha quindi affermato che “la persecuzione contro la Chiesa non appartiene solo ai primi secoli”. L’arcivescovo di Zagabria ha ricordato in particolare il cardinale Alojzije Stepinac, morto nel 1960 dopo sofferenze e vessazioni: durante gli anni del regime comunista ha sempre testimoniato con coraggio il Vangelo e l’unità della Chiesa.

     
    “I persecutori - ha affermato il cardinale Bozanić - non hanno mai l’ultima parola”, perché la fede non si può rinchiudere con le catene. “Prigioni, patiboli e plotoni d’esecuzione - ha spiegato - non hanno mai potuto uccidere la fede nel Verbo che si è fatto carne e ha fatto irruzione nella storia”. “Non può esistere sistema politico né persecuzione che riuscirà a eliminare la forza della Parola di Dio”. “La storia - ha osservato ancora il porporato - dovrebbe valere come lezione per quanti ancora oggi pensano di cancellare il cristianesimo a colpi di violenza”. L’inviato speciale del Papa ha infine denunciato gli attacchi alla famiglia: in Croazia “l’industria del divertimento, anche attraverso i canali di comunicazione, presenta ai giovani la vita familiare come un peso e una realtà ormai passata”. A questi attacchi - ha concluso il cardinale Bozanić - i cristiani devono rispondere con l’amore, mostrando con la loro stessa vita che “il matrimonio e la famiglia sono realtà aperte alla vita e alla società”.

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    L'Ambasciata israeliana presso la Santa Sede ribadisce: "Non sarà effettuato" alcun congelamento di fondi destinati alla Chiesa cattolica in Israele

    ◊   Era stato già definito nella mattinata di ieri "un errore tecnico e un malinteso" il presunto congelamento di fondi appartenenti ad una istituzione cattolica in Israele, sul quale erano circolate alcune notizie. Nel pomeriggio, è intervenuta sulla questione anche l’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede. In un breve comunicato, la sede diplomatica afferma che "in risposta ad alcuni quesiti posti da diverse testate giornalistiche e a seguito di ulteriori accertamenti", il "sequestro di fondi del Ministero dell’Educazione destinati ad alcune istituzioni educative della Chiesa Cattolica in Israele non sarà effettuato e che la situazione rimane immutata".

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    Il neopresidente del dicastero vaticano degli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski: lavoriamo per una cultura della vita

    ◊   Il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari ha organizzato questa mattina nella sua sede una riunione allargata per preparare gli avvenimenti dei prossimi mesi che segneranno la vita del dicastero, in particolare la 18.ma Giornata del malato, dell’11 febbraio 2010. Una giornata si inserirà nel quadro di due anniversari: i 25 anni del dicastero vaticano e dell’enciclica di Giovanni Paolo II Salvifici Doloris sul significato salvifico della sofferenza, pubblicata l’11 febbraio 1984. La riunione di questa mattina è stata presieduta dal nuovo presidente del dicastero, mons. Zygmunt Zimowski - finora vescovo di Radom, in Polonia - che per 19 anni, fino al 2002, ha lavorato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, al fianco dell’allora cardinale Jospeh Ratzinger. Al microfono di Romilda Ferrauto, responsabile della sezione francese della nostra emittente, mons. Zimowski parla degli impegni del suo nuovo incarico e delle figure che lo hanno ispirato:

    R. - Quando ho ricevuto questa nomina ho pensato subito alla persona di Giovanni Paolo II, perché gli sono stato vicino, ho pranzato molte volte con lui e ho visto questo uomo da vicino. Mi ha colpito una volta la frase che ha detto: “Io mi ricordo poco la mia mamma, ma so e mi ricordo che ha sofferto tanto”. E pensando alla persona di Giovanni Paolo II mi sono sempre ricordato questa frase, pensando che proprio la sua mamma, tramite le sofferenze, ha aiutato sempre Giovanni Paolo II, guardandolo dal cielo. Ho sempre pensato che proprio la mancanza della sua mamma era la causa della sua pietà mariana, perchè quando lui non ha più avuto con sé la madre, la madre terrestre, si è rivolto alla Madre celeste, alla Madonna. Per quanto riguarda i prossimi impegni, prima di tutto vorrei citare le parole del servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, tratte dall’Enciclica Evangelium vitae, dove il Santo Padre ha ribadito che la vita dell’uomo proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, è partecipazione del suo soffio vitale: lui dice che dalla sacralità della vita scaturisce la sua inviolabilità, inscritta sin dall’origine nel cuore dell’uomo, nella sua coscienza. La domanda “che hai fatto?”, con cui Dio si rivolge a Caino, dopo che questi ha ucciso suo fratello Abele, traduce l’esperienza di ogni uomo nel profondo della sua coscienza: egli viene sempre richiamato alla inviolabilità della vita, della sua vita, di quella degli altri. Oggi, purtroppo, siamo testimoni che questa inviolabilità della vita non è rispettata. Noi dobbiamo combattere per la cultura della vita: dal concepimento fino al naturale tramonto. Questo è il testamento del Santo Padre.

     
    D. - Lei di recente ha preso la parola all’incontro che si è svolto a Ginevra nella sede dell’Organizzazione mondiale della sanità. Si è trattato di un dibattito di grande attualità...

     
    R. - Il tema di questo incontro era molto importante: la crisi mondiale e la vita umana. Dovevamo discutere del fatto che questa crisi colpisce i più bisognosi, i malati e, in modo particolare, i bambini. L’attuale crisi economica ha evidenziato il disagio della cancellazione o di una drastica riduzione dei programmi di assistenza esterna, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ciò metterà drammaticamente a rischio i loro sistemi sanitari, che sono già al collasso per la forte incidenza di malattie endemiche, epidemiche e virali. Sappiamo quanto bisognosi sono i bambini africani. Penso che anche il nostro dicastero vorrebbe fare qualche atto visibile, forse qualche ospedale o un’altra struttura sanitaria, per mostrare la nostra sensibilità ai più bisognosi, specialmente ai bambini.

     
    D. - Il suo dicastero festeggerà tra breve i suoi 25 anni di esistenza e lei ne assume la guida dopo aver collaborato a lungo a fianco tanto del precedente Pontefice quanto di colui che gli è succeduto. Si aspetta degli avvenimenti di rilievo nei prossimi mesi?

     
    R. - Dobbiamo preparare bene questo anniversario, ricordando anche l’enciclica Salvifici Doloris, che parla del senso della vita umana e della sofferenza. Penso che sia la prima Enciclica di questo tipo nella storia della Chiesa. Questo documento esce dal cuore di Giovanni Paolo II. Dobbiamo coinvolgere tutto il mondo, specialmente Roma, che è la diocesi del Santo Padre. Vogliamo invitare il Santo Padre a presiedere la Santa Messa proprio in occasione della 18.ma Giornata del malato o in Basilica o in Piazza San Pietro. Vogliamo invitare tanti sofferenti, tanti bisognosi, abbandonati, le persone che vogliono offrire le loro sofferenze per la Chiesa, per il Santo Padre, che è molto attaccato oggi dal mondo e questo attacco non è giusto. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    I vescovi europei dibattono a Zagabria sulla crisi economica e finanziaria. Mons. Crepaldi chiede garanzie per i poveri

    ◊   La Chiesa s’interroga di fronte alla crisi dei mercati e al crollo del sistema finanziario internazionale. Per questo sono riuniti oggi a Zagabria, in Croazia, i vescovi europei responsabili per le questioni sociali. Tema dell’incontro “Crisi economico-finanziaria: di-sperare? Esperienze, iniziative, problemi e risposte della Chiesa in Europa”. Presenti 34 delegati di 21 Conferenze episcopali. Ad aprire i lavori, stamani, dopo il saluto portato dal cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, è stato mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “2008: annus orribilis per la finanza e per l’economia”, ha esordito il vescovo Crepaldi. “Annata ancora peggiore per i poveri”, ha aggiunto, e questa è l’urgenza che ha spinto la Chiesa “ad abbordare temi di carattere tecnico”, così come nella Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della pace, del novembre scorso, intitolata “Un nuovo patto finanziario internazionale.” Si è voluto infatti offrire “uno strumento di dialogo” - ha chiarito mons. Crepaldi - al fine di ricercare “soluzioni efficaci” per finanziare lo sviluppo, nonostante la crisi in atto. Se i finanziamenti erano infatti già precari - ha ammonito il presule - c’è ora il rischio che cessino del tutto.

     
    Tutti avvertiamo di vivere - ha sottolineato il segretario del dicastero vaticano - “molto più che una crisi economica”: una crisi “che richiede un cambiamento di rotta, ma i cambiamenti di rotta comportano sempre ben più delle semplici politiche economiche”. La crisi ha infatti dimostrato che “l’economia non sa reggersi da sola, senza essere sostenuta da un sistema di valori di riferimento che la trascenda, ossia che non sia a sua volta solo economico”. Se questo sistema “viene meno, l’economia non è in grado di ricostruirlo”,“non si salva da sé”. La crisi, dunque, “occasione di discernimento e di nuova proggettualità”, occasione soprattutto - ha auspicato mons. Crepaldi - “per ripensare l’economia tenendo conto delle esigenze dei poveri e giungendo finalmente a riconoscerli come una risorsa e non come un fardello”.

     
    Del resto, accogliendo i delegati episcopali di tutta Europa, il cardinale Josip Bozanic, ha premesso che la Chiesa è sempre “vivamente interpellata dove sono in gioco la vita dell’uomo, la dignità della persona umana, il bene comune, il diritto al lavoro, ad una vita dignitosa e la difesa delle classi più deboli.”

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    La consegna del Premio "Path to peace" alla memoria di mons. Rahho, assassinato in Iraq nel 2008. Intervista con mons. Migliore

    ◊   La Fondazione "Path to Peace" e la Missione della Santa Sede alle Nazioni Unite conferiscono oggi a New York il Premio “Path to Peace 2009”, a titolo postumo, all’arcivescovo di Mosul, mons. Paulos Faraj Rahho. Il 29 febbraio del 2008 venne sequestrato all’uscita della Messa. Il corpo senza vita fu poi stato ritrovato dopo due settimane. Sul significato del Premio conferito alla memoria di mons. Rahho si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York e presidente della Fondazione "Path to Peace":

    R. - E’ l’urgenza di rispettare e promuovere la libertà religiosa, che è un diritto fondamentale inerente ad ogni persona e comunità di credenti, in tutti gli angoli del mondo. Il compianto mons. Rahho e tanti altri cristiani in Iraq hanno sofferto e continuano a dare questa testimonianza preziosa di pace. E questo rientra perfettamente tra gli scopi della Fondazione "Path to Peace", annessa alla missione della Santa Sede presso l’Onu di New York, e cioè di mettere in evidenza ogni anno e riconoscere con un premio una personalità che si è distinta o si sta adoperando a promuovere la pace in un settore particolare.

     
    D. - Come ricordare questa figura di testimone cristiano?

     
    R. - Lo si è ricordato in tanti modi e continuiamo a ricordare lui e tutti i cristiani dell’Iraq, anzitutto con la preghiera e la solidarietà. Per quanto riguarda il riconoscimento dato dalla nostra Fondazione, esso trae spunto dal Vangelo, laddove Gesù dice: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”.

     
    D. - Tutta la Chiesa irachena ha subito e subisce il dramma della violenza: come aiutarla, come sostenerla?

     
    R. - Favorendo le condizioni, non solo per la sua sopravvivenza, ma per il rispetto dei diritti dei singoli cristiani. La Chiesa in Iraq deve poter continuare a svolgere il suo tipico ruolo di moderazione, in una società nuova, dilaniata da tensioni e conflitti di ogni genere. E poi in Iraq, nonostante le dure prove che la Chiesa ha attraversato e ancora vive, si sono sviluppate molte opere di solidarietà, aiuto e dialogo che contribuiscono a riconnettere il tessuto sociale, culturale e religioso del Paese, e queste opere meritano il sostegno di tutti.

     
    D. - I contingenti militari internazionali stanno gradualmente lasciando l’Iraq. Qquali sono le prospettive?

     
    R. - Quella più sensata è di sostenere, rafforzare il precario processo di pace all’interno del Paese. Sembra indispensabile che prima del ritiro completo, americani, europei, Onu, Stati confinanti, aiutino a risolvere le varie dispute fra le fazioni irachene: le questioni della ripartizione del petrolio, del federalismo e così via. Un sistema politico ragionevole e stabile in quell’area va a esercitare un impatto positivo su tutto il mondo arabo.

     
    D. - E in questo contesto cosa può e deve fare la comunità internazionale?

     
    R. - Come si ama dire qui all’Onu, la comunità internazionale ha una precisa responsabilità di proteggere che, in questo caso specifico, si traduce in obbligo di assistere e cooperare nel governo e nella società civile locali, al fine di creare una cultura e delle strutture democratiche, rispettose dei diritti di ogni persona, al di là delle loro affiliazioni politiche, etniche e religiose.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, Andrzej Koprowski sul primo viaggio in Polonia, trent'anni fa, di Giovanni Paolo II. In cultura, in una lunga intervista all'agenzia cattolica polacca Kai, il cardinale Stanislaw Dziwiz ricorda quell'avvenimento.

    Obama chiede a Israele l'immediata ripresa del negoziato: in rilievo, nell'informazione internazionale, il processo di pace in Vicino Oriente.

    In cultura, anticipazione dell'intervento di Antonio Paolucci alla presentazione del progetto di restauro del colonnato di San Pietro.

    L'arte agli artisti: Sandro Barbagallo presenta la LIII Biennale di Venezia.

    Serge-Thomas Bonino sul documento della Commisione Teologica Internazionale "Alla ricerca di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale".   

    Valori e regole per un nuovo modello di sviluppo: nell'informazione religiosa, un articolo di Mario Ponzi sull'annuale convegno della fondazione vaticana "Centesimus annus - Pro Pontifice".

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    Oggi in Primo Piano



    Al vertice di Roma le strategie per contenere la diffusione dell'Influenza A, che ha contagiato 25 mila persone nel mondo

    ◊   Con l’obiettivo di fare il punto sul virus A/H1N1 e per valutare le strategie possibili sul contrasto alla diffusione della nuova influenza, si sono riuniti ieri a Roma, all’Istituto superiore di sanità, esperti di tutto il mondo in un confronto sulle strategie intraprese in Italia e a livello internazionale. A presiedere l’incontro, il viceministro italiano della Salute, Ferruccio Fazio. Il servizio di Giada Aquilino:

    Oltre 25 mila casi di infezione in 73 Paesi del mondo e 139 vittime. Questo l’ultimo aggiornamento sulla nuova influenza A/H1N1 fornito dall'Organizzazione mondiale della sanità: le cifre indicano, in base ai dati precedenti, un andamento crescente del contagio. La maggioranza delle infezioni continua ad essere segnalata in Nord America. In Italia sono saliti a 50 i casi riconosciuti. Se ne è parlato ieri in una riunione a Roma, all’Istituto Superiore di Sanità, con esperti di tutto il mondo a confronto sulle strategie di contrasto alla diffusione della Nuova influenza. A fare il punto sul virus A/H1N1 è stato il viceministro italiano della Salute, Ferruccio Fazio:

     
    “Per adesso, la malattia è leggera, però esiste la possibilità - teorica, ma c’è sempre stata - che in un domani si possa per così dire ‘riassortare’ con altri ceppi, per esempio di influenza aviaria, e diventare più aggressiva. Noi adesso abbiamo attivato una serie di misure di contenimento. Sono due i sistemi di trasmissione più importanti: uno, quello a distanza, dovuto alle persone soprattutto di mezza età che viaggiano, e l’altro è quello dei ragazzi, a scuola. Una cosa sembra abbastanza chiara, e che cioè non sarà comunque un vaccino unico da unire all’influenza stagionale. Più o meno da fine ottobre in poi dovrebbero essere pronti”.
     
    Ma che tipo di virus è quello denominato A/H1N1? Ce lo spiega Gianni Rezza, capo del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità:

     
    R. - Questo è un virus che viene probabilmente originariamente dal maiale, ma che dopo è diventato un virus umano e che quindi si può trasmettere da persona a persona. Non sembra essere più aggressivo rispetto ai virus della normale influenza stagionale: l’unico problema che c’è è che la totalità della popolazione è suscettibile e quindi sembra diffondersi, e sembra essere in grado di diffondersi, molto rapidamente.

     
    D. - Nell'immediato, quali sono le linee di azione a livello internazionale?

     
    R. - Naturalmente, nei Paesi in cui ancora non c’è una diffusione dell’infezione nel Paese: in questi Paesi è ancora possibile contenere l’infezione, cioè impedire che l’infezione si trasmetta dai viaggiatori ad altre persone. Naturalmente, in Paesi come il Messico e gli Stati Uniti, dove l’infezione invece già si è diffusa, si adottano quelle strategie di mitigazione: ovvero, si chiudono ad esempio le scuole quando ci sono persone malate, oppure si tendono ad evitare le aggregazioni in luoghi molto affollati, in modo da ridurre l’impatto dell’infezione.

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    Partirà sabato prossimo la 31.ma edizione del “Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto”. Con noi, mons. Claudio Giuliodori

    ◊   Presentata stamani a Macerata la 31.ma edizione del “Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto”, che si terrà nella notte tra sabato e domenica prossimi. L’annuale iniziativa di Comunione e Liberazione ha scelto come filo conduttore l’affermazione di San Paolo “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente” (1 Tm 4,10). A presiedere la Messa di apertura, alle 20.30 di sabato 13 giugno - nello stadio maceratese di Helvia Recina - sarà il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. Prenderà parte alla liturgia anche mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo de L’Aquila, con il quale si uniranno nel cammino notturno numerosi ospiti delle tendopoli aquilane. Al microfono di Luca Collodi, il vescovo di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli - Treia, Claudio Giuliodori, illustra il significato di questo pellegrinaggio:

    R. – E’ un pellegrinaggio nato oltre 30 anni fa dall’iniziativa di alcuni giovani appartenenti a Comunione e Liberazione, che hanno sentito l’esigenza di ringraziare il Signore al termine dell’anno scolastico. Questo testimonia da una parte il senso di gratitudine a Dio per l’attività formativa, scolastica, dall’altro anche la devozione mariana perché il centro, la mèta di questo pellegrinaggio è Loreto, e quindi è un percorso di affidamento, di consacrazione a Maria perché ci accompagni e ci guidi sulle strade della vita.

     
    D. – Le intenzioni di preghiera di questa 31.ma edizione sono importanti: si guarda al mondo, in particolare alla Cina e alla libertà religiosa nel mondo. Questo è un primo punto importante su cui riflettere …

     
    R. – E’ un punto fondamentale perché ogni cammino ispirato dalla fede è un cammino di libertà. Quindi è un cammino anche di riconoscimento dei diritti, del primo e fondamentale diritto dell’uomo, oltre la vita, che è la libertà religiosa. Sappiamo che in molte parti del mondo questa libertà non è ancora pienamente compiuta, la fede non può essere espressa in modo davvero libero. Per questo ricordiamo padre Matteo Ricci, mentre ci prepariamo al IV centenario della sua morte.

     
    D. – Altro aspetto che troverà spazio nelle intenzioni di preghiera lungo il cammino, riguarda la situazione economica certamente non facile per molte famiglie …

     R. – La situazione di difficoltà è sentita da molte famiglie nel nostro Paese e ormai questa è una situazione anche di carattere mondiale. A seguire, anche rispetto all’iniziativa della Chiesa italiana, della "colletta della speranza", anche in questo pellegrinaggio – soprattutto con la preghiera – si cercherà di essere vicini e attenti alle situazioni di necessità, soprattutto alle famiglie che fanno più fatica a causa della scarsità o della perdita del lavoro. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Presentati da Rai Cinema quattro documentari su temi di fede. Anteprima per "Verso il Santo Sepolcro", ispirato dagli studi di padre Piccirillo

    ◊   “Il Viaggio. Itinerari di spiritualità”: si intitola così il cofanetto di quattro documentari sui percorsi di fede prodotti da Rai Cinema. Il progetto, realizzato da Franco Scaglia, presidente di Rai Cinema, è stata presentato stamani a Roma. Nell’occasione, è stato proiettato in anteprima il documentario “Verso il Santo Sepolcro”, tratto dagli ultimi taccuini di padre Michele Piccirillo, tra i più noti archeologi del Medio Oriente e specialista nel campo dei mosaici, scomparso ad ottobre 2008. Il servizio di Isabella Piro:

    “Io sono dalla parte dell’uomo. Avremmo tutti bisogno di lezioni di umanità”.

    Credeva nell’uomo e nella pace, padre Michele Piccirillo. Forse perché viveva in Terra Santa, là dove l’uomo e la pace a volte sembrano dimenticati. Il documentario "Verso il Santo Sepolcro", da lui ideato e voluto, e realizzato con la regia di Luca Archibugi, è un ultimo omaggio a quei luoghi a quali aveva dedicato la vita. Ascoltiamo Franco Scaglia, presidente di Rai Cinema:

    “Questo documentario era un desiderio, da tempo, di padre Piccirillo, di raccontare il Santo Sepolcro nel suo interno, di farlo vedere tutto. Lui ci ha lavorato fino al momento di chiudere gli occhi. Oltre al Santo Sepolcro, ci sono anche tutte le riproduzioni dei Santi Sepolcri in Italia ed anche una visita nella piccola Gerusalemme: perché in Italia, sotto a San Miniato, a San Vivaldo, c’è una piccola Gerusalemme ricostruita in miniatura”.

     
    "Verso il Santo Sepolcro" fa parte di un cofanetto di quattro documentari sulla fede e la spiritualità. Il primo, intitolato "Il Viaggio di Gesù" e diretto da Sergio Basso, segue il percorso della predicazione di Cristo, esplorando i luoghi citati dal Vangelo. Il secondo, firmato dallo stesso padre Piccirillo insieme a Luca Archibugi, ha come titolo "Tessere di pace in Medio Oriente" e racconta la storia di tutti i mosaici scoperti in Terra Santa dal grande archeologo, in trent’anni di scavi. Particolare, invece, il documentario "La grazia della parola", di Giorgio Montefoschi, dedicato ai monaci camaldolesi dell’eremo di Fonte Avellana. Ancora Franco Scaglia:

    “Qualcuno immagina che il monachesimo sia un luogo di isolamento, di tristezza. Invece, è un luogo di estrema gioia. Questi monaci sono persone profondamente gioiose e felici di quella scelta: non è una scelta di limitazione, ma è una scelta di grande vita”.

    “Chi a Gerusalemme non crede ai miracoli non è realista”, diceva padre Piccirillo. A poco meno di un anno dalla sua scomparsa, quale insegnamento ci ha lasciato? Ancora Franco Scaglia:

    “Più che insegnamento è un’amicizia che continua ad esserci. Era un uomo di pace, un uomo che riteneva che in quella terra ci fosse posto per tutti. Vedeva prima gli uomini e poi il resto. Quindi, gli uomini sono uomini, al di là delle differenze religiose ed etniche. L’uomo è uomo e quindi va rispettato, qualsiasi religione abbia e qualsiasi colore abbia”.

    (musica)

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    In un libro curato dal direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, il vero volto di Pio XII illustrato da storici e teologi

    ◊   Arricchito dalle riflessioni di Benedetto XVI, arriva in libreria “In difesa di Pio XII. Le ragioni della storia”, un volume curato dal direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, che raccoglie i contributi di storici e teologi sulla figura di Papa Pacelli. Il libro lascia emergere la personalità del Pontefice vissuto tra le due Guerre Mondiali spesso fraintesa, dando spazio alla verità storica conservatasi in documenti e testimonianze. Ma cosa rivelano, in particolare, i testi di questa pubblicazione? Tiziana Campisi lo ha chiesto allo stesso direttore dell’Osservatore Romano:

    R. - Rivelano che si è di fronte alla figura di un grande Papa. Per esempio, l’arcivescovo Fisichella ricostruisce il contributo dottrinale di Pacelli, che è stato imponente. Di fatto ha preparato il Concilio Vaticano II, che non a caso cita Pio XII centinaia di volte. Poi, l’arcivescovo Ravasi ha ricostruito il mondo culturale in cui è vissuto Pacelli. Andrea Riccardi ne ha tracciato la figura e il Pontificato in una sorta di profilo generale. Il testo postumo di Saul Israel, un medico ebreo rifugiatosi in un convento romano - quello di via Merulana - e che si conclude con una visione del Dio unico, è un testo invece in cui non compare la figura di Pio XII, ma dietro se ne può leggere l’opera di salvataggio ormai accertata e indiscutibile che il Papa e la sua Chiesa operarono nel silenzio, un silenzio sofferto, che però permise di salvare moltissime vite umane.

     
    D. – Come nasce questo libro?

     
    R. - Dopo che L’Osservatore Romano nei mesi scorsi aveva pubblicato una serie di contributi sulla figura di Papa Pacelli è arrivata la richiesta di Cesare De Michelis - che dirige l’editrice Marsilio di Venezia - di raccogliere e di rielaborare questi testi. L’idea, nata dalla richiesta di questo editore non cattolico, si è trasformata in questo libro che mi pare mostrare le ragioni della storia in difesa di Pio XII.

     
    D. – Perché lei definisce i contorni della figura di questo Papa “deformati”?

     
    R. – Perché dopo un riconoscimento corale subito dopo la morte nel 1958, nonostante alcune voci critiche presenti mentre il Papa era in vita, in pochi anni il vento cambiò a causa della polemica innescata dalla rappresentazione di un dramma teatrale, “Der Stellvertreter”, “Il vicario”, di un autore tedesco, Rolf Hochhut, che poi è stato rilanciato di recente dal film "Amen" di Costa-Gravas dove si dipingeva un Papa, se non complice, inerte di fronte agli orrori della guerra e soprattutto alla Shoah. La rappresentazione polemica del Papa come complice del nazismo, ricavata dalla propaganda sovietica durante gli anni della Guerra e poi ripetuta insistentemente durante quelli della Guerra Fredda, si è trasformata in un cliché, in una caricatura, che ha condizionato addirittura la lettura storica della figura del Papa. Ora però il vento è cambiato e la conoscenza dei documenti sempre maggiore - adesso stanno per aprirsi completamente gli archivi vaticani che sono in corso di riordinamento - sta consentendo una visione più equilibrata, più serena, più storica, di fatto, di Papa Pacelli, della sua figura e del suo Pontificato.

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    Chiesa e Società



    Orissa: nel Kandhamal i cristiani ancora nel mirino degli estremisti

    ◊   Tensioni e scontri tra polizia e fanatici indù dopo l’arresto di un leader dello Sangh Parivar, colpevole dell’omicidio di alcuni cristiani tribali e di agenti della Polizia centrale. È accaduto nel villaggio di Sirsapanga, nel distretto del Kandhamal, nello Stato indiano dell'Orissa. Il 6 giugno, - riferisce l'agenzia AsiaNews - la vedova di un cristiano tribale ucciso a ottobre da estremisti indù, ha riconosciuto l’assassino del marito mentre si trovava al mercato. Kalia Pradhan, questo il nome dell’omicida, aveva fatto perdere le sue trace da nove mesi, ma di recente era stato visto in diversi luoghi pubblici del villaggio. Testimoni raccontano che la donna, non appena ha riconosciuto l’uomo, ha iniziato ad urlare: “L’assassino di mio marito è qui” suscitando così agitazione tra i presenti. Interpellato da AsiaNews, Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians racconta che “la donna si è recata al posto di polizia per chiedere l’arresto di Kalia Pradhan. Gli agenti per un po’ hanno tergiversato. Solo l’insistenza del fratello della donna, che ha telefonato al coordinatore e al sopraintendente della polizia, ha portato all’intervento degli agenti e all’arresto dell’uomo”. Dopo l’operazione delle locali forze di sicurezza, i sostenitori del Sangh Parivar hanno iniziato a manifestare presso il posto di polizia di Raikia chiedendo la liberazione dell’assassino. Gli agenti hanno poi disperso il gruppo di manifestanti, ma a seguito dell’avvenimento hanno allertato sacerdoti e fedeli della zona temendo rappresaglie. Il villaggio di Sirsapanga è diventato teatro di nuove tensioni da quando il governo ha deciso il ritiro delle forze di polizia, cominciato il 31 maggio. In coincidenza con l’inizio della smobilitazione degli agenti, stanziati nella zona a protezione dei cristiani, sono state bruciate tre case appartenenti a famiglie cattoliche. (R.P.)

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    RD del Congo: ancora attacchi dei ribelli ugandesi

    ◊   E’ difficile ma non drammatica la situazione umanitaria nell’area di Dakwa in seguito agli ultimi attacchi di un piccolo gruppo di ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra): lo riferisce all’agenzia Misna padre Jacques Monsengo, missionario comboniano di base a Isiro ma ben informato sui fatti avvenuti nella diocesi di Bondo a pochi chilometri dal confine con la Repubblica Centrafricana. Secondo il missionario, il gruppo responsabile di aver ucciso due persone (un civile e un poliziotto) e del rapimento di diverse decine di persone (da 135 a 400 a seconda delle fonti) sarebbe composto da non più di 10 ribelli: “Attaccano i villaggi isolati – continua padre Monsengo che di recente si è recato sul posto – contando sull’impossibilità di polizia ed esercito, che presidiano i centri più importanti, di intervenire prontamente. Resta il fatto che la loro presenza rende difficile il mantenimento della sicurezza e la possibilità per la gente di coltivare senza pericoli; così come resta difficile inviare aiuti a causa dell’assenza di buone vie di comunicazione”. Da alcuni anni i ribelli Lra – originariamente attivi in Nord Uganda – hanno spostato le loro basi all’interno del territorio congolese dove fino allo scorso settembre avevano causato solo sporadici problemi alla popolazione locale; da settembre incursioni contro alcuni villaggi avevano determinato una grave crisi umanitaria che è andata progressivamente peggiorando fino a causare più di 130.000 sfollati e almeno un migliaio di morti. Un’operazione militare congiunta ugandese-congolese tra dicembre e marzo ha portato alla distruzione delle basi dei ribelli che da allora si sono però divisi in piccoli gruppi disperdendosi nelle foreste del parco della Garamba e allargando il loro spettro d’azione fino a Sud Sudan e Centrafrica. (R.P.)

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    Mons. van Luyn: bassa affluenza per il voto di Strasburgo rivela mancanza di società civile europea

    ◊   Felicitazioni a tutti i neo-eletti europarlamentari dei 27 Paesi dell’UE, ha espresso ieri mons. Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam in Olanda, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). Auspicando che la benedizione di Dio accompagni il loro mandato, il presule - riferisce l’agenzia Sir - ha detto di sperare che il dialogo delle Chiese con le Istituzioni europee, in particolare con il Parlamento di Strasburgo, possa approfondirsi “al servizio della dignità umana e del bene comune”. Mons. Van Luyn ha poi stigmatizzato la bassa affluenza alle urne, che ha interessato mediamente solo il 42,9 per cento dei cittadini europei. “Un tasso di partecipazione – ha osservato - che appare ancora più incomprensibile visto che il Parlamento europeo aumenterà in modo considerevole influenza e competenze se il trattato di Lisbona entrerà in vigore", “segno che ancora manca una società civile europea”. Secondo il presidente della Comece, “non è stato posto sufficientemente l’accento su questa emergenza così come era stato fatto sulla nascita del mercato comune”. Per cui “le istituzioni europee, i governi nazionali, i partiti politici ma anche le Chiese – ha sollecitato il presule olandese - devono porsi la domanda: abbiamo contribuito sufficientemente all’emergenza di una coscienza europea tra i nostri concittadini?” Mons. Van Luyn ha ricordato, iinfine che da 60 anni, l’integrazione europea appare come un processo unico nella storia del genere umano e che ora più che mai è pertinente. Davanti alla crisi economica, ai cambiamenti climatici, alla crisi alimentare a livello globale, non vi è alcuna alternativa ad una Europa unita, che parla con una sola voce e che si impegna per la giustizia e la pace sul continente europeo e nel resto del mondo. (R.G.)

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    Premio Caritas 2009 per l’umanità al prof. Muhammad del Bangladesh

    ◊   E’ stato conferito – riferisce l’agenzia Zenit - al prof. Ibrahim Muhammad il Premio Caritas 2009 per l'umanità, dotato di diecimila franchi. Presenti alla cerimonia, venerdì scorso, nel Centro culturale e dei congressi di Lucerna, in Svizzera, circa 700 persone che hanno a lungo applaudito il sessantaquatrenne docente di fisica nell’Università di Dacca, in Bangladesh, premiato per la sua opera educativa in uno dei Paesi più poveri del mondo. Il prof Muhammad - che lavora da 30 anni nell'organizzazione Centre for Mass Education and Science (CMES) - ha infatti creato un “sistema di educazione all'avanguardia che si basa sul principio dell'imprenditoria sociale”, combinando “strettamente la formazione e la qualifica professionale”. Gli alunni ricevono una formazione di base, e frequentano corsi professionale e corsi di sviluppo della personalità che permettono loro di fondare una propria impresa. Il contributo educativo di Muhammad è una risposta alla mancanza di possibilità di formazione per i giovani del suo Paese. Molti bambini del Bangladesh abbandonano infatti prematuramente la scuola primaria o non sono affatto scolarizzati. Attualmente, circa 30 mila bambini frequentano i centri fondati da Ibrahim Muhammad. Durante la cerimonia di consegna, il consigliere nazionale Barbara Schmid-Federer ha reso omaggio all'impegno di Muhammad a favore della formazione dei bambini e dei giovani svantaggiati. Il premiato investirà l'importo del riconoscimento in un progetto di formazione professionale. Muhammad è anche presidente della società per l'energia solare del Bangladesh, nonché esperto di organizzazioni internazionali dell'ONU, come il Programma Alimentare Mondiale o l'UNESCO. Barbara Schmid-Federer ha sottolineato che il Premio Caritas è ampiamente meritato da Muhammad, che non solo ha concretizzato il diritto all'istruzione, ma si è anche impegnato in un aiuto allo sviluppo basato sull'equità sociale e sulla capacità di durare nel tempo. (R.G.)

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    Cultura digitale e politiche della comunicazione al centro dei lavori della Riial a Bogotà

    ◊   Servizio ai vescovi, cultura digitale, formazione e ricerca, politiche della comunicazione: su questi quattro temi si è articolato l’undicesimo incontro della RIIAL, la Rete Informatica della Chiesa in America Latina, svoltosi a Bogotá, in Colombia, dal 3 al 5 giugno. In una nota finale, i presuli presenti al convegno ribadiscono che “in America Latina esistono due realtà: quella di coloro che usano la tecnologia e quella di coloro che non la usano”. Per questo, continua la nota, “è necessario pensare ad una strategia adeguata per presentare l’uso della tecnologia all’interno della Chiesa stessa”. Quali strumenti utilizzare, allora? I presuli ne indicano alcuni: formazione ed informazione negli uffici di Comunicazione della Chiesa, in accordo con le realtà di ciascun Paese; sviluppo di progetti di connessione informatica a basso costo, ma di ampia copertura di rete; un servizio di hosting continentale, che permetta di portare su un server le pagine di un sito, rendendolo accessibile tramite Internet. Riguardo al tema della cultura digitale, i vescovi presenti all’incontro della RIIAL evidenziano, in particolare, l’importanza del rapporto tra fede e culture contemporanee: “La Chiesa desidera radicarsi nella cultura digitale per annunciare Gesù Cristo”, affermano, e quindi la comunicazione deve essere “reciproca”, poiché “le nuove generazioni non vogliono più una comunicazione verticale, unidirezionale”. Altro fattore da tenere presente, si legge ancora nella nota, è l’importanza della comunità: “La comunità è un agente di evangelizzazione. Non bisogna distaccarsi da essa”. Quanto alla formazione, la RIIAL ribadisce che bisogna, innanzitutto, coltivare le reti già esistenti, rendendole “più umane, attraverso operatori pastorali che imparino ad utilizzare la tecnologia”. Importante, quindi, anche il confronto tra esperienze diverse, con particolare attenzione alle priorità indicate del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, come il rapporto tra etica ed informazione. Infine, riguardo alle politiche della comunicazione, la RIIAL ricorda la necessità della “valorizzazione delle esperienze di produzione cattolica, che abbiano incidenza sulla società civile, e con mass media che seguano le linee dettate dalla Conferenza di Aparecida”. (A cura di Isabella Piro)

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    La Chiesa del Messico in preghiera per la morte dei bambini nel rogo di un asilo

    ◊   La Conferenza dell’episcopato messicano, mediante un comunicato firmato dal suo segretario generale, mons. Leopoldo González, ha espresso le proprie condoglianze alle famiglie dei bambini deceduti nel tragico incidente dell’asilo ABC, avvenuto venerdì scorso a Hermosillo, Sonora. “Ci uniamo alla sofferenza che vive l’arcidiocesi di Hermosillo, insieme al suo Pastore mons. José Ulises Macías Salcedo, ed al dolore dei genitori, degli amici e della cittadinanza. Preghiamo il Padre, Dio misericordioso, affinché dia forza, pace e consolazione alle famiglie di questi piccoli che già godono della presenza del Signore”, si legge nel comunicato. I vescovi chiedono a tutta la Chiesa del Messico di unirsi in preghiera “per l’eterno riposo dei morti, per i bambini che ancora sono gravi negli ospedali, affinché si rimettano presto e ritornino tra le braccia dei loro genitori”. Allo stesso tempo, rivolgono un appello al governo affinché si realizzi il più presto possibile ed in maniera opportuna, un'inchiesta “per chiarire questo deplorevole fatto e individuare le responsabilità”. Al momento sono 44 i bambini deceduti, la maggioranza dei quali per asfissia, a seguito dell’incendio sviluppatosi nell’asilo. Il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo primate del Messico, invocando l’immagine di unità e comunione della Santissima Trinità, durante la Santa Messa domenicale nella cattedrale ha chiesto ai fedeli dell’arcidiocesi di unirsi in preghiera. Il cardinale ha esortato i fedeli ad elevare le loro preghiere “per l’eterno riposo delle innocenti vittime” ed affinché i loro parenti “trovino consolazione in Cristo”. “Preghiamo per loro e per le persone che sono nel dolore a causa di questo avvenimento. Preghiamo anche per le autorità affinché, soprattutto in questi centri dove vi sono bambini tanto fragili ed indifesi, prevedano le opportune misure di sicurezza”, ha aggiunto. L’arcivescovo ha concluso il suo intervento manifestando il desiderio che si realizzi un’indagine seria per conoscere “la verità su questo incidente così deplorevole”. (R.P.)

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    Sri Lanka: cristiani e buddisti insieme per ricostruire il Paese dopo la guerra

    ◊   “Cristiani e buddisti dovrebbero collaborare nel promuovere l’ahimsa, la dottrina della non violenza, e alleviare così le sofferenza di tutti quelli che hanno patito la brutalità della guerra”. Padre Sarath Iddamalgoda, sacerdote impegnato nella difesa dei diritti umani, individua nella cooperazione tra le due comunità di fedeli una strada per ricostruire il Paese. Il giorno in cui la comunità buddista dello Sri Lanka celebra la festa di Poson, l’inizio della diffusione della religione sull’isola, “è un’occasione ideale - dice padre Iddamalgoda - per buddisti e cristiani per riflettere sulla comune responsabilità verso la vita della società srilankese”. Il sacerdote, presidente dell’associazione Sramabimani KendrayaVihara, caratterizzata da momenti di incontro e dialogo dedicati all’importanza della religione e della dottrina della non violenza., ha promosso insieme ad altri religiosi cristiani un’iniziativa per testimoniare vicinanza e solidarietà verso la comunità buddista. Per tre giorni si sono uniti alla celebrazioni organizzando una Poson Bathi Gee, manifestazione per le strade di Kelaniya, la città che ospita il tempio buddista di padre Iddamalgoda spiega ad AsiaNews che il valore dell’ahimsa “è dimenticato da molti in questo momento di post-conflitto in cui è immerso il Paese. La popolazione si lascia ispirare dall’ideologia singalese-buddista piuttosto che dei valori centrali del buddismo”. Da questa constatazione è nata l’idea dei tre giorni di Poson Bathi Gee promossi da cristiani. Suor Noel Christine Fernando, coordinatrice della Sramabimani Kendraya, spiega che l’iniziativa è utile “per aiutare i fedeli buddisti a riscoprire l’importanza e la rilevanza della loro religione nella esistenza quotidiana” e così sottrarsi al rischio di “vivere una vita artificiale in un ambiente estraneo alla tradizione buddista, segnato dalla violenza sociale”. (R.P.)

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    Bangladesh: consacrata una nuova chiesa in un'area tribale

    ◊   Alcuni giorni fa numerosi sacerdoti, missionari, religiosi e oltre 700 fedeli si sono radunati a Jamtuli, intorno al vescovo di Dinajpur, mons. Moses Costa, per la celebrazione di consacrazione della nuova chiesa. L'accoglienza al vescovo – riporta il bollettino Banglanews ripreso dall'agenzia Fides – è stata affidata ai tribali Oraon, che vivono nella zona, con danze e poi con il suggestivo rito della lavanda dei piedi. Il progetto è stato realizzato anche grazie al contributo del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), con il ricavato del piccolo congresso missionario di Ducenta (località della Campania, in Italia) del 2007. Il territorio diocesano di Dinajpur è stato arricchito di recente da un altro evento che ha fatto gioire la Chiesa locale: l’apertura di un nuovo monastero di clausura che ospita 11 suore Clarisse di Santa Chiara, divenuto per tutti i fedeli della diocesi un punto di riferimento per la preghiera e l’adorazione. La diocesi di Dinajpur, su una popolazione di oltre 15,5 milioni di abitanti, conta 44mila fedeli cattolici. I nuovi battesimi sono circa 700 l’anno e l’evangelizzazione fra i gruppi tribali procede con favore. Il messaggio cristiano è giunto a Dinajpur grazie ai missionari del Pime, arrivati nella regione nel 1855. Oggi i fedeli cattolici nella diocesi appartengono in parte all’etnia bengalese e discendono dagli antichi cristiani battezzati dai missionari portoghesi nella seconda metà del 1400; nelle aree settentrionali sono invece in gran parte frutto della missione più recente e provengono da popolazioni tribali Oraon, Santal, Munda, dai Paharia, Mahali. Le minoranze indigene, in un paese a larga maggioranza musulmana, sono da sempre sottoposte a vessazioni, limitazioni, ingiustizie, discriminazioni. La conversione al cristianesimo fa sì che i tribali acquistino maggiore consapevolezza dei loro diritti e del loro valore, in quanto persone e figli di Dio. Sono aiutati dai missionari nel loro sviluppo sociale economico e culturale, specialmente attraverso il servizio di istruzione. (R.P.)

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    Cina: nella cattedrale della diocesi di Tian Jin celebrati 208 battesimi

    ◊   Alla vigilia della solennità dell’Ascensione e della Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina (24 maggio), indetta da Benedetto XVI nella sua Lettera ai Cattolici cinesi del 2007, nella cattedrale della diocesi di Tian Jin ben 208 catecumeni, dopo una intensa preparazione catechistica, hanno ricevuto i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima, Eucaristia. Secondo le statistiche raccolte dall’agenzia Fides, tra i 208 neo battezzati il 61% è nato dopo il 1980; l’83% è sotto i 45 anni; il 53% possiede una laurea; il più anziano ha 64 anni e la più giovane 12 anni; l’età media è di 33 anni. Inoltre, fa notare il sacerdote responsabile del catechismo nella cattedrale, “negli ultimi anni i neo battezzati sono sempre più giovani e più istruiti. E’ un segno dei tempi che richiede un catechismo adeguato, di alto livello. E’ anche una sfida per tutti noi: sacerdoti e laici”. La cattedrale di Xi Kai, dedicata a San Giuseppe, nella diocesi di Tian Jin, è stata costruita nel 1914 in stile romanico, con la capacità di accogliere oltre 2.000 persone. Venne nominata “la chiesa francese” dalla gente locale. La parrocchia oggi conta oltre 30.000 fedeli. E’ una comunità molto vivace e utilizza la tecnologia moderna e i mass media per promuovere l’evangelizzazione. E’ stata tra le prime parrocchie ad aprire un sito internet e, recentemente, ha aperto anche un blog dell’evangelizzazione. La diocesi di Tian Jing è una grande comunità cattolica, dove il cattolicesimo ha avuto uno sviluppo notevole. E’ una delle più importanti metropoli cinesi, sotto l’amministrazione diretta del governo centrale, come Pechino, Shang Hai e Chong Qing. Secondo la Guida 2008 della Chiesa cattolica in Cina, la comunità diocesana conta oltre 100.000 fedeli, una trentina di sacerdoti e una quarantina di religiose della Comunità della Carità, oltre a qualche decina di seminaristi. (R.P.)

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    Pubblicato il comunicato finale della 59.ma Assemblea generale della Cei

    ◊   La Chiesa non si può “ridurre” ad una “agenzia umanitaria”, chiamata “a farsi carico delle patologie della società, ma irrilevante rispetto alla fisiologia della convivenza sociale”. Lo affermano i vescovi italiani in uno dei passaggi principali del comunicato finale, diffuso oggi, che sintetizza i temi affrontati dalla Cei durante la 59.ma Assemblea generale, svoltasi da 25 al 29 maggio. Il documento affronta il nodo dell’immigrazione sollecitando, fra l’altro, la creazione di “osservatorio nazionale specializzato per monitorare ed interpretare questo fenomeno”. Le parrocchie, aggiungono, diventino un “luogo di integrazione sociale”, mentre pur tenendo nel debito conto le esigenze di ordine pubblico, i vescovi italiani le ritengono da sole insufficienti “se – aggiungono - non ci si interroga sulle cause profonde di un simile fenomeno”. Due le “azioni convergenti” e “irrinunciabili”: la prima consiste “nell’impedire che i figli di Paesi poveri siano costretti ad abbandonare la loro terra, a costo di pericoli gravissimi, pur di trovare una speranza di vita”, attraverso la ripresa e l’incremento di “politiche di aiuto verso i Paesi maggiormente svantaggiati”. La seconda risposta, per la Cei, sta nel “favorire l’effettiva integrazione di quanti giungono dall’estero, evitando il formarsi di gruppi chiusi e preparando ‘patti di cittadinanza’ che trasformino questa drammatica emergenza in un’opportunità per tutti”. Il comunicato finale riecheggia il cardinale Bagnasco nel richiamo a “non sottovalutare la crisi” occupazionale in corso “come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra”. “Resta evidente – si osserva - che i costi del difficile momento presente ricadono in misura prevalente sulle fasce più deboli della popolazione”. A questo proposito, si legge il Fondo di garanzia della Cei per le famiglie in difficoltà costituisce “un ulteriore e corale seme di speranza”. Un capitolo è dedicato alla tragedia abruzzese del sisma. Per la Cei, “molto resta da fare nel delicato passaggio dalla prima fase dell’emergenza al lento ritorno alla quotidianità”. “Anche in questi momenti – assicurano i vescovi - la Chiesa non vuole far venir meno la sua vicinanza non solo mettendo a frutto il generoso raccolto della colletta nazionale appositamente indetta nella domenica dopo Pasqua, ma anche favorendo iniziative di gemellaggio fra le diocesi”. Infine, il comunicato dà spazio alla novità di tipo mediatico che riguarda la tv della Cei. Con l’avvento del digitale terrestre, si legge, l’emittente di ispirazione cattolica “Sat 2000” muterà il nome in “TV2000” ed “entrerà nelle case di tutti gli italiani”.

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    Mongolia: l'opera dei Salesiani vietnamiti per lo sviluppo della Chiesa

    ◊   Grazie all’opera dei missionari salesiani vietnamiti, la Chiesa cattolica in Mongolia ha ripreso il cammino di evangelizzazione interrotto durante la dittatura comunista filo-sovietica. Alle attività pastorali si aggiungono le opere caritative, assistenziali e di sviluppo, che hanno contribuito alla crescita del Paese e hanno fatto registrare centinaia di conversioni. Nel 1991, alla caduta del regime comunista, - riferisce l'agenzia AsiaNews - in Mongolia non vi erano fedeli cattolici; l’anno successivo, con l’introduzione della nuova Costituzione che sancisce la libertà religiosa, diversi sacerdoti salesiani vietnamiti hanno dedicato la loro missione alla rinascita della Chiesa locale, ricostruendo luoghi di culto e aiutando la popolazione segnata da decenni di dittatura. I cattolici dicono che “sebbene la comunità locale sia ancora piccola”, l’opera della Chiesa è “essenziale nello sviluppo della nazione” perché “garantisce istruzione e promuove la partecipazione comunitaria ad attività sociali”, fondamentali per la “rinascita di un tessuto sociale”. La missione dei salesiani vietnamiti ha permesso la costruzione di asili, istituti tecnici, mense, due aziende agricole e un centro di accoglienza che si prende cura di oltre 120 bambini affetti da disabilità. Gruppi sociali si dedicano inoltre all’assistenza dei bambini di strada della capitale, Ulaanbaatar, e aiutano le donne vittime di violenze domestiche. L’opera della Chiesa non si traduce solo in attività sociali, ma riflette anche l’invito ad evangelizzare, più volte sottolineato da Giovanni Paolo II nel suo pontificato. Ed è stato proprio papa Wojtyla, nel 2003, a nominare il primo vescovo della Mongolia – padre Wenceslao Padilla – alla guida della Prefettura apostolica locale. Nel 1991 non vi era alcun cattolico nel Paese; nel 2006 il numero ha superato quota 600, di cui 350 sono nativi. Grazie ai corsi vocazionali promossi dai salesiani, nel 2008 la Chiesa locale ha festeggiato il primo ingresso in seminario di un fedele locale (Enkh-Baatar). Nel 1997 è stata ultimata la cattedrale dei SS Pietro e Paolo a Ulaanbaatar; nel 2004 è stata stampata la prima versione della Bibbia in lingua mongola, che comprende anche diverse preghiere della tradizione cattolica. Nel Paese vi sono circa 60 missionari di nazionalità diversa, che lavorano nelle quattro parrocchie fondate dal 1991 a oggi; l’ultima di queste è stata creata nel 2007 a Darhan, cittadina industriale nel nord della Mongolia. (R.P.)

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    Preoccupazione dei vescovi per la situazione politica in Guinea Bissau e Mauritania

    ◊   Hanno espresso preoccupazione sulla situazione politica nella Guinea Bissau e nella Mauritania i presuli della conferenza episcopale interterritoriale del Senegal, della Mauritania, del capo Verde e della Guinea Bissau. Riuniti dal 2 al 5 giugno a Dakar, in Senegal, per la seconda sessione ordinaria dell’anno pastorale 2008-2009, i vescovi hanno discusso di diverse problematiche denunciando tutte quelle attitudini che minacciano la dignità della vita umana. Per questo i presuli hanno interpellato governati e forze vive delle loro nazioni al rispetto del bene comune, delle istituzioni e della vita umana. Nel corso dell’incontro è stata affrontata anche la questione della catechesi, attività fondamentale nella missione evangelizzatrice della Chiesa cattolica. Mons. Jean-Noël Diouf, vescovo di Tambacounda, ha sottolineato che la catechesi va aggiornata nella pedagogia e nei metodi, ed è per questo che i presuli hanno approvato l’organizzazione di un forum nel 2010 a Mbour. L’iniziativa permetterà di riflettere sul problema dell’educazione religiosa nelle scuole private e pubbliche e di incoraggiare gli insegnanti e i responsabili degli istituti perché promuovano la catechesi nelle scuole cattoliche e in quelle pubbliche e private laiche. I vescovi hanno discusso anche di una specifica formazione per aiutare le diocesi ad utilizzare meglio l’energia elettrica, e quella solare, nonché forme di energia rinnovabile. Durante i lavori si è parlato infine anche di formazione nei seminari, di pastorale delle vocazioni e delle attività del tribunale ecclesiastico interdiocesano che ha sede a Thiès, nella parrocchia Sant’Anna. (T.C.)

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    Mostra fotografica a Barcellona sulla Chiesa perseguitata nel mondo

    ◊   Un'esposizione fotografica sui cristiani perseguitati oggi nel mondo – riferisce l’agenzia Zenit – aperta da ieri a Barcellona nella sede dell'associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS). Le fotografie, inedite, realizzate da collaboratori di ACS, riflettono “la situazione in cui molti sacerdoti e missionari svolgono la loro opera pastorale e caritativa in ambienti ostili alla libertà religiosa delle persone e al vivere la fede”. Attualmente – si legge in una nota dell'associazione - più di 300 milioni di cristiani nel mondo subiscono infatti persecuzioni a causa della loro fede. “Da più di 2.000 anni, la collettività umana più perseguitata è stata e continua ad essere quella cristiana, oltre ad altre di carattere sociale, razziale o religioso”, “Ad ogni modo, il dolore e l'ingiustizia che subiscono questi esseri umani – rileva ancora la nota di ACS - non trovano un'eco mediatica equilibrata con altre collettività”. Questa mostra di foto, che rimarrà aperta fino all’8 luglio prossimo, cerca dunque di aumentare la consapevolezza della società civile di fronte alle numerose violazioni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, che impegna gli Stati a garantire la libertà religiosa dell'individuo. L'organizzazione prevede che questa esposizione diventi itinerante e mostri in altri luoghi le persecuzioni che la Chiesa continua a subire. (R.G.)

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    Il 26 giugno prima dell’Oratorio paolino "Cadens revixit"

    ◊   Nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura un crescendo di pellegrinaggi - il 13 giugno quello dei dipendenti del Governatorato della Città del Vaticano, guidato dal suo Presidente,il cardinale Giovanni Lajolo – e il 26 giugno l’esecuzione di un nuovo Oratorio musicale sono tra gli eventi che segnano l’avvicinarsi della conclusione dell’Anno Paolino. Questa avverrà nella solennità, il 29 giugno, dei Santi Pietro e Paolo e ne sarà protagonista, com’ è già stato annunciato, Benedetto XVI. Il Santo Padre infatti nel tardo pomeriggio della vigilia presiederà nella Basilica i Primi Vespri, che avranno ancora una volta una connotazione ecumenica, con la partecipazione di esponenti delle Chiese cristiane d’Italia, come fu quella del 28 giugno 2008 per l’apertura dell’Anno Paolino. Due giorni prima, il 26 giugno, si concluderanno a San Paolo le manifestazioni culturali celebrative dell’Apostolo, con l’esecuzione in “prima assoluta”, dell’Oratorio "Cadens revixit" (Cadendo rivisse) del compositore Sergio Rendine, su libretto del poeta Roberto Mussapi. Dell’opera, commissionata dalla Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura e dall’associazione romana “Festival di Pasqua”, saranno interpreti l’attore Nando Gazzolo, come voce recitante, il tenore Roberto Lenzi, il soprano Paola Antonucci, il basso Angelo Nardinocchi, il Coro Filarmonico Abruzzese e l’Orchestra Filarmonica Abruzzese diretti dal maestro Marzio Conti. La ripresa televisiva sarà del regista Enrico Castiglione, presidente del “Festival di Pasqua” che aveva già organizzato nella Basilica il primo concerto dell’Anno Paolino - il 30 giugno dell’anno scorso - con l’esecuzione de “La creazione” di Franz Ioseph Haydn, diretta dal maestro Lorin Maazel. (A cura di Graziano Motta)

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    Il maggiore Hasler si congeda dalla Guardia Svizzera Pontificia

    ◊   E’ stato al servizio di quattro Pontefici e di sette comandanti, il maggiore Peter Hasler che è stato uno degli ufficiali più a lungo tra i ranghi della Guardia Svizzera Pontificia. La sua esperienza professionale è cominciata con Paolo VI ed è giunta al tempo del Papa Benedetto XVI. Dopo 42 anni di dedizione al Corpo, si è congedato con una cerimonia pubblica, svoltasi nel cortile d'onore del quartiere svizzero della Città del Vaticano. «Ha svolto le funzioni di armiere, sergente maggiore, ufficiale addetto al materiale, addetto stampa e addetto all'archivio, gli sono state conferite sette decorazioni e altre tre medaglie. Ha accompagnato il Vescovo di Roma in 36 viaggi, percorrendo circa 400mila chilometri» ha spiegato il comandante Daniel Rudolf Anrig che ha tracciato ai presenti anche un breve profilo di Hasler: «La passione nel servizio alla guardia e al Santo Padre! In questo è un esempio per me e per ogni singolo membro della Guardia!» ha aggiunto Anrig, nel salutarlo davanti agli ufficiali e alle guardie. Al servizio dal 1° dicembre 1966, il maggiore Hasler ha conosciuto oltre 1.400 guardie: «Come ex sottoposto e attuale capo — ha detto Anrig — ti ringrazio per il grande senso di responsabilità dimostrato nel tuo servizio come ufficiale della Guardia. Ai tempi in cui ero alabardiere scelsi te come ufficiale di squadra che sistemava la mia divisa e faceva il controllo. Allora come oggi, non sei solo fortemente accettato, ma godi anche di grande stima e rispetto». «La tua competenza — ha concluso il comandante — non è solo ammirata internamente dai quadri, a tutti i livelli, ma è apprezzata anche al di fuori del Corpo. Personalmente i tuoi consigli e le tue raccomandazioni mi sono state molto utili». Alla cerimonia - ha riferito l’Osservatore Romano - erano presenti, tra gli altri, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, i monsignori Gabriele Caccia, assessore della Segreteria di Stato, Fortunatus Nwachukwu, capo del Protocollo, Guillermo Javier Karcher, addetto al Protocollo, e Alain de Raemy, cappellano della Guardia Svizzera Pontificia. (A.V.)

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    Presentazione di un libro su San Gerardo Maiella

    ◊   Sarà presentato, domani, su iniziativa del Consiglio generale dei Redentoristi, il libro: “In cammino con san Gerardo Maiella, il Santo giovane dei giovani”, scritto da mons. Giustino D’Addezio, edito da Elledici. La presentazione si terrà presso l’Accademia Alfonsiana in via Merulana 31 a Roma alle ore 18, interverranno con l’autore: padre Joseph W.Tobin, Superiore Generale dei Padri Redentoristi, che presiede i lavori, il professore Antonio Pilieri, presidente del Centro Studi “Lucani nel mondo” di Roma, padre Serafino Fiore, vicario generale della Congregazione dei Padri Redentoristi, il professore Giovanni Formato, dirigente scolastico, Angelo Scelzo, sottosegretario della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali della Città del Vaticano, l’avvocato Prospero De Franchi, Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata. Sarà presente anche Giampiero Francese, regista de: “Lo spettacolo dell’acqua Gerardo Maiella il Santo del Popolo” (www.grandespettacolo.it). Nell’occasione saranno mostrate le immagini di questo musical, promosso dalla Fondazione “Insieme per..” ispirato ai valori del “protettore di mamme e bambini”. Nel lavoro di D’Addezio, che è parroco nel potentino, a Muro Lucano, la città natale di Gerardo Maiella, si legge di una email virtuale (alle pagine 144-145), che l’autore invia “a tutti i giovani del mondo”, servendosi di alcuni passi degli scritti lasciati dal santo, morto a soli 29 anni il 16 ottobre 1755. “Per fare quello che vuole Dio, bisogna non far più quello che voglio io. Sì, io, io, io voglio solo Dio. E per Dio non voglio Dio, ma voglio solo ciò che vuole Dio. E se io voglio solo Dio, bisogna che mi distacchi da tutto ciò che non è Dio” tra i pensieri di “Gerardo” ripresi da D’Addezio, dottore in Sacra Teologia ed appartenente all’Arcidiocesi di Potenza- Muro Lucano- Marsiconuovo. Il libro è stato già presentato a Potenza alla presenza del cardinale George Pell, arcivescovo di Sidney, che ha curato anche la prefazione. L’opera è stata data alle stampe per preparare i giovani alla “Giornata mondiale della gioventù” tenutasi nella città australiana lo scorso anno. “Il testo è oramai considerato un vademecum per la pastorale giovanile con contenuti moderni ed originali” ha commentato mons. D’Addezio. (A cura di Anna Villani)

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    24 Ore nel Mondo



    Mobilitazione per liberare le giornaliste condannate in Nord Corea

    ◊   Il governatore del New Mexico, Bill Richardson, e l’ex vice presidente americano, Al Gore, appaiono in queste ore come i possibili negoziatori con la Corea del Nord per la liberazione delle due giornaliste americane, condannate a dodici anni di reclusione in un campo di lavoro nordcoreano. Richardson aveva partecipato nel 1994 e nel 1996 alla riosoluzione in modo positivo di trattative riguardanti cittadini americani prigionieri in Corea del Nord. Al Gore è invece uno dei fondatori di Current Tv, l'emittente per conto della quale le due giornaliste stavano lavorando ad un servizio televisivo, al momento dell’arresto, al confine con la Cina. Per le due donne, arrestate a marzo, c’era stato l’appello delle famiglie. In una dichiarazione diffusa ieri, la Casa Bianca ha espresso la profonda preoccupazione del presidente Barack Obama ed ha assicurato che è impegnata "attraverso tutti i canali a disposizione a garantire il loro rilascio".

    L’inviato USA in Medio Oriente sollecita la ripresa del negoziato
    Sulla scorta dei recenti interventi di barak Obama, l'inviato americano per il Medio Oriente, George Mitchell, torna a sollecitare la ripresa al più presto del processo di pace israelo-palestinese. "Condividiamo tutti l'obbligo di creare le condizioni per una rapida ripresa e conclusione dei negoziati", ha detto Micthell, dopo aver incontrato a Gerusalemme il presidente israeliano Shimon Peres, al quale - nel pieno delle divergenze tra gli Stati Uniti e lo Stato ebraico sulla questione degli insediamenti - ha voluto assicurare che i due Paesi restano "amici e alleati stretti". "Voglio esordire affermando in modo chiaro e senza lasciare spazio a dubbi che l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele resta incrollabile - ha sottolineato l'inviato del presidente Obama nella dichiarazione seguita all'incontro con Peres - Lasciate che io sia chiaro. Questi (sullo stop agli insediamenti, ndr) non sono disaccordi tra avversari. Gli Stati Uniti sono e resteranno amici e alleati".

    Iran
    Cresce l’attesa della comunità internazionale per le elezioni presidenziali in Iran, che si svolgeranno il 12 giugno. Secondo molti osservatori sarebbe scontata la rielezione del presidente Ahmadinejad, dopo quattro anni caratterizzati da forti contrasti con l’Occidente. Ma come si può definire l’Iran oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al giornalista iraniano Ahmad Rafat, già segretario della stampa estera in Italia:

    R. - L’Iran oggi è un Paese in grave crisi di identità, in una grave crisi economica e in cerca di una via per uscire. A sfidare Ahmadinejad ci sono tre candidati: Mousavi, ex primo ministro durante gli anni di guerra, Karoubi, ex presidente del parlamento, che si contendono i voti riformisti, e Rezai ex comandante dei Pasdaran. Sono in crescita, negli ultimi giorni, i voti di Karoubi su Mousavi nel campo riformista. Ma se uno dei due non si ritira, i riformisti difficilmente potranno vincere.

     
    D. - Ahmadinejad ha, di fatto, alzato la tensione nei confronti dell’Occidente. Gli Stati Uniti però dopo l’elezione di Obama hanno intrapreso la strada della diplomazia. Cosa cambierà nei rapporti con Washington dopo le elezioni?

     
    R. - Se verrà riconfermato, Ahmadinejad cambierà poco perché non solo dai contenuti ma anche dalla letteratura utilizzata emerge che egli è poco propenso a un dialogo. Invece, se uno dei due riformisti riuscirà a vincere le elezioni, possibilmente alla fine dell’estate, a settembre, si potrà assistere a una riapertura del dialogo tra Iran e Stati Uniti.

     
    D. - Questa è stata una campagna elettorale molto dura, piena di polemiche, esclusioni di candidati. Saranno di fatto elezioni democratiche?

     
    R. - Saranno elezioni democratiche molto parzialmente, in quanto più di 300 candidati non sono stati ammessi alle elezioni. Si parla già di brogli nel senso che, contro ogni legge, un terzo dei seggi sarà affidato ai Pasdaran - le Guardie della rivoluzione, che sostengono il presidente - e poi perché c’è una fatwa in giro per l’Iran che autorizza brogli se questi rafforzano l’Islam.

     
    D. - La questione nucleare resta comunque al centro di una serie di tensioni internazionali che coinvolgono il presidente Ahmadinejad. In caso di rielezione, che possibilità ci sono che faccia un passo indietro?

     
    D. - Non c’è nessuna possibilità che Ahmadinejad faccia un passo indietro, anche perché - sempre secondo voci che circolano a Teheran - tutti e quattro i candidati, in incontri separati con la guida suprema l’Ayatollah Ali Khamenei, hanno garantito che terranno conto delle sue posizioni sul nucleare in caso di vittoria.

     
    D. - Come si può immaginare l’Iran del futuro?

     
    R. - L’Iran del futuro sarà un Iran pieno di contraddizioni, chiunque vinca le elezioni: contraddizioni fra una società civile molto più avanzata rispetto a chi sta al governo e questo scontro diventa sempre più inevitabile.

     
    Gabon
    Il presidente Omar Bongo del Gabon è morto dopo 41 anni al potere. A comunicarlo una nota ufficiale di Libreville. Ieri, la notizia della scomparsa del presidente, a seguito di una malattia e di un lungo ricovero in Spagna, era stata diffusa dalla stampa francese. Nessuna conferma era arrivata dalle autorità del Gabon che poi, in serata, hanno emesso un comunicato ufficiale.

    Somalia
    Sono ormai almeno 117 mila le persone fuggite da Mogadiscio nell'ultimo mese, da quando è iniziata la battaglia frontale tra insorti islamici - legati ad al Qaida - e le truppe governative. Lo rende noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Intanto, ha preso il via oggi a Roma la riunione del gruppo di Contatto per la Somalia, che riunisce tutte le organizzazioni e i Paesi coinvolti per una soluzione pacifica della crisi somala, tra cui le autorità di Mogadiscio, il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la regione, il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini. Sul ruolo che può svolgere la comunità internazionale nella stabilizzazione della Somalia, Stefano Leszczynski ha intervistato Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia-Somalia:

    R. - L’attenzione della comunità internazionale sulla Somalia è fondamentale per la risoluzione di questa crisi che si trascina oramai da 18 anni. La perplessità che può sorgere di fronte a queste grandi riunioni è l’agenda che spesso viene centrata su temi marginali. Sarebbe estremamente preoccupante se il Contact group che si riunisce oggi e domani si concentrasse, ad esempio, sulla pirateria e non sulle cause dell’attuale situazione.

     
    D. - C’è una forte ingerenza dei Paesi vicini sulla situazione somala…

     
    R. - La questione somala è una questione regionale. La pace in Somalia non può avvenire a dispetto dei Paesi limitrofi; la pace in Somalia e la stabilizzazione non possono prescindere dalla buona disposizione e soprattutto dalle garanzie che verranno fornite ai Paesi limitrofi.

     
    D. - Quanto è importante investire economicamente nella pace somala?

     
    R. - C’è bisogno di aiuto soprattutto per ricominciare un ciclo economico, che oggi è completamente fermo. Per cui bisogna puntare sul rafforzamento delle istituzioni e quindi compiere una grande operazione di reclutamento di classe dirigente e amministrativa dello Stato: e qui bisogna rivolgersi alla grandissima e qualificatissima diaspora somala nel mondo, che deve essere messa in condizioni di rientrare per consentirgli di essere a disposizione della rinascita dello Stato.

     
    Allarme violenze nello Zimbabwe
    Secondo Sekai Holland, esponente del Mdc, ex partito di opposizione, ora ministro per la Riconciliazione nazionale e per l'integrazione, gli oppositori dell'accordo che ha portato alla formazione di un governo di unità nazionale in Zimbabwe starebbero mettendo a punto liste contenenti i nomi di persone da assassinare e starebbero pianificando le nuove violenze per le elezioni in programma tra 18 mesi. L'appello raccolto dalla Bbc segue le precedenti denunce fatte dal premier Morgan Tsvangirai - leader del Mdc - relative a continue intimidazioni ed abusi nel Paese. La Holland ha reso noto che, come lei, anche altri esponenti del Movimento per il cambiamento democratico, tra cui altri ministri del governo in carica, ricevono telefonate minatorie ogni giorno. La Holland ha quindi detto di essere stata informata del fatto che esponenti dell'ala più estremista dello Zanu-Pf del presidente Robert Mugabe "hanno una lista di nomi di persone da uccidere". "Nessuno si sente al sicuro nello Zimbabwe, nessuno, e voglio dire proprio nessuno". Due anni fa, la Holland fu vittima di un pestaggio ad opera di sostenitori dello Zanu-Pf.

    Sudan
    Un tribunale sudanese ha condannato a morte 12 ribelli del Darfur per un attacco a Khartoum, lo scorso anno. Con questa decisione, sale a 103 il numero di componenti del Jem, il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza, condannati all’impiccagione.

    In Italia il centro destra vince le amministrative
    In Italia, oltre che per le Europee si è votato per 62 Province ed oltre 4.300 comuni e a vincere è stato il centro destra. Pdl e Lega avanzano da nord a sud, conquistando anche alcune località tradizionalmente in orbita del centrosinistra. Quindici province passano dal centrosinistra al centrodestra. Il Pd tiene abbastanza nelle tradizionali roccaforti, ma perde lo scettro di primo partito in Umbria e nelle Marche. Netto successo del centrodestra anche alle comunali: Pdl e Lega conquistano nove amministrazioni di comuni capoluogo, strappandone al primo turno tre al centrosinistra, che ne conquista cinque. Tredici i ballottaggi, tutti in comuni in cui il centrosinistra si era imposto nelle precedenti consultazioni. Le sfide più importanti: Firenze e Bologna. Prima dell'ultima tornata elettorale, 26 dei 30 capoluoghi erano in mano al centrosinistra e 4 al centrodestra.

    L’Air France sostituisce i sensori di velocità a bordo degli aerei
    Nessun aereo dell’Air France di modello A330 e A340 si leverà da terra se non saranno sostituiti almeno due dei tre sensori di velocità. La notizia è stata data dal Sindacato nazionale dei piloti di linea (Snpl), il sindacato maggioritario nell'azienda, secondo cui l'Air France ha accettato di accelerare il calendario di sostituzione. Due messaggi, inviati dall'aereo precipitato, il primo giugno scorso nell’oceano Atlantico prima della sparizione, mostrarono che le sonde "Pitot" potrebbero essere all'origine del disastro. Lunedì scorso l'Alter, il sindacato minoritario dei piloti (che rappresenta il 5% dei piloti Air France) aveva chiesto agli equipaggi dell'azienda di rifiutarsi di volare con gli aeromobili sui quali non fossero ancora stati sostituiti gli strumenti che misurano la velocità.

    Nicaragua-Perù
    Il Nicaragua ha deciso di concedere l'asilo al leader degli indios peruviani, Alberto Pizango, ricercato dalle autorità di Lima per gli scontri tra forze dell'ordine e indios culminati venerdì scorso nella morte di 33 persone. Pizango si era rifugiato nell'ambasciata nicaraguense in Perù. A renderlo noto è stato il ministro degli Esteri peruviano, Josè Antonio Garcìa Belaunde. Pizango si trova ora nella sede diplomatica nicaraguense in attesa di un salvacondotto che gli permetta di uscire dal Paese. Contro il leader dell'Aidesep (Associazione interetnica di sviluppo della foresta peruviana), era stato spiccato mandato di cattura. Gli scontri tra forze dell'ordine ed indios erano scoppiati al culmine di uno sciopero iniziato due mesi fa in cinque dipartimenti amazzonici per chiedere la deroga su alcuni decreti, voluti per adattare le normative locali al Trattato di libero scambio con gli Stati Uniti.

    Terrore ad Hong Kong per gli attacchi all’acido
    Sono rimaste ferite 24 persone ad Hong Kong per il lancio sulla folla di una bottiglia contenente acido. Il fatto è accaduto lunedì sera a Mong Kok, uno dei quartieri più densamente popolati, noto soprattutto per lo shopping. Salgono dunque a 100 le persone ferite ad oggi dall’acido corrosivo. L’ultimo è il terzo attacco in ordine di tempo, nel quartiere, dopo quello di maggio e prima ancora a dicembre. Nessuna delle vittime, di età compresa tra i 4 ed i 49 anni, è stata gravemente bruciata. Per la polizia che indaga sugli episodi è possibile che sia stata la stessa persona a mettere a segno tutti e tre gli attacchi. Gli investigatori hanno istituito una ricompensa per chiunque possa fornire informazioni utili per risalire all’identità dell’assalitore. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Anna Villani)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 160

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