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Sommario del 03/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • All'udienza generale, il Papa parla di Rabano Mauro, monaco che unì il servizio agli altri allo studio e alla contemplazione
  • Nomine e provvista di Chiesa
  • Mons. Zimowski all'Assemblea mondiale della sanità: urge "codice etico comune" per garantire assistenza sanitaria ai Paesi poveri senza abusi
  • A Bogotà, in Colombia, mons. Celli partecipa all'incontro sulle comunicazioni sociali promosso dal suo dicastero e dal Celam. Intervista col presule
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Appello di "Iniziativa cristiana per l'Europa": partecipare alle prossime elezioni
  • Un concerto alla presenza di Giorgio Napolitano e del cardinale Bertone per celebrare i 140 anni del Bambin Gesù. Intervista col prof. Profiti
  • Il difficile cammino per la pace nella Repubblica Democratica del Congo: la testimonianza del vescovo congolese Fridolin Ambongo
  • Al Vittoriano di Roma il primo Museo dell'emigrazione: molti documenti d'epoca per raccontare il fenomeno dall'Unità d'Italia ad oggi
  • Chiesa e Società

  • Estremisti indù bruciano le case di tre cristiani del Kandhamal in Orissa
  • Sri Lanka: finito il conflitto, resta incerto il futuro dei 300 mila profughi tamil
  • Filippine: l’arte, strumento di dialogo fra cristiani e musulmani per costruire la pace
  • FAO: investire nell'agricoltura per ridurre la fame e la povertà nei Paesi in via di sviluppo
  • Appello dell'Ufficio cattolico internazionale per l'Infanzia per i diritti del bambino
  • Sudan: appello della Chiesa cattolica per la pace
  • Delegazione dei vescovi italiani in RD del Congo per ribadire il ruolo di pace della Chiesa
  • Approvato in Togo il Piano nazionale per le comunicazioni sociali della Chiesa
  • Tanzania: allarme della Chiesa per il divario crescente tra ricchi e poveri
  • Vescovi della Polonia: alle europee votare persone capaci di condividere il Vangelo
  • Spagna: messaggio dei vescovi per la Solennità del Corpus Domini
  • Cile: al via la prima Settimana nazionale liturgica
  • A Sydney il Congresso diocesano per la Nuova evangelizzazione
  • Canada: la secolarizzazione sta cambiando il volto del Québec
  • A Seul catechismo via internet per bambini ed adulti
  • Thailandia: conclusa a Bangkok l’Assemblea delle scuole cattoliche
  • L’appello del cardinale Tettamanzi ai giovani: “Non sciupate la libertà”
  • Abruzzo: la croce della GMG nel cuore de L'Aquila. Presenti oltre 5 mila giovani
  • Mons. Betori ricorda Alberto Migone, direttore di "Toscana oggi", come “un uomo di verità”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Comincia in Arabia Saudita la missione diplomatica di Obama in Medio Oriente. Domani al Cairo l'atteso discorso al mondo musulmano
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'udienza generale, il Papa parla di Rabano Mauro, monaco che unì il servizio agli altri allo studio e alla contemplazione

    ◊   Un personaggio dell’Occidente latino veramente straordinario: così il Papa, all’udienza generale nell’assolata ma fresca Piazza San Pietro, ha presentato stamani la figura di Rabano Mauro. Il monaco, nato a Magonza nel 780, entrato giovanissimo in monastero e divenuto abate del famoso Monastero di Fulda e poi arcivescovo di Magonza, fu consigliere saggio di principi all'interno della società carolingia. Del valore dei suoi insegnamenti oggi, ci riferisce nel servizio Fausta Speranza:

    Un uomo di Chiesa di grande cultura che secondo la tradizione è l’autore di uno dei più belli e conosciuti inni della Chiesa latina, il "Veni Creator Spiritus", che si è messo a servizio di tanti senza per questo smettere di proseguire i suoi studi. Lo ricorda il Papa sottolineando:

     
    “Dimostrando con l’esempio della sua vita che si può essere simultaneamente a disposizione degli altri, senza privarsi per questo di un congruo tempo per la riflessione, lo studio e la meditazione”.

     
    Rabano Mauro fu esegeta, filosofo, poeta. Benedetto XVI ricorda che poesia e forma pittorica spesso si sono fuse per esprimere verità di fede, basti pensare ai codici miniati della Bibbia. Oggi lo chiameremmo metodo multimediale - dice - per poi spiegarne un valore profondo:

     
    “Esso dimostra in ogni caso in Rabano Mauro una consapevolezza straordinaria della necessità di coinvolgere, nella esperienza della fede, non soltanto la mente e il cuore, ma anche i sensi mediante quegli altri aspetti del gusto estetico e della sensibilità umana che portano l’uomo a fruire della verità con tutto se stesso, 'spirito, anima e corpo'. Questo è importante: la fede non è solo pensiero, ma tocca tutto il nostro essere. Poichè Dio si è fatto uomo in carne e ossa, è entrato nel mondo sensibile, noi in tutte le dimensioni del nostro essere dobbiamo cercare e incontrare Dio. Così la realtà di Dio, mediante la fede, penetra nel nostro essere e lo trasforma".

     
    Il Papa sottolinea la grande cultura del monaco dell’Alto Medio Evo, ma al contempo ci tiene a sottolineare che “se ne serviva con libertà e attento discernimento”. Al proposito riporta sue parole ad un corepiscopo:

     
    “Al termine dell’'Epistola prima' diretta a un 'corepiscopo' della diocesi di Magonza, per esempio, dopo aver risposto alle richieste di chiarimento sul comportamento da seguire nell’esercizio della responsabilità pastorale, prosegue: 'Ti abbiamo scritto tutto questo così come lo abbiamo dedotto dalle Sacre Scritture e dai canoni dei Padri. Tu però, santissimo uomo, prendi le tue decisioni come sembra meglio a te, caso per caso, cercando di temperare la tua valutazione in modo tale da garantire in tutto la discrezione, perché essa è la madre di tutte le virtù'. Si vede così la continuità della fede cristiana, che ha i suoi inizi nella Parola di Dio; essa però è sempre viva, si sviluppa e si esprime in nuovi modi, sempre in coerenza con tutta la costruzione, con tutto l'edificio della fede".

    Altro insegnamento fondamentale e sempre attuale è quello della contemplazione: chi è negligente nella contemplazione - scrive il monaco - si priva da se stesso della visione della luce di Dio. Il Papa, commentando a braccio, aggiunge:

     
    “Penso che Rabano Mauro rivolga queste parole anche a noi oggi: nei tempi del lavoro, con i suoi ritmi frenetici, e nei tempi delle vacanze dobbiamo riservare momenti a Dio. Aprire a Lui la nostra vita rivolgendoGli un pensiero, una riflessione, una breve preghiera, e soprattutto non dobbiamo dimenticare la domenica come il giorno del Signore, il giorno della liturgia, per percepire nella bellezza delle nostre chiese, della musica sacra e della Parola di Dio la bellezza stessa di Dio, lasciandolo entrare nel nostro essere. Solo così la nostra vita diventa grande, diventa vera vita".

     
    Nei saluti in varie lingue, il Papa è tornato sugli insegnamenti fondamentali di questo uomo di Chiesa: “Studio, profonda contemplazione e costante preghiera”. In particolare, in francese Benedetto XVI ha rivolto un pensiero al movimento Fede e Vita, in inglese ai pellegrini da Inghilterra, Irlanda, Filippine e Stati Uniti, in spagnolo al movimento Familias en Alianza, in polacco ai membri del movimento Luce-Vita, con il ricordo del 30.mo anniversario del primo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II in patria, che cade in questi giorn. Infine, in italiano, il del Papa è andato ai fedeli della diocesi di Cremona, guidati dal loro vescovo mons. Dante Lanfranconi, ai partecipanti al Capitolo generale dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù-Dehoniani, ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Poi l’annuncio della celebrazione, la prossima domenica, della solennità della Santissima Trinità.

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    Nomine e provvista di Chiesa

    ◊   Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Omaha, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Elden Francis Curtiss. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. George Joseph Lucas, finora vescovo di Springfield in Illinois.

    In Ciad, il Pontefice ha elevato la Prefettura apostolica di Mongo al rango di Vicariato apostolico, con la medesima denominazione e configurazione territoriale. Inoltre, Benedetto XVI ha nominato primo vicario apostolico di Mongo il padre gesuita, Henri Coudray, attuale prefetto apostolico della medesima circoscrizione ecclesiastica, assegnandoli la sede titolare vescovile di Silli. Il neo prefetto apostolico, 66 anni, è nato in Francia e ha studiato Filosofia a Chantilly e Teologia a Lyon, conseguendo successivamente la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma. Ha ottenuto successivamente anche un Diploma in studi letterari all’Università di Paris-Sorbonne e una Licenza in arabo e islamologia dall’Università di Lyon. Ordinato sacerdote, ha ricoperto tra gli altri gli incarichi di parroco e vicario episcopale, oltre che di direttore del nuovo Noviziato di Abidjan, in Costa d’Avorio.

    La Prefettura apostolica di Mongo, in Ciad, è sorta nel 2001 dallo smembramento dell’Arcidiocesi di N’Djamena e della Diocesi di Sarh. Si estende su una superficie di 540 mila kmq. con un milione e 700 mila abitanti, dei quali seimila cattolici (0,35%), distribuiti in 6 parrocchie, con 9 sacerdoti, 5 fratelli religiosi, 13 religiose e 8 missionari laici.

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    Mons. Zimowski all'Assemblea mondiale della sanità: urge "codice etico comune" per garantire assistenza sanitaria ai Paesi poveri senza abusi

    ◊   Stabilire un “codice etico comune” che difenda, su scala internazionale, il principio dell’equità nel campo delle cure sanitarie e che tuteli dalle sperequazioni soprattutto le fasce povere del pianeta. E’ quanto ha chiesto il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, intervenuto nei giorni scorsi ai lavori della 62.ma Assemblea mondiale della sanità a Ginevra. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il settore della salute non è immune da abusi e ingiustizie. Lo sanno bene i Paesi più poveri, che devono fare i conti con governi sprovvisti di mezzi per affrontare il deficit sanitario e con aiuti internazionali via via più asfittici, a causa della crisi economica globale ma anche di logiche affaristiche che non si fanno scrupoli di lucrare dove annida la miseria. A denunciarlo con forza è stato mons. Zimowski, a capo della delegazione vaticana presente a Ginevra per la recente Assemblea mondiale della sanità. “L’attuale crisi economica - ha osservato il presule - ha fatto affiorare lo spettro della cancellazione o di una drastica riduzione dei programmi di assistenza esterna, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ciò - ha proseguito - metterà drammaticamente a repentaglio i loro sistemi sanitari, che sono già al collasso per la forte incidenza di malattie endemiche, epidemiche e virali”.

     
    Riferendosi a una ricerca del ’98, condotta dal Pontificio Consiglio del quale ha assunto da poco la guida, mons. Zimowski ha rimarcato che “una delle sfide maggiori è l’applicazione del principio di equità”. Ebbene, ha constatato, dieci anni dopo questa sfida è, purtroppo, “ancora attuale” e per questo la Santa Sede appoggia l’appello levato da Ginevra perché i governi nazionali sviluppino “strategie tendenti a migliorare la salute pubblica, con uno sguardo particolare alle ingiustizie nel campo della salute”. I “più vulnerabili” a causa della crisi economica, “alimentata - ha affermato il rappresentante vaticano, "da bramosie ed egoismi” - sono certamente i bambini, milioni dei quali “non raggiungono il loro pieno potenziale a causa delle grandi differenze” esistenti in campo sanitario. Dunque, ha concluso il presule, “è necessario ‘un codice etico comune’, le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate - ha detto - nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano” poiché, ha soggiunto, “la giustizia non si può creare nel mondo solo con modelli economici buoni”, pur necessari.

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    A Bogotà, in Colombia, mons. Celli partecipa all'incontro sulle comunicazioni sociali promosso dal suo dicastero e dal Celam. Intervista col presule

    ◊   La crescita della comunione ecclesiale in rapporto allo sviluppo delle tecnologie mediatiche. Di questo argomento si discute, fra l’altro, al Convegno che si apre oggi a Bogotà, in Colombia, e che vede la partecipazione di vescovi, sacerdoti e laici esperti nel campo delle comunicazioni. All’incontro - promosso oltre che dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, anche dal Celam e dalla Rete informatica della Chiesa in America Latina (Riial) - partecipa anche il titolare del competente dicastero vaticano, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, al quale padre David Gutierrez, della nostra redazione ispanoamericana, ha chiesto quale significato rivesta per la Chiesa la continua attenzione riposta sui media vecchi e nuovi:

    R. - Significa che si cerca di utilizzare le nuove tecnologie nel campo della comunicazione per favorire, per promuovere, una più intensa e profonda comunione ecclesiale in America Latina. Questo incontro è importante perché la Riial (Red Informática de la Iglesia en América Latina-Rete informatica della Chiesa in America Latina) in questi anni ha svolto un grande ruolo: ha favorito una certa crescita di comunione ecclesiale, proprio facendo ricorso alle tecnologie. Questa prima fase, però, obbliga tutti noi a sederci un momento e a ripensare qual sia la nostra funzione. Dopo aver ottenuto determinati risultati, credo che le stesse nuove tecnologie obblighino tutti noi a domandarci nuovamente chi siamo e qual è lo scopo del nostro agire. Sarà un momento per fare il punto di ciò che abbiamo realizzato sinora: vedere esattamente come le nuove tecnologie ci pongono nuovi interrogativi. Oggi, il Papa parla di cultura digitale e la grande sfida per noi Chiesa è vedere come siamo presenti nella cultura digitale e come possiamo esercitare un servizio di evangelizzazione nella cultura digitale. Io ritengo che la cosa importante di questo incontro sarà vedere come si muove questa tecnologia, ma alla luce del documento di Aparecida. Ad Aparecida è emerso con grande forza che ogni discepolo di Gesù deve diventare missionario nel suo ambiente, per l’annuncio della Parola. Allora, se le nuove tecnologie devono favorire questa comunione ecclesiale, dobbiamo anche vedere come le nuove tecnologie sono poste al servizio di una nuova evangelizzazione in Latino America. Quindi, questo sarà un momento di ascolto, di riflessione, per poi poter delineare una certa progettualità e vedere come i vari progetti che potremo mettere in essere, in queste sinergie tra Paese e Paese, quindi tra situazioni e situazioni, possano favorire questo annuncio, questa proclamazione della Parola. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La fede non è solo pensiero ma tocca anche il cuore e i sensi: all'udienza generale il Papa parla del monaco Rabano Mauro.

    Garantire la salute a tutti nell'attuale crisi economica: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla sessantaduesima assemblea mondiale della sanità a Ginevra.

    Quella malattia del mondo occidentale: Leonardo Becchetti sul rapporto fra la crisi delle relazioni e l'economia.  

    In cultura, Anna Foa introduce la quarta edizione, riveduta e ampliata, del libro del gesuita Piersandro Vanzan e di Mariella Scatena "Giovanni Palatucci il Questore 'giusto'".

    Il lager che salvò migliaia di ebrei: Gaetano Vallini sul libro di Mario Rende "Ferramonti di Tarsia", un campo di concentramento atipico, dove arrivava persino "L'Osservatore Romano".

    Luca Pellegrini illustra il documentario "Verso il Santo Sepolcro", ultima testimonianza dell'archeologo francescano Michele Piccirillo, proiettato il 9 giugno in occasione della presentazione del progetto di Franco Scaglia "Il viaggio. Itinerari di spiritualità", quattro documentari sui percorsi di fede prodotti da Rai cinema.

    La liturgia come specchio di un'identità: stralci dal volume "La chiesa di S. Stefano a Soleto. Tradizioni bizantine e cultura tardogotica" di Michel Berger e André Jacob.

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    Oggi in Primo Piano



    Appello di "Iniziativa cristiana per l'Europa": partecipare alle prossime elezioni

    ◊   Vigilia di elezioni europee nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. Le consultazioni, che termineranno domenica 7 giugno, danno il via alla tornata che rinnoverà il Parlamento di Bruxelles. Sono 375 milioni gli elettori chiamati a scegliere i 736 eurodeputati per i prossimi 5 anni. Per l’occasione, l’Iniziativa cristiana per l’europa (Ixe), un cartello di associazioni e movimenti di 13 Paesi d’Europa tra cui le Acli, ha lanciato un appello agli elettori cristiani affinché partecipino all’appuntamento nonostante la disaffezione mostrata negli anni scorsi. Come riaccendere allora il senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni europee, un concetto già sottolineato nel documento della Comece, la Commissione degli Episcopati della Comunità europea? Al microfono di Benedetta Capelli risponde Luca Jahier, responsabile internazionale delle Acli:

    R. - Bisogna uscire dal proprio “particolare”, capire che siamo parte di un mondo più complesso del quale siamo tenuti ad informarci e a partecipare. Riconoscere che la dimensione europea oggi è la dimensione sostanziale della vita concreta delle nostre famiglie, delle nostre imprese, delle nostre comunità: tra il 70 e l’80% delle legislazioni nazionali, ormai, sono direttamente collegate all’adozione delle legislazioni europee. E poi decidere di svolgere un ruolo attivo e, soprattutto, esprimere la propria preferenza con il voto scegliendo candidati che hanno dimostrato di lavorare seriamente per il bene comune europeo.

     
    D. - Nel vostro appello evidenziate che solo l’Europa unita può rispondere alle sfide attuali. In che modo?

     
    R. - La promozione dei valori che l’Europa rappresenta, nella sua grande storia di integrazione, e che ha messo insieme intorno al tema della giustizia e della solidarietà, non si difende certamente andando ciascuno per sé. Solo l’Europa unita - che già oggi rappresenta come insieme la prima economia del mondo, ma anche il primo donatore di aiuti a livello mondiale - può rappresentare una capacità di incidere e di diventare un vero punto di riferimento. La sfida oggi è: costruiremo un mondo almeno tripolare dentro una logica multipolare o ci arrenderemo a una logica bipolare del mondo, cioè fatta da Stati Uniti e Cina? Io voglio ambire ad essere parte di un mondo almeno tripolare, nel quale l’Europa con il suo modello sociale, con la sua economia sociale di mercato, con una sua idea di libertà, di solidarietà e di integrazione delle parti più deboli, di difesa dei diritti della persona e della dignità umana può rappresentare un punto di riferimento. Non per colonizzare gli altri, ma per rappresentare un punto di orientamento che mira anche a cambiare le regole delle globalizzazione.

     
    D. - In che modo, secondo lei, si può raccogliere l’invito di Benedetto XVI rivolto all’Europa affinché non si disperdano i suoi valori e soprattutto le sue radici cristiane?

    R. - E’ un po’ come la parabola dei talenti. Credo che l’Europa non debba dimenticare e nascondere la propria storia straordinaria, fatta anche di errori e di tragedie quali la Shoah o l’aspetto meno pregevole della propria storia coloniale. Una storia che tuttavia è di straordinarie conquiste di civiltà - ricordo soltanto il principio della dignità intangibile della persona umana, che è un principio figlio della cultura europea, passato oggi nella Dichiarazione Internazionale dei Diritti dell’uomo o ancora l’uguaglianza uomo-donna. Quando l’Europa smette di spendere i suoi talenti sulla scena internazionale, smette di svolgere un ruolo attivo, fa esattamente quello che faceva l’uomo stigmatizzato nella parabola dei talenti, cioè perde tutto. L’Europa oggi è di fronte a questo: le sue radici cristiane, che possono essere riconosciute esplicitamente o implicitamente, non vanno semplicemente evocate e poi conservate in un museo, ma vanno spese e interpretate nel tempo presente: sia continuando a dare forma ai valori che hanno costruito e fatto grande l’Europa, sia continuando a spenderli per una diversa globalizzazione, per una realtà internazionale un po’ più solidale e aperta ai più poveri.

     
    Non solo i cittadini ma anche il sistema Europa ha bisogno di confrontarsi con gli ideali che l’hanno animata fin dalle origini. E’ l’opinione della prof.ssa Marta Cartabia, docente di Diritto costituzionale europeo all’Università di Milano-Bicocca, intervistata da Emanuela Campanile:

    R. - I padri fondatori, chi ha voluto e ha costruito l’Europa, ci hanno lasciato un’eredità molto positiva. Nel loro progetto iniziale c’era una grande tensione verso importanti ideali: pace e prosperità per tutto il continente europeo, come si legge nel discorso del 9 maggio 1950 di Robert Schumann. Ma, come ha detto anche il Santo Padre in recenti occasioni, sul piano morale, spirituale, degli ideali, ogni generazione deve riconquistarsi lo spessore della vita comune. Non si può pensare di accumulare e di proseguire su qualcosa che altri hanno fatto.

     
    D. - Si può definire lo spirito di quelle origini caratterizzato dal liberismo e dalla democrazia?

     
    R. - Sicuramente, quello che era chiaro a quegli uomini che avevano vissuto la prima parte del XX secolo - che cioè partivano per costruire l’Europa sulle macerie di due guerre mondiali e dei totalitarismi che avevano distrutto spiritualmente e materialmente l’intera società - era che la persona doveva essere al centro di tutto.

     
    D. - Ad oggi l’Europa, secondo lei, è un’esigenza per il futuro?

    R. - Direi che è un dato di fatto e non si può neanche immaginare di tornare indietro. I problemi delle società attuali hanno delle dimensioni che superano di gran lunga i confini nazionali. Il cambiamento demografico, i fenomeni di immigrazione, i problemi dell’economia, il terrorismo internazionale sono tutte problematiche che non possono che passare dall’Europa. Il singolo Stato da solo non può farcela.

     
    D. - Fondamentale dovrebbe dunque essere la riscoperta dell’Europa. Purtroppo, di queste ultime elezioni 2009 nemmeno i mass media si stanno occupando moltissimo…

     
    R. - Parte del problema è da collocarsi proprio nella struttura europea, perché manca un vero e proprio agorà dove i cittadini partecipino alla vita politica dell’Europa. Non ci sono partiti politici europei, il dibattito è sempre mediato dai partiti nazionali e quindi dai problemi nazionali. E’ un passo da fare, questo.

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    Un concerto alla presenza di Giorgio Napolitano e del cardinale Bertone per celebrare i 140 anni del Bambin Gesù. Intervista col prof. Profiti

    ◊   L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù festeggia il traguardo dei 140 anni di attività. Un concerto, questa sera alle 19.30 in Piazza del Campidoglio - alla presenza tra gli altri del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano - offrirà la cornice celebrativa per una benemerita istituzione sanitaria, che ha fatto dell’eccellenza professionale in campo pediatrico la sua cifra più caratteristica. Nel corso della serata, la Lupa capitolina, simbolo della città, verrà consegnata al presidente dell’Ospedale, il prof. Giuseppe Profiti, che tratteggia la storia del Bambin Gesù al microfono di Alessio Orlandi:

    R. - L’ospedale nasce con un gesto di alcuni bambini che hanno rotto dalla famiglia Salviati, che diedero - simbolicamente - ai genitori la prima somma necessaria per una donazione, per la nascita dell’ospedale. Ospedale che viene consegnato nelle mani del Papa, un ospedale che cresce nei secoli e diventa l’ospedale di Roma, diventa l’ospedale dei bambini di tutta l’Italia. Diventa l’ospedale dove nasce la prima cardiochirurgia pediatrica, dove avviene il primo trapianto di cuore pediatrico di questo Paese, ed è l’ospedale che festeggia i suoi 140 anni, vedendo oggi i suoi medici operare in 43 Paesi in giro per il mondo, ed ospitando al suo interno, ad oggi, circa cento medici che provengono da questi Paesi.

     
    D. - Cosa significa essere medico, infermiere, operare al Bambin Gesù e richiamarsi ai valori cristiani?

     
    R. - Noi lo consideriamo un valore aggiunto, un valore importante, che aggiunge qualcosa alla prestazione della scienza, la arricchisce, e purtroppo, laddove la scienza non arriva, è quello che riusciamo e che amiamo offrire.

     
    D. - C’è un momento particolare, in questi 140 anni di attività, particolarmente importante?

     
    R. - Quello che segnerei, fondamentalmente, è il momento in cui l’ospedale viene affidato nelle mani della Santa Sede, e quindi nelle mani del Papa, al cuore del Papa. Credo che sia questo il motore di tutto, anche dei momenti più significativi di crescita dell’ospedale. Uno per tutti: la nascita del centro cardiologico e cardochirurgico, che oggi è uno dei più grandi d’Europa ed il primo in Italia.

     
    D. - Quanti utenti servite ogni anno, da dove vengono, quali sono le patologie più frequenti che curate?

     
    R. - L’ospedale ogni anno ha un milione di visite ambulatoriali. Nelle sue quattro sedi presta 40 mila ricoveri e circa 60 mila accessi al pronto soccorso. Sulle elevate, altissime specializzazioni, individuerei sicuramente il modello del Centro unico dei trapianti pediatrici, ovvero un modello puramente nazionale, che garantisce quindi tutti i trapianti di organi di tessuto all’interno di un percorso che si sviluppa con tutte le altre specialità pediatriche.

     
    D. - Progetti e prospettive future per l’ospedale Bambin Gesù?

     
    R. - Ricercare la grandezza in termini di qualità e quantità di prestazioni da garantire ai bisogni pediatrici locali, nazionali ed internazionali, tenendo sempre più stretto e quindi sviluppandolo il connubio tra ricerca ed assistenza.

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    Il difficile cammino per la pace nella Repubblica Democratica del Congo: la testimonianza del vescovo congolese Fridolin Ambongo

    ◊   I caschi blu dell’Onu e l’esercito congolese hanno condotto nei giorni scorsi un’operazione congiunta contro un gruppo di ribelli hutu ruandese, nella parte est della Repubblica Democratica del Congo. Secondo la Monuc, la missione Onu di peacekeeping, l’operazione è stata necessaria per fermare le violenze perpetrate dai ribelli contro la popolazione civile. Nonostante la guerra civile in Congo sia finita, dunque, la situazione è tutt’altro che pacificata. E’ quanto sottolinea mons. Fridolin Ambongo, vescovo della diocesi di Bokungu-Ikela e presidente della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale congolese, intervistato da Alessandro Gisotti:

     
    R. - Non c’è più la guerra come qualche anno fa ma, comunque, non c’è la pace. Adesso sono rimasti due gruppi di ribelli che stanno facendo delle cose orribili: ammazzano la gente, commettono violenze sulle donne. E’ terribile per noi. Anche i soldati governativi, quando vanno lì per combattere i ribelli, a volte fanno peggio degli stessi ribelli che vogliono combattere. Alla fine, la vittima è sempre la popolazione congolese.

     
    D. - Quanto è urgente che vengano ascoltate le parole dei vescovi, della Chiesa del Congo?

     
    R. - L’ultima volta che noi vescovi ci siamo incontrati per riflettere sulla situazione della violenza in Congo abbiamo pubblicato una dichiarazione e poi abbiamo detto: la dichiarazione non basta, dobbiamo andare a parlare con i “capi” di questo mondo, da cui dipende la situazione in Congo. Nei mesi di novembre e dicembre siamo stati in Canada, negli Stati Uniti, all’Onu, anche in Francia, in Belgio, per parlare con i responsabili politici. Dopo il nostro passaggio all’Onu, c’è stato un cambiamento in senso positivo in Congo. Per questo, noi lavoriamo insieme con i vescovi del Rwanda per costruire un ponte di pace fra questi popoli.

     
    D. - Anche di recente nel suo viaggio in Africa, il Papa ha chiesto di non strumentalizzare l’Africa e i suoi problemi, un qualcosa che è molto presente in Congo…

     
    R. - Siamo stati molto contenti di sentire il Papa dire queste cose, perché noi lo abbiamo sempre detto. Sentire le stesse cose dalla bocca del Papa è stata per noi una gioia. Questa è la realtà, tutte queste guerre, questa sofferenza del popolo, vengono dai capi, alcuni sono i nostri “capi” ma i veri “capi” sono fuori del Congo, perché il motivo che c’è dietro la guerra sono le ricchezze e di queste ricchezze approfittano gli altri, non il popolo congolese.

     
    D. - In ottobre si terrà il Sinodo dei vescovi per l’Africa. Quali sono le sue speranze per questa assemblea?

     
    R. - Noi aspettiamo molto questo Sinodo, perché il tema di questo Sinodo è proprio la realtà sociale dell’Africa di oggi. Noi come Chiesa aspettiamo di parlare dei problemi dell’Africa in profondità.

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    Al Vittoriano di Roma il primo Museo dell'emigrazione: molti documenti d'epoca per raccontare il fenomeno dall'Unità d'Italia ad oggi

    ◊   I 150 anni di storia italiana letta attraverso il fenomeno emigratorio che negli anni ha fortemente modificato la realtà del Paese. Cinematografia, foto, documentari, musica, giornali, riviste d’epoca, oggetti: sarà materiale di diverso tipo a comporre il primo Museo nazionale dell’emigrazione, allestito al Vittoriano di Roma e presentato lunedì scorso alla stampa. L’inaugurazione sarà il 25 settembre prossimo. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Dall’Unità d’Italia ad oggi, in 148 anni, sono emigrati più di 29 milioni di italiani. A chi lasciò dietro di sé l’Italia appena unificata, a chi andò via nei 22 anni di intervallo tra le due grandi guerre, a chi partì nel secondo dopoguerra, e all’attuale realtà delle comunità italiane nel mondo, è dedicato il primo grande museo nazionale dell’emigrazione. Un viaggio nel dolore di chi fu costretto a lasciare e nella speranza di chi cercò una vita migliore. Un modo finora inesplorato di guardare a questo importantissimo fenomeno della storia italiana, che vuole soprattutto abbattere alcuni stereotipi. La professoressa Maddalena Tirabassi, del Comitato scientifico del museo:

     
    “Uno dei primi stereotipi da superare è quello che l’emigrazione abbia riguardato l’Italia meridionale, il che non è vero perché ha riguardato tutta l’Italia. L’altra cosa è che sia un’emigrazione molto maschile: ciò è stato vero agli inizi, poi però è diventata un’emigrazione di famiglie e ora le donne sono quasi il 50 per cento. Un altro stereotipo è che si sia andati solo in America: in realtà, si è andati in tutto il mondo e oggi i primi Paesi meta di emigrazione sono europei".
     
    Chi partì portò con sé valori, tradizioni, stili di vita, da mettere in relazione con quelli delle società dei Paesi di accoglienza, le cui evoluzioni incisero sul processo migratorio. Il prof. Lorenzo Prencipe, sempre del comitato scientifico del museo:

     
    "L’emigrazione italiana in Francia è diversa dall’emigrazione italiana in Germania. Se prendiamo l’emigrazione del secondo Dopoguerra vediamo che è stata un’emigrazione considerata integrata in Francia e, al contrario, non integrata in Germania, dove moltissimi sono incapaci di parlare la lingua, dove i ragazzi molte volte sono relegati nelle scuole di recupero o nelle secondarie di non accesso agli altri e che, quindi, mostra che anche i Paesi, con la loro storia e con la loro realtà socio-economica, influiscono nella gestione e nella evoluzione del fenomeno migratorio”.

     
    Gli italiani oggi sono dunque presenti tra le secondo generazioni di immigrati in Germania, Lussemburgo, Belgio. Italiani che hanno gli stessi problemi delle seconde generazioni di immigrati in Italia. Ancora la prof.ssa Tirabassi:

     
    “Ci sono delle dinamiche che si ripetono trasversalmente nella storia indipendentemente dal gruppo etnico di cui si parla e l’importante è pensare anche agli italiani come un popolo di migranti”.

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    Chiesa e Società



    Estremisti indù bruciano le case di tre cristiani del Kandhamal in Orissa

    ◊   Estremisti indù hanno dato fuoco alle case di tre famiglie cristiane nel villaggio di Sirsapanga, nel distretto del Kandhamal, nello Stato di Orissa. Il fatto è avvenuto la sera del 31 maggio, lo stesso giorno in cui i militari del Central reserve police force (Crf), stanziati nella zona a protezione dei cristiani, hanno iniziato a ritirarsi per decisione del governo centrale. L’incidente - riferisce l'agenzia AsiaNews - sembra teso a fermare il rientro dei cristiani nei loro villaggi. Secondo alcuni testimoni è possibile che il gruppo degli estremisti abbia voluto celebrare con questo attacco la chiusura del presidio di polizia. Distanza per mesi nella regione, per evitare assalti e nuovi pogrom contro i cristiani, il governo di New Delhi ha deciso di ritirare le forze del Crpf. Il governatore dell’Orissa, Naveen Patnaik, ha però chiesto al ministro degli Interni Chidambaram di lasciare le ultime 10 compagnie - circa 1000 uomini - almeno per altri tre mesi. Il ritiro coincide con la chiusura dei campi profughi e il pressante invito del governo dell'Orissa a che i cristiani si organizzino per fare ritorno nei villaggi d’origine. Il 5 giugno l’amministrazione distrettuale del Kandhamal ha previsto un incontro di pace tra i cristiani dei campi profughi e le comunità dei loro villaggi di provenienza. P. Bijay Pradhan, parroco a Raikia, vede nel rogo delle tre abitazioni di Sirsapanga “un tentativo di impedire questo incontro”. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), spiega che “i cristiani del villaggio di Sirsapanga non sono tornati nelle loro case, ma vivono ancora nel campo profughi di Mondakia. Siccome l’amministrazione locale spinge perché tornino e vengano risistemati nelle loro case, i cristiani di tanto in tanto visitano i villaggi e cercano di riparare gli alloggi. Le comunità indù però non li vogliono e i roghi delle tre case sono un segnale per far capire loro che sono controllati”. La situazione quindi rimane ancora insicura. Inoltre “i colpevoli delle violenze continuano ad aggirarsi liberamente per i villaggi - afferma p. Pradhan - e alcuni minacciano la nostra gente che se non ritirano le denunce a loro carico non potranno fare ritorno nei villaggi”. (R.P.)

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    Sri Lanka: finito il conflitto, resta incerto il futuro dei 300 mila profughi tamil

    ◊   Mentre le armi ormai tacciono in Sri Lanka, la questione più gravosa è quella della sopravvivenza, della sistemazione e del futuro dei profughi tamil, prime vittime degli ultimi mesi di guerra. Si tratta di oltre 300mila sfollati interni, costretti oggi ai limiti della sopravvivenza nei campi profughi allestiti dal governo e dalle agenzie umanitarie come l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Acnur) e la Caritas. Le Ong - riferisce l'agenzia Fides - stanno collaborando con il governo del paese per fornire gli aiuti d’emergenza necessari agli sfollati fuggiti dalle aree teatro di conflitto negli ultimi mesi. I circa 300.000 sfollati sono attualmente alloggiati nei 40 siti d’emergenza disseminati nei distretti di Vavuniya, Jaffna e Trincomalee, mentre si lavora alacremente per costruire nuovi rifugi di emergenza, per distribuire aiuti non alimentari regolari e per monitorare le misure di protezione. Finora sono stati allestiti circa 8.800 rifugi d’emergenza e oltre 14.000 tende, ma si continua a farlo man mano che le autorità civili liberano altri terreni nelle aree interessate dalla crisi. E’ora prioritario – affermano gli operatori sul campo – decongestionare e migliorare le condizioni nei siti, dare stabilità alla popolazione e prepararla per il ritorno nelle aree di provenienza. L’Acnur ha anche avviato uno stretto dialogo con il governo per assicurare libertà di movimento agli sfollati che si trovano nei campi. Il governo, da parte sua, ha già mosso dei passi positivi su questo fronte affidando a istituzioni speciali le categorie di persone con necessità particolari, come i più anziani e le donne incinte, permettendo i ricongiungimenti di famiglie costrette a separarsi durante la fuga. Attualmente si sta completando il controllo sulla popolazione degli sfollati, per separare gli ex combattenti dai civili, in modo che questi ultimi possano spostarsi più liberamente dentro e fuori dai campi. L’obiettivo finale è normalizzare la vita della popolazione, assicurando i rimpatri non appena le condizioni lo permetteranno. Questo significa che si dovranno affrontare diverse questioni: la sicurezza; lo sminamento e la rimozione di ordigni inesplosi; gli accertamenti da condurre nei villaggi; la ricostruzione delle case danneggiate; lo sviluppo di infrastrutture e la ricostituzione dell’amministrazione civile nei distretti e nelle province colpiti dalla crisi. (R.P.)

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    Filippine: l’arte, strumento di dialogo fra cristiani e musulmani per costruire la pace

    ◊   Il dialogo islamo-cristiano viaggia e si infittisce attraverso l’arte: è quanto sta accadendo nelle Filippine del sud, sull’isola di Mindanao e nell’arcipelago delle Sulu, grazie a una nuova iniziativa che ha coinvolto artisti e intellettuali cristiani e musulmani. Si tratta di registi, fotografi, pittori e scultori che hanno sposato il motto “Arte: strumento di pace” e hanno iniziato a realizzare mostre ed esposizioni in comune, conducendo una campagna di sensibilizzazione culturale nella società multireligiosa dalle Filippine meridionali. L’idea - precisa l'agenzia Fides - è nata tra i frequentatori del Centro per il dialogo “Silsilah”, che da 25 anni opera nelle Filippine del sud intessendo rapporti cristiano-islamici con ottimi risultati, dedicandosi molto alla formazione dei giovani, costruendo una cultura della riconciliazione, della pace e dell’armonia. Presso il “Villaggio dell’Armonia”, sede di “Silsilah”, alla periferia di Zamboanga, è stata allestita una esposizione di opere d’arte di diversi artisti che, “guidati dal proprio patrimonio religioso e culturale, usano il loro talento e la loro ispirazione per condividere una comune visione del mondo e della vita, basata sulla pace”, informa il movimento. L’iniziativa si sta progressivamente allargando, coinvolgendo altri artisti che condividono lo stesso spirito e le stesse finalità. Il ruolo della cultura e dell’arte nel processo del dialogo – notano gli artisti coinvolti – è molto importante. L’arte, attraverso le sue varie manifestazioni concrete, (festival, mostre, esposizioni), svolge un ruolo insostituibile nel campo della formazione e dell’educazione per promuovere una cultura di pace e di rispetto e comprensione fra le diverse comunità religiose. Le varie manifestazioni artistiche contribuiscono a rendere il dialogo interreligioso efficace. Inoltre esse sensibilizzano tutti al dialogo interculturale e interreligioso, concepito come uno scambio rispettoso e libero fra comunità e individui, e aiutano a vincere gli stereotipi, il pregiudizio, la discriminazione e l’ignoranza nei confronti delle culture diverse o minoritarie. (R.P.)

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    FAO: investire nell'agricoltura per ridurre la fame e la povertà nei Paesi in via di sviluppo

    ◊   Contribuire ad implementare e rendere più sostenibile l’agricoltura nei paesi in via di sviluppo, investire risorse, aumentare la produttività agricola per renderla più resistente contro l’impatto dei cambiamenti climatici con lo scopo di ridurre il numero delle persone nel mondo che soffrono la fame, circa 1 miliardo attualmente e offrire a tutti una migliore opportunità di reddito e di lavoro. Queste le intenzioni programmatiche emerse nel corso di un meeting internazionale, promosso dalla FAO sul tema: “L’Agricoltura è essenziale per fronteggiare i cambiamenti climatici”. Nel corso dell’incontro, Alexander Muller, Vice Direttore della Organizzazione, ha invitato tutti gli Stati alla cooperazione in vista del nuovo accordo mondiale sul clima che dovrà essere siglato il prossimo dicembre a Copenaghen. “Risulta necessario”, ha aggiunto Peter Holmgren, responsabile per le Nazioni Unite dei negoziati sui cambiamenti climatici- “investire nell’agricoltura, offrire finanziamenti in grado di garantire incentivi per gli agricoltori, in modo che con l’attività agricola possano partecipare alla riduzione delle emissioni di gas serra.(C.S.)

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    Appello dell'Ufficio cattolico internazionale per l'Infanzia per i diritti del bambino

    ◊   Un forte appello alla mobilitazione a favore dell'infanzia per tutelare i diritti dei bambini, mantenendo gli impegni presi. Lo ha rivolto l’Ufficio Cattolico Internazionale per l’Infanzia, in occasione della celebrazione del 20° anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei minori. Secondo le organizzazioni, che hanno firmato l'appello, “la trasposizione di norme della Convenzione ai diritti internazionali e alle politiche realizzate ha permesso un progresso reale, ma gli impegni assunti sono ancora lungi dall'essere rispettati ovunque". I bambini sono considerati ancora troppo spesso oggetto di assistenza o destinatari di alcuni diritti fondamentali, che vengono concessi loro come un'elemosina. Il documento ricorda la terribile situazione di gran parte dell'infanzia: “bambini soldato, bambini che lavorano in condizioni penose e pericolose, bambini oggetto di abusi, violentati, vittime della guerra e della fame, che hanno subito uno sradicamento “fisico, a volte brutale, dal loro Paese ma anche sradicamento psicologico. Urge pertanto adottare un nuovo approccio che tenga conto delle loro necessità più profonde, così come del loro diritto alla vita e a uno sviluppo integrale, compreso quello spirituale, rispettando e valorizzando il contesto culturale e religioso d'origine. Questo nuovo approccio del bambino, indica l'appello ripreso dall'agenzia Zenit, può realizzarsi dando priorità alla lotta contro ogni forma di violenza, al rispetto per i bambini e con la garanzia di un'istruzione di qualità. I firmatari dell'appello chiedono agli Stati che non lo hanno ancora fatto di ratificare la Convenzione, di rispettare gli impegni firmati cooperando a stretto contatto con la Commissione per i Diritti dell'Infanzia e con i meccanismi di applicazione dei diritti umani dell'ONU, di altre istituzioni e di ONG specializzate in questo campo per garantire che i bambini possano godere pienamente dei loro diritt. (C.S.)

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    Sudan: appello della Chiesa cattolica per la pace

    ◊   In occasione della Solennità di Pentecoste, l’arcivescovo di Juba, Paolino Lukudu Loro, ha redatto un messaggio in cui ha ricordato che, in nome del ruolo fondamentale assunto dalla Chiesa nella fase di stipulazione dei Comprehensive Peace Agreement (CPA), le istituzioni religiose devono continuare ad adoperarsi per la difesa della pace. Questo insieme di trattati, firmato nel 2005 a Nairobi da membri del Sudanese People’s Liberation Movement (SPLA) ed esponenti della giunta militare di Khartoum, ha messo fine ad oltre venti anni di guerra civile. Nel suo messaggio, mons. Loro ha descritto i CPA come “un dono di Dio, una risposta alle preghiere dei fedeli per la giustizia, la pace, la prosperità, il rispetto dei diritti, e della dignità umana”. L’arcivescovo ha poi lanciato un appello alle popolazioni del sud del Sudan affinché si uniscano nella difesa degli Accordi, ritenuti essenziali per la risoluzione dei conflitti che affliggono il Paese africano. Mons. Loro ha anche condannato pubblicamente i massacri tribali, gli scontri nei pressi del Nilo e del Bahr el Ghazal, le azioni compiute dai ribelli appartenenti alla Lord Resistency Army (LRA), i sequestri dei bambini, in aumento nella regione a est di Juba e che il presule definisce “disumani”, i numerosi traffici di armi e i movimenti di gruppi di uomini armati. Infine, l’arcivescovo di Juba parla del recente conflitto tra le comunità di Bari e Mundari e lo definisce un paradosso: “La coesistenza storica tra le due comunità non deve essere turbata. I due gruppi hanno condiviso per anni i confini, la lingua, i nomi dei clan e dei villaggi; hanno celebrato matrimoni interetnici; hanno vissuto sotto la medesima leadership; hanno combattuto insieme contro nemici esterni e hanno accettato le reciproche soluzioni politiche”. “Coloro che sono causa del conflitto – ribadisce con forza mons. Loro - devono arretrare immediatamente, in quanto nemici della pace”. Il presule poi conclude: “Questa guerra e tutte le azioni criminali hanno un impatto estremamente negativo anche sulle altre comunità e sul governo dello Stato sudanese del Central Equatoria, che ha perso credibilità e autorevolezza”. (I.A.)

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    Delegazione dei vescovi italiani in RD del Congo per ribadire il ruolo di pace della Chiesa

    ◊   “Illustrare la situazione esistente nel Paese e le incerte prospettive sul futuro, insieme al ruolo di pacificazione svolto dalla Chiesa Cattolica, nella consapevolezza che la Repubblica Democratica del Congo è già oggetto di attenzione da parte degli interventi caritativi dei vescovi italiani, mentre un buon numero di preti congolesi è impegnato nel servizio pastorale alle comunità italiane”. Questo il motivo dell’invito fatto dalla Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo (Cenco) ad una delegazione della Cei, che si è recata in questi giorni in visita a Kinshasa. La delegazione era composta da mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento e presidente della Fondazione Missio, mons. Giovanni Battista Gandolfo, responsabile del Servizio Cei per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo e da don Gianni Cesena, direttore generale di Missio. “La Cenco - ha spiegato don Gianni Cesena all'agenzia Sir - denuncia da tempo le logiche di sfruttamento che stanno alla base della guerra nella parte orientale del Paese e il tentativo di balcanizzazione dello stesso, ponendo importanti aree ricche di giacimenti minerari e petroliferi sotto il controllo di governi stranieri o di multinazionali o in un’anarchia vantaggiosa solo per chi vuole fare affari all’ombra dell’illegalità”. (R.P.)

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    Approvato in Togo il Piano nazionale per le comunicazioni sociali della Chiesa

    ◊   “La Comunicazione deve essere una dimensione essenziale di tutte le attività della Chiesa e l’Evangelizzazione attraverso i media deve essere una priorità della Chiesa-Famiglia di Dio in Togo” ha affermato mons. Denis Amuzu-Dzakpah, arcivescovo di Lomé, responsabile della comunicazione della Conferenza episcopale del Togo, introducendo i lavori dell’assemblea generale straordinaria della Commissione nazionale cattolica per le comunicazioni sociali. L’assemblea, informa un comunicato inviato all’Agenzia Fides, si è svolta dal 26 al 30 maggio al Centro Leone XIII, a 15 chilometri da Lomé, la capitale del Togo. All’assise hanno partecipato una ventina di convegnisti provenienti da 7 diocesi del Togo, e un esperto in pianificazione strategica del Catholic Media Council (CAMECO), di Aquisgrana, che hanno discusso il Piano Pastorale della Comunicazione per la Chiesa-Famiglia del Togo. Mons. Amuzu-Dzakpah , citando il seminario organizzato a marzo a Roma dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali per tutti i Vescovi che nella Chiesa universale si occupano delle comunicazioni, ha affermato che “il buon comunicatore deve essere un mediatore, cioè un testimone, un rabdomante, un maestro, un artista, una levatrice, un profeta e un pellegrino che cammina con Gesù”. Al termine dell’assemblea, i partecipanti hanno approvato il Piano pastorale strategico di Comunicazione della Chiesa togolese, il cui obiettivo globale è così definito: “I media e i comunicatori cattolici, testimoni e promotori dei cammini di riconciliazione, di giustizia e di pace della Chiesa-Famiglia di Dio in Togo e portavoce dei senza voce”. (R.P.)

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    Tanzania: allarme della Chiesa per il divario crescente tra ricchi e poveri

    ◊   La Chiesa cattolica della Tanzania lancia l’allarme per denunciare il divario crescente tra ricchezza e povertà nel Paese. Per questo, ed in vista delle elezioni presidenziali e legislative che si terranno nel 2010, la Chiesa ha annunciato l’istituzione di un programma di educazione civica sui diritti fondamentali dell’uomo e sui doveri del cittadino. Il progetto sarà portato avanti nelle parrocchie, nelle scuole e nelle comunità cattoliche di tutto il Paese. Inoltre, in una dichiarazione, ripresa dall'agenzia Apic, i vescovi locali auspicano una revisione della Costituzione e criticano la “deriva” del Paese verso il capitalismo, considerato come “il principale ostacolo” allo sviluppo della Tanzania. La Chiesa chiede, quindi, al governo di modificare la politica sociale, sottolineando che essa si dovrebbe concentrare sul miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e non privilegiare esclusivamente la crescita economica del Paese. “Non possiamo pensare di risolvere il problema della povertà – scrivono i vescovi – utilizzando come risorse esclusivamente il turismo e l’estrazione mineraria”. Quindi, i presuli auspicano l’instaurazione di una cultura della valutazione per il servizio pubblico, alla quale dovrebbero prendere parte i ricercatori universitari, i mass media, le associazioni civili e religiose. La dichiarazione è accompagnata, poi, da un progetto elaborato dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale della Tanzania (TEC) e dai liberi professionisti cristiani del Paese: nel documento, viene proposta la realizzazione di un regime pensionistico generale per tutti i cittadini che abbiano più di 60 anni, l’assegnazione di un pasto gratuito al giorno nelle scuole primarie, l’istituzione di un sussidio mensile per ogni bambino disabile ed il rafforzamento del sistema di protezione sociale. Infine, la TEC auspica un sistema educativo statale davvero “performativo” ed una corretta valutazione dei bisogni sanitari di base. (I.P.)

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    Vescovi della Polonia: alle europee votare persone capaci di condividere il Vangelo

    ◊   Domenica 7 giugno, giornata di voto europeo per la Polonia, la Chiesa locale celebrerà la seconda edizione della Giornata del ringraziamento voluta dall’episcopato come riconoscimento del ruolo fondamentale svolto da Giovanni Paolo II nel processo di democratizzazione dell’Europa centro-orientale. Quest’anno ricorre anche il trentennale del primo pellegrinaggio di papa Wojtyla in Polonia ( 2-10 giugno 1979) e il 20° anniversario delle prime elezioni libere in Polonia e in tutta l’Europa dell’Est (4 giugno 1989). Ricorrenze da non sottovalutare nella prospettiva delle elezioni per le quali diversi vescovi hanno invocato la partecipazione. “Chi non vota ha sempre torto” rileva mons. Henryk Muszynski, arcivescovo di Gniezno. “I polacchi dovrebbero scegliere rappresentanti capaci di portare in Europa il meglio della cultura nazionale. La religiosità dei polacchi è viva e può ispirare altre nazioni; inoltre, i legami familiari in Polonia sono molto più forti di quelli in Occidente”. Analogo appello - riferisce l'agenzia Sir - anche da parte di mons. Wiktor Skworc, vescovo di Tarnow: “la partecipazione alle elezioni e la scelta di persone capaci di condividere il magistero del Vangelo su questioni come la difesa della vita, del matrimonio e della famiglia offre ai credenti polacchi una reale possibilità di portare i valori del Vangelo tra i popoli europei, e quindi di contribuire a creare un ordine morale”. (R.P.)

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    Spagna: messaggio dei vescovi per la Solennità del Corpus Domini

    ◊   “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido”: un passo tratto dal Libro dell’Esodo (3,7) è il tema scelto dalla Commissione episcopale spagnola per la Pastorale Sociale come titolo del messaggio redatto per la Solennità del Corpus Domini, che si celebra il 14 giugno. Una festività che, in Spagna, coincide con la Giornata della Carità. “C’è una relazione essenziale – scrivono i presuli – tra l’Eucaristia e la carità. La celebrazione dell’Eucaristia ha implicazioni sociali”, poiché “come scrive Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo”. Dopo questa premessa, i vescovi spagnoli si soffermano sull’attualità: “Dall’inizio della crisi finanziaria – si legge nel messaggio – un numero crescente di uomini e di donne, colpiti dalla situazione sociale ed economica, sta bussando alle porte della Caritas, delle parrocchie, delle congregazioni religiose e di altre istituzioni ecclesiastiche”. In queste persone, ricordano i vescovi, si ascolta “il grido delle vittime” e si scoprono “nuovi volti della povertà”. Ma i presuli si soffermano anche su un altro tipo di povertà, quella spirituale: “È la povertà di valori e di atteggiamenti che si manifesta e si coglie in diversi ambiti e attraverso alcuni mezzi di comunicazione. Insieme a tutto questo, non possiamo dimenticare la crisi educativa, presente anche in seno alla famiglia”. Il messaggio dei presuli elenca, quindi, i sintomi delle diverse forme di povertà, sia materiale che spirituale: “L’indice allarmante di disoccupazione, il numero crescente di piccole imprese in fallimento e di lavoratori che necessitano del sussidio, le difficoltà delle famiglie per pagare le rate del mutuo e lo squilibrio emotivo e relazionale che tutto ciò genera”. Un insieme di segni che, ribadisce la Commissione episcopale spagnola, “ci fanno scoprire che siamo di fronte ad una crisi che non sembra congiunturale, ma di lungo periodo e che non colpisce solo le persone, ma riguarda le strutture stesse del modello sociale ed economico vigente”. “La dignità dell’essere umano - si legge ancora nel messaggio - è il valore che entra in crisi nel momento in cui la persona non è più al centro della vita sociale, economica, imprenditoriale, nel momento in cui il denaro si trasforma in fine e non in un mezzo al servizio della persona e dello sviluppo sociale”. “Siamo in un momento privilegiato – sottolineano i vescovi spagnoli – per promuovere la comunione e la partecipazione di tutti, come ci propone la Caritas in questa Giornata della Carità sul tema “Una società con i valori è una società con un futuro”. “La comunione – si legge ancora – ci permette di acquisire piena consapevolezza della nostra identità e della nostra interdipendenza e ci insegna a ‘dare spazio’ al fratello, caricandoci reciprocamente i pesi gli uni degli altri e respingendo le tentazioni egoistiche che generano competitività, sfiducia ed invidia”. E ‘dare spazio’, continuano i vescovi spagnoli, significa “integrare coloro che abitualmente vengono ignorati, emarginati o esclusi”. Tornando a riflettere sul sacramento dell’Eucaristia, il messaggio della Commissione episcopale spagnola per la Pastorale Sociale ribadisce che “l’Eucaristia è un sacramento di comunione. E poiché formiamo un solo corpo nel Signore, tutti siamo chiamati a contribuire al bene comune secondo le nostre capacità e responsabilità, condividendo i beni affinché nessun fratello soffra per la loro mancanza”. “Se c’è qualcosa di positivo in questa crisi – affermano poi i presuli spagnoli – è l’opportunità di correggere e porre le basi della convivenza in valori solidi, capaci di costruire un ordine economico e sociale più giusto e trasparente”. (I.P.)

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    Cile: al via la prima Settimana nazionale liturgica

    ◊   Promuovere una rinnovata pratica liturgica, approfondire le radici ecclesiali e culturali, ma soprattutto favorire l’incontro tra i vescovi e il presbiterio, tra i parroci, le comunità e tutte le altre realtà ecclesiali associative territoriali. Questi alcuni obiettivi della Prima Settimana Nazionale Liturgica, che si svolgerà in Cile dal 7 al 14 giugno, sul tema: “La liturgia, luogo dell’incontro con il Cristo Vivo”, ispirato ai contenuti sulla Liturgia del documento di Aparecida. Molteplici le iniziative, previste dalla Conferenza episcopale cilena volte a dare un contributo per intensificare e migliorare la formazione liturgica della comunità ecclesiale, mettendo l’accento sulla “spiritualità liturgica, la celebrazione dei sacramenti e sui ministeri e servizi liturgici”. Oltre allo studio del magistero pontificio ed episcopale sulla dimensione liturgica, si cercherà di riflettere anche sul “tempo e lo spazio della liturgia”. Sul sito dell’episcopato è possibile trovare materiale di sostegno utile per il clero, per le comunità e per le famiglie che vorranno partecipare senza spostarsi dalla propria parrocchia o diocesi. Secondo la commissione nazionale, i frutti di questa iniziativa saranno importanti per l’intero lavoro pastorale e per l’evangelizzazione in corso nella cornice della Missione continentale. (A cura di Luis Badilla)

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    A Sydney il Congresso diocesano per la Nuova evangelizzazione

    ◊   L’arcidiocesi di Sydney si prepara a celebrare dal 18 al 26 luglio il Congresso diocesano per la Nuova Evangelizzazione. Un incontro, che richiamerà famiglie, associazioni e movimenti, parrocchie, catechisti, insegnanti, sacerdoti e laici, individui e comunità a “sperimentare nuovamente la chiamata del Vangelo e a mostrare a tutti l’abbondanza di doni che Cristo ha dato alla Chiesa”. Durante la settimana, articolata in momenti di preghiera, testimonianze, dibattiti, si svolgerà anche una speciale missione cittadina, con iniziative affidate soprattutto ai giovani, per coinvolgere ed evangelizzare il territorio. L’incontro ha come obiettivo quello di radunare la Chiesa cattolica di Sydney per focalizzare l’attenzione su quella che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno definito Nuova Evangelizzazione: un rinnovato annuncio cristiano e la ricerca di nuovi modi di proclamare il messaggio di Cristo nell’età contemporanea. L’idea del Congresso - si legge in una nota ripresa dall'agenzia Fides - è nata dopo le parole rivolte dal Pontefice in occasione della GMG a Sidney: “Rafforzata dallo Spirito, la nuova generazione di cristiani è chiamata a costruire un mondo in cui il dono della vita divina sia accolto, rispettato e amato. Il Signore ci chiama a farci profeti di una nuova era, messaggeri del suo amore, costruendo un futuro di speranza per tutta l’umanità”. (C.S)

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    Canada: la secolarizzazione sta cambiando il volto del Québec

    ◊   La secolarizzazione e il crollo della pratica religiosa nel Québec stanno cambiando radicalmente il volto di quella che una volta era considerata la culla del cattolicesimo in Canada. Tra i segni più emblematici di questo mutamento oltre alla chiusura di numerose parrocchie, anche la messa in vendita delle loro chiese, alcune di grande valore storico, con tutti i loro arredi. Oggi – riferisce l’emittente cattolica canadese “Radio Ville Marie”, non è raro vedere nelle strade di numerose città del Québec cartelli con la scritta “Chiesa in vendita”, o ex chiese sconsacrate convertite in locali o appartamenti. È il caso, ad esempio, dell’arcidiocesi di Montréal che in quest’ultimo decennio ha ceduto una buona trentina di chiese, pari al 10% del suo patrimonio immobiliare. A Sherbrooke una chiesa è diventata un ristorante, un’altra un teatro e un’altra ancora una palestra. A Rimouski una chiesa del XIX secolo è stata convertita in biblioteca, un’altra in un teatro. Nell’arcidiocesi Trois-Rivières, la Chiesa di Santa Cecilia, una delle più belle della città, sta per essere venduta a una compagnia di spettacoli. A costringere le diocesi a queste svendite il drastico calo dei fedeli e la mancanza di mezzi finanziari per mantenerle. Oggi nel Québec appena il 5% dei fedeli è praticante, contro l’80% degli anni ’60. È infatti agli anni della cosiddetta “Rivoluzione tranquilla” che risale l’inizio della secolarizzazione della società del Quebec. Una secolarizzazione che ha subito una brusca accelerata a partire dal 2000, diventando uno dei fenomeni più significativi del Québec di inizio secolo. (L.Z.)

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    A Seul catechismo via internet per bambini ed adulti

    ◊   “Un’esperienza di successo”, così la definisce Padre Lee Ki-jeong, supervisore del progetto, l’iniziativa di formare a distanza bambini e adulti. “Oggi – spiega padre Lee – vi sono moltissime persone che vogliono convertirsi al cattolicesimo, ma sono impossibilitate a seguire i corsi di catechesi in luoghi e orari determinati”. Se lavoro e impegni familiari non consentono una frequenza assidua dei corsi, la Chiesa coreana risponde allora alle esigenze dei fedeli “usando i mezzi offerti dalla modernità”. Il catechismo a distanza è stato voluto nel 2005, su richiesta di mons. Yeom Su-jeong, vicario generale dell’Arcidiocesi di Seoul. In quattro anni si sono avuti più di 4100 battesimi. La catechesi on-line ha permesso infatti a migliaia di cittadini di seguire anche i corsi di preparazione al battesimo. Il programma on line voluto dalla Chiesa della Corea del Sud ha la stessa valenza di un corso tenuto in parrocchia, è stato precisato proprio alla sua partenza. I catecumeni - riferisce l'agenzia AsiaNews - seguono le lezioni via internet e, completato il corso di formazione, sostengono una prova orale nella parrocchia di appartenenza per dimostrare “di avere i requisiti per ricevere il battesimo”. “Questo metodo – conclude il sacerdote – è un qualcosa di nuovo che ben si adatta alla vita odierna ed è applicato con successo da tutte le parrocchie”. Una proposta di formazione religiosa che ha trovato larghi consensi negli interessati ad aderirvi, anche per motivi di privacy. Lo dimostrano i risultati della campagna per il catechismo on line, che sono stati resi noti dallo stesso padre Lee Ki-jeong con una mail inviata a tutte le parrocchie e le comunità religiose.  In Corea del Sud – informa l’agenzia AsiaNews - vi sono circa 4,7 milioni di cattolici su un totale di 48,5  abitanti. A Seoul, metropoli di oltre 10milioni di abitanti, i battezzati sono circa 1.400.000; i sacerdoti sono circa un migliaio ai quali è affidata la cura di 215 parrocchie. (A.V.)

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    Thailandia: conclusa a Bangkok l’Assemblea delle scuole cattoliche

    ◊   Formare non solo studenti intelligenti, ma anche persone che sappiano porsi al servizio della società: è questo il compito delle scuole cattoliche. A ribadirlo, nei giorni scorsi, l’Assemblea generale dei direttori delle scuole cattoliche dell’arcidiocesi di Bangkok, in Thailandia. L’evento - riferisce l'agenzia Ucanews - si è svolto presso il Centro di formazione pastorale “Ban Phu Wan”, a Sam Phran, nella provincia di Nakhon Pathom. Inaugurando i lavori, padre Daecha Arpornart, direttore del Dipartimento per l’educazione dell’arcidiocesi locale, ha ribadito che il compito degli istituti cattolici è quello di “formare persone buone, non solo intelligenti. Ai nostri giorni, ci sono molti ragazzi che brillano per le loro capacità intellettive, ma sono davvero pochi quelli buoni o quelli che hanno principi morali”. Il religioso ha quindi sottolineato che “l’educazione cattolica aiuta gli studenti a raggiungere uno sviluppo integrale della persona, ovvero uno sviluppo fisico, mentale, emotivo e sociale”. Ma per raggiungere questo obiettivo, ha continuato padre Arpornart, è necessario “credere che tutte le persone sono state create ad immagine di Dio e che tutte devono essere considerate con pari dignità e diritti”. Argomento principale dell’assemblea è stata l’analisi di come le scuole cattoliche debbano avvalersi degli insegnamenti di Gesù per aiutare gli studenti a sviluppare il carattere. I partecipanti ai lavori hanno, inoltre, ribadito l’importanza della dottrina morale e del comportamento corretto nel percorso di studio dei giovani. Molte scuole cattoliche hanno testimoniato il loro impegno già attivo nel settore: l’Istituto “Bosco Pitak”, ad esempio, situato nella provincia di Nakhon Pathom, ha istituito una sorta di premio per lo studente più onesto, responsabile e di esempio ai propri compagni di corso. Contemporaneamente, è stato creato anche un progetto, chiamato “Responsabilità sociale”, per il quale ciascun ragazzo dona una piccola cifra a settimana (circa tre centesimi di dollari statunitensi) che finisce in un fondo destinato alle “giuste cause”. Centrale anche la riflessione sull’accesso all’istruzione: i partecipanti al meeting hanno, infatti, ricordato che le scuole cattoliche riservano molti posti agli studenti più poveri e a coloro che vengono da altre province, offrendo loro la possibilità di un alloggio. In chiusura dei lavori, l’assemblea ha esaminato il programma delle celebrazioni per il 25.mo anniversario del Dipartimento per l’educazione dell’arcidiocesi, che sarà celebrato il 14 agosto. Infine, qualche dato: dall’arcidiocesi di Bangkok dipendono 38 scuole cattoliche, per un totale di circa 3mila docenti e 60mila studenti. Inoltre, solo a Bangkok sono presenti altre 35 scuole guidate da diverse congregazioni religiose ed altri 70 Istituti appartenenti a cattolici laici. (I.P.)

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    L’appello del cardinale Tettamanzi ai giovani: “Non sciupate la libertà”

    ◊   Un accorato appello ai giovani è stato rivolto ieri dall’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, in occasione dell’incontro con 50mila fedeli, tra cresimandi e cresimati, tenutosi presso lo stadio Meazza di Milano. “Non sciupate la vostra libertà, vivetela non per il male ma per il bene, non per la mediocrità ma per gli ideali alti della vita, non in modo stolto ma sapiente” ha detto il cardinale di Milano, che ha aggiunto: “Dio ama e rispetta tantissimo la nostra libertà e non vuole fare nulla da solo, senza di noi. Dio semina con abbondanza e così fa la sua parte, e poi lascia a noi la nostra parte”. A marzo il cardinale Tettamanzi aveva rassegnato le dimissioni per sopraggiunti limiti d’età, riconfermato per altri due anni alla guida della diocesi di Milano coi titoli dei Santi Ambrogio e Carlo Metropolita della Provincia ecclesiastica milanese. “Se Dio ci dona il suo Spirito come un seme deposto nel cuore – ha proseguito nello stadio di Milano - vuol dire che ha fiducia in noi, conta su di noi, ha bisogno di noi, vuole coinvolgerci nei suoi sogni, nei suoi disegni, nei suoi progetti”. “Dio ci chiede – ha concluso l’Arcivescovo della città meneghina nell’intervento rilanciato dall’agenzia Sir - di essere ragazzi e ragazze che pregano ogni giorno, che ascoltano la parola del Vangelo, che partecipano all’Eucaristia della Domenica, che hanno un prete amico per vivere il sacramento della Riconciliazione, che amano la vita dell’oratorio, che studiano, sanno far gruppo, sono aperti agli altri, si impegnano per tutte le cose belle, come la giustizia, la solidarietà, l’amicizia vera, la vicinanza a chi soffre, la pace”. (A.V.)

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    Abruzzo: la croce della GMG nel cuore de L'Aquila. Presenti oltre 5 mila giovani

    ◊   “Vogliamo che questa croce faccia tornare a pulsare il cuore di questa città e da qui possa partire la nostra rinascita”. Questa le parole di don Dino Ingrao, responsabile diocesano della pastorale giovanile, pronunciate durante l’ultima tappa del pellegrinaggio della croce della GMG in Abruzzo, presso Piazza del Duomo nel centro storico dell’Aquila, cuore della “zona rossa”. Sul piazzale della cattedrale, danneggiata dal terremoto, i giovani della delegazione internazionale, provenienti da Roma, i coetanei aquilani e i Vigili del Fuoco, hanno recitato una preghiera tenendosi per mano attorno alla Croce. Pochi minuti dopo la processione si è rimessa in marcia, sotto la pioggia, verso il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata dove più di cinquemila giovani hanno partecipato alla chiusura dell’Agorà della regione abruzzese-molisana, promossa dalla Conferenza Episcopale di Abruzzo e Molise (Ceam), svoltasi sul tema “Ingaggiati da Cristo”. Dopo momenti di festa e di preghiera, la messa presieduta dal presidente dei vescovi di Abruzzo e Molise, mons. Carlo Ghidelli, che durante l’omelia ha esortato i giovani ad aspirare a ricchezze spirituali assumendo tre atteggiamenti: “Porre domande a Cristo, ascoltare la sua risposta e proposta, seguirlo e lasciarsi fare da Lui". (C.S.)

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    Mons. Betori ricorda Alberto Migone, direttore di "Toscana oggi", come “un uomo di verità”

    ◊   E’ stato l’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, ad officiare ieri pomeriggio, il rito funebre per Alberto Migone, il direttore del settimanale regionale ‘Toscana Oggi’. La celebrazione si è tenuta presso la basilica della SS. Annunziata nel capoluogo toscano. “Al momento della mia designazione a questa sede arcivescovile, non poche persone mi incoraggiarono, dicendomi che a Firenze, avrei potuto trovare un sicuro sostegno nel giornalista Alberto Migone, un uomo di forte radicamento ecclesiale, di chiara lettura dei tempi, di equilibrato giudizio nelle situazioni problematiche”, ha esordito con queste parole l’arcivescovo fiorentino all’omelia funebre. “Fu così – ha continuato il presule - che lo conobbi nell’unico colloquio che potei avere con lui, quindici giorni dopo il mio ingresso a Firenze, e ne porto un ricordo dolce ma già venato dalla tristezza del dover percepire che il male che lo stava aggredendo non ce lo avrebbe concesso per molti giorni ancora. Ed eccoci qui, per questo ultimo saluto, o meglio ancora per questa preghiera insieme, con cui vogliamo accompagnarlo al suo definitivo incontro con il Signore”. “Ora Alberto – ha continuato mons. Betori - vede Dio in quella vita eterna che è il dono del Padre ai servi fedeli del suo Figlio. Sta qui la vera differenza cristiana, o meglio il suo sguardo oltre il visibile, che rende nuovo anche questo nostro difficile tempo, proiettato nel destino eterno della risurrezione”. Il presidente della Conferenza Episcopale Toscana ha voluto ricordare ai presenti alle esequie, le doti professionali di Migone, accompagnate da uno 'sguardo profondo di fede' che "gli ha permesso - ha detto - di non essere un giornalista qualsiasi, ma un uomo di verità e di veracità, un amico che ci offriva chiarezza e sapeva indicarci cammini sicuri”, perché “quando invece ci priviamo di questa proiezione sull’ultimo e sul definitivo – ha proseguito il presule nell’omelia diffusa dal Sir - come cristiani finiamo per confonderci con le agenzie solidali e con le panacee psicologiche, con le vaghe spiritualità senza meta e con le deviazioni ideologiche che intossicano la storia”. “Pensarci per l’eternità – ha concluso - è lo specifico cristiano. Un eterno però che non è la conquista di un superuomo, ma è il dono di un Redentore che ci ama”. (A.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Comincia in Arabia Saudita la missione diplomatica di Obama in Medio Oriente. Domani al Cairo l'atteso discorso al mondo musulmano

    ◊   Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è oggi in Arabia Saudita, prima tappa del suo viaggio in Medio Oriente ed Europa. L’appuntamento più atteso, però, resta quello di domani a Il Cairo, dove pronuncerà un atteso discorso al mondo musulmano. Intanto, il numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri, ha lanciato un nuovo proclama contro gli Stati Uniti, mentre Al Jazira ha annunciato che nel prossimo notiziario trasmetterà un nuovo messaggio audio di Osama bin Laden nel quale viene attaccata la politica del presidente Obama. Il servizio di Marco Guerra:

    Comincia a Riad, con l’incontro con il sovrano saudita Re Abdullah, il viaggio di Barack Obama in Medio Oriente, destinato, nelle attese, ad aprire un nuovo corso nei rapporti con i Paesi arabi. La tappa in Arabia Saudita servirà discutere sull’equilibrio dell’intero assetto regionale, ampliando le prospettive anche a Pakistan e Afghanistan, dove Riad ha una vasta influenza. Tutte le attenzioni della comunità internazionale sono però rivolte al discorso al mondo musulmano che il presidente americano pronuncerà domani all’Università de il Cairo, nel quale incoraggerà ad abbracciare i valori delle democrazia e della libertà senza però imporre il modello occidentale. Ma al centro di tutta la missione sarà anche il rilancio del processo di pace israelo-palestinese per arrivare alla soluzione dei due Stati. In questo senso, continuano anche in questi giorni le pressioni dell’amministrazione statunitense su Israele per il congelamento dei nuovi insediamenti in Cisgiordania. L’eccezionalità del viaggio viene in un certo senso confermata dall’intervento dell’ideologo di Al Qaeda, Al Zawahiri, che ha rotto il suo silenzio con un messaggio sul web che sorta gli egiziani ad agire contro l’inquilino della Casa Bianca.

     
    Disastro aereo
    I resti avvistati nell'Oceano Atlantico sono ''senza alcun dubbio'' del volo Air France scomparso dai radar lunedì, mentre era in volo tra Rio de Janeiro e Parigi con 228 persone a bordo. Lo ha confermato il ministro della Difesa brasiliano, Jobim. Intanto, è stata ufficialmente avviata da parte delle autorità francesi l'inchiesta per stabilire le cause dell’incidente. Ieri, il Santo Padre ha espresso la sua personale vicinanza ai familiari mentre il presidente della Conferenza episcopale francese e arcivescovo di Parigi, il cardinale Andrè Vingt-Trois, ha invitato a parlare per le vittime. Oggi pomeriggio, alle ore 16, si terrà nella Cattedrale parigina di Notre Dame la celebrazione ecumenica in suffragio delle vittime del disastro aereo.

    Corea del Nord crisi missilistica
    Il leader nordcoreano, Kim Jong-Il, impegnato in un aspro confronto con la comunità internazionale per la corsa al riarmo nucleare decisa dal suo governo, ha designato il figlio terzogenito, Kim Jong-Un, alla successione. L’annuncio è stato dato dopo aver ottenuto il sostegno delle gerarchie militari nordcoreane, fedeli al regime di Pyongyang. Intanto, il Consiglio di sicurezza dell’Onu sta ancora valutando come rispondere alle provocazioni e alle minacce della Corea del Nord che prosegue i preparativi del lancio del missile a media gittata, in grado di raggiungere le coste del Nord America. E la crisi determinata dai test balistici di Pyongyang è stata al centro anche del colloquio telefonico di questa mattina tra Barack Obama e il suo omologo cinese, Hu Jintao.

    Somalia, ostaggi Buccaneer
    “Stiamo male, liberateci, scarseggiano acqua e cibo” è il drammatico appello lanciato da Mario Iarloi comandante della Buccaneer la nave italiana, con 16 membri d’equipaggio, sequestrata l’11 aprile scorso dai pirati somali nel Golfo di Aden. Attualmente il natante è ancorato a largo del Puntland. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Nairobi Massimo Alberizzi, inviato del Corriere della Sera, che ha raccolto l’appello del comandante della Buccaneer:

    R. - Sono lì, non sanno se ci sono trattative in corso. Le trattative, peraltro, mi sono state negate dal capo dei pirati, che mi ha detto che nessuno si occupa di loro e probabilmente loro lo sanno, perché erano praticamente disperati.

     
    D. - Sei membri dell’equipaggio sarebbero stati portati a terra: ce lo puoi confermare?

     
    R. - Ho cercato di verificare con la San Giorgio, la nave italiana che è alla fonda proprio vicino alla Bucaneer e quindi controlla tutto. Hanno detto però di non sapere niente. Io ho qualche dubbio, nonostante il comandante abbia confermato con me al telefono che i sei sono a terra: ho qualche dubbio che questo non sia vero, e che cioè siano sulla barca, ma loro dicono che sono a terra proprio per attirare panico ed attenzione.

     
    D. - Comunque, se fosse confermato il trasferimento, la situazione si farebbe ancora più difficile…

     
    R. - E’ una cosa molto grave, perché se ci fosse un blitz, a questo punto sarebbe impossibile risolvere l'empasse perché gli altri sei rimarrebbero in ostaggio sulla costa.

     
    D. - I pirati ti hanno detto che non c’è trattativa. Ma qual è la loro richiesta iniziale?

     
    R. - Loro hanno chiesto inizialmente 30 milioni di dollari. Poi si è aperta una trattativa: gli italiani hanno mandato un somalo, ma lui ha fallito la sua mediazione. Non so esattamente perché l’abbia fallita, comunque loro chiedevano 30 milioni di dollari e lui invece ha detto: “No, dovete rilasciarli incondizionatamente”.

     
    D. - Niente soldi, dunque. Si punta sulle pressioni politiche?

     
    R. - Gli italiani credono che le pressioni politiche sui somali possano essere sufficienti a farli rilasciare. Io, francamente, su questo ho qualche dubbio, anzi, parecchi dubbi, perché questi sono dei banditi che non hanno un obiettivo politico. Vogliono del denaro e basta.

     
    Nuova influenza
    L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha reso noto che il grado di allerta a livello mondiale per la Nuova influenza sta per raggiungere il livello 6, vale a dire il più alto nella scala di valutazione di un’eventuale pandemia. A preoccupare gli esperti è in particolare il numero crescente di casi riscontrati in Paesi fin qui non colpiti, come l’Egitto e il Cile. In Messico, il Paese da cui è partita epidemia, sono diventate 103 le vittime accertate del virus H1N1. Secondo l’ultimo bollettino dell'Oms, complessivamente si contano 18.965 contagi in 64 Paesi del mondo. Almeno 117 i morti.
     Al Qaeda, turista ucciso
    Al Qaeda in Maghreb ha annunciato l'esecuzione di un britannico preso in ostaggio lo scorso gennaio tra il e Niger il Mali, insieme con altri tre turisti europei, fra i quali due donne liberate lo scorso aprile. La risposta del premier britannico, Gordon Brown, è stata dura: l'uccisione di Dyer "rafforza la determinazione della Gran Bretagna a non cedere mai alle richieste dei terroristi, né pagheremo alcun riscatto". Per la liberazione del britannico il gruppo terroristico aveva chiesto il rilascio di un cittadino giordano, Abu Qatada.

    Iran violenze interconfessionali
    Escalation delle violenze interconfessionali fra sciiti e sunniti nel sudest dell’Iran. Il bilancio di tre giorni di scontri tra le due comunità è di sei morti, tra i quali un agente di polizia, e di 150 arresti. Secondo il vicecapo della polizia, ora la calma è tornata a Zahedan, capoluogo della provincia del Sistan-Baluchistan, che confina con Pakistan e Afghanistan ed è abitata da una forte minoranza sunnita in un Paese dove oltre il 90 per cento della popolazione è sciita, come il sistema di governo religioso.

    Morto in Afghanistan soldato britannico
    Ancora violenze in Afghanistan. Un soldato britannico è morto per l’esplosione di un ordigno, avvenuta nei pressi di Gereshk, nella provincia di Helmand. Il militare al momento della morte stava effettuano un pattugliamento nel sud dell’Afghanistan. La notizia è stata resa nota oggi dal Ministero della difesa britannico.

    Algeria
    In Algeria, almeno 11 persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un attacco terroristico, presumibilmente di matrice islamica, avvenuto a Issers, circa 50 chilometri a sudest di Algeri. Tra le vittime ci sono sette ufficiali di polizia e due insegnanti, a bordo di un convoglio che trasportava le copie degli esami di fine anno a Timezrit.

    Tienanmen-Amnesty
    Ricorre oggi il ventesimo anniversario della repressione di piazza Tienanmen. Nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989 l’esercito cinese pose fine nel sangue alle proteste degli studenti che chiedevano riforme democratiche. A vent’anni di distanza, Amnesty International, organizzazione impegnata per la difesa dei diritti dell’uomo, ha chiesto alle autorità cinesi di aprire un’inchiesta indipendente per stabilire fatti e responsabilità. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 154

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