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Sommario del 05/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • I vescovi del Venezuela in visita "ad Limina" in Vaticano. Il cardinale Urosa Savino: lavoriamo per la rinascita spirituale e morale del Paese
  • Dal 13 al 29 luglio, il Papa sarà a Les Combes, in Valle d'Aosta, per un periodo di riposo
  • L’arcivescovo Mauro Piacenza spiega alla Radio Vaticana la funzione delle nuove facoltà concesse dal Papa alla Congregazione per il Clero
  • Il ritratto di Don Bosco nell'omelia del cardinale Bertone alle catacombe di San Callisto per l’omaggio all’urna del Santo piemontese
  • Nel sito del Vaticano da oggi anche un servizio meteo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Le celebrazioni per la Giornata mondiale dell'ambiente. Ban Ki-moon: i governi trovino un nuovo accordo sul cambiamento climatico
  • A Milano, la tragedia di Piazza Tiananmen rivissuta nella testimonianza di padre Giancarlo Politi del Pime
  • Il maestro Claudio Abbado dà avvio alle celebrazioni per il terzo centenario della nascita di Giovanni Battista Pergolesi
  • Chiesa e Società

  • E’ morta Antonia Luciani, ultima sorella di Giovanni Paolo I
  • L'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede: il popolo ebraico nutre una grande stima per il Papa
  • In 150 mila alla veglia di Hong Kong per Tiananmen
  • Pakistan: i leader cattolici contro la tassa imposta dai talebani per le minoranze religiose
  • La Caritas attiva un piano di emergenza in Pakistan
  • I cristiani in Pakistan pregano per la pace
  • Cuba: dopo quasi mezzo secolo un laico cattolico entra a far parte dell’Accademia cubana della lingua
  • Lettera di un vescovo messicano: “La castità perfetta nel celibato sacerdotale è un carisma”
  • Guatemala: appello dei vescovi alle autorità perché si affrontino subito i gravi problemi del Paese
  • RD del Congo: i vescovi lanciano tre grandi progetti di sviluppo con l'aiuto della Cei
  • Rwanda: il parlamento equipara le Chiese alle Ong. Critiche dai leader religiosi
  • L’Onu disapprova il ritorno in patria di 400 burundesi
  • Zimbabwe: ancora in fuga la popolazione. MSF denuncia le condizioni di vita inaccettabili
  • Sud Corea: messaggio dei vescovi per la Giornata mondiale dell’ambiente
  • Il parlamento di Timor Est approva gli aborti d’emergenza
  • Bice: tutelare i bambini anche attraverso i media
  • Sono più di 68 milioni i cattolici negli Stati Uniti
  • Usa: appello dei vescovi del Connecticut per l’abolizione della pena capitale
  • Svizzera: conclusa la 284.ma assemblea ordinaria dei vescovi
  • Domani convegno dell’Oftal sul rapporto tra medico e paziente
  • Al Policlinico “Gemelli” sarà inaugurata una statua di Giovanni Paolo II
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama in Germania per l'incontro con la Merkel. Ribadito l'impegno per la pace in Medio Oriente
  • Il Papa e la Santa Sede



    I vescovi del Venezuela in visita "ad Limina" in Vaticano. Il cardinale Urosa Savino: lavoriamo per la rinascita spirituale e morale del Paese

    ◊   Dall’inizio del mese, i vescovi del Venezuela sono in Vaticano in visita ad Limina per presentare a Benedetto XVI e alla Curia romana la situazione della loro Chiesa. Una comunità che oggi conta 45 presuli a capo di una popolazione che si professa cattolica per oltre il 90% dei circa 27 milioni di abitanti presenti nel Paese. Come per le altre Chiese latinoamericane, anche quella del Venezuela ha ricevuto nuovi impulsi spirituali e pastorali dalla quinta Conferenza generale dell’episcopato di Aparecida. Al microfono di Alina Tufani, il primate della Chiesa venezuelana, il cardinale arcivescovo di Caracas Jorge Urosa Savino, prende spunto dal documento di Aparecida per spiegare il rinnovamento in atto nella sua Chiesa:

    R. - Se està desarrollando...
    Stiamo seguendo appunto la linea tracciata dal Consiglio plenario del Venezuela, dal documento di Aparecida: quella di avvicinare la missione evangelizzatrice della Chiesa ai giovani. Credo sia una grande sfida e nello stesso tempo un grande impegno pastorale: dobbiamo fare un grande sforzo per rendere più presente Cristo nel mondo giovanile. Un’altra grande sfida posta da Aparecida e dal nostro Consiglio plenario è rappresentata dalla pastorale familiare perché, come in molte altre parti dell’America Latina e del mondo, in Venezuela la famiglia è molto debole, disgregata e colpita dal secolarismo, dal relativismo e dall’egoismo del mondo moderno. È un’area di impegno pastorale cui vogliamo dedicare impegno ed entusiasmo. Una sfida ineludibile è poi quella della pastorale vocazionale, perché anche se in alcune parti del Paese c’è stata una crescita delle vocazioni alla vita sacerdotale - meno alla vita consacrata, soprattutto femminile - a Caracas e nella parte orientale del Paese la situazione è più complessa, ci sono meno vocazioni.

    D. - Negli ultimi anni, la Chiesa venezuelana non ha mancato di denunciare la situazione critica che vive il Venezuela, caratterizzata da una forte conflittualità e polarizzazione. Come affronta la vostra Chiesa questa fase di tensione sociale e politica?

     
    R. - Hay una grande conflictividad...
    In effetti, in Venezuela c’è una conflittualità, una grande polarizzazione, un processo di rivoluzione sociopolitico ed economico portato avanti dal governo. Ed è quanto abbiamo sottolineato in questa importante lettera pastorale pubblicata lo scorso aprile: la Chiesa sta facendo la sua opera evangelizzazione, di annuncio del messaggio di Cristo, e vuole essere un fattore di unità in questa difficile situazione di polarizzazione che il popolo venezuelano sta subendo. E questo lo facciamo nonostante la grande ostilità di alcuni membri del governo verso l’episcopato. Cosa che noi certamente respingiamo, perché non abbiamo fatto assolutamente nulla né contro la Costituzione, né contro le leggi. Abbiamo voluto semplicemente evidenziare alcuni motivi di preoccupazione che, a nostro avviso, mettono a rischio la pace sociale e politica e minacciano la vita democratica del Venezuela. Lo abbiamo spiegato con grande moderazione e serenità e senza nessuna faziosità, ma semplicemente con l’intenzione di dare un contributo alla pace e al progresso in Venezuela e per aiutare a risolvere i problemi del popolo venezuelano.

     
    D. - Nell’ultimo rapporto della Commissione USA sulla libertà religiosa internazionale il Venezuela risulta inserito nella lista dei Paesi sotto osservazione. Esiste, secondo lei, una reale minaccia alla libertà religiosa nel Paese?

     
    R. - En la medida en que el gobierno...
    Nella misura in cui il governo è ostile, attacca e aggredisce l’episcopato si creano movimenti di persone che turbano la vita della Chiesa e la libertà religiosa in generale. Credo che quando un governo vuole controllare tutto, ogni forma di dissidenza, di manifestazione popolare non controllata dalle autorità è scomoda e quindi si verificano aggressioni e atteggiamenti negativi, come l’attacco alla nunziatura. Tutto questo configura una situazione difficile e credo sia importante stare attenti a difendere, tra i molti diritti del popolo venezuelano, quello alla libertà religiosa.

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    Dal 13 al 29 luglio, il Papa sarà a Les Combes, in Valle d'Aosta, per un periodo di riposo

    ◊   La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto oggi che Benedetto XVI trascorrerà un periodo di riposo presso la località valdostana di Les Combes di Introd dal 13 al 29 luglio. Domenica 19, il Papa terrà l’Angelus nella località di Romano Canavese, nella diocesi piemontese di Ivrea. La recita della preghiera mariana avverrà davanti alla chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Solutore. La domenica successiva, 26 luglio, la recita dell’Angelus avverrà invece a Les Combes. Nel mese di luglio vengono sospese le udienze generali dei mercoledì 15, 22 e 29, che riprenderanno regolarmente dal 5 agosto. Nel periodo estivo saranno inoltre sospese tutte le udienze private e speciali. Al rientro dalla Valle d’Aosta, Benedetto XVI si trasferirà nel Palazzo pontificio di Castel Gandolfo, da dove guiderà la recita dell’Angelus domenicale e nelle Solennità.

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    L’arcivescovo Mauro Piacenza spiega alla Radio Vaticana la funzione delle nuove facoltà concesse dal Papa alla Congregazione per il Clero

    ◊   In questi ultimi giorni, alcuni organi di stampa, hanno diffuso alcune informazioni e commenti a proposito di una Lettera della Congregazione per il Clero inviata ai nunzi, affinché la portassero a conoscenza dei singoli ordinari diocesani, riguardo ad alcune nuove facoltà concesse dal Papa alla Congregazione stessa, il 30 gennaio scorso. Non si tratta di una “rivoluzione della disciplina ecclesiastica per il clero”, ma di una direttiva che va semplicemente incontro ad alcune esigenze pastorali particolari, che devono affrontare i vescovi nel governo ordinario delle loro diocesi riguardo al clero. Sul significato e la funzione di queste facoltà, Roberto Piermarini ha intervistato il segretario della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza:

    R. - Non è una semplificazione delle procedure o una procedura semplificata, ma è uno strumento giuridico in continuità e coerenza con il Diritto canonico vigente. Né tantomeno è una procedura che si applica automaticamente, ma si segue solo in taluni e ben circostanziati casi, a prudente giudizio della Sede Apostolica. Infatti, immutati ed intatti sono i diritti e i doveri dei vescovi nell’esercitare la funzione giudiziale. Il vescovo deve sempre vigilare perché il presbitero sia fedele nell’espletamento dei doveri ministeriali, tanto è vero che è il vescovo diocesano che deve seguire con particolare sollecitudine i presbiteri, anche tutelando i loro diritti. La larghissima maggioranza dei sacerdoti vive serenamente, nel quotidiano, la propria identità e svolge fedelmente il proprio ministero. Solo che, in casi particolari, la Santa Sede interviene in via sussidiaria per riparare lo scandalo, ristabilire la giustizia e fare emendare il reo.
     
    D.- In pratica, che cosa implicano queste facoltà speciali?

     
    R. - Si deve purtroppo rilevare che talvolta si possono verificare situazioni anche di grave indisciplina da parte del clero, nelle quali i tentativi di superamento posti in atto non risultano efficaci e la situazione rischia di protrarsi eccessivamente, con grave scandalo dei fedeli e danno al bene comune. Nell’intento di voler promuovere l’attuazione di quella salus animarum, che è suprema legge della Chiesa, lo scorso 30 gennaio il Sommo Pontefice ha concesso alla Congregazione per il Clero alcune facoltà speciali. Peraltro, facoltà speciali sono state concesse in precedenza anche ad altri dicasteri. Innanzitutto, la facoltà di trattare i casi di dimissione dallo stato clericale in poenam - con relativa dispensa da tutti gli obblighi decorrenti dall’ordinazione - di chierici che abbiano attentato al matrimonio anche solo civilmente e che ammoniti non si ravvedano e continuino nella condotta di vita irregolare e scandalosa; e di chierici colpevoli di gravi peccati esterni contro il sesto Comandamento. Inoltre, la speciale facoltà di intervenire per infliggere una giusta pena o penitenza per una violazione esterna della legge divina o canonica; in casi veramente eccezionali ed urgenti, e di mancata volontà di ravvedimento da parte del reo, si potranno anche infliggere pene perpetue, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, qualora le particolari circostanze lo richiedessero. Naturalmente, ogni eventuale caso dovrà essere istruito per mezzo di un legittimo procedimento amministrativo, salvo il diritto di difesa che deve essere sempre garantito. Infine, c’è la facoltà speciale di dichiarare la perdita dello stato clericale dei chierici che abbiano abbandonato il ministero per un periodo superiore ai 5 anni consecutivi, e che persistano in tale assenza volontaria ed illecita dal ministero. Nulla di automatico: non c’è automatismo nei tempi e tutto è vagliato caso per caso e sempre per situazioni gravi. Nessuno pensi superficialmente ad una sorta di generica semplificazione in materia così delicata. Nessun automatismo, ma vaglio e vaglio rigoroso.

     
    D. - Quindi tali facoltà in definitiva aiutano i sacerdoti?

     
    R. - Si è addivenuti alla concessione di queste facoltà nel vivo desiderio di contribuire ad onorare la missione e la figura dei sacerdoti che, in questo periodo diffusamente connotato dalla secolarizzazione, sono gravati dalla fatica di dover pensare ed agire controcorrente per fedeltà alla propria identità e missione. Il sacerdote agisce in persona di Cristo Capo e Pastore. In mezzo al gregge loro affidato, i presbiteri sono chiamati a prolungare la presenza di Cristo, facendosi quasi sua trasparenza. Ecco perché è necessaria, anzi indispensabile, la tensione verso la perfezione morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente sacerdotale, senza indulgere in facili “angelismi”, ma avendo ben presente la struttura antropologica umana che, ferita dal peccato originale, domanda la continua ascesi del sacerdote, nella fedeltà alle promesse del giorno dell’ordinazione e nel rispetto degli intangibili diritti di Dio. Tutto ciò è particolarmente importante anche per comprendere la motivazione teologica del celibato sacerdotale, poiché la volontà della Chiesa, al riguardo, trova la sua ultima motivazione nel legame di specialissima convenienza che il celibato ha con l'ordinazione, che configura il sacerdote a Gesù Cristo Capo e Sposo della Chiesa. Perciò la Chiesa ha ribadito nel Concilio Vaticano II, e ripetutamente nel successivo Magistero Pontificio, così come nei Sinodi, la "ferma volontà di mantenere la legge che esige il celibato liberamente scelto e perpetuo per i candidati all'ordinazione sacerdotale nel rito latino". Il celibato sacerdotale è un dono che la Chiesa ha ricevuto e vuole custodire, convinta più che mai che esso sia un bene per se stessa e per il mondo.

     
    D. - In conclusione, che cosa augura ai sacerdoti?

     
    R. - L’auspicio di questa Congregazione è che ogni vescovo si applichi sempre più con autentica paternità e carità pastorale a far sì che i propri più preziosi collaboratori, i sacerdoti, sappiano vivere la disciplina ecclesiastica che discende dalla dottrina, come discepolanza, con profonde motivazioni interiori. È bene sempre ricordare che a nulla vale l’affanno del "fare" quotidiano senza l’"essere in Cristo", che si documenta nell’ esperienza della Sua Divina Misericordia.

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    Il ritratto di Don Bosco nell'omelia del cardinale Bertone alle catacombe di San Callisto per l’omaggio all’urna del Santo piemontese

    ◊   “Uomo d’azione, don Bosco comprese che l’attenzione posta ai giovani è il migliore investimento nella società, nella Chiesa e nel mondo”. E’ uno dei passaggi dell’omelia del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, pronunciata ieri durante la Santa Messa nelle Catacombe di San Callisto a Roma. La celebrazione è stata l’occasione per rendere omaggio all’urna di San Giovanni Bosco in una delle sue tappe del pellegrinaggio per il 150.mo anniversario della fondazione della Famiglia Salesiana. Il viaggio dell’urna toccherà 130 Paesi del mondo e si concluderà nel 2015 in occasione del bicentenario della nascita del Santo. Il servizio di Benedetta Capelli:

    “Il volto dei poveri, degli emarginati, degli offesi, dei perseguitati”. Sono i tratti con i quali il cardinale Tarcisio Bertone ha disegnato l’immagine dei bambini al tempo di Gesù. E proprio a loro Gesù invitava a guardare per accoglierlo. “Essere bambini nello spirito, è dunque una delle condizioni - ha evidenziato il porporato - che ci permettono l’accesso a Dio Padre Onnipotente”. Quell’immagine concreta e “scioccante” che ha rivelato ai cristiani “uno scenario inedito per l’umanità” e che ha dato modo di comprendere “il senso dell’accoglienza degli ultimi della società”. Un insegnamento presente, poi “aggiornato e approfondito”, in Don Bosco: un “giovane prete piemontese, mosso dallo Spirito Santo”, che - ha aggiunto il cardinale Bertone - ha aperto “in maniera travolgente le porte per accogliere i giovani più abbandonati e pericolanti”. Un prete con un sogno che riesce a realizzare: il “sistema preventivo”, metodo di vita cristiano rivelatosi “fruttuosissimo”. “Uomo d’azione” che comprese come “l’attenzione posta ai giovani” sia il “migliore investimento nella società, nella Chiesa e nel mondo”. Un’attenzione scandita da momenti di gioia, di allegria che fa leva soprattutto sulle potenzialità positive di ognuno, perché “la felicità - ha continuato il porporato - è iscritta nella giovinezza”.

     
    Un carisma, la cui natura è rimasta sempre la stessa, nonostante il cambiamento dei tempi, e che ha prodotto “migliaia di istituti, scuole, centri professionali e centri di carattere educativo”, incarnatosi nei “suoi figli e figlie che hanno deciso di continuare ad occuparsi dei più piccoli, attraverso i diversi rami della famiglia Salesiana e attraverso la folla immensa degli ex-allievi”. Lo stesso carisma che “si respira”, ha detto il cardinale, proprio nelle Catacombe di San Callisto, luogo amato e visitato spesso da Don Bosco, dove si sente la presenza del Santo e soprattutto si avverte “quella grazia divina che invade il nostro spirito nel comprendere sempre in maniera nuova e affascinante le parole del Vangelo riferite ai piccoli, ai giovani, che sono il fondamento della nostra vocazione salesiana”.

     
    Il segretario di Stato ha poi ricordato le tre comunità che fanno parte del “Complesso Callistiano” (San Callisto, San Tarcisio e Beato Filippo Rinaldi), la custodia delle Catacombe da parte dei confratelli Salesiani, “la struttura di formazione e postnoviziato internazionale dei giovani che svolgono studi di filosofia, il Cnos-Fap che si occupa dell’animazione del settore della formazione professionale dei centri salesiani in Italia e infine la sede del Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), promotore di diversi progetti di sostegno alle missioni”.

     
    Riguardo alla presenza dell’urna di Don Bosco nel Complesso Callistiano, il cardinale Bertone ne ha parlato come di un segno per “rinnovare l’entusiasmo giovanile, per spronarci nell’impegno instancabile per l’educazione dei giovani, per spingerci sempre più ad occuparci dei problemi della società di oggi”. “Il mondo di oggi ha bisogno di Don Bosco come non mai. Tocca a noi - ha aggiunto - rivivere Don Bosco, tramite la nostra dedizione e la nostra fedeltà al carisma”. E proprio per questo compito, il segretario di Stato si è rivolto direttamente al fondatore dei Salesiani, invocando quella “dolcezza e carità” stampate sul suo volto sorridente.

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    Nel sito del Vaticano da oggi anche un servizio meteo

    ◊   Temperatura, umidità, pressione atmosferica, ventosità, grado di precipitazione: sono solo alcuni dei parametri offerti al pubblico dal nuovo servizio meteo da oggi disponibile sul sito del Vaticano: www.vaticanstate.va. Uno strumento di misurazione consultabile da tutti con un semplice clic. Il sistema è basato su una stazione metereologica posta sulla sommità del palazzo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. "Utilizziamo uno strumento sofisticato, montato in un ambiente sufficientemente pulito - spiega il dott. Vetere che cura gli aspetti tecnici del portale - per assicurare una totale indipendenza da qualunque altra fonte che possa impedirne la rilevazione". Attualmente il sistema non permette di fare previsione a breve termine, in quanto il calcolo si affida solo ad un paramentro, la variazione della pressione atmosferica - ma l’utente che accede alla sezione meteo si trova di fronte una serie di dati non indifferenti messi a sua disposizione, alcuni ad immediata visualizzazione, altri accessibili in altro modo, in grado di creare grafici precisi che appagano la curiosità anche dei più esigenti: direzione e velocità del vento per esempio, umidità, precipitazioni. Esiste poi un servizio di integrazione che prevede l’utilizzo di webcam che offrono un riscontro effettivo, vista anche la loro collocazione strategica: in piazza, sulla Basilica e sulla cupola di San Pietro. (C.S.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, Ettore Gotti Tedeschi sul rapporto fra demografia e sviluppo economico.

    Nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sulle elezioni europee.

    In cultura, un articolo di Ombretta Fumagalli Carulli al titolo "Dietro il volto di Agostino Gemelli": l'Università Cattolica del Sacro Cuore a cinquant'anni dalla morte del fondatore.

    Articolo di Silvia Guidi sulla visita di una delegazione del Vaticano al Cern di Ginevra e intervista al fisico Ugo Amaldi.

    Con un padre calzolaio ammalarsi era vietato; medici e malattie che segnano una vita; l'introduzione al libro di Stefano Lorenzetto "Si ringrazia per le amorevoli cure prestate" (la prefazione al volume è curata da Lucetta Scaraffia).

    In merito a un saggio di Jonathan B. Imber, un articolo di Giulia Galeotti dal titolo "Dottore, non ti credo più": perché negli Stati Uniti crolla la fiducia dei pazienti.  

    Nell'informazione religiosa, Nicola Gori intervista il presidente della Conferenza episcopale del Venezuela.

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    Oggi in Primo Piano



    Le celebrazioni per la Giornata mondiale dell'ambiente. Ban Ki-moon: i governi trovino un nuovo accordo sul cambiamento climatico

    ◊   “Il tuo pianeta ha bisogno di te! Uniti per combattere il cambiamento climatico”. È l’appello lanciato dall’Onu in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente che, dal 1972 ad oggi, si festeggia ogni 5 giugno. Lo slogan scelto per la Giornata riflette l’urgenza per gli Stati di trovare un nuovo accordo sul clima, a sei mesi dal summit di Copenaghen dal quale dovrebbe nascere il “nuovo accordo verde” successivo al Protocollo di Kyoto. Non a caso è il Messico - nazione in cui la lotta al cambiamento climatico è nell’agenda politica del governo - il Paese scelto dall’Onu per celebrare l’edizione 2009 della manifestazione. L’invito a muoversi e a fare presto è dello stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che in occasione di questa Giornata ha rivolto un appello ai cittadini di tutto il mondo perché sollecitino i propri governi “a siglare il nuovo accordo”. Roberta Rizzo ha chiesto al responsabile per l’Italia dell’ufficio regionale dell’Onu a Bruxelles, Fabio Graziosi, il significato di questa Giornata:

    R. - La Giornata mondiale dell’ambiente ha l’obiettivo di mantenere costantemente desta l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale su un tema che quest’anno è veramente pressante, più che negli anni passati, perché viene in un anno che prevede - a dicembre - la Conferenza di Copenaghen destinata a dare una successione al Protocollo di Kyoto, che è in scadenza nel 2012. Inoltre, questa è la giornata anche che l’Onu ha scelto per lanciare la sua campagna di informazione a livello globale che si chiama, appunto, “Seal the Deal”, che ha proprio l’obiettivo di siglare questo patto a Copenaghen, a dicembre.

     
    D. - Il tema scelto per l’edizione del 2009 è “Combattere il cambiamento climatico”. Come mai? C’è bisogno veramente di una Giornata per l’ambiente o in realtà è un’attenzione verso l’ambiente che andrebbe fatta tutti i giorni?

     
    R. - L’intento è quello di mobilitare il singolo individuo perché erroneamente, a volte, si ha l’impressione che i piccoli atti individuali abbiano un impatto ridottissimo, quasi irrilevante. In realtà, noi come individui, tutti insieme, possiamo esercitare una notevole forza se utilizziamo questa forza in vista di obiettivi comuni. E quindi, il messaggio vuole in qualche modo sensibilizzare l’individuo ad adottare comportamenti che siano ecocompatibili, che siano rispettosi dell’ambiente a partire proprio da scelte semplicissime di vita individuale.

     
    D. - L’appello del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, riguarda proprio la necessità di una nuova intesa globale per rendere il pianeta più verde, più pulito. Si riferisce a Copenaghen?

     
    R. - Come il segretario generale dell’Onu ha detto nel messaggio per la ricorrenza odierna, la crisi rappresenta un campanello d’allarme sul bisogno di aggiornare degli schemi di crescita che ormai sono superati. Facendo appello al settore privato affinché utilizzi la propria influenza per accrescere la sensibilità dei governanti sui temi del cambiamento climatico, Ban Ki-moon ha sottolineato come un accordo eventuale raggiunto a Copenaghen potrebbe stimolare, per esempio, programmi di innovazione tecnologica e anche facilitare la diffusione su scala globale di tecnologia a bassa emissione.

     
    D. - I cambiamenti climatici toccano tutti i Paesi nel mondo. Ma quali sono quelli più colpiti e in Europa, in particolare, l’Italia cosa sta facendo nel campo delle energie rinnovabili?

     
    R. - La minaccia del cambiamento climatico è vero che tocca tutti, perché tutti i Paesi ne subiscono gli effetti, però poi è vero che sono i Paesi più poveri che sostengono di fatto il peso maggiore. L’Italia sta giocando un ruolo importantissimo perché c’è un contributo costante che viene da diversi settori della società: centri di ricerca ma anche Ong, dipartimenti universitari che presentano su base quotidiana, costantemente, dei progetti di innovazione tecnologica. A certi livelli, la consapevolezza mentale è molto, molto sviluppata.

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    A Milano, la tragedia di Piazza Tiananmen rivissuta nella testimonianza di padre Giancarlo Politi del Pime

    ◊   "Tiananmen, vent'anni dopo: una ferita aperta" è il titolo dell'incontro che si è tenuto ieri al Centro Missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) di Milano. Protagonista dell'incontro, uno dei missionari del Pime, padre Giancarlo Politi, che fu un testimone di quella sanguinosa pagina della storia recente della Cina. Il servizio, da Milano, è di Fabio Brenna:

    Piazza Tiananmen continua a far paura vent’anni dopo. Padre Giancarlo Politi, missionario del Pime e per anni corrispondente per Asia News da Hong Kong visse in presa diretta, a Pechino, una protesta che fa paura ancora oggi: in Cina, certo, dove viene mantenuta la censura più totale sui numeri e i nomi dei dimostranti e delle vittime, con i parenti delle stesse al confino e molte persone ancora in carcere; fa paura anche all’Occidente che - ha detto padre Politi - ha timore ad alzare la voce con un gigante come la Cina, con cui si possono fare affari, dimenticandosi però della questione “diritti umani” e “libertà”. L’immagine del giovane che blocca il carro armato sulla Piazza Tiananmen è l’ultimo fotogramma di un movimento che rischiava di far tremare il gigante asiatico:

     
    “I giorni della protesta… per l’Occidente probabilmente ci si è focalizzati sulla piazza, sulla piazza di Pechino, ma interventi e proteste sono avvenuti un po’ dappertutto, in molti luoghi del Paese. Anche se c’era un ritegno o una difficoltà a sostenerla: questo era quello che temeva il regime, che la protesta si allargasse e venisse ormai ad interessare non soltanto gli studenti, ma ormai erano scesi in piazza anche alcuni operai, alcuni professori delle università. Quindi, era pericoloso”.
     
    Piazza Tiananmen è diventata ed è stata considerata simbolo di una generica richiesta di libertà. Ma che cosa chiedeva realmente quel movimento? Sentiamo ancora padre Politi:

     
    “Nell’89, a parte tutti i drammi che ci sono stati - i massacri, eccetera - chi in effetti ha perso la battaglia è stata esattamente la richiesta che il partito cinese potesse avere una evoluzione interna e che quindi accettasse, per esempio, la condivisione del potere politico e accettasse comunque un cammino verso una democrazia reale. E’ esattamente questo principio che è stato sconfitto. E oggi, dopo 20 anni, non se ne può ancora parlare”.
     
    A vent’anni di distanza, l’eredità di quella protesta sembra essere inconsistente, oltre al simbolo e alla memoria. C’è la conferma che è dentro l’uomo la capacità di affrontare e volere il rispetto dei propri diritti e nessun governo può permettersi di violare questa dignità, ha aggiunto padre Politi. Nel corso dell’incontro è stato proiettato un video con immagini inedite risalenti alla protesta di piazza Tiananmen.

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    Il maestro Claudio Abbado dà avvio alle celebrazioni per il terzo centenario della nascita di Giovanni Battista Pergolesi

    ◊   Il maestro Claudio Abbado e l’Orchestra Mozart daranno avvio questa sera, a Jesi, in provincia di Ancona, alle celebrazioni per il terzo centenario della nascita di Giovanni Battista Pergolesi, celeberrimo compositore italiano del primo ‘700. E’ il primo atto di un ricco programma di festival, concerti e iniziative a carattere didattico che si concluderà nel 2011, dopo aver attraversato i luoghi che fecero da palcoscenico all’opera del compositore jesino e apprezzato le suggestioni che ne nutrirono il genio. Promosso dalla Fondazione Pergolesi Spontini, che valorizza l’opera dei due artisti marchigiani, il progetto è istituito sotto l’Alto patronato del presidente della Repubblica e attende, nei prossimi mesi, l’istituzione di un Comitato nazionale per le celebrazioni che si pregerà della presidenza onoraria del cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

     
    (musica)

     
    Più intenso e vero della leggenda che lo accompagnò, interprete del suo tempo e delle molteplici sfumature, culturali e sociali, che segnavano l’epoca dell’"Ancient Regime", e insieme cultore del nuovo e precursore di quella sensibilità romantica che avrebbe pervaso nel secolo successivo la cultura europea, dalla musica alle arti figurative, dalla letteratura alle discipline scientifiche. Giovanni Battista Pergolesi, nella prima metà del ‘700, col virtuosismo delle sue composizioni, raffinate e al contempo naturali e spontanee, seppe farsi ponte fra due civiltà, per raggiungere in breve tempo fama universale in ogni angolo d’Europa. Sul rilievo della sua figura ascoltiamo il Maestro Vincenzo De Vivo, consulente scientifico della Fondazione Pergolesi Spontini:

     
    “La figura di Pergolesi ha un’importanza straordinaria. E’ il primo musicista a essere avvertito come patrimonio europeo. A Parigi, che era la capitale dell’Europa dei Lumi, il suo nome è stato conosciuto da tutti come un maestro della verità, della realtà rispetto alla musica teatrale francese, più ampollosa e fumosa. Russeau lo ha salutato come il punto di riferimento del nuovo. E’ diventato un punto di riferimento per tutti i compositori, primo tra gli altri Mozart”.

     
    Un corpus di opere, quello di Pergolesi, che fu tuttavia contaminato da erronee attribuzioni, figlie dell’attitudine di molti suoi contemporanei a produrre variegate riletture delle sue composizioni. Un corpus oggi riportato all’originale:

     
    “La fondazione, lavorando alla revisioni tipiche delle opere di Pergolesi, consente oggi a qualsiasi teatro al mondo di poter avere un testo sicuro e semplificamente corretto. Inoltre, l’esecuzione che ne viene fatta con strumenti originali col diapason dell’epoca restituisce a Pergolesi un dimensione sonora autentica. Ritroviamo la verità di Pergolesi sia nel ripristino del testo che nell’esecuzione, così come l’autore l’ha voluta”.

     
    Per celebrare il genio di Pergolesi, nel terzo centenario della sua nascita, la fondazione che ne promuove la valorizzazione propone un ricco calendario di eventi:

     
    “Innanzitutto, l’esecuzione dell’opera omnia di Pergolesi, delle sei opere, dei due oratori e il resto della musica vocale e strumentale, tutto questo parte da oggi dal concerto che Claudio Abbado con l’orchestra Mozart e il coro della Radio Svizzera a Jesi e andrà avanti in tre edizioni del Festival in giugno, settembre, e nell’inverno che ci permetteranno di seguire tutta l’opera pergolesiana. In più Pozzuoli, che è la città dove Pergolesi morì, organizza una nuova edizione del Festival.”

     
    Non mancano progetti dedicati ai giovani, che conosceranno Pergolesi leggendone una originale storia a fumetti, o visitando idealmente i luoghi, a Napoli e a Roma, che fecero da palcoscenico al genio del grande compositore.

     (musica)

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    Chiesa e Società



    E’ morta Antonia Luciani, ultima sorella di Giovanni Paolo I

    ◊   Si è spenta all’età di 89 anni Antonia Luciani, la sorella minore di Giovanni Paolo I. Dopo un ricovero era rientrata da qualche giorno nella sua casa di San Giuliano di Levico in provincia di Trento. Antonia era legatissima ai fratelli più grandi, Albino, e Berto, che fu sindaco di Canale d'Agordo, il paese d’origine della famiglia di Papa Albino Luciani. La signora Antonia era la madre di Lina Petri, collega della Sala Stampa della Santa Sede che - assieme alla Radio Vaticana - si stringe attorno a lei e alla sua famiglia in questo momento di dolore. “Ultima sorella rimasta in vita del Pontefice Giovanni Paolo I - si legge in un messaggio di cordoglio del direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi e del vicedirettore padre Ciro Benedettini - si è riunita nella patria celeste con il fratello al quale era accomunata in terra dalla profondità di una fede, esemplarmente vissuta con saggezza, semplicità e sorriso”.

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    L'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede: il popolo ebraico nutre una grande stima per il Papa

    ◊   “La visita di Benedetto XVI ha una portata storica per Israele e il popolo ebraico nutre grande stima per il Papa”. Così Mordechay Lewy, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, ha ricordato la recente visita di Benedetto XVI in Giordania, Israele e Territori palestinesi. Intervenendo oggi all’incontro “Dopo il viaggio di Benedetto XVI – Israele: ebraismo e democrazia”, promosso dai Cattolici amici di Israele, dall’Istituto italiano per l’Asia ed il Mediterraneo e dall’Ispro, Istituzioni e progetti, Lewy ha affermato che “né l’operazione ‘Piombo fuso’, né le dichiarazioni di Williamson, né le divergenze su Pio XII, hanno inficiato la visita del Pontefice”. “Il viaggio apostolico – ha aggiunto l’ambasciatore - si è svolto nel solco di quello di Giovanni Paolo II del 2000 che avvenne senza invito formale e che vide gesti significativi come la visita allo Yad Vashem e al Muro”. “La visita di Benedetto XVI rappresenta un nutrimento per il rapporto bilaterale Israele-Santa Sede". “La situazione israeliana vive un momento delicato – ha poi ribadito Walter Montini dell’Ispro – il viaggio del Papa, difficile e fecondo spiritualmente, è stato importante anche per le prospettive di pace in Medio Oriente con la comunità internazionale sempre più coinvolta. Prospettive rafforzate dopo il discorso di Obama al Cairo di ieri”. (C.S.)

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    In 150 mila alla veglia di Hong Kong per Tiananmen

    ◊   Almeno 150 mila persone hanno partecipato ieri sera alla veglia che da 20 anni si tiene ogni anno presso il Victoria Park, nel centro di Hong Kong, per ricordare le vittime del massacro di Tiananmen e per chiedere giustizia e democrazia in Cina. Grande l’attenzione dei giovani alla manifestazione e al ricordo del massacro: molti di loro - come riporta l’agenzia AsiaNews- hanno dichiarato di essere intervenuti in opposizione alle parole di Donald Tsang, il capo dell’esecutivo, che ha esortato la popolazione di Hong Kong a dimenticare Tiananmen e guardare invece allo sviluppo economico che ne è seguito. Secondo Szeto Wah, presidente del gruppo organizzatore (l’Alleanza a sostegno del movimento democratico e patriottico in Cina), la presenza di molti giovani, circa 50 mila al di sotto dei 20 anni – non ancora nati al tempo della strage – mostra quanto sia efficace e doveroso “lo sforzo di passare la fiamma della memoria alle nove generazioni”. Fra i partecipanti sono intervenuti anche cinesi della Repubblica popolare, a Hong Kong per lavoro o per turismo. Forte come ogni anno è stata soprattutto la presenza dei cattolici – convocati dall’Ufficio diocesano di Giustizia e pace - che ha organizzato prima della grande veglia un incontro di preghiera al Victoria Park. (C.S.)

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    Pakistan: i leader cattolici contro la tassa imposta dai talebani per le minoranze religiose

    ◊   La Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp) condanna l'imposizione della jizya – la tassa per le minoranze religiose – nelle aree tribali di amministrazione federale al confine fra Pakistan e Afghanistan. Essa costituisce una “minaccia diretta” e una “discriminazione dei diritti umani di base”. Mons. John Saldanha, arcivescovo di Lahore, e Peter Jacob, segretario esecutivo di Ncjp, invocano “misure urgenti” del governo federale e provinciale della North-West Frontier Province per far fronte alle “sofferenze delle famiglie non-musulmane” costrette a “versare i pochi soldi guadagnati a fatica” agli estremisti. Ad imporre la cosiddetta jizya a cristiani, indù e sikh è la Lashkar-e-Islam, organizzazione di militanti musulmani con base nella città di Bara, 10 km a sud-ovest di Peshawar. Fonti locali affermano che sono più di 700 le famiglie colpite dalla tassa per le minoranze. I leader di Giustizia e pace denunciano la “mancanza di sicurezza” per le minoranze religiose nelle agenzie di Orkazai e Khyber, che si manifestano con “persecuzioni, tasse alle minoranze religiose ed espulsioni dalle zone di appartenenza”. La tassa mette anche in pericolo le “credenziali democratiche” e il “sistema politico” del Paese; per questo il governo deve “ribadire a chiare lettere che il Pakistan è una nazione democratica” che non tollera “discriminazioni e ingiustizie economiche verso le minoranze religiose” che sono “cittadini a tutti gli effetti e non popoli conquistati”. Valori che – ricordano i capi di Ncjp – sono “sanciti anche dalla Costituzione e dal sistema politico nazionale”. A rispondere all’appello dei leader cattolici è Shahbaz Bhatti, Ministro pakistano per le minoranze, il quale “condanna senza mezzi termini” il versamento della jizya per i non-musulmani. Essa è “illegale, contraria all’etica e alla Costituzione” spiega il ministro cattolico ad AsiaNews, che denuncia “le violenze commesse in nome della religione”. “Non permetteremo ai talebani – conclude Bhatti – di minacciare o colpire le minoranze. Questo è un nostro compito istituzionale e un dovere morale”. (R.P.)


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    La Caritas attiva un piano di emergenza in Pakistan

    ◊   Un appello urgente volto ad ottenere aiuti d'emergenza per un valore di 7 milioni di dollari per sostenere il piano di aiuti umanitari destinato a 385.000 sfollati in Pakistan. Lo ha rivolto la rete internazionale Caritas, dopo i recenti scontri armati tra l’Esercito e i talebani in particolare nella Valle dello Swat che hanno costretto più di due milioni e mezzo di persone ad abbandonare le proprie case. L'80% di queste persone, si legge in comunicato diffuso da Zenit, è accolto in scuole, edifici pubblici, abitazioni private o dai familiari, il resto è stato alloggiato in campi temporanei. “Le necessità di tutta questa gente sono enormi. – ha segnalato Eric Dayal, coordinatore nazionale di Caritas Pakistan – Provenendo inoltre da zone fredde, non sono abituati al caldo, per questo molti di loro manifestano problemi di salute in zone in cui le risorse sanitarie sono molto limitate. C'è inoltre grande scarsità di cibo e di acqua potabile, denuncia Daval - e le donne e i bambini sono in condizioni particolarmente vulnerabili”. Le équipes locali della Caritas, che contano sul sostegno in loco di membri della rete internazionale dell'Organizzazione, stanno distribuendo materassini, biancheria, zanzariere, tende da campo, utensili da cucina e prodotti igienici. Finora la Caritas ha prestato aiuto a più di 1.000 famiglie. E’ previsto inoltre per la prossima settimana un altro programma di distribuzione di aiuti umanitari, costituiti da alimenti, acqua potabile, prodotti non deperibili di prima necessità e assistenza medica di base attraverso una serie di cliniche mobili. (C.S.)

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    I cristiani in Pakistan pregano per la pace

    ◊   Pregare per la pace in Pakistan: è questo uno degli impegni principali della comunità cristiana nel paese, che sta vivendo un momento di forti tensioni, a causa delle violenze e delle minacce dei gruppi talebani che hanno preso piede nel paese. Come spiega l’Agenzia Fides, padre Mario Rodriguez, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, le diverse comunità cristiane presenti nel paese, di tutte le confessioni, stanno invocando la pace con veglie di preghiera e Adorazioni, nelle Sante Messe, in incontri che cercano di coinvolgere anche credenti musulmani moderati. Una speciale iniziativa è un pellegrinaggio organizzato in Europa, che toccherà le città di Roma, Venezia, Padova, Assisi, Lourdes e Fatima. Una delegazione dei cattolici pakistani, composta da sacerdoti, religiosi e laici, visiterà nei prossimi giorni i santuari europei per chiedere il dono della pace e dell’armonia per tutto il paese devastato dalle continue violenze. “Durante il pellegrinaggio – spiegano gli organizzatori – terremo nella nostra mente e nel nostro cuore in particolare la popolazione di Swat e Malanakd. Raccomanderemo il Paese alle preghiere del Santo Padre e nel visitare i Santuari Mariani, le nostre speciali preghiere saranno per i milioni di profughi che oggi soffrono in Pakistan”. (C.S.)

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    Cuba: dopo quasi mezzo secolo un laico cattolico entra a far parte dell’Accademia cubana della lingua

    ◊   Lo scorso 28 maggio, per la prima volta in quasi mezzo secolo di storia, ha fatto il suo solenne ingresso alla prestigiosa Accademia cubana della lingua, un laico cattolico che è anche membro consultore del Pontificio Consiglio per la cultura. Si tratta del dott. Roberto Méndez Martínez, il quale proviene dal “Paraninfo de San Gerónimo”, lo stesso luogo dove i dominicani fondarono la “Real y Pontificia Universidad de La Habana”. Il nuovo membro dell’Accademia è un poeta conosciuto in tutta l’America Latina, Spagna e gli Stati Uniti, per la sua vasta opera di saggista e critico. In passato ha ricevuto diversi premi, tra cui, il “Nicolás Guillén” 2001 per la poesia; il “Alejo Carpentier” del 2007, e per ben quattro volte il “Premio annuale della critica” (2000, 2001, 2003 e 2007). Roberto Méndez Martínez, occupa ora il posto di Lisandro Otero, deceduto alcune settimane fa, che era tra l’altro Presidente dell’Accademia. Nel discorso di insediamento, Méndez Martínez, ha analizzato l’opera di Alejo Carpentier, in particolare la sua attualità e modernità. Prima di concludere il nuovo accademico ha reso omaggio ad alcuni suoi predecessore membri dell’Accademia ricordando, con particolare affetto e ammirazione, l’arcivescovo dell’Avana, cardinale Manuel Arteaga y Betancourt, morto nel marzo 1963. (A cura di Luis Badilla)

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    Lettera di un vescovo messicano: “La castità perfetta nel celibato sacerdotale è un carisma”

    ◊   “E’ sotto gli occhi di tutti che la stragrande maggioranza dei sacerdoti vive con gioia e con coerente testimonianza la propria vocazione, nonostante i personali limiti, le difficoltà, le incertezze, le tentazioni” ha scritto monsignor Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristobal de las Casas (ex diocesi del Chiapas), in Messico. Il presule è intervenuto sui recenti episodi avvenuti in America Latina, dove alcuni sacerdoti non sono rimasti fedeli “a una scelta che è segno e stimolo della carità”. “Di fronte a tali casi – ha proseguito il presule messicano – ci sono coloro che insistono sul fatto che la Chiesa cattolica dovrebbe rivedere la sua politica di ammettere al sacerdozio soltanto coloro che hanno ricevuto il carisma del celibato come impegno per tutta la vita, altri sostengono che senza una modifica la Chiesa rischia di perdere vocazioni”. Il vescovo di san Cristobal ha riportato poi la sua personale esperienza: “Grazie al celibato sono molto ricco, realizzato. Il matrimonio, del quale non si può ignorare o trascurare la bellezza, mi avrebbe limitato molto nel servizio alla comunità. Il celibato mi rende libero di servire, di amare e di essere vicino a coloro che hanno bisogno di sperimentare l’amore di Dio”. “Il sacerdozio – si legge ancora nella lettera, a cui l’Osservatore Romano ha dato risonanza – è un ministero istituito da Cristo a servizio del Suo corpo Mistico che è la Chiesa. Tale dono di paternità spirituale va protetto dalle comunità e dalle famiglie”. “La castità perfetta nel celibato sacerdotale – conclude mons Arizmendi Esquivel – è un carisma e ricorda ai presbiteri e ai candidati al sacerdozio che essa costituisce un dono inestimabile di Dio per la chiesa e rappresenta un valore profetico per il mondo attuale”. (A.V.)

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    Guatemala: appello dei vescovi alle autorità perché si affrontino subito i gravi problemi del Paese

    ◊   La Conferenza episcopale del Guatemala, ieri, in una dichiarazione a firma del Presidente e del Segretario generale dell’episcopato, rispettivamente mons. Pablo Vizcaíno Prado, vescovo di Suchitepéquez-Retalhuleu e mons. Gonzalo de Villa, vescovo di Sololá-Chimaltenango, esprime “grande preoccupazione di fronte all’attuale situazione del Paese” segnato da “un clima di tensione, scontro e polarizzazione”, tutte conseguenze – si legge nel documento delle disuguaglianze sociali, etniche ed economiche nonché della mancanza di etica e della prevalenza dell’interesse individuale egoistico di molti”. I vescovi richiamano poi l’attenzione sull’aumento degli attentati e delle morti violente che considerano “una chiara manifestazione della perdita del senso sacro della vita” e si dicono indignati di fronte all’impunità, con la quale si tenta di nascondere le continue azioni criminali. “Ciò riflette - scrivono i presuli - la denunciata debolezza del nostro sistema giudiziario che va cambiato”. Pertanto da loro giunge un appello ad una presa di coscienza da parte delle autorità e ad un urgente cambiamento di rotta. “Come tutti i cittadini - scrivono ancora i presuli- anche noi esigiamo che le istituzioni dello Stato guatemalteco facciano uno sforzo particolare per realizzare indagini trasparenti ed imparziali per chiarire tutti i crimini e processare i loro responsabili”. L’episcopato si sofferma poi sulla situazione socio-economica del paese chiedendo una maggiore e più responsabile attenzione per i bisogni della popolazione, in particolare la salute, gli alloggi, il lavoro, l’educazione e le questioni agricole e ambientali. “Per evitare qualsiasi estremismo e consolidare una pace autentica - scrivono i vescovi - riprendendo le parole che Giovanni Paolo II pronunciò nella capitale il 7 marzo 1983 - non c’è nulla di meglio che restituire la dignità a coloro che patiscono l’ingiustizia, il disprezzo e la miseria”. Di fronte a tutte le insidie che questi fatti rappresentano per la convivenza nazionale, l’episcopato guatemalteco richiama le autorità alla saggezza, al senso del bene comune e al rifiuto di ogni violenza. “Coloro che credono in Cristo – conclude il documento - affidano a Lui la loro speranza, in Lui ripongono la forza e non nelle armi, pertanto occorre manifestare la nostra decisione di voler raddrizzare il corso della nostra storia con fede, coraggio, unità e fraternità. (L.B.)

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    RD del Congo: i vescovi lanciano tre grandi progetti di sviluppo con l'aiuto della Cei

    ◊   “La Conferenza episcopale del Congo (CENCO) invita le Chiese di tutto il mondo ad aiutare le diocesi in difficoltà finanziaria, perché possano realizzare progetti di sviluppo in grado di produrre le ricchezze necessarie all’auto-sostentamento progressivo delle nostre Comunità ecclesiali”. Con queste parole mons. Nicolas Djomo, vescovo di Tshumbe e presidente della CENCO, ha accolto, nei giorni scorsi, una delegazione della CEI, la Conferenza episcopale italiana. La delegazione - riferiscono le agenzie Dia e Sir - era composta da mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento e Presidente della Fondazione Missio, mons. Giovanni Battista Gandolfo, responsabile del Servizio Cei per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo e da don Gianni Cesena, direttore generale di Missio. Nel suo discorso, mons. Djomo ha ripreso quello che fu un auspicio di Giovanni Paolo II ("Ecclesia in Africa" n. 104) riguardo alla promozione della cooperazione cattolica, per sottoporre tre progetti di sviluppo al varo dei presuli italiani: la fondazione del Centro nazionale di rilancio socio-economico e di formazione polivalente nella regione del Lac Ma Vallée; l’istituzione della Facoltà di Diritto e di Scienze Politiche presso l’Università Cattolica del Congo; infine il completamento della costruzione del Centro d’accoglienza della Caritas, che costituirà una base di sviluppo reale al servizio della popolazione. Il presidente della CENCO ha approfittato dell’occasione per rendere omaggio anche “ai missionari venuti dalle Chiese sorelle d’Europa, che hanno portato il Vangelo al nostro popolo. In modo particolare, la nostra riconoscenza va ai missionari e alle missionarie della Chiesa d’Italia, che sono molto presenti e la cui collaborazione è davvero apprezzata”. Mons. Djomo ha proseguito sottolineando che la nuova visione della Chiesa, interpretata come vera “Famiglia di Dio”, e il fenomeno della globalizzazione esigono un ripensamento dei rapporti tra Chiese d’Europa e Chiese d’Africa, in modo che siano maggiormente ispirati ai valori di fraternità, corresponsabilità, preghiera e ascolto reciproco. “Insieme, aiutandoci gli uni gli altri – ha ribadito il presule - potremo fondare un’umanità più unita. I drammi che vivono le nostre popolazioni esigono una grande solidarietà nella comunione e nella carità inventiva. Noi vi proponiamo, allora, un accordo di partenariato tra le nostre due Conferenze episcopali, in modo da rendere la nostra collaborazione più facile e strutturata”. “Voi siete i messaggeri della fraternità cristiana e della solidarietà ecclesiale”, ha detto infine mons. Djomo ai rappresentanti della CEI, ringraziandoli per la loro visita, definita “piena di significato”. (S.K.)

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    Rwanda: il parlamento equipara le Chiese alle Ong. Critiche dai leader religiosi

    ◊   Una lettera di protesta al governo di Kigali per chiedere una revisione della nuova legge sulle religioni in dibattito in parlamento, che equipara le Chiese alle ONG. L’hanno scritta i principali esponenti di tutte le fedi presenti in Rwanda, criticando alcune clausole del disegno di legge in questione. Secondo quanto riporta l’agenzia Misna - guidati dal vescovo anglicano Emmanuel Koline- alcune personalità religiose hanno consegnato al ministro per il governo locale una lettera nella quale si denuncia come la nuova legge in dibattito inserisca le confessioni religiose e le Chiese nella stessa categoria delle Organizzazioni non governative (Ong) o delle Associazioni. In particolare, gli articoli 21, 32, 36 - scrive la Catholic Information service for Africa (Cisa, l’agenzia religiosa con sede a Nairobi) - rendono difficile l’operatività di un’organizzazione religiosa” e rendono possibile a chiunque, purchè possieda un livello di istruzione superiore, di creare una Chiesa che dimostri di avere almeno 100 associati che abbiano sottoscritto lo statuto. “Ritengo - ribadisce il vescovo Koline - che se la legge passerà senza modifiche vi saranno forte tensioni” ritornando sulla sostanziale scorrettezza dell’equiparazione tra chiese e ong contenuta nel documento. (C.S.)

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    L’Onu disapprova il ritorno in patria di 400 burundesi

    ◊   “Il rimpatrio dei rifugiati non dovrebbe mai essere forzato. L’uso della forza e della violenza per costringere al rimpatrio è inaccettabile”, è la presa di posizione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sulla vicenda del rimpatrio, di circa 400 civili burundesi dal Rwanda, avvenuto martedì scorso. Preoccupazione è stata espressa dall’ UNHCR, che riconosce pure “gli sviluppi positivi della situazione in Burundi ed il fatto che la maggioranza dei rifugiati burundesi non ha alcuna preoccupazione che gli impedisca di tornare a casa”. “Da quando sono iniziate le operazioni di rimpatrio volontario nel 2002, quasi 480mila rifugiati burundesi sono rimpatriati volontariamente dai Paesi confinanti in condizioni di dignità e sicurezza” aggiunge l’organismo internazionale a difesa dei rifugiati. L’UNHCR esprime “disapprovazione nel constatare come, contrariamente all’accordo raggiunto durante la recente sessione della Commissione Tripartita, ai rifugiati del campo di Kigeme non è stata offerta alcun’altra possibilità se non quella del rimpatrio immediato”.” Molti di coloro che sono stati obbligati a rimpatriare – conclude la sigla dell’Onu - lo avrebbero fatto volontariamente ma nei tempi dovuti per organizzarsi, considerando i tanti anni passati in esilio e il forte legame ormai stabilito con il Rwanda. Per alcuni rifugiati il rimpatrio potrebbe non rappresentare la soluzione più adeguata. Ad aprile Rwanda, Burundi e UNHCR hanno congiuntamente deciso di rilanciare campagne di sensibilizzazione e di informare i circa 2.000 rifugiati burundesi rimasti nel campo di Kigeme sull’assistenza disponibile per il rimpatrio. Dal 18 maggio 2009, più di 1.500 di questi hanno optato per il rimpatrio volontario. (A.V.)

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    Zimbabwe: ancora in fuga la popolazione. MSF denuncia le condizioni di vita inaccettabili

    ◊   Violenze, abusi sessuali, condizioni di vita inaccettabili e gravi carenze nell'accesso alle cure mediche essenziali è ciò che caratterizza le vite di migliaia di cittadini dello Zimbabwe in Sud Africa. Lo denuncia il rapporto di Medici Senza Frontiere dal titolo "Nessun rifugio, accesso negato: i bisogni medici e umanitari dei cittadini dello Zimbabwe in Sud Africa". "Ogni giorno - spiega Rachel Cohen, - capo missione Msf in Sud Africa - migliaia di cittadini dello Zimbabwe continuano ad attraversare il confine verso il Sud Africa, in fuga da crisi economica, insicurezza alimentare, disordini politici e dal collasso totale del loro sistema sanitario", afferma . "Ogni mese – aggiunge il coordinatore medico Eric Goemaere – ne vediamo migliaia malati di HIV o tubercolosi, feriti, traumatizzati, sia a Johannesburg che a Musina. Vengono da noi perché non hanno nessun altro luogo dove andare". Msf è testimone “del fallimento del governo del Sud Africa – conclude Cohen in un'intervista riportata dall'Agenzia Sir -, ma anche delle agenzie delle Nazioni Unite, nel rispondere ai bisogni medici e umanitari di base dei cittadini vulnerabili dello Zimbabwe. Il recente annuncio del ministero dell'Interno di un nuovo sistema per regolarizzarne lo status e per interromperne la deportazione sistematica è un segnale incoraggiante” ma "queste misure devono essere tradotte in un miglioramento tangibile nella loro vita, occorre fare di più per mettere in salvo le migliaia di persone che hanno perso tutto". (C.S.)

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    Sud Corea: messaggio dei vescovi per la Giornata mondiale dell’ambiente

    ◊   “La crescita economica che causa la distruzione della natura è senza senso”: è quanto afferma il Messaggio dei vescovi coreani per la Giornata mondiale dell’ambiente, che si celebra oggi. Il messaggio, preparato e diffuso dalla “Commissione giustizia e pace”, in seno alla Conferenza episcopale della Corea, sottolinea i danni che una globalizzazione incontrollata crea all’ecosistema e dunque alla vita stessa dell’uomo. Mons. Boniface Choi Ki-san, presidente della commissione, afferma nel testo ripreso dall'agenzia Fides, che “le ragioni principali della crisi economica attuale risiedono in un'economia e in una globalizzazione ingiuste e unilaterali. L’atteggiamento economico che ha spregio del valore dell’ambiente ha aggravato la crisi ambientale del pianeta. Dobbiamo restare in allerta contro politiche per lo sviluppo e la crescita che procedono con una distruzione indiscriminata della natura”. Il messaggio ricorda l’urgenza di tutelare e custodire la Creazione, dono di Dio, e invita i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a prestare maggiore attenzione alla questione ecologica, su scala mondiale. Si chiedono ai fedeli e a tutti i cittadini consapevolezza e senso di responsabilità, soprattutto cambiando stile di vita, senza farsi trascinare dalla cultura del consumismo e del materialismo. Occorre sviluppare una coscienza collettiva e promuovere un progresso industriale – spiega il messaggio – che non consideri l’ambiente solo come mezzo di sviluppo e sfruttamento, ma che sia rispettoso della Creazione, dell’ecosistema, del diritto alla vita. Il rapporto fra l’umanità e il Creato – conclude il testo – sembra essersi incrinato: occorre recuperare una relazione sana, di scambio di doni, fra l’umanità e la creazione. Il Creato, come opera di Dio, è manifestazione della sua potenza e della sua volontà creatrice, che l’uomo è chiamato a difendere. Ed è nel contatto con la natura che l’uomo può ritrova se stesso e il suo rapporto con Dio. (R.P.)

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    Il parlamento di Timor Est approva gli aborti d’emergenza

    ◊   E’ legge a Timor Est il dettato del codice penale con cui si legalizzano gli aborti di emergenza. Il parlamento del piccolo Paese asiatico ha approvato la proposta dopo i dibattiti svoltisi il 25 ed il 26 maggio scorso. Il nuovo articolo 142 definisce l'aborto un crimine, ma segnala che, in una situazione d'emergenza, la vita della madre deve avere la priorità rispetto a quella del figlio non nato. Segnala anche che tre medici e i genitori devono essere d'accordo ad “estrarre l'embrione da sua madre”. Il deputato socialdemocratico Maria Paixão – riferisce l’agenzia Zenit - ha dichiarato che l’articolo approvato permette alle levatrici di realizzare aborti nelle zone rurali a causa della mancanza di medici. Le decisioni hanno sollevato la reazione contraria della Chiesa cattolica locale che rappresenta il 95% della popolazione. Per l'arcivescovo di Dili, monsignor Alberto Ricardo da Silva, la Chiesa non sostiene la legalizzazione dell'aborto perché i medici in caso d'emergenza devono cercare di salvare sia la madre che il figlio. La posizione ufficiale della Chiesa rispetto all’approvata legge è stata affidata ad una nota pastorale delle due diocesi di Timor Est, del 15 aprile, con cui si ribadisce il carattere inviolabile della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. La nota esorta inoltre i leader sociali e politici a provvedere alle necessità fondamentali delle madri e dei bambini dal momento del concepimento e a punire i responsabili della violenza contro queste fasce di popolazione. Nel marzo scorso, i due vescovi di Timor Est hanno incontrato i leader politici del Paese per cercare di bloccare l'approvazione dell'articolo sull'aborto. Il vescovo di Bacau, monsignor Basílio do Nascimento, ha incontrato il 13 marzo il vice-Primo Ministro, José Luis Guterres, e gli ha spiegato la posizione della Chiesa, che difende la necessità di salvare sia la madre che il figlio in condizioni d'emergenza. (A.V.)

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    Bice: tutelare i bambini anche attraverso i media

    ◊   Tra le dieci sfide contenute nell'Appello mondiale per una nuova mobilitazione dell’infanzia presentato a Ginevra dal Bureau International Catholique de l’Enfance (Bice) in occasione del 20° anniversario della Convenzione Onu sui Diritti del Bambino, ce ne è anche una rivolta ai media. Il Bice chiede infatti che, oltre a rispettare il diritto alla vita, alla salute e all’educazione dei bambini, a sostenere la famiglia, a lottare contro la povertà e tutte le forme di violenza e ad umanizzare la giustizia minorile, si mettano le nuove tecnologie a servizio del bambino. In particolare sollecita una riflessione sull’infanzia e sull’adolescenza da parte dei media per una rappresentazione rispettosa dei minori, un impegno a far risaltare il valore della diversità e favorire così il dialogo fra persone, generazioni e comunità ed una diffusione della cultura dei diritti dei minori anche nella comunicazione. “Questo appello – afferma Isabella Poli direttore scientifico del Centro Studi Minori e Media – evidenzia carenze e diritti “incompiuti” anche nel nostro paese. L’immagine del bambino presentato dai media - si legge nel documento del Bice che accompagna l’appello – è quella di un bambino ultraconsumatore, target privilegiato della pubblicità oppure di un bambino vittima o protagonista di atti violenti, un bambino ben lontano, dunque, dal minore “soggetto di diritti “ della Convenzione Onu. Da questa analisi – continua Isabella Poli - emerge la necessità di un impegno maggiore dei media e delle istituzioni per azioni non solo di tutela dei minori, ma anche di formazione degli operatori della comunicazione e di una produzione che promuova la partecipazione dei bambini e ne aiuti la crescita. L’educazione all’uso responsabile dei media, inserita come materia di studio nel percorso scolastico dei bambini e dei ragazzi potrebbe essere un segno di attenzione alle problematiche del rapporto tra media e minori ed un contributo alla attuazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro paese”.(C.S.)

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    Sono più di 68 milioni i cattolici negli Stati Uniti

    ◊   Secondo l’Official catholic Directory, meglio conosciuto come Kennedy Directory, i cattolici presenti negli Stati Uniti sono più di 68 milioni di persone. Rappresentano il 22% della popolazione complessiva. I dati sono stati raccolti in base alle informazioni raccolte dalle varie diocesi. Dalla lettura dei dati emerge che la comunità cattolica americana è aumentata di un milione di fedeli. Le parrocchie negli Stati Uniti sono 18.674, di cui novantuno di recente istituzione. I sacerdoti diocesani e gli ordini religiosi sono 41.489., le suore 60.715, circa 17mila diaconi permanenti e 4.905 religiosi. Sono 900mila i bambini battezzati, mentre gli adulti che hanno ricevuto il battesimo sono stati nel 2008: 42.629. Nei 189 seminari si contano 5mila seminaristi, mentre sono 800mila gli studenti che frequentano i 234 istituti tra college ed atenei cattolici. Nelle 6mila scuole cattoliche ci sono un milione e seicentomila bambini, tremila gli scolari che seguono l’ora di religione in tutte le scuole statunitensi. Per quanto riguarda la sanità - riferisce l’Osservatore Romano che ha reso noti i nuovi dati – gli ospedali cattolici sono 562 ed hanno dato assistenza a più di 85 milioni di pazienti. Ogni anno ventisette milioni di persone ricevono assistenza dai tremila centri di servizi sociali. All’assistenza tradizionale si deve aggiungere quella fornita dalle parrocchie e da altre organizzazioni. (A.V.)

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    Usa: appello dei vescovi del Connecticut per l’abolizione della pena capitale

    ◊   I vescovi cattolici del Connecticut hanno scritto una lettera al governatore dello Stato, Jodi Rell, perché trasformi urgentemente in legge la proposta 6578, che mira ad abolire la pena capitale nello Stato. Ribadendo che “la dottrina cattolica sociale e morale sostiene il diritto di ciascuno Stato di difendersi dai criminali pericolosi”, i vescovi ricordano, però, che questa difesa “non richiede l’uso della pena di morte, quando il sistema pena può garantire l’incarcerazione di un omicida”. “La pena del carcere a vita senza possibilità di rilascio – continuano i presuli del Connecticut – tutela la società in modo chiaro ed adeguato e punisce il criminale proteggendo, allo stesso tempo, il valore della vita umana”. Nella lettera, i vescovi sottolineano che la loro posizione “non solo è dovuta, secondo i principi di fede, al profondo rispetto per tutta la vita umana, dal concepimento alla morte naturale, ma scaturisce anche da una valutazione realistica dei fatti che riguardano l’imposizione della pena capitale”. Infatti, notano i presuli, “sebbene l’autore di un crimine odioso possa ricevere, in Connecticut, una condanna a morte, la possibilità che poi questa sentenza venga effettivamente eseguita è altamente improbabile”. E questo, continuano i vescovi, fa sì che i familiari delle vittime si appellino continuamente alla Corte, anno dopo anno, creando una situazione penosa e frustrante. Invece, scrivono ancora i presuli, “la sentenza di ergastolo è un segno più efficace di una punizione rapida e definitiva dei criminali, e dona ai familiari delle vittime una soluzione più veloce”. Quindi, i vescovi del Connecticut si soffermano su alcuni fattori: “Innanzitutto – dicono – è molto opinabile che la presenza della pena di morte nella normativa sia un deterrente per coloro che commettono un crimine capitale. Inoltre, la legge corrente ha chiaramente creato una situazione estremamente costosa per lo Stato, a causa degli appelli infiniti presentati alla Corte. Infine, l’esperienza dimostra che la decisione di applicare la pena capitale nel Connecticut viene presa in modo irregolare e senza un criterio preciso, ma a seconda dei singoli casi”. Di qui, l’appello finale dei presuli perché la pena di morte sia cancellata: “L’abolizione della pena capitale è un miglioramento per l’attuale situazione dello Stato. Questa legislazione può porsi al servizio della società in modo migliore e può punire i criminali abbreviando la durata dei processi, eliminato la serie infinita di appelli e mostrando un profondo rispetto per la vita umana”. I firmatari della lettera sono sei: l’arcivescovo di Hartford, mons. Henry J. Mansell, con i due vescovi ausiliari della città, mons. Christie Macaluso e mons. Peter Rosazza. Seguono poi le firme dei vescovi di Norwich, di Stamford e di Bridgeport, rispettivamente mons. Michael Cote, mons. Paul Chomnycky e mons. William Lori. (I.P.)

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    Svizzera: conclusa la 284.ma assemblea ordinaria dei vescovi

    ◊   Tre giorni di lavori, dal 1 al 3 giugno, ad Einsiedeln: tanto è durata la 284° Assemblea ordinaria della Conferenza episcopale svizzera (CES). Quest’anno, l’apertura dei lavori è coincisa con la conclusione del pellegrinaggio nazionale per l’unità della Chiesa, al quale hanno partecipato circa 2mila persone, su invito dei vescovi. Al primo punto dell’ordine del giorno, ci sono state le modalità con cui i mass media hanno trattato alcune questioni pontificie, come la remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e il viaggio di Benedetto XVI in Africa. “Per la maggior parte – si legge in una nota – i mass media hanno fornito informazioni corrette, ma in altre occasioni hanno approfittato dell’occasione per attaccare la Chiesa ed il Papa in modo degradante. Come tutti i personaggi pubblici, anche il Papa ha il diritto di essere rispettato nella sua dignità”. Per questo, i vescovi svizzeri hanno incoraggiato i fedeli a rivolgersi direttamente ai mass media in questione, nel caso di episodi simili. Guardando al futuro, i presuli hanno riflettuto, poi, sulle celebrazioni in programma per l’Anno sacerdotale, indetto da Benedetto XVI per commemorare il 150.mo anniversario della morte del Curato d’Ars, e la cui durata andrà dal 19 giugno 2009 al 19 giugno 2010. Inoltre, dal 22 settembre al 2 ottobre, sette membri della CES si recheranno in Togo, per visitare la Chiesa locale. Durante il viaggio, una delegazione andrà in visita presso il Seminario “St. Gall”, in Benin. Altro appuntamento in programma è quello del 26 settembre, giorno in cui la Commissione nazionale Giustizia e Pace festeggerà il suo 40.mo anniversario. Le celebrazioni giubilari avranno luogo nella Basilica della Trinità, a Berna, e saranno presiedute da mons. Kurt Koch, presidente della CES. In chiusura dei lavori, i presuli svizzeri hanno stabilito che sarà "la riconciliazione" il tema da approfondire nella Lettera pastorale per la Festa federale di ringraziamento, penitenza e preghiera 2009. Una scelta legata al fatto che quello attuale è l’Anno della Riconciliazione indetto dalle Nazioni Unite. Al termine dell’Assemblea, i vescovi hanno incontrato i rappresentanti di “Action de Carême”, l’opera di aiuti della Chiesa cattolica svizzera. (I.P.)

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    Domani convegno dell’Oftal sul rapporto tra medico e paziente

    ◊   I Medici di OFTAL (Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes), promuovono domani un convegno all’Università Cattolica di Milano con monsignor Giuseppe Angelini e Giovanni Zaninetta, Presidente della Società Italiana di Cure Palliative (SICP). L’appuntamento è per le ore 10, presso l’ Aula Pio XI dell’Università Cattolica di Milano. “Medico e paziente, un’alleanza che va fino alla morte e oltre: l’accompagnamento del malato quando la cura non è solo la medicina”. L’incontro rientra all’interno del programma delle celebrazioni per il 50° anniversario di riconoscimento della Sezione, da parte dell’allora Cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI e “trova – riferisce l’Oftal - una sua singolare attualità, considerando come il dibattito relativo a una normativa sul testamento biologico e più in generale sul “fine vita”, presto si rianimerà con la discussione del testo approvato dal Senato della Repubblica e ora proposto alla lettura della Camera dei Deputati”. “ In questo momento in cui nel mondo tutti si affannano a dire ed affermare quale deve essere la legge più opportuna per portare la morte, - spiega Carlo Bianchi Bosisio, Responsabile dei Medici OFTAL Milano - sembra che nessuno voglia insegnare come accompagnare il malato in questo importante passaggio. Credo sia giusto che noi tutti, che operiamo nell’ambito sanitario – in particolare chi appartiene a OFTAL - dobbiamo farci carico ed essere testimoni di questo impegno”. (A.V.)

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    Al Policlinico “Gemelli” sarà inaugurata una statua di Giovanni Paolo II

    ◊   Una statua dedicata al Papa Giovanni Paolo II sarà collocata nel piazzale antistante alla camera, da dove più volte si è affacciato per salutare la folla durante i suoi ricoveri. Sarà inaugurata il 30 giugno prossimo al Policlinico Gemelli di Roma – ne dà notizia l’Avvenire. Sarà presente anche il suo ex segretario il cardinale Stanislao Dziwisz. La notizia della statua è stata data ieri dal direttore amministrativo dell’Università Cattolica, Antonio Cicchetti. L’opera è stata realizzata dall’artista toscano Stefano Pierotti, è alta circa tre metri e ritrae il Pontefice in atteggiamento di sofferenza. L’occasione della statua dedicata al papa polacco cade nella ricorrenza del 50° anniversario della morte di padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica. (A.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Obama in Germania per l'incontro con la Merkel. Ribadito l'impegno per la pace in Medio Oriente

    ◊   Obama è arrivato a Dresda dove ha incontrato il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Al centro dei colloqui ancora il processo di pace in Medio Oriente e la questione del nucleare iraniano. In serata il trasferimento a Parigi per l’ultima tappa del tour europeo del presidente statunitense. Il servizio di Marco Guerra:

    “È adesso il momento per giungere ad una soluzione di pace in Medio Oriente basata sui due Stati". Il clima del nuovo inizio con il mondo musulmano si fa sentire anche nelle sale del castello di Dresda e raccoglie il plauso del cancelliere tedesco Angela Merkel che definisce molto importante il discorso di ieri al Cairo. La Germania è membro del gruppo dei mediatori del 5+1 e quindi si è tornati a parlare anche del dossier sul nucleare iraniano. “Siamo pronti ad un serio dialogo con l’Iran portato avanti con l’aiuto dei partner”, ha infatti sottolineato il presidente degli Stati Uniti. Aiuto che sarà fondamentale anche per la chiusura di Guantanamo. Ma su questo punto, Obama ha assicurato di non avere chiesto, nel colloquio odierno, un preciso impegno ad accogliere un certo numero di detenuti. Insomma l’atmosfera è cambiata, ma ognuno deve giocare la sua parte, ha detto Obama. È chiaro il riferimento all’impegno che chiederà a tutti i partner europei per l’invio di ulteriori truppe in Afghanistan. Esortazioni che, con tutta probabilità, saranno rivolte domani anche a Sarkozy, in occasione delle celebrazioni per il 65.mo anniversario dello sbarco in Normandia. Ma prima di trasferirsi in Francia, Obama nel pomeriggio farà visita al campo di concentramento nazista di Buchenwald, accompagnato dalla Merkel e dal superstite e premio Nobel, Elie Wiesel.

     
    E vasta eco continua ad avere il discorso rivolto ieri al mondo musulmano da parte del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, all’Università del Cairo, in Egitto. Tanti ed impegnativi i punti toccati dall’inquilino della Casa Bianca. Ma quali hanno maggiormente colpito l’opinione pubblica americana? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Dennis Redmont, già responsabile dell’Associated Press in Italia:

    R. – Molto forte è il fatto che abbia detto che l’islam fa parte degli Stati Uniti, perché ci sono moschee in ogni Stato degli Stati Uniti. La giustizia, in America, ha difeso il diritto delle donne di utilizzare l’hijab e di punire quelli che lo proibiscono. Poi, un forte richiamo alla libertà religiosa, anche nei Paesi musulmani, insistendo sul vero messaggio del Corano: “Chi uccide un innocente è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chi salva una persona è come se avesse salvato l’umanità”. Una cosa profonda per promuovere la pace.

     
    D. – Obama, nel suo discorso, ha affrontato sia la questione afgana che quella irachena, indicando delle differenze chiare...

     
    R. – In pratica, ha ammesso che l’Iraq è servito a rimuovere un tiranno, ma si sarebbe dovuto perseguire l'obiettivo con un altro metodo: la diplomazia. L’ha detto chiaro e tondo. Invece, in Afghanistan, ha detto anche che l’importante era resistere a delle persone che non utilizzavano il Corano in modo corretto.

     
    D. – La concretezza è stata chiesta da Obama in prima persona. Quali sono adesso queste azioni sulle quali procederà l’amministrazione americana?

     
    R. – Prima, sull’educazione: borse di studio, sviluppo economico, dove volontari possano lavorare nei Paesi a maggioranza musulmana, in modo che si scambino le loro esperienze. Poi, finalmente, sulla scienza e la tecnologia, un nuovo sviluppo tecnologico che aiuti il trasferimento di idee per la creazione di impieghi.

     
    Pakistan
    Non si ferma la violenza in Pakistan. Un kamikaze si è fatto esplodere tra i fedeli che pregavano in una moschea nel nord ovest del Paese provocando almeno 32 vittime e 40 feriti. Intanto, prosegue l’offensiva dell’esercito pakistano contro i talebani nella valle dello Swat. Il ministro degli Interni oggi ha annunciato la completa liberazione delle città e delle aree di Mingora, Kalam e Buner, ed ha quindi esortato il ritorno dei profughi nelle loro abitazioni.

    Somalia
    In Somalia, è salito ormai a 91 mila il numero delle persone in fuga da Mogadiscio, secondo i dati forniti dall'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Nella capitale somala, oltre 200 persone hanno perso la vita durante i sanguinosi combattimenti che, dal 7 maggio, vedono contrapposte le truppe governative agli insorti islamici.

    Elezioni europee
    Urne aperte in Irlanda, dove si vota per le elezioni europee. Ieri è stato il turno di Olanda e Gran Bretagna, con cui ha preso il via il voto per il rinnovo del parlamento di Strasburgo. Nei Paesi Bassi si registra una netta avanzata della formazione di estrema destra. Nel Regno Unito, invece, si diffonderanno i risultati solo domenica sera, come stabilito dalle regole dei 27. Tuttavia l’esito delle elezioni locali evidenzia una sonora sconfitta per i laburisti. Ad ogni modo, forte astensione e voto di protesta sono, secondo molti opinionisti, i due elementi caratterizzanti di questa tornata elettorale, indicatori della profonda disaffezione nei confronti dell’Europa. Quali le motivazioni? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto al professor Yves Meny, presidente dell’istituto universitario europeo di Firenze.

    R. – In un certo modo il popolo europeo - questo è particolarmente grave per i più giovani - ha perso le ragioni di sperare. La politica è anche l’arte di proporre una visione del futuro. Oggi sarebbe difficile rispondere se faccio questa domanda: chi propone una visione chiara del futuro dell’Europa? E, soprattutto, una visione di un futuro che ha voglia di andare avanti. Oggi, l’Europa come d’altra parte i sistemi nazionali, non è più in grado o non sa più proporre una visione che mobiliti l’elettorato a favore di un progetto di lungo termine.

     
    D. - Ma questo voto in che direzione andrà?

     
    R. - Purtroppo non esiste più una matrice democristiana nei Paesi europei che sia in grado di proporre un programma decisivo di integrazione europea di natura federalista. Oggi c’è ancora la matrice democristiana in alcuni Paesi, ma in molti altri c’è più una destra di stampo liberale che non fa più dell’Europa il suo programma preferito.

     
    D. – Questo voto di protesta andrà in una direzione che è quella della destra?

     
    R. – No, ci sarà anche un voto di protesta dell’estrema sinistra e ci sarà anche un voto di protesta di tutti gli interessi, di tutte le lobby che si organizzano in "partitini qualunquisti". Quindi, ci sarà una grande dispersione del voto di protesta. Tutti questi voti sparpagliati contribuiscono a delegittimare il progetto europeo.

     
    Gran Bretagna: crisi di governo
    La sconfitta dei laburisti alle elezioni amministrative va ad aggravare la crisi in atto nell’esecutivo di Gordon Brown. Il primo ministro britannico sta lavorando in queste ore ad un rimpasto di governo dopo che ben cinque ministri hanno annunciato le dimissioni nel giro di tre giorni a causa dello scandalo dei rimborsi spese. Secondo un portavoce di Downing Street la prima modifica ha riguardato il ministero dell’Interno alla cui guida è stato nominato Alan Johnson, già ministro della Sanità, in sostituzione del dimissionario Jacqui Smith.

    Disastro aereo
    Resta fitto il mistero sulle cause del disastro aereo dell’Air France in volo da Rio a Parigi costato la vita a 228 persone. I materiali raccolti dalla marina brasiliana nelle acque dell’Atlantico non sono infatti dell’Airbus 330 precipitato e dunque gli investigatori proseguono nella ricerca dell’area d’impatto del velivolo. Il disastro aereo del volo A330 Rio de Janeiro-Parigi, scomparso il 31 maggio nell'Atlantico, sarà il primo dei punti che i ministri dei Trasporti della Ue discuteranno nella riunione del prossimo 11 giugno a Lussemburgo.

    Guinea Bissau: assassinato il candidato alle elezioni presidenziali
    Ancora sangue sulle imminenti elezioni presidenziali in Guinea Bissau, previste per il 28 giugno prossimo. Uomini armati hanno assassinato oggi il candidato alle elezioni presidenziali Baciro Dabo, ministro del governo in carica. Già lo scorso marzo era stato ucciso il presidente del Paese, Joao Bernardo Vieira, al potere per quasi 23 anni. Alcuni militari assalirono la sua residenza. La chiave di lettura data per spiegare il delitto è stata quella della “vendetta”. Secondo una nota del ministero dell’Interno, Baciro Dabou, sarebbe stato intento nel preparare un golpe, organizzato da un “autoproclamato Alto Comando delle Forze Repubblicane per la Restaurazione dell’Ordine costituzionale e democratico”. “La situazione a Bissau è calma – si legge ancora nel comunicato - ma a questo punto è molto probabile un rinvio delle elezioni del 28 giugno”.

    Cina incidenti
    Giornata segnata da gravi incidenti in Cina. Almeno 59 le persone rimaste sepolte dalla frana in una miniera di ferro nel sud ovest del Paese. Poche ore prima un incendio a bordo di un autobus ha causato la morte di almeno 24 persone a Chengdu, capitale della provincia sud occidentale cinese del Sichuan. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 156

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