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Sommario del 08/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi del Venezuela: la situazione nel vostro Paese è difficile, affrontatela uniti radicando ancor più il Vangelo nella popolazione
  • Rinunce e nomine
  • La via dell’amore ci conduce a Dio: il commento di mons. Bruno Forte alle parole del Papa sul Mistero della Trinità
  • Israele. Revocato il congelamento dei fondi di un'istituzione cattolica: era stato un errore tecnico
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Elezioni europee: astensionismo record. Mons. Giordano: curare l'anima dell'Ue
  • Libano: la coalizione filoccidentale vince le elezioni
  • Giornalisti sotto tiro in Corea del Nord e Somalia
  • Prima Giornata mondiale degli Oceani
  • Chiesa e Società

  • Nepal: cristiani non intimiditi dalle violenze
  • Perù: l'arcivescovo di Lima condanna gli atti di violenza in Amazzonia
  • Progetto per i bambini malati nelle aree di guerra
  • Rete europea per il reinserimento socio-lavorativo degli ex detenuti
  • Intrappolati 27 minatori per una frana in Cina
  • Campagna per istituire un Tribunale internazionale per i crimini contro l’ambiente
  • Protocollo di Kyoto: da agosto in vigore anche in Turchia
  • Fondi della FAO per tutelare la biodiversità in 11 Paesi in via di sviluppo
  • Influenza A: 139 morti e oltre 25 mila i contagi in 73 Paesi
  • Messaggio dei vescovi per la pace nella Repubblica Democratica del Congo
  • Congresso missionario di Czestochowa dedicato a Giovanni Paolo II
  • Cardinale Bagnasco: la disoccupazione lede le innate aspirazioni dell’uomo
  • A Tunisi la riunione dei vescovi del Nordafrica
  • Cambogia: progetto dall’AiBi “culla segreta” per mamme in difficoltà
  • Hong Kong: i movimenti ecclesiali chiedono un impiego maggiore nelle parrocchie
  • Isole Salomone: Giornata diocesana della Gioventù
  • Oggi ricorre il bicentenario della nascita del cardinale Guglielmo Massaja
  • 24 Ore nel Mondo

  • Baghdad: 7 morti e 24 feriti per un attentato in un quartiere sciita
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi del Venezuela: la situazione nel vostro Paese è difficile, affrontatela uniti radicando ancor più il Vangelo nella popolazione

    ◊   L’unità tra vescovi e sacerdoti e una popolazione ben formata al messaggio di Cristo, anche negli aspetti più specifici della Dottrina sociale cattolica, possono contribuire al miglioramento della difficile situazione nel vostro Paese. Sono alcune delle indicazioni pastorali che Benedetto XVI ha affidato ai presuli del Venezuela, ricevuti stamattina in Vaticano mentre è in corso la loro visita ad Limina. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quando prende la parola davanti alla quarantina di presuli riuniti nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, Benedetto XVI ha già potuto ascoltare dal presidente della locale Conferenza episcopale, mons. Santana Sequera, uno spaccato piuttosto netto dell’attuale situazione sociopolitica del Venezuela:

    “El gobierno actual...
    Il governo attuale, senza prendere in considerazione la Costituzione e l’opinione di vasti settori del Paese, ha fatto partire un progetto politico esclusivo denominato ‘Socialismo del XXI secolo’, di chiara ispirazione marxista. La sua progressiva e intensiva applicazione ha contribuito a fratturare la popolazione, propiziando così un crescente clima di odio e di violenza”.
     
    Benedetto XVI accoglie le parole dei vescovi della nazione latinoamericana con larghezza d’animo e parole di incoraggiamento:

     
    “Aprecio vuestro empeño por irradiar...
    Apprezzo i vostri sforzi per irradiare la luce del Vangelo sugli avvenimenti di maggior rilevanza che riguardano il vostro Paese, senza altri interessi che la diffusione dei più genuini valori cristiani, al fine di facilitare la ricerca del bene comune, dell'armonia e della stabilità sociale”.

     
    Ma lo sguardo della Chiesa, prosegue il Pontefice, deve guardare più in alto, al datore della pace, quel Dio – dice citando l’enciclica Spe salvi - “che ci ha amati e ci ama tuttora sino alla fine, fino al pieno compimento”:

     
    “Los retos que debéis afrontar…
    Le sfide che dovete affrontare nel vostro lavoro pastorale stanno diventando sempre più numerose e complesse, e ulteriormente appesantite negli ultimi anni da una grave crisi economica mondiale. Tuttavia, il momento attuale fornisce anche molti e autentici motivi di speranza”.
     
    La base di partenza è, anche per la Chiesa del Venezuela, la Missione continentale nata dalla Conferenza di Aparecida. Aumentate “gli sforzi - afferma il Pontefice - volti a promuovere in tutta la sua integrità e bellezza la figura e il messaggio di Gesù Cristo”. Un obiettivo raggiungibile, prosegue, offrendo “una buona formazione dottrinale” al popolo di Dio, che porti a un “laicato maturo” in grado di dare “testimonianza della sua fede e della gioia di sentirsi appartenente al Corpo di Cristo”. Per avere dunque questa “efficacia apostolica”, basilari sono, per Benedetto XVI, i rapporti tra i vescovi, esortati a mantenere una “visibile” unità. E ancora:

     
    “Os animo a redoblar los esfuerzos…
    Vi incoraggio a raddoppiare gli sforzi per promuovere lo zelo pastorale tra i sacerdoti, in particolare durante il prossimo Anno sacerdotale che ho voluto proclamare (…) Continuate a promuovere le numerose iniziative caritative della Chiesa in Venezuela, in modo che i nostri fratelli più poveri possano sperimentare la presenza tra loro di Colui che ha dato la sua vita sulla croce per tutti gli uomini”.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura territoriale di Trondheim (Norvegia), presentata da mons. Georg Müller, SS.CC., in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Philadelphia (U.S.A.) mons. Timothy C. Senior, del clero della medesima arcidiocesi, vicario per il clero, assegnandogli la sede titolare vescovile di Floriana. Mons. Timothy C. Senior è nato il 22 marzo 1960 a Philadelphia (Pennsylvania). Dopo aver frequentato le scuole elementari e superiori, è entrato nel "Saint Charles Seminary" a Overbrook, dove ha conseguito il Master in Teologia. Inoltre, ha ottenuto il "Master" in Amministrazione e in Lavoro Sociale presso il "Boston College". È stato ordinato sacerdote il 18 maggio 1985. Il 16 marzo 2005 è stato nominato prelato d’onore di Sua Santità.

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    La via dell’amore ci conduce a Dio: il commento di mons. Bruno Forte alle parole del Papa sul Mistero della Trinità

    ◊   Dagli atomi alle galassie, dalle particelle minuscole all’universo, “tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore”: è una delle belle immagini che Benedetto XVI ha utilizzato ieri all’Angelus nella Solennità della Santissima Trinità. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, il Papa ha inoltre affermato che “l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore”. Una considerazione sulla quale si sofferma l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – L’ispirazione profonda delle parole di Papa Benedetto sulla Trinità è certamente la teologia agostiniana. Sappiamo quanto Joseph Ratzinger ami Sant’Agostino, quanto vi abbia lavorato; e nel “De Trinitate” ci sono pagine straordinarie in cui Agostino presenta la Trinità alla luce della contemplazione del mistero dell’amore. In altre parole, Agostino dice: “Vides Trinitatem si caritatem vides” – vedi la Trinità se vedi l’amore. Dunque, l’amore dove ci sono sempre i due – l’amante e l’amato – e il loro vincolo di unità è la chiave per entrare, sia pure con la modestia delle nostre capacità e restando in punta di piedi sulla soglia, nel mistero divino di un Dio che è l’eterno amante, il Padre, e l’eterno amato, il Figlio e il loro vincolo d’amore, lo Spirito. Questo messaggio forte, con il linguaggio della scienza e della biologia, che Papa Benedetto ha voluto darci parlando della Trinità inscritta nel genoma umana, cioè nella vocazione stessa dell’uomo a essere se stesso e ad esserlo nell’amore.

     
    D. – Siamo nell’Anno dell’astronomia e il Papa ieri ha sottolineato che l’Universo proviene e tende verso l’amore: sembra riecheggiare Dante: “L’amor che move il sole e l’altre stelle” …

     
    R. – Questo è certamente un’eco presente nella profonda cultura teologica, letteraria, spirituale di Papa Benedetto. E naturalmente, in questa contemplazione della rete di rapporti che regge l’universo e che è fondamentalmente una rete di sinergie, dunque di relazioni d’amore – potremmo dire – c’è il seguire ancora la via agostiniana delle “vestigia Trinitatis”. Agostino si concentrerà poi in modo speciale sulla psicologia dell’uomo e dunque vedrà la Trinità attraverso un’analisi dell’intelligenza, della memoria, dell’amore. Benedetto estende questa lettura dell’impronta trinitaria nell’essere umano all’armonia e alla sinergia che reggono tutte le forze dell’universo.

     
    D. – Per spiegare l’inspiegabile mistero della Trinità, Benedetto XVI ha fatto riferimento a ciò che è immediatamente comprensibile, sperimentabile da ogni uomo: l’amore …

     
    R. – Credo che questa via sia la via privilegiata per entrare nel mistero della Trinità. Come tale ce l’ha presentata ieri Papa Benedetto e credo che questo sia molto bello perché abbia anche un forte impatto catechetico-pastorale. E in questo, Papa Benedetto, libero, naturalmente, rispetto ad Agostino, dai vincoli dell’influenza del pensiero essenzialistico del mondo antico, si apre ad una prospettiva più personalistica ed esistenzialistica e ci aiuta a contemplare la Trinità lungo la via dell’amore in maniera semplice e profonda. Credo che sia un apporto bello al kerygma, all’annuncio del Dio-amore che è l’annuncio del Dio-Trinità.

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    Israele. Revocato il congelamento dei fondi di un'istituzione cattolica: era stato un errore tecnico

    ◊   Il congelamento di fondi appartenenti a una istituzione cattolica in Israele è stato “frutto di un errore tecnico” e di “un malinteso” ed è stato già revocato: è quanto riferito da fonti del Ministero degli Esteri israeliano all’agenzia Ansa a proposito delle notizie circolate nelle ultime ore sulla tassazione di istituti cattolici in Terra Santa. Il provvedimento – ha precisato un rappresentante del Ministero degli Esteri – è stato assunto “a livello di funzionari” senza avallo politico. Nel corso della mattinata, il nunzio apostolico in Israele, Antonio Franco, parlando all’agenzia Sir aveva spiegato che non vi era “niente di particolarmente allarmante”, e che il negoziato fiscale Israele-Santa Sede continua. Il presule ha inoltre affermato che la riunione bilaterale in programma domani “è stata sospesa in quanto sarebbe mancato il negoziatore più importante in materia di negoziati fiscali”. (A.G.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'uomo porta nel proprio genoma la traccia profonda di Dio amore: all'Angelus il Papa ricorda il significato della Santissima Trinità.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, le elezioni europee.

    In cultura, Alain Besancon e Uwe Michael Lang sul teatro di Ionesco.

    Un articolo di Emilio Sala dal titolo "Nel teatro dei gesuiti l'antenato del melodramma": tradotto in italiano il "Crispus" di Bernardino Stefonio.

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    Oggi in Primo Piano



    Elezioni europee: astensionismo record. Mons. Giordano: curare l'anima dell'Ue

    ◊   Bassa affluenza, avanzata di destra e centrodestra e di movimenti xenofobi o euroscettici. Questa in estrema sintesi la fotografia del voto per il rinnovo del Parlamento europeo nei 27 Paesi dell'Unione. Ha votato solo il 43,39%, minimo storico: meglio di altri Paesi, anche se sempre in calo, la partecipazione dell’elettorato italiano. Il servizio di Fausta Speranza.

    All’Europarlamento si conferma come gruppo piu' consistente il Partito popolare europeo, il Ppe. Netto l’arretramento del Partito socialista che paga lo scotto di risultati elettorali deludenti in alcuni dei grandi Paesi europei, come in Francia, dove i socialisti sono all’opposizione, o in Spagna (qui il Partito popolare diventa il primo partito) e Gran Bretagna dove il partito di Zapatero e i laburisti di Gordon Brown sono al governo. Forte, ma annunciata, l’affermazione della destra estrema, sorpresa per la decisa affermazione di Verdi e formazioni ambientaliste. Anche se – va detto - i raffronti con la precedente legislatura sono difficili perché si è passati da 783 eurodeputati a 736. Inoltre vari partiti, come il Pd italiano e i conservatori britannici non hanno ancora scelto il gruppo particolare. I secondi hanno comunque annunciato di lasciare il Ppe. Stando all’ultima stima, il Ppe dovrebbe avere 263 eurodeputati, il Pse 163 e i Liberaldemocratici (Alde) 80. I Verdi 52; le destre (Uen) 35. Guardando in particolare all’Italia, alle Europee il Pdl non raggiunge il 40% sperato e si ferma al 35,26, due punti in meno delle politiche. Il Pd al 26,1% perde 7 punti dalle politiche (quando però era con i radicali). Trionfano Lega Nord con il 10,2% e Idv con l’8%, cresce l'Udc con il 6,5%. Non superano lo sbarramento del 4% comunisti, vendoliani, radicali e l'alleanza Lombardo-Storace. Resta da dire che all'interno del Ppe, il Pdl con l'Udc sembrano contare 35 eurodeputati, secondo gruppo dopo i 42 tedeschi e prima dei 28 polacchi. Dati che conteranno nel negoziato per l’elezione del nuovo presidente del Parlamento Europeo. In lizza per il Ppe sono sempre in due, l'italiano Mario Mauro e il polacco Jerzy Buzek.

    Sull’astensionismo record che ha segnato queste elezioni europee, Luca Collodi ha chiesto una riflessione a mons. Aldo Giordano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa.

    D. - Vorrei sottolineare due aspetti, in particolare. Il primo è che questo denuncia la mancata coscienza del ruolo che l’Europa dovrebbe avere e potrebbe avere per le sfide mondiali - solo un’Europa più unita e più stabile può affrontare le grandi domande del mondo – e del ruolo che l’Europa ha per la vita concreta locale dei singoli cittadini. Il secondo aspetto, l’astensionismo denuncia anche la lontananza di fatto tra cittadini europei e istituzioni. Quindi c’è una mancanza di informazione ma anche una mancanza di fiducia per ciò che avviene a livello globale, che sembra poco controllabile. Questo è un dato che deve far riflettere l’Europa.

     
    D. – Mons. Giordano, il risultato elettorale ci dice di un crollo del centro-sinistra e di un’Europa che svolta decisamente verso il centro-destra e con una presenza rafforzata dei cosiddetti "euroscettici". Quale valutazione possiamo fare?

     
    R. – Credo sia il problema della sicurezza quello che i cittadini cercano, il problema di avere dei punti di riferimento e anche delle proposte concrete. Probabilmente i cittadini europei hanno visto un centro-destra con delle proposte che da una parte salvano di più delle tradizioni e questo anche per la paura davanti a fenomeni - che sembrano sconvolgere delle tradizioni, i volti dei Paesi - come il fenomeno migratorio, il fenomeno dell’incontro fra popoli e fra culture, la crisi della finanza, che è un fenomeno mondiale e globale e che non si sa come controllare. Davanti a questo si sceglie chi garantisce o chi sembra garantire una tradizione e sembra fare proposte più concrete.

     
    D. – Secondo lei, nell’Unione Europea, si fa una politica che guarda poco ai problemi dei popoli, affrontandoli invece in modo ideologico?

     
    D. – Forse c’è troppa ideologia e questo porta a votare per l’Europa pensando alle situazioni locali. Credo ci sia questo condizionamento. Invece, c’è forse poca idealità; occorrerebbe rilanciare l’ideale dell’Europa com’era nelle origini, cioè rilanciare un’Europa capace di affrontare le questioni mondiali con una visione, con una prospettiva e questo, invece, sembra mancare. E’ una riflessione che l’Europa deve fare. Se appare troppo burocratica, se appare qualcosa di troppo farraginoso, certamente questo non entusiasma i popoli e tantomeno i giovani.

     
    D. – La sensazione è che l’Europa non abbia un’anima che possa fare da collante alle varie realtà nazionali…

     
    R. – A questo punto mi interrogo sulla responsabilità che abbiamo come europei e che abbiamo avuto nel non curare questa anima. Il fatto di aver scommesso su altre cose e di aver dimenticato che veniamo da una grossa tradizione storica, culturale, politica, dal punto di vista, nostro, cristiano e soprattutto anche la domanda di come è stata valorizzata questa visione dell’uomo, della società, del rapporto tra popoli, che viene dalla luce del cristianesimo. Probabilmente dobbiamo chiederci cosa abbiamo fatto di questo dono che la storia ci ha riservato e che potrebbe essere veramente una prospettiva capace di mettere in dialogo l’Europa con il mondo e far vedere quale sia la vocazione veramente positiva e, noi diremmo, provvidenziale dell’Europa.

     
    R. – Mons. Giordano si può fare una prima valutazione sul voto dei cattolici europei?

     
    D . – E’ difficile in questo momento ma mi sembra che i cattolici da una parte siano molto sensibili su alcuni temi, pensiamo al tema della vita, che per noi è decisivo per il futuro stesso dell’umanità, al tema della famiglia, che noi riteniamo essere il fondamento della società; una grande parte dei cattolici è sensibile a votare persone che garantiscano un’attenzione a questi temi. D’altra parte, sappiamo che la tradizione cattolica è molto legata al tema della solidarietà. I cattolici vedono la fratellanza universale e non sopportano le ingiustizie, la fame nel mondo, e votano per chi è sensibile a queste tematiche. Non saprei dire dove si sia veramente indirizzato il voto cattolico, però direi che sono state queste due tendenze a indirizzarlo. Direi anche che la Chiesa cattolica, il cristianesimo in generale, sia una delle forze più attente al “fatto” Europa. Io, dalla mia esperienza europea, posso confermarlo: la Chiesa ha una sensibilità, una sensibilità anche critica, cioè sui difetti dell’Europa, ma ha un’enorme sensibilità e non so se le istituzioni hanno coscienza di questo valore, di questa potenzialità della Chiesa nella costruzione europea.

     
    D. – Come sarà, allora, la nuova Europa uscita dalle urne?

     
    R. – Un’Europa che da una parte deve interrogarsi e che, quindi, non può semplicemente dire: continuiamo così come facciamo. Dobbiamo, per prima cosa, interrogarci sul rapporto tra Occidente e Oriente. Qualcosa non funziona ancora, probabilmente c’è ancora troppo un processo occidentale che ha tentato di espandersi verso l’Est europeo e i popoli non comprendono in fondo questo, e l’Occidente forse non ha ancora fatto uno sforzo sufficiente per comprendere l’Est. Quindi, resta il problema di vedere quale Europa vogliamo.

     
    D . – Mons. Giordano, pensa che questo risultato freni in qualche modo l’idea degli Stati Uniti d’Europa?

     R. - Noi abbiamo sempre pensato ad un’Europa dove le Nazioni hanno un ruolo fondamentale e, quindi, credo che bisognerà ancora una volta ripensare a che tipo di Europa vogliamo fare, cioè come fare un’Europa dove le tradizioni delle Nazioni, degli Stati, siano valorizzate e dove queste identità possano unirsi in una costruzione comune. Credo che una riflessione di fondo sia assolutamente necessaria.

     Sul voto europeo ascoltiamo anche Sergio Marelli, direttore della Focsiv, l’organismo internazionale che riunisce oltre 60 associazioni del volontariato cristiano, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, esperienza legata a Comunione e Liberazione. Le interviste sono di Luca Collodi:

    R. – Sergio Marelli, che ne facciamo di questa Europa?

     
    R. – Continuo a sperare che facciamo un’Europa sicura, un’Europa anche solidale, aperta e pronta a vivere quello che ormai è un dato di fatto, ovvero una società interetnica aperta al resto del mondo e con una grande responsabilità nei confronti dei Paesi terzi. Non va, infatti, dimenticato che non solo l’Europa, l’Unione Europea, è la prima grande aggregazione di governi nazionali su base regionale ma è anche il primo soggetto a livello commerciale, un’entità politica tra le più avanzate a livello mondiale; è, insomma, una regione alla quale le altre parti del mondo guardano con particolare attenzione e con molte aspettative.

     
    D. – Vittadini, gli elettori puniscono un Continente senz’anima?

     
    R. - Il primo dato elettorale è l’astensionismo. Hanno ucciso le radici cristiane dell’Europa, un’identità per l’Europa, e questo è l’esito. Abbiamo un’Europa senz’anima e oggi gli europei non sentono questa Europa burocratica degli Stati come la loro Europa. Questo è il dramma più grande. Si capisce che senza ideali, i grandi ideali che hanno costruito l’Europa del primo dopoguerra, l'ideale cattolico, socialista, liberale, noi non possiamo avere un’Europa che è fatta dai cittadini.

     
    D. – Marelli, è d’accordo? Mancano i valori ?

     
    R. - Assolutamente sì. L’anima è la base della politica, i valori non possono che essere il fondamento di ogni struttura e di ogni istituzione. Un’Europa senza valori sarà solamente una struttura burocratica lontana dai cittadini ma, soprattutto, incapace di rispondere alle grandi sfide con cui si dovrà confrontare.

     
    D. – Marelli, mi scusi, ma la questione delle misure e dei requisiti di frutta e verdura, l'aranciata senza arance e altri dettagli simili, sono forse piccoli episodi, ma indicativi di un’Europa lontana dalla sentire comune della gente?

     
    R. – Sono degli esempi così indicativi che vengono confermati anche da questo astensionismo che in alcuni Paesi è stato veramente drammatico.

     
    D. – Di fatto, parliamo di burocrazia…

     
    R. – Parliamo di un’Europa di funzionari e di burocrati che probabilmente non intercetta più i veri bisogni ma anche le vere aspettative, le grandi proiezioni della sua cittadinanza. Si è lavorato molto per un’Europa intergovernativa e molto poco, invece, per un’Europa dei cittadini; 450 milioni di cosiddetti cittadini europei che però ancora non sentono e non vivono l’Europa come la futura casa comune dentro la quale dispiegare il proprio futuro, le proprie proiezioni per sé e per i propri figli.

     
    D. – Vittadini, a questo punto che facciamo con l’Europa?

     
    R. – Dobbiamo avere il coraggio di dire che quello che diceva Giovanni Paolo II non era la difesa degli interessi cattolici ma era qualcosa che valeva per chi non era cattolico ma laico. Fare una Costituzione in cui il preambolo era raccogliticcio e pensare che potesse stare in piedi un’Europa dei compromessi e delle ipocrisie vuol dire ucciderla. Facciamo degli esempi. Hanno costruito questa Europa sull’idea del liberismo e poi facciamo lo statalismo. Hanno costruito questa Europa sull’idea della libertà e poi tutta la legislazione e tutti i tentativi di legislazione anti-uomo degli ultimi anni hanno fatto sì che la gente si spaventasse. Hanno detto dell’Europa sociale e sembrava che prima della crisi finanziaria volevano uccidere le Cooperative, le Banche popolari e altro ancora. Non si può pensare che uccidendo ciò che sta più a cuore al popolo, poi la gente si senta rassicurata da questo. Purtroppo, quello che per noi non è positivo, oltre all’astensionismo, è che cresce la xenofobia, l’Europa della paura, l’Europa della chiusura al diverso. Paradossalmente, anche se a molti dà fastidio, quello che la Chiesa europea continua a ripetere dovrebbe essere qualcosa che laicamente viene assunto come un valore fondamentale per tutti.

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    Libano: la coalizione filoccidentale vince le elezioni

    ◊   I risultati ufficiali definitivi delle elezioni parlamentari di ieri in Libano, resi noti in tarda mattinata, hanno confermato che la coalizione filoccidentale "14 Marzo" - guidata da Saad Hariri, figlio del premier sunnita Rafiq, assassinato il 14 febbraio 2005 - ottiene 71 dei 128 seggi del parlamento unicamerale libanese. Hariri ha detto che "non ci sono né vincitori, né vinti: ha vinto la democrazia in Libano". C'è da dire che la Lebanese Transparency Association (Lta) che ha monitorato le elezioni con 2500 osservatori in tutto il Paese denuncia numerose irregolarità, compreso l'acquisto di voti e la violazione del silenzio stampa da parte dei media. L'affluenza ha superato il 52%. In ogni caso, la situazione politica è ancora difficile da decifrare nel suo complesso e richiede molta prudenza, come conferma mons. Béchara Raï, vescovo di Byblos dei Maroniti, intervistato da Stefano Leszczynski.

    R. – Il risultato non possiamo dire sia stato un successo per una parte e una sconfitta per l’altra. L’opinione pubblica si aspettava un certo equilibrio. Anche perché il Libano non può andare avanti a senso unico, nel senso che tutto il sistema libanese è basato sul consenso e sulla partecipazione di tutte le fazioni. Possiamo dire che il risultato è normale per le attese libanesi.

     
    D. – Abbiamo assistito ad un inusuale fair-play da parte dei leader libanesi di fronte a questi primi risultati. Tuttavia, Hezbollah ha anche ricordato che nessuno dovrà cercare di disarmarla. Quindi, resta comunque una certa pace armata in Libano...

     
    R. – Non poteva andare meglio. Io penso che non poteva uscire il risultato di un solo colore, perché il Libano non è come i Paesi occidentali. Qui si tratta di comunità, si tratta di comunità confessionali. Quindi, la politica è amalgamata con le comunità confessionali. E per me il risultato è quello normale per il Libano, altrimenti le cose potrebbero ancora peggiorare. Siamo allo stesso punto: è necessario che i libanesi abbiano fiducia gli uni negli altri perché il Paese possa andare avanti.

     
    D. – Quali sono le speranze del cittadino medio libanese per quanto riguarda il futuro del Paese? Dopo l’ultima violenta situazione bellica, adesso sembra esserci una certa pace e la voglia di ripresa del Libano è molto forte...

     
    R. – Il problema libanese non è soltanto un problema interno. Purtroppo, quando noi parliamo di maggioranza o di opposizione, si tratta in fondo di un conflitto regionale e internazionale, un conflitto tra sunniti e sciiti. Quindi, siamo quasi telecomandati dalle intese regionali e internazionali. Purtroppo, è così, e dato che il Libano è l’unico Paese democratico, l’unico Paese dove c’è libertà di espressione, tutti si esprimono attraverso il Libano. Il problema non è soltanto puramente interno, il problema è regionale e internazionale. Speriamo, quindi, che i libanesi possano avere fiducia gli uni degli altri e guardare agli interessi del Paese. Questa è la nostra speranza.

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    Giornalisti sotto tiro in Corea del Nord e Somalia

    ◊   “Abbiamo attivato tutti i canali possibili per la loro liberazione”: così il numero uno della Casa Bianca, Barack Obama, dopo la condanna dei giudici nordcoreani a 12 anni di lavori forzati nei confronti di due giornaliste statunitensi, Laura Ling ed Euna Lee, arrestate il 17 marzo scorso al confine tra Corea del Nord e Cina, mentre realizzavano un reportage sui rifugiati. Drammatica la situazione dell’informazione anche in Somalia, dove è stato ucciso il direttore del network radiofonico “Shabelle”, Mokhtar Mohamed Hirabe. Dal 2007, 14 giornalisti sono stati uccisi nel Paese. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Domenico Affinito, vicepresidente di Reporter Senza Frontiere Italia:

    R. – La Somalia è di fatto un Paese in guerra, una di quelle guerre che ormai si sono cronicizzate e che dura ormai praticamente dal ’93, da quando fallì la missione internazionale “Restore Hope”. Tutta questa situazione si riflette in modo diretto sulla sicurezza di chi fa informazione. Il giornalisti locali, ovviamente, non essendoci un governo democratico costituito, sono alla mercé della volontà di chi comanda, zona per zona; nel momento in cui non è d’accordo con il giornalista lo fa liquidare, lo fa uccidere … Il nostro appello è quello rivolto, chiaramente e sempre, alla comunità internazionale che deve fare di più per migliorare le condizioni in queste zone del mondo.

     
    D. – Réporters sans frontières ha notizie di Mohammed Ibrahim Jekey, il giornalista della Universal Tv che è stato rapido il 2 giugno scorso?

     
    R. – Non abbiamo informazioni particolari su di lui. Abbiamo cercato di compiere una missione in Somalia per prendere contatto con chi governa il Paese nelle diverse zone, e abbiamo dovuto abbandonare in quanto non ci veniva garantita la sicurezza in ampie zone del Paese.

     
    D. – Ci spostiamo in Corea del Nord: due giornaliste americane sono state condannate a 12 anni in campi di lavoro …

     
    R. – Noi siamo molto preoccupati: la Corea del Nord è il Paese peggiore per quanto riguarda la libertà di stampa, secondo Réporters senza frontiere; è un Paese nel quale nessun giornalista straniero può entrare con un visto giornalistico. Tutti i giornalisti che ci vanno, ci vanno con un visto turistico, devono starci pochi giorni e poi se vengono “pescati” a fotografare, a lavorare rischiano tantissimo; ed è di fatto nulla la libertà di stampa, invece, per quanto riguarda i giornalisti locali.

     
    D. – Il presidente statunitense Obama ha assicurato ogni sforzo per la liberazione delle due giornaliste. C’è dunque una possibilità?

     
    R. – In questo caso, le pressioni possono servire. L’abbiamo visto con la Saberi in Iran, che alla fine poi è stata liberata anche se condannata: anche lì, una giornalista americana di nazionalità, di origine iraniana, condannata per alto tradimento ma in realtà perché stava operando come giornalista, stava prendendo nota di una serie di informazioni. In questo caso, stiamo parlando di due giornaliste, americane di nazionalità ma di origine sud-coreana. Si spera che in qualche modo una pressione possa servire.

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    Prima Giornata mondiale degli Oceani

    ◊   “E’ nostro dovere individuale e collettivo proteggere l'ambiente marino che è parte integrante del benessere umano, della sicurezza economica e dello sviluppo sostenibile, contrastando l’inquinamento e l’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche”. Così, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per la prima Giornata Mondiale degli Oceani, sul tema “I nostri oceani, la nostra responsabilità”. Un evento che vede la partecipazione di numerose strutture e organizzazioni internazionali impegnate nella divulgazione, educazione e ricerca scientifica. Ma quale il significato principale di questa Giornata? Cecilia Seppia lo ha chiesto ad Antonio di Natale, segretario generale della fondazione “Acquario di Genova”:

    R. – C’è un messaggio forte che è quello di tentare di richiamare anche l’azione dei governi a supporto di queste iniziative essenziali per la nostra corretta gestione delle acque. E’ bene che tutti quanti siano coscienti di questo e che contemporaneamente prendano coscienza della necessità di salvaguardare l’ambiente marino e trattare il mare come un elemento essenziale per la nostra vita sul pianeta.

     
    D. – Quindi, alla base di questa Giornata c'è anche la necessità di promuovere una mobilitazione generale rivolta alla salvaguardia del cosiddetto “pianeta blu” …

     
    R. – Sì. Anche perché gli Oceani sono quelli che regolano il clima del nostro pianeta; sono quelli che provvedono a tutta una serie di nostre necessità, tra le quali c’è anche quella di fornirci una dotazione di proteine animali non indifferenti. Sicuramente, l’uomo finora ha avuto un’attenzione molto bassa nei confronti dell’oceano: abbiamo più spesso depredato che gestito …

     
    D. – Ecco, il problema principale che interessa gli Oceani è l’inquinamento, anche perché oltre tre miliardi di persone vivono sulle coste e quindi interferiscono costantemente con le loro attività, proprio con la salute degli Oceani. Cosa è possibile fare per ridurre l’inquinamento?

     
    R. – Ci sono tutta una serie di azioni che vanno fatte a diversi livelli. Innanzitutto, a livello governativo dei vari Stati, vanno abbastanza omogeneizzate le norme che riguardano l’inquinamento e soprattutto in alcuni Stati, vanno adottate! Poi, c’è quello che può fare la gente, il comune cittadino, tutti noi: dobbiamo tentare di aver cura al massimo dell’Oceano e del Mare, in modo tale da evitare tutta una serie di inquinamenti. Pochi riflettono sul fatto che un mozzicone di sigaretta, il filtro di una sigaretta sia un grado di resistere per decenni in acqua; che una bottiglia di plastica resista veramente per tantissimi decenni e tantissimi milioni di bottiglie di plastica possono alterare un ecosistema.

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    Chiesa e Società



    Nepal: cristiani non intimiditi dalle violenze

    ◊   Vigili e attenti sì, ma non immobili per la paura. I cristiani del Nepal “non nascondono la loro preoccupazione per le recenti minacce e intimidazioni subite, ma restano fiduciosi nella volontà e nella capacità della nazione nepalese di sconfiggere i gruppi integralisti”: è quanto spiega all’agenzia Fides padre Pius Perumana, pro-vicario apostolico in Nepal, commentando gli ultimi episodi che hanno visto la comunità cristiana nel paese nel mirino di violenze del Nepal Defence Army (NDA), gruppo integralista paramilitare di matrice indù. Padre Pius spiega: “Siamo in allerta e abbiamo detto ai fedeli di essere vigili e prudenti. Ma le nostre attività e la nostra missione vanno avanti. Abbiamo fiducia nella popolazione e nella autorità nepalesi. Questo gruppo NDA sembra voglia lanciare una sorta di ‘guerra santa’ contro i cristiani e le altre minoranze religiose in Nepal. Secondo alcuni, riceve finanziamenti e sostegno dai gruppi radicali indù con base in India. Hanno seguaci e, in alcuni casi, sono riusciti a manipolare le menti della gente: come è accaduto nel caso di Sita Thapa Shrestha, la donna che ha messo la bomba nella Cattedrale di Kathmandu. Lei lavorava con un’associazione locale in difesa delle donne e dei bambini. Deve aver subito un vero e proprio lavaggio del cervello, per esser giunta a compiere un gesto così estremo”. Ma i cristiani credono nella volontà dei nepalesi di eliminare tali germi integralisti: “Tutto il popolo nepalese ha fermamente condannato l’attentato contro i cristiani e movimenti come l’NDA. I mass media non gli hanno dato spazio ai radicali e l’opinione pubblica li ha screditati. Sono estranei al tessuto sociale e hanno nostalgia di un paese che non c’è più. Anche le autorità civili e la polizia stanno facendo il loro lavoro per contrastarli. Siamo fiduciosi”, sottolinea il pro-vicario. Padre Piu conclude: “La comunità cattolica conta circa 8.000 anime e i cristiani nel complesso sono circa due milioni, su una popolazione complessiva di 29 milioni di persone. Siamo una minoranza corposa e stimata, radicata nel paese e nella società. Ci dedichiamo al servizio sociale, all’istruzione e alla promozione sociale di ampie fasce povere della popolazione. Questi attacchi non scalfiranno la nostra speranza e la nostra opera di evangelizzazione, a servizio del bene comune della nazione”. (R.P.)


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    Perù: l'arcivescovo di Lima condanna gli atti di violenza in Amazzonia

    ◊   L’arcivescovo di Lima, il cardinale Juan Luis Cirpriani Thorne, ha condannato con forza ieri durante la Santa Messa celebrata nella cattedrale della capitale peruviana, gli atti di violenza nel dipartimento delle Amazzoni, in particolare nelle città di Bagua Chica e Bagua Grande, che ha causato la morte di diversi civili e poliziotti e numerosi feriti. “A nome di quel Dio della vita, dell’amore e della pace, condanniamo con fermezza lo spettacolo inumano vissuto dalla nostra nazione. Mi unisco ad ognuna di quelle famiglie che non hanno ormai più con loro la persona amata e a coloro che servendo la patria che sono stati oggetto di un vile assassinio. Non possiamo abituarci a questo modo di risolvere i problemi!”. Allo stesso tempo, il cardinale ha chiesto a Dio, Principe della pace, di aiutarci “a superare questa situazione tanto complicata che si vive in questi giorni nel Paese”. L’arcivescovo di Lima - riferisce l'agenzia Fides - ha mostrato la sua “vicinanza con le comunità native per le loro tradizioni e la loro cultura, ma non per la loro violenza” e ha incoraggiato le autorità a cercare “una strada intermedia attraverso cui, rispettando le abitudini e le tradizioni degli abitanti della selva, risulti possibile fare alcuni investimenti ed alcuni miglioramenti”. (R.P.)

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    Progetto per i bambini malati nelle aree di guerra

    ◊   "L'Italia ha un cuore per tutti" è il programma umanitario a favore di bambini in aree di guerra che soffrono di tumori lanciato dall’associazione "Angels", Onlus promossa dalla presidenza della Fondazione Antonio Genovesi Salerno (Sdoa) per favorire una cultura della non-violenza e della pace in favore dei fanciulli. Con la direzione del regista cinematografico Alfredo Fiorillo e la collaborazione dell’Unita’ multimediale del servizio stampa e informazione del ministero degli Affari esteri, “Angels” - riferisce l'agenzia Sir - ha realizzato uno spot per sostenere la cura in Italia dei bambini che nelle aree di guerra del mondo soffrono di patologie onco-ematologiche e, senza prestazioni sanitarie ad alta specializzazione sono destinati a morte certa. Così nasce il progetto artistico solidale: una canzone per la pace, un videoclip ed una comunicazione sociale di 20 e 30 secondi da trasmettere attraverso alcune reti televisive italiane, internazionali e private. “Angels”, che collabora con il Dipartimento di Pediatria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, con il Policlinico Umberto I e con il Forum nazionale giovani, ha indetto una raccolta di fondi: fino al 15 giugno si può donare 1 euro inviando un SMS al 48582 o chiamando da rete fissa Telecom Italia. Info: www.loveangels.it . (R.P.)

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    Rete europea per il reinserimento socio-lavorativo degli ex detenuti

    ◊   E’ stato lanciata in un incontro a Brema, in Germania, la Rete tematica europea “Ex offenders” per il reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti. Un itinerario - riferisce l’agenzia Sir - che prevede un percorso triennale di recupero umano e reintegrazione sociale. Prima tappa: definire il programma entro la fine di settembre 2009. Meta finale: abbattere, attraverso la condivisione di buone pratiche e lo scambio di idee tra Paesi europei, i ‘muri’ che molti ex detenuti incontrano uscendo dal carcere. Agli 11 Paesi coinvolti nel progetto: Germania, Italia, Austria, Belgio, Inghilterra, Irlanda del Nord, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Ungheria, si sono aggiunti recentemente Grecia e Slovenia. Questo primo incontro a Brema ha visto la partecipazione di due direzioni generali della Commissione europea: Educazione e Cultura, ed Impiego e Affari sociali, a dimostrare, si legge in una nota, “la volontà di integrazione tra interventi e politiche di formazione e di lavoro a livello europeo”, con l’obiettivo “di inserire gli interventi per gli ex detenuti nel contesto europeo delle iniziative di formazione permanente, nella convinzione che la formazione in carcere non debba essere intesa come separata dall’educazione rivolta agli adulti”. (R.G.)

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    Intrappolati 27 minatori per una frana in Cina

    ◊   Si scava anche con pala e piccone per liberare a Chongqing i 27 minatori rimasti intrappolati sotto 12 milioni di metri cubi di sassi e rocce, venuti giù da una frana, verificatasi il 5 giugno scorso. Le operazioni di soccorso sono rese difficili anche dalla pioggia. Al momento risultano infatti sospese le operazioni di scavo per il timore di altre frane. Lo smottamento ha interessato il monte Jiwei ( a circa 140 chilometri a sudest di Chongqing) ha travolto case ed ostruito l’ingresso di una miniera di ferro. Per i residenti – riferisce l’agenzia AsiaNews - il disastro è conseguenza del mancato rispetto di elementari cautele da parte dei responsabili della miniera. Cauti i soccorritori impegnati nel liberare gli operai sepolti. Le macchine pesanti non possono operare infatti sopra il terreno, che risulta instabile. Fino ad ora sono stati recuperati i corpi di 7 delle 45 persone “disperse” sotto la frana. Le squadre di soccorso hanno provocato 5 esplosioni per liberare dalla terra l’ingresso della miniera. Ci sono speranze di recuperarli, anche perché nella miniera ci sono vene d’acqua. Per gli abitanti del villaggio di Hongbao, parenti e amici dei sepolti, la tragedia era evitabile ed è conseguenza del mancato rispetto di elementari regole di sicurezza e dell’eccessivo sfruttamento di una miniera non sicura. Dicono che il rischio di frane era noto e che nel 2004, dopo che alcuni massi erano precipitati a valle, sono stati traslocati a chilometri di distanza il palazzo del governo di Tiekuang e più di 70 abitazioni, compresa la locale scuola elementare. Le diverse decine di persone travolte dalla frana erano rimaste ad abitare nella zona, dopo che funzionari locali li avevano rassicurati che non c’erano problemi. Le autorità non hanno ancora preso posizione sulle cause della frana, anche se qualche agenzia ha riportato dichiarazioni che parlano di disastro naturale. Le miniere cinesi – sempre secondo l’agenzia AsiaNews - sono le più pericolose al mondo e ogni anno causano migliaia di morti per incidenti, spesso evitabili con il rispetto delle previste misure di sicurezza. (A.V.)

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    Campagna per istituire un Tribunale internazionale per i crimini contro l’ambiente

    ◊   “La vita del pianeta è in pericolo per questo dobbiamo sforzarci di recuperare un equilibrio necessario per la nostra vita.” Sono le parole di Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la Pace e testimonial della campagna internazionale di raccolta firme a sostegno dell’istituzione della Corte Penale europea dell’Ambiente (nuova istituzione europea) e della Corte Penale Internazionale dell’Ambiente, presentata venerdì scorso a Roma. “Non è possibile che i crimini contro l’ambiente non siano puniti secondo il codice penale europeo e internazionale. Non ci sono solo i gravissimi danni di episodi come Cernobyl, ma anche i danni dovuti alla deforestazione, all’inquinamento dell’acqua e delle terre. Con questa campagna vogliamo motivare i governi a creare questa Corte europea e allargare le competenze di quella dell’Aia ai disastri ambientali volontari”. Tale iniziativa, inaugurata proprio nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, - riferisce l'agenzia Fides - è promossa dall’Accademia Internazionale di Scienze Ambientali (IAES) che ha sede a Venezia. La lotta contro l’inquinamento, l’effetto serra, la riduzione dei gas nocivi, sono ambiti fondamentali non solo per i Paesi ricchi e la salute dei loro abitanti, ma anche per i paesi più poveri, che rischiano di pagare doppiamente il prezzo di questi effetti drammatici sul clima: perché non hanno gli strumenti finanziari e tecnici per difendersi e investire in fonti rinnovabili , e perché le zone più arretrate sono solitamente quelle ad economia rurale e di sussistenza, colpite da desertificazione, scarsità idrica per coltivazioni e sussistenza, ulteriore dipendenza dai paesi sviluppati. Ecco il motivo per spingere affinché questa nuova istituzione possa riequilibrare la vita della terra e non appesantire ulteriormente la condizione dei Paesi poveri. Si deve arrivare alla soglia di 71 Paesi firmatari per poter procedere alla formale nascita dell’istituzione, già molti autorevoli personaggi, come premi Nobel, artisti, scienziati e politici hanno dato la loro adesione. Il percorso è a buon punto. Il prossimo appuntamento sarà il 2 ottobre a Venezia per il Forum Internazionale con cui si auspica di inaugurare la sede delle Corti, presso Villa Herion, nell‘isola veneziana della Giudecca. (R.P.)

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    Protocollo di Kyoto: da agosto in vigore anche in Turchia

    ◊   La Turchia entrerà ufficialmente a far parte del Protocollo di Kyoto dal 26 agosto prossimo. Lo riferisce il quotidiano Hurriyet che cita un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri. Il Parlamento di Ankara ha ratificato l'accordo nel febbraio scorso a seguito di forti pressioni da parte dell'Unione europea e delle organizzazioni ambientaliste. L'applicazione del Protocollo è stata però posticipata per il completamento delle procedure necessarie al suo adempimento. L'accordo negoziato a Kyoto nel 1992 e firmato da più di 170 Paesi nel mondo è entrato in vigore nel 2005 con l'adesione della Russia. Al momento, la Turchia non è però inclusa nella lista dei 39 Stati obbligati a ridurre le loro emissioni nocive ai livelli del 1990 entro il 2012. (R.G.)

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    Fondi della FAO per tutelare la biodiversità in 11 Paesi in via di sviluppo

    ◊   11 progetti in Paesi in via di sviluppo, volti a tutelare la biodiversità e sostenere la sicurezza alimentare. A finanziarli con uno speciale fondo è l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO). L'ammontare totale dell'investimento, che mira a conservare il patrimonio genetico delle colture locali, è di oltre mezzo milione di dollari, che saranno devoluti ad agricoltori in Egitto, Kenya, Costarica, India, Perù, Senegal, Uruguay, Nicaragua, Cuba, Tanzania e Marocco. Tra le iniziative, in Nicaragua e Costarica saranno preservate varietà di patate locali mentre in Senegal saranno incentivate coltivazioni di miglio, mais e sorgo locali; a Cuba sarà invece sostenuta la conservazione di semi di mais e fagioli, due colture di vitale importanza per i sistemi produttivi tradizionali nelle aree montuose dell'isola caraibica; ed ancora in Egitto, uno dei primi dieci produttori di arance del mondo, sarà finanziato un progetto di due anni proposto dalla Banca nazionale del gene per la tutela dell'agro-biodiversità degli agrumi. (R.G.)

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    Influenza A: 139 morti e oltre 25 mila i contagi in 73 Paesi

    ◊   Sono più di 25 mila i casi di nuova influenza A segnalati nel mondo: secondo l'ultimo aggiornamento dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), in totale 25.288 infezioni, di cui 139 mortali, sono state segnalate in 73 Paesi. Rispetto al precedente bilancio - relativo allo scorso 5 giugno con 21.940 contagi, di cui 125 morti, in 69 Paesi - l'aumento è di 3.348 casi. La maggioranza delle infezioni continuano ad essere segnalati nel Nordamerica. Gli Stati Uniti restano il Paese con il più alto numero di infezioni, con 13.217, di cui 27 letali. In Messico sono stati registrati 5.717 contagi, 106 dei quali mortali. Segue il Canada con 2.115 infezioni, di cui 3 letali. L'Australia ha superato la soglia dei mille casi con 1.051 infezioni. Gli altri Paesi dove sono stati annunciati almeno 100 casi sono: Argentina (202), Cile (411), Cina (108), Giappone (410), Panama (179), Spagna (291) e Regno Unito (557). L'Italia figura nell'elenco con 50 infezioni. (R.G.)

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    Messaggio dei vescovi per la pace nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   In un messaggio indirizzato, nei giorni scorsi, “agli uomini di buona volontà” e alla popolazione in generale, i vescovi della provincia ecclesiastica di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, analizzano la situazione socio-politica locale ed esortano le autorità civili a prendere decisioni concrete per la restaurazione della pace nel Paese. Innanzitutto, i vescovi di Bukavu chiedono al governo di procrastinare il lancio dell’operazione “Kimya 2”, ovvero la missione militare che si propone di sradicare dal Nord e dal Sud Kivu le migliaia di uomini delle Fdlr (il movimento d’opposizione ruandese). In particolare, i presuli temono che la presenza della truppe possa “prolungare ulteriormente i conflitti interni all’esercito stesso e degenerare in una crisi più ampia”. Inoltre, i vescovi ribadiscono che l’impunità e il mal funzionamento dell’apparato giudiziario incoraggiano la criminalità e alimentano la pratica della giustizia popolare. Sul piano socio-economico, i presuli manifestano il loro apprezzamento per gli sforzi messi in atto per la costruzione ed il restauro di scuole, ospedali e strade. Tuttavia, i vescovi deplorano l’occupazione o la devastazione di terre appartenenti alle popolazioni locali, episodi spesso causati da una gestione arbitraria della questione agraria da parte dei responsabili amministrativi. Il messaggio dell’Assemblea episcopale provinciale di Bukavu, inoltre, denuncia l’iniquo trattamento salariale di cui sono spesso vittime il personale militare, i medici ed i docenti. Altro punto in esame, la questione politica ed amministrativa: qui, i vescovi della Provincia di Bukavu condannano, innanzitutto, il fatto che l’attenzione dei parlamentari sia troppo spesso concentrata sui “propri interessi particolari”, piuttosto che sui problemi più urgenti della popolazione. Quindi, i presuli deplorano “la corruzione, i metodi autoritari, la debolezza delle autorità amministrative nella ricerca di soluzioni per i problemi sociali, l’arbitrarietà dei giudici nei tribunali”, così come condannano la “crescente censura nei confronti della stampa e dei mass media, le intimidazioni ai giornalisti e gli omicidi non perseguiti”. Alla fine del suo messaggio, l’Assemblea episcopale provinciale di Bukavu esorta la presidenza della Repubblica ad essere realmente “il garante della nazione per il rispetto della Costituzione, il mantenimento della sovranità e dell’integrità del territorio e la promozione della democrazia”. L’Assemblea episcopale provinciale di Bukavu non dimentica, naturalmente, i giovani e li esorta “a non cedere alla disperazione che li espone ad ogni sorta di manipolazioni”, invitandoli ad “investire tutte le loro forze e la loro intelligenza in progetti per lo sviluppo collettivo”. Infine, l’ultimo appello è rivolto ai cristiani e alle persone di buone volontà, affinché “vivano secondo le virtù cristiane della fede, della speranza e della carità, rispettando i valori umani della verità, della giustizia, del bene comune e del mantenimento della parola data”. “La ricostruzione della persona umana – concludono i vescovi – dipende da questo. Ed è una condizione indispensabile alla ricostruzione del Paese”. (I.P.)

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    Congresso missionario di Czestochowa dedicato a Giovanni Paolo II

    ◊   In occasione del 30° anniversario del primo pellegrinaggio di Papa Wojtyla in Polonia (dal 2 al 10 giugno 1979), le Pontificie Opere Missionarie dell’arcidiocesi di Czestochowa hanno organizzato un Congresso Missionario dedicato al Servo di Dio Giovanni Paolo II. Il congresso si è svolto nella piazza presso la cattedrale della Sacra Famiglia di Nazaret il 5 giugno scorso, durante il cosiddetto “Triduo Papale”, organizzato dall’arcidiocesi di Czestochowa e dall’arcivescovo Mons. Stanislaw Nowak nei giorni 4-6 giugno a Czestochowa. Al Congresso - riferisce l'agenzia Fides - hanno partecipato tutti i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie dell’arcidiocesi insieme al direttore delle POM dell’arcidiocesi, don Jacek Gancarek, e a mons. Jan Piotrowski, direttore nazionale delle POM. Erano presenti anche numerosi missionari, i diversi gruppi dei giovani e dei bambini missionari: il volontariato missionario, gli animatori, i gruppi del Rosario, i gruppi delle POM delle diverse parrocchie e scuole dell’arcidiocesi. La preghiera è stata presieduta da mons. Nowak, che si è rivolto tra l’altro ai giovani con queste parole: “La vocazione missionaria è molto importante per la Chiesa di oggi. Il mondo contemporaneo ha bisogno della vera testimonianza, ha bisogno di sacerdoti forti, buoni, con la vera vocazione missionaria. La Chiesa ha anche bisogno dei missionari laici. Giovanni Paolo II ha avuto un cuore missionario. Egli - ha detto - è stato il vero missionario”. (R.P.)

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    Cardinale Bagnasco: la disoccupazione lede le innate aspirazioni dell’uomo

    ◊   “Beati i costruttori di lavoro perché parteciperanno all'edificazione del bene comune”: così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, nell'omelia pronunciata ieri mattina, al Santuario genovese di Nostra Signora della Guardia, in occasione dell'annuale Pellegrinaggio del mondo del lavoro – di cui riferisce l’agenzia Sir - organizzato dai Cappellani del lavoro e dalle Società operaie cattoliche. “Il lavoro - ha affermato il porporato - è parte speciale di quelle condizioni indispensabili che una società veramente umana deve garantire perché ognuno, singoli e gruppi, possa non solo sopravvivere e vivere ma ancora di più realizzare sé stesso secondo il disegno di Dio”. Se l'uomo perde il lavoro, ha aggiunto, “si sente toccato nell'intimo della sua dignità e delle sue innate aspirazioni ossia esprimere sé stesso e sentire di partecipare alla vita della comunità”. “La mancanza di lavoro - ha osservato ancora il cardinale Bagnasco - incide pesantemente anche sul tessuto familiare”, tanto che “i rapporti non di rado si fanno più tesi” e la casa “anziché essere lo spazio dove si rientra volentieri diventa il luogo di nuovi problemi e tensioni”. “La disoccupazione - ha quindi affermato l’arcivescovo di Genova - affligge tristemente il mondo dei giovani, specie in rapporto al loro futuro personale e sociale” al punto che “il progetto famiglia si allontana nei tempi”, “crescono i fenomeni della disgregazione” ed “aumenta la tentazione della criminalità” al punto che “è la stessa società che si scompagina”. Il cardinale ha poi sottolineato che “nonostante tutto la disoccupazione morde” anche se “i segnali positivi non mancano”, come non mancano “la volontà, l'intelligenza e l'energia di molti per tenere le attuali posizioni lavorative, per inventare ed innovare”. “Per questo - ha auspicato il presidente della Cei - la disperazione ed il disfattismo non devono prevalere e paralizzare gli sforzi, da qualunque parte vengano”. Il cardinale Bagnasco nella sua omelia ha anche accennato al tema della globalizzazione, osservando che se essa “ambiva a porsi come il destino maturo del mondo”, finora “ha mostrato i lati della sua fragilità e l'incompiutezza rispetto alla necessaria vocazione ad essere strumento costruttivo per il bene dei Paesi e dei popoli”. Concludendo che “le iniziative indispensabili per rivedere i meccanismi di governo globale dell'economia sembrano per ora deboli e poco efficaci”. (R.G.)

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    A Tunisi la riunione dei vescovi del Nordafrica

    ◊   La Conferenza episcopale della Regione Nord dell’Africa (CERNA) si riunisce oggi a Tunisi in assemblea plenaria. L’incontro, che si protrarrà fino a sabato 13, inizia con un confronto sull’evoluzione politica, economica, culturale e religiosa dei singoli Paesi rappresentati nella CERNA, al quale seguirà l’elezione del presidente e dei due vicepresidenti della Conferenza medesima. Dopo aver esaminato il primo argomento in agenda, riguardante la pastorale studentesca, i vescovi si soffermeranno sui rapporti tra diocesi, congregazioni religiose e nuovi movimenti, a partire dalla relazione elaborata dai vicari apostolici di Tripoli, Giovanni Martinelli, e di Benghazi, Sylvester Magro. La crescita della comunione all’interno delle varie realtà ecclesiali - nella diversità delle culture esistente tra le diocesi - sarà trattata con i contributi dell’arcivescovo di Algeri Ghaleb Bader e del vescovo di Constantine-Hippone Paul Desfarges. I presuli si soffermeranno anche sul tema della teologia della missione e ascolteranno in proposito la relazione dei vescovi di Laghouat-Gardaïa, Claude Rault, e di Tunisi, Maroun Lahham e gli approfondimenti biblici proposti dall’arcivescovo di Tangeri, Santiago Agrelo. Un successivo argomento di discussione riguarda la preparazione al Secondo Sinodo per l’Africa: i vescovi prenderanno in esame i documenti sinodali e in tale contesto analizzeranno la situazione delle loro Chiese particolari, guidati nella riflessione dall’arcivescovo di Rabat, Vincent Landel. (M.V.)

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    Cambogia: progetto dall’AiBi “culla segreta” per mamme in difficoltà

    ◊   “Culla segreta“: il nome nuovo progetto sanitario – di cui riferisce l’agenzia Sir - avviato in Cambogia dall’Associazione AiBi-Amici dei bambini, a sostegno delle donne in stato di vulnerabilità nel periodo prenatale. Il progetto, spiega Aibi, “offre ogni mese assistenza sanitaria e psico-sociale ad un centinaio di donne incinte, seguendole fin dai primi passi della gravidanza fino al parto nell’ospedale pediatrico della provincia di Takeo, tra le più povere della Cambogia, e garantisce così la salvaguardia della vita della madre e del nascituro”. Per le donne in condizioni di estrema povertà è stato creato un fondo che coprirà tutti i costi per evitare che, a causa di mancanza di denaro, esse si affidino per il parto agli “stregoni locali” dei villaggi. Il progetto prevede inoltre il sostegno di uno degli istituti delle Missionarie della Carità a Phnom Penh, che accoglie bambini abbandonati o con gravi problemi di salute, molti affetti da HIV. (R.G.)

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    Hong Kong: i movimenti ecclesiali chiedono un impiego maggiore nelle parrocchie

    ◊   In che modo i fedeli laici adempiono al loro ministero laicale servendo la Chiesa in forme diverse ? Questo l’interrogativo che ha spinto i sei maggiori movimenti ecclesiali attivi nella diocesi di Hong Kong ad incontrarsi ed a discutere. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), il tema dell’incontro, che si è svolto il 28 maggio con oltre 300 partecipanti tra sacerdoti, religiosi/e e laici, era “Le Nuove Comunità Ecclesiali testimoniano la comunione della Chiesa”. Hanno partecipato i membri della Comunità di Sant’Egidio, del Movimento dei Focolari, del Cammino neocatecumenale, del Rinnovamento nello Spirito, del Movimento Fede e Luce, della Comunità Cattolica delle Beatitudini e rappresentanti di diverse Comunità ecclesiali di Base di Hong Kong. Padre Pierre Lam Minh MEP, neo Vicario Generale della diocesi, ha partecipato all’incontro e condiviso con i partecipanti la riflessione sulla necessità di “costruire la comunione ecclesiale con diversi carismi”, ed ha auspicato: “dobbiamo svolgere di più simili incontri per testimoniare la comunione nell’interno della Chiesa e le diverse forme di servizio”. Ha anche accolto volentieri la richiesta dei movimenti di avere maggiori possibilità di lavorare nella diocesi valorizzando le diverse esperienze ecclesiali. Secondo don Edward Hsueh Kwan Ho, responsabile dei Focolarini di Hong Kong e Macao, “l’attiva partecipazione dei laici alla vita della Chiesa è una iniezione di dinamismo per la Nuova Evangelizzazione”. Inoltre ha rilevato che “tanti giovani, grazie a queste esperienze, hanno scoperto la loro vocazione”. Secondo uno dei membri della Comunità di Sant’Egidio, “abbiamo carismi diversi, ma abbiamo una comune volontà di prenderci cura dei più deboli attraverso il servizio. Nello stesso tempo abbiamo anche bisogno del sostegno della parrocchia e della diocesi, che ci permettano di svolgere un ruolo più attivo, facendosi anche conoscere meglio dai fedeli”. (R.P.)

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    Isole Salomone: Giornata diocesana della Gioventù

    ◊   Un’esperienza di preghiera, condivisione e confronto, nella gioia di essere giovani e cristiani: è stato questo lo spirito della Giornata diocesana della Gioventù celebrata nelle isole Salomone, sul tema, indicato da Papa Benedetto XVI, “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente” (1 Tim 4,10). La giornata - riferisce l'agenzia Fides - è stata l’occasione per ricordare la GMG del 2008 a Sydney, a cui ha partecipato un’ampia delegazione dei giovani delle Salomone e per continuare l’opera di formazione umana e spirituale dei giovani dell’arcipelago, secondo un programma di pastorale giovanile che contempla iniziative di diverso tipo: catechesi, giornate di ritiro, formazione sui mass-media, esperienze di carità e aiuto dei più poveri. Nella Giornata, a cui hanno partecipato i giovani delle diverse parrocchie di Honiara, non è mancato il riferimento a San Paolo: nell’Anno Paolino, la Chiesa locale ha voluto indicare ai giovani il modello dell’apostolo Paolo e le sue virtù di “uomo con una profonda passione per Gesù Cristo”, zelante missionario”, “persona coraggiosa e umile”. I giovani sono stati invitati a prendere esempio da San Paolo nella loro vita di fede: come afferma il Messaggio di Papa Benedetto XVI, Paolo è stato “testimone della speranza”, che è una componente fondamentale della vita di ogni cristiano, specialmente per i giovani, che hanno davanti molti anni della vita, da far fruttificare nella costruzione del Regno di Dio. (R.P.)

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    Oggi ricorre il bicentenario della nascita del cardinale Guglielmo Massaja

    ◊   Ricorre oggi il bicentenario della nascita del Servo di Dio Guglielmo Massaja, missionario cappuccino e Vicario Apostolico in Etiopia. Nacque a Piovà d’Asti, ora Piovà Massaja, l’8 giugno 1809; vestì il saio cappuccino nel 1826 e venne ordinato sacerdote nel 1832 a Vercelli. Durante il decennio 1836-1846 fu insegnante di filosofia e teologia nel convento di Moncalieri (Torino), assistendo spiritualmente il futuro Re Vittorio Emanuele II e il patriota Silvio Pellico. Nel 1846 Gregorio XVI istituì il Vicariato Apostolico dei Galla e chiamò a reggerlo il Massaja, che fu consacrato vescovo in S. Carlo al Corso, a Roma, il 24 maggio dello stesso anno. Il 4 giugno lasciò l’Italia e raggiunse il territorio della sua missione solo il 21 novembre 1852, con grandi sofferenze e peripezie. Alla missione tra i Galla (1852-1863) seguirono quelle dello Scioa e di Fekerié e Finfinni, elevata a capitale dell’Etiopia con il nome di Addis Abeba nel 1889. L’esilio decretato dall’imperatore Joannes IV il 3 ottobre 1879 pose fine all’attività evangelizzatrice del Massaja, costringendolo alla rinunzia (1880). Tornato in patria fu creato cardinale da Leone XIII il 10 novembre 1884. Negli anni che lo separavano dalla morte, avvenuta a San Giorgio a Cremano (Napoli) il 6 agosto 1889, si dedicò alla stesura delle sue “Memorie”, che occupano un posto eminente nella letteratura missionaria internazionale. Nel corso della missione in terra d’Africa, il Vicario Apostolico unì all’azione evangelizzatrice un’instancabile opera di promozione umana: in campo sanitario, con la profilassi contro malattie endemiche, nell’ambito dell’istruzione, con la creazione di scuole e l’elaborazione di manuali scolastici e sotto il profilo umanitario, attraverso l’istituzione di centri assistenziali nei periodi di conflitti e carestie. Si adoperò per l’abolizione della schiavitù e per la pacificazione di contese tribali. Redasse un catechismo e la prima grammatica della lingua galla e improntò tutta l’attività pastorale ad una marcata attenzione alla mentalità locale e alla sensibilità religiosa delle popolazioni. Del cappuccino piemontese è in corso la causa di beatificazione, avviata nel 1914. Ieri pomeriggio il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, ha aperto le celebrazioni del bicentenario, con una Santa Messa a Piovà d’Asti, località natale, come si è detto, del missionario. Un Convegno storico è anche in programma domani e dopodomani presso il Collegio internazionale S. Lorenzo da Brindisi a Roma, cui faranno seguito durante tutto l’anno numerose altre iniziative: celebrazioni, mostre, pubblicazioni, incontri. (M. V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Baghdad: 7 morti e 24 feriti per un attentato in un quartiere sciita

    ◊   Sette persone sono morte e 24 sono rimaste ferite a Baghdad per l’esplosione di una bomba nel quartiere principalmente sciita di Abu Dsheer. L’ordigno era stato collocato alla fermata di un autobus. Ieri, poliziotti iracheni hanno arrestato cinque americani addetti alla sicurezza (contractors), in relazione all'uccisione il mese scorso di un altro contractor Usa. Se formalmente incriminati, potrebbero essere i primi americani processati da un tribunale iracheno, in base alla legge che è stata concordata con gli Usa ed entrata in vigore a gennaio scorso, proprio sulla questione dei contractor privati.


    Bombardamenti turchi sul Kurdistan iracheno
    Aerei militari turchi hanno bombardato il Kurdistan iracheno con l'intento di colpire le basi di miliziani curdi. Lo hanno reso noto fonti militari. L'operazione è stata compiuta con 4-6 aerei dopo l'individuazione di combattenti del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) in Iraq, vicino al confine con la Turchia.


    Scontro a fuoco al confine tra la Striscia di Gaza e Israele
    Quattro miliziani palestinesi sono rimasti uccisi nel corso di un conflitto a fuoco apertosi con soldati israeliani, al confine tra la striscia di Gaza e Israele, vicino al valico di Karni. Secondo fonti palestinesi e israeliane, lo scontro è partito dai miliziani che hanno attaccato una pattuglia di soldati in perlustrazione sul versante israeliano del confine. A seguito dell'attacco, Israele ha temporaneamente chiuso i valichi con Gaza usati per il transito di aiuti umanitari destinati alla popolazione della Striscia.


    Gabon: governo smentisce la morte del presidente Omar Bongo
    Il portavoce del governo del Gabon ha smentito questa mattina la morte del presidente, Omar Bongo. La notizia era circolata ieri sera. “Bongo ha lasciato la clinica di Barcellona dove era ricoverato” e si è “ritirato nella sua casa di Barcellona”, ha precisato Raphael N'Toutoume, portavoce del presidente. L’uomo, alla guida del Paese da 41 anni, era stato ricoverato lo scorso mese e la presidenza del Gabon aveva annunciato “una sospensione momentanea delle attività” dovuta al ricovero del leader gabonese.


    Annunciato dall’Italia il gruppo di contatto per la Somalia
    Domani e dopodomani, si terrà alla Farnesina la 15.ma riunione dell'“International Contact Group on Somalia”, foro di consultazione e di coordinamento che raggruppa gli Stati e gli organsmi internazionali maggiormente impegnati a favore del processo di pace in Somalia. Il Gruppo di contatto è attualmente presieduto dal rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Somalia, l'ambasciatore Ahmedou Ould-Abdallah. L'evento, introdotto dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, prevede la partecipazione dello stesso Ould-Abdallah, del presidente somalo, Sharif Sheikh Ahmed, e del ministro degli Esteri somalo, Abdullahi Omaar.


    Brasile, disastro aereo: recuperati 17 corpi
    Salgono a 17 i corpi recuperati nell’Oceano Atlantico, a seguito del disastro aereo avvenuto il 23 maggio scorso quando, per motivi ancora non chiari, è precipitato il velivolo dell’Air France, volo AF 447, dal Brasile diretto in Francia, di cui si cerca ancora la scatola nera. Tra le 228 vittime anche dieci italiani. La notizia del recupero dei corpi è stata data dalla Marina e dall'Aviazione del Brasile. Vengono segnalati anche centinaia di oggetti che appartenevano all’aereo caduto e che in queste ore vengono ritrovati in mare.


    Salgono a 42 i bimbi morti per l’incendio nell’asilo nido messicano
    Sono salite a 42 le vittime causate dal rogo, divampato sabato scorso in un asilo ad Hermosillo, nello Stato messicano di Sonora, vicino al confine con l'Arizona. A perdere la vita soprattutto bambini, alcuni neonati altri di pochi anni di vita. I feriti ricoverati negli ospedali sono invece 33, alcuni ancora in gravi condizioni di salute per le ustioni riportate ed il fumo che ha intossicato i piccoli. La struttura accoglie per lo più figli di mamme lavoratrici o che versano in difficoltà economiche. Ad aggravare il tragico bilancio, secondo fonti locali, la mancanza di uscite d’emergenza e la chiusura dall’interno di porte e finestre al momento dell’incendio.


    Pari opportunità tra uomo e donna per il trono in Danimarca
    Piena parità tra uomo e donna per la successione al trono nel Regno di Danimarca. Lo sancisce l’esito del referendum svoltosi ieri, unitamente alla chiamata alle urne per il rinnovo dei rappresentanti al parlamento europeo. Il "sì" alla parità ha vinto con l’85,4% contro il 14,6% dei no. La legge di successione dovrà essere ora modificata. Finora la legge prevedeva che alla morte del sovrano la corona passasse alla figlia primogenita solo se questa non aveva fratelli maschi.


    Ucraina, incidente in miniera: decine di dispersi
    Si teme per la sorte di decine di minatori che risultano dispersi a seguito di un incidente, accaduto, questa mattina, in una miniera a Donetsk, nell'Ucraina orientale. Al momento del fatto si trovavano nella miniera: 53 persone. Diciotto minatori sono riusciti a tornare in superficie, mentre non si hanno più notizie di altri 35. Non è certo se si sia trattato di un crollo sotterraneo o di un’esplosione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Anna Villani)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 159


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