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Sommario del 17/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Aiuti umanitari del Papa alla popolazione di Gaza. La drammatica testimonianza di padre Musallam
  • Mons. Migliore: a Gaza nessuna distinzione tra civili e obiettivi militari
  • La Chiesa avrà presto cinque nuovi Beati, tra cui don Carlo Gnocchi, apostolo dei mutilatini
  • Lettera del Papa per il 1.750.mo anniversario del martirio di San Fruttuoso e dei diaconi Sant’Augurio e Sant’Eulogio
  • Altre udienze e nomine
  • Concerto nella Cappella Sistina per gli 85 anni di mons. Georg Ratzinger, fratello del Papa
  • L’Incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico verso la conclusione: l'editoriale di padre Federico Lombardi
  • Giornata per il dialogo con gli ebrei. Intervista con il cardinale Kasper
  • Il cardinale Comastri alla Messa di Sant'Antonio Abate: dallo star-system spesso modelli fuorvianti, i Santi veri eroi di umanità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Bombe israeliane su una scuola Onu a Gaza. Hamas: no alla tregua
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Elezioni nel Salvador: i vescovi: “votare è senso di responsabilità”
  • Forse un ex seminarista tra gli assassini del missionario ucciso in Kenya
  • Settimana per l’unità dei cristiani in Turchia
  • A Roma una delegazione luterana dalla Finlandia per la Settimana di preghiera dell’unità
  • L'attività caritativa dei Redentoristi in Vietnam
  • Cresce il desiderio delle donne cinesi di avere più figli nonostante i divieti governativi
  • La Conferenza episcopale cilena sigla un accordo a favore degli studenti disabili
  • Assisi: manifestazione per la pace in Medio Oriente
  • Il Comitato Sindone stabilisce il percorso per l’ostensione del 2010
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato suicida scuote il centro di Kabul: almeno 4 civili morti, feriti 6 soldati Usa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Aiuti umanitari del Papa alla popolazione di Gaza. La drammatica testimonianza di padre Musallam

    ◊   A nome del Papa, il Pontificio Consiglio Cor Unum, il dicastero della Santa Sede che ha il compito di realizzare le iniziative caritative del Pontefice, ha inviato un suo segno personale e concreto per aiutare e sostenere la piccola ma fervente presenza cattolica a Gaza. Nel comunicato del dicastero vaticano viene sottolineato che Benedetto XVI ha espresso più volte la sua vicinanza agli abitanti nella Striscia di Gaza, i quali hanno già tanto sofferto a causa del persistente conflitto, causa di una grave crisi umanitaria. Gli aiuti sono stati inviati a padre Manuel Musallam, parroco della Chiesa della Santa Famiglia a Gaza, alle Missionarie della Carità e ad altre Congregazione religiose, che sono al servizio delle persone più vulnerabili nella terra natale di Gesù. Sulla situazione a Gaza ecco la drammatica testimonianza di padre Musallam, raggiunto telefonicamente nella città palestinese da Alessandro Gisotti:


    R. – In Gaza, we are living war and with war we are living suffering. …
    Qui a Gaza stiamo vivendo la guerra, e con la guerra, la sofferenza. Abbiamo scoperto anche una nuova sofferenza: la sofferenza dopo la guerra. Oggi scopriamo che centinaia di famiglie non hanno più speranza: la casa distrutta, la terra distrutta, ora la gente scappa qua e là, e a Gaza non trovano riparo. Stiamo predicando la speranza contro ogni speranza. In questo tempo di disperazione, noi cerchiamo di dire una parola di speranza, una sola parola, per dire a questa gente … (si sente il rumore di un aereo e poi il suono di un’esplosione, n.d.r.) ecco, proprio adesso è passato sopra di noi un bombardiere, un F16 e c’è stata una grande esplosione …

     
    D. – Negli ultimi giorni il Papa ha manifestato tantissime volte la sua solidarietà con la gente di Gaza; ora arriva un segno tangibile attraverso Cor Unum …

     
    R. – Yes, we hope that His Holiness the Pope, with all the Christians in the world …
    Sì: noi speriamo che il Papa, insieme con tutti i cristiani nel mondo riescano a fermare questa guerra. Il Papa l’ha chiesto; ora noi ci rivolgiamo a lui, come i suoi figli, e gli chiediamo di dire al mondo che questa guerra è illegale, non è una guerra giusta questa contro i palestinesi, e questa guerra deve essere fermata. Le comunità cristiane, le nazioni cristiane devono impedire questo massacro che si sta perpetrando a Gaza. Noi siamo terrorizzati, siamo privati di tutto, stiamo morendo, tremiamo di paura …

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    Mons. Migliore: a Gaza nessuna distinzione tra civili e obiettivi militari

    ◊   Tacciano le armi nella Striscia di Gaza e si imbocchi coraggiosamente la via della pace: è quanto chiesto dall’arcivescovo Celestino Migliore nel suo intervento di ieri all’Assemblea generale dell’Onu, che ha approvato una risoluzione per l’immediato cessate il fuoco tra le parti in conflitto. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    L’Osservatore permanente della Santa Sede presso il Palazzo di Vetro ha esortato i belligeranti a rispettare la risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza che chiede la fine delle ostilità e l’accesso senza ostacoli a Gaza degli aiuti umanitari. Mons. Migliore ha quindi ribadito che nel conflitto in corso si è visto un totale fallimento del rispetto della distinzione tra civili e obiettivi militari. Ed ha esortato tutte le parti belligeranti a rispettare il diritto umanitario internazionale così da assicurare la protezione dei civili.

     
    Il presule ha quindi ricordato la tormentata storia di coesistenza tra israeliani e palestinesi contraddistinta da una lunga serie di conflitti ma anche da tentativi di dialogo come ad Oslo, Madrid e più recentemente ad Annapolis. Purtroppo, ha costato con rammarico, questi sforzi per stabilire la pace sono finora falliti. E, ciò, ha affermato l’osservatore vaticano, è dovuto alla mancanza di una volontà politica coraggiosa e coerente per costruire una pace duratura. Infine, mons. Migliore ha ribadito il ruolo delle Nazioni Unite per favorire la pace in Medio Oriente, aiutando le parti in conflitto a trovare nuovi strumenti basati sulla cooperazione e il mutuo riconoscimento nella diversità.

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    La Chiesa avrà presto cinque nuovi Beati, tra cui don Carlo Gnocchi, apostolo dei mutilatini

    ◊   La Chiesa avrà presto 5 nuovi Beati. Il Papa, ricevendo stamani l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione dei relativi decreti. Tra i prossimi Beati ci saranno anche il Venerabile Servo di Dio Ciriaco Maria Sancha Y Hervás, arcivescovo di Toledo e cardinale, fondatore dell'Istituto delle Religiose di Carità del cardinale Sancha; il Venerabile Servo di Dio Carlo Gnocchi, sacerdote diocesano e fondatore dell'Opera Pro Iuventute; il Venerabile Servo di Dio Bernardo Francesco De Hoyos, sacerdote professo della Compagnia di Gesù; il Venerabile Servo di Dio Raffaele Rafiringa (al secolo: Luigi), fratello professo dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane; il Venerabile Servo di Dio Eustachio Kugler (al secolo: Giuseppe), religioso professo dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Sono state inoltre riconosciute le virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni De Palafox Y Mendoza, vescovo di Osma; del Servo di Dio Roberto Spiske, sacerdote diocesano e fondatore della Congregazione delle Suore di Sant'Edvige; della Serva di Dio Carolina Beltrami, fondatrice dell'Istituto delle Suore Immacolatine di Alessandria; della Serva di Dio Maria Dell'immacolata Concezione Salvat Y Romero (al secolo: Maria Isabella), superiora generale dell'Istituto delle Suore della Compagnia della Croce; della Serva di Dio Liberata Ferrarons Y Vivés, Laica, del Terz'Ordine dei Carmelitani. Nel corso dell’Udienza privata concessa il 22 dicembre 2008 al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Tous Y Soler, sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fondatore delle Suore Cappuccine della Madre del Divino Pastore. Sulla figura di don Carlo Gnocchi, l’apostolo dei mutilatini ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti.


    Carlo Gnocchi nasce a San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, il 25 ottobre 1902 dal padre Enrico, marmista, e da mamma Clementina, sarta. A 2 anni perde il padre. A 22 è ordinato sacerdote. Nel 1940, con l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, si arruola volontariamente come cappellano militare del Battaglione degli Alpini ‘Val Tagliamento’, partecipando alla campagna di Grecia. Parte poi per la Russia come cappellano degli Alpini della Divisione Tridentina; la disastrosa ritirata del gennaio 1943, che vide la morte di numerosi soldati, lo porta ad una profonda crisi spirituale. Il male che sperimenta gli provoca dubbi e domande sulla bontà di Dio. Nel buio si affida al Signore della storia imparando a capire il valore salvifico della sofferenza degli innocenti. E’ in quel periodo che matura in lui il desiderio di assistere gli orfani dei suoi alpini, i mutilatini di guerra, vittime dei bombardamenti e degli ordigni bellici scoppiati fra le loro mani e dei disabili di ogni genere. Decorato con medaglia d’argento al valor militare, negli anni 1944-45 partecipa alla Resistenza subendo anche il carcere. Nel 1947 fonda l’Istituzione ‘Pro infantia mutilata’ che nel 1953 cambia denominazione in ‘Fondazione Pro Juventute’. Don Carlo Gnocchi è stato il “don Bosco” di Milano. Alla sua morte, avvenuta il 28 febbraio 1956, volle che le sue cornee venissero espiantate per donarle a due ragazzi ciechi. Si era agli albori della cultura dei trapianti d’organi. "In un mondo come il nostro, inaridito e agitato – diceva don Carlo Gnocchi - è necessario mettere olio d'amore sugli ingranaggi dei rapporti sociali e formare nuclei di pensiero e di resistenza morale per non essere travolti".

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    Lettera del Papa per il 1.750.mo anniversario del martirio di San Fruttuoso e dei diaconi Sant’Augurio e Sant’Eulogio

    ◊   Sarà il cardinale Julián Herranz, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, a presiedere il 24 e 25 gennaio, a Tarragona, in Spagna, le solenni celebrazioni per il 1.750.mo anniversario del martirio del vescovo San Fruttuoso e dei diaconi Sant’Augurio e Sant’Eulogio. Il porporato è stato nominato dal Papa come proprio inviato speciale in una lettera resa pubblica il 22 novembre scorso. Nella sua missiva Benedetto XVI ricorda il supplizio subito da questi testimoni della fede - noti come “Protomartiri ispanici” - che furono arsi nell’Anfiteatro di Tarragona, il 21 gennaio dell’anno 259, vittime della persecuzione contro i cristiani decretata dagli imperatori Valeriano e Gallieno. Chiedendo intercessione ai santi Fruttuoso, Augurio ed Eulogio, il Papa manifesta la sua vicinanza ai fedeli che celebreranno la ricorrenza del loro martirio, ricordando, in particolare, le parole che il vescovo Fruttuoso pronunciò prima della morte e che sono ritenute il suo testamento spirituale: “E’ necessario pregare per la Chiesa estesa da Oriente a Occidente”. La città di Tarragona, per ricordare i suoi patroni, ha inaugurato il 20 gennaio 2008 un “Anno Giubilare”, dando vita a diversi eventi. In occasione delle prossime celebrazioni, impartendo la sua benedizione apostolica, Benedetto XVI invita i fedeli ad imitare le virtù dei protomartiri ispanici che si distinsero per la loro condotta onesta, per la carità mostrata durante la loro vita e l’intrepida fedeltà alla fede cristiana: “furono uomini virtuosi – ha concluso il Papa citando il Siracide - i cui meriti non sono stati dimenticati”. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Caracas (Venezuela), presentata da mons. Pedro Nicolás Bermúdez Villamizar, vescovo tit. di Lamsorti, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Rutana (Burundi), con territorio dismembrato dalle diocesi di Bururi e Ruyigi, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Gitega. Il Papa ha nominato primo vescovo di Rutana il rev.do Bonaventure Nahimana, rettore del Seminario maggiore interdiocesano di Burasira e segretario della Commissione episcopale per le vocazioni e i seminari. Il rev.do Bonaventure Nahimana è nato il 3 giugno 1959 a Gisebuzi, nella parrocchia di Giheta. Il 10 agosto 1986 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Gitega.

    Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Delhi (India) il rev.do Franco Mulakkal, del clero di Jullundur, tesoriere dell’Unione Apostolica del Clero e consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cullu. Il rev. do Franco Mulakkal (Aippunny) è nato il 25 marzo 1964 a Mattam, nello Stato di Kerala, nella diocesi siro-malabarese di Trichuri. È stato ordinato sacerdote il 21 aprile 1990 ed incardinato nella diocesi di Jullundur.

    Benedetto XVI ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Cultura i cardinali: Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas (Venezuela); Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi (India); Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux (Francia); Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria); Angelo Scola, Patriarca di Venezia (Italia); Daniel N. Dinardo, arcivescovo di Galveston-Houston (Stati Uniti d'America); Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar (Senegal); e i monsignori: Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar); Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg (Repubblica Federale di Germania); Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht (Paesi Bassi); Héctor Rubén Aguer, arcivescovo di La Plata (Argentina).

    Il Papa ha nominato consultori del medesimo Pontificio Consiglio della Cultura padre Sebastian Maria Michael, S.V.D., direttore dell'Istituto di Cultura Indiana di Andheri, Mumbai (India); il prof. Dominique Jean-Marie Lambert, prof. all'Università Notre Dame de la Paix a Namur (Belgio); il prof. Jean-Dominique Durand, filosofo-economista, professore di Storia all'Università Statale e presidente della Fondazione "Fourvière" di Lyon (Francia); il sig. Roberto José Méndez Martínez, Fondatore e coordinatore dell'"Aula di Poesia" del Centro Culturale de La Habana "Dulce María Loynaz" (Cuba); la dott.ssa Rita Maria Isabell Naumann, delle Sorelle Mariane di Schönstatt, docente all'Istituto Cattolico e decano degli Studi al Seminario "Buon Pastore" di Sydney (Australia); la prof.ssa Giovanna Parravicini, consigliere culturale della Rappresentanza Pontificia nella Federazione Russa; la dott.ssa Marie-Louise Kanse Tah In Mbida, avvocato, membro fondatore della Commissione "Giustizia e Pace" dell'arcidiocesi di Douala (Camerun).

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    Concerto nella Cappella Sistina per gli 85 anni di mons. Georg Ratzinger, fratello del Papa

    ◊   Benedetto XVI sarà presente oggi a un concerto nella Cappella Sistina (ore 18.00) in onore del fratello, mons. Georg Ratzinger, Maestro di Cappella emerito, protonotario apostolico, nella ricorrenza dell’85.mo genetliaco di quest’ultimo; l’Orchestra e il Coro dei “Regensburger Domspatzen” eseguiranno per la circostanza la “Grosse Messe c-Moll” di Wolfgang Amadeus Mozart, insieme all’Orfeo Barockorchester e con i solisti Simona Šaturová e Stella Doufexis, soprani, e Robert Buckland, tenore. Dirigerà il Maestro di Cappella Roland Büchner. Ci sarà all’apertura un saluto di mons. Gerhard Ludwig Müller. Al termine dell’esecuzione il Santo Padre rivolgerà la sua parola ai presenti. La nostra emittente trasmetterà in diretta l’evento a partire dalle 17.50.

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    L’Incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico verso la conclusione: l'editoriale di padre Federico Lombardi

    ◊   Un videomessaggio del Papa sarà proiettato oggi sul sagrato della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe al VI Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico. Domani Benedetto XVI seguirà in video collegamento la Messa conclusiva, che sarà presieduta dal Legato Pontificio, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Nell’incontro che il cardinale Bertone ha avuto ieri con i vescovi del Messico ha ribadito l’importanza che la Chiesa attribuisce alla famiglia quale “cellula fondamentale della società”. Il servizio di padre Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia:


    Con la veglia mariana quando a Roma saranno già le 24 e con la solenne concelebrazione eucaristica di domani mattina presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato e Legato pontificio, si concluderà il sesto Incontro mondiale delle famiglie davanti al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe. Oltre 20 milioni di pellegrini raggiungono ogni anno questa meta mariana della patrona dell’America per rinnovare la loro scelta di fede, condire di carità la loro vita quotidiana, rinnovare la speranza in un mondo nuovo. Con l’intervento del cardinale Tarcisio Bertone, si è concluso, ieri sera, il Congresso teologico pastorale che ha avuto per tema “La famiglia formatrice ai valori umani e cristiani”. Il cardinale ha ripercorso, attualizzandolo, il magistero della Chiesa, in tema di famiglia, di giustizia e di pace. Ha auspicato che la famiglia delle Nazioni cresca e si sviluppi nel segno della giustizia e della pace: due pilastri, questi, che la sostengono, la fortificano, la rendono testimone. La giornata conclusiva del congresso teologico pastorale ha approfondito il tema della vocazione e della vocazione educatrice della famiglia. A questa vocazione, che si trasforma in missione, hanno collaborato, e collaborano, istituzioni e testimoni di ieri e di oggi che hanno dato la vita per la causa della famiglia. Nella terza tavola rotonda sono stati analizzati i requisiti che deve avere la famiglia per formarsi e per formare: aspetti quindi psicologici, spirituali, morali ed economici. Tanti risvolti di vita quotidiana da tenere sempre presenti nella loro realtà unitiva e nella priorità delle situazioni che si susseguono nella quotidianità della vita. Al tema dell’incontro si è voluto anche dare una significativa visione globale: dall’Africa all’Asia, dall’Europa all’America Latina, dall’Australia agli Stati Uniti e al Canada. Tanti i volti ed i risvolti internazionali legati alla storia, alla pietà popolare, alla cultura, alla trasmissione della fede e dei valori. La famiglia dei popoli che si è ritrovata a Città del Messico ha voluto con questo Congresso teologico pastorale, analizzare il passato, approfondire il presente e cercare di programmare il proprio futuro.

     
    Momento centrale della giornata di oggi è la testimonianza che porteranno famiglie provenienti da Europa, America Latina, Asia, Africa e Stati Uniti. Daranno voce alla vita quotidiana di tanti che, pur nell’anonimato, segnano positivamente le società e le comunità ecclesiali in cui vivono. Lo faranno pregando il Rosario. Ogni famiglia, infatti, parlerà commentando uno dei cinque misteri gaudiosi, come spiega nell’intervista di Pietro Cocco, la signora Anna Friso, del Pontificio Consiglio per la Famiglia:


    R. – Cominciamo con l’Annunciazione, c’è una famiglia missionaria, europea, che lascia l’Italia, un posto sicuro, un avvenire, per andare a portare l’annuncio del Vangelo là dove è già stato dimenticato, sembra dimenticato. Poi, nel secondo mistero, abbiamo Maria che va a portare conforto alla cugina Elisabetta, e questo è un richiamo, una richiesta alle comunità cristiane, a farsi carico di tutte le persone e le famiglie svantaggiate. Sarà proprio una famiglia emarginata a parlare, a testimoniare come, con l’aiuto della comunità, da un’emarginazione quasi estrema sono riusciti non solo a trovare la propria dignità, ma anche a diventare operatori di pastorale. E’ una famiglia del Guatemala, una famiglia indigena. Nel terzo mistero abbiamo la nascita di Gesù, e lì ci sono i Re Magi, ad un certo punto, che vengono dall’Oriente; e allora, come i Magi venuti dall’Oriente, invitiamo una famiglia che vive in Pakistan. Sono cristiani, in un ambiente appunto a prevalenza islamica, dove vengono, anche lì, discriminati, segnati a dito. Però non rinunciano a portare avanti la loro fede e a testimoniarla ai figli e anche alle persone intorno. E poi abbiamo la presentazione al tempio di Gesù, e siamo andati a vedere l’analogia con una famiglia africana: loro vivono appunto in un ambiente in cui ci sono tanti valori tradizionali, veramente preziosi, che non vanno sprecati. Anzi, dove si è innestato anche il cristianesimo, questi valori vengono sostenuti e illuminati. Però c’è anche il rischio che oggi magari il consumismo cancelli tutto, anche i media stessi, con l’importazione che arriva delle fiction con altri modelli. E allora questa famiglia che si prende la responsabilità di educare i figli proprio nel rispetto di queste tradizioni, ma aperti al nuovo, è veramente molto interessante.

     
    D. – Fino alla quinta testimonianza, dagli Stati Uniti…

     
    R. – La quinta testimonianza sono una coppia arrivata, perfetta diciamo, ma che ha trovato nel cristianesimo il grande valore da trasmettere ai figli. Sei immerso in una società che ti ha dato già tutto, però scoprono che il Vangelo, che la vita cristiana è quella che va data ai figli. Per cui si sono impegnati, anche nella testimonianza, verso gli altri. Tutto questo educa, porta i figli ad un’apertura molto bella, ed i figli stessi – che sono adesso nell’età delle scelte importanti – hanno pensato, i primi due, di scegliere proprio il campo dei media come lavoro. Si stanno specializzando nell’università di San Diego, dove appunto c’è una facoltà importante di media digitali, proprio per imparare ad usarli per l’evangelizzazione. Quindi, i figli stessi riportano questi valori per trasfonderli fuori.

     
    Per una riflessione alla vigilia della conclusione di questo VI Incontro Mondiale della Famiglie, la nota del nostro direttore generale padre Federico Lombardi:


    “Manifestare ancora una volta la bellezza e il valore della famiglia … e suscitare nuove energie in favore di questa cellula insostituibile e fondamentale della società e della Chiesa”: questi gli auspici di Benedetto XVI per l’Incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico nell’Udienza di mercoledì 14 gennaio. Udienza in cui – non è un caso – sono state offerte al Papa alcune reliquie dei coniugi Luigi Martin e Zelia Guerin, i genitori di Santa Teresa di Lisieux, proclamati beati nell’autunno scorso. Non è la prima coppia che la Chiesa proclama solennemente modello di vita cristiana. Ricordiamo pochi anni fa la beatificazione dei coniugi romani Beltrame Quattrocchi alla presenza di tre figli, due dei quali erano venerandi sacerdoti. Il tema dell’Incontro del Messico è: “Famiglia, formatrice nei valori umani e cristiani”. Riflettiamo: Teresa di Lisieux – santa – discende da due genitori santi anche loro. Certo, non è automatico. Non basta che i genitori siano buoni perché i figli lo siano. E per fortuna anche i figli di genitori non buoni possono riuscire ottime persone. Però, non si può negare che buoni genitori aprono più facilmente ai figli la strada verso le virtù umane e cristiane. Se poi i genitori sono molto buoni, del tutto dedicati alla loro vocazione di amore, i figli crescono ogni giorno con davanti agli occhi un esempio che propone alla loro libertà gli ideali più grandi. Nel vocabolario cristiano si dice, con parola un po’ solenne, ma che non ci deve spaventare: la santità. Insomma: se i genitori sono uniti, si vogliono bene e sono consapevoli delle loro responsabilità davanti a Dio e agli uomini, tutti hanno da guadagnarne: loro stessi e i figli per la loro felicità, la società umana, la comunità della Chiesa. Allora: aiutiamoli a volersi bene!

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    Giornata per il dialogo con gli ebrei. Intervista con il cardinale Kasper

    ◊   Si celebra oggi in Italia e in altri Paesi del mondo la Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei. Quest’anno, purtroppo, la Conferenza rabbinica italiana ha deciso di non partecipare all'evento, a causa delle controversie suscitate dalla riformulazione della preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei, nel Messale del 1962, che invoca il riconoscimento di “Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini”. Ascoltiamo in proposito il commento del cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo, al microfono di Philippa Hitchen:


    R. – Certamente è un segno preoccupante, ma devo dire che gli ebrei italiani non hanno un diretto dialogo con il Vaticano: hanno un dialogo con la Conferenza episcopale italiana e non con il Vaticano. Il nostro dialogo a livello universale con gli ebrei, soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, ma anche altrove nel mondo, e anche quello che abbiamo con il Gran Rabbinato a Gerusalemme, va molto bene e loro partecipano a queste giornate di dialogo. Sono solo gli ebrei in Italia, che hanno una sensibilità particolare, che hanno interrotto il loro dialogo. Ma noi speriamo che possano tornare ad un serio dialogo.

     
    D. - Alcuni esponenti della comunirtà ebraica italiana dicono che la riformulazione della preghiera implica una presunzione di superiorità del cristianesimo...

     
    R. - Loro protestano contro una cosiddetta "superiorità" del cristianesimo, ma devo dire che la parola “superiorità” non appartiene alla nostra terminologia. Noi diciamo che l’Antico Testamento, che abbiamo in comune, è compiuto dal Nuovo Testamento e da Gesù Cristo: ma questa è una posizione che abbiamo avuto sempre. Tutti sanno che sulla Cristologia siamo divisi. E’ essenziale che due partner, che hanno posizioni diverse, debbano rispettarsi su questi punti. Quindi, è importante avere un dialogo, ma anche più importante, in questo contesto, è avere una base comune e su questa base comune avere valori comuni che sono molto importanti per l'attuale società secolarizzata. Siamo chiamati con forza a dare una testimonianza comune per la famiglia, per i diritti umani, per la pace, per la giustizia e così via. Facciamo questo con gli ebrei dappertutto nel mondo. E io spero che anche gli ebrei italiani vogliano di nuovo condividere con noi questo impegno nel rispetto delle posizioni dell’altro.

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    Il cardinale Comastri alla Messa di Sant'Antonio Abate: dallo star-system spesso modelli fuorvianti, i Santi veri eroi di umanità

    ◊   Il mondo ha bisogno della pulizia interiore dei Santi, le cui gesta sono destinate a incidere nel cuore della gente molto più dei divi mediatici, divenuti oggi modelli di riferimento spesso fuorvianti. Le parole del cardinale Angelo Comastri sono riecheggiate questa mattina nella Basilica di San Pietro, dove il porporato ha presieduto la Messa nel giorno di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e patrono degli allevatori. E come in passato, all’esterno della Basilica, un recinto con cavalli, vitellini e conigli ha trasformato per qualche ora il volto abituale di Piazza San Pietro, in attesa della benedizione agli animali da parte del cardinale Comastri. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    (canto)

     
    Lo spirito contro l’effimero. Gli slanci dell’anima che trasformano vite contro i fumi del glamour che evaporano in fretta dai palcoscenici come i protagonisti che li calcano. Modelli di ieri e di oggi in antitesi: la “scia luminosa” dei Santi che davano il nome a un paese o il patronato a un mestiere, e la luce artificiale delle star di oggi, che incendiano le emozioni senza riempire davvero il cuore. Il cardinale Comastri ha giocato sui binari di questa contrapposizione l’omelia della Messa per la memoria di Sant’Antonio Abate. Una volta, ha detto, erano i Santi le persone considerate “veramente realizzate e, pertanto, da imitare senza esitazione”. Ma oggi, ha constatato, “le cose sono tanto cambiate” e l’ammirazione della gente ora va “alle persone di successo” e “poco importa - ha soggiunto - se quel successo è effimero” o, peggio, senza rispetto nemmeno per il sacro:

     
    “Il successo, in qualsiasi modo ottenuto, oggi purtroppo accredita le persone come modelli. Allora può accadere, come è accaduto, che sessantamila persone vadano a seguire il concerto di una cantante di successo, anche se il contenuto dello spettacolo era triviale, dissacrante, offensivo: il fatto è veramente deplorevole; e rivelatore del vuoto spirituale della gente e della incapacità di giudizio e di discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male e fa male”.

     
    Questa situazione, ha osservato il cardinale Comastri, “è estremamente pericolosa: infatti se i modelli a cui si guarda sono sbagliati e devianti, ne derivano comportamenti sbagliati e deviati”. E così, "lentamente - ha aggiunto - il livello morale della società si abbassa fino al fango e le persone, quasi inavvertitamente, si ritrovano sporche e senza valori e senza ideali”. Allora, ha insistito il porporato, “dobbiamo ritornare ai Santi”, ai “modelli veri”, che “elevano l’uomo e lo aiutano a far emergere il meglio di sé”:

     
    “Ritengo che senza difficoltà anche voi siate in grado di capire che se nel mondo c’è ancora un po’ di onestà, dobbiamo ringraziare i Santi. Se nel mondo c’è ancora un po’ di amore per la famiglia e un po’ di passione per l’educazione dei figli, dobbiamo ancora ringraziare i Santi. Quanti si sono spesi per la famiglia. Voglio ricordare per ultimo Giovanni Paolo II: quanto ha lottato per difendere la famiglia! Quanto ha pianto e quanto ha tremato di fronte a tanto sbandamento della famiglia! Se nel mondo c’è ancora amore per gli ammalati, lo dobbiamo ai santi! (…) Se ci fossero più santi, il mondo sarebbe certamente diverso.”

     
    I Santi “sono una moltitudine”, ha proseguito il cardinale Comastri: sono il frutto della “forza del dolore-amore di Dio” e riempiono anche le nostre giornate, magari dietro i volti ignoti - ha detto - di mamme “capaci di quotidiani gesti eroici”, o di “uomini miti, onesti e pronti a sacrifici grandi e nascosti”, di giovani “generosi e puliti interiormente” dei quali, ha affermato, “un giorno brillerà la santità”:
     
    “Papa Giovanni XXIII diceva: 'La mia casa era una casa piena di gioia' (...) Io vorrei che, tornando a casa, anche voi, oggi, ricordaste i tesori di quella famiglia: 'Nella mia casa c’era onestà cristallina, lavoro tanto, sentimenti puliti, generosità con tutti'. E’ la via della santità. E’ la via anche della gioia che oggi molti non trovano più perché hanno smarrito la strada. La strada è questa”.
     
    Al termine della Messa, il cardinale Comastri - che aveva ringraziato i presenti per il loro pellegrinaggio a Roma - ha impartito la benedizione ai molti animali - tra i quali anche uno struzzo - portati fin da stamattina nei pressi di Piazza San Pietro dagli iscritti dell’Associazione italiana allevatori che organizza la giornata.

     
    (canto)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La priorità della ricerca ecumenica: in prima pagina, un articolo del vescovo Farrell sulla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

    Rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla sessione dell'Assemblea generale dell'Onu dedicata al conflitto in Vicino Oriente.

    Un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Solo novità cinesi nella politica estera statunitense".

    Un'Europa troppo laicista per difendere i cristiani: intervista di Gabriele Nicolò a Mario Mauro, rappresentante della presidenza Osce contro le discriminazioni religiose.

    L'Italia e il bene perduto della solidarietà: Marco Bellizi sulla visita del presidente Napolitano in Calabria.

    In cultura, gli articoli di Adriano Dell'Asta e di fratel Alois su Olivier Clément e un testo del teologo ortodosso francese scomparso tratto dal suo libro "Dialoghi con Athenagoras".

    L'incontro tra storia e fede: una riflessione di mons. Inos Biffi sul percorso per giungere a Cristo.

    Come una luce che rischiara il cammino: il cardinale Giovanni Battista Re ricorda alla diocesi di Vittorio Veneto il suo antico vescovo Albino Luciani.

    Nell'informazione religiosa, la sintesi dell'intervento del cardinale Tarcisio Bertone al Congresso teologico pastorale a Città del Messico.

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    Oggi in Primo Piano



    Bombe israeliane su una scuola Onu a Gaza. Hamas: no alla tregua

    ◊   Nella Striscia di Gaza ancora nessun risultato concreto degli sforzi negoziali compiuti nelle ultime ore a Washington e al Cairo. Sale intanto l’attesa per la decisiva riunione del gabinetto israeliano per la sicurezza nazionale che si terrà questa sera a Gerusalemme, per decidere se proclamare un cessate il fuoco unilaterale. Da Hamas arriva invece l’annuncio del proseguimento delle azioni, pure se Israele dovesse proclamare una tregua. Il servizio di Marco Guerra:


    I riflettori della comunità internazionale sono tutti puntati al Gabinetto israeliano per la sicurezza nazionale convocato per questa sera dal premier Olmert per decidere se proclamare una tregua unilaterale. La decisione di Tel aviv su un cessate il fuoco sembra ormai prossima dopo il memorandum di intesa Usa-Israele raggiunto ieri a Washington tra il segretario di Stato Condoleezza Rice e il ministro degli Esteri Livni, per arginare il contrabbando di armi al fine di evitare che Hamas possa riarmarsi durante una tregua. All’esito della riunione di questa sera sono quindi legati gli sviluppi dell’intensa attività di mediazione sostenuta dall’Egitto. Un eventuale accordo per una tregua a Gaza dovrebbe essere infatti ratificato domani a Sharm El Sheik, in un vertice a cui il Cairo sta invitando in queste ore alcuni tra i principali leader mondiali. Secondo fonti diplomatiche egiziane, oltre al premier israeliano Olmert, al presidente egiziano Mubarak e al presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, è prevista la presenza anche del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, del segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice, e dei capi di governo di Russia, Francia, Germania, Italia e Turchia. Dal canto suo Hamas, per bocca di uno dei leader del movimento, ha però già fatto sapere che continuerà il confronto armato se il cessate il fuoco unilaterale non fisserà il ritiro delle truppe, l'apertura dei valichi e la revoca del blocco sulla Striscia. Intanto sul terreno si continua a combattere. Esercito, aviazione e marina dello Stato ebraico hanno colpito la scorsa notte una cinquantina di obiettivi, fra tunnel, depositi e bunker. Centrata anche una scuola gestita dalle Nazioni Unite, dove avevano trovato rifugio diversi civili. Secondo fonti palestinesi il colpo caduto sull’istituto ha ucciso due piccoli fratelli e ferito 14 persone. Da parte sua Hamas ha proseguito il lancio di razzi su diverse città israeliane senza provocare vittime.

    Il conflitto in corso nella Striscia di Gaza interroga la società israeliana, come testimonia il dibattito sul quotidiano Haaretz che ha pubblicato gli annunci funebri delle centinaia di bambini palestinesi uccisi. L’editorialista Gideon Levy chiede che si fermi “la sfrenata follia d’Israele” mentre lo scrittore Abraham Yehoshua accusa Hamas di strumentalizzare i civili. Ma per avere un quadro di quella che è l’opinione pubblica israeliana in questo momento, Gabriella Ceraso ha sentito Sergio della Pergola, da oltre 40 anni a Gerusalemme e docente di Demografia all’Università ebraica della città:


    R. – Israele è un Paese molto articolato, esistono molti partiti, molte idee. Detto questo, esiste un forte consenso sull’opportunità di questa reazione che tutti riconoscono è stata molto dura e purtroppo ha anche avuto degli effetti molto tragici. Ma il punto è il consenso nel dichiarare insopportabile la situazione in cui da Gaza, quotidianamente, piovono dei missili.

     
    D. – Voci critiche ce ne sono?

     
    R. – Ci sono, ovviamente, delle persone che hanno dimostrato contro, all’interno dello stesso Governo c’è chi dice che ora sarebbe il momento di cessare.

     
    D. – Sul quotidiano “Haaretz” sono apparsi annunci funebri dei bambini palestinesi uccisi: 355. Una forte presa di posizione…

     
    R. – Questo indubbiamente colpisce. Il caso più grave è stato una scuola, in cui per un colpo partito da Israele sono morte più di 30 persone, cosa che certamente ha suscitato molto scalpore.

     
    D. – Nel suo ultimo libro su israeliani e palestinesi, “La forza dei numeri”, lei chiude dicendo, sulla questione: “visione o disastro”? Il disastro lo stiamo vedendo in questi giorni, la visione a cui aspira – anche nel testo – qual è?

     
    R. – La visione è quella del riconoscimento reciproco, della collaborazione fra due Stati sovrani che hanno ognuno la sua personalità. Però si tratta di trovare innanzitutto i confini, poi ovviamente di sviluppare il progetto di vicinato, di collaborazione, di costruzione che va fatto insieme ed anche con l’aiuto di terzi.

     
    D. – E’ una cosa tanto impossibile, questa?

     
    R. – Non è impossibile, ma deve essere voluta dalle due parti.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Domani, seconda domenica del Tempo ordinario la Liturgia propone il brano del Vangelo in cui Gesù incontra per la prima volta Giovanni e Andrea che, lasciato Giovanni Battista, prendono a seguirlo. Gesù allora si volta e chiede loro:

    “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”.

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:


    (musica)

     
    Dal punto di vista di quel che noi siamo "l'incontro implica in primo luogo qualcosa di imprevisto e di sorprendente; in secondo luogo implica qualcosa di reale, che ci tocca realmente, che interessa la nostra vita. Così inteso ogni incontro è unico, le circostanze che lo determinano non si ripeteranno più così" (L. Giussani). In questo modo si esprime un autore contemporaneo riguardo al realismo dell'incontro.

     
    Tutto ciò vale in forma eminente dell'incontro di Andrea e di Giovanni con Gesù lungo il fiume Giordano. Quell'incontro segnò per intero tutta la loro vita, al punto che Giovanni, diversi decenni dopo, ricordava perfino l'ora: "era circa l'ora decima", le quattro del pomeriggio.

     
    L'incontro è una grazia, non si può produrre. Anche per noi, come scrive l'autore citato, "l'incontro è una realtà fisica, corporale, di tempo e di spazio, toccabile, visibile, tangibile, udibile, in cui è presente Dio fatto uomo; di questo Dio fatto uomo tale realtà tangibile è segno" e quindi, ancor più precisamente, sacramento.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Elezioni nel Salvador: i vescovi: “votare è senso di responsabilità”

    ◊   Quattro milioni e 200mila salvadoregni saranno chiamati domani alle urne a votare per 262 sindaci, 84 parlamentari (per il Congresso unicamerale) e 20 rappresentanti del Parlamento Centroamericano (Parlacen). Si tratta del primo appuntamento elettorale di un processo cominciato nel novembre scorso, con l'apertura della campagna politica, e che si concluderà il 15 marzo, quando si dovranno eleggere il presidente della Repubblica e il vicepresidente. Tutti i sondaggi, sia quelli nazionali sia quelli realizzati da organizzazioni internazionali, assicurano che allo stato attuale sia domenica 18 gennaio che il 15 marzo dovrebbe vincere il partito “Fronte nazionale Farabundo Martì” che in passato, fino alla firma degli accordi di pace, era un’organizzazione d’ispirazione marxista-leninista a capo della guerriglia. Gli accordi, firmati nel 1992 con la mediazione decisiva delle Nazioni Unite nel contesto del Trattato di Esquipulas/2 per la pacificazione di tutta l’area centroamericana, misero fine a una guerra che costò 75mila morti e quasi 1.600 milioni di dollari in perdite materiali. Tra l’altro, nel corso di questa guerra, la Chiesa pagò un alto prezzo, come dimostrano le uccisioni di numerosi pastori e laici impegnati, tra cui l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romeo, i gesuiti dell’università Centroamericana, altri sacerdoti e decine di catechisti laici. Nel Paese, da giorni, sono presenti 82 osservatori internazionali provenienti da 19 Paesi. Inoltre, opera una missione speciale dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa). La Conferenza episcopale, intanto, in una dichiarazione del 14 gennaio scorso, ha rivolto un pressante invito alla popolazione a votare, sostenendo che non partecipare al consolidamento democratico e alla crescita civica della nazione “è una grave irresponsabilità”. “Dobbiamo vedere, alla presenza di Dio, quello che è conveniente per il Paese ed esprimere la nostra opinione – hanno detto i presuli - votare significa assumersi responsabilmente il ruolo di cittadini perché tutti siano protagonisti e destinatari della politica”. Da parte sua l’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, ha voluto spiegare che “queste elezioni avvengono in mezzo a una congiuntura nazionale e internazionale segnata dal pessimismo sorto dalla situazione mondiale che minaccia i più deboli”. Secondo il presule, i vescovi salvadoregni, con il loro recente messaggio, desiderano “illuminare la coscienza dei cittadini con la fede e con l’insegnamento sociale della Chiesa. Ci muove il desiderio di contribuire a una convivenza pacifica su basi di solidarietà, giustizia e ricerca del bene comune”. (A cura di Luis Badilla)

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    Forse un ex seminarista tra gli assassini del missionario ucciso in Kenya

    ◊   Avrebbe già un volto e un’identità, quella di un ex seminarista che studiava proprio nell’Istituto dei missionari della Consolata a Langata dove è avvenuto l’omicidio, uno dei due uomini sospettati di essere gli assassini di padre Giuseppe Bertaina, il missionario ucciso ieri mattina in Kenya. Secondo la testimonianza del giovane che ha scoperto il cadavere del sacerdote, tre persone, due uomini e una donna, erano appena usciti dalla stanza: uno dei due uomini sarebbe stato riconosciuto dal testimone come un ex compagno di studi cacciato dal seminario. Mentre i due uomini sono riusciti a lasciare indisturbati l’edificio, la donna è stata fermata dalla polizia. Aveva con sé alcuni libretti degli assegni intestati a padre Bertaina. Una rapina finita in tragedia, dunque, appare per ora la morte del missionario, “un episodio di cronaca nera sintomatico del malessere sociale non solo di Nairobi, ma di molte città africane”, ha commentato padre Giulio Albanese, direttore delle riviste delle Pontificie Opere Missionarie italiane. Intanto il missionario ucciso è stato ricordato dal nipote, Carlo Cometto, come un “uomo che ha dedicato più di cinquant’anni alla formazione dei sacerdoti in Africa”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Settimana per l’unità dei cristiani in Turchia

    ◊   Si è aperta oggi la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a Kadikoy, rinomato quartiere residenziale sulla sponda asiatica di Istanbul, in Turchia, l’antica Calcedonia. Fino a sabato 24 gennaio ogni sera tutti i cristiani presenti nell’area, di rito latino, siriano, armeno, greco o caldeo, in lingua turca, aramaica, greca, araba, inglese, francese o tedesca, si riuniranno in uno dei luoghi di culto per pregare insieme e sperimentare così la “comunione dei santi, la Chiesa una, santa, universale e apostolica”. La settimana, infatti, è qui organizzata da una commissione ecumenica che distribuisce gli otto giorni in otto chiese diverse: “Come se ogni sera si svolgesse un pellegrinaggio nelle differenti comunità cristiane che ospitano con gioia gli altri fratelli”, ha detto ad Asianews padre Ruben Tierrablanca Gonzales, responsabile della Fraternità dei Frati minori. Calcedonia, d’altronde, non è un luogo scelto a caso: è la città dove si svolse un Concilio nel 451, e dove ci furono le prime spaccature della Chiesa e dove ora, dunque, si cerca l'unità. Diversa, invece, la situazione della capitale turca, Ankara: in città, su sei milioni di abitanti, ci sono soltanto 250 famiglie cristiane e l’unica parrocchia riconosciuta dal Governo è la chiesa cattolica di Santa Teresa. Qui, ogni domenica, cristiani di ben sei riti diversi, si riuniscono per celebrare insieme l’Eucarestia: l’ecumenismo, insomma, è esperienza quotidiana. (R.B.)

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    A Roma una delegazione luterana dalla Finlandia per la Settimana di preghiera dell’unità

    ◊   Anche quest’anno, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, è giunta a Roma dalla Finlandia una delegazione luterana guidata dal rev. dr. Gustav Björkstrand, vescovo della diocesi evangelico-luterana di Porvoo. Presente anche a Roma una delegazione della Chiesa cattolica in Finlandia, presieduta da padre Teemu Sippo SCJ, amministratore apostolico della diocesi cattolica di Helsinki. I membri di entrambe le delegazioni sono ospiti in questi giorni delle Suore dell’Ordine del Santissimo Salvatore (Brigidine) in piazza Farnese. Domenica pomeriggio, per l’inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, l’appuntamento è nella chiesa di Santa Brigida in piazza Farnese per la celebrazione dei Vespri ecumenici che saranno presieduti dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. L'omelia sarà tenuta dal rev. dr. Gustav Björkstrand. La delegazione luterana avrà lunedì mattina un incontro con lo staff del Pontificio Consiglio e, successivamente, alle 11.30 sarà ricevuta in udienza dal Santo Padre. (A cura di Giovanni Peduto)

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    L'attività caritativa dei Redentoristi in Vietnam

    ◊   Proseguono le attività caritative del “Centro Redentorista” in Vietnam, nato nel 2000. Un’ottantina i volontari impegnati in una serie di servizi che vanno dalle cure mediche agli aiuti di prima necessità per quanti hanno sofferto calamità naturali, fino al sostegno di orfani in difficoltà e studenti poveri. Come riporta l’Osservatore Romano il centro si occupa inoltre di costruire abitazioni per accogliere i più emarginati e scavare pozzi in zone prive d’acqua. Padre Joseph Le Quang Uy, che nei giorni scorsi ha presieduto una celebrazione eucaristica di ringraziamento celebrata presso l’abbazia di Ho Chi Minh City, ha evidenziato il lavoro compiuto dai volontari del centro “pro vita”. Grazie a questo sforzo 600 donne hanno potuto essere madri rifiutando l’aborto. Tutte sono state accolte in alloggi in cui accudire i nuovi nati, i quali possono inoltre contare su una adeguata assistenza sanitaria. (E. B.)

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    Cresce il desiderio delle donne cinesi di avere più figli nonostante i divieti governativi

    ◊   “Il 70,7% delle donne cinesi desidera avere due o più figli”. Il dato emerge da un’indagine della commissione nazionale per la pianificazione familiare (CNPF), l’ente preposto al controllo del divieto per le coppie cinesi di avere più di un figlio. Come riporta l’agenzia AsiaNews si tratta di uno studio, realizzato nel 2006 ma reso noto soltanto in questi giorni. Jiang Fan, vicesegretario della CNPF, ha spiegato che “il dato è cresciuto di 7,6 punti dal 2001 al 2006” e che l’83% delle donne desidera avere almeno un maschio e una femmina. “Diverse madri – ha aggiunto - pensano che il figlio unico soffra di solitudine e possa crescere viziato”. Nonostante questo il ministro della Commissione Li Bin ha difeso la politica cinese di pianificazione familiare, che ha come obiettivo quello di limitare la popolazione a 1,36 miliardi per la fine del 2010. Questa politica, introdotta alla fine degli anni ’70, prevede pene pecuniarie per quanti non la osservano. E’ stata criticata perché ha favorito aborti selettivi, vista la preferenza delle famiglie verso un figlio maschio. Il crollo demografico, peraltro, crea preoccupazione per la crescente mancanza di manodopera e per le previsioni di un limitato numero di giovani che dovranno sostenere un elevato numero di anziani, entro pochissimi decenni. Infine la politica ha colpito soprattutto i cittadini meno abbienti, dato che le sanzioni pecuniarie si sono spesso rivelate non deterrenti verso le famiglie ricche. (E. B.)

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    La Conferenza episcopale cilena sigla un accordo a favore degli studenti disabili

    ◊   “Per una formazione inclusiva”: si intitola così la convenzione siglata due giorni fa dalla Conferenza episcopale del Cile, dal Fondo nazionale per la disabilità (Fonadis) e dell’Università cattolica ‘Silvia Henríquez’ (Ucsh). L’accordo ha l’obiettivo di elaborare materiale educativo e didattico indirizzato a docenti e famiglie di studenti disabili, così da portare all’inclusione sociale le persone affette da handicap. “L’elaborazione del materiale – si legge in una nota – consisterà in una serie di volumi i cui contenuti saranno organizzati in capitoli specifici, focalizzati sui temi della Convenzione internazionale sui Diritti delle persone disabili”. “I testi – continua la nota – presenteranno aspetti relativi all’esercizio del diritto all’educazione, alla partecipazione attiva e all’inclusione sociale, soprattutto in relazione alle attività che sviluppa ogni comunità e considerando come punti fondamentali il ruolo e la partecipazione della famiglia”. La convenzione riporta la firma di mons. Cristián Contreras, segretario generale della Conferenza episcopale cilena e vescovo ausiliare di Santiago, di Roberto Cerri, segretario esecutivo del Fonadis; e del rettore dell’Ucsh, Sergio Torres. (I. P.)

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    Assisi: manifestazione per la pace in Medio Oriente

    ◊   Una grande manifestazione per chiedere la pace in Medio Oriente, si è svolta oggi ad Assisi, la città di San Francesco e simbolo di pace per eccellenza. Promossa dalla Tavola della pace, ha visto un’intensa e consistente partecipazione delle Acli, le associazioni cristiane dei lavoratori, che hanno inviato nella cittadina umbra delegazioni da ogni parte d’Italia: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Sicilia e Umbria. “Se vogliamo la pace dobbiamo metterci in una logica di terzietà – ha detto il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero – l’Italia deve far sentire la sua voce perché l’Europa e l’Onu si facciano garanti della sicurezza di entrambi i popoli”. Nonostante sia stata indetta soltanto nove giorni fa, la manifestazione ha avuto un alto numero di adesioni: ben 1118 tra associazioni, amministratori locali e regionali, forze politiche e singoli cittadini. L’evento si è aperto con un’assemblea di riflessione presso la Cittadella, nel corso della quale ci sono stati collegamenti telefonici con Gaza, Sderot, Gerusalemme, Baghdad e Nairobi; quindi un corteo ha sfilato fino alla Basilica di San Francesco, dove si è svolto l’evento finale. (R.B.)

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    Il Comitato Sindone stabilisce il percorso per l’ostensione del 2010

    ◊   Per la conferma definitiva bisognerà attendere i controlli delle commissioni competenti in materia di sicurezza, ma ieri, in una riunione del Comitato Sindone, è stato deciso il percorso che i pellegrini dovranno effettuare per raggiungere il Duomo di Torino in occasione dell’ostensione che partirà il 10 aprile 2010. L’accesso al percorso verrà aperto nei Giardini Reali, nei pressi del Rondò Rivella; attraverserà il parco retrostante il Museo di Antichità costeggiando i Bastioni che separano i Giardini Alti da quelli Bassi e farà entrare i pellegrini negli Infernotti della Manica Nuova di Palazzo Reale, per sbucare poi nell’area del Teatro Romano, risalire fino al piazzale del campanile del Duomo, ed entrare, finalmente, in cattedrale. L’accesso sarà consentito soltanto a chi avrà prenotato, ma in piazza Castello sarà allestito un punto d’accoglienza in cui si potranno effettuare anche prenotazioni immediate in base alle disponibilità dei posti. I pellegrini, infine, usciranno dal Duomo dal lato di Palazzo Chiablese e potranno dirigersi verso la Cappella della Penitenzieria o nella chiesa di San Lorenzo. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato suicida scuote il centro di Kabul: almeno 4 civili morti, feriti 6 soldati Usa

    ◊   Ennesima giornata di violenze in Afghanistan. Almeno quattro civili hanno perso la vita e 29 persone, fra cui sei soldati statunitensi, sono rimasti feriti in un attentato suicida avvenuto stamattina nel centro di Kabul, nei pressi dell’ambasciata tedesca e di un accampamento dell'esercito americano, dove si addestrano poliziotti afghani.

    Iraq
    Non si fermano gli attacchi della guerriglia in Iraq. Un soldato statunitense è morto per le ferite riportate ieri nell'esplosione di un ordigno nascosto lungo una strada a Baghdad. Si tratta del sesto soldato americano a perdere la vita in Iraq dall'inizio dell'anno. Sempre ieri, a nord di Hilla, uno dei canditati alle elezioni provinciali in programma a fine mese, è stato ucciso in un attacco armato contro l'auto su cui viaggiava.

    Sri Lanka
    Le Tigri tamil hanno ucciso 51 soldati governativi nel nord dello Sri Lanka. A renderlo noto un sito vicino i ribelli, secondo il quale l'offensiva sarebbe stata lanciata ieri nei pressi del villaggio di Dharmapuram e avrebbe comportato anche 150 feriti. La notizia è stata però prontamente smentita da un portavoce militare, che ha fatto sapere anche che il villaggio in questione sarebbe da due giorni sotto il controllo dell’esercito. Continua, nel frattempo, l’offensiva delle forze regolari per liberare molte zone del Paese sotto il controllo dei guerriglieri Tamil.

    Pakistan - terroristi
    Settantuno persone sono state arrestate dalle autorità pakistane perché sospettate di essere legate agli attacchi terroristici avvenuti a fine novembre a Mumbai, in India. Altri 124 sospetti terroristi sono sotto sorveglianza e cinque campi di addestramento sono stati chiusi. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno di Islamabad, Regman Malik. Già qualche tempo fa era stato catturato in Pakistan Zakiur Rehman Lakhwi, leader dell'organizzazione Lakshar-e-Taiba, considerato una delle menti degli attentati. Negli attacchi, persero la vita 174 persone.

    Filippine - sequestro
    I tre volontari della Croce Rossa rapiti nelle Filippine, sono vivi ed incolumi. Lo hanno confermato loro stessi in una telefonata al Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr). Jean-Daniel Tauxe, capo della delegazione del Cicr a Manila, ha espresso sollievo per “aver sentito le voci” e ha poi fatto sapere di non poter fornire dettagli sulla posizione per non mettere in pericolo i sequestrati. I volontari - un italiano, uno svizzero e un filippino - sono stati rapiti giovedì scorso nell'isola di Sulu, nel sud dell'arcipelago. La Croce Rossa ha intanto sospeso le operazioni di aiuto per riesaminare la sicurezza nella zona, perché preoccupata per l’incolumità dei volontari.

    Nucleare
    Continua ad essere alta la tensione tra Corea del nord e Stati Uniti sul nucleare. Il Paese asiatico ha trasformato a scopo bellico una parte delle sue dotazioni di plutonio. Lo ha riferito l’esperto americano, Selig Harrison, appena rientrato dalla Corea del Nord. I dirigenti coreani da lui incontrati gli hanno confermato la trasformazione e hanno precisato che le armi non possono essere visionate. Le autorità nordoreane hanno poi affermato di non essere in grado di stabilire se e quando intendano impegnarsi per un disarmo nucleare.

    Crisi Gas
    La premier ucraina, Yulia Timoshenko, incontrerà in giornata a Mosca l'omologo russo, Vladimir Putin, per discutere dell’annosa crisi del gas. Al centro dell'incontro ci saranno la ripresa del transito di gas verso l'Europa ed i prezzi dei rifornimenti ucraini. A poche ore dall’incontro, Putin si è detto ottimista, sottolineando la necessità che i due Paesi trovino un accordo.

    Italia - Brasilie
    Il presidente della Repubblica italiano, Giorgio Napolitano, ha inviato al presidente brasiliano, Inàcio Lula da Silva, una lettera per esprimere "profondo stupore e rammarico” per la decisione del ministro della Giustizia del Brasile di concedere lo status di "rifugiato politico" all’ex terrorista, Cesare Battisti, per il quale l'Italia ha avanzato richiesta di estradizione. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Francesca Ciacci)  

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 17

     
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