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Sommario del 11/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Battesimo e il ruolo dei genitori: nelle parole del Papa che alla Messa in Cappella Sistina ha battezzato 13 bambini. All’Angelus, il pensiero al VI Incontro Mondiale delle Famiglie
  • I frutti del cammino neocatecumenale: messi in luce ieri pomeriggio dal Papa nel discorso per i 40 anni della prima comunità a Roma
  • Come ricordato dal Papa, tra pochi giorni a Città del Messico il VI Incontro Mondiale delle Famiglie
  • Cordoglio per la morte del cardinale Pio Laghi, tra i suoi numerosi incarichi è stato Nunzio negli Stati Uniti
  • Torniamo al discorso del Papa, in settimana, al Corpo Diplomatico con la riflessione di mons. Parolin
  • Oggi in Primo Piano

  • Cresce il numero delle vittime a Gaza, mentre il premier israeliano Olmert parla di obiettivi quasi raggiunti
  • Chiesa e Società

  • Una preghiera interreligiosa per la pace in Medio Oriente si è svolta ieri pomeriggio a Saint-Denis de la Rèunion
  • A Padre Bernardo Cervellera il Premio Giuliano Ragno 2008
  • Al via la “Settimana nazionale per le vocazioni” negli Stati Uniti
  • Un seminario a Roma per affrontare l'emergenza educativa
  • Si rafforza lo spirito ecumenico in Corea in vista della Settimana per l’Unità dei cristiani
  • Le Missionarie dell’Immacolata festeggiano i 40 anni di servizio ad Hong Kong
  • Il dialogo a livello nazionale: ne parla in Venezuela mons. Ubaldo Santana, arcivescovo di Maracaibo e Presidente dell'Episcopato
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attesa per il ripristino delle forniture di gas in Europa. L'Ucraina firma l'accordo già siglato da Russia e Ue
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Battesimo e il ruolo dei genitori: nelle parole del Papa che alla Messa in Cappella Sistina ha battezzato 13 bambini. All’Angelus, il pensiero al VI Incontro Mondiale delle Famiglie

    ◊   Il Battesimo è il ponte che Dio ha costruito tra sé e noi: così il Papa alla celebrazione Eucaristica nella Cappella Sistina durante la quale ha amministrato il sacramento del Battesimo a 13 bambini. Nelle sue parole l’invito ai genitori ad educare i figli nella fede, ad insegnare loro a pregare. All’Angelus un pensiero al VI Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà nei prossimi giorni a Città del Messico sul tema: “La famiglia formatrice nei valori umani e cristiani”. Il servizio di Fausta Speranza:


    Il bambino non è proprietà dei genitori ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità affinchè lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio: è quanto afferma il Papa incoraggiando i genitori a trovare questa consapevolezza:

     
    “Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l’atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità.”
     
    Con il battesimo si diventa figli di Dio ma – sottolinea Benedetto XVI – bisogna insegnare al bambino a “riconoscere Dio come suo Padre e a sapersi rapportare a Lui con atteggiamento di figlio”.

     
    “E pertanto, quando, secondo la tradizione cristiana come oggi facciamo, si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti, non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali”.
     
    La festa del Battesimo – dice il Papa – ci introduce alla quotidianità di un rapporto personale con Lui. Il Battesimo – aggiunge – è come il ponte che ha costruito tra sé e noi. Il Papa ricorda che con la festa del Battesimo del Signore si conclude il tempo di Natale. Il Creatore - ricorda il Papa – ha assunto in Gesù le dimensioni di un bambino e “nel suo farsi piccolo ha fatto risplendere la luce della sua grandezza”. E del valore del Battesimo il Papa ha parlato anche all’Angelus:

     
    “Ecco la stupenda realtà: la persona umana, mediante il Battesimo, viene innestata nella relazione unica e singolare di Gesù con il Padre, così che le parole risuonate dal cielo sul Figlio Unigenito diventano vere per ogni uomo e ogni donna che rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo: Tu sei il figlio mio, l’amato.”

     
    Ha ricordato che il Battesimo dona la vita eterna sottolineando che se ce ne rendessimo pienamente conto, “la nostra vita diventerebbe un ‘grazie’ continuo”.

     
    “Quale gioia per i genitori cristiani, che hanno visto sbocciare dal loro amore una nuova creatura, portarla al fonte battesimale e vederla rinascere dal grembo della Chiesa, per una vita che non avrà mai fine! Dono, gioia, ma anche responsabilità! I genitori, infatti, insieme con i padrini, devono educare i figli secondo il Vangelo.”
     
    E il pensiero del Papa va al VI Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà nei prossimi giorni a Città del Messico sul tema: “La famiglia formatrice nei valori umani e cristiani”.

    “Ho incaricato il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone di rappresentarmi, ma io stesso seguirò con viva partecipazione lo straordinario evento, accompagnandolo con la preghiera e intervenendo in videoconferenza.”
     
    Infine, saluti in varie lingue tra cui un pensiero ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alla rappresentanza dei farmacisti titolari di parafarmacia. A tutti l’augurio che la luce interiore, ricevuta nel tempo del Natale e dell’Epifania, rischiari il cammino quotidiano e infonda conforto nelle difficoltà.”

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    I frutti del cammino neocatecumenale: messi in luce ieri pomeriggio dal Papa nel discorso per i 40 anni della prima comunità a Roma

    ◊   “La vostra presenza così folta e animata sta a testimoniare i prodigi operati dal Signore nei trascorsi 4 decenni”. Così il Papa nel discorso rivolto ieri pomeriggio ai circa 25 mila membri del Cammino neocatecumenale presenti nella Basilica vaticana per i 40 anni della prima comunità nata a Roma. I frutti, in questi anni, del Cammino neocatecumenale sono stati presentati a Benedetto XVI dagli iniziatori Kiko Argüello e Carmen Hernandez. Presente anche padre Mario Pezzi, membro dell’Équipe responsabile internazionale del Cammino neocatecumenale. Il servizio di Debora Donnini.


    (canto)

     
    Gioia e canti hanno accompagnato l’ingresso del Papa nella Basilica vaticana salutato dalle migliaia di persone accalcate alle transenne. Famiglie in missione nelle zone più scristianizzate del mondo, presbiteri, comunità che andranno in altre parrocchie. Sono i frutti del Cammino neocatecumenale presentati ieri a Benedetto XVI. “Il Papa, Vescovo di Roma, vi ringrazia - ha detto il Pontefice – per il generoso servizio che rendete all’evangelizzazione di questa Città e per la dedizione con cui vi prodigate per recare l’annuncio cristiano in ogni suo ambiente”.

     
    “Come non benedire il Signore per i frutti spirituali che, attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato, si sono potuti raccogliere in questi anni? Quante fresche energie apostoliche sono state suscitate sia tra i sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne, e quante famiglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l’annuncio del kerigma e l’itinerario di riscoperta del Battesimo sono state aiutate a ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo della testimonianza evangelica!”.

     
    Ricordata poi l’approvazione degli Statuti.

     
    “La recente approvazione degli Statuti del ‘Cammino’ è venuta a suggellare la stima e la benevolenza con cui la Santa Sede segue l’opera che il Signore ha suscitato attraverso i vostri Iniziatori”.

     
    Tutto ebbe inizio qui a Roma 40 anni or sono, ha ricordato Benedetto XVI. E infatti l’occasione dell’incontro è stato proprio l’anniversario della prima comunità della parrocchia dei Martiri Canadesi, dove è iniziato il Cammino a Roma: comunità presente con i suoi circa 50 membri e i 100 figli. “So con quanto zelo stiano operando le comunità del Cammino Neocatecumenale in ben 103 parrocchie di Roma. Mentre vi incoraggio a proseguire in questo impegno, vi esorto ad intensificare la vostra adesione a tutte le direttive del Cardinale Vicario, mio diretto collaboratore nel governo pastorale della Diocesi”. “L’inserimento organico del ‘Cammino’ nella pastorale diocesana e la sua unità con le altre realtà ecclesiali – ha aggiunto – torneranno a beneficio dell’intero popolo cristiano, e renderanno più proficuo lo sforzo della Diocesi teso ad un rinnovato annuncio del Vangelo in questa nostra Città”. Ricordato dal Papa anche il frutto rappresentato dai tanti sacerdoti, “una vera primavera di speranza per la comunità diocesana di Roma e per la Chiesa!” e ribadito il mandato missionario.

     
    “Le parole di Gesù, riferiteci dall’evangelista san Matteo, risuonano come un invito a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, a non ricercare umani successi, a non temere incomprensioni e persino persecuzioni. Incoraggiano piuttosto a porre la fiducia unicamente nella potenza di Cristo, a prendere la propria croce e a seguire le orme del nostro Redentore, che in questo tempo natalizio ormai al termine, ci è apparso nell’umiltà e nella povertà di Betlemme”.

     
    Durante l’incontro Kiko Argüello ha presentato le varie realtà presenti: oltre alla prima comunità della parrocchia dei Martiri Canadesi di Roma, le oltre 200 famiglie che andranno in tutto il mondo per annunciare il vangelo, 500 sono già partite; i 700 itineranti che hanno aperto nel mondo l’esperienza del Cammino; le nuove 15 missio ad gentes, che si aggiungono alle 7 già partite. La missio ad gentes è costituita da un gruppo di 3 o 4 famiglie con numerosi figli e un presbitero che si potrebbero definire come una cappellania missionaria. Andranno a vivere in città scristianizzate della Germania e di altri Paesi così come fra gli aborigeni australiani. Infine le 15 comunità di Roma che hanno terminato l’itinerario e andranno in parrocchie alla periferia della capitale con situazioni sociali difficili, come ci spiega lo stesso Kiko Argüello.

     
    “E anche pensiamo che oggi sia un evento storico per la Chiesa, perché è la prima volta nel Cammino che le comunità che hanno finito un lungo periodo di preparazione, di riscoperta del battesimo, si offrono alla Chiesa per partire ed evangelizzare le zone più difficili”.

     
    Un incontro di gioia e ringraziamento, dunque, come testimonia il canto finale del Te Deum.

     
    (canto)

     
    Commozione e gioia sono stati espressi dai membri del Cammino Neocatecumenale all’indomani dell’incontro con il Papa. Ascoltiamo ora alcune testimonianze rappresentative delle diverse realtà presenti: una famiglia missionaria, una persona che assieme alla sua comunità si sposterà in un’altra parrocchia nei quartieri più difficili delle periferie romane e infine una coppia che appartiene alla prima comunità dei Martiri Canadesi che, come abbiamo ricordato, compie 40 anni di Cammino. Le interviste sono di Debora Donnini.


    D. – Andrea e Gina, voi avete nove figli e da circa due anni state facendo questa Missio ad gentes a Chemnitz, in Germania, dove circa il 95 per cento della popolazione non è battezzata. Come si svolge concretamente la vostra missione di annuncio del Vangelo?

     
    R. – I compagni dei nostri figli vengono a casa nostra, parlano dei loro problemi e noi li aiutiamo: così si realizza, per fare un esempio, un primo contatto. Poi facciamo una missione concreta: andiamo per le strade o nelle case. Anche attraverso questi contatti abbiamo avuto incontri con le persone.

     
    D. – Gina, voi avete tra l’altro lasciato la vostra vita a Roma, per lanciarvi in un’esperienza forte, anche della Provvidenza di Dio?

     
    R. – Sì, questa della Provvidenza è un’esperienza quotidiana: quando arrivi al punto in cui dici “Guarda, sicuramente non veniamo fuori da questo problema”, invece c’è sempre non solo la soluzione del problema economico o di crisi di un figlio, ma c’è sempre il ‘di più’, cioè questo sperimentare che veramente c’è il centuplo.

     
    D. – Massimo Savarese, lei fa parte di una comunità di Roma che lascerà la parrocchia per andare ad aiutare un’altra parrocchia, che si trova nelle periferie della capitale. Come vivete questa esperienza di missione che è scomoda da un punto di vista umano?

     
    R. – In parte è una scomodità e in parte è un’avventura. L’avventura è che una comunità fatta in gran parte da persone anziane si trasferisca per portare la buona notizia. Tengo moltissimo alla nostra parrocchia dei Martiri Canadesi e a lasciarla mi piange il cuore, perché c’è tutta una vita dietro. Lo facciamo volentieri, però, per amore della Chiesa e del Papa che ci manda. Noi speriamo di portare la speranza di un futuro migliore su questa terra e nell’altra. Il futuro migliore è sapere che Dio ci ama e provvede alla nostra vita.

     
    D. – Pino e Beatrice Manzari, voi appartenete alla prima comunità dei Martiri Canadesi che appunto compie 40 anni. Pino, lei è stato il primo a conoscere Kiko quando viveva nelle baracche a Roma e a portarlo proprio nella parrocchia dei Martiri Canadesi. Per lei è stato importante vedere questa esperienza della comunità cristiana, a partire proprio da un ascolto profondo della Parola di Dio?

     
    R. – Chi ascolta la sua Parola comincia a sentire che è importante per Cristo, che è importante per la Chiesa, che in lui si svolge un’azione dello Spirito Santo, che si dimostra nell’amore dei fratelli, di persone molto diverse anche dal punto di vista culturale, sociale… Tutte le differenze sono la forma con cui la comunità diventa immagine dell’opera di Dio.

     
    D. – E per lei Beatrice, cosa ha significato questo incontro 40 anni fa?

     
    R. – Quando abbiamo incontrato Kiko e Carmen mi ha colpito questo annuncio che ci hanno fatto della vittoria di Cristo sulla morte e su tutte le morti degli uomini che sconcertano, che tolgono forza a qualsiasi possibilità di cambiare le cose. Ecco di fronte a quell’annuncio uno crede e le cose cambiano. All’improvviso, quando ti senti senza speranza, senza prospettive, ti si apre un mondo che è insospettato.

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    Come ricordato dal Papa, tra pochi giorni a Città del Messico il VI Incontro Mondiale delle Famiglie

    ◊   Come ha annunciato il Papa, famiglie di oltre novantotto paesi di tutto il mondo si ritroveranno tra pochi giorni a Città del Messico per celebrare insieme ad oltre duecento vescovi il VI Incontro Mondiale delle Famiglie (http://www.emf2009.com). Nati nel 1994 per iniziativa di Giovanni Paolo II, gli incontri sono diventati un'esperienza di fraternità che abbraccia famiglie e popoli di diverse culture, non limitata all'ambito ecclesiale. Forte è anche il coinvolgimento di autorità civili e rappresentanti politici, con i quali si vuole dialogare. Attraverso il Congresso teologico-pastorale, che si svolgerà dal 14 al 16 gennaio, e poi con la Festa e la Celebrazione eucaristica conclusiva davanti alla Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, l'incontro vuole infatti dare voce non solo alle attese e ai bisogni di tante famiglie nel mondo, ma anche mostrare come esse siano una risorsa attiva e spesso risolutiva all'interno delle società. Una risorsa che, nel caso delle famiglie cristiane, trova forza anche nella preghiera, che a Città del Messico sarà rappresentata sabato 17 gennaio dalla recita del rosario scandita dalla testimonianza di cinque famiglie provenienti dai diversi continenti. In proposito il dott. Alberto Friso, membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha accompagnato fin dal loro nascere gli Incontri mondiali delle famiglie, intervistato da Pietro Cocco:


    R. – Questi incontri mondiali del Papa con le famiglie sono iniziati in occasione della Giornata mondiale della famiglia dell’Onu, nel ’94. Il Papa Giovanni Paolo II evidentemente aveva visto un segno della necessità che il mondo prendesse coscienza di questa pietra miliare che ha nella società: la famiglia. E’ dalla famiglia che nasce la società. Da allora abbiamo visto come si sia dipanata questa esperienza che ha portato anche a mettere in luce tanti valori ecclesiali, ma anche tanti valori umani! In particolare, vedrei come specificità di questo VI Incontro proprio questo: che la famiglia è anche laboratorio sociale, che in famiglia si educa non solo alla fede, ma si educa l’uomo. Nella famiglia lo si educa a diventare cittadino, a diventare anche quel nuovo elemento del capitale sociale che sarà la nuova generazione che subentra e prende in mano anche lo sviluppo e la crescita economica, ma anche morale e culturale della propria società. Questa di Città del Messico ci pare una bella occasione, importante e ricca. Anche queste testimonianze legate al Rosario ci piacciono molto, perché fanno vedere che Maria è sede della sapienza e Madre di casa, e da lei vengono arricchiti, valorizzati e scoperti sia i valori umani che i valori spirituali.

     
    D. – Oggi, purtroppo, nel mondo crescono anche le situazioni di conflitto, in cui le famiglie sono le prime vittime. Abbiamo proprio in questi giorni sotto gli occhi quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza. Questo essere laboratorio di convivenza civile è un frutto possibile, che viene dalla famiglia, o è irrealizzabile?

     
    R. – Direi che c’è bisogno che la famiglia cresca anche nella coscienza propria di essere soggetto e quindi che papà, mamme e figli abbiano un minimo di coscienza del fatto che loro sono anche sorgente di cultura, sorgente di educazione per i singoli, ma anche di un piccolo elemento culturale che diventa un apporto alla società. Dico questo, perché nell’esperienza che è in corso in Medio Oriente, purtroppo, anche le famiglie sono schiacciate da un’influenza ideologico-religiosa. Insomma, c’è bisogno di tutto un equilibrio e ci pare che la cultura cristiana fra le famiglie cristiane sia presente, solo che le famiglie cristiane non hanno voce in questo momento. Però, c’è una grande solidarietà e noi crediamo che la situazione evolverà in bene e ci sarà un futuro di pace.

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    Cordoglio per la morte del cardinale Pio Laghi, tra i suoi numerosi incarichi è stato Nunzio negli Stati Uniti

    ◊   E’ deceduto la notte scorsa all'ospedale romano di San Carlo di Nancy il cardinale Pio Laghi. I funerali saranno celebrati martedì alle 11:00 nella Basilica di San Pietro dal decano del collegio cardinalizio, Angelo Sodano. Alla liturgia delle esequie giungerà anche il Papa. Per un ricordo della figura del porporato il servizio di Virginia Volpe:
     

    Giovanni Paolo II lo creò cardinale nel 1991. Da un anno era Pro-Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Ma la vita del cardinale Laghi, scomparso a 86 anni, è stata costellata da numerosi incarichi. Nato a Castiglione, diocesi di Forlì-Bentinoro il 21 maggio 1922, è stato ordinato sacerdote il 20 aprile 1946. Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, è stato delegato apostolico in Terra Santa all'epoca della guerra dei tre giorni. Dal 1976 al 1980 è stato Nunzio in Argentina e poi fino al '90 nella sede diplomatica vaticana a Washington. Gli Stati Uniti e la svolta del nuovo presidente di colore sono stati il tema dell’ultimo dibattito pubblico al quale ha preso parte il cardinale Laghi a dicembre scorso. Ha parlato però in videoconferenza proprio per problemi di salute. Fausta Speranza che ha partecipato a quell’incontro ha raccolto allora queste sue riflessioni:

    Obama rompe una tradizione durata 220 anni di 43 presidenti bianchi. Quello che è avvenuto il 4 novembre credo si possa considerare come una liberazione da quell’orrendo peccato originale che per tanti anni ha macchiato il volto e la natura degli Stati Uniti, cioè lo schiavismo”.

    Affermando di condividere le posizioni al momento espresse da Barack Obama in materia di giustizia sociale, sanità o migrazione, esprimeva poi un forte auspicio:
     
    "Naturalmente, sperando che la famiglia venga difesa, perchè questo è un punto fondamentale dei rapporti con la Chiesa cattolica, che rappresenta il 25 per cento della popolazione degli Stati Uniti ed è un blocco abbastanza solido, una spina dorsale. Oltre a questo, c’è la difesa della vita. la famiglia, non coppie fuori di ordine e la difesa della vita, dal suo concepimento fino alla morte naturale."

     
    Il cardinale Laghi è stato, inoltre, nel 2001, Inviato Speciale in Israele e presso l’Autorità Palestinese, per consegnare un Messaggio Autografo del Papa, al fine di incoraggiare le parti per un cessate-il-fuoco e per la ripresa del dialogo. Nel 2003, al momento della crisi irachena è stato inviato da Giovanni Paolo II a Washington per illustrare la posizione e le iniziative intraprese dalla Santa Sede per contribuire al disarmo e alla pace in Medio Oriente.

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    Torniamo al discorso del Papa, in settimana, al Corpo Diplomatico con la riflessione di mons. Parolin

    ◊   Vasta eco ha avuto il discorso rivolto giovedì scorso da Benedetto XVI al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per gli auguri d’inizio anno. Il Papa ha lanciato un nuovo accorato appello per la pace sottolineando la necessità di "ridare speranza ai poveri”. Federico Piana ha raccolto la riflessione di mons. Pietro Parolin, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati:

    R. – Il Papa ha rinnovato questo appello perché pace e sviluppo sono valori essenziali per l’uomo e la donna di ogni tempo e di ogni latitudine. Sono sempre traguardi da raggiungere, giorno dopo giorno. In un certo senso, rimangono cantieri sempre aperti dai quali dipende il futuro stesso della convivenza umana. Nonostante tanti sforzi, la pace, così desiderata, è ancora lontana. E se non c’è la pace, anche la sicurezza è in pericolo. La sicurezza non è garantita soltanto dal silenzio delle armi, ma anche dal rispetto della dignità umana, dal rispetto dei diritti dell’uomo, dal rispetto delle libertà fondamentali. Come diceva Paolo VI già nell’enciclica “Populorum Progressio” - che Benedetto XVI ha citato anche nel suo discorso - oggi lo sviluppo è più che mai il nuovo nome della pace.

     
    D. – Per costruire la pace - ha ricordato Benedetto XVI - occorre ridare speranza ai poveri. Il Papa ha anche invocato l’adozione di una strategia efficace per combattere la fame e facilitare lo sviluppo agricolo locale. Lei crede che i governi del mondo oggi siano in grado e abbiano veramente il desiderio di raggiungere questi obiettivi così importanti?

     
    R. – Sì, credo che i governi siano in grado di adottare queste strategie efficaci per combattere la fame, facilitare lo sviluppo agricolo, anche se sono consapevoli che i risultati non dipendono soltanto dallo sforzo e dall’impegno dei governi. Soprattutto confido che le parole con cui il Papa ha realisticamente e coraggiosamente descritto i problemi economici, incoraggino tutti gli uomini ai quali sta a cuore la pace ad impegnarsi con uno slancio rinnovato a servizio dei loro fratelli più poveri e in difficoltà.

     
    D. – Dal discorso del Papa traspare anche una profonda preoccupazione per la povertà morale che in varie parti del mondo ha provocato pesanti discriminazioni e dolorose persecuzioni nei confronti di migliaia di cristiani. Quale potrebbe essere, secondo lei, la strada per riuscire a debellare questa povertà, soprattutto in chi ha cariche di responsabilità e di governo?

     
    R. – Per debellare le persecuzioni contro i cristiani, le autorità politiche e civili - afferma il Papa - dovrebbero anzitutto adoperarsi per mettere fine ad ogni violenza. Dovrebbero riparare i danni provocati, in particolare ai luoghi di culto ma anche alle proprietà dei cristiani. E più in generale occorre educare al giusto rispetto di tutte le religioni, mettendo al bando ogni forma di odio e di disprezzo. Nel mondo occidentale le autorità dovrebbero promuovere un concetto positivo di laicità che ascolti le ragioni della religione, convinti che la religione ha un contributo positivo ed indispensabile da offrire alla libertà e alla democrazia.

     
    D. – In questo discorso al Corpo Diplomatico, Benedetto XVI ha anche rivolto la sua particolare attenzione sul Continente asiatico e sull’America Latina, entrambi attraversati da molte preoccupazioni ma anche – ha detto il Papa – da reali progressi che permettono di guardare al futuro con maggiore fiducia. E' necessario che la Chiesa focalizzi nei prossimi anni i suoi sforzi per le genti di queste regioni?

     
    R. – Sì, certamente. La Chiesa deve continuare a dedicare risorse ed energie per queste popolazioni che vivono nel Continente asiatico e in America Latina. Questo è avvenuto e questo continuerà perché la Chiesa è universale nella sua essenza e quindi nessuno le è estraneo. Continuerà a camminare con i popoli dell’Asia, ad accompagnarli. Continuerà a camminare e ad accompagnare i popoli dell’America Latina condividendo speranze e preoccupazioni, illuminando le coscienze e formando i fedeli laici a mettersi al servizio del bene comune.

     
    D. – In questo discorso il Papa ha fatto riferimento anche al suo prossimo viaggio in Africa, che compirà tra qualche mese. Che tipo di viaggio si prospetta?

     
    R. – Personalmente ho sentito come molto toccanti, commoventi le parole che il Papa ha usato quando si è riferito alla sua prossima visita pastorale in Africa. Ha sottolineato di aver tanto desiderato questo incontro con molti fratelli e sorelle nella fede e in umanità. E quindi immagino si prospetti un viaggio in cui il Successore di Pietro, fedele all’incarico che ha ricevuto da Cristo stesso, confermerà i suoi fratelli nella fede. Li incoraggerà quindi ad accogliere il Vangelo, a tradurlo nella vita, a viverlo con coerenza. Si prospetta un viaggio in cui il Papa ricorderà che la fede in Dio Creatore non può che tradursi nel rispetto per tutte le sue creature. Questo per l'Africa significa lottare contro la povertà morale e materiale, significa proteggere i rifugiati e gli sfollati, significa prendere tutte le misure necessarie per risolvere i conflitti in corso e per porre fine alle ingiustizie che li hanno provocati.

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    Oggi in Primo Piano



    Cresce il numero delle vittime a Gaza, mentre il premier israeliano Olmert parla di obiettivi quasi raggiunti

    ◊   Obiettivo quasi raggiunto per Israele nella Striscia di Gaza ma l’offensiva contro Hamas continuerà. E’ quanto ha precisato oggi il premier israeliano Olmert nella riunione del Consiglio dei ministri. Blindati israeliani intanto sono arrivati alla periferia sud di Gaza mentre è stato aggiornato il bilancio delle vittime: secondo fonti di stampa palestinese, i morti palestinesi sarebbero almeno 878, per Israele i miliziani uccisi sono 550. Infine il presidente eletto degli Stati Uniti, Obama, ha assicurato il suo impegno per risolvere la crisi israelo-palestinese non appena si sarà insediato alla Casa Bianca. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Al sedicesimo giorno dell’operazione “Piombo fuso” l’esercito israeliano si è avvicinato alla periferia sud di Gaza city al termine di una nottata dove non sono mancati i combattimenti, costati la vita a 14 miliziani di Hamas e 16 civili. Sembra tutto pronto per la “terza fase” dell’operazione nella quale saranno richiamati migliaia di riservisti, al vaglio anche l’ipotesi di un’occupazione di interi settori della Striscia, in particolare la frontiera con l’Egitto, al di sotto della quale passano numerosi tunnel per il contrabbando delle armi verso il territorio palestinese. In merito a questo aspetto, la stampa israeliana riferisce che si sta facendo una forte pressione diplomatica sul Cairo per impedire il traffico di armamenti. Stamani il premier israeliano Olmert ha reso noto che gli obiettivi fissati sono stati quasi raggiunti ma che l’offensiva contro Hamas continuerà con “pazienza e maggiore determinazione” fino a che non si raggiungerà una situazione di stabilità e sicurezza per i cittadini che abitano nel sud di Israele. “Sembra vicina la fine”, ha detto il viceministro della Difesa israeliano, Vilnai, alla radio. Sul terreno si registra comunque un minor lancio di razzi palestinesi verso lo Stato ebraico tanto che, dopo due settimane di chiusura forzata, alcune scuole sono state riaperte nelle zone israeliane limitrofe a Gaza. Non cessano però i proclami del leader di Hamas, Meshaal, che ieri ha ribadito l’impossibilità di accettare una tregua fino a che Israele non metterà fine alla sua offensiva e non riaprirà i valichi di Gaza. Infine, secondo un’inchiesta dell’esercito israeliano, la strage di civili avvenuta martedì scorso a Jabalya sarebbe stata provocata da un colpo di mortaio sparato per errore. Nell’attacco furono almeno 40 le vittime.
     
    Nella Striscia di Gaza, la Caritas Gerusalemme cerca di soccorrere la popolazione, bisognosa di aiuti umanitari e assistenza medica. Ma non sono solo le operazioni militari a provocare laceranti sofferenze. Al dramma della guerra si aggiunge, infatti, la tragica situazione di isolamento della regione palestinese. Eliana Astorri ne ha parlato con Silvio Tessari, responsabile per il Medio Oriente e il Nord Africa di Caritas italiana.

    R. –E’ molto difficile immaginare cosa significhi vivere in una striscia di territorio - che si chiama Striscia di Gaza per questo - dove c’è una densità di 4270 abitanti per km quadrato. Forse questo dà l’idea di questa specie di ‘autobus affollato’, dove è anche difficile organizzare e pianificare gli aiuti. Si lavora giorno dopo giorno con questa massa di persone ferite e affamate. Già duemila famiglie sono rifugiate in una specie di campo gestito dalla Caritas Gerusalemme nella periferia di Gaza. Di notte, oltretutto, c’è una difficoltà anche per abitazioni non completamente distrutte perchè a Gaza fa molto freddo.

     
    D. – E poi c’è la situazione dei generi alimentari…

     
    R. – C’erano delle scorte perché nella regione vivono un milione e mezzo di persone. Però ormai le scorte sono diventate materia rara. Ci sono le panetterie che non possono lavorare, perché manca l’elettricità e, quindi, non si può fare il pane. E poi ci sono problemi di salute: non è inoltre semplice avere a che fare con bambini feriti, impauriti, che non dormono di notte. Ci vuole veramente molta misericordia anche da parte nostra per non far sentire abbandonate queste persone. Persone in preda di giochi politici più grandi di loro.

     
    D. – Si può dare un segno di speranza…

     
    R. – Noi stessi della Caritas sentiamo la difficoltà di convincere la nostra gente che bisogna avere ancora un sussulto di umanità, come diceva anche il Papa qualche giorno fa. Purtroppo, ci sono veramente migliaia di persone che vivono in un clima di odio e di sofferenza da anni, da troppi anni. Credo che dobbiamo ancora avere la pazienza noi cristiani, in particolare, di essere presenti. Dobbiamo non fare cadere la speranza della solidarietà affinché non sia solo la violenza la possibile risposta.

    Prosegue in Terra Santa la visita dei vescovi che fanno parte del Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali a sostegno della Chiesa locale. L’obiettivo è quello di accompagnare le comunità cristiane della Terra Santa in due missioni: non essere mai silenziose di fronte a ingiustizie o violenze e proclamare sempre la riconciliazione. I presuli, provenienti da Europa e Nord America, hanno incontrato, tra gli altri, diversi studenti dell’Università di Betlemme. Durante l’incontro, vescovi e ragazzi palestinesi hanno parlato della drammatica situazione di Gaza. Una situazione che diventa sempre più allarmante, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Jamal, professore all’Università di Betlemme:

    R. – Un gran numero di vittime sono civili, sono bambini, famiglie. Non sembra che ci sia una volontà, nel mondo, di fermare questa guerra contro la popolazione di Gaza. La priorità, adesso, è di fermare quella strage. Poi si dovrà trovare una via per la pace, per dare una speranza alla gente che vive nella povertà, nella disperazione da anni. C’è bisogno di un vero processo di pace. Seguiamo ogni giorno gli eventi di Gaza e si nota una mentalità d’imporre una certa realtà con la forza militare. Questo non avvicina la pace e la giustizia in Terra Santa.

     
    D. – Il fatto che le violenze siano concentrate nella Striscia di Gaza, divide il popolo palestinese oppure tutta la gente dei Territori è unita nonostante la separazione forzata?

    R. – Lo slogan è: “Siamo tutti Gaza”, nel senso che tutti nei Territori siamo palestinesi. Le vittime sono palestinesi, non gente di Hamas o di Fatah o di altri gruppi. Quello che succede a Gaza può succedere in altre zone dei Territori Palestinesi. Quello che sta avvenendo unisce tutti i palestinesi. Tutti vogliono fermare la violenza e trovare una soluzione giusta per la pace e la giustizia in Terra Santa.

     
    D. – Vescovi europei e del Nord America sono in questi giorni in Terra Santa per portare solidarietà alla comunità cristiana. Quali l’obiettivo ed il programma di questa visita?

     
    R. – Il programma è di mostrare la solidarietà di tutte le Chiese con la Terra Santa. La solidarietà è molto importante per noi, perché molte volte ci sentiamo soli, soli davanti a questo esercito potente. Ma quando vediamo la solidarietà della Chiesa, sentiamo l’interesse di tutto il mondo. Il fatto di visitare la Terra Santa, in questa situazione difficile, è un segno forte di una volontà della Chiesa di aiutare i più deboli, i più poveri in questa regione.

     
    D. – Anche perché, prima o poi, la forza della solidarietà è destinata a rompere l’isolamento di una terra oggi accerchiata, ma desiderosa di ricevere speranza nel futuro...

     
    R. – Quello che è importante adesso, non solo a Gaza ma anche in tutti i Territori Palestinesi, è di comprendere che non si può continuare così. La pace, un giorno, arriverà. La solidarietà di questi vescovi è molto importante. Ma lo è anche quella di tutti i cristiani. E’ fondamentale la solidarietà spirituale:i cristiani pregano per noi e questo ci dà forza per continuare a costruire la pace nonostante i segni di violenza in Terra Santa.

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    Chiesa e Società



    Una preghiera interreligiosa per la pace in Medio Oriente si è svolta ieri pomeriggio a Saint-Denis de la Rèunion

    ◊   Una preghiera interreligiosa per la pace in Medio Oriente si è svolta ieri pomeriggio a Saint-Denis de la Rèunion. A promuovere l’iniziativa è stato il Gruppo locale per il dialogo interreligioso che ha invitato tutti i fedeli a condividere un momento di riflessioni sull’ultimo conflitto tra israeliani e palestinesi. “Noi, uomini e donne amanti della pace – si legge in una nota – soffriamo nel più profondo del cuore per la tragedia che insanguina ancora una volta la Terra Santa, con tutte le sue conseguenze di morti, feriti, sofferenze e distruzioni”. “Tante ingiustizie nel corso degli anni e tanti massacri di innocenti – scrive il Gruppo per il dialogo interreligioso – non possono che alimentare l’odio tra i due popoli. È tempo di porre fine a tutto questo!”. Poi, il Gruppo interreligioso ricorda il valore e la forza della preghiera: “Noi preghiamo senza sosta – scrive – affinché una vera pace, basata sulla ricerca della giustizia e sul rispetto delle risoluzioni internazionali, si instauri definitivamente tra i palestinesi e gli israeliani. E perché il dialogo e la ragione prevalgano sulla violenza e la guerra”. Dichiarando, infine, il proprio appoggio alle trattative diplomatiche, il Gruppo per il dialogo interreligioso auspica che “la Comunità internazionale possa agire in fretta per porre fine a questa escalation di morti”, perché “la via della pace è l’unica soluzione onorevole per tutti”. (I.P.)

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    A Padre Bernardo Cervellera il Premio Giuliano Ragno 2008

    ◊   “Per l’attenzione appassionata, acuta e puntuale alle vicende dell’Asia”: con questa motivazione, padre Bernardo Cervellera, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), ha ricevuto ieri il “Premio giornalistico Giuliano Ragno”, dedicato al grande inviato e vicedirettore di “Avvenire”, morto prematuramente nel 1998. Il premio, istituito dal giornale cattolico insieme con la famiglia Ragno, viene attribuito ogni anno a un giornalista che si sia distinto nell’affrontare vicende e tematiche dello scenario internazionale. Il premio per il 2008 è stato conferito nella sede milanese di “Avvenire”, alla presenza di Enrica, la vedova di Giuliano, dei figli e dei nipoti, del direttore di “Avvenire”, Dino Boffo, dell’inviato Elio Maraone e di altri colleghi. Il premio “ha raggiunto il decimo anno di istituzione”, nel 2008 in cui “Avvenire” ha festeggiato i 40 anni di storia, ha sottolineato la signora Enrica. “Padre Cervellera rappresenta bene l’ideale di giornalista per il quale il premio è stato istituito”, aveva detto in precedenza il direttore Boffo, sottolineando il contributo offerto dal missionario ad “Avvenire” in termini sia di reportage sia di analisi ed editoriali, in particolare su un tema delicato come il rapporto Chiesa-Cina. Cervellera ha ricordato come proprio con un reportage dal Libano chiestogli da Giuliano Ragno fosse iniziata la sua collaborazione con “Avvenire”. Poi ha parlato del suo amore per l’Asia, non più meta “esotica” ma oramai protagonista dell'economia e della politica mondiali, chiamata - anche grazie al ruolo di “mediazione culturale” svolto dai cattolici, in ciò autenticamente missionario - ad aprirsi alla cultura dei diritti umani e della libertà religiosa. (V.V.)

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    Al via la “Settimana nazionale per le vocazioni” negli Stati Uniti

    ◊   Inizia oggi, per la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, la “Settimana nazionale per le Vocazioni”, un appuntamento annuale che offre alle parrocchie di tutto il Paese una particolare opportunità di sottolineare il dono delle vocazioni attraverso la preghiera, la formazione e l’accompagnamento nel percorso di discernimento dei giovani verso la scelta della vita sacerdotale e religiosa. L’osservanza della “Settimana” è nata nel 1976 e dal 1997 è stata fatta coincidere con la festa del Battesimo del Signore, che segna l’inizio della vita pubblica di Gesù, momento in cui viene rivelata la Sua identità di “Figlio prediletto”. Con questa celebrazione – si legge nei sussidi predisposti per l’iniziativa – i fedeli rinnovano il loro impegno a seguire le orme di Gesù, ad essere i “fili prediletti” di Dio, ad annunciare la “Buona Novella “ del Vangelo con le loro vite. (V.V.)

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    Un seminario a Roma per affrontare l'emergenza educativa

    ◊   “Affettività e educazione del carattere. Emergenza educativa e disagio giovanile oggi: una sfida a 360º”: è il titolo di un seminario che inizia domani presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma. L'incontro è organizzato dall'Associazione Happy Child e vede come relatori Juan Francisco Velez e María Luisa Estrada de Velez, esperti in educazione di preadolescenti e adolescenti nonché fondatori e coautori di Protege Tu Corazón (PTC), programma internazionale di educazione all’affettività e sessualità basato sulla formazione di un carattere forte. Interverranno anche Rita Zecchel e Piera Bider, responsabili PTC in Italia. L'obiettivo del seminario, spiegano gli organizzatori a Zenit, è quello di “riflettere sull’importanza della formazione del carattere di preadolescenti e adolescenti perché possano vivere pienamente la loro affettività, nell’attuale contesto sociale e culturale” e di conoscere la proposta e metodologia PTC e i suoi riscontri educativi riferiti al contesto italiano. (V.V.)

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    Si rafforza lo spirito ecumenico in Corea in vista della Settimana per l’Unità dei cristiani

    ◊   È un appuntamento molto sentito dalle comunità cristiane, come occasione di testimonianza per l’intera nazione: la Settimana per l’unità dei cristiani, che si celebra dal 18 al 25 gennaio prossimi, sarà vissuta in Corea con iniziative, convegni, incontri di preghiera ecumenici in cui le comunità cristiane di tutte le confessioni rafforzeranno il loro desiderio di unità. In occasione della Settimana, è stato diffuso il Messaggio della Commissione episcopale per l’Unità dei cristiani e il Dialogo interreligioso, in seno alla Conferenza episcopale della Corea. Il Messaggio firmato da mons. Hyginus Kim Hee-joong, si intitola “Che possano diventare una cosa sola nelle tue mani” (Ez 37,17) e invita tutti i fedeli a superare le divisioni e a vivere l’unità come dono dello Spirito Santo. I materiali per la preghiera e l’animazione pastorale per la Settimana 2009, sono stati preparati nel corso del 2008 da una commissione mista di vescovi cattolici e protestanti, come è ormai tradizione da oltre 40 anni: le Chiese coreane hanno, infatti, ben presto raccolto l’invito formulato dal Concilio Vaticano II in direzione dell’unità ecumenica. “I cristiani sono chiamati a praticare una vita di unità nello Spirito Santo, superando le divisioni e le reciproche barriere”, nota il testo, reso noto da Fides. Di fronte a un mondo diviso, ai conflitti e alle spaccature, “tutti i cristiani proclamano la Salvezza e la speranza realizzate in Cristo e devono eliminare pregiudizi e incomprensioni”. (V.V.)

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    Le Missionarie dell’Immacolata festeggiano i 40 anni di servizio ad Hong Kong

    ◊   “La vita consacrata è meravigliosa, ma comporta anche tantissime difficoltà. Con l’aiuto del Signore va superata qualsiasi difficoltà”. Così mons. John Tong Hon, coadiutore della diocesi di Hong Kong, ha incoraggiato le Missionarie dell’Immacolata, conosciute come “PIME Sisters”, che hanno festeggiato 40 anni di servizio ad Hong Kong poco prima di Natale 2008. lo rende noto l'agenzia Fides. Inoltre mons. Tong ha ringraziato le missionarie a nome della diocesi, per il loro eccellente servizio svolto nel campo pastorale e sanitario, nell’assistenza ai rifugiati vietnamiti ed anche nel sostegno educativo, portando il Vangelo a tutti quelli che non lo conoscono ancora. Oltre 500 fedeli ed amici del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) hanno partecipato alla solenne celebrazione presieduta da Mons. Tong e concelebrata da 13 sacerdoti, tra diocesani e missionari. La Superiora delegata, suor Theresa Pathickal, ha ringraziato per il sostegno e l’accoglienza della diocesi, rendendo immensa gratitudine al Signore che ha permesso 40 anni di successi missionari. (V.V.)

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    Il dialogo a livello nazionale: ne parla in Venezuela mons. Ubaldo Santana, arcivescovo di Maracaibo e Presidente dell'Episcopato

    ◊   “Come sempre la nostra sarà una posizione morale e non politica (…) per continuare il nostro sforzo affinché ci sia dialogo e si fermino i processi che lacerano l’unità del Paese”. Così, l’arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Ramon Santana Sequera, rieletto venerdì scorso Presidente della Conferenza episcopale del Venezuela, ha dichiarato al quotidiano di Caracas “El Universal”. Il presule ha tracciato alcune linee fondamentali del lavoro della Chiesa locale anticipando il documento episcopale conclusivo delle riflessioni della 90.ma plenaria che indicherà gli orientamenti pastorali per il triennio 2009 – 2012, nella cornice della Missione continentale, e quelli concernenti la complessa situazione nazionale con particolare riferimento alle questioni socio-economiche e istituzionali alla vigilia di una nuova consultazione elettorale per decidere sulla rielezione senza limite del Presidente della Repubblica. Mons. Santana nel prendere atto della “polarizzazione politica” della nazione rileva che per la Chiesa non “è facile spiegare e far capire che la sua non è una posizione politica” bensì di principio. “Occorre prestare più attenzione ai poveri (…) Nel futuro aumenteranno e non avremo l’abbondanza di risorse che abbiamo avuto (…) E sarà necessario rieducare, poiché ci siamo abituati a chiedere e ricevere senza molto sforzo e lavoro”. Insistendo sul fatto che i tempi cambiano in peggio, mons. Santana ha detto: “Dobbiamo continuare tutti con il lavoro necessario per evitare la lacerazione del Paese così come per frenare la polarizzazione e la crisi ed evitare nuove e peggiori fratture. I politici lanciano i propri progetti e poi si concentrano solo in quelli lasciando da parte le altre dimensioni. Negli ultimi anni abbiamo visto una predominanza assoluta del fattore politico e con ciò si è trascurato l’organizzazione della nazione nonché altre variabili come la dimensione sociale, o quelle etica, culturale ed educativa”. Parlando dell’ondata di violenza e insicurezza che colpisce il Paese, il Presidente dell’episcopato venezuelano ribadisce: “Non vogliamo assumere delle responsabilità che non ci spettano”, ma non possiamo disconoscere “sia la violenza armata sia quella sociale. È necessario sedersi insieme per vedere cosa si può fare per diminuire l’indice di aggressività e i maltrattamenti tra cittadini. Credo, per fare un solo esempio, che possiamo coinvolgerci ancora di più per fare meglio nel caso della violenza all’interno delle carceri e lo stesso va fatto nel caso dei gruppi antisociali e delle bande giovanili. Occorre sviluppare programmi di reinserimento sociale. Dall’altra, resta come grande compito di tutti la fidesa dei valori fondamentali; valori che dobbiamo recuperare, conclude mons. Santana, nell’educazione ufficiale, in quella formale ma anche in quella non formale”. (A cura di Luis Badilla)

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    24 Ore nel Mondo



    Attesa per il ripristino delle forniture di gas in Europa. L'Ucraina firma l'accordo già siglato da Russia e Ue

    ◊   La firma dell’Ucraina ha messo fine alla guerra del gas con la Russia. Ieri le autorità di Kiev hanno siglato l’intesa, già sottoscritta da Mosca e Bruxelles, per far riprendere l’erogazione di combustibile verso l’Europa. Sia l’Ucraina che la Russia hanno dunque accettato la presenza sul territorio di osservatori ucraini, russi e della Ue per monitorare la situazione. Soddisfazione per l’accordo è stata espressa dal presidente della Commissione europea, Barroso, che ha auspicato una ripresa immediata del transito di gas. In proposito è intervenuto il primo ministro ceco, Topolanek, presidente di turno dell'Ue, secondo il quale il ripristino delle forniture dovrebbe avvenire in 36 ore.

    Usa-Bush
    Secondo il New York Times, il presidente americano Bush avrebbe respinto nel 2008 una richiesta segreta di Israele di bombardare il principale complesso nucleare iraniano utilizzando ordigni di grande potenza. Il quotidiano riferisce inoltre che Bush avrebbe comunque autorizzato operazioni segrete per sabotare i presunti tentativi dell'Iran di sviluppare armi atomiche.

    Usa-Obama
    In un’intervista alla rete televisiva Abc, il presidente eletto degli Stati Uniti Obama è intervenuto sul carcere cubano di Guantanamo. La prigione di massima sicurezza, nella quale sono detenute 250 persone accusate a vario titolo di terrorismo, sarà chiusa ma non nei primi cento giorni della nuova amministrazione.

    Indonesia-naufragio
    Resta incerto il bilancio del naufragio di un battello indonesiano al largo dell’isola di Sulawesi. Secondo fonti del ministero di trasporti di Giakarta, sarebbero 150 le persone disperse, per altre fonti oltre 200. Diciotto i superstiti. Secondo una prima ricostruzione, a provocare la tragedia un ciclone tropicale che ha investito il traghetto diretto nella provincia orientale di Kalimantan.

    Pakistan-violenza
    E’ di 40 miliziani e 6 soldati uccisi il bilancio di sanguinosi scontri tra ribelli e forze regolari avvenuti ieri nel nord-est del Pakistan. Gli insorti, legati ai talebani, hanno attaccato postazioni militari nel distretto di Mohamand non lontano dalla frontiera con l'Afghanistan.

    Thailandia-voto
    Elezioni suppletive in Thailandia dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha messo fuori legge diversi partiti politici. In corsa per 29 seggi 83 candidati facenti capo a 13 formazioni politiche, fra cui il Partito democratico del neopremier Abhisit Vejjajiva. Per il primo ministro, il voto rappresenta un banco di prova dopo la sua investitura, il 15 dicembre scorso, seguita da accese proteste culminate nell’occupazione dei due aeroporti di Bangkok. Sulla consultazione vigilano oltre 30 mila agenti.

    Darfur-Sudan
    Il capo della sicurezza nazionale del Sudan, Salah Gosh, ha lanciato un allarme per gli stranieri che vivono nel Paese in caso di un eventuale mandato di cattura contro il presidente sudanese, Omar El Bashir. La Corte Penale Internazionale (Cpi), infatti, si appresterebbe a emetterlo per i tragici avvenimenti nel Darfur dal febbraio 2003. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 11

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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