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Sommario del 02/06/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI prega per le vittime dell'Airbus francese precipitato nell'Atlantico e per i loro familiari. Proseguono le ricerche, forse avvistati alcuni rottami
  • Il Papa nomina l’arcivescovo Baldelli nuovo penitenziere maggiore. Succede al cardinale Stafford
  • Nomina
  • Temi e attese dell'Anno sacerdotale spiegati dal segretario della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza
  • Una pastorale dell'accoglienza che renda visibile l'amore della Chiesa. Così mons. Marchetto nell'incontro in Guatemala sull'immigrazione
  • I due segretari del Papa, mons. Gänswein e mons. Xuereb, festeggiano 25 anni di sacerdozio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L’Azione cattolica e le elezioni europee: riscoprire l’anima cristiana del continente. Intervista con Franco Miano
  • Domani Obama in Medio Oriente. Sale l'attesa per il discorso al mondo musulmano
  • Il maltempo aggrava le condizioni dei terremotati abruzzesi, che chiedono alloggi più stabili: intervista con Luigi Vicinanza
  • Italia, ridotta la parata militare per la festa della Repubblica, fondi destinati all'Abruzzo
  • Dai primi martiri ai cinque continenti: parte da Roma l'urna con le reliquie di don Bosco
  • Chiesa e Società

  • In Sudafrica ucciso un religioso austriaco dei Missionari di Mariannhill
  • Andrà a mons. Rahho, ucciso in Iraq, il premio “Path to peace foundation”
  • Nuove minacce ai cristiani in Nepal
  • Il vescovo di Jaffna denuncia la “tragedia” dello Sri Lanka
  • I rifugiati tamil in India chiedono di non dimenticare i crimini dello Sri Lanka
  • La Caritas accanto alle vittime del ciclone in Bangladesh e India
  • I vescovi cattolici degli Stati Uniti condannano l’assassinio del medico pro-aborto Tiller
  • Grave epidemia di morbillo in Burkina Faso, 45 mila casi
  • Unità, pace e giustizia, le richieste della Chiesa di El Salvador al nuovo presidente
  • Per il cardinale Maradiaga i consacrati sono come “lettere di Cristo”
  • Togo: vescovo nominato presidente della commissione “Verità, giustizia e riconciliazione”
  • Senegal: per la Pentecoste, pellegrinaggio al Santuario mariano di Popenguine
  • Svizzera: pellegrinaggio ad Einsiedeln per l’unità della Chiesa e con Benedetto XVI
  • Il cardinale Bagnasco: più attenzione pastorale alle famiglie in crisi
  • Migliaia di pellegrini di lingua ungherese al santuario rumeno di Csíksomlyó-Sumuleu
  • Seoul: forum sull'Eucarestia dei vescovi dell'Asia
  • Hong Kong: i preparativi per l'Anno delle vocazioni sacerdotali indetto dalla diocesi
  • A Roma, presentata la campagna “più acqua più vita”
  • Nell’Anno internazionale dell’astronomia creato un portale web per l’universo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: Appello della Croce Rossa per gli oltre 2 milioni di profughi del conflitto nella valle di Swat
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI prega per le vittime dell'Airbus francese precipitato nell'Atlantico e per i loro familiari. Proseguono le ricerche, forse avvistati alcuni rottami

    ◊   Il cordoglio di Benedetto XVI ha raggiunto oggi i familiari delle vittime dell’incidente aereo che ieri ha coinvolto un aereo dell’Air France, decollato da Rio de Janeiro verso Parigi e precipitato nell’Atlantico con 228 persone a bordo. Il Papa ha invocato in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, la “misericordia divina” per le vittime della tragedia ed espresso “vicinanza spirituale” e “profonda partecipazione” a tutti coloro che, scrive, sono stati “duramente provati” dal dramma.

    Nel primo pomeriggio, l’aeronautica militare brasiliana, impegnata nelle ricerche, ha confermato l’avvistamento di alcuni rottami e di macchie di carburante, presumibilmente appartenenti all’Airbus, a circa 650 km dall'isola di Fernando de Noronha. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Il Papa nomina l’arcivescovo Baldelli nuovo penitenziere maggiore. Succede al cardinale Stafford

    ◊   Benedetto XVI ha accolto la rinunzia, presentata per limiti d'età, dal cardinale James Francis Stafford all'incarico di penitenziere maggiore, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico l’arcivescovo Fortunato Baldelli, finora nunzio apostolico in Francia. Il cardinale Stafford, 76 anni, aveva ricevuto l'incarico di penitenziere maggiore da Giovanni Paolo II nel 2003. Lo stesso Papa Wojtyla lo aveva creato cardinale nel 1998.

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    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato amministratore apostolico "sede vacante" dell'Esarcato apostolico per i fedeli ucraini di rito bizantino residenti in Gran Bretagna mons. Hlib Lonchyna, vescovo titolare di Bareta, al presente vescovo di curia dell'arcivescovato maggiore di Kyiv-Haly in Ucraina.

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    Temi e attese dell'Anno sacerdotale spiegati dal segretario della Congregazione per il Clero, mons. Mauro Piacenza

    ◊   I sacerdoti "sono importanti non solo per ciò che fanno, ma anche per ciò che sono" e il popolo dei fedeli vuole vederli, nel loro lavoro apostolico, "felici, santi e gioiosi". L'affermazione è del cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, ed è contenuta nella lettera che il porporato ha inviato giorni fa agli oltre 400 mila presbiteri che tra poco più di due settimane celebreranno l'inizio dell'Anno sacerdotale, indetto dal Papa. Al microfono di Roberto Piermarini, il segretario del dicastero pontificio, l'arcivescovo Mauro Piacenza, affronta nel dettaglio temi e aspettative di questo anno che, sottolinea, non "sarà riservato solo ai sacerdoti", ma riguarderà "tutta la Chiesa":

    R. - Il Santo Padre ha particolarmente a cuore, come è naturale, d’altro canto, la vita, la spiritualità, la santificazione e la missione dei sacerdoti. La stessa assemblea plenaria della Congregazione per il Clero, nell’udienza durante la quale è stato annunciato l’Anno sacerdotale, aveva un titolo abbastanza sintomatico: “L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera. Allora, è urgente e certamente necessario, in questo tempo, richiamare con fedeltà sia presso i sacerdoti, sia presso il popolo di Dio, la bellezza, l’importanza, l’indispensabilità del ministero sacerdotale nella Chiesa per la salvezza delle anime. Quindi, ecco perché ha voluto indire: un anno dedicato ad approfondire, a riscoprire che cosa sia il sacerdozio cattolico, ampliando gli spazi di preghiera anche per e con i sacerdoti, non può che far bene a tutta la missione della Chiesa, che è legata alla identità e all’attività del clero. Missione della Chiesa che, proprio nel ministero ordinato, vede espressa una delle sue note essenziali, che proclamiamo sempre nel Credo della Messa domenicale: l’apostolicità. Curare la santità dei chierici, la specificità e l’integralità del loro ministero, significa in fondo curare l’intera opera di evangelizzazione. E’ ora di rendersi conto – e tutti dovremmo renderci conto di ciò. Tra l’altro, ci saranno buoni laici e buoni vescovi soltanto se ci saranno dei buoni sacerdoti. Ecco la fondalità e il fatto per cui tutti sono in qualche modo coinvolti.

     
    D. – Possiamo considerare questo Anno sacerdotale come la prosecuzione dell’Anno paolino?

     
    R. – Certamente sì! La Chiesa vive solo nella continuità, sempre e in qualsiasi ambito. L’Anno paolino, la cui chiusura è prevista il 29 giugno prossimo, passerà allora idealmente il testimone all’Anno sacerdotale, che sarà inaugurato dal Santo Padre nei solenni Vespri del 19 giugno, in un provvidenziale cammino all’insegna della continuità e del necessario approfondimento di una delle urgenze del nostro tempo: la missione, la nuova evangelizzazione. Nel 150. mo anniversario della nascita al cielo di San Giovanni Maria Vianney, il noto Curato d’Ars, la Chiesa allora si stringe attorno ai suoi sacerdoti per riscoprirne la feconda presenza e per ridirne l’essenziale e ontologicamente distinto compito all’interno della missione universale che, giustamente, coinvolge tutti i battezzati. La forza della missione nasce unicamente da un cuore rinnovato dall’incontro con Cristo risorto, proprio come è accaduto all’apostolo Paolo. Un incontro nel quale il Signore Gesù non sia solo conosciuto entusiasticamente o recepito soltanto sul piano intellettuale, ma sia realmente esperito come l’imprevedibile e straordinariamente affascinante risposta del Padre a tutte le attese del cuore ferito dell’Uomo che scorge nella straordinaria presenza umano-divina del Redentore l’unica adeguata corrispondenza al proprio umano e misteriosamente infinito bisogno di salvezza. Il cuore di San Paolo, ferito dalla bellezza di Cristo, il cuore dei santi pastori deve battere sempre in ogni cuore che sia autenticamente sacerdotale.

     
    D. - Mons. Piacenza, quale immagine di sacerdote per l’uomo di oggi propone il Papa nella celebrazione di questo Anno?

     
    R. - L’immagine di sempre – e non potrebbe essere che così! Cioè, quella che la Chiesa e la genuina dottrina sempre hanno proposto e che trova una sua splendida sintesi nella figura evangelica del Buon Pastore: ecco, questa è la figura. Certo, il nostro tempo, con notevoli differenze tra Occidente secolarizzato e relativista e altre parti del mondo nelle quali il senso del sacro è ancora piuttosto forte, vive alcune tentazioni che inevitabilmente intaccano anche il ministero sacerdotale e che, anche con l’aiuto di questo Anno, sarà necessario iniziare a correggere. Penso, ad esempio, alla tentazione dell’attivismo, che investe non pochi sacerdoti i quali, pur generosissimi, tuttavia non di rado mettono a rischio la propria stessa vocazione e l’efficacia dell’apostolato se non rimangono stabilmente in quel rapporto vitale con Cristo che si nutre di silenzio, di preghiera, le Lectio divina, soprattutto della devota celebrazione quotidiana della Santa Messa e degli spazi per l’adorazione eucaristica. Il Santo Padre stesso ha ricordato ai sacerdoti che nessuno – e sto citando l’allocuzione del 16 marzo – nessuno annuncia o porta se stesso, ma dentro e attraverso la propria umanità, ogni sacerdote dev’essere ben consapevole di portare un altro, cioè di portare Dio stesso, al mondo. Dio è l’unica ricchezza che, in definitiva, gli uomini desiderano trovare in un sacerdote, quindi è dalla pienezza di quello che c’è dentro, di quello che si raccoglie durante l’orazione, che poi si può debordare in un’attività che non sia più attivismo, ma sia attività davvero costruttiva e coinvolgente.

     
    D. – In questo mondo sempre più secolarizzato ed individualista, il sacerdote come può farsi segno di contraddizione?

     
    R. – Direi: essendo testimone dell’Assoluto, in mezzo a tutto quello che passa. La vera contraddizione, oggi, non è più ricercare originalità superficiali come, forse, è un po’ accaduto ingenuamente nei decenni passati, suscitando nei fatti un breve e corto interesse. Quindi, direi bando agli atteggiamenti demagogici e ai ridicoli scimmiottamenti dello spirito del mondo. I sacerdoti saranno segni di contraddizione unicamente nella misura in cui diventeranno santi e santi sacerdoti. Guardiamo a San Giovanni Maria Vianney, a un don Bosco, a un padre Massimiliano Kolbe, a un padre Pio da Pietrelcina e così via. Fortunatamente, i numeri sono elevatissimi, tutti sacerdoti, tutti diversissimi per personalità umana, per storia personale … eppure, tutti straordinariamente uniti dall’amore e dalla testimonianza a Cristo Signore e dall’essere stati, per ciò stesso, segni di contraddizione in modo davvero profetico. Quindi, non è possibile esserlo, invece, se si tace di Cristo, se di orizzontalizza troppo il ministero, se si pensa che la salvezza sia solo quella immanente … Insomma, bisogna indicare il cielo e con le parole, e con la vita.

     
    D. – Come sarà vissuto questo Anno sacerdotale?

     
    R. – L’Anno sacerdotale non sarà un anno riservato solo ai sacerdoti, ma tutta la Chiesa in ogni sua componente si deve sentire chiamata a riscoprire, alla luce della tensione missionaria che le è propria, la grandezza del dono che il Signore ha voluto lasciarle con il ministero sacerdotale. Anche tutti i laici si devono rendere conto che, con il dono del sacerdozio, è lasciata loro la freschezza della presenza di Cristo: non un ricordo di Cristo, ma la sua presenza attuale. Pensiamo all’assoluzione sacramentale, pensiamo alla celebrazione della Santa Messa, alla predicazione e così via. Ecco: in questa direzione va anche il titolo, felicemente scelto dal Santo Padre per questo Anno: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, ad indicare il primato assoluto della grazia, come ricorda la Prima Lettera di San Giovanni: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19) e, nel contempo, l’indispensabile, cordiale adesione della libertà amante memori che il nome dell’amore nel tempo è “fedeltà”. Quindi, si tratta di un evento non spettacolare, certamente; ma che si vorrebbe fosse vissuto soprattutto come rinnovamento interiore nella riscoperta gioiosa e personale della propria identità, della fraternità nel proprio presbiterio e allora nella propria diocesi, del rapporto sacramentale con il proprio vescovo, della sponsalità con i fedeli, con la propria comunità.

     
    D. – Quali frutti potrà offrire alla Chiesa l’Anno sacerdotale?

     
    R. – Subito mi viene da dire, con il punto esclamativo, “quelli che Dio vorrà!”. Certamente, l’Anno sacerdotale rappresenta un’importante occasione per guardare ancora e sempre, con stupore grato, all’opera del Signore che, “nella notte in cui fu tradito” (1Cor 11,23) ha voluto istituire il sacerdozio ministeriale legandolo imprescindibilmente all’Eucaristia, culmine e fonte di vita per tutta la Chiesa. Sarà allora un Anno nel quale riscoprire la bellezza e l’importanza del sacerdozio e dei singoli ordinati, sensibilizzando a ciò tutto il Popolo di Dio, i consacrati e le consacrate, le famiglie cristiane, i sofferenti e soprattutto i giovani, così sensibili ai grandi ideali vissuti con autentico slancio e costante fedeltà. Ricordava il Santo Padre, nel discorso di indizione: “Urgente appare anche il recupero – sono le sue parole – di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa”. Quindi, l’Anno sacerdotale vorrebbe sostenere ed implorare dallo Spirito anche questi frutti di presenza visibile.

     
    D. – Perché, eccellenza, in questo Anno verrà pubblicato un vademecum per confessori e direttori spirituali?

     
    R. – E’ fuori dubbio – e da più parti lo si segnala – che il sacramento della riconciliazione stia, da alcuni decenni, attraversando un tempo di profonda crisi, almeno a livello di numeri. Paiono sempre meno le persone che avvertono la differenza chiara tra il bene e il male, tra la verità e la bugia, tra il peccato e la virtù e che, conseguentemente, desiderano accostarsi alla riconciliazione. Se non si ha il senso del peccato è difficile ricorrere, ovviamente, alla riconciliazione: allora, la si confonderebbe con il lettino di uno psicologo e di uno psichiatra. D’altro canto, sia a causa della diminuzione del numero dei sacerdoti in un certo numero di Nazioni, sia anche per un malinteso fraintendimento della stessa azione pastorale, non è sempre molto facile trovare un sacerdote disposto ad ascoltare anche per ore le confessioni dei fedeli. Allora il vademecum per i confessori dovrebbe aiutare a riscoprire la bellezza della celebrazione di questo sacramento grondante dell’amore misericordioso del Signore, sia per il sacerdote, sia per il penitente ed eventualmente evidenziare come esso sia in stretta connessione con l’identità stessa del sacerdote che riceve da Cristo il mandato esplicito: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (cfr. Gv 20, 19.23). Quindi, un dare – con il vademecum – più entusiasmo verso questo sacramento e più motivazione verso questo sacramento.

     
    D. – Mons. Piacenza, infine, vorrei chiederle questo: si tratta di un Anno sacerdotale e non vocazionale. Ecco: però, questo Anno quanto potrà essere di aiuto per le vocazioni al sacerdozio e per i seminaristi, in particolare?

     
    R. – Credo che in fondo, la pastorale delle vocazioni sia una pastorale globale, perché più entusiasmo c’è nelle parrocchie, più entusiasmo c’è nei gruppi, ovviamente, più facilmente un ragazzo sente la chiamata del Signore e l’attrattiva. Così, più vede preti motivati e più – evidentemente – questo contagia in senso positivo. E proprio il sacramento della riconciliazione, per rifarmi anche a quello che dicevo prima, e la direzione spirituale – quindi, il seguire personalmente il progetto che Dio ha sulle singole persone – sono gli ambiti più efficaci dell’educazione delle coscienze all’ascolto della voce di Dio che sempre chiama i suoi figli. I seminaristi, oggi, nel mondo, stanno numericamente aumentando. Certo, bisogna vedere dove, per cui noi abbiamo un po’ sotto gli occhi molto l’Europa e allora ci pare … però, crescono. Se è vero che una certa contrazione c’è stata per il passato, oggi siamo in ripresa sia numerica e sia, direi, di qualità, se pensiamo alla grande passione per Cristo e per la Chiesa. Le stesse Giornate della Gioventù segnano sempre, in quel momento, una ripresa. Del resto, i tempi in cui viviamo impongono quella radicalità che è sempre affascinante per i giovani e per chi rimane giovane dentro. Quindi è importante, questo Anno, perché non si vuole abbassare il tono perché è più facile, ma alzare il tono perché è più difficile. E in questo senso, c’è più attrattiva. D’altro canto, bisogna essere fedeli e Gesù Cristo è sempre attraente, perché sta sul Monte. Come il Santo Padre ha indicato – e cito parole del Santo Padre – “la consapevolezza dei radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni deve muovere le migliori energie ecclesiali a curare la formazione dei candidati al ministero. La missione ha le sue radici in special modo in una buona formazione, sviluppata in comunione con l’ininterrotta tradizione ecclesiale, senza cesure né tentazioni di discontinuità. In tale senso è importante favorire nei sacerdoti, soprattutto nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Vaticano II interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa. Dobbiamo rilanciare cattolicamente tre fari luminosi e formare i fedeli sotto queste tre splendide luci: il Santissimo Sacramento dell’altare, la Vergine Immacolata, il Papa e la Chiesa”. Ecco: questi poli sono sempre delle calamite. Naturalmente, devono essere proposti con tutta l’attrattiva che hanno. L’Anno sacerdotale è una grande avventura nella quale, come Congregazione per il Clero, volentieri ci tuffiamo, insieme a tutta la Chiesa, certi di quanto dice Pietro al Signore: “Sulla Tua Parola getterò le reti!” (cfr. Lc 5, 1-11).

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    Una pastorale dell'accoglienza che renda visibile l'amore della Chiesa. Così mons. Marchetto nell'incontro in Guatemala sull'immigrazione

    ◊   Rendere visibile “l’autentica fisionomia della Chiesa” attraverso una pastorale dell’accoglienza per i migranti. E’ uno dei passaggi dell’intervento su “Chiesa conciliare e pastorale d’accoglienza” pronunciato da mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, nel corso dell’incontro che si è aperto oggi a Tecún-Umán, in Guatemala. La riunione, in programma fino al prossimo 4 giugno, vede la partecipazione delle Conferenze episcopali di Stati Uniti, Messico, America Centrale e Caraibi. Il servizio di Benedetta Capelli:

    E’ una riflessione articolata e attenta sul valore del Concilio Vaticano II, definito “icona” della Chiesa cattolica, e sulla centralità della Lumen Gentium, l’intervento di mons. Agostino Marchetto in Guatemala. Parlando del Vaticano II, il presule evidenzia la “dinamica dialettica” o meglio ancora “dialogica” tra la corrente progressista e conservatrice all’interno dell’evento conciliare e respinge la prospettiva di “rottura” sostenuta da molti studiosi. Proprio la dialettica, che “ha dato la possibilità alla Chiesa cattolica di fare passi avanti”, viene ritrovata nei documenti principali tra cui la Lumen Gentium. Dopo averne raccontato il percorso gestazionale, mons. Marchetto riflette sull’Istruzione Erga migrantes caritas Christi, pubblicata cinque anni fa dal dicastero pontificio, ricordando la “base comunionale” del ministero pastorale della Chiesa. “Si dà così valore - ha detto il segretario del Pontificio Consiglio - alle legittime particolarità delle comunità cattoliche, coniugandole con l’universalità”. “L’unica Chiesa cattolica - ricorda il presule - è così costituita dalle e nelle Chiese particolari, così come le Chiese particolari sono costituite nella e dalla Chiesa universale”.

     
    Attraverso la pastorale specifica del fenomeno migratorio, che mette in contatto persone di etnia, nazionalità e religioni diverse, si rende “visibile l’autentica fisionomia della Chiesa” e si “valorizza la valenza ecumenica e dialogica-missionaria delle migrazioni”. “È anche attraverso di esse - continua mons. Marchetto - che si realizzerà tra le genti il disegno di comunione salvifica di Dio”. La cultura dell’accoglienza, dunque, come base per questa pastorale. Accoglienza come “opportunità privilegiata” per i migranti cattolici, anche se “dolorosa”, ma che fa “giungere a un maggior senso di appartenenza alla Chiesa universale oltre ogni particolarità”. “Il ministero ecclesiale si dirige verso un altrove”, evidenzia ancora il presule, che richiama così il senso della missione della Chiesa, “irradiamento della gloria di Dio”. Mettendo insieme “dialogo e annuncio”, “la Chiesa si fa storia di un popolo in cammino ed è chiamata a costruire una nuova storia, dono di Dio e frutto della libertà umana”. Mons. Marchetto conclude il suo intervento, richiamando le affascinanti immagini della Beata Vergine Maria come “icona vivente della donna migrante” e come “Madonna del Cammino”.

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    I due segretari del Papa, mons. Gänswein e mons. Xuereb, festeggiano 25 anni di sacerdozio

    ◊   Sacerdoti da venticinque anni. Mons. Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e mons. Alfred Xuereb, della segreteria particolare del Pontefice, hanno celebrato, nei giorni scorsi, il giubileo della loro ordinazione. Ne dà notizia l’Osservatore Romano. Mons. Georg Gänswein è stato ordinato presbitero a Friburgo, in Brisgovia, il 31 maggio del 1984. Omnia possum in eo, qui me confortat, la frase contenuta nella lettera dell'apostolo Paolo ai Filippesi (4, 13), è stata scelta da mons. Gänswein per esprimere, nel ricordo dell'anniversario, il senso della sua missione sacerdotale. Mons. Alfred Xuereb ha ricevuto l'ordinazione presbiterale a Gozo, Malta, il 26 maggio del 1984. Per sintetizzare i suoi venticinque anni di ministero, mons. Xuereb ha scelto una frase tratta dagli insegnamenti di Benedetto XVI: “Non cerco di essere compreso dal mondo, ma di essere di Cristo nella verità”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione internazionale il telegramma del Papa per la sciagura aerea nell’Atlantico

    E con Obama nasce la figura dell'azionista riluttante: in rilievo l'annuncio del salvataggio di General Motors tra le critiche e i dubbi degli analisti.

    Tradurre Erodoto? Non è facile come sembra: in cultura, la sintesi della lezione di Nigel Wilson all'università di Roma "La Sapienza" nell'ambito dei seminari di letteratura greca.

    Il volto censurato della Russia del Novecento: Adriano Roccucci alla presentazione del libro "Lo zar e il patriarca. I rapporti tra trono e altare in Russia dalle origini ai giorni nostri" di Giovanni Codevilla.

    Anticipazione dell'intervento del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, alla quinta edizione del Festival biblico sul tema "I volti delle Scritture".

    Il successo nella vita si costruisce nell'adolescenza: Ernesto D'Avanzo sulla lectio del Nobel James Heckman al Festival dell'economia di Trento.

    Mario Pangallo su san Tommaso d'Aquino fra etica e metafisica.

    Cambia volto il sacerdote nell'era del digitale: nell'informazione religiosa, Mario Ponzi intervista il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero.

    Formazione religiosa al sacerdozio tra secolarismo e contemporaneità: l'intervento dell'arcivescovo Jean-Louis Brugues, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, all'incontro annuale dei rettori dei seminari pontifici.

    Festa di famiglia ieri sera in Vaticano per i venticinque anni di messa di monsignor Georg Ganswein, Segretario particolare di Benedetto XVI.

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    Oggi in Primo Piano



    L’Azione cattolica e le elezioni europee: riscoprire l’anima cristiana del continente. Intervista con Franco Miano

    ◊   L’Unione Europea “ha bisogno di approfondire le riflessioni in merito alla propria identità, alle proprie radici, agli obiettivi che ci si propone di perseguire insieme”: è quanto sottolinea l’Azione cattolica italiana (AC) in un documento pubblicato in vista delle elezioni per il Parlamento europeo che, dal 4 al 7 giugno, coinvolgeranno i cittadini dei 27 Stati membri dell’Unione. Per una riflessione sul significato di questo appuntamento elettorale, Alessandro Gisotti ha intervistato il presidente dell’Azione Cattolica, Franco Miano:

    R. - L’idea di fondo è quella di riscoprire l’anima dell’Europa, questo ci sembra il principio fondamentale, perché senza una riscoperta dell’anima dell’Europa - e dunque dell’anima cristiana dell’Europa - sarà molto difficile rispondere a tutte le questioni che, di fatto, sempre più verranno sul tappeto dell’Unione Europea. Sempre più ci saranno nuove sfide, nuove questioni e questo è, quindi, il criterio fondamentale perché a partire di qui è possibile rispondere ai bisogni fondamentali della persona e del bene comune, che sono le due grandi questioni che ci stanno a cuore.

     
    D. - Uno dei punti del vostro documento è “riscoprire l’identità, aprirsi al mondo”. E citate Giovanni Paolo II e Benedetto XVI…

     
    R. - Questo ci sembra un punto caratterizzante perché c’è un doppio processo da porre in atto: da un lato, la necessità di mantenere salde le proprie radici e, dunque, la propria identità e, dall’altro, la necessità di un’apertura più grande, perché l’Europa non è tutto e perché l’Europa ha senso solo se rappresenta quei valori di unità dell’intera umanità che sono i valori propri del cristianesimo.

     
    D. - Quali sono le sfide più urgenti - secondo Azione cattolica - all’ordine del giorno del Parlamento europeo che si insedierà a breve?

     
    R. - I temi sono il sostegno della famiglia, la tutela dei diritti individuali e sociali, la promozione e la difesa della vita, la promozione della giustizia, il sostegno ai Paesi in via di sviluppo e la protezione del Creato e della pace.

     
    D. - L’Unione Europea oggi sembra un po’ "lontana" per dei molti cittadini in diversi Paesi del Vecchio continente. Voi, però, sottolineate l’importanza di una partecipazione a questo voto come una prova di democrazia…

     
    R . - Lo sottolineiamo con forza perché, mentre l’Unione sembra lontana, noi dobbiamo renderla più vicina, viva e fattiva col nostro contributo. Non dobbiamo far sì che siano altri a decidere per noi. Le ragioni della partecipazione devono sempre prevalere, altrimenti questi grandi valori non saranno veicolati e saranno altri a costruire di fatto l’Europa.

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    Domani Obama in Medio Oriente. Sale l'attesa per il discorso al mondo musulmano

    ◊   Cresce l’attesa in tutto il mondo arabo per il discorso che il presidente statunitense Barack Obama pronuncerà giovedì al Cairo, nell’ambito della sua missione in Medio Oriente. Il viaggio del capo della casa Bianca comincerà domani dall’Arabia Saudita e si concluderà con la tappa europea nel fine settimana. Anticipando alcuni temi del suo discorso, Barak Obama ha confidato di sperare di vedere progressi nelle relazioni con l'Iran entro la fine dell'anno, ma al centro di tutto sarà anche il rilancio del processo di pace israelo-palestinese. Sull’importanza del discorso del presidente statunitense al mondo arabo, Stefano Leszczynski ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni internazionali e di Storia del Medio oriente all’Università di Firenze:

    R. - Sarà, probabilmente, un discorso indirizzato ai giovani, del mondo arabo e del Medio Oriente, sia perché questo è un presidente giovane che si pone immediatamente come cambiamento percepibile, sia perché il Medio Oriente è una regione con un alto tasso di popolazione giovane. E se questo è probabilmente esplicito, meno esplicita sarà la coincidenza elettorale straordinaria: può darsi che sia anche un discorso che voglia toccare la questione elettorale in Libano - dove si vota il 7 giugno sia pure in uno schema di elezioni confessionali - e poi soprattutto in Iran, dove si vota il 12 giugno, e dove le elezioni sono estremamente incerte perché l’astensionismo questa volta dovrebbe essere ridotto e questo non favorisce Ahmadinejad.

     
    D. - Si nota, insomma, una certa apprensione da parte di Israele, quasi una paura che il proprio più prezioso alleato stringa legami di amicizia con coloro che sono considerati i nemici storici di Israele…

     
    R. - E’ una paura molto forte, anche perché gli israeliani tendono a dimenticare che il maggiore alleato dalla Seconda Guerra mondiale degli Stati Uniti in Medio Oriente è stato l’Arabia Saudita. I problemi sono essenzialmente due: la valutazione da dare alla questione dell’Iran - che per Israele è assolutamente prioritaria - più che la trattativa di pace con i palestinesi. Invece, da parte americana si vogliono, su questa strada del processo di pace, dei passi veri, immediati e soprattutto misurabili e la misurazione degli americani avviene sul congelamento totale degli insediamenti nella West Bank, che Israele avversa sopra ogni cosa.

     
    D. - Sul fronte palestinese, il presidente Obama cerca di sostenere l’idea di uno Stato sovrano…

     
    R. - Certamente, gli americani spingono sull’aspetto dei due Stati e quindi di uno Stato palestinese, anche perché questa è da sempre, più o meno, sulla carta, l’idea di tutta la comunità internazionale.

     
    D. - E’ possibile il paradosso per cui questa missione diplomatica e la nuova confidenza data dagli Usa ai Paesi arabi possa ritorcersi effettivamente contro Israele?

     
    R. - L’isolamento di Israele, se c’è e se ci sarà, è giocato esclusivamente sulla questione dell’occupazione del West Bank, perché da parte del mondo arabo che fa parte della Lega araba - e sono ben 22 Paesi - c’è stata la ripresa dell’iniziativa saudita del 2002, cioè un’offerta di pace e di riconoscimento da parte di tutti loro a Israele se solo Israele negozia con i palestinesi un trattato di pace sulle linee del 1967, prima della guerra.

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    Il maltempo aggrava le condizioni dei terremotati abruzzesi, che chiedono alloggi più stabili: intervista con Luigi Vicinanza

    ◊   Ore di pioggia ininterrotta e un fiume di fango hanno aggravato tra ieri e oggi le già difficili condizioni degli sfollati abruzzesi, che da quasi due mesi vivono nelle tende dopo il devastante terremoto del 6 aprile scorso. E ininterrotto è anche lo sciame sismico: quattro le scosse avvertite dalla popolazione locale dalla mezzanotte di oggi, mentre cresce l'apprensione dei terremotati per un ricovero più stabile, in una regione spesso gravata da un clima ostico. Fabio Colgrande ha fatto il punto della situazione con il direttore del quotidiano locale "Il centro", Luigi Vicinanza:

    R. - Il centro storico de L’Aquila con i suoi monumenti, con la sua storia, è un cumulo di macerie. Quello che vogliono sapere adesso i cittadini è quando, come, e con quali risorse reali si ricostruisce questo patrimonio di tutta l’Italia.

     
    D. - Nonostante l’impegno della Protezione civile, si vivono ancora situazioni di forte disagio…

     
    R. - La situazione è oggettivamente difficile. Prendiamo quello che sta succedendo in queste ore: 48 ore e più di pioggia. In alcune tende dopo 48 ore di pioggia ininterrotta comincia a piovere all'interno. La gente sta scappando dalle tende.

     
    D. - Sul programma di ricostruzione si registra del malcontento. Perché secondo lei?
     
    R. - Basta fare alcuni calcoli. Gli sfollati ufficiali, secondo la Protezione civile, sono 62 mila. Le case promesse dal governo entro settembre-ottobre possono ospitare 13 mila persone. La gente si domanda quale sia il suo futuro reale.

     
    D. - Dopo la manifestazione che c’è stata venerdì scorso, temete ci possano essere altri momenti di protesta popolare?
     
    R. - Gli abruzzesi hanno dimostrato grande dignità e grande pazienza di fronte a questa catastrofe naturale. Però la dignità e la pazienza non vanno scambiate per rassegnazione. C’è il rischio che, rispetto alle promesse fatte e ai fatti che ci saranno, ci possa essere una differenza. Di fronte a questa eventuale differenza - e, in quel caso, ad una sorta di "tradimento" della fiducia - ci potrà essere sicuramente una manifestazione di disagio, di esasperazione, di rabbia. Bisogna stare molto attenti. In altri terremoti, l’ultimo di Marche ed Umbria, dopo le tende della prima emergenza sono state fatte le casette di legno, container, prefabbricati, roulotte e così via. Qui, invece, si sta nelle tende in promiscuità, in otto persone, in nuclei familiari diversi. E’ questo che aumenta il disagio e accresce l’esasperazione. E inoltre continua lo sciame sismico che rende difficile il rientro nelle abitazioni.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Italia, ridotta la parata militare per la festa della Repubblica, fondi destinati all'Abruzzo

    ◊   Si è svolta stamani a Roma, lungo via dei Fori imperiali, la parata militare del 2 giugno, sul tema “La Repubblica italiana e le sue Forze armate”. Il 2 e 3 giugno 1946 ebbe luogo il referendum istituzionale con il quale gli italiani furono chiamato alle urne per confermare la Monarchia o scegliere la Repubblica. Da allora, il 2 giugno, divenne festa nazionale. Alla parata hanno partecipato per la prima volta anche due ferrovieri delle Ferrovie dello Stato in segno di riconoscimento per l’impegno nelle operazioni di soccorso alla popolazione aquilana colpita dal terremoto. Per il presidente Giorgio Napolitano, ancora oggi i valori della Repubblica - unità, indipendenza e libertà - sono la guida per una nazione “coesa e solidale”. Il servizio di Luca Collodi:

    Nel suo messaggio, il capo dello Stato, Napolitano, ha sottolineato l’importanza dell’unità del Paese, "indispensabile per le riforme e il progresso della nazione". Quest’anno la Difesa ha reso la sfilata più sobria riducendone la durata a soli 80 minuti, diminuendo il personale impegnato e ridimensionando i tradizionali allestimenti previsti lungo il percorso dei Fori Imperiali. Il Ministero della Difesa ha così potuto devolvere un milione di euro a favore delle zone terremotate dell’Abruzzo, soldi destinati in particolare al ripristino della viabilità tra l’Aquila e le località vicine. La parata si è articolata in sette settori, con la partecipazione di 264 bandiere e medaglieri, oltre 5.800 militari, 500 civili, 284 mezzi e 9 velivoli. L’inizio della sfilata è stato dedicato alle missioni internazionali, per sottolineare l’impegno delle Forze armate in tante regioni del mondo per garantire pace, stabilità e sicurezza e le condizioni per il bene comune e il progresso. Presenti anche reparti in rappresentanza delle forze armate di nazioni che collaborano con i militari italiani nelle missioni all’estero, come la Spagna, gli Stati Uniti, la Germania e la Francia. Un settore è stato riservato ai corpi non armati che hanno preso parte anche alla sfilata in rappresentanze dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile con i gonfaloni della regione Abruzzo, della provincia e del Comune dell’Aquila.

     
    Le Forze armate italiane sono da anni in prima linea nei tanti teatri di crisi dove viene minacciato progresso civile dell’umanità e sono colpiti i diritti dell'uomo. Oggi, sono  in prima linea anche al fianco della popolazione abruzzese, colpita da un disastroso sisma. Al microfono di Luca Collodi, ne parla l'arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario Militare per l’Italia:

     
    R. - Abbiamo bisogno delle Forze armate, che ci sostengono nel riconoscerci in un patrimonio comune di storia. Unendo le nostre forze, noi possiamo dare un valido contributo anche alla costruzione dell’Europa oltre che all’avvenire di pace per il nostro Paese.

     
    D. - Mons. Pelvi, oggi il ruolo delle Forze armate va dalla lotta al terrorismo internazionale ai compiti di intervento per calamità naturali - ad esempio nel sisma in Abruzzo - per operazioni contro la criminalità, ma anche per operazioni che interessano la sicurezza dei cittadini...

     
    R. - Le Forze armate hanno assunto un ruolo di pacificazione, ossia di organizzazione deputata ad intervenire nelle situazioni di rischio per la sicurezza, ma direi per il bene e il benessere comune. La compagine militare arricchisce la società civile di etica di solidarietà e garantisce una correttezza, una dignità dell’uomo, un’attenzione alla persona non indifferente. Assumendo il ruolo di pacificatore e non di "guerriero", credo che metta la sua sensibilità professionale al servizio dei valori etici che ispirano una condotta prudente, razionale, nella gestione di una convivenza pacifica. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Dai primi martiri ai cinque continenti: parte da Roma l'urna con le reliquie di don Bosco

    ◊   Le Catacombe di San Callisto a Roma costituiscono la prima tappa del lungo pellegrinaggio che l’urna contenente le reliquie di Don Bosco compirà attraverso i cinque continenti, in preparazione del bicentenario della nascita del Santo piemontese, vissuto tra il 1815 e il 1888. Il servizio di Roberta Gisotti.

    E’ arrivata domenica scorsa nelle catacombe romane, affidate da 80 anni alla custodia dei Salesiani, l’urna di don Bosco, che nel 1858 visitò questi luoghi memoria delle persecuzioni cristiane. Il reliquiario resterà esposto alla venerazione dei fedeli fino a venerdì prossimo. Un evento marcato da celebrazioni liturgiche, incontri spirituali e culturali. Di “Don Bosco ieri ed oggi” si è parlato in una Tavola rotonda alla quale ha preso parte don Enrico Dal Covolo, consigliere della Pontificia Accademia Teologica e postulatore generale della Famiglia salesiana, che quest’anno compie 150 anni, e oggi è presente in 129 Paesi dove operano circa 15.750 Salesiani. A don Enrico chiediamo da dove ripartirebbe oggi don Bosco per avvicinare i giovani, specie quelli lontani dalla Chiesa:

    R. - Diciamo che il metodo è quello che ci è stato tracciato dal nostro fondatore e che dobbiamo appunto riscoprire in questa occasione: è il sistema preventivo di don Bosco basato su ragione, religione e amorevolezza. Certo, si tratta di adattarlo alle attuali sfide culturali che sono inedite rispetto ai tempi di don Bosco. In questo ci sembra che sia particolarmente importante proporre ai giovani la santità come meta alta della vita cristiana ordinaria. Bisogna stimolare i giovani verso scelte che li coinvolgano fino in fondo e che possano contrastare efficacemente lo spirito corrente oggi nel mondo, un inquinamento morale che ci attanaglia.

     
    D. - Lei ha citato l’amorevolezza che don Bosco raccomandava nell’avvicinare i giovani. Forse è proprio questa virtù che sta venendo meno da parte degli adulti?

     
    R. - Sì, è proprio ciò che ci preoccupa maggiormente, perché in realtà nel pensiero educativo di Don Bosco l’amorevolezza era proprio il perno, la sintesi, ciò verso cui andare attraverso ragione e religione. E questo nel momento presente della cultura, almeno la cultura della vecchia Europa, che oggi viviamo, rende sempre più difficile una testimonianza di amorevolezza reale e profonda. L’esperienza dell’amorevolezza è certamente il punto più delicato e d’altra parte è decisiva: senza, non potremmo raggiungere quegli scopi che don Bosco si proponeva e quindi è una grandissima sfida da riproporre, che passa attraverso la testimonianza personale anzitutto dell’educatore, che deve essere un uomo che si fa vedere come tutto donato per gli altri, tutto donato per i giovani, che non risparmia niente di sé stesso.

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    Chiesa e Società



    In Sudafrica ucciso un religioso austriaco dei Missionari di Mariannhill

    ◊   Padre Ernst Plöchl, un missionario austriaco di 78 anni della Congregazione dei Missionari di Mariannhill, è stato ucciso nella Provincia sudafricana del Capo. Il religioso, che svolgeva la sua missione in Sudafrica da oltre 40 anni, "è stato trovato morto nella mattina di domenica scorsa, nell’isolata stazione missionaria di Maria Zell", ha detto all’agenzia austriaca Apa, Andreas Rohring, portavoce dei missionari di Mariannhill. Il portavoce ha affermato di non essere ancora a conoscenza delle circostanze esatte del crimine perché la stazione missionaria non è raggiungibile per telefono. In un primo momento le autorità locali avevano affermato che il missionario era stato ucciso a colpi di armi da fuoco, poi che era stato strangolato. Il missionario gestiva una scuola di 400 alunni a Matatiele, una città nel sud del Paese. Padre Ploechl era nato a Neumarkt im Mühlkreis, nel distretto austriaco di Freistadt, dove il religioso aveva conservato dei forti legali ed era ammirato per il suo impegno per i poveri. La sua morte ha suscitato forti emozioni in Austria. Una Messa di suffragio si terra il 5 giugno a Neumarkt-im-Mühlkreis. Padre Ploechl, che dovrebbe essere sepolto nel suo Paese natale, è il terzo sacerdote cattolico ucciso in Sudafrica quest’anno. Il Sudafrica – riferisce l’agenzia Fides - ha una delle più alte percentuali di crimini violenti del mondo: in media ogni giorno vengono uccise 50 persone. (R.P.)

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    Andrà a mons. Rahho, ucciso in Iraq, il premio “Path to peace foundation”

    ◊   Verrà conferito il prossimo 9 giugno a mons. Paulos Faraj Rahho, ucciso nella città irachena di nel febbraio 2008, il premio “Path to peace award” conferito dalla “Path to peace foundation”, presieduta da mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York. Mons. Rahho era nato a Mosul, nel 1942, per tutta la sua vita si è impegnato a favore della locale popolazione cristiana. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, è stato nominato parroco della chiesa di S. Isaia a Mosul poi della chiesa del Sacro Cuore a Tel Keppel. A lui si deve l’apertura di un orfanotrofio per bambini disabili. Nel febbraio 2001, è stato ordinato arcivescovo caldeo di Mosul assumendo così la responsabilità di guidare gli oltre 20 mila cattolici in dieci parrocchie; i cattolici caldei costituiscono una piccola minoranza della popolazione irachena. Più volte mons. Rahho aveva mostrato preoccupazione per la possibile inclusione della sharia nella costituzione irachena ma ha continuato il suo lavoro di pastore in modo incessante. Allo scoppio della guerra ha esortato i cristiani a restare nel Paese nonostante i disagi subiti ed ha lanciato un appello alla tolleranza tra le diverse fazioni. Il 29 febbraio 2008, è stato rapito da uomini armati fuori dalla sua chiesa a Mosul; il suo corpo è stato poi ritrovato due settimane dopo il suo sequestro. Nel contesto del dibattito interculturale e interreligioso in corso alle Nazioni Unite, la "Path to peace foundation” intende, in occasione del conferimento di questo premio, ribadire l’urgenza di promuovere in tutto il mondo il diritto fondamentale alla libertà religiosa. (B.C.)

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    Nuove minacce ai cristiani in Nepal

    ◊   Sono nuovamente nel mirino i cristiani che vivono in Nepal. Un volantino, che è stato inviato il 30 maggio scorso ai giornali, dal gruppo fondamentalista indù Nepal Defense Army (Nda), accusa i cristiani di “inquinare il Nepal” e intima loro di “interrompere le loro attività e abbandonare il Paese entro un mese”. Il gruppo fondamentalista rivendica inoltre l’istituzione di un Nepal indù e avverte che i cristiani “devono prepararsi a gravi conseguenze, molto più serie dell’attentato alla chiesa dell’Assunzione”. L’attentato era avvenuto il 23 maggio scorso presso la cattedrale cattolica nella capitale di Kathmandu. Una donna, al momento non ancora identificata, aveva lasciato nella Chiesa cattolica un ordigno rudimentale. L’esplosione causò la morte di due ragazze ed il ferimento di quattordici persone. “Siamo certi di poter assicurare alla giustizia i colpevoli. Abbiamo raccolto alcune prove, ma ce ne servono altre per procedere agli arresti”, così, ha commentato ad AsiaNews, sull’attentato esplosivo alla cattedrale di Kathmandu dell’Assunzione, Kumar Singh Rana, responsabile della task force del governo del Nepal. È la prima volta che in Nepal viene colpita una Chiesa cattolica. Nel Paese, divenuto una Repubblica, dopo secoli di monarchia appena due anni fa, è ora in corso una grave crisi politica, acuita dalle dimissioni dell’ex premier Prachanda. Tornano dunque le tensioni nel territorio nepalese. I cattolici del Nepal non si lasceranno “intimidire dalle minacce” e la comunità “proseguirà il suo servizio a favore del popolo del Nepal”, ha fatto sapere Chirendra Satyal, portavoce dei cattolici nepalesi. Raghuji Panta, primo consigliere del premier, assicura che "il governo prenderà iniziative contro queste minacce". Il nuovo messaggio intimidatorio è arrivato in concomitanza con i festeggiamenti del primo anniversario della Repubblica del Nepal, passato da monarchia indù a Paese laico. In Nepal vivono oltre 27 milioni di persone, di queste 8mila cattolici circa, che rappresentano una minoranza in una popolazione costituita per l'86% da induisti, il 7% da buddisti ed il 3,5% da musulmani. (A.V)

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    Il vescovo di Jaffna denuncia la “tragedia” dello Sri Lanka

    ◊   “La cosa più drammatica è che le Tigri tamil hanno usato la gente – i civili – come scudi umani”, la denuncia viene dal vescovo Thomas Savundaranayagam di Jaffna, una zona situata nella regione settentrionale dello Sri Lanka. Il presule cattolico, sempre riferendosi ai ribelli, arresisi il 18 maggio scorso, aggiunge: “Li ho pregati di permettere ai civili di andare in un posto sicuro nella zona controllata dal Governo, ma non mi hanno ascoltato”. Lo “sfogo” del vescovo Savundaranayagam è stato affidato all’associazione caritativa cattolica “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) e, ripreso dall’agenzia Zenit. L’esponente religioso ha anche ricordato il sacrificio di un sacerdote, morto l'ultimo giorno degli scontri, sfinito dalle tribolazioni che aveva dovuto patire per non aver voluto abbandonare i fedeli, che erano intrappolati nella zona dei combattimenti. Padre Mariampillai Sarathjeevan, di 41 anni, aveva deciso di restare con i rifugiati nella “zona di sicurezza” fino al 18 maggio, giorno in cui sono terminati appunto i combattimenti tra i militari e le “Tigri”. Il sacerdote era consapevole dei pericoli corsi, visto che il conflitto si era spostato proprio in quella zona. Secondo un comunicato stampa dell'arcidiocesi ddella capitale Colombo, Padre Mariampillai è morto per un attacco di cuore, mentre lasciava la zona di guerra con gli ultimi rifugiati. Era un sacerdote tamil, missionario oblato di Maria Immacolata, parroco a Kilinochchi ed era stato accanto ai civili fin dall'inizio degli scontri. Il bilancio dei combattimenti è davvero pesante nel racconto-denuncia del vescovo di Jaffna, che riferisce di 20mila morti ed il ferimento di 40mila persone, bersaglio, nella battaglia finale, dei colpi dell'artiglieria pesante e dei bombardamenti. Attualmente ci sono più di 200mila rifugiati, e 18 parrocchie, a Kilinochy e Mullaitivu, sono “totalmente distrutte”, ha comunicato il vescovo. Una situazione in cui “ogni tentativo di dialogo si è rivelato inutile”. Nel mese di marzo, infatti, Savundaranayagam aveva anche scritto al Capo di Stato Mahinde Rajapakse, rivelando di aver chiesto ai separatisti di permettere alla gente intrappolata vicino alla zona degli scontri di poter raggiungere, attraverso un corridoio di sicurezza, un santuario situato in un territorio posto sotto il controllo governativo. Il presule che denuncia lo stato dei fatti in Sri Lanka si è recato sotto copertura a portare aiuto nelle aree del conflitto rivelando di avere visto: “le parrocchie cadere una dopo l'altra”. “Non ho accesso a quei luoghi ora”, ha sottolineato con amarezza. “Alcuni dei miei sacerdoti sono rimasti fino alla fine con la gente e sono stati salvati dall'Esercito. Sono ancora nei campi di rifugiati”. Nonostante il drammatico quadro della situazione locale i sacerdoti cattolici continuano a celebrare la messa domenicale, visitano le famiglie e forniscono cibo alla popolazione stremata dagli scontri. (A.V.)

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    I rifugiati tamil in India chiedono di non dimenticare i crimini dello Sri Lanka

    ◊   “C’è il serio pericolo che i crimini commessi dal governo dello Sri Lanka vengano dimenticati”. Padre Jeuist Santhanam spiega così ad AsiaNews le ragioni del seminario organizzato ieri a Madurai, nello Stato indiano del Tamil Nadu, su “La situazione dei tamil in Sri Lanka”. Alla giornata di lavori, promossa dall’Ecumenical Christian Forum For Human Rights, hanno partecipato oltre 300 persone. Sacerdoti e religiosi, pastori protestanti e attivisti per i diritti umani hanno discusso della situazione dei tamil dello Sri Lanka affrontando la situazione attuale e le ragioni storiche delle condizioni della minoranza tamil nell’isola. A. Mariadoss, rifugiato tamil e coordinatore del Jesuit refugee service (Jrs), ha aperto i lavori con un intervento dedicato agli ultimi decenni della storia dei tamil in Sri Lanka. Egli ha mostrato che il governo del Paese ha fatto costante uso di leggi per limitare i diritti dei tamil, rendendoli una minoranza nella loro stessa terra. Al professor Michael, docente di economia allo Xavier college di Palayamkottai nel Tamil Nadu, è stato affidato il compito di esaminare la condizione odierna dei tamil nello Sri Lanka e gli aspetti politici dell’attuale situazione. Michael ha affermato che diversi Paesi vogliono estendere la loro sfera di influenza e questo avviene a spese dei tamil. Egli ha criticato anche i diversi atteggiamenti assunti dal governo indiano verso i loro problemi. Molta attenzione è stata dedicata alle condizioni attuali dei rifugiati. Michael ha affermato che i cosiddetti ‘campi speciali’ in verità sono ‘campi di morte’ dove manca cibo, acqua, vestiti e privacy. I più provati sarebbero i giovani che ogni giorno vengono passati in rassegna per l’identificazione. Il professor Michael ha affermato che se vengono segnalati come membri delle Tigri sono portati via dai campi e torturati. Al termine del seminario, il gesuita padre Jebamalai Raja, moderatore dell’incontro ha annunciato che l’Ecumenical Christian Forum For Human Rights continuerà le manifestazioni a favore dei tamil dello Sri Lanka e le iniziative per premere sul governo indiano, la comunità internazionale e l’Onu affinché intervengano per proteggere la minoranza da nuove violenze. (R.P.)

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    La Caritas accanto alle vittime del ciclone in Bangladesh e India

    ◊   Sono milioni le persone senza casa dopo il passaggio del ciclone Aila che, il 25 maggio scorso, ha colpito Bangladesh e India. Subito, come riferisce l’agenzia Zenit, Caritas Bangladesh si è mobilitata in soccorso delle popolazioni in particolare quelle non raggiunte dagli aiuti governativi né da altre agenzie umanitarie. Prima dell'arrivo di Aila, i volontari dell'organizzazione avevano lanciato messaggi di avvertimento attraverso dei megafoni. Il personale locale ha preparato le proprie riserve di alimenti secchi per la distribuzione immediata di cibo, acqua potabile, tavolette per la depurazione dell'acqua, sali per la reidratazione orale. Finora è stato approvato un budget di 7.353 dollari da parte degli uffici locali di Caritas.(B.C.)

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    I vescovi cattolici degli Stati Uniti condannano l’assassinio del medico pro-aborto Tiller

    ◊   In una dichiarazione diffusa ieri, a nome della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, il cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia e presidente del comitato pro-vita, ha espresso profondo rammarico per la morte del dottore George Tiller, medico che praticava l’interruzione di gravidanza dopo la ventesima settimana, ucciso domenica scorsa in Kansas. “I nostri vescovi – ha affermato il porporato – hanno più volte denunciato pubblicamente tutte le forme di violenza nella nostra società, tra cui l’aborto come pure il ricorso alla violenza sbagliata da parte di tutti coloro che si oppongono a questa pratica”. “Un assassino come questo – ha proseguito il cardinale Rigali – va contro tutto quello che difendiamo e che vogliamo che la nostra cultura difenda come il rispetto della vita di ogni essere umano dal suo concepimento fino alla morte naturale”.(B.C.)

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    Grave epidemia di morbillo in Burkina Faso, 45 mila casi

    ◊   E’ in atto la più grave epidemia di morbillo degli ultimi decenni in Burkina Faso, dove, dall’inizio dell’anno si contano 300 morti e 45mila casi di contagio. Si tratta perlopiù di bambini di età inferiore ai 5 anni. Il picco dell’epidemia sembrava essere passato ed invece si continuano a registrare 2.600 nuovi malati ogni settimana. I dati sono stati resi noti dal ministero della sanità del Paese nell’Africa occidentale. Sul territorio, prestano cura ed assistenza ai piccoli pazienti i “Medici Senza Frontiere” (Msf), che dallo scorso marzo, hanno fornito trattamenti gratuiti ai malati di morbillo all’interno dei cinque centri di salute pubblica della capitale Ouagadougou e, da maggio, in tre centri di salute, in tre distretti nella parte orientale del Paese. In mancanza di cure, il 10% dei malati di morbillo non riesce a sopravvivere alla malattia. “Nelle strutture supportate da Msf stiamo ancora trattando circa 850 nuovi pazienti ogni settimana – ha dichiarato il capo missione di Msf in Burkina Faso, François Giddey in un’intervista diffusa dal Sir - Ma in numerose strutture sanitarie il trattamento gratuito non è sistematico e l'accesso limitato alle cure, soprattutto per i più poveri”. “Il bilancio di questa epidemia di morbillo – conclude Giddey - potrebbe in realtà peggiorare”. (A.V.)

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    Unità, pace e giustizia, le richieste della Chiesa di El Salvador al nuovo presidente

    ◊   “Vogliamo che sia un governo di unità, capace di costruire la pace e in grado di combattere la violenza”. Così ieri l’arcivescovo di San Salvador mons. Luis Escobar, in occasione dell’insediamento del nuovo presidente de El Salvador Mauricio Funes. Il presule, che insieme con altri vescovi e numerosi governanti latinoamericani ha preso parte alla cerimonia ufficiale per il passaggio delle consegne, ha sottolineato le sfide democratiche che attendono il neo presidente, garantendo come sempre “collaborazione e rispetto” da parte della Chiesa salvadoregna nei confronti delle autorità scelte dal popolo. “Vogliamo una nazione dove le leggi siano giuste e favoriscano sempre il bene comune”, ha precisato mons. Escobar che ha espresso l’auspicio che siano scelte persone “capaci di portare il Paese su sentieri migliori” soprattutto in questo momento di “grave crisi economica”. L’arcivescovo della capitale salvadoregna, parlando con la stampa alla fine della Messa domenicale e commentando l’insediamento del presidente Funes, aveva precisato che, a suo avviso, “il popolo si attende dal nuovo governo un atteggiamento positivo che possa porre il Paese sul cammino del progresso, della libertà, dello sviluppo, dell’equità e della pace”. D’altra parte il presule ha molto insistito sull’importanza delle “politiche in favore della sicurezza cittadina” tenuto conto che in El Salvador si registrano tra i 10 e i 12 omicidi al giorno. “E’ un problema grave”, ha osservato, “poiché avvilisce la società, e ci colloca, in modo preoccupante in testa alla classifica dei Paesi più violenti”. Guardando al futuro, mons. Escobar ha chiesto che la questione “sia presa molto sul serio e, se necessario, si ricorra all’aiuto internazionale per andare fino in fondo” nello sforzo di sradicare “presto un simile fenomeno”. “Non è una questione – ha aggiunto - che può essere liquidata in modo superficiale”. Con riferimento alle famigerate bande giovanili, le cosiddette “maras” che seminano tanta violenza e dolore nel Paese, l’arcivescovo ha ricordato che le politiche applicate fino ad oggi si sono rivelate “inutili ed inefficaci” e perciò ha chiesto che non si prosegua su questa strada. “Si tratta di dare formazione ai giovani, di dare loro delle opzioni nuove, con lo scopo di farli reagire positivamente di fronte al male”, ha osservato. Da parte sua anche il neo presidente Maurizio Funes, primo governante di sinistra e militante del Fronte “Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN)” - gruppo armato che, dopo gli accordi di pacificazione, è diventato un partito politico costituzionale - nel suo discorso d’insediamento ha promesso di affrontare la violenza con “fermezza e saggezza”. (A cura di Luis Badilla)

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    Per il cardinale Maradiaga i consacrati sono come “lettere di Cristo”

    ◊   “Essere il guardiano, il fratello del fratello, colui che sapendo che tutto ciò che siamo e abbiamo, lo abbiamo ricevuto, sa fare della propria vita, un'autentica comunione imparando a condividere”. Lo ha detto l'arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, intervenendo all'incontro dei rappresentanti dell'Unione dei Superiori Generali, svoltosi dal 27 al 29 maggio, a Roma, sul tema “Cambiamenti geografici e culturali nella vita della Chiesa: sfide e prospettive” L'Unione dei Superiori Generali – spiega l’agenzia Zenit - è un organismo di diritto pontificio, eretto il 3 gennaio 1955, dalla Sacra Congregazione dei Religiosi come persona giuridica pubblica. All’appuntamento “romano” rappresentanti di diverse famiglie di vita consacrata hanno riflettuto sulle sfide e le opportunità dei rapidi cambiamenti geografici e culturali che hanno caratterizzato il primo decennio del XXI secolo. Il cardinale Rodríguez Maradiaga ha ripercorso sinteticamente i cambiamenti nel mondo e nella Chiesa per sottolineare la necessità di uomini e donne che si consacrino all'apostolato e alla preghiera. Per rendere più consapevoli i presenti dei cambiamenti che hanno portato a nuove sfide religiose tra cristiani e consacrati, il porporato ha precisato che: “per molto tempo noi cristiani abbiamo vissuto con un'immagine fortemente caratterizzata dalla geografia. Questa immagine è cambiata nel senso che il centro di gravità della Chiesa non è più nel nord, ma nel sud, visto che il 75% dei cristiani vive in Asia, Africa e America”. I consacrati, per l'arcivescovo di Tegucigalpa, devono far sì che la loro vita diventi una lettera che Cristo invia agli uomini e alle donne del mondo globalizzato. I consacrati sono come “lettere di Cristo”, ovvero per mezzo di questa vocazione Gesù “continua a scrivere a quanti non credono in Lui attraverso la testimonianza che sappiamo dare”. “Come sarebbe bello, che tutti coloro a cui arriva un consacrato potessero leggere le lettere dal sud al nord con gli occhi del cuore e rispondere con spirito di solidarietà”, ha esortato il cardinale che ha anche aggiunto: “L'Asia sfida la missione, e il continente americano con le sue enormi disuguaglianze corre il pericolo di smettere di essere il continente della speranza”, e ancora: “Non dobbiamo solo lavorare per i deboli, ma vivere con loro, perché il cammino del 'rendersi piccoli' è una testimonianza per la nostra generazione”. Infine l’augurio apostolico: “Nulla è impossibile per chi ama”. (A.V.)

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    Togo: vescovo nominato presidente della commissione “Verità, giustizia e riconciliazione”

    ◊   Mons. Nicodème Anani Barrigah-Bénissan, vescovo di Atakpamé e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Togo è stato chiamato a presiedere la nuova Commissione “Verità, giustizia e riconciliazione” (CVJR). L’istituzione della commissione rientra nell’Accordo Politico Globale (Acp) sottoscritto tra i leader politici togolesi nel 2006 a Ouagadougou, in Burkina Faso per porre fine alla crisi politica del Paese. Composta di 11 membri essa dovrà fare luce sulle violenze che hanno segnato il Togo tra il 1958 e il 2005, in particolare durante il regime di Étienne Gnassingbé Eyadéma, scomparso in quell’anno. Per la presidente della Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo (FIDH) Souhayr Belhassen, l’istituzione della CVJR è un ulteriore importante passo verso la riconciliazione nazionale e lo stabilimento dello stato di diritto in Togo: “La commissione deve ora mettersi al lavoro per rispondere alle aspettative delle vittime e della popolazione, ovvero: fare luce sui crimini del passato, rendere giustizia, correggere i giudizi precostituiti e ricostruire una nazione pacificata rispettosa dei diritti dell’Uomo”, afferma in un comunicato. In un’intervista a “Radio France Internazionale”, ripresa dall’agenzia Apic, mons. Barrigah-Bénissan ha espresso, da parte sua l’auspicio “di potere creare in seno alla commissione e intorno ad essa, un clima di fiducia per rispondere alla profonda aspirazione alla pace dei togolesi”. Nato nel 1963 e ordinato sacerdote nel 1987, mons. Barrigah-Bénissan è al tempo stesso un uomo di Chiesa e diplomatico. Dopo avere studiato Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana e Diplomazia presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica, è stato Segretario di Nunziatura prima in Rwanda, poi in Salvador e in Costa d’Avorio. Nel 2007 è stato Consigliere di Nunziatura in Israele. È stato quindi ordinato vescovo di Atakpamé il 9 marzo 2008. Oltre a presiedere la Commissione Giustizia e Pace, è anche responsabile per la pastorale dei laici della Conferenza episcopale togolese. (L.Z.)

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    Senegal: per la Pentecoste, pellegrinaggio al Santuario mariano di Popenguine

    ◊   Più di 16mila giovani cattolici di tutte le diocesi del Senegal si sono radunati domenica, nella Solennità di Pentecoste, presso il Santuario mariano di Popenguine, a sud di Dakar. Si è trattato della 29.ma edizione del pellegrinaggio verso quella che è considerata “la città santa” senegalese. L’incontro ha avuto come titolo “Con e come Maria, accogliamo il Cristo, Parola di vita e di speranza”. Il tema è stato scelto “per dimostrare che la Chiesa deve diffondere la Parola di speranza e per aiutare i giovani a rinnovare la devozione verso Maria, seguendo l’esempio di San Paolo, che aveva organizzato i primi incontri tra i cristiani per annunziare loro la Buona Novella”, ha detto padre Patrice Colly, responsabile delle comunicazioni per la Chiesa locale. A concludere il pellegrinaggio - riferisce l'agenzia Apic - la Santa Messa presieduta ieri sera da mons. Jean-Pierre Basse, vescovo di Kolda, alla quale hanno parteciperato alcune delegazioni cattoliche provenienti da Paesi vicini al Senegal, come il Mali, la Mauritania, la Guinea-Bissau e la Guinea-Conakry. (I.P.)

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    Svizzera: pellegrinaggio ad Einsiedeln per l’unità della Chiesa e con Benedetto XVI

    ◊   Il santuario mariano di Einsiedeln in Svizzera ha accolto ieri, Lunedì di Pentecoste, il pellegrinaggio nazionale per l’unità della Chiesa e con Benedetto XVI. Fedeli di tutte le regioni della Svizzera hanno così risposto all’invito dei vescovi a radunarsi nel famoso santuario. Il Presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri, mons. Kurt Koch, ha messo al centro della propria omelia nelle quattro lingue nazionali – tedesca, francese, italiana e romanza – la certezza che la fede in Gesù Cristo è la sorgente dell’unità e della pace nella Chiesa. “Da soli – ha detto, infatti – non possiamo fare l’unità e la pace nella Chiesa. Esse sono dono dello Spirito Santo. La Chiesa – ha aggiunto il vescovo – è la comunione con il Dio vivente, essa è per questo la comunione dei credenti”. Invece di approfondire di più questa appartenenza a Dio, ha aggiunto mons. Koch, la “nostra Chiesa dà talvolta l’impressione che noi ci occupiamo più delle persone e dei gruppi che si esprimono nell’opinione pubblica e meno del messaggio del Vangelo”. Mons. Koch ha perciò lamentato che nella Chiesa svizzera si siano formati come dei partiti – conservatori o progressisti, fondamentalisti o libertali, reazionari o riformatori -, che non si parlano più e non pregano neanche più insieme. Il pellegrinaggio nazionale ha anche aperto di fatto l’assemblea ordinaria di tre giorni della Conferenza episcopale nel convento di Einsiedeln. (A.M.)

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    Il cardinale Bagnasco: più attenzione pastorale alle famiglie in crisi

    ◊   “Da sempre c’è attenzione verso la pastorale matrimoniale: il Vangelo della vita, della famiglia,del matrimonio sono questioni da sempre al centro dell’evangelizzazione”. Si è espresso in questi termini il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco sul tema della famiglia, in un'intervista sull’Osservatore Romano. “Certamente in questi ultimi anni, – ha detto il presidente della Cei – a seguito di quella diffusa fragilità che si individua in molte situazioni in cui purtroppo il matrimonio e la famiglia entrano in crisi, si richiede un investimento ancora più capillare e quindi l’attenzione della Chiesa, che da sempre è rivolta all’istituzione familiare, ritenuta cellula fondante della società e rispondente al disegno divino e al sacramento che Cristo ha istituito, deve essere ancora maggiore nelle nostre comunità cristiane”. La crisi della famiglia, secondo il porporato, è collegata alla emergenza educativa, “provoca anzitutto noi adulti”. Pensieri che il cardinale Bagnasco aveva già esposto “nella prolusione all’Assemblea generale della Cei, perché dobbiamo essere – dice - testimoni credibili”. Per uscire, da questa “emergenza” occorrono “punti di riferimento, modelli credibili, ai quali i giovani possano guardare con fiducia e con attrattiva”. A mettere in crisi la cellula familiare e di conseguenza l’educazione sociale “una cultura fortemente segnata dal relativismo e dall’individualismo. Ora, dentro alla frantumazione, alla divisione della persona e quindi della società, nessuno vive bene. Ecco allora – conclude il presidente dei vescovi italiani - manifestarsi i sintomi di un disagio profondo che non tarda a produrre fatti molto gravi e deprecabili, quali ci riporta la cronaca. E’ un disagio che nasce dal vivere in una società e in una cultura molto liquida, friabile, dove non c’è nulla di solido su cui poggiare e costruire l’edificio umano”. (A.V.)

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    Migliaia di pellegrini di lingua ungherese al santuario rumeno di Csíksomlyó-Sumuleu

    ◊   Come ogni anno, centinaia di migliaia pellegrini di lingua ungherese si sono ritrovati sabato al santuario mariano di Csíksomlyó-Sumuleu, in Romania, per partecipare alla tradizionale Veglia di Pentecoste. Il pellegrinaggio di quest’anno ha assunto un significato particolare in quanto ha coinciso con le celebrazioni del millenario giubilare dell’arcidiocesi di Gyulafehérvár-Alba Iulia eretta nel 1009. Ad aprire la veglia c’era l’arcivescovo di Alba Iulia, mons. György Jakubinyi che, ricordando il motto scelto per l’anno giubilare “Mille anni con Cristo”, ha esortato i fedeli presenti che se vogliono un futuro cristiano devono pregare e lavorare per questo obiettivo: “Dobbiamo chiedere alla Vergine Maria di aiutarci”, ha detto il presule che ha colto l’occasione per annunciare la presenza di un Inviato Speciale del Santo Padre alle celebrazioni giubilari del 29 settembre prossimo. L’omelia è stata affidata all’arcivescovo ungherese di Kalocsa-Kecskemét, mons. Balázs Bábel, che ha spiegato il motivo della sua presenza ricordando i profondi legami storici che per secoli hanno unito Alba Iulia e l’arcidiocesi di Kalocsa-Kecskemét, di cui è stata suffraganea fino al passaggio della Transilvania dall’Ungheria alla Romania dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Nell’omelia il presule ungherese ha quindi parlato dei giubilei come di un’occasione per unire le persone, ma anche per legarle al loro passato e futuro. “La gente – ha detto – è unita dalla comune fede cristiana. Le vite delle persone sono legate a quelle della comunità, della nazione, anche se frontiere artificiali le tengono divise. Quelli che condividono la loro fede in Cristo hanno un destino comune. Questa nazione che da mille anni si riunisce nel Santuario di Csíksomly, questi cristiani di lingua ungherese giunti da tutto il mondo, hanno avuto un millennio con Cristo", ha concluso Mons. Balázs Bábel. I pellegrini hanno quindi pregato insieme per altri mille anni di pace. Il santuario Csíksomlyó-Sumuleu, le cui origini risalgono al medioevo, ospita una statua lignea della Vergine venerata per numerosi miracoli. Secondo le credenze locali essa ha protetto la popolazione dai Turchi e dai Tartari e da altri pericoli nel corso della storia. Ogni anno tra i 400 e i 500mila pellegrini ungheresi vengono in pellegrinaggio in questa località della Transilvania per la Pentecoste. (L.Z.)

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    Seoul: forum sull'Eucarestia dei vescovi dell'Asia

    ◊   L’Eucaristia, centro della vita e della missione della Chiesa, deve essere un ponte che mette in relazione la fede in Dio con la vita quotidiana e le persone tra di loro aiutandole a abbattere gli steccati che li dividono. Questo il concetto di fondo emerso da un recente forum che ha visto riuniti a Seoul, in Corea, un’ottantina tra teologi, missionari, vescovi e laici da 11 Paesi asiatici. “L’Eucaristia e la Comunità – Oltre ogni barriera” era appunto il titolo del convegno promosso dall’Associazione internazionale di professionisti ed intellettuali cattolici ICMICA e dall’Istituto di Teologia “Woori” di Seoul in preparazione alla IX Assemblea plenaria della Federazione delle Conferenza episcopali dell’Asia (FABC). L’assemblea si svolgerà dal 10 al 16 agosto a Manila con al centro proprio il tema “Vivere l’Eucaristia in Asia”. Scopo dell’incontro – come ha spiegato all’agenzia Ucan la segretaria generale dell’ICMICA, Lawrecia Kwark Eun-kyung - era di aprire un confronto con i vescovi asiatici in vista delle sessione di agosto, ma anche di consolidare la rete di contatti e collaborazioni tra i teologi e gli operatori laici della pastorale in Asia. Nei vari interventi è stata ribadita la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e concretamente nella vita di ognuno. “Il concetto alla base dell’Eucaristia – ha ricordato il principale relatore il padre gesuita Michael Amaladoss - è la piena consapevole e attiva partecipazione della comunità di fedeli. Come Corpo di Cristo la comunità è la celebrante, mentre il sacerdote è il ministro e quindi il servitore della comunità”, ha sottolineato il sacerdote che dirige l’Istituto per il dialogo con le culture e la religione a Chennai in India. Nel documento finale i partecipanti si sono impegnati quindi a promuovere una catechesi integrale che spieghi la centralità dell’Eucaristia nella nostra vita quotidiana, sottolineando come essa “contenga sempre una dimensione profetica”. Un altro impegno scaturito dall’incontro è stato quello di usare il “potere dell’Eucaristia” per la missione centrale della Chiesa in Asia, definita dalla FABC come un triplo dialogo: con i popoli, con le culture e con le religioni del continente. (L.Z.)

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    Hong Kong: i preparativi per l'Anno delle vocazioni sacerdotali indetto dalla diocesi

    ◊   L’Anno delle Vocazioni sacerdotali che si celebrerà ad Hong Kong, in sintonia con l’Anno Sacerdotale indetto dal Papa, sta già raccogliendo una grande ed attiva risposta da parte dei fedeli di Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides) durante l’Incontro di preghiera organizzato dalla Commissione diocesana delle vocazioni nei giorni scorsi, oltre 200 tra religiosi e religiose, sacerdoti diocesani, seminaristi e laici, hanno condiviso l’esperienza vocazionale e la felicità della vita dedicata al Signore. Infine religiosi, religiose e sacerdoti hanno rinnovato i loro voti davanti a mons. John Tong, vescovo diocesano, promettendo il loro continuo impegno per promuovere la propria vocazione e quella altrui, soprattutto nell’Anno delle Vocazioni sacerdotali. Mons. Tong inoltre ha annunciato che aprirà personalmente l’Anno delle Vocazioni Sacerdotali il primo luglio. Secondo don Benedict Lam Cho Ming, presidente della Commissione diocesana per le vocazioni, la diocesi sta preparando una serie di programmi coinvolgendo soprattutto le parrocchie - i singoli giovani – e puntando sulla formazione. “Abbiamo nominato in ogni decanato un sacerdote responsabile, incaricato per l’Anno, che si occuperà del coordinamento delle iniziative. La Messa per le vocazioni sarà celebrata il 29 giugno, e nella stessa occasione festeggeremo 30 anni di sacerdozio di 5 sacerdoti diocesani”. (R.P.)

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    A Roma, presentata la campagna “più acqua più vita”

    ◊   E’ stata presentata ieri mattina, a Roma, la campagna: “Più acqua, più vita”. Promossa dal’associazione “Più Vita Onlus”, che fa capo alla “Fundaciòn Màs Vida”, con sede in Spagna. La campagna di solidarietà consiste nella raccolta di fondi attraverso i messaggi di telefonia mobile. Per costruire due pozzi di acqua potabile, con relativa rete idrica, nei quartieri più poveri di Santo Domingo: La Mina e La Nueva Esperanza. A trarre beneficio da questi pozzi saranno circa 6mila persone, che attualmente vivono in vere e proprie favelas del tutto prive di rete idrica. Parallelamente alla costruzione dei pozzi verrà potenziato anche il Centro di salute di Santo Domingo per offrire assistenza adeguata alla popolazione infantile colpita da malattie infettive e patologie legate alla scarsa igiene. Per sostenere la campagna solidale, che ha ricevuto l’autorizzazione del Segretariato Sociale Rai ed il patrocinio della Provincia di Roma, occorrerà inviare, da oggi e fino al 15 giugno compreso, un sms al numero 48588 del valore di 1 euro, o di 2 euro per chi chiama da rete fissa Telecom. “Santo Domingo, nota meta di vacanza da sogno, nasconde una realtà di povertà e miseria concentrata soprattutto nelle baraccopoli della città - ha spiegato Teresa Abadia Escario, presidente della Fundaciòn Más Vida – Il Paese è caratterizzato da una profonda diseguaglianza: il 20% della popolazione povera detiene solo il 4% della ricchezza del Paese, lo stipendio medio è inferiore ai 100 dollari/mese. Più del 40% della popolazione vive in condizioni di povertà: parliamo di circa 1 milione di persone dei quali 670 mila in condizioni estreme. L’Associazione, presente a Santo Domingo dal 2004, ha deciso dunque di aiutare la popolazione costruendo un servizio idrico, esigenza avanzata direttamente dalla comunità locale. Inoltre alla realizzazione della rete idrica lavorerà la popolazione locale che potrà così contare per circa un anno, tempo necessario per l’attivazione dei pozzi, su un impiego sicuro”. L’iniziativa vede in campo anche diversi testimonial del mondo dello spettacolo italiano. (A.V.)

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    Nell’Anno internazionale dell’astronomia creato un portale web per l’universo

    ◊   E’ stato lanciato il portale per l’universo (www.portaltotheuniverse.org) in occasione del vigente Anno internazionale dell’Astronomia, voluto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Uno spazio telematico dove è possibile attingere news ed approfondimenti aggiornati nel campo dell’astronomia, e intende essere punto di raccolta di materiali sull’argomento. Sarà possibile infatti accedere a contributi audio, video, immagini, contenuti didattici - a disposizione di professionisti, appassionati e studenti di tutto il mondo. La funzionalità con cui il portale informa è quella basata sulla modalità di tipo web 2.0 ed al contempo interattivo. Per la presenza – si legge in una nota del Sir - di blog, feed rss e widget a tema, che permettono di accedere, ad esempio, ad osservazioni in diretta dai telescopi o immagini del Sole. Il lancio del portale on line è solo una tra le tante iniziative promosse per rendere partecipi appassionati e studiosi dell’astronomia nell’anno astronomico, ora in corso. Tra queste iniziative, le “passeggiate notturne alla scoperta di luna e stelle” nel Parco Reale del Castello di Racconigi (Torino), guidate da esperti e con l'ausilio di telescopi (fino al 20 giugno), e una domenica di musica (21 giugno), con il concerto "Sonata per lucciole e pianeti". L’Anno internazionale dell’Astronomia, denominato IYA2009, vede la partecipazione di più di 100 Paesi. (A.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: Appello della Croce Rossa per gli oltre 2 milioni di profughi del conflitto nella valle di Swat

    ◊   Sono tutti liberi i 71 cadetti dell’accademia di Razmak e i 9 istruttori sequestrati ieri nel nordovest del Pakistan dai talebani. Al momento si registrano versioni discordati sulla loro liberazione. Un portavoce dell’esercito ha dichiarato che gli ostaggi sono stati liberati dopo "un violento combattimento". Fonti locali parlano invece di una mediazione dei capi tribali locali. Ma nel Paese resta alta la tensione: la scorsa notte è stato attaccato un convoglio della Nato, almeno due i morti. E intanto la Croce Rossa internazionale ha lanciato un nuovo appello per aiutare gli oltre 2 milioni di profughi provocati dall'offensiva contro i talebani, avviata sei settimane fa nella valle dello Swat. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Massimo Barra, vicepresidente della Croce Rossa internazionale:

    R. - Noi ci allarmiamo, quando è in pericolo la possibilità di raggiungere le persone vulnerabili, le persone che hanno perso tutto. E il Pakistan vuol dire uno scenario di guerra, che comprende anche l’Afghanistan con i talebani. E’ uno scenario di guerra aperta che è destinato a peggiorare probabilmente nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, anche perché i talebani sono molto forti.

     
    D. - L’offensiva contro i talebani nella valle dello Swat avrebbe generato dai due ai tre milioni di profughi. Cosa state facendo, c’è la possibilità di intervenire?

     
    R. - La Croce Rossa mantiene rapporti con tutte le parti in causa. Non sempre, però, questo basta per avere l’accesso, per assicurare l’intervento umanitario. Purtroppo questo non avviene e la conseguenza è che chi ne paga il più pesante pedaggio sono proprio i civili.

     
    D. - Avete lanciato un nuovo appello alla cooperazione internazionale. Ma la situazione sul terreno si sta stabilizzando?

     
    R. - Tanto le autorità pakistane quanto le autorità afghane sembrano avere forti difficoltà nel controllo del territorio. Francamente, non so come potrà finire.

     
    D. - Qual è, dunque, il suo auspicio?

     
    R. - E’ un appello alla ragionevolezza, anche se tutto sembra che vada nella direzione opposta.

     
    Afghanistan
    Non si fermano le violenze in Afghanistan. Sei civili afghani, fra cui due donne e due bambini, sono morti a seguito dell’esplosione di un ordigno sulla strada che collega Kabul alla base statunitense di Bagram. Vittime anche tra le truppe Usa: ieri quattro soldati americane sono morti a seguito di due distinti attacchi nella provincia di Wardak. Negli ultimi mesi, i talebani stanno attaccando anche al di fuori delle loro tradizionali roccaforti nonostante il numero delle truppe straniere sia cresciuto fino alle 80 mila unità.

    Corea del Nord
    Gli Stati Uniti hanno messo in guardia la Corea del Nord sulle gravi conseguenze del suo programma nucleare militare. Il Giappone risponde invece ai test di Pyongyang approvando la predisposizione di un sistema di allarme antimissile, mentre è al vaglio un proposta del partito di governo per ispezionare le navi nordcoreane. Non resta a guardare nemmeno la Corea del Sud che ha dispiegato un sofisticatissimo pattugliatore rapido lancia-missili, in prossimità del confine marittimo con la Corea del Nord. Infine, i ministri degli Esteri di Russia e Cina hanno espresso la necessità di una risposta convincente del Consiglio di sicurezza Onu sull'inammissibilità ad ignorare la risoluzione contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Pyongyang infatti sarebbe pronta a testare il nuovo missile a lunga gittata in grado di colpire il territorio nordamericano. Ma la situazione nella regione è resa ancora più incerta dalle difficili condizioni di salute del leader nordcoreano, Kim Jong-il, e dalle voci di un possibile cambio al vertice del regime comunista con il terzogenito, Kim Jong un.

    Disoccupazione Ue
    Ancora in aumento il tasso di disoccupazione nei Paesi dell’Unione Europea. Per la zona euro il dato ad aprile è arrivato al 9,2 % rispetto all’8,9 % di marzo. Mentre nell'Ue a 27 il tasso è arrivato all'8,6%, contro l'8,4% del mese precedente. In valori assoluti, si tratta di un aumento di quasi 550 mila disoccupati. Lo rende noto Eurostat, l'Ufficio europeo di statistica, che specifica che il tasso di disoccupazione è il più alto dal 1999. I tassi più elevati in Spagna, Lettonia e Lituania. Quelli più bassi invece in Olanda e Austria. Il dato italiano non è disponibile.

    Elezioni europee
    Settimana elettorale per i Paesi dell’UE: giovedì 4 giugno, con il voto di Regno Unito e Paesi Bassi, prende il via il processo elettorale per il rinnovo del parlamento europeo, che si concluderà il 7 giugno. L’appuntamento con le urne riguarda 375 milioni di elettori chiamati a designare 736 eurodeputati. Al voto, per la prima volta, anche i cittadini dei nuovi Stati membri. Il servizio di Iva Mihailova:

     
    I due membri più recenti dell’Unione Europea, Bulgaria e Romania, per la prima volta parteciperanno ufficialmente alle elezioni europee, il 7 giugno. Diciassette deputati eletti da circa sette milioni di bulgari e 33 parlamentari eletti da 17 milioni di romeni andranno a Bruxelles per rappresentare i due Paesi balcanici. Sull’ombra della crisi economica, e reduci delle accuse di corruzione, soprattutto nell’ambito dei fondi europei, la Bulgaria e la Romania si preparano al voto, anche in vista delle prossime elezioni per il parlamento nazionale di Sofia e per il presidente a Bucarest. Secondo i sondaggi, il 34 per cento dei voti in Romania andrebbe alla coalizione dei socialdemocratici conservatori. In Bulgaria, si aspetta un’affluenza del circa il 34 per cento, in seguito ad una campagna elettorale segnata da problemi interni, in vista delle prossime elezioni parlamentari a luglio.

     
    Obama Chrysler
    Le autorità giudiziarie americane ieri hanno dato il via libera alla vendita degli asset di Chrysler alla Fiat. Per il presidente Obama, l’alleanza con la casa automobilistica torinese sarà completata in pochi giorni e porterà alla nascita di una società nuova, competitiva e più forte che salverà migliaia di posti di lavoro. Intanto, secondo i dati diffusi ieri il gruppo, Fiat ha immatricolato a maggio il 3,5 per cento di auto in meno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Tuttavia, nello stesso periodo la quota di mercato dell'azienda italiana è salita dell’1,8 per cento, raggiungendo il 34,38 per cento.

    Francia - Iran
    Incontro domani all’Eliseo tra il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ed il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki. Al centro del vertice i colloqui fra Iran e grandi potenze mondiali sul programma nucleare di Teheran. Ottimista il capo della diplomazia russa, Lavrov, secondo il quale vi sono maggiori possibilità di risolvere la questione, grazie anche alle posizioni della nuova amministrazione statunitense.(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 153

     
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