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Sommario del 14/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: con Cristo le paure si dissolvono e si impara a rispettare il Creato. Il saluto alle famiglie riunite a Città del Messico
  • Incontro mondiale delle famiglie: oggi l'apertura a Città del Messico
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Bertone: riscoprire il senso del peccato per non cadere nell'oppressione dei sensi di colpa
  • Accordo Santa Sede-Schleswig-Holstein riconosce il ruolo della Chiesa nel Land tedesco
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ban Ki-moon: uso eccessivo della forza a Gaza
  • Mons. Paglia: allargamento del dialogo tra ebrei e cattolici con Benedetto XVI
  • Immigrazione: no dei vescovi italiani a tasse per il permesso di soggiorno
  • Parigi inaugura l'Anno internazionale dell'astronomia
  • Chiesa e Società

  • Gaza: dalla comunità internazionale accorati appelli per la pace
  • Preoccupazione di Medici Senza Frontiere per la situazione in Somalia
  • Sempre più pesante il bilancio di vittime e sfollati nell'est del Congo
  • Colera in Zimbabwe: aumentano le vittime
  • I vescovi venezuelani: no alla rielegibilità illimitata del presidente
  • Vescovo della Repubblica Dominicana sollecita aiuto per 500 braccianti haitiani
  • La Croce Rossa chiede l’apertura di corridoi umanitari nel nord dello Sri Lanka
  • Pakistan: liberato un pastore protestante rapito venerdì scorso
  • Critiche alla limitazione della libertà religiosa in Kirghizistan
  • Sì di 70 docenti italiani all’appello del Papa per un ordine mondiale degno dell’uomo
  • Il 2009 sarà un anno difficile per l'economia mondiale secondo il World Economic Forum
  • Il 27 gennaio prende il via il Forum Sociale Mondiale a Belem in Brasile
  • Critiche dell’episcopato belga alla legge sull’uso degli embrioni nella ricerca scientifica
  • Usa: migliaia di persone parteciperanno il 22 gennaio ad una marcia in difesa della vita
  • Appello per nuove politiche familiari da parte dell’episcopato tedesco
  • Polonia: inaugurata a Czestochowa la “finestra della vita” per le madri in difficoltà
  • Spagna: inchiesta per l'omicidio dei gesuiti nel 1989 in Salvador
  • Il mondo del calcio partecipa ad iniziative della Fao contro la fame nel mondo
  • Le emergenze sociali di Roma al centro di un incontro tra il cardinale Vallini e il sindaco Alemanno
  • Scomparso a cento anni padre De Ascaniis missionario del Pime
  • 24 Ore nel Mondo

  • Mosca accusa Kiev: l'Ucraina blocca il transito del gas
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: con Cristo le paure si dissolvono e si impara a rispettare il Creato. Il saluto alle famiglie riunite a Città del Messico

    ◊   Cristo è superiore a qualsiasi forma di potere che possa “umiliare l’uomo” e dunque essere parte del suo Corpo, cioè la Chiesa, vuol dire essere protetti da ogni avversità. La catechesi paolina del mercoledì, sviluppata da Benedetto XVI ormai da lunghi mesi, ha aggiunto un nuovo capitolo all’udienza generale di questa mattina. Il Papa l’ha presieduta in Aula Paolo VI, dedicandola alle Lettere scritte da San Paolo ai Colossesi e agli Efesini e terminandola con un saluto ai partecipanti al sesto Incontro mondiale delle famiglie, che oggi si inaugura a Città del Messico. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Lettere gemelle” le ha ribattezzate l’esegesi. Al punto che più di un terzo delle parole scritte da Paolo alla comunità dei Colossesi si ritrova in modo pressoché identico in quella inviata ai cristiani di Efeso. Ma soprattutto lettere che danno sostanza ad alcuni concetti basilari del bimillenario magistero della Chiesa: Cristo “capo” della Chiesa - nel senso di guida ma anche di forza vivificatrice - ma anche Cristo Signore del cosmo, e la Chiesa sposa di Cristo. Benedetto XVI ha sviluppato questi caposaldi dell’insegnamento paolino affermando che entrambe le Lettere...

     
    “...ci consegnano un messaggio altamente positivo e fecondo. Questo: Cristo non ha da temere nessun eventuale concorrente, perché è superiore a ogni qualsivoglia forma di potere che presumesse di umiliare l'uomo. Solo Lui 'ci ha amati e ha dato se stesso per noi'. Perciò, se siamo uniti a Cristo, non dobbiamo temere nessun nemico e nessuna avversità; ma ciò significa dunque che dobbiamo tenerci ben saldi a Lui, senza allentare la presa (…) Mi sembra che questo sia importante anche per noi, che dobbiamo imparare a far fronte a tutte le paure, perché Lui è sopra ogni dominazione, è il vero Signore del mondo”.

     
    In quanto “orma di Dio”, Cristo è il Signore anche del cosmo, ha detto il Papa, ricordando l’iconografia bizantina che spesso lo ritrae - nelle absidi delle Chiese - in veste di Pantokràtor, “seduto in alto sul mondo intero”. Una visione, ha osservato il Pontefice, “che è concepibile solo da parte della Chiesa, per due motivi:

     
    “Sia in quanto la Chiesa riconosce che in qualche modo Cristo è più grande di lei, dato che la sua signoria si estende anche al di là dei suoi confini, e sia in quanto solo la Chiesa è qualificata come Corpo di Cristo, non il cosmo. Tutto questo significa che noi dobbiamo considerare positivamente le realtà terrene, poiché Cristo le ricapitola in sé, e in pari tempo dobbiamo vivere in pienezza la nostra specifica identità ecclesiale, che è la più omogenea all'identità di Cristo stesso”.
     
    La signoria di Cristo sulla Chiesa - sua “reale sposa” - e sul cosmo, ha proseguito Benedetto XVI, è in ultima analisi il segno “dell’imperscrutabile disegno divino sulle sorti dell’uomo, dei popoli e del mondo”. In una semplice parola - che San Paolo usa a più riprese - un “mistero”, sul quale il Papa ha invitato i credenti ad aprire gli occhi del cuore più che della mente:

     
    “Con questo linguaggio le due Epistole ci dicono che è in Cristo che si trova il compimento di questo mistero. Se siamo con Cristo, anche se non possiamo intellettualmente capire tutto, sappiamo di essere nel nucleo del 'mistero' e sulla strada della verità (...) e, riconoscendo che molte cose stanno al di là delle nostre capacità razionali, ci si deve affidare alla contemplazione umile e gioiosa non solo della mente ma anche del cuore. I Padri della Chiesa, del resto, ci dicono che l’amore comprende di più che la sola ragione”.
     
    Dunque, ha concluso il Pontefice, in mondo come il nostro spesso, neopagano e “pieno di paure”, il dominio di Cristo ci insegna che non abbiamo nulla da temere e ci insegna anche il corretto rapporto con il Creato:

     
    “Se cominciamo a capire che il cosmo è l'impronta di Cristo, impariamo il nostro retto rapporto con il cosmo, con tutti i problemi della conservazione del cosmo. Impariamo a vederlo con la ragione, ma con una ragione mossa dall’amore, e con l’umiltà e il rispetto che consentono di agire in modo retto”.

     
    Al termine dell’udienza generale e alle catechesi in sintesi, oggi lette in sette lingue, Benedetto XVI ha inviato un saluto speciale ai partecipanti al sesto Incontro mondiale delle famiglie, che oggi si apre a Città del Messico:

     
    “Possa questo importante evento ecclesiale manifestare ancora una volta la bellezza e il valore della famiglia, suscitando in tutti nuove energie in favore di questa insostituibile cellula fondamentale della società e della Chiesa”.

     
    E in ideale sintonia con quanto affermato sulle famiglie che vivono il Vangelo, un momento di commozione si è avuto quando il Papa si è avvicinato per un saluto al piccolo Pietro Schilirò, il bambino monzese guarito miracolosamente per intercessione dei Beati Luigi e Zelia Martin, papà e mamma di Santa Teresa di Lisieux, elevati all'onore degli altari il 19 ottobre scorso e le cui reliquie sono in questi giorni esposte nella Basilica di San Pietro.
     

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    Incontro mondiale delle famiglie: oggi l'apertura a Città del Messico

    ◊   Si aprono oggi a Città del Messico i lavori del VI Incontro mondiale delle famiglie incentrato sul tema: “La famiglia formatrice ai valori umani e cristiani”. A portare il saluto ai partecipanti saranno il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ed il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico. Momenti di preghiera e di riflessione scandiranno la prima giornata di lavori. Il servizio di padre Gianfraco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

    Canti, inni, lectio divina, conferenze, tavole rotonde, testimonianze, guideranno i diecimila partecipanti alla prima giornata del VI Incontro, nel cuore dei problemi della famiglia e della vita oggi. Due note personalità a livello ecclesiale mondiale apriranno i lavori di questa giornata: padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, che si soffermerà sulle relazioni ed i valori familiari secondo la Bibbia, ed il cardinale canadese Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, che parlerà dei valori da riscoprire: quelli nuovi o da riscoprire sempre di più, che sono quelli dimenticati o abbandonati troppo in fretta negli anni passati. Nella prima tavola rotonda della giornata saranno i movimenti e le associazioni a proporsi come organismi che aiutano la famiglia nella formazione dei valori, partendo proprio dalla parrocchia e dalla scuola. Offriranno le loro testimonianze alcuni responsabili di Regnum Christi, del Cammino Neocatecumenale, dei Focolarini e del Movimento di Schönstatt.

     
    L’Incontro mondiale delle Famiglie si articola in tre fasi: il Congresso Teologico Pastorale, a partire da oggi e fino a venerdì; l’incontro di festa delle famiglie del mondo, in programma sabato prossimo; la solenne Concelebrazione Eucaristica di chiusura che sarà presieduta domenica dal Legato Pontificio, cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. L’Incontro Mondiale delle Famiglie è un’ulteriore, importante occasione per analizzare il ruolo fondamentale dell'istituto familiare nella società, come sottolinea al microfono di Luca Collodi, la vicepresidente del Forum delle Famiglie, Paola Soave:


    R. – La famiglia è veramente un soggetto non privato. Quindi, le conseguenze dei mutamenti della famiglia non sono conseguenze di tipo puramente privato. La famiglia è un soggetto sociale importantissimo, da cui dipendono proprio la fisionomia, i comportamenti dei futuri cittadini e quindi, sostanzialmente, il volto della società di domani. E' un soggetto fondamentale, oggi, molto trascurato sotto questo aspetto.

     
    D. – Soggetto pubblico, ma che nei vari Parlamenti, anche in quello italiano, fatica un po’ a passare. Il pensiero corre alla crisi economica, che non sta certo aiutando le famiglie. E si può forse dire che anche il mondo politico non aiuta le famiglie a superare la crisi economica...

     
    R. – Assolutamente no: il mondo politico quando parla di famiglia si riferisce in modo generico ai cittadini, non facendo distinzione tra chi, a parità di reddito, vive da solo, e chi, con lo stesso reddito, deve dare da mangiare a due o tre bambini. Questo è il grande problema. Anche il recente intervento del cosiddetto bonus per le famiglie premia in realtà i single e le coppie senza figli, mentre invece per le coppie con figli e soprattutto con più di un figlio i tetti di reddito sono talmente bassi, per cui non ne beneficia nessuno. Allora, il problema è veramente questo, che non c’è un’ottica familiare. Non si può trattare da eguali chi eguale non è. Con 1200 euro al mese un single e persino un pensionato vivono discretamente. Con 1200 euro al mese una famiglia con uno o due bambini incontra gravi difficoltà: è sotto la soglia della povertà. Non c'è l’ottica di guardare con attenzione a chi si assume la responsabilità di mettere al mondo nuove generazioni, il futuro del Paese. C’è una sorta di distrazione, se non un pregiudizio ideologico. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre riceve questo pomeriggio il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia.

    Benedetto XVI ha accolto la rinunzia, presentata per raggiunti limiti d’età, da mons. Edmond Farhat, arcivescovo titolare di Biblo, all’incarico di nunzio apostolico in Austria ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Peter Stephan Zurbriggen, arcivescovo titolare di Glastonia, finora nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia.

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Chambéry e vescovo di Saint-Jean-de-Maurienne e Tarentaise (Francia) mons. Philippe Ballot, finora vicario generale di Besançon. Mons. Philippe Ballot è nato il 2 ottobre 1956, a Corbenay (Haute-Saône), nell’arcidiocesi di Besançon. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1985 per l’arcidiocesi di Besançon.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’eparchia di Santa María del Patrocinio en Buenos Aires degli Ucraini (Argentina) il rev. Sviatoslav Shevchuk, del clero dell’arcieparchia di Lviv degli Ucraini (Ucraina), al presente rettore del Seminario Maggiore della medesima arcieparchia, assegnandogli la sede titolare di Castra di Galba. Il rev. Sviatoslav Shevchuk è nato il 5 maggio 1970 a Stryj, regione di Lviv (Ucraina), da genitori molto attivi nella vita ecclesiale durante la clandestinità. Il 26 giugno 1994 ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale dal Cardinale Myroslav Lubachivsky ed è stato incardinato nell'arcieparchia di Lviv.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Passo Fundo (Brasile) mons. Liro Vendelino Meurer, del clero dell’arcidiocesi di Porto Alegre, finora parroco della Parrocchia "São Geraldo" a Porto Alegre, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tucca di Numidia. Mons. Liro Vendelino Meurer è nato il 13 luglio 1954 a Salvador do Sul, nell’arcidiocesi di Porto Alegre. Il 12 dicembre 1981 è stato ordinato sacerdote ed incardinato nel clero di Porto Alegre.

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    Il cardinale Bertone: riscoprire il senso del peccato per non cadere nell'oppressione dei sensi di colpa

    ◊   Con la prolusione del penitenziere maggiore, il cardinale James Stafford, si è aperto ieri pomeriggio a Roma il Simposio sul tema “La Penitenzieria Apostolica e il Sacramento della Penitenza. Percorsi storici-giuridici-teologici e prospettive pastorali”. Stamani è stato letto l’intervento del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che non ha potuto presenziare all'evento per partecipare a Città del Messico, quale Legato pontificio, all’Incontro mondiale delle famiglie. Accanto ad un excursus storico sul riordino della struttura della Penitenzeria voluto da Benedetto XIV, nel XVIII secolo, il porporato ha sottolineato quanto urgente sia oggi approfondire il valore del Sacramento della Penitenza per “formare le coscienze al senso del peccato” ed “aiutarle a non cadere nell’oppressione dei sensi di colpa”. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Attratto sempre più nel mondo virtuale, l’uomo contemporaneo “non riesce a distinguere il vero dal falso, il bene dal male e questo lo conduce a un relativismo culturale ed etico banalizzante gli atteggiamenti della vita”: è l’analisi offerta dal cardinale Tarcisio Bertone nella sua relazione dove non sono mancati i riferimenti a quanto detto recentemente da Benedetto XVI sul “senso del peccato”, che “oggi pare si sia perso”. E se si registra un aumento dei complessi di colpa, forse manca la consapevolezza che solo l’amore di Dio può liberare “il cuore degli uomini da questo giogo di morte”, e che il sacerdote, nel Sacramento della Confessione, è strumento di questo amore misericordioso di Dio” quando lo invoca nella formula dell’assoluzione dei peccati.

    Per “veicolare … oggi i concetti di peccato e di perdono”, aggiunge il porporato “lo sforzo dell’evangelizzazione” deve essere “quello di far incontrare gli uomini e le donne con Cristo”, far “sperimentare … la potenza redentrice della sua Parola che è Via, Verità e Vita”. Impegno della Chiesa deve essere quello “di far percepire la gioia del perdono che si comunica nel Sacramento della Riconciliazione, detto pure Sacramento della gioia”. “Formare le coscienze al senso del peccato significa aiutarle a non cadere nell’oppressione dei sensi di colpa che appesantiscono tante umane esistenze – si legge nella relazione del porporato – ma a sapere che l’amore infinito del Padre celeste può restituire pace anche ai cuori più lacerati”.

     
    Per il cardinale Bertone “accogliere il perdono di Dio consente all’uomo di rinvenire la riuscita integrale della propria esistenza, e la nuova comunione con Dio è il rinnovamento dell’umanità, liberata dai vincoli del male”; “il frutto della riconciliazione divina esige però da parte dell’uomo la libera e responsabile accoglienza. Il perdono di Dio antecede e consente l’accettazione alla quale ciascun uomo viene personalmente chiamato”. Ma “colui che è già stato perdonato - avverte il cardinale Bertone – deve considerare se stesso come ancora sempre da salvare, nel senso che dev’essere ancora sempre da guarire”, perché “l’accoglimento del dono della salvezza e della sua radicale gratuità non distrugge il ricordo e quindi lo sviluppo della storia con il suo passato. Piuttosto lo guarisce liberando la memoria dal peso del debito costituito dalla colpa”.

     
    Infine il porporato esorta a “comprendere meglio l’importanza della penitenza e dell’indulgenza”, è ciò per prepararci all’incontro con Dio; “il nostro pellegrinaggio terreno”, infatti, “prima di approdare al Cielo”, assai probabilmente “passerà per il Purgatorio” e il percorso penitenziale ha il compito di accrescere il desiderio di Dio e del suo amore.

     
    Ma qual è ai giorni nostri la consapevolezza che i cristiani hanno del Sacramento della Penitenza? Lo abbiamo chiesto al prof. Angelo Maffeis, docente della Facoltà teologica per l’Italia settentrionale di Milano:
      
    R. – Per molti cristiani, ha perso plausibilità questo Sacramento; nella loro vita cristiana sembrano sentirne molto meno il bisogno. Questo, in certa misura, mostra che la riforma liturgica, che a partire dal Vaticano II è stata elaborata, non ha raggiunto pienamente i suoi obiettivi e quindi la riflessione, che anche in questi giorni si sta compiendo, vorrebbe cercare di restituire al Sacramento della Penitenza la sua comprensibilità per il popolo cristiano. Questa è forse la questione più importante che oggi ci troviamo ad affrontare.

     
    D. – Il Concilio Vaticano II ha dato delle indicazioni, proprio a proposito del Sacramento della Penitenza …

     
    R. – Soprattutto due indicazioni. La prima, relativa alla riforma del rito della penitenza e la seconda indicazione, relativa alla dimensione ecclesiale della penitenza che è riconciliazione con Dio ma anche riconciliazione con la comunità.

     
    D. – Vogliamo spiegare quali relazioni oggi esistono fra il Sacramento della Penitenza e la Penitenzieria Apostolica?

     
    R. – La Penitenzieria Apostolica è un tribunale che si occupa soprattutto delle questioni relative al foro interno, cioè di quei peccati che sono riservati alla Santa Sede. Mi pare che sia segno della comunione ecclesiale: in fondo, la penitenza è riconciliazione con Dio ma anche riconciliazione con la Chiesa. Qui si tocca come la Chiesa abbia una sua dimensione di comunione universale, strutturata anche giuridicamente. Quindi questo cammino di conversione con la riparazione, con la penitenza che è necessaria, significa anche recuperare la piena comunione con la Chiesa.

     
    D. – Confessione individuale ma anche confessione che può riguardare più persone all’interno di una celebrazione particolare: questo oggi è possibile?

     
    R. – Sì: la riforma liturgica della penitenza ha previsto tre forme rituali, cioè la forma individuale, con l’assoluzione del singolo penitente da parte del confessore, la forma comunitaria, cioè una celebrazione liturgica comunitaria, all’interno della quale si colloca poi la confessione individuale dei peccati e l’assoluzione personale; e infine, per casi eccezionali, quando la forma personale non sia possibile, c’è la possibilità di una liturgia comunitaria con l’assoluzione comunitaria.

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    Accordo Santa Sede-Schleswig-Holstein riconosce il ruolo della Chiesa nel Land tedesco

    ◊   Lunedì scorso 12 gennaio è stato firmato a Kiel (Repubblica Federale di Germania) un Accordo fra la Santa Sede e il Land Schleswig-Holstein. Per la Santa Sede ha firmato, come plenipotenziario, mons. Jean-Claude Périsset, arcivescovo titolare di Giustiniana Prima, nunzio apostolico in Germania. Per il Land Schleswig-Holstein, il ministro-presidente Peter Harry Carstensen. L’Accordo, che consta di 24 articoli, regola la situazione giuridica della Chiesa cattolica nel Land Schleswig-Holstein. Fra l'altro, stabilisce norme circa l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, il riconoscimento statale delle scuole in gestione ecclesiastica, la formazione universitaria, l'attività della Chiesa nei campi pastorale, socio-sanitario e caritativo, l'imposta ecclesiastica e la cura degli edifici ecclesiastici soggetti a tutela monumentale. In sintesi, viene riconosciuto il ruolo della Chiesa cattolica nella società del Land Schleswig-Holstein.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, la catechesi dell’udienza generale.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Il ritiro dei soldati etiopici rende più incerta la crisi in Somalia”.

    Il liberalismo muore di autosufficienza: in cultura, un articolo di Gabriele Nicolò sul convegno, a Roma, dedicato al modello americano nelle relazioni tra Stato e Chiesa.

    La dimensione personale e sociale del peccato: l’intervento di Angelo Maffeis e stralci della relazione del cardinale Tarcisio Bertone (inviata perché in questi giorni il Segretario di Stato è in Messico per il IV incontro mondiale delle famiglie) al simposio “La Penitenzieria Apostolica e il sacramento della penitenza”.

    Una titanica volontà di superare le convenzioni: Massimo Marchetti sulla mostra “Turner e l’Italia” al Palazzo dei Diamanti a Ferrara.

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    Oggi in Primo Piano



    Ban Ki-moon: uso eccessivo della forza a Gaza

    ◊   Dopo un’altra notte di combattimenti a Gaza City e dopo l’allarme dei razzi partiti dal Libano su Israele, il segretario generale dell’Onu pronuncia parole dure su Israele, mentre i palestinesi uccisi finora sono diventati quasi mille. Ban Ki-moon si trova al Cairo, nel tentativo di trovare una via d'uscita alla crisi israelo-palestinese. Il servizio di Fausta Speranza:


    “C'è un uso eccessivo della forza nell'operazione israeliana, che deve essere fermato immediatamente”. Lo ha detto il segretario generale dell'Onu in conferenza stampa al Cairo con il ministro degli Esteri egiziano, dopo aver incontrato il presidente egiziano Mubarak. Ban Ki-moon ha ricordato che le Nazioni Unite hanno detto chiaramente che le parti devono aderire alla risoluzione del Consiglio di sicurezza, e quindi il cessate il fuoco deve essere immediato. Ha espresso poi la speranza che l'iniziativa egiziana porti frutti al più presto possibile. Dopo il Cairo, tappa in Giordania, Israele e Siria. Esclusi contatti diretti con Hamas. Per quanto riguarda le operazioni sul terreno, nella notte sono stati intensi i combattimenti tra attivisti palestinesi e soldati israeliani a Gaza City, mentre l'aviazione bombardava soprattutto il sud della Striscia di Gaza. Nelle prime ore della mattina, poi, diversi razzi Qassam e colpi di mortaio sono stati sparati da miliziani di Hamas da Gaza verso le vicine comunità agricole israeliane nel Neghev. Non ci sono vittime. Ce ne sono state invece sicuramente nei combattimenti della notte, ma al momento non c’è un bilancio. Si sa solo che ieri almeno 70 palestinesi sono morti, portando ad almeno 975 il numero di quelli uccisi e a più di 4.400 quello dei feriti dal 27 dicembre. Resta da riferire del messaggio audio ospitato dai siti internet islamici: il leader di al Qaeda Osama Bin Laden chiama alla jihad per Gaza. La data del messaggio è l'attuale mese islamico.

     
    Il ministro dell'informazione libanese ha condannato il lancio di razzi di questa mattina dal Sud del Libano contro Israele, mentre il movimento sciita Hezbollah ha affermato che è compito delle autorità ufficiali libanesi determinare chi ne sia responsabile. E torna dunque a farsi caldo anche il confine tra nord Israele e Libano meridionale nonostante la presenza del contingente dell’Unifil. Ma quanto è concreto il pericolo che il conflitto nella Striscia di Gaza torni ad infiammare il Libano? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia ed Istituzioni del Medio Oriente presso l’Università di Bologna e Forlì.


    R. – C’era già stato un precedente lancio di razzi, a partire dal Libano meridionale, ed era stato attribuito al Fronte Popolare di liberazione della Palestina. Hezbollah in quell’occasione si era affrettato a dire di non avere alcuna responsabilità per questo lancio e quindi dobbiamo presumere che Hezbollah non sia interessato in questo momento a creare un nuovo fronte a partire dal Libano meridionale.

     
    D. – Come mai l’intervento della comunità internazionale non riesce ad essere efficace per quanto riguarda la Striscia di Gaza?

     
    R. – La Striscia di Gaza è il pezzo di uno Stato che non esiste ancora e per di più misconosce la presidenza dell’Autorità nazionale palestinese, cioè Abu Mazen.

     
    D. – È ancora corretto parlare di conflitto israelo-palestinese? Di fondo, insomma, nella Striscia di Gaza si combatte contro Hamas, e a livello di politica sotterranea questo può fare molto comodo ad Abu Mazen....

    R. – Gli fa comodo fino ad un certo punto, perché non può ignorare quella che è la reazione dei palestinesi, ovunque essi siano. Non può ignorare quello che è il sentimento dei palestinesi disseminati nei campi profughi e in tutto il Medio Oriente, nonché dell’opinione pubblica araba e musulmana in tutto il mondo. Purtroppo la sua legittimazione è una legittimazione che, fin tanto che non esiste lo Stato, dipende ancora molto, vuoi dal favore popolare da una parte, ma dall’altra anche dal credito che gli danno Israele e gli Stati Uniti e la comunità internazionale. Abu Mazen rischia seriamente se si sbilancia troppo da una parte o dall’altra di sparire dalla scena politica palestinese.

     
    D. – Come si spiega il sostanziale immobilismo da parte dei Paesi arabi nei confronti di questo conflitto?

     
    R. – Il problema è che tutti i regimi percepiscono la minaccia islamista come una minaccia alla propria stabilità.

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    Mons. Paglia: allargamento del dialogo tra ebrei e cattolici con Benedetto XVI

    ◊   Il dialogo tra cattolici ed ebrei non solo non è interrotto ma prosegue e si allarga. E’ quanto sottolinea mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione della Conferenza episcopale italiana per l’ecumenismo e il dialogo. Il vescovo di Terni risponde al rabbino capo di Venezia Elia Enrico Richetti che, criticando la nuova formulazione della preghiera per gli ebrei nella liturgia del Venerdì Santo secondo il Messale di San Pio V riformato da Giovanni XXIII nel 1962 - che invoca il riconoscimento di “Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini” - ha affermato che la Chiesa sta cancellando 50 anni di dialogo con gli ebrei. Ascoltiamo mons. Vincenzo Paglia al microfono di Sergio Centofanti:


    R. – Io credo che, nella sostanza, il chiarimento sulla preghiera per gli ebrei sia stato fatto. C’è la lettera del cardinale Bertone, l’articolo del cardinale Kasper. La lettera che il cardinale Bertone ha inviato al Rabbinato di Israele ha chiarito le eventuali incomprensioni che erano nate e mi pare che in Italia ci sia stato un piccolo problema che anch’esso, debbo dire, è ormai risolto. Nella sostanza, ho parlato io stesso sia con il rabbino Laras sia con il rabbino capo di Roma Di Segni, dicendo che questo piccolo incidente è un’occasione per approfondire e per rilanciare, semmai con maggiore intelligenza e audacia, quel dialogo che da 50 anni ormai ha conosciuto uno straordinario progresso che senza alcun dubbio è irreversibile. Credo che tutti dobbiamo essere saggi, evitando semplificazioni sciocche che poi alla fine nuocciono agli uni e agli altri. Mi permetto di sottolineare un altro punto. Non solo gli eventi drammatici di questi giorni nella Terra Santa, ma anche quei focolai di antisemitismo che qua e là ogni tanto riappaiono, spingono ebrei e cristiani a stringere, a serrare le fila, se così posso dire, e comunque a non allentare affatto le fila del dialogo. Io debbo confessare che nei giorni scorsi, nelle telefonate e nelle relazioni avute, noto tutt’altro che un dissidio: semmai, una nostalgia dell’incontro e di un rapporto ancor più stretto.

     
    D. – Benedetto XVI, fin dall’inizio del suo pontificato, ha affermato di voler proseguire "con grande vigore" il cammino verso il miglioramento dei rapporti e dell’amicizia con il popolo ebraico, sottolineando anche con forza la radice ebraica del cristianesimo e ha ripetuto, con Giovanni Paolo II, che "chi incontra Gesù Cristo incontra l’ebraismo" …

     
    R. – Non c’è dubbio. Io direi che non possiamo fare a meno gli uni degli altri perché la radice da cui veniamo è comune e, anzi, vorrei dire che proprio su ispirazione di Papa Benedetto, nell’incontro che ebbe nella Sinagoga a Colonia, il dialogo si è esteso – per lo meno qui in Italia – ad una riflessione comune sui Dieci Comandamenti, sulle Dieci Parole, e che noi contiamo l’anno prossimo di riprendere assieme. Quindi, non solo il dialogo non è rimasto fermo: semmai, si è allargato, anche sul piano della riflessione teologico-morale. Questo mi pare importante sottolinearlo. In questo senso, non c’è non solo nessun ritorno indietro, ma nessun blocco: semmai, un allargamento dell’incontro.

     
    D. – Il Papa ha detto che il dialogo, per essere sincero, non deve passare sotto silenzio le differenze e che anche in ciò che ci distingue dobbiamo amarci e rispettarci …

     
    R. – Esatto. Io ricordo ancora che una volta mi trovavo a parlare con il rabbino Toaff, proprio il giorno stesso in cui uscì la “Dominus Iesus”. Il rabbino Toaff mi diceva: “Caro don Vincenzo: se tu non credessi che Gesù è Figlio di Dio, non saresti cattolico, non saresti cristiano. Egualmente, io come ebreo, non posso rinunciare alla mia fede" ... a dire che il credo di ciascuno di noi non può essere messo in dubbio o attutito per iniziare un dialogo. Semmai, è esattamente vero il contrario: un dialogo richiede anche la conoscenza delle differenze! "Ma questo non vuol dire – aggiungeva Toaff in quel colloquio avuto – che per il fatto di essere differenti ci dobbiamo scontrare!". E’ un motivo per aiutarci alla comprensione, al rapporto, all’incontro e laddove possiamo affermare cose congiunte, siamo esortati a farlo!

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    Immigrazione: no dei vescovi italiani a tasse per il permesso di soggiorno

    ◊   Il fenomeno delle migrazioni, imponente per numeri e complessità e i suoi risvolti attuali, al centro della presentazione oggi, presso la nostra emittente, della prossima Giornata mondiale delle Migrazioni che si celebra domenica 18 gennaio. Cadendo nel cuore dell’Anno paolino, la giornata ha come tema una frase della lettera dell’Apostolo agli Efesini: “Non più stranieri né ospiti, ma della famiglia di Dio”, a sottolineare una nuova chiave di lettura non solo sociologica e economica del fenomeno migratorio. A spiegare il senso della ricorrenza e del tema sono stati in conferenza stampa oggi mons. Lino Bortolo Belotti, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni – Cemi, e mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione “Migrantes”. Il servizio è di Gabriella Ceraso:


    Sorta quasi un secolo fa a livello nazionale, quando l’emigrazione in Italia aveva raggiunto aspetti quasi esplosivi, la Giornata delle Migrazioni ha da alcuni anni carattere mondiale cui la Chiesa dà enorme valore perché rispecchia – ha sottolineato mons. Belotti, presidente del Cemi – un fenomeno imponente per l’importanza dei numeri e la serietà del problema che abbraccia. Oggi i migranti sono più di 200 milioni ma il fenomeno è ben più ampio di ciò che sembra. Mons. Belotti:

     
    “Immigrare, troppo spesso è separazione forzata e lacerante di interi gruppi familiari. Non è dunque esagerato stimare che il mondo delle migrazioni coinvolge oltre mezzo miliardo di esseri umani”.

    Per tutto il vasto movimento, cui appartengono anche circensi, rom, naviganti italiani all’estero, per tutti loro quest’anno per la prima volta la Giornata ha scelto una figura di riferimento cui si ispira anche il tema: Paolo di Tarso, conosciuto come Apostolo delle genti e senza forzatura presentabile, sottolinea mons. Saviola, come apostolo dei migranti o migrante lui stesso. E’ sua la frase del tema della Giornata, riferita soprattutto ai migranti italiani:

    “Purtroppo non manca anche fra chi si professa cristiano chi li guarda come gente importuna e fastidiosa che desta allarme e costituisce pericolo, gente da cui stare lontano, che anzi deve tornare a casa propria”.

     
    Mons. Saviola sottolinea che le ultime leggi sulle emigrazioni tradiscono uno scivolamento verso posizioni ispirate all’indesiderabilità:

    “Non si vogliono chiudere gli occhi su quanto di scabroso comporta l’attuale e convulso fenomeno migratorio, tanto meno su comportamenti incivili o criminosi, ma è aberrante mettere solo questo in primo piano, e metterlo tanto a fuoco da alimentare i giudizi e pregiudizi, che sono in stridente contrasto con il Vangelo. Sono, anzi, in contrasto con il più sano sentire civile aperto ai valori della convivenza pacifica, della comprensione, della condivisione e della solidarietà verso chi è nel bisogno”.

    E’ la condizione di precarietà che riguarda tutti i cristiani in quanto in cammino verso il Regno di Dio, spiega mons. Antonio Pitta docente alla Pontificia università lateranense,all’origine di una nuova modalità di relazione sociale che deve ispirare anche il presente . Per questo motivo, di fronte a proposte politiche di contributi per il permesso di soggiorno o di obbligo di denuncia per gli irregolari che chiedono assistenza sanitaria, la posizione ribadita dalla Cei è un netto no. Si tratta di inaccettabili balzelli e preclusioni che di fatto ostacolano diritti fondamentali, in nome anche dell’articolo 32 della Costituzione italiana , che parla della tutela della collettività.

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    Parigi inaugura l'Anno internazionale dell'astronomia

    ◊   Si apre domani a Parigi l’Anno internazionale dell’astronomia organizzato dall’Unesco in occasione del quattrocentesimo anniversario delle prime osservazioni eseguite da Galileo Galilei con il cannocchiale. Obiettivo di questo evento culturale - che mira a coinvolgere circa 140 Paesi - è incoraggiare una rinnovata consapevolezza del posto occupato dall’uomo nell’universo e invitare tutti a sperimentare la meraviglia e lo stupore che nascono dall’osservazione del cielo. Tra i promotori dell’iniziativa c’è l’Italia che l’ha lanciata attraverso l’Unione Astronomica Internazionale. La Santa Sede vi partecipa direttamente con la Specola Vaticana ma anche attraverso il Pontificio Consiglio della Cultura che considera quest’anno un’occasione per approfondire il dialogo tra scienza e fede proprio sotto il patrocinio ideale dello scienziato pisano, il cui processo è considerato a torto il simbolo dell’oscurantismo ecclesiastico. Ascoltiamo la voce di Benedetto XVI in questo servizio di Fabio Colagrande:


    "Se i cieli, secondo le belle parole del salmista, 'narrano la gloria di Dio' (Sal 19[18],2), anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine le opere del Signore".

     
    Così, il 21 dicembre scorso, Benedetto XVI salutava tutti i partecipanti all’Anno dell’astronomia e chiariva quanto la scienza che studia i corpi celesti avvicini alla fede. Pontefici come Silvestro II, che la insegnò, Gregorio XIII, a cui dobbiamo il calendario e San Pio X, ne sono stati cultori e il tempo liturgico è da sempre scandito dall’astronomia. Questi dodici mesi saranno dunque un’opportunità veramente unica per rilanciare il confronto tra ricerca scientifica e riflessione filosofica e teologica. E’ però necessario che la scienza - spiega l’arcivescovo Ravasi, presidente del Dicastero vaticano della Cultura - riconosca oggi alla teologia una propria dignità e autorevolezza. D’altra parte - come affermava Giovanni Paolo II già nel 1992 - ‘è un dovere per i teologi tenersi informati sulle acquisizioni scientifiche per esaminare, all’occorrenza, se è il caso di operare delle revisioni nel loro insegnamento’. Come dire, il processo di Galileo, il cui codice verrà ridato alle stampe entro l’anno in una nuova edizione curata dall’Archivio Segreto Vaticano, non è passato invano. Ecco il commento di mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura e direttore del Progetto STOQ:

    "L’astronomia, di tutte le scienze ha avuto sempre un legame particolare con la teologia; nel Medioevo era la via regia, la via regale per la teologia. Forse perché costringe l’uomo a guardare verso l’alto, mentre il microscopio costringe l’uomo a chinarsi su un tavolo: il telescopio ci fa alzare lo sguardo, e questo è pieno di reminiscenze bibliche. ‘Alzate la testa, perché la vostra liberazione è vicina’: guardare il cielo, guardare verso l’alto, provare stupore, ammirazione nei confronti del creato. Kant diceva che due cose erano per lui fonte di stupore: il cielo stellato sopra la sua testa e la legge naturale nel suo cuore, nella coscienza. Guardare il cielo è un’esperienza che io raccomando a tutti. Guardare la luna, la superficie della luna con un telescopio, o Giove o gli anelli di Saturno è una cosa che lascia letteralmente con la bocca aperta. E recuperare la capacità di stupirsi, di provare stupore e meraviglia davanti al creato, è già un passo da gigante per l’accettazione di un Dio creatore. E’ un anno veramente propizio per riallacciare un dialogo che non è stato mai interrotto - checché ne dicano tutte le critiche, le opinioni correnti; da una parte a livello alto, un confronto sul caso Galileo, che è un caso molto particolare, un caso unico, estremamente complesso: ci vogliono veramente conoscenze molto solide di filosofia, teologia, storia, astronomia che non è facile radunare. Poi anche, ad un altro livello, sulle questioni cosmologiche, che toccano – in un certo senso – la fede; il mondo, il cosmo, così come lo conosciamo, da dove viene, dove va? E poi, a livello popolare, perché non contribuire per esempio dalle parrocchie, dagli oratori, a diffondere una cultura astrofila? Monasteri e chiese sono stati luoghi di osservazione astronomica per secoli: perché non tornare a riscoprire il cielo, dai campanili delle nostre chiese, delle nostre parrocchie?".

     
    Tra gli avvenimenti organizzati direttamente dalla Specola, l'osservatorio astronomico e centro di ricerca scientifica della Chiesa cattolica, diretto dal padre gesuita José Gabriel Funes - la Mostra ‘Astrum 2009’, dedicata al patrimonio storico astronomico italiano e vaticano e allestita in Vaticano con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e i Musei Vaticani da ottobre a gennaio 2010. Insieme alla Pontificia Accademia delle Scienze la Specola organizza invece una Settimana di Studi sull’Astrobiologia in programma dal 6 all’11 novembre. La Specola e il Pontificio Consiglio della Cultura sono tra i promotori infine del Convegno internazionale di rilettura storico-filosofica e teologica del “Caso Galilei”, in programma a maggio 2009 a Firenze e curato dell’Istituto Stensen dei Gesuiti.

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    Chiesa e Società



    Gaza: dalla comunità internazionale accorati appelli per la pace

    ◊   E’ sempre più drammatica la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, teatro di operazioni militari compiute dall’esercito dello Stato ebraico in risposta al lancio di razzi da parte di estremisti palestinesi verso Israele. Fonti locali riferiscono all’agenzia Sir che la popolazione è ormai allo stremo: mancano cibo, acqua potabile e l’elettricità. Sono inoltre quasi terminate le scorte di medicinali. Molte persone trovano rifugio in casa di amici e parenti ed è forte il timore che l’esercito israeliano possa utilizzare armi illegali al fosforo che provocano gravi ustioni e laceranti sofferenze. In questo tragico scenario, prosegue senza sosta il lavoro di Caritas Gerusalemme per assicurare gli aiuti ad almeno 25 mila persone. In Europa, intanto, si moltiplicano le iniziative per chiedere la fine delle violenze. Tra queste, c’è la manifestazione “Fermiamo la strage”, promossa da varie organizzazioni umanitarie, che si svolgerà sabato prossimo ad Assisi. Un’invocazione speciale arriva dal Portogallo, dove il rettore del Santuario di Fatima, padre Virgílio Antunes, ha esortato i pellegrini a “pregare insistentemente” per la causa della pace tra israeliani e palestinesi. “Dio – ha detto il sacerdote le cui parole sono state riprese dall’agenzia Zenit - soffre per le divisioni del suo popolo, così come i genitori soffrono per le divisioni tra i loro figli”. Sarà diffusa, inoltre, la traduzione in italiano della risoluzione delle Nazioni Unite, nella quale si chiede, oltre alla cessazione delle attività militari, anche l’invio di una missione speciale indipendente con il compito di indagare “sulle violazioni dei diritti umani” e del “diritto umanitario internazionale”. Il Comitato dell’Onu sui diritti dell’Infanzia esprime, poi, profonda preoccupazione per gli effetti devastanti sui bambini. Sono centinaia quelli uccisi o feriti. Molti – ricorda l’agenzia Misna – hanno perso i loro genitori. Diversi bambini – aggiungono esperti dell’Onu – sono morti “per il mancato rispetto delle raccomandazioni della Convenzione sui diritti dell’infanzia”. C’è infine il rischio che il seme della violenza possa attecchire anche in luoghi lontani dalla Striscia di Gaza. I vescovi francesi, ad esempio, sono preoccupati per una serie di atti di antisemitismo avvenuti recentemente nel Paese transalpino. Ribadendo il fondamentale contributo del “dialogo e del rispetto reciproco”, i presuli denunciano che la propagazione della violenza in Francia sarebbe un ulteriore ostacolo per la pace a Gaza. I vescovi francesi si uniscono quindi agli appelli del Papa e della comunità internazionale per un immediato cessate-il-fuoco. (A.L.)

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    Preoccupazione di Medici Senza Frontiere per la situazione in Somalia

    ◊   Mentre l'attenzione internazionale si concentra in gran parte sui problemi di pirateria al largo delle coste somale, la sofferenza di milioni di persone continua ad essere ignorata. E’ l’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere, presente nel Paese dal 1991. L’organizzazione, in un comunicato, riferisce dei pesanti combattimenti nella regione di Galgaduud dove le città di Guri El e di Dhusa Mareb sono state abbandonate da almeno 50 mila civili. La situazione umanitaria sta peggiorando, il team di medici presente sul posto ha reso noto che si è passati da una media di circa 200 bambini visitati a settimana, a nessun paziente curato. Decine di migliaia di donne, minori e anziani sono fuggiti e hanno difficoltà di accesso al cibo, all’acqua e all’assistenza medica. L'impatto del conflitto in corso in una zona in cui già in condizioni normali il cibo scarseggia – riferisce il comunicato - potrebbe portare ad una situazione disastrosa, soprattutto se si considera la mancanza di acqua e di cure mediche. Già in tempi relativamente più stabili, MSF ha trattato nell’ospedale di Istarlin tra gli 80 e i 100 bambini gravemente malnutriti ogni mese. Dopo giorni di negoziati, MSF ha potuto iniziare la distribuzione di acqua sia per gli sfollati di Guri El che di Dhusa Mareb. Tuttavia fornire cure mediche a coloro che sono fuggiti nelle foreste si sta rivelando estremamente difficile in un contesto altamente mutevole. (B.C.)

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    Sempre più pesante il bilancio di vittime e sfollati nell'est del Congo

    ◊   In questi giorni in cui il sistema mediatico mondiale fornisce continue informazioni sul drammatico conflitto nella Striscia di Gaza, ci sono altri territori colpiti dalla tragedia della guerra. Uno di questi è la provincia orientale della repubblica Democratica del Congo dove, secondo la Caritas, sono stati uccisi almeno 500 civili. Altre 400 persone – ricorda la Misna – sono state rapite inseguito ad incursioni condotte da ribelli e avvenute in diversi villaggi della provincia orientale dello Stato africano. L’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati sottolinea, inoltre, che sono più di 104 mila gli sfollati. “Molti senza tetto – ha detto il portavoce dell’organismo dell’Onu Ron Redmond – hanno trovato riparo nella foresta, in particolare nei dintorni della cittadina di Faradje”. Per cercare di rispondere a questa emergenza provocata dalla guerra, la Caritas del Paese africano ha avviato un nuovo piano per sostenere almeno 60 mila persone. In questa prima fase – spiega l’agenzia Zenit – saranno distribuiti prodotti non deperibili, soprattutto utensili domestici. (A.L.)

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    Colera in Zimbabwe: aumentano le vittime

    ◊   E’ stato nuovamente aggiornato il bilancio delle vittime per il colera in Zimbabwe. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noto che i morti sono oltre 2.100 e le persone contagiate oltre 40 mila. Nelle ultime 24 ore le vittime sono state 81 e ben 1.642 i nuovi malati in un solo giorno. Particolarmente colpito il circondario della capitale Harare con 238 decessi, al secondo posto viene l'area di Beitbridge, alla frontiera con il Sudafrica. L’epidemia infatti, non riguarda solo lo Zimbabwe ma anche alcuni paesi vicini. Oggi il ministero della Sanità sudafricano ha riferito che la malattia ha ucciso almeno 15 persone, soprattutto nella provincia nord-orientale di Limpopo, proprio al confine con lo Zimbabwe. Circa 2000 casi di contagio e 28 decessi causati dal colera sono stati registrati dal governo dello Zambia: la diffusione dell’epidemia è legata agli intensi movimenti e ai traffici commerciali lungo il fiume Zambesi, che segna il confine meridionale. In Zimbabwe la malattia è ormai presente su gran parte dei distretti del Paese a causa del totale collasso dei sistemi igienico-sanitari e delle reti idriche. Ora un nuovo allarme riguarda la stagione delle piogge, il cui picco cade proprio fra gennaio e febbraio per concludersi a marzo, e che rischia di propagare ulteriormente la pericolosa malattia. (B.C.)

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    I vescovi venezuelani: no alla rielegibilità illimitata del presidente

    ◊   “Nel Venezuela di oggi avvertiamo una crisi etica generalizzata e presente in tutti gli ambiti della convivenza sociale e che spesso riflette un pericoloso relativismo con conseguenze funeste”. Così ieri i vescovi venezuelani nella loro esortazione pastorale a conclusione dell’assemblea plenaria. I presuli hanno anche sottolineato il loro ruolo di cittadini e pastori della Chiesa con “il diritto e il dovere, irrinunciabili, di illuminare la vita sociale e il discernimento etico dei cristiani e delle persone di buona volontà nella difesa dei valori morali quando sono gravemente lacerati”. All’interno di questa visione e allo scopo di offrire criteri “che garantiscano il bene comune delle persone e della società”, i presuli respingono la proposta, al vaglio di un prossimo referendum, riguardante la rielezione illimitata del presidente della Repubblica in un primo momento e successivamente di tutte le autorità pubbliche elette con il voto popolare. Nell’esortazione si ricorda tra l’altro che nel referendum del 2007 questa proposta già era stata rifiutata e che l’art. 345 della Costituzione vigente vieta la sua riproposizione nel periodo costituzionale del governo in carica. “Ci preoccupa questo tentativo di ignorare - scrivono i vescovi - quella decisione popolare, per di più con una celerità inusitata”. I presuli temono che il clima possa tradursi in un acceso scontro politico e sociale che vada a colpire “una pace già debilitata”; una tale misura, eventualmente accettata, viola il principio dell’alternanza democratica stabilito nella medesima costituzione. Dall’altra parte l’episcopato torna su temi già analizzati, in particolare il clima di violenza generalizzato che porta ogni giorno “ad una perdita crescente del valore della vita” e fa del Paese “uno tra i più violenti al mondo”; violenza, osservano, legata al narcotraffico, al consumo di droghe, alle vendette, alle uccisioni, ai sequestri per estorsione, alla corruzione e all’impunità. “La vita quotidiana di molti venezuelani si è convertita in un dramma”, evidenziano i vescovi, anche perché la crisi si riflette nella mancanza di ospedali efficienti, di alloggi e scuole dignitose “mentre alcuni funzionari pubblici – continuano - hanno stipendi altissimi e i politici sembrano dedicarsi solo a garantirsi quote di potere”. La Conferenza episcopale venezuelana ritiene “che la pace sociale sia gravemente minacciata” e al riguardo denuncia come particolarmente preoccupante l’intolleranza, il settarismo e l’esclusione, la denigrazione personale spesso basata sull’insulto e le offese. Annunciando l’avvio oggi della Missione continentale nella città di Barquisemito, i presuli sottolineano di guardare sempre la realtà del Paese “alla luce di Gesù Cristo, la vera buona notizia per tutte le persone poiché in Lui tutti possiamo scoprire la nostra dignità e la nostra vocazione nonché l’appello alla fratellanza per costruire un mondo nuovo”. “È compito dei cristiani – proseguono - impegnarsi a fondo nella creazione di un clima nazionale di convivenza e di solidarietà” e ricordano che “non si possono ritenere le ideologie, capitalista o marxista, l’unico strumento” nell’analisi sociologica e nell’elaborazione di strategie. È loro dovere, osservano i vescovi, proseguire nello studio e nel discernimento della situazione sociale alla luce dei principi della fede poiché la realtà ultima di ogni cosa è Dio. In questo senso la dottrina sociale della Chiesa è non solo utile ma anche necessaria. Prima di concludere i presuli ricordano il magistero di Benedetto XVI sui principi da tenere presenti sempre in questi momenti di grave crisi economica e sociale nel mondo intero; in particolare, in comunione con il Santo Padre richiamano i venezuelani ad “assumere atteggiamenti fraterni, a comportarsi con austerità e moderazione e soprattutto a stare vicini ai più bisognosi”. I cristiani, concludono i vescovi del Venezuela, sono chiamati a cercare e a creare alternative sia al modello di sviluppo neoliberale sia al socialismo di Stato. “Il nostro popolo – aggiungono - deve affrontare le cause dei suoi mali con il protagonismo di una società organizzata senza accettare il messianismo falso dello Stato onnipotente e neanche la mano invisibile del mercato”.(A cura di Luis Badilla)

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    Vescovo della Repubblica Dominicana sollecita aiuto per 500 braccianti haitiani

    ◊   Mons. Diòmedes Antonio Espinal, vescovo di Mao-Monte Cristi, diocesi dominicana confinante con Haiti, ha richiamato l’attenzione del responsabile militare di Santo Domingo per le migrazioni, il generale José Anibal Sanz, su un gruppo di 500 braccianti haitiani rifugiatisi nella chiesa di Nostra Signora del Rosario alla vigilia delle festività natalizie. I braccianti chiedevano un permesso per tornare ad Haiti, e il governo aveva minacciato di espellerli definitivamente. Mons. Espinal de Leon dichiarava a Radio Maria di Dajabòn che “l’agricoltura della Repubblica Dominicana dipende in gran parte dalla mano d’opera haitiana”, perciò l’Ufficio Migrazioni “deve venire incontro agli haitiani, affinché essi possano continuare a lavorare nelle aziende agricole della regione”. A sostegno del vescovo è intervenuto anche l’ambasciatore di Haiti a Santo Domingo, Fritz Cinéas. Buona parte dei braccianti haitiani hanno potuto così ottenere il sospirato permesso. (A.M.)

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    La Croce Rossa chiede l’apertura di corridoi umanitari nel nord dello Sri Lanka

    ◊   Il nord dello Sri Lanka è teatro da giorni di drammatici scontri tra esercito e ribelli Tamil. In questo tragico scenario le organizzazioni umanitarie non riescono a distribuire aiuti umanitari alla popolazione. E’ quindi necessaria – spiega Paul Castella, capo-delegazione nello Sri Lanka del Comitato internazionale della Croce Rossa - l’apertura di corridoi umanitari. Per arrivare a questo traguardo – rende noto l’agenzia Misna - sono in corso trattative con il governo. Occorre intervenire immediatamente: nell’area intorno a Millaittivu, una delle ultime città controllate dai ribelli, vivono in condizioni drammatiche oltre 350.000 persone. Secondo stime di diverse organizzazioni presenti nel nord-est del Paese, bombardamenti e scontri armati causano ogni giorno la morte o il ferimento di almeno 30 persone. Nelle ultime settimane, le forze armate di Colombo hanno ottenuto alcune vittorie militari di rilievo. Il 2 gennaio è caduta Kilinochchi, considerata la ‘capitale’ dei guerriglieri tamil. La settimana scorsa l’esercito ha conquistato il passo dell’Elefante, uno snodo strategico che collega il nord dello Sri Lanka con la penisola di Jaffna. (A.L.)

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    Pakistan: liberato un pastore protestante rapito venerdì scorso

    ◊   E’ stato ritrovato vivo, ma ferito, Tanzeel Zafar, giovane pastore della Chiesa protestante, rapito venerdì scorso. Domenica sera è stato trovato vicino alla porta di ingresso della cattedrale di St. John, a Peshawar. Il suo corpo presentava profonde lesioni, frutto delle violenze subite durante il sequestro. Ad annunciarlo è il vescovo protestante di Peshawar, Mano Rumalshah, “Anche se non riusciva a camminare a causa delle ferite – spiega il presule ad AsiaNews – dalle prime analisi dei medici sembra che non abbia riportato fratture”. Il vescovo non nasconde le preoccupazioni “per casi analoghi avvenuti in passato”, in alcuni dei quali “le persone non sono tornate vive”. Rumalshah ribadisce però di non voler cedere alle minacce e che le attività della chiesa continueranno regolarmente: “l’intolleranza religiosa è una minaccia costante. Dobbiamo affrontare la situazione senza scappare”. Nel giugno scorso i talebani hanno rapito 16 cristiani nell’area di Banarasabad; il giorno successivo sono stati consegnati alle autorità del distretto di Bara, a Peshawar, da militanti del gruppo fondamentalista Lashkar-e-Islam. Nel gennaio del 2008 Sajid William, 29.enne pastore protestante, è stato ucciso mentre si trovava al volante della propria auto. Nel maggio 2007 ai cristiani del posto sono state consegnate una serie di lettere in cui si intimava loro di convertirsi all’islam, pena la morte. Nel 2005 alcuni estremisti islamici locali hanno assassinato Babar Samson, pastore e membro di Shelter Now International, e il suo autista. (A.L.)

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    Critiche alla limitazione della libertà religiosa in Kirghizistan

    ◊   Nonostante le proteste e le critiche sulla norma, il presidente del Kirghizistan ha firmato la legge sulla libertà religiosa che impone notevoli restrizioni. Il provvedimento – riferisce Asianews - ammette solo le organizzazioni religiose con almeno 200 iscritti mentre prima ne bastavano 10; inibisce la partecipazione dei bambini e vieta “azioni aggressive finalizzate al proselitismo” compresa la distribuzione di materiale religioso in luoghi pubblici e scuole. Inoltre i gruppi religiosi già riconosciuti dovranno registrarsi di nuovo, cosa che costringerà le piccole comunità con meno di 200 fedeli locali a diventare illegali e “clandestine”. Particolarmente critica l’Ocse, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che aveva già indicato, lo scorso ottobre, alcuni punti problematici che però sono rimasti nella legge approvata. Anche il Papa, nel tradizionale incontro d’inizio d’anno con i diplomatici accreditati presso la Santa Sede, aveva evidenziato le difficoltà per i cristiani in diverse parti del mondo e aveva espresso la sua preoccupazione per le nuove normative che in materia di libertà religiosa si stanno emanando nelle repubbliche dell’Asia centrale. (B.C.)

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    Sì di 70 docenti italiani all’appello del Papa per un ordine mondiale degno dell’uomo

    ◊   “Combattere la povertà. Costruire la pace”. E’ il programma che 70 docenti di scienze socio-economiche delle Università di Roma intendono promuovere nei prossimi anni, in piena concordia con l’appello rivolto dal Papa in occasione della Giornata Mondiale della Pace per la promozione di un ordine mondiale degno dell’uomo. In un comunicato – ripreso dall’agenzia Sir – gli insegnanti ribadiscono la convinzione che la crisi economica mondiale va letta in profondità “come un sintomo grave che ha radici ben più profonde rispetto alle attuali letture economico-finanziarie e socio-culturali”. Secondo i professori, occorre “uno studio adeguato per intervenire sulle cause e non solo sugli effetti, consapevoli del primato della dignità della persona umana rispetto ad ogni legge economica”. Una finalità che chiama in causa il lavoro di ricerca svolto presso gli atenei perché “non basta garantire la scientificità della ricerca di settore; è necessario possedere una visione globale dell’uomo e della società, una capacità di analizzare e seguire gli eventi senza lasciarsi condizionare da interessi di parte”. Pertanto la ricerca dovrà elaborare “strumenti e offrire soluzioni adeguate per lo sviluppo integrale dell’essere umano e della società, nel rispetto del patrimonio delle risorse ambientali del pianeta”. (B.C.)

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    Il 2009 sarà un anno difficile per l'economia mondiale secondo il World Economic Forum

    ◊   La Cina rallenterà la propria produzione del 6%, mentre Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Spagna ed Australia dovranno affrontare una grave crisi economica per tutto il 2009. Sono queste le previsioni del World Economic Forum, un’agenzia di analisi geopolitica svizzera, che ha presentato ieri a Londra il suo rapporto annuale sulla situazione economico-finanziaria globale. Secondo questo studio, il mondo dovrà affrontare una crisi economica che colpirà maggiormente i Paesi più poveri, ma non risparmierà neppure i più ricchi, soprattutto se i governi non riusciranno a trovare una soluzione concertata e a lungo termine; secondo il rapporto, inoltre, bisognerà investire nella ricerca di energie alternative e in Paesi ricche di risorse naturali, spesso nel Terzo mondo e i teatri di conflitti armati. Il quadro negativo si mitiga alla luce di una possibile cooperazione mondiale tra i governi, con ripercussioni future anche a favore di una maggiore stabilità politica. (Da Londra, Sagida Syed)

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    Il 27 gennaio prende il via il Forum Sociale Mondiale a Belem in Brasile

    ◊   Sono numerose le iniziative che affiancheranno la IX edizione del Forum Sociale Mondiale in programma dal 27 gennaio al primo febbraio a Belem, in Brasile. Tra questi – riporta l’agenzia Sir - iniziative di solidarietà con Gaza, una marcia nelle favelas, una fiera del commercio equo e delle economie solidali. Sono oltre 80 mila le persone iscritte, provenienti da 4 mila organizzazioni di 150 Paesi di tutto il mondo, e più di 3 mila delegati dei popoli indigeni che daranno vita alla Giornata Pan-Amazzonica. Tra i partecipanti anche molte realtà ecclesiali, tra cui una delegazione di Caritas italiana e di Caritas internationalis. Parallelamente si stanno svolgendo nel mondo una serie di conferenze stampa per presentare l'evento; domani ne è in programma una a Roma.(B.C.)

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    Critiche dell’episcopato belga alla legge sull’uso degli embrioni nella ricerca scientifica

    ◊   Una normativa agghiacciante. E’ quanto hanno scritto i vescovi del Belgio, in una nota riportata dall’Osservatore Romano, dopo la firma del re Alberto II alla legge che parla di embrioni e feti come di “materiale corporeo umano” utilizzabile per applicazioni mediche o ricerca scientifica. Con questa legge, sottolineano i presuli, il legislatore ha fissato la frontiera tra embrione e feto a otto settimane dal concepimento mentre il limite precedente era di 14 giorni. L’episcopato belga accusa in particolare l'articolo 2 comma 1 che ammette l'ottenimento e l'utilizzazione a fini medici e scientifici di “tutto il materiale biologico umano, compresi tessuti, cellule, gameti, embrioni, feti, così come le sostanze che ne vengono estratte, qualunque sia il grado di trasformazione”. Per i vescovi, quanto deciso costituisce “una regressione nel progetto di civiltà umanistica” e “il progresso delle tecnologie – sottolineano nella nota – ha il dovere di inchinarsi davanti alla dignità dell’uomo”. Nel comunicato, infine, traspare l'amarezza per il comportamento del re Alberto II che non ha rifiutato la sua firma alla nuova legge, approvata dal Parlamento nello scorso dicembre, e si ricorda l'atteggiamento di suo fratello, re Baldovino, che preferì abdicare per due giorni nel 1989 piuttosto che firmare la legge sull'aborto.(B.C.)

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    Usa: migliaia di persone parteciperanno il 22 gennaio ad una marcia in difesa della vita

    ◊   Era il 22 gennaio 1973: sette avvocati della Corte Suprema di Giustizia degli Stati Uniti approvavano la legge ‘Roe versus Wade’ che legalizzava l’aborto. Per ricordare quella data, ogni 22 gennaio una marcia si snoda attraverso le strade di Washington. Ogni anno – ricorda l’agenzia Zenit - sono migliaia le persone che prendono parte all’iniziativa in difesa della vita. Partecipano alla marcia anche rappresentanti di varie diocesi, scuole e università cattoliche statunitensi. “La mia prima Marcia per la vita – spiega Padre Frank Pavone, direttore dell'organizzazione “Priests for Life” – risale al 1976, quando ero all’ultimo anno di liceo. Quell’evento mi ha ispirato ad essere un attivista del movimento pro-vita. Vedendo che c’era tanta gente di varie etnie e religioni che pregava, cantava e marciava con tanta fede e determinazione, ho imparato che questa causa è grandiosa, urgente e degna del mio tempo, della mia energia e del mio impegno”. Si prevede che saranno più di 200 mila le persone che sfleranno per le strade della capitale statunitense. Oltre alla marcia, sono previste varie iniziative tra cui concerti, una veglia di preghiera nella basilica del Santuario Nazionale, la celebrazione di Sante Messe, incontri, servizi religiosi di varie confessioni e la conferenza annuale del gruppo “Studenti per la vita”. (A.L.)

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    Appello per nuove politiche familiari da parte dell’episcopato tedesco

    ◊   Consentire una maggiore compatibilità tra famiglia e lavoro investendo di più in politiche mirate. E’ l’appello, ripreso dal Sir, lanciato ieri da mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca e arcivescovo di Friburgo. Il presule ha poi definito "scandalo sociale" il fatto che "nell'ancora ricca Germania, i bambini rappresentino un rischio di povertà per alcuni genitori”: poi ha esortato la società a fare in modo che i bambini crescano sicuri e amati. “La famiglia – ha sottolineato – è e rimane la cellula base della società” ed ha una responsabilità centrale nella trasmissione di valori. Sulla crisi economica mondiale ha invitato a investire nell’amore cristiano e nella solidarietà ed ha elencato i cosiddetti “campi di addestramento alla solidarietà” come le parrocchie, le associazioni e le comunità ecclesiali.(B.C.)

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    Polonia: inaugurata a Czestochowa la “finestra della vita” per le madri in difficoltà

    ◊   La “Finestra della vita del beato Edmundo Bojanowski” è stata inaugurata a Czestochowa durante la festa della Santa Famiglia di Nazareth, per iniziativa dell’arcivescovo metropolita di Czestochowa, mons. Stanislaw Nowak, della Caritas dell’arcidiocesi e delle suore della congregazione delle “Ancelle dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio”. La “Finestra della vita” aperta a Czestochowa è la terza “finestra” in Polonia dopo quelle di Cracovia e Varsavia. Grazie a questa opera possono essere salvati tanti neonati, offrendo la possibilità alle mamme di lasciare i loro bambini, senza essere riconosciute, in una casa delle suore dalla Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio. “Si tratta di un luogo dove le donne che non vogliono o non possono permettersi di mantenere un bambino, possono lasciarlo con discrezione, cosi che possa trovare una famiglia che lo accolga” spiega a Fides don Stanislaw Ilczyk, direttore della Caritas dell’arcidiocesi di Częstochowa. “In questo modo possiamo realizzare l’insegnamento di Giovanni Paolo II e difendere la vita della persona umana”, sottolinea ancora don Ilczyk. “La ‘Finestra della vita del beato Edmundo Bojanowski’, è un segno di speranza per i neonati. E’ anche uno strumento di bontà e misericordia contro l’aborto, che in Polonia ha procurato negli ultimi anni, come spiegano gli esperti, circa 20 milioni di vittime. (R.P.)

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    Spagna: inchiesta per l'omicidio dei gesuiti nel 1989 in Salvador

    ◊   La magistratura spagnola ha annunciato l’avvio di un’inchiesta nei confronti di 14 militari – tra cui l’ex-ministro della Difesa, Humberto Larios e l’ex-capo delle forze armate, generale René Emilio Ponce – per l’uccisione, nel 1989, di sei sacerdoti gesuiti dell’Università Centroamericana (Uca), di una loro collaboratrice e di sua figlia adolescente. Il giudice della ‘Audiencia Nacional’ di Madrid Eloy Velasco – riferisce l’agenzia Misna - ha accolto due denunce presentate a novembre dalla ‘Asociación Pro Derechos Humanos’ spagnola (Apdhe) e dal ‘Center for Justice & Accountability’ (Cja) di San Francisco contro i militari e l’ex-presidente Alfredo Cristiani, al governo tra il 1989 e il 1994; quest’ultimo, accusato di aver occultato informazioni e protetto i responsabili, per il momento non sarà coinvolto nell’inchiesta. All’alba del 16 novembre 1989, nel pieno della guerra civile (1980-1992), soldati del battaglione ‘Atlacatl’ - un'unità addestrata negli Stati Uniti alla lotta antiguerriglia – fecero irruzione nell'Università uccidendo a sangue freddo il rettore, Ignacio Ellacuría, collaboratore di monsignor Oscar Arnulfo Romero, il suo vice e altri quattro gesuiti (cinque di loro erano spagnoli) oltre alla cuoca e a sua figlia quindicenne. Nove soldati furono processati nel 1991 per responsabilità nella strage: di questi solo due furono condannati a 30 anni di carcere; con la fine della guerra civile e l’amnistia proclamata nel 1993 dall’Alleanza Repubblicana Nazionalista (Arena), allora (e tutt’oggi) al governo, il caso fu di fatto archiviato. (R.P.)

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    Il mondo del calcio partecipa ad iniziative della Fao contro la fame nel mondo

    ◊   Anche il mondo dello sport cerca di ‘dare un calcio’ al flagello della fame: funzionari ed ex giocatori partecipano oggi al Cairo ad una conferenza stampa per la presentazione di progetti promossi dalla Fao contro la fame. L’iniziativa, finalizzata alla raccolta di fondi, prevede che ex calciatori provenienti da Italia, Germania, Spagna e Portogallo si recheranno in vari Paesi per illustrare progetti volti a migliorare la nutrizione ed il tenore di vita di donne e bambini. La delegazione – si legge nel comunicato dell’agenzia delle Nazioni Unite - comprende anche giocatori che hanno preso parte a passate edizioni dei Campionati del Mondo come l’italiano Paolo Rossi ed il tedesco Hans-Peter Müller. “La FAO – ha detto il direttore Generale della FAO, Jacques Diouf - apprezza il potere dello sport, e del calcio in particolare, per mobilitare risorse finanziarie nella lotta contro la fame”. L’impegno di esponenti del calcio professionistico contro la fame è un ulteriore, importante passo contro la malnutrizione. Nel mondo sono almeno 963 milioni le persone sottonutrite. Complessivamente, le Leghe professionistiche che hanno aderito all’iniziativa rappresentano più di 960 squadre di calcio in tutta Europa. (A.L.)

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    Le emergenze sociali di Roma al centro di un incontro tra il cardinale Vallini e il sindaco Alemanno

    ◊   Il welfare, la cultura e l’attenzione alle emergenze sociali. Su questi temi si sono confrontati ieri in Vicariato il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la città di Roma, e il sindaco della capitale Gianni Alemanno. “In particolare – si legge in un comunicato - è stata ribadita di comune accordo la disponibilità per una piena collaborazione nel monitoraggio del territorio per intercettare tutti quei bisogni ai quali si può dare congiuntamente una risposta efficace e concreta basandosi sul principio di sussidiarietà”. “I giovani, gli anziani soli, le famiglie in difficoltà, i disabili e la riqualificazione delle periferie e dei campi nomadi – si legge ancora - sono stati alcuni dei temi trattati nello specifico”. Per il sindaco Alemanno è stato “un incontro fondamentale” soprattutto alla luce di quanto detto dal Papa nel corso dell’udienza con l’amministrazione della regione Lazio tenutasi lunedì scorso. (B.C.)

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    Scomparso a cento anni padre De Ascaniis missionario del Pime

    ◊   Si è spento domenica scorsa a Hong Kong padre Quirino De Ascaniis, decano del Pontificio Istituto Missioni estere. Aveva cento anni, 75 dei quali passati tra l’ex colonia britannica e la Cina. “Una storia di eroica semplicità – ha detto ad Avvenire padre Gianni Criveller – come spesso succedeva per i missionari che, nella prima metà del secolo scorso, si avventuravano verso mondi geograficamente e culturalmente così distanti e attraversati da fermenti politici e sociali che non potevano non toccare la presenza missionaria”. Padre De Ascaniis, classe 1908, aveva lasciato l’Italia un anno dopo la sua ordinazione sacerdotale nel 1933. In Cina sono stati numerosi i momenti difficili segnati soprattutto dagli arresti, dalla prigionia, da brutali interrogatori e in più occasioni padre De Ascaniis ha rischiato di morire. Nel 1951 ha lasciato il Paese asiatico per Hong Kong dove ha diretto il Seminario minore di Sai Kung come rettore e si è dedicato alla formazione pastorale distinguendosi per la sua solida spiritualità. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Mosca accusa Kiev: l'Ucraina blocca il transito del gas

    ◊   Nuovo blocco delle forniture di gas in Europa. E la Commissione europea fa sapere che, se i flussi non dovessero essere subito ripristinati, le compagnie europee verranno esortate a “ricorrere alle corti di giustizia” contro la russa Gazprom e l’ucraina Naftogaz. Nei Paesi più colpiti dalla crisi del gas - prosegue la Commissione UE - ci sono decine di migliaia di “famiglie senza riscaldamento e senza gas per cucinare, 50 mila solo in Bulgaria”. Secondo Mosca, l’Ucraina rifiuta il transito sul proprio territorio del gas russo destinato a Balcani, Moldova e Slovacchia, mentre la premier di Kiev, Tymoshenko, assicura che il passaggio riprenderà non appena arriveranno i flussi di gas dalla Gazprom. Dei contrasti tra i due Paesi, Giancarlo La Vella ha parlato con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area ex sovietica:


    R. - La cosa straordinaria di questa crisi è che sia la Russia sia l’Ucraina hanno tutto l’interesse ad andare d’accordo, perché l’Ucraina dipende totalmente dalla Russia per gli approvvigionamenti energetici, e la Russia dipende dall’Ucraina per il transito dei gasdotti e quindi per la possibilità di vendere concretamente il gas all’Europa, che è un suo proficuo cliente. Che questi due Paesi non vadano d’accordo su una cosa che conviene a entrambi dimostra che le due classi politiche non hanno ancora capito fino in fondo che non viviamo in un mondo sovietico, ma anzi siamo pienamente in un mondo post-sovietico.

     
    D. - C’è un messaggio particolare che, rispettivamente, i due Paesi vogliono lanciare all’Unione Europea?

     
    R. - Io credo che, molto semplicemente, l’Ucraina confidi di essere salvata, "riscattata", dall’Occidente, e che la Russia - viceversa - tema questo fatto e non abbia ancora capito che fare la voce grossa è esattamente il sistema peggiore per affrontare il problema.

     
    D. - Tutto questo mette in crisi le istanze di avvicinamento di Kiev all’Europa, e allo stesso tempo i buoni rapporti con Mosca…

     
    R. - E’ evidente che l’Unione Europea non ha nessuna intenzione di prendersi la "grana" Ucraina. Certo è che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea sarebbe un’ottima cosa, proprio perché, in realtà, oggi le frontiere non sono più quelle tradizionali. Una frontiera importantissima, decisiva, tra le nazioni, è proprio quella dell’energia: io credo che inglobare nell’Unione Europea quella che oggi è tra Russia ed Europa la vera frontiera - e cioè la frontiera dell’energia - sarebbe una mossa conveniente a tutti, anche alla Russia.

     
    Bulgaria
    Disordini con diversi feriti a una dimostrazione antigovernativa sono avvenuti oggi nella capitale bulgara, Sofia, davanti al Parlamento. La polizia è intervenuta per sedare la protesta e diversi poliziotti sono rimasti feriti. Da stamani, oltre mille tra studenti, attivisti ambientalisti e agricoltori sono radunati sulla piazza per dare voce alle loro rivendicazioni. Gli studenti chiedono una strategia nazionale per gli studi superiori, gli ambientalisti una moratoria sulle costruzioni di alberghi e piste sciistiche nelle zone protette del Programma "Ue Natura 2000", e gli agricoltori sussidi statali equi per il loro settore. Rivolti ai deputati, i dimostranti urlavano slogan come "dimissioni" e "mafia".

    Iraq
    Due soldati iracheni e un civile sono stati uccisi e altri tre soldati sono rimasti feriti dall'esplosione di un'autobomba e nel corso di scontri armati in due luoghi diversi della città settentrionale irachena di Mossul, a nord di Baghdad. Intanto, le Nazioni Unite hanno annunciato che l'Iraq ha aderito ieri alla Convenzione internazionale del 1997 sulla messa al bando delle armi chimiche. Alla Convenzione - che proibisce l'uso di un’intera categoria di armamenti di distruzione di massa - hanno aderito altri 185 Stati. L'Iraq è uno dei Paesi che ha fatto uso di armi chimiche. Nel 1988, Saddam Hussein, allora presidente, ordinò di farne ricorso contro la minoranza curda. Nella sola cittadina di Halabja furono lanciati gas tossici che uccisero non meno di 5 mila civili. Intanto, una fossa comune con i corpi di una ventina di persone è stata scoperta questa mattina nel nord della provincia irachena di Babil.

    Somalia
    Continua massiccio il ritiro delle truppe etiopiche dalla Somalia, e da Mogadiscio in particolare. Dopo aver sgombrato ieri l'area nord della capitale, ed effettuato una cerimonia ufficiale di saluto, oggi hanno lasciato quella che era la loro principale guarnigione, accampata nello stadio di Mogadiscio. Sembra che i ribelli islamici - egemonizzati da integralisti apparentemente legati ad al Qaeda - cerchino di colpire gli etiopici in ritiro. Attaccato anche, ma da lontano, il palazzo presidenziale. La speranza è ora che con il ritiro delle truppe di Addis Abeba la tensione cali, consentendo tempo alle parti in dialogo (governo di transizione, e moderati islamici, molto appoggiate dai paesi occidentali e da quelli arabi moderati) di creare una parvenza di entità statuale. Il rischio è che ci sia un vuoto di potere che faciliti la spallata finale degli insorti, che potrebbe preludere all'instaurazione di una Repubblica islamica nel ventre molle del già disastrato e permeabile Corno d'Africa. Le truppe etiopiche erano entrate in Somalia alla fine del 2006: da allora oltre 10 mila civili morti ed un milione di profughi, che si aggiungono ai due milioni precedenti: metà della popolazione somala, in condizioni che l'Onu definisce disperate.

    Ocse
    La crisi mette a rischio le politiche di bilancio dei Paesi dell'Eurozona. Lo rileva l'Ocse nell'Economic Survey per l'Area dell'Euro, sottolineando che “alcuni governi hanno fatto ricorso alla politica di bilancio per attenuare la frenata dell'economia” e che molti Paesi dell'area euro, così come nel resto del mondo, “hanno messo a disposizione sostanziosi fondi pubblici per supportare la stabilità del sistema finanziario”.

    Nucleare
    La Corea del Sud ha chiesto agli Stati Uniti di non avere "troppa fretta" sull'invio di una propria delegazione speciale a Pyongyang, paventando possibili effetti negativi sui rapporti intercoreani e sui negoziati a sei nazioni. È quanto riporta oggi a Seul il quotidiano Chosun Ilbo, che riferisce di un incontro ad alti livelli tenutosi la settimana scorsa a Washington tra emissari della presidenza sudcoreana ed esponenti dello staff del presidente Usa eletto, Barack Obama, tra i quali il futuro responsabile per l'area Asia e Pacifico, Kurt Campbell. Secondo il resoconto del quotidiano, la delegazione di Seul ha confermato il proprio appoggio a una nuova fase di dialogo tra Corea del Nord e Usa sotto la nuova amministrazione democratica, ma al tempo stesso ha espresso le proprie perplessità in merito a una eventuale missione Usa a Pyongyang in tempi stretti. “La Corea del Nord rischia di ricevere un segnale sbagliato se il governo statunitense inviasse emissari nell'attuale situazione, che vede i rapporti tra le due Coree in una fase critica e i colloqui a sei Nazioni sul nucleare in stallo”, scrive il Chosun Ilbo citando le parole di un funzionario sudcoreano durante l'incontro di Washington. Durante la campagna elettorale presidenziale, Obama aveva espresso la sua disponibilità a incontrare il leader comunista, Kim Jong-il, senza precondizioni, criticando al tempo stesso l'amministrazione Bush per aver tenuto una linea diplomatica troppo dura e non incline al dialogo con Corea del Nord e Iran. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 14

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