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Sommario del 25/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa presiede sull'Aventino i riti del Mercoledì delle Ceneri per l'inizio della Quaresima
  • Udienze e nomine
  • Messaggio del Papa alla Chiesa brasiliana per la Campagna della solidarietà: lavorate per una società riconciliata e capace di condividere i beni
  • Le impressioni del cardinale Kasper dopo la visita ad Atene al nuovo arcivescovo ortodosso greco Hieronymos II
  • Celebrate le esequie del giudice Marrone. Mons. Filoni: è stato un esempio per tutti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi: Obama cerca di ridare fiducia agli Stati Uniti
  • Pakistan: nella valle dello Swat torna la sharia
  • Italia: si riapre il diabattito sul nucleare
  • Il presidente dell’AgCom sollecita la Rai a varare il Qualitel
  • San Paolo al centro delle meditazioni di Radioquaresima
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka. La Caritas: tragedia umana senza precedenti
  • India: bloccata la costruzione di un tempio indù sulle macerie di una chiesa in Orissa
  • Il cardinale filippino Rosales: per la Quaresima sconfiggiamo la fame dei bambini
  • Filippine: la società civile delle Sulu in campo per la pace
  • Hong Kong: fondo cattolico per la ricostruzione delle chiese distrutte dal terremoto
  • Colombia: vittime e sfollati per le alluvioni
  • Emergenza febbre ‘dengue’ in Bolivia
  • Messaggio dei vescovi nicaraguensi per la Quaresima
  • Svizzera: la Conferenza episcopale sostiene l’iniziativa popolare contro le armi
  • Belgio: appello delle comunità religiose per una legge giusta sugli immigrati irregolari
  • Francia: il significato profondo della liturgia al centro della riflessione dei vescovi
  • Anno della Bibbia in Pakistan
  • Punjab: un torneo di calcio per promuovere la pace e il dialogo interreligioso
  • "Notte bianca" con San Paolo per le Guide e Scout d'Europa Cattolici
  • Pellegrinaggio virtuale fino a Gerusalemme promosso per la Quaresima da Christian Aid
  • Danny Boyle, vincitore della notte degli Oscar, è stato allievo della Scuola salesiana di Bolton
  • Oltre 30 lingue tradizionali sono a rischio estinzione in Messico
  • 24 Ore nel Mondo

  • Olanda. Si schianta un aereo turco: nove le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa presiede sull'Aventino i riti del Mercoledì delle Ceneri per l'inizio della Quaresima

    ◊   Oggi, Mercoledì delle Ceneri, inizia per la Chiesa il tempo forte della Quaresima. Il Papa presiederà nel pomeriggio, nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino, una celebrazione dell’Eucaristia con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. La Messa è preceduta dalla processione penitenziale che partirà dalla Chiesa di Sant’Anselmo. I due eventi saranno seguiti in diretta dalla nostra emittente dalle 16.25. Nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno il Papa invita i fedeli a riscoprire il valore del digiuno. Rileggiamo questo documento alla luce delle parole pronunciate da Benedetto XVI sul tempo liturgico quaresimale. Il servizio di Sergio Centofanti.

    (musica)

     
    Nel suo Messaggio il Papa esorta a meditare sul digiuno compiuto da Gesù nel deserto per quaranta giorni e quaranta notti. “Il vero digiuno – sottolinea – è finalizzato a mangiare il ‘vero cibo’, che è fare la volontà del Padre”:

     
    "Il digiuno al quale la Chiesa ci invita in questo tempo forte, non nasce certo da motivazioni di ordine fisico, estetico, ma scaturisce dall’esigenza che l’uomo ha di una purificazione interiore che lo disintossichi dall’inquinamento del peccato e del male, lo educhi a quelle salutari rinunce che affrancano il credente dalla schiavitù del proprio io, lo renda più attento e disponibile all’ascolto di Dio e al servizio dei fratelli". (Omelia per la Messa del Mercoledì delle Ceneri nella Basilica di Santa Sabina del 21 febbraio 2007)

     
    Il digiuno, mosso dall’amore per Dio, è scegliere “liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri”:

     
    “Chi incomincia a vedere Dio (…) vede con altri occhi anche il fratello. Scopre il fratello, le sue necessità. Per questo la Quaresima, come ascolto della Verità, è nello stesso momento un tempo favorevole per convertirsi all’amore (...) Convertiamoci necessariamente all’amore!” (Udienza generale del primo marzo 2006, Mercoledì delle Ceneri)

     
    Gesù è stato tentato nel deserto: così, chi vuole seguire veramente il Signore deve prepararsi alla tentazione. E “il digiuno – spiega il Papa – è di grande aiuto per evitare il peccato”. Ecco cosa significa allora entrare nella Quaresima:

     
    “Significa iniziare un tempo di particolare impegno nel combattimento spirituale che ci oppone al male presente nel mondo, in ognuno di noi e intorno a noi. Vuol dire guardare il male in faccia e disporsi a lottare contro i suoi effetti, soprattutto contro le sue cause, fino alla causa ultima, che è satana”. (Angelus del 10 febbraio 2008)

     
    Il Papa invita ad affrontare questo combattimento con “un maggiore impegno nella preghiera” ricordando che “il digiuno è l’anima della preghiera” come diceva San Pietro Crisologo: “chi prega digiuni”:

     
    “Senza la dimensione della preghiera, l’io umano finisce per chiudersi in se stesso, e la coscienza, che dovrebbe essere eco della voce di Dio, rischia di ridursi a specchio dell’io, così che il colloquio interiore diventa un monologo dando adito a mille autogiustificazioni”. (Omelia per la Messa del Mercoledì delle Ceneri nella Basilica di Santa Sabina del 6 febbraio 2008)

     
    L’io rischia così di diventare “dio”. Invece “con il digiuno – scrive il Papa nel suo Messaggio – il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia”:

     
    “Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore. Questa non è dipendenza ma libertà. Convertirsi significa allora non inseguire il proprio successo personale - che è una cosa che passa - ma, abbandonando ogni umana sicurezza, porsi con semplicità e fiducia alla sequela del Signore perché per ciascuno Gesù diventi, come amava ripetere la beata Teresa di Calcutta, il mio tutto in tutto". (Udienza generale del 21 febbraio 2007, Mercoledì delle Ceneri) 
    (musica)

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Nigeria, in visita “ad Limina”.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della prefettura apostolica di Sahara Occidental (Sahara Occidentale), presentata dal padre Acacio Valbuena Rodriguez, O.M.I., per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della prelatura di Cristalândia (Brasile), presentata da mons. Heriberto Hermes, O.S.B., per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Rodolfo Luís Weber, del clero dell’arcidiocesi di Porto Alegre, parroco della Parrocchia Nossa Senhora das Graças, a Gravataí. Il rev. Rodolfo Luís Weber è nato il 30 agosto 1963, nella città di Bom Princípio, arcidiocesi di Porto Alegre, Stato di Rio Grande do Sul. Ha conseguito la Licenza in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. È stato ordinato sacerdote il 5 gennaio 1991, per l’arcidiocesi di Porto Alegre.

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    Messaggio del Papa alla Chiesa brasiliana per la Campagna della solidarietà: lavorate per una società riconciliata e capace di condividere i beni

    ◊   Una benedizione di pace e prosperità per tutto il Brasile, perché riscopra all’inizio della Quaresima che non è tanto una maggiore condivisione dei beni, pur necessaria, a dare senso alla vita, ma la lotta contro ogni forma di male, il desiderio di fraternità e condivisione e la pratica dei valori cristiani. Con questi pensieri, Benedetto XVI si rivolge oggi in un Messaggio ai fedeli brasiliani, in occasione dell’inizio dell’annuale Campagna della Fraternità, intitolata nel 2009 “La pace è frutto della giustizia”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quaresima uguale giustizia, perché da una società più giusta scaturisca una società pacificata. E’ una simmetria basata su valori alti quella che il Papa propone ai brasiliani, che come ogni anno sono sollecitati dalla Chiesa locale a mostrare, in tempo quaresimale, sensibilità e solidarietà nei confronti di uno o più specifici temi sociali. Quest’anno lo sguardo è rivolto alla situazione delle carceri e al reinserimento degli ex detenuti, sotto lo slogan “Fraternità e Sicurezza Pubblica. La pace è frutto della giustizia”. Ai fedeli riuniti quest’anno per l’apertura della Campagna - è una novità - al Santuario di Aparecida, con la Messa delle Ceneri presieduta dall’arcivescovo della città, Raymundo Damasceno Assis, Benedetto XVI ha fatto giungere il suo tradizionale Messaggio.

     
    Per la Giornata mondiale della Pace 2002, “il mio venerato predecessore, Giovanni Palo II”, nel “sottolineare che la vera pace è frutto della giustizia, osservava - ha citato il Papa - che ‘la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta’ e dovrebbe essere “esercitata e in certo senso completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati”. Il perdono, caposaldo della vita cristiana, è stato messo in rilievo da Benedetto XVI insieme con altri aspetti che caratterizzano l’impegno quaresimale e, in senso ampio, la dottrina sociale della Chiesa: l’evangelizzazione dei poveri, l’accesso di tutti ai beni del Creato, il rispetto per la ricchezza della diversità e la lotta contro la tentazione, per non essere, chiede il Papa, “schiavi del male”. “La Quaresima - scrive ancora - ci invita a lottare senza sosta per fare il bene, proprio perché sappiamo quanto sia difficile”, osserva con realismo il Pontefice, che gli uomini decidano “di perseguire seriamente la giustizia - e molto manca perché la convivenza sia ispirata alla pace e all’amore, e non all'odio o all'indifferenza”. E siamo anche ben consapevoli del fatto che - aggiunge - sebbene sia possibile raggiungere una ragionevole distribuzione dei beni e un buon funzionamento della società, mai scompariranno il dolore per la malattia, l’incomprensione o la solitudine, la morte delle persone che amiamo, l'esperienza dei nostri limiti.

     
    Dunque, prosegue Benedetto XVI, a Cristo che si è fatto carico, insieme con la sua Croce, delle nostre sofferenze e della nostra fame e sete di giustizia, chiediamo “di saper testimoniare quei sentimenti di pace e di riconciliazione che hanno ispirato il Discorso della montagna”. E la benedizione di Dio, conclude, “si estenda su tutto il Brasile” e “in ogni ambito, familiare, sociale e culturale, riversando i doni della pace e della prosperità e risvegliando in ogni cuore sentimenti di fraternità e di viva cooperazione”.

     
    Come detto, il tema della Campagna di fraternità è stato scelto su richiesta della Pastorale carceraria brasiliana, con la finalità di stabilire politiche in grado di favorire il reinserimento degli ex detenuti nel mercato del lavoro. Un impegno di giustizia sociale che guarda soprattutto ai giovani, come spiega l’arcivescovo di Aparecida, Raymundo Damasceno Assis, intervistato da Cristiane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente:

    R. – I giovani sono molto importanti in questa campagna della fraternità, sono – diciamo così - il presente ed il futuro di una società più sicura, di una società che vive in pace, e dobbiamo avvalorare la famiglia, la scuola, dove i giovani spendono la maggior parte del loro tempo. Allora bisogna creare, nella famiglia – come a scuola – un ambiente sano, dove i giovani non solo ricevono informazioni, ma soprattutto possono vedere nei maestri – ed anche nei loro padri – un esempio da seguire nella vita e ricevere, dalla scuola e dalla famiglia, i valori che dovranno orientarli nella loro vita da adulti.

     
    D. – Anche perché essi sono le maggiori vittime di questa ingiustizia sociale...

     
    R. – Senza dubbio. Qui in Brasile, per esempio, le vittime della violenza sono soprattutto giovani; sia nelle strade, come anche nelle carceri, molti sono vittime anche della droga, e la gioventù è senza dubbio la maggioranza in America Latina ed anche in Brasile. Allora, per noi è necessario avere un rapporto molto speciale con i giovani, prepararli per fargli prendere posto nella società come veri cristiani e come cittadini. Questo è molto importante: se non si fa attenzione ai giovani, allora non possiamo avere la speranza di un futuro migliore per le generazioni che verranno dopo di noi.

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    Le impressioni del cardinale Kasper dopo la visita ad Atene al nuovo arcivescovo ortodosso greco Hieronymos II

    ◊   Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, il cardinale Walter Kasper, ha concluso all’inizio di questa settimana, ad Atene, una visita di due giorni durante la quale ha potuto salutare e intrattenersi a colloquio col nuovo arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, Sua Beatitudine Hieronymos II. Al rientro in Vaticano, la collega della nostra redazione inglese, Philippa Hitchen, ha chiesto al cardinale Kasper qualche impressione sul suo incontro e sulle prospettive ecumeniche di dialogo con la Chiesa ateniese:

    R. - First of all I have to say this was a visit of courtesy…
    Prima di tutto, devo dire che questa è stata una visita di cortesia, perché io non conoscevo il nuovo arcivescovo, Hieronymos II. Avevo desiderio di conoscerlo e volevo proseguire nel dialogo attualmente in corso. E’ un uomo veramente umile e modesto e il nostro è stato veramente un bell’incontro, anche quello con i suoi collaboratori. La Chiesa di Grecia è una delle più importanti Chiese ortodosse, con una lunga e ricca tradizione, con la sua origine apostolica - l’apostolo Paolo ha predicato nell’areopago. E’ molto importante ed ha una grande influenza sul mondo ortodosso. I rapporti con la Chiesa di Grecia sono iniziati sotto il suo predecessore, l’arcivescovo Christodulos, e la cooperazione si è sviluppata su problemi di ordine pratico e pastorale: questo perché invece il dialogo teologico lo trattiamo con tutte le Chiese ortodosse insieme. La Chiesa di Grecia vi partecipa ed ha un ruolo importante, anche se non abbiamo parlato molto del dialogo teologico, quanto piuttosto di problemi di ordine pratico. Ovunque, in Europa, è la stessa cosa, si presentano le stesse sfide, come quella dell’immigrazione che è molto forte. E anche in Grecia c’è la sfida dei problemi sociali dovuti alla crisi economica, c’è la disoccupazione in aumento… Penso che in questo ambito si possa collaborare. Loro sono molto interessati ad imparare anche dalle nostre esperienze, e questo è molto importante. Poi, come ho già detto, la Chiesa di Grecia ha una lunga e ricca tradizione, ma conserva brutti ricordi del passato, in particolare per quanto riguarda le Crociate… Fu un gesto molto importante quello di Giovanni Paolo II quando chiese perdono per le Crociate e per ciò che accadde in quel contesto. Ciononostante, esiste ancora una notevole resistenza riguardo a un riavvicinamento ecumenico e per questo i nostri passi devono essere prudenti. Con il nuovo arcivescovo e con i suoi collaboratori vogliamo continuare a compiere questi passi e sono molto soddisfatto di questa visita. Non avevo aspettative altissime: non sarebbe stato nemmeno pensabile risolvere tutti i problemi in un solo giorno, ma era importante stabilire il contatto personale. E questo è stato molto cordiale e molto disteso.

     
    D. - Cosa può dirci della piccola comunità cattolica che vive in Grecia? Nell’antichità, sono sempre stati considerati semplicemente stranieri sia dal governo, sia dalla Chiesa, mi sembra…

     
    R. - Yes, it’s a small Catholic Latin minority …
    C’è una piccola minoranza cattolico-romana, ma c’è anche una minoranza greco-cattolica: ambedue sono in forte crescita a causa dell’immigrazione e le conseguenze di ciò vengono ora prese in seria considerazione. Finora non era stato così da parte della Chiesa ortodossa: io ho chiesto loro di non ignorarle completamente e me lo hanno promesso. Tuttavia l’immigrazione, come dicevo, è in crescita.

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    Celebrate le esequie del giudice Marrone. Mons. Filoni: è stato un esempio per tutti

    ◊   Ultimo commosso saluto ieri a Roma, nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, a Gianluigi Marrone, deceduto lunedì scorso. Le esequie del giudice unico dei tribunali dello Stato della Città del Vaticano e presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo sono state presiedute da mons. Fernando Filoni. Il sostituto della Segreteria di Stato ha anche portato “la vicinanza spirituale e la benedizione del Santo Padre Benedetto XVI”. Alla liturgia esequiale hanno partecipato numerose autorità ecclesiastiche, parenti ed amici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il cuore è triste ma confortato dal “balsamo spirituale della Parola di Dio”. Nell’animo – ha detto mons. Filoni – convivono due sentimenti contrastanti: “il dolore per il distacco da un uomo chiamato alla casa del Padre nel pieno della maturità” e l’intima certezza che “la sua bontà e il suo impegno per la Chiesa lo stanno avvicinando alla pienezza della vita, dove incontra il Signore Gesù”. Ricordando Gianluigi Marrone, una “persona tanto amata e stimata, un amico prezioso per il suo servizio professionale e per la fedeltà della testimonianza cristiana”, mons. Filoni ha sottolineato che per chi è gradito al Signore, la morte perde il suo volto minaccioso. Diventa una partenza, un passaggio necessario verso la vera patria, dopo che il fiume della vita, sgorgato dalla Sorgente, compie “un viaggio più o meno lungo e tortuoso” per sfociare nel mare, per tornare alla casa del Padre. Gesù rivolge a tutti noi l’invito “a seguirlo, a camminare con Lui e, soprattutto, come Lui”. In questo “come” – ha detto mons. Filoni – possiamo rileggere tutta la vita dell’avvocato Gianluigi Marrone, un esempio per tutti: “come padre di famiglia e avvocato, come giudice e come zelante servitore della giustizia in Italia e in Vaticano”. Una vita che si può riassumere con una frase, tratta dalla preghiera a Maria Santissima che i membri dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, di cui era presidente, conoscono molto bene: “Sia nostra gloria fortemente operare e generosamente soffrire”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Gli Stati Uniti, Teheran e il rebus israeliano: in prima pagina, Luca M. Possati sulla strategia americana in Medio Oriente.

    Un articolo di Stefania Schipani dal titolo "Un'idea cinese per coniugare sviluppo e difesa dell'ambiente".

    Far dormire non è far morire: in cultura, Ferdinando Cancelli sulla sedazione palliativa nei malati terminali.

    Un saggio dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi dal titolo "Aggancia l'aratro a una stella": il cielo tra fisica e metafisica nella storia della letteratura.

    Quando l'Europa era divisa: l'intervento del presidente del Senato polacco all'Università Cattolica del Sacro Cuore nell'ambito della sua visita di Stato in Italia.

    La pace è frutto della giustizia: nell'informazione religiosa, il messaggio di Benedetto XVI per la campagna di fraternità promossa dalla Chiesa brasiliana.

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    Oggi in Primo Piano



    Crisi: Obama cerca di ridare fiducia agli Stati Uniti

    ◊   L'economia americana è indebolita, ma il Paese si riprenderà e uscirà dalla crisi più forte di prima. Con queste parole, il presidente Barack Obama ha dato un’iniezione di fiducia agli Stati Uniti in recessione, parlando ieri al Congresso di Washington, riunito a 5 settimane dal suo insediamento alla Casa Bianca. Il servizio di Elena Molinari:

    Ha cercato l’equilibrio tra speranza e realtà, ma alla fine la speranza era più nel tono che nella sostanza, forse perché la pillola che Barack Obama ha fatto inghiottire agli americani era davvero amara. Durante il suo primo discorso sullo stato dell’Unione, il presidente statunitense ha detto agli americani che userà i loro soldi per nazionalizzare alcune banche. Obama ha poi dovuto spiegare ai cinesi che vale la pena investire negli Usa e ai talebani che l’America non è in ginocchio. Del resto, il presidente non poteva limitarsi ai grandi principi della campagna elettorale; disoccupati, ammalati senza assicurazione sanitaria, famiglie di soldati, aspettavano tutti messaggi concreti. Nonostante la profonda crisi, Obama è arrivato alla fine del primo mese di governo con livelli di gradimento altissimi, ma le famiglie americane hanno paura: il 55% riesce infatti a stento ad arrivare alla fine del mese. Obama non poteva permettersi facili ottimismi e per giustificare la sua fiducia ha cercato di usare i fatti. Ha spiegato che la legge di stimolo da lui varata contiene il più grande investimento nelle infrastrutture dai tempi di Eisenhower. Ma questi programmi - ha ammonito - “richiedono pazienza, sia degli americani che degli stranieri”. “Il loro - ha detto - è un investimento a lungo termine”. “Ma i giorni migliori dell’America - ha concluso - sono davanti a lei”.

     
    Il discorso del capo della Casa Bianca al Congresso è stato pronunciato nel giorno in cui il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha illustrato le stime della Banca centrale americana. Ha annunciato che la ''severa'' recessione in corso potrebbe prolungarsi nel 2010, se le misure del governo non avranno successo. “Per una ripresa totale dell’economia – ha aggiunto - ci vorranno oltre 2-3 anni”. Nel suo discorso, il presidente statunitense ha esortato in particolare gli americani ad assumersi le loro responsabilità. Perché Obama ha lanciato questo appello? Risponde il prof. Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università di Trieste ed esperto di questioni americane, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Perchè la crisi economica è veramente forte. Vi saranno dei passaggi molto difficili e quindi il presidente avrà bisogno di tutto il consenso popolare possibile per poter riuscire a portare a compimento il suo piano, che ovviamente è incentrato su alcune linee: il rilancio dell’energia verde, il risanamento delle banche e il rilancio dell’istruzione e della scuola. Un altro capitolo riguarda la sanità.

     
    D. – Nel giorno in cui il presidente della Federal Reserve ha tracciato un quadro fosco dell’economia, Obama si è detto certo che riuscirà a ricostruire un’America più forte. Quali indicazioni ha dato?

     
    R. – La nazionalizzazione delle banche è, probabilmente, il problema più spinoso perché la crisi sta contagiando anche le banche ordinarie. Negli Stati Uniti non vi è stato mai un periodo in cui le banche siano state nazionalizzate. In questo caso, il governo potrebbe arrivare a prendere oltre il 40% della City Corp, ma vi sono problemi anche a Bank of America, tra le grandi banche. Perfino la stabilissima J. P. Morgan ha dei problemi. Il presidente ha bisogno, quindi, di tutte le energie per far sì che soprattutto la Borsa risponda positivamente a questo. Se la Borsa riprende, uno dei grandi problemi è praticamente superato.

     
    D. – Obama ha parlato anche di difesa e terrorismo, un riferimento alle guerre in corso, ma anche ai terroristi già catturati, ai quali gli Stati Uniti promettono una giustizia rapida e certa...

     
    R. – Non vedo dei veri, grandi cambiamenti. A parte la vicenda di Guantanamo e la dichiarazione necessaria di porre fine alle torture, altri cambiamenti in politica estera e nella politica militare onestamente ne vedo, al momento, abbastanza pochi. Tutto dipende da quello che succederà con l’Iran.

     
    D. – Il prossimo passo di Obama quale sarà?

     
    R. – Continuare nel tentativo di risolvere quella che è la crisi più profonda, cioè quella relativa alle banche e nella parte relativa al salvataggio dell’industria automobilistica, che è un passaggio anch’esso molto spinoso. L’unico rischio che non deve correre è quello di cominciare a sollevare delle barriere protezionistiche, che è un rischio quasi connaturato, legato a questo tipo d’intervento.

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    Pakistan: nella valle dello Swat torna la sharia

    ◊   La valle dello Swat, nel Pakistan nord-occidentale, rischia di diventare una nuova roccaforte del fondamentalismo islamico dei Talebani. E’ stato infatti ufficializzato l’accordo col governo di Islamabad, in base al quale, in cambio del cessate il fuoco nella regione, sarà possibile applicare nella stessa la legge islamica della sharia. Il mullah Omar, leader dei talebani, ha anche specificato che ora l’impegno militare dovrà concentrarsi contro le truppe del contingente occidentale in Afghanistan. Sui timori per la creazione di una zona franca gestita dall’integralismo, Giancarlo La Vella ha intervistato padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia missionaria Asianews:

    R. – Praticamente è avvenuta un po’ una svendita di una zona del Pakistan, mettendola sotto la giurisdizione dei talebani pakistani, ma anche – temiamo – dei talebani afghani. L’altro elemento problematico è se la sharia influenzerà in modo molto forte la situazione della popolazione, soprattutto la situazione delle donne.

     
    D. – Non si rischia, quindi, di creare un regime all’interno di un altro regime, che si ripercuote pesantemente sulla popolazione civile?

     
    R. – Da un certo punto di vista, il cessate il fuoco per la popolazione è un vantaggio; il problema è vedere se la sharia, che questi talebani vogliono attuare, sarà applicata in maniera radicale. Quindi, per esempio, bisognerà vedere se proibiranno alle ragazze – ce ne sono almeno 80 mila nella regione che vanno a scuola – di istruirsi, se proibiranno alle insegnanti di svolgere il loro lavoro e se ci saranno tutte quelle violenze che la sharia porta con sé, cioè menomazioni, punizioni corporali, esecuzioni, l’obbligo per le donne di vestire nascondendo il volto, ecc... Queste sono cose di cui la gente ha paura; certo, non si hanno ancora dei segnali. Nel passato c’erano violenze, attacchi continui contro le scuole, contro i cristiani e i musulmani liberali. Adesso vedremo se, con l’accordo accettato da entrambe le parti, la situazione migliorerà o meno.

     
    D. – Rischia, la valle dello Swat, di diventare una nuova zona d’addestramento del terrorismo, quindi un problema in più per la comunità internazionale?

     
    R. – Tutta la zona del Pakistan al confine con l’Afghanistan, di fatto, è un luogo dove le truppe talebane, che combattono in Afghanistan, hanno il loro luogo di rifugio. Quello che c’è di nuovo è che c’è un accordo in modo tale che i talebani non rovinino tutto il Pakistan, ma se ne stiano semplicemente in una zona limitata; è un po’ come creare una zona chiusa e controllabile, in cui si sa chi c’è e come opera. La valle dello Swat finora era conosciuta come un luogo turistico, di una certa ricchezza. La popolazione è piuttosto aperta, ci sono anche molte scuole cattoliche; insomma, è un luogo che fa parte del Pakistan più moderno. Adesso, il timore della popolazione è che la presenza dei talebani li riporti ad un periodo di oscurantismo.

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    Italia: si riapre il diabattito sul nucleare

    ◊   Un patto sul nucleare. E’ questo uno dei principali risultati del vertice di ieri a Roma tra il premier italiano Silvio Berlusconi ed il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Enel e Edf si sono impegnate a sviluppare e far entrare in esercizio almeno 4 centrali di terza generazione, la prima operativa per il 2020. Ma il patto ha suscitato un dibattito acceso, che vede contrarie le associazioni ambientaliste e una parte del mondo politico. Sicurezza e costi, i principali dubbi avanzati. Sentiamo al microfono di Gabriella Ceraso il direttore di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio:

    R. – L’investimento nucleare è un investimento in un vicolo cieco. Di uranio, nel mondo, non ce n’è così tanto, finirà prima del gas ma soprattutto restano i problemi di fondo di questa tecnologia che sono la gestione del lungo termine delle scorie, la non proliferazione atomica e la possibilità di avere impianti che siano a sicurezza intrinseca, questo ancora non esiste. Pensiamo invece che l’investimento, come hanno deciso adesso di fare gli Stati Uniti cambiando rotta, investimenti in efficienza e fonti rinnovabili, siano molto più sicuri, diano, dal punto di vista energetico, molto di più ed abbiano un impatto occupazionale che è almeno dieci volte superiore a quello del nucleare.

     
    D. – Con il nucleare, però, si potrebbe far fronte alla dipendenza energetica che condiziona, spesso e volentieri, l’Italia?

     
    R. – Noi dovremmo importare uranio e la tecnologia è francese: quindi di autonomia non ci vedo nulla.

     
    D. – E’ importante come dicono alcuni, che l’Italia, sotto questo profilo, partecipi alle innovazioni, alle evoluzioni tecnologiche che si stanno verificando nel resto del mondo...

     
    R. – Quali evoluzioni tecnologiche? La tecnologia francese è una tecnologia che non è ancora in funzione, come se qualcuno ci volesse vendere una automobile sulla base di un progetto e di una cosa che è ancora in cantiere ma non c’è stata nessuna innovazione di fondo nel nucleare. Si tratta di una rivisitazione della tecnologia esistente che avrà nelle scorie una quantità di radioattività, a seconda dei vari elementi, da quattro a 11 volte superiore rispetto alle centrali convenzionali e con problemi maggiori in caso di incidenti.

     
    D. – Dunque, non esiste, sotto il vostro punto di vista, un nucleare in positivo?

     
    R. – Non esiste ancora.

     
    “Una scelta salutare per l’autonomia energetica”: così l’Istituto nazionale di fisica nucleare giudica il patto stretto ieri tra Italia e Francia sul nucleare, non nascondendo i rischi, ma evidenziando anche i vantaggi di una simile innovazione, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso il fisico Gianni Ricco:

    R. – Se un Paese ha bisogno di incrementare molto il suo parco di energia istallata, come l’Italia, ha bisogno di un’energia che sia producibile subito in grosse potenze, che sia continua, che abbia un costo del chilowatt che sia confrontabile con il costo dei fossili e che non produca CO2, perché il nostro Paese ne sta producendo di gran lunga troppo. Allora, un Paese che già produce troppo CO2, che ha bisogno di centrali dell’ordine di parecchie centinaia di megawatt, non è che ci sia molto altro da fare: o fa di nuovo i fossili o fa il nucleare, queste sono le due scelte.

     
    D. – Le centrali di terza generazione, quelle che saranno istallate in Italia, sono centrali sicure? Si può parlare di sicurezza quando si parla di nucleare?

     
    R. – Le centrali nucleari sono circa 440 nel mondo. Funzionano dal 1970 e ci sono stati solamente due incidenti di grosso rilievo, dovuti a guasti ai quali l’operatore ha reagito in modo errato. In generale, la sicurezza delle centrali, è già buona nell’attuale seconda generazione. La terza generazione ha ulteriormente migliorato andando per esempio verso la sicurezza passiva, anche avendo in mente questi due incidenti grossi che ci sono stati.

     
    D. – L’altro problema è la gestione delle scorie: quali le possibilità per l’Italia?

     
    R. – La gestione delle scorie ha una condizione essenziale: che ci sia un deposito e questa non è una cosa che nasce con le centrali nuove, nasce da quelle che già abbiamo. Le nostre vecchie centrali dobbiamo ancora demolirle. In più, tutto il materiale ad alta radioattività è stato mandato in Francia per essere detrificato e ridotto in volume, ma nel 2025 i francesi ce lo ridaranno. Quindi noi, in ogni caso, anche se non facciamo le centrali, un qualche tipo di deposito dobbiamo averlo.

     D. – In Italia, ci sono siti adatti a svolgere questa funzione?

     
    R. – I siti ci sono però è anche vero che esiste un cammino tecnologico già in studio che prevede, in futuro, che queste scorie, siano in parte riutilizzate ed in parte trasformate.

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    Il presidente dell’AgCom sollecita la Rai a varare il Qualitel

    ◊   In Italia, l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni sollecita la Rai a varare entro sei mesi il nuovo sistema di rilevamento qualitativo degli ascolti, come previsto dal Contratto di servizio della Televisione pubblica italiana. Pena una ‘megamulta’ di circa 90 milioni di euro, pari al 3 per cento del suo bilancio. Roberta Gisotti ha intervistato il presidente dell’Autorità, il dott. Corrado Calabrò:

    R. – Il Qualitel non è il ‘toccasana’ perché la valutazione della qualità è qualcosa di difficile, però è un segnale che va nella direzione giusta, è un impegno che la Rai ha assunto con il Contratto di servizio e che non può essere disatteso. Troppe indicazioni di valore vengono già disattese.
     
    D. – Dott. Calabrò, quanto è grande il rischio che la Rai venga davvero multata?

     R. – Fino adesso la Rai non ci ha detto che non intende adempiere, ha addotto difficoltà, ritardi, complessità di attuazione di questo impegno. Noi stiamo svolgendo un’azione ‘moral suasion’.
     
    D. – Da parte della Rai, nei mesi scorsi, si è detto che il Qualitel costerebbe troppo…

     R. – Può darsi che sia un po’ onerosa l’applicazione di questa misura. Comunque, a parte che andava valutato prima di assumere l’impegno ma poi non è che si può considerare la qualità un disvalore. Il vizio sta al fondo. Adesso ci sono solo difficoltà esecutive o c’è un ripensamento sull’importanza della qualità? Perché se fosse questo, sarebbe grave. In quanto, purtroppo, c’è una tendenza della Rai - che pure ha avuto un grande merito nell’alfabetizzazione del Paese, ma questa ‘missione’ della Rai, è come se si fosse esaurita - ed oggi si tende ad adagiarsi su livelli mediocri o più che mediocri; si tende addirittura quasi a deprimere il livello culturale dei telespettatori perché si è sotto il dominio della valutazione che fanno i pubblicitari ed i pubblicitari fanno una valutazione esclusivamente quantitativa e non qualitativa: quanto più ampio è il target dei telespettatori, tanto più i pubblicitari pagano.
     
    D. – Il problema è quindi nella pubblicità?

     R. – Vede, io non ce l’ho con la pubblicità in sé, la pubblicità è necessaria, è un motore del mercato. Inoltre le dirò di più: la pubblicità è abbastanza creativa, a volte perfino più creativa dei programmi che interrompe. Quello che è invece l’inconveniente grosso, che affligge il sistema, è che si debba guardare all’audience e all’audience immediata che una certa trasmissione riscuote, non si aspetta nemmeno di seguire il ciclo o le puntate seguenti, si guarda all’audience della prima puntata, ora per ora, mezz’ora per mezz’ora. E’ una sorta di ossessione, un ossessione che porta al degrado. Io ho parlato nella mia relazione al Parlamento, a questo a riguardo, di Tv desipiente. In effetti è così, perché si tende ad adagiarsi sulla banalità, sulla ripetizione. Perché? Perché i pubblicitari vogliono la sicurezza ed ogni prodotto tele e radiofonico è in sé una novità. La novità comporta un rischio come ogni cosa creativa. Allora, per assicurarsi una certa base di audience si tende a ricalcare piste già battute in quanto quello che ha riscosso ampia audience, è probabile che la riscuota ancora. Ma in questa maniera, si rende passiva la recezione, non si stimola il telespettatore a partecipare più vivacemente, si ottundono addirittura gli stimoli culturali che sono invece sempre verso le novità, verso il creativo. Naturalmente la novità, all’inizio, è trasmissione di nicchia, e non si può pensare che, 24 ore su 24, la Rai, Mediaset o altre emittenti televisive facciano trasmissioni di qualità, né che possano abbondare in trasmissioni di nicchia, almeno fino a quando il digitale non moltiplicherà i canali e le trasmissioni, perché il telespettatore tende ad essere sempre meno un recettore passivo: vuole dialogare e comunicare. Alla radice della parola comunicare, c’è la comunione, cioè mettere in comune qualcosa. Si apprende solo in quanto si interagisce, solo in quanto si crea una ‘sumpateia’ simpatia, sentire insieme. E, questo è possibile in proporzione diretta dell’interesse che si reca alla trasmissione. Anche sul piano della pura informazione, le nostre Televisioni, tutte, danno un’informazione di base, ma poi elementarizzata e poi con un sacco di commenti, commenti di persone anche egregie ma che hanno ben poco da dire su un’informazione specifica o di qualcosa che avviene nel Kenya, o in Somalia, o in Afghanistan. Lì, quello che interessa, quello che conta, è conoscere come si svolgono le cose. Io, per sapere come si svolgono le cose, le dirò che devo sintonizzarmi su Televisioni straniere che hanno sia trasmissioni di approfondimento, sia intere televisioni dedicate ad un’informazione più approfondita mentre da noi, si tende ad un informazione ‘toccata e fuga’. Ogni tanto si fa una trasmissione di approfondimento ma sempre con molti commenti e molti pochi reportage. Si parla troppo intorno alle cose e si informa troppo poco.

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    San Paolo al centro delle meditazioni di Radioquaresima

    ◊   Per tutto il periodo quaresimale, alle 7,15 e in replica alle 23,45, il programma Orizzonti Cristiani della Radio Vaticana propone, nell'Anno Paolino, una serie di quaranta meditazioni dal titolo: "Paolo, Apostolo del Vangelo". I testi sono raccolti in un volume pubblicato dalla casa editrice Rogate, a cura di padre Vito Magno, che ne parla al microfono di Rosario Tronnolone:

    R. – In circa trent’anni nei 23 temi di Radioquaresima che ho coordinato per Orizzonti Cristiani e per l’editrice Rogate, mancava proprio San Paolo. Il Giubileo dei 2 mila anni della sua nascita ci ha offerto, per così dire, l’occasione per quaranta riflessioni capaci di presentare – in una maniera moderna, sintetica e quanto più possibile completa – la figura dell’Apostolo delle genti.

     
    D. – Che cosa intende per “maniera moderna e completa”?

     
    R. – Intendo che il Giubileo ha invogliato gli editori a produrre molti libri e sussidi su San Paolo; ma, a conti fatti, ci si è accorti che mancava un’opera che raccogliesse giornalisticamente e insieme con rigore scientifico i molteplici aspetti della figura di San Paolo, e cioè il suo pensiero, i suoi viaggi, il suo dinamismo apostolico, la sua unione mistica col Signore. Abbiamo cercato di fare questo, grazie a 18 noti biblisti - tra cui Ugo Vanni, Giacomo Perego, Settimio Cipriani e tantissimi altri – i quali, nello scrivere, hanno tenuto presente la sensibilità dell’uomo moderno nei riguardi di argomenti attualissimi, per esempio: il linguaggio, l’appartenenza, l’ecologia, l’ecumenismo.

     
    D. – Ecco, vediamo dunque il linguaggio di San Paolo: che caratteristiche presenta?

     
    R. – Innanzitutto è privo di compromessi: San Paolo si rivolge al mondo pagano in modo diretto, per lui la parola era come una spada che salva o divide. Parla anche, però, come un padre della fede: “mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli, mi sono fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno” scrive nella prima lettera ai Corinzi. Ecco, queste sono due caratteristiche di un linguaggio che, possiamo dire, è accessibile, moderno.

     
    D. – Possiamo dire che è una figura attualissima...

     
    R. – Sì, è attuale, e questo lo si deve al fatto che San Paolo non visse con Gesù Cristo, a differenza degli altri Apostoli. Cioè, egli attinge al messaggio tramandato, ascoltato, e alla propria esperienza; la vastità della sua opera convive con la normalità, e lo rende quindi vicino a noi, al faticoso cammino del cristiano, attraverso i periodi che attraversiamo di forza e di debolezza. “Sono stato crocifisso con Cristo”, scrive ai Galati, “ e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka. La Caritas: tragedia umana senza precedenti

    ◊   Nello Sri Lanka la violenza causata dal conflitto tra Tigri Tamil ed esercito, sta raggiungendo l'apice e le possibilità di una soluzione politica stanno svanendo. La denuncia - rilanciata dall’agenzia Zenit - arriva dalla Caritas del Paese asiatico, fortemente preoccupata per la situazione dei civili costretti ad abbandonare le proprie case ed indirizzati verso campi senza adeguata protezione. La scarsità di cibo è drammatica, manca l'acqua potabile, e sono già comparse malattie collegate alle precarie condizioni igieniche. In questa situazione, la Caritas Internationalis esorta tutte le parti in causa a rispettare i diritti dei civili e a spingere per una immediata cessazione delle ostilità. Già lo scorso anno l'organizzazione ecclesiale umanitaria aveva lanciato un appello per raccogliere più di due milioni di dollari per fornire a 100 mila vittime del conflitto riparo, istruzione, acqua e servizi igienici, assistenza medica, sociale e psicologica. Dal canto suo l’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis ha rivolto un accorato appello alla comunità internazionale affinchè mostri solidarietà concreta alle vittime del conflitto, venendo incontro alle esigenze segnalate da numerose organizzazioni non governative in favore degli sfollati interni presenti nei campi di Vavuniya, Kilinochchi e della zona circostante, che hanno bisogno urgente di cibo medicine, articoli sanitari, utensili, coperte e tende, materiale per la scuola da destinare i ragazzi. (R.G.)

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    India: bloccata la costruzione di un tempio indù sulle macerie di una chiesa in Orissa

    ◊   Resta piena di rischi e carica di tensione la situazione della comunità cristiana nello Stato indiano dell’Orissa, ma c'è da registrare una decisione importante e positiva: le autorità locali hanno bloccato la costruzione di un tempio indù che avrebbe dovuto sorgere sulla fondamenta di una chiesa distrutta durante gli attacchi dei fondamentalisti. La notizia è stata pubblicata dall’Osservatore romano. Si tratta del villaggio di Betticola nel distretto di Kandhamal. Dal mese di agosto è iniziata una serie di episodi di violenza contro le comunità cristiane che prosegue con momenti di maggiore o minore gravità, tra persecuzioni di vario tipo. Anche di fronte alla decisione del governo di non permettere la costruzione del tempio nel luogo dove sorgeva la chiesa, la comunità cristiana locale è stata fatta oggetto di minacce di ulteriori attacchi. Il quotidiano della Santa Sede riporta la dichiarazione dell’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, Raphael Cheenath, che ha definito la decisione del governo “un passo positivo”. Certamente della situazione generale il presule parla con preoccupazione. Sottolinea la difficile condizione dei rifugiati cristiani denunciando che “mentre i fedeli sono ospitati nei campi di soccorso, coloro che li attaccano continuano a girare liberamente e nessuno finora è stato arrestato”. Da parte sua, il parroco del villaggio di Betticola afferma che “i fedeli non possono tornare nelle loro case per il clima di tensione che persiste nella zona”. (F.S.)

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    Il cardinale filippino Rosales: per la Quaresima sconfiggiamo la fame dei bambini

    ◊   “Vi esorto a sostenere il programma alimentare a favore dei bambini affamati e malnutriti. Una vostra donazione, per quanto piccola possa essere, darà i suoi frutti nel tempo”. È l’appello lanciato ai fedeli dal cardinale Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila, in occasione della Quaresima. “Cari fedeli – ha sottolineato il porporato – quest’anno vi invito a cogliere il significato più profondo della Quaresima, compiendo atti di carità e offrendo elemosine”. “Questi atti – continua – possono essere accompagnati in modo creativo da pratiche volte al digiuno e all’astinenza, in modo che il denaro risparmiato possa essere donato in beneficenza a programmi o istituzioni che si occupano dei bambini filippini malnutriti”. Il programma alimentare a favore dei bambini malnutriti - riferisce l'agenzia AsiaNews - è una iniziativa di Caritas Manila ed è sostenuto dall’arcidiocesi e altre cinque diocesi suffraganee. In due anni e mezzo di vita il progetto ha aiutato circa 24mila bambini, garantendo loro cibo e assistenza. Quest’anno il programma alimentare si pone l’obiettivo di nutrire almeno 12.340 bambini sparsi in tutta l’area di Metro Manila. Il cardinale Rosales ha ricordato che “le buone opere” sono atti che aiutano ad “accrescere le virtù della compassione e della generosità” e promuovono un modello di “giustizia all’interno della società”. “Le opere di carità – ha concluso l’arcivescovo di Manila – mettono a disposizione i beni terreni anche a quanti soffrono di povertà e le conseguenze terribili che essa comporta: fame e malnutrizione”. (R.P.)

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    Filippine: la società civile delle Sulu in campo per la pace

    ◊   Natura incontaminata, panorama mozzafiato, clima temperato, isole verdi e spiagge dorate, popolazione mite, vita semplice basata su pesca e agricoltura: sarebbe questa la situazione nel “paradiso” delle isole Sulu, nel Sud delle Filippine, se non fossero infestate da bande criminali che compiono omicidi, estorsioni, rapimenti che allontanano i turisti e disseminano paura e violenza nella vita quotidiana nell’arcipelago. "Le Sulu devono cambiare, abbandonare la scia della violenza e tornare ad essere un luogo di pace e di ristoro per tutti". E quanto afferma un “Manifesto per la pace” elaborato e diffuso dalla società civile delle Isole Sulu che, attraverso una rete di oltre 200 associazioni e la buona volontà di tanti singoli cittadini, si è riunita per rifiutare una volta per tutte ogni forma di violenza e per ribadire l’impegno comune a restituire al territorio delle Sulu la pacificazione sociale e il clima di tranquillità che in passato si respirava nelle isole. “Siamo ben coscienti dell’attuale realtà delle Sulu e, d’altra parte, delle potenzialità che vi sono per questa provincia e per quanti vivono e lavorano qui”, afferma il Manifesto, ricordando l’episodio drammatico del rapimento di tre operatori della Croce Rossa Internazionale, avvenuto a gennaio, probabilmente ad opera del gruppo di Abu Sayyaf. La rete della società civile - riferisce l'agenzia Fides - denuncia allora “l’atrocità di sequestri, estorsioni e altro tipo di criminalità”, annuncia che opererà una campagna di informazione presso la popolazione e di voler dichiarare al mondo intero che “la maggioranza dei cittadini delle Sulu sono allarmati e rifiutano gli incidenti violenti che accadono nella provincia”. Le associazioni intendono incontrare il governatore della provincia, Abdusakur Tan, per consultarsi sui mezzi pacifici da mettere in atto per aiutare la liberazione degli ostaggi. I tentativi improvvisi e le sortite dell’esercito per cercare di liberarli, infatti, hanno creato disagi, sfollamento e paura in molte famiglie della zona. I cittadini delle Sul intendono dare il loro fattivo contributo e aiutare le forze dell’ordine nella ricerca dei rapitori e nelle operazioni per la liberazione dei rapiti. (R.P.)

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    Hong Kong: fondo cattolico per la ricostruzione delle chiese distrutte dal terremoto

    ◊   La diocesi di Hong Kong ha creato ufficialmente il “Fondo Cattolico per la Ricostruzione delle Chiesa distrutte durante terremoto di Si Chuan” in collaborazione con i religiosi della Missioni Estere (MEP) di Parigi di Hong Kong. Secondo quanto riferisce il Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), fino alla fine di 2009, tutti i fedeli sono invitati ad offrire il proprio contributo alla ricostruzione delle chiese di Si Chuan distrutte durante l’enorme sisma del 12 maggio 2008 che ha fatto quasi 80mila vittime. Secondo l’informazione della diocesi di Cheng Du, capoluogo della provincia di Si Chuan, sulle 59 chiese della diocesi 22 sono gravemente danneggiate, e 25 sono completamente rase al suolo, e occorre ricostruirle ex novo. Il “Fondo” ha questo obbiettivo preciso: ripristinare il numeri delle chiese come era nella situazione prima del terremoto. Inoltre, la zona di Si Chuan era una missione dei sacerdoti del MEP. Essi hanno anche costruito tante chiese, fra le quali il noto Collegio di Bai Lu con la famosa chiesa di Bai Lu, distrutta dal sisma in 8 secondi. Secondo padre Lepeu, “la ricostruzione delle chiese ci sta nel cuore. Stiamo cercando ad aiutare a raccogliere i fondi sufficienti per riedificare o restaurare gli edifici di culto e restituirli alla comunità”. (R.P.)

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    Colombia: vittime e sfollati per le alluvioni

    ◊   Almeno 47 morti, 38 dispersi e quasi 65.000 persone colpite: è il bilancio, ancora provvisorio, delle forti piogge che si abbattono dall’inizio dell’anno su 21 dei 32 dipartimenti del paese. Oltre 20.000 ettari di coltivazioni risultano inondati, 350 abitazioni sono state distrutte e altre 9000 gravemente danneggiate, principalmente nelle regioni meridionali. La situazione più grave è quella del dipartimento sud-occidentale di Nariño, alla frontiera con l’Ecuador, con 24 vittime, tra morti e scomparsi, e migliaia di alluvionati: “Ci troviamo nel pieno di una grave emergenza a causa dell’innalzamento, senza precedenti, del livello delle acque del fiume Mira che è straripato provocando 30.000 sfollati” riferiscono fonti locali contattate dall'agenzia Misna a Tumaco, porto sul Pacifico dichiarato ‘zona di disastro’. “Oltre 60 piccoli villaggi sono stati totalmente distrutti, almeno un centinaio di scuole hanno subito danni. Sarà necessario ricostruire tutto e non sappiamo quanto tempo ci vorrà” aggiungono le stesse fonti; nella stessa zona esiste da tempo un’emergenza umanitaria per la presenza di gruppi armati, dalla guerriglia, ai paramilitari, all’esercito. Giunto ieri a Bogotá per una missione sul terreno, il vice segretario generale dell’Onu e responsabile per gli aiuti umanitari, John Holmes, ha annunciato aiuti per cinque milioni di dollari per le vittime delle alluvioni e gli sfollati causati dalla violenza. (R.P.)

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    Emergenza febbre ‘dengue’ in Bolivia

    ◊   In una sola settimana sono aumentati di 6000 unità i casi di febbre ‘dengue’ in Bolivia. Si tratta della più grave epidemia con oltre 28.000 casi segnalati in tutto il Paese, con una concentrazione del 70% nel dipartimento orientale di Santa Cruz. In particolare a causa della più grave forma della malattia tropicale, quella emorragica, sono già morte 15 persone. In ogni caso non esistono vaccini o farmaci specifici L’Agenzia Misna dà la notizia riportando le dichiarazioni del ministro della Sanità, Ramiro Tapia, che innanzitutto conferma che purtroppo “i casi sono destinati ad aumentare” e che c’è un primo caso di ‘dengue’ emorragica anche in Argentina, al confine con la Bolivia, nella provincia nord-orientale di Salta. E i Paesi vicini si sono già mobilitati: il Venezuela ha annunciato l’invio di 20 tonnellate di insetticida e macchinari per le operazioni di fumigazione contro la zanzara ‘aedes aegypti’, vettore della febbre. Inoltre ha assicurato una task force di 10 esperti che si uniranno ai 5 specialisti già inviati da Cuba. In Brasile è partita una campagna di prevenzione. (F.S.)

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    Messaggio dei vescovi nicaraguensi per la Quaresima

    ◊   La conversione personale e interiore alla quale chiama la Quaresima deve essere anche l’occasione per una conversione esteriore, delle strutture sociali: è quanto sottolineano i vescovi del Nicaragua che ieri hanno pubblicato il loro tradizionale messaggio all’inizio di questo tempo liturgico. Citando la “Sollicitudo Rei Socialis” del1987, di Papa Giovanni Paolo II, i presuli ricordano che la presa di coscienza dei nostri peccati e il pentimento devono riguardare anche situazioni collettive. “I peccati personali come l’egoismo, l’ambizione personale e la violenza sono la radice dei peccati sociali”, affermano i vescovi spiegando che gli errori a livello sociale “sono il frutto e l’accumulo di molti peccati individuali”. “In Nicaragua - osservano i vescovi - siamo stati protagonisti e vittime di molti peccati sociali come la corruzione istituzionale, la manipolazione delle volontà, la corruzione, l’egoismo collettivo, la mancanza di giustizia, il narcotraffico e la tossicodipendenza, gli aborti clandestini, la devastazione dell’ambiente, l’aumento della miseria”. “Tutto ciò ci interpella all’inizio della Quaresima, chiamandoci sia alla conversione personale sia a quella sociale”: così i vescovi incoraggiano ad “aprire i cuori a Dio”, per superare l’egoismo, gli interessi personali o di parte, il disordine morale, l’ingiustizia e ogni struttura sociale corrotta”. D’altra parte, i presuli incentrando le loro riflessioni quaresimali in particolare sulla Persona di Cristo, sottolineano l’urgenza che ciascuno, sia servitore pubblico sia semplice cittadino, “prenda consapevolezza dei cambiamenti necessari”, aggiungendo che non occorre elencarli “poiché nell’intimo della propria coscienza tutti sanno benissimo cosa occorre cambiare”. Questi tempi che ci portano ai giorni in cui “celebreremo la Passione, la morte e la Risurrezione del Cristo, Figlio di Dio immolato per noi, - auspicano i vescovi - siano giornate dedicate sostanzialmente allo spirito e all’anima nella prospettiva della necessaria apertura all’amore del Creatore e all’amore per il nostro prossimo. In particolare i vescovi del Nicaragua esprimono una raccomandazione: “Esortiamo per la settimana tra il 30 marzo e il 4 aprile prossimi, tutti i nostri sacerdoti e responsabili di comunità ecclesiali ad organizzare e animare giornate di preghiera, di penitenza e di carità nonché altre occasioni religiose come pellegrinaggi, processioni, adorazioni del Santissimo, Via crucis, che possono aiutare a raggiungere questa conversione”. Infine, i presuli concludono rivolgendosi in particolare ai comunicatori sociali, alla stampa, alla radio e soprattutto alla Tv affinché in questo periodo offrano al Paese una programmazione consona con il profondo significato del tempo quaresimale. “Spetta a voi – scrivono - favorire un clima di riflessione circa la realtà personale e nazionale” affinchè ognuno scopra “il proprio cuore e quello dell’altro, per superare i risentimenti e gli antagonismi”. (A cura di Luis Badilla)

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    Svizzera: la Conferenza episcopale sostiene l’iniziativa popolare contro le armi

    ◊   La Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale svizzera sostiene l’iniziativa popolare contro la violenza delle armi, depositata presso la Cancelleria federale di Berna. La proposta - che ha l’appoggio del Partito socialista svizzero, dei Verdi, del Gruppo per una Svizzera senza armi e delle organizzazioni per la prevenzione del suicidio - ha raccolto finora circa 107mila firme. “L’iniziativa – si legge in una nota della Commissione “Giustizia e Pace” - risponde al diritto di ogni persona di vivere in pace e in sicurezza. Limitare e controllare la detenzione delle armi permette di diminuirne l’abuso. Si possono, così, salvare delle vite e ridurre le minacce nelle situazioni di violenza domestica”. Ricordando poi il quinto comandamento, “Non uccidere”, i vescovi svizzeri ribadiscono che “le generazioni future hanno bisogno di un mondo di pace non solo tra i popoli, ma anche nella famiglia e nella società. Quindi, i 2,3 milioni di armi da fuoco di tutti i generi disseminati in Svizzera, invece di essere un fattore di sicurezza, costituiscono un pericolo reale per la popolazione”. Infatti, continua la nota, “molte donne e bambini, vittime di violenza domestica, si sentono direttamente minacciati dalla presenza di armi in casa. Un’arma a portata di mano costituisce chiaramente un pericolo supplementare. Anche se non viene utilizzata, un’arma è un fattore importante di violenza psicologica”. Poi, la Commissione “Giustizia e pace” affronta il delicato problema del suicidio: “Le persone suicide – scrivono i presuli – spesso agiscono sotto l’effetto di un impulso violento, in preda alle emozioni. L’uso di un’arma da fuoco, allora, non lascia praticamente alcuna possibilità di sopravvivere. L’esperienza ha dimostrato che diminuire l’accesso alle armi da fuoco fa calare anche il numero dei suicidi”. Quindi, i vescovi svizzeri chiedono di limitare la disponibilità delle armi leggere che, “sul piano internazionale, sono le armi di distruzione di massa dell’epoca contemporanea. Leggere, maneggevoli, facilmente trasportabili, sono le protagoniste principali della maggior parte dei conflitti del Terzo Mondo e degli attacchi terroristici”. “Anche i bambini le possono usare – conclude la Conferenza episcopale svizzera – Operare per la pace, allora, esige dal nostro Paese un maggior impegno per il controllo e la limitazione di queste armi”. (I.P.)

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    Belgio: appello delle comunità religiose per una legge giusta sugli immigrati irregolari

    ◊   “Approvare una legislazione globale che faccia uscire gli immigrati irregolari dallo smarrimento causato dall’incertezza giuridica”. A chiederlo in un appello congiunto al governo federale del Belgio, sono i rappresentanti dei culti e delle comunità religiose e filosofiche ufficialmente riconosciute nel Paese. Nel testo, pubblicato oggi sul sito della diocesi di Tournai, ripreso dal Sir, le Chiese cattolica, anglicana e ortodossa; l’Unione buddista; il Concistoro israelita centrale; il Centro di azione laica; l’Esecutivo dei musulmani e il Consiglio amministrativo del culto protestante invitano “il governo federale” ad “avviare una realistica politica di regolarizzazione, giusta e generosa”. “Se siamo consapevoli che il nostro Paese non può accogliere tutto il mondo – scrivono gli estensori del documento – è tuttavia chiaro che occorre unire al massimo i nostri sforzi per migliorare le condizioni di vita nel mondo”. Di qui l’invito ad “attuare le misure promesse nell’accordo di governo” poiché, “di fronte all’emergenza umanitaria della situazione, ogni indugio sarebbe moralmente irresponsabile”. (R.P.)

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    Francia: il significato profondo della liturgia al centro della riflessione dei vescovi

    ◊   Uno dei cammini da percorrere oggi per entrare nella liturgia è la scoperta e la recezione della Parola vivente di Dio: è quanto è stato sottolineato a Strasburgo dal 16 al 18 febbraio, nel corso di un incontro di formazione che ha riunito una cinquantina di vescovi della Francia. “La teologia della liturgia”, questo il tema sul quale hanno riflettuto i presuli che hanno cercato di comprendere il significato profondo della liturgia. Durante le giornate di studio è stata ribadita la centralità della liturgia nell’insegnamento e nella vita della Chiesa ed è stato ricordato quanto essa contribuisca a costruire la comunità cristiana, permettendo ad ogni credente di crescere nell’unione con Cristo. A più riprese, inoltre è stato evidenziato il ruolo centrale del mistero pasquale nella liturgia, come nella fede e nel percorso spirituale cristiano, ed anche la necessità di permettere ai fedeli di vivere pienamente, nella celebrazione liturgica, il loro legame con il Figlio di Dio. L’incontro ha voluto offrire ai vescovi un’opportunità per prendere coscienza delle dimensioni più profonde della liturgia, dell’azione permanente delle persone divine e della trasformazione interiore dei fedeli, che attraverso i riti e i gesti umani, fanno esperienza della presenza di Dio in mezzo al suo popolo e della sua alleanza d’amore. (T.C.)

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    Anno della Bibbia in Pakistan

    ◊   Nell'Anno della Bibbia indetto dai vescovi del Pakistan, un congresso è stato dedicato alle Sacre Scritture e alla missione della Chiesa. Ne parla AsiaNews riportando la testimonianza di chi ha partecipato: Aqeela Dilshad, che ha 19 anni e studia in un college nella diocesi di Faisalabad, racconta che è stata un’esperienza nuova “incontrare le Sacre Scritture e discutere con altri i versetti per comprendere cosa indicano e come possono diventare esperienza nella vita quotidiana”. Altri 170 cattolici, molti dei quali giovani provenienti dalla sua stessa diocesi o da quella di Islamabad, hanno partecipato ai 4 giorni di Congresso biblico che si è svolto dal 19 al 22 febbraio a Khushpur, il più antico villaggio cattolico del Pakistan situato nella regione del Punjab. Il Congresso sul tema “La Bibbia e la Chiesa” è stato il quarto appuntamento di una serie di incontri che hanno coinvolto tutti i fedeli del Paese a partire dal maggio 2008, data d'inizio dell'Anno della Bibbia indetto dai vescovi del Pakistan. Dopo l'inaugurazione avvenuta il 19 febbraio, con la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad, il Congresso si è sviluppato in una serie di sessioni in cui i delegati hanno potuto avvicinare le Sacre Scritture in maniere differenti. Padre Aftab James Paul, direttore diocesano della commissione biblica di Faisalabad, ha spiegato che dedicare quattro giorni di lavori alla Bibbia ha permesso di sottolineare qualcosa della sua ricchezza e delle molteplici possibilità di approccio con cui essa si offre ai fedeli. Il tutto secondo una duplice prospettiva: la conversione personale e la missione al mondo “per promuovere e portare il messaggio cristiano agli altri”. Tra i delegati: religiosi, catechisti, animatori diocesani e operatori della Caritas pakistana. Padre Emmanuel Asi, segretario della Commissione biblica cattolica del Pakistan, spiega che l'intento dei vari congressi biblici svoltisi a partire dal maggio scorso è di “appassionare le persone alla Parola di Dio e spingerle ad una proclamazione e ad uno studio regolare della Bibbia cosicché possano dare ad altri ciò che hanno ricevuto”. (F. S.)

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    Punjab: un torneo di calcio per promuovere la pace e il dialogo interreligioso

    ◊   L’iniziativa annuale è stata promossa dagli Amici di don Bosco, un'organizzazione non governativa con sede a Khushpur, villaggio del Punjab, regione al confine fra India e Pakistan. La prima edizione della All Pakistan Don Bosco Football Tournament si è tenuta nel 2000; alla competizione partecipavano quattro squadre composte da soli giocatori di fede cristiana. Con il passare degli anni la rassegna ha coinvolto anche i musulmani, diventando occasione di incontro e di dialogo fra le due comunità. “Il gioco è uno strumento privilegiato per promuovere la pace, il dialogo interreligioso e tenere lontani i giovani dalla droga” spiega ad AsiaNews padre Pervez Emmanuel, fondatore della ong Amici di don Bosco. “Il nostro torneo di calcio ne è una prova”. L’edizione 2009 del campionato, che si è conclusa ieri, ha visto la partecipazione di 16 compagini, provenienti da diverse province del Pakistan. Per dissipare ogni dubbio sulla “parzialità” della manifestazione, anche “arbitri e guardalinee sono di religione cristiana e musulmana”: perché il vero obiettivo, ricorda padre Emmanuel, è “far trionfare lo spirito sportivo” e “bandire ogni discriminazione a sfondo confessionale”. La competizione sportiva e la ong cristiana si ispirano alla figura di San Giovanni Bosco per il “suo lavoro instancabile a contatto con i giovani”. “Durante il periodo trascorso nella parrocchia di Khushpur – sottolinea il sacerdote pakistano – ho voluto fondare un'organizzazione e una competizione sportiva, prendendo esempio da don Bosco. Oggi, anche se non sono più il prete della parrocchia, il lavoro continua grazie anche al sostegno della chiesa e del vescovo. Abbiamo almeno 100 volontari che partecipano alle varie attività dell’associazione, fra le quali l’organizzazione del torneo di calcio”. (R.P.)

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    "Notte bianca" con San Paolo per le Guide e Scout d'Europa Cattolici

    ◊   Accogliendo l’invito del Papa a ripercorrere i luoghi della fede dell’Apostolo delle genti, oltre 250 ragazzi e ragazze, tra i 17 e i 25 anni - Capi, Rover e Scolte delle Guide e Scout d'Europa Cattolici - sabato prossimo si metteranno in cammino a Roma per 15 chilometri, sulle orme di San Paolo. Il pellegrinaggio prevede cinque tappe, con altrettante catechesi, che aiuteranno i partecipanti a misurarsi con la testimonianza paolina. L’appuntamento è fuori delle Mura, presso la parrocchia della Natività in via Gallia, alle ore 20.00, per prepararsi a rivivere la stessa emozione di Paolo all’ingresso della capitale dell’impero di cui era cittadino, accompagnato dall’evangelista Luca e da alcuni cristiani della comunità di Roma che gli erano venuti incontro sulla via Appia. La seconda tappa porterà alla chiesa di Santa Prisca all’Aventino, luogo nel quale, secondo la tradizione, avevano la residenza i primi cristiani di Roma di cui si conosca il nome: Aquila e sua moglie Priscilla. La sosta sarà un’occasione per riflettere sul “mistero del matrimonio”, testimonianza dell’amore sponsale ed indissolubile che lega Cristo alla sua Chiesa. La terza meta sarà il Campidoglio e la basilica dell’Aracoeli; su quel colle sorgevano i grandi complessi templari delle divinità più care ai romani del tempo, la triade capitolina che Paolo visitò sicuramente da uomo libero, così come già aveva fatto ad Atene, i grandi templi cittadini, riflettendo sulla vanità degli idoli e sulla verità che deve contraddistinguere il rapporto con Dio, per vederli probabilmente un’ultima volta quando, secondo la tradizione, dovette essere imprigionato presso il Carcere Mamertino, situato alle pendici del Campidoglio. Mentre presso la basilica dell’Aracoeli si svolgerà l’adorazione eucaristica, i pellegrini si recheranno in piccoli gruppi al Carcere, per pregare in quel luogo. La quarta tappa, la più lunga, attraverso la moderna via dei Fori Imperiali, giungerà fino al luogo del martirio dell’apostolo, presso l’abbazia delle Tre Fontane, dopo aver toccato la Piramide, luogo che ricorda simbolicamente l’abbraccio di Pietro e Paolo, prima del martirio. Nel lungo itinerario sulla via Ostiense sarà proposta a tutti la celebrazione del sacramento della riconciliazione. Nella chiesa abbaziale, poi, si mediterà insieme sugli ultimi attimi della vita terrena dell’apostolo. In silenzio, ci si recherà poi alla chiesa del Martirio per la proclamazione del Credo. L’ultima tappa condurrà i pellegrini fino alla tomba dell’apostolo, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, luogo centrale in questo anno paolino, per la celebrazione dell’eucarestia alle 7.00 del mattino. (R.P.)

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    Pellegrinaggio virtuale fino a Gerusalemme promosso per la Quaresima da Christian Aid

    ◊   Un pellegrinaggio virtuale a Gerusalemme per la Quaresima. L’iniziativa – di cui riferisce l’agenzia Sir – promossa da “Christian Aid” è partita oggi sul sito Internet http://lentpilgrimage.christianaid.org.uk, in concomitanza con il Mercoledì delle Ceneri. Attraverso brevi video, podcast, gallerie fotografiche, storie e testimonianze i partecipanti, che potranno iscriversi direttamente sul sito, saranno condotti in Terra Santa. La durata del pellegrinaggio è quella della Quaresima, 40 giorni, ed in questo tempo saranno invitati a conoscere quei luoghi che hanno segnato il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Nel sito, infatti, sono riportate le varie tappe di questo percorso descritte grazie all’aiuto di persone che hanno già viaggiato in queste zone, o che qui abitano o lavorano. Giorno per giorno, cliccandovi sopra si potrà conoscere, per esempio, Nazareth, Betlemme, Gerico, il luogo del battesimo sul Giordano, Ramallah e Hebron. Luoghi antichi e moderni che raccontano anche il conflitto ultradecennale che segna questa terra e che vogliono mostrare cosa significhi lavorare per la pace. I pellegrini virtuali potranno ‘postare’ i loro commenti e riflessioni ed eventualmente porre domande, offrire preghiere e sostenere opere di solidarietà per le comunità locali. (R.G.)

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    Danny Boyle, vincitore della notte degli Oscar, è stato allievo della Scuola salesiana di Bolton

    ◊   “Sono stato contento di apprendere che Danny Boyle abbia vinto 8 Oscar per “The millionaire”, ho gioito anche per la nostra scuola di Bolton e questo evento darà una buona immagine all’Istituto e all’educazione salesiana, specialmente perché il film da lui realizzato parla di ragazzi svantaggiati”. Così don Tony Bailey, salesiano, in questi giorni a Madrid per partecipare alla Consulta mondiale per la Comunicazione sociale, saluta la grande affermazione agli Oscar del film “The Millionaire” diretto da Danny Boyle, alunno, “appassionato di teatro”, della scuola salesiana di Bolton. Don Bailey, secondo quanto riferisce l’agenzia salesiana Ans, è stato insegnante al “Thornleigh Salesian College” di Bolton, in Inghilterra, per 12 anni. In quel periodo Danny Boyle, fu allievo della scuola, conseguendo l’“Advanced levels”. Don Bailey ricorda che Boyle aveva confidato a qualcuno di aver pensato di diventare prete, ma uno dei salesiani della scuola gli disse: “Non è per te”. Il regista successivamente commentò: “non so se ho fatto una cosa buona per la Chiesa o per me. Probabilmente per tutti e due!”. Danny Boyle giocava anche nella seconda squadra di calcio del “Thornleigh Salesian College”, della quale don Bailey era allenatore. (R.G.)

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    Oltre 30 lingue tradizionali sono a rischio estinzione in Messico

    ◊   Più di trenta lingue tradizionali del Messico sono a rischio estinzione. A lanciare l'allarme sono stati gli esperti messicani e un dossier delle Nazioni Unite. Le cause sono l'emigrazione dovuta alla povertà, l'emarginazione subita dalle comunità indigene ed il fatto che nelle scuole venga insegnato solamente lo spagnolo. Crescencio Ramirez, dirigente della Rete Democratica degli Indigeni del Messico, ha sottolineato che molti contadini di lingua 'trique', 'mixteco' o 'zapoteco' abbandonano le terre natali nel sud del Paese per cercare lavoro nelle province del nord. Una volta arrivati alla meta - ha spiegato l'esperto - parlare spagnolo è una questione di sopravvivenza per ottenere un'occupazione. Con la scomparsa della lingua si perdono così anche tradizioni ancestrali di un popolo. Per il direttore del Dipartimento delle Lingue Indigene del Chiapas, Josè Daniel Ochoa, otto delle dodici lingue tradizionali originarie dello Stato del Chiapas sono in forte pericolo di estinzione. L'idioma 'mocho', in particolare, è parlato solamente da 110 persone, le quali sono tutte maggiori di 50 anni, ha sottolineato Ochoa. A confermare questi segnali di allarme è il dossier pubblicato dall'Unesco, nel quale si indica il Messico come quinto Paese al mondo per lingue a rischio estinzione. Non ci sono prove di alcuna estinzione nella seconda metà del XX secolo, ma il dossier conta 21 lingue in “situazione critica”, 33 “seriamente in pericolo”, 38 in “pericolo” e 52 “vulnerabili”. (F.S.)

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    24 Ore nel Mondo



    Olanda. Si schianta un aereo turco: nove le vittime

    ◊   Grave incidente aereo nei pressi dell’aeroporto di Amsterdam. Il bilancio ufficiale delle vittime è di 9 morti e 50 feriti, tra questi 25 sono in gravi condizioni. Il velivolo turco, proveniente da Istanbul, trasportava 135 passeggeri e si è spezzato in due prima di raggiungere la pista di atterraggio. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c’è sia la mancanza di carburante che la presenza di un volatile all’interno di un motore.

    Israele
    Tensione in Medio Oriente. Non si registrano vittime nel raid aereo israeliano di stamani nella zona di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. In precedenza, miliziani palestinesi avevano sparato due razzi contro lo Stato ebraico senza provocare danni. Si continua intanto a lavorare in vista della Conferenza internazionale sulla ricostruzione nella Striscia di Gaza, in programma lunedì prossimo a Sharm el–Sheikh, in Egitto. Il primo ministro palestinese, Fayyad, ha annunciato che l’Autorità nazionale palestinese (Anp) chiederà 2,8 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza. Secondo fonti di stampa russe, prima del vertice si dovrebbe tenere un incontro del Quartetto per il Medio Oriente, composto da rappresentanti di Stati Uniti, Onu, Unione Europea e Russia. Nel frattempo, in Israele si cerca una soluzione politica dopo il voto, il premier designato Netanyahu terrà oggi una serie di colloqui con le liste di destra e quelle confessionali per cercare di creare un governo di coalizione. Ieri, in occasione della cerimonia di insediamento dei nuovi parlamentari, il capo dello Stato, Shimon Peres, ha auspicato un accordo di pace con i palestinesi e la formazione di un esecutivo allargato.

    Libano
    Sono state liberate tre delle sette persone accusate dell’omicidio dell’ex premier libanese, Hariri, ucciso quattro anni fa in un attentato a Beirut. Domenica prossima, inizieranno all’Aja i lavori del Tribunale speciale creato dall’Onu per fare luce sull’assassinio dell’uomo politico. Intanto, c’è preoccupazione in Libano dopo il ritrovamento del cadavere di un leader della maggioranza parlamentare, crivellato di colpi in una località della valle orientale della Bekaa. Un fatto che segue l’aggressione, sempre nella stessa zona, di un sostenitore della formazione antisiriana di Khaled Teaimeh.

    Bangladesh
    Rischia di degenerare la situazione a Dacca, nel Bangladesh, dove stamani un gruppo di soldati dei “Bdr-Bangladesh Rifles”, responsabili della sicurezza ai confini del Paese, ha ucciso una persona all’interno di una caserma nel quadro dei pesanti disordini con le truppe governative. I soldati hanno preso in ostaggio tutti gli ufficiali che si trovavano all’interno della struttura, minacciando di distruggere tutto in caso di attacco dell’esercito. Intanto, una delegazione è stata ricevuta dal premier Sheik Hasina, che ha offerto un’amnistia. In precedenza, i paramilitari avevano chiesto ai loro superiori un salario migliore ma non erano stati accontentati.

    Sri Lanka
    Sembra alle fasi finali in conflitto in Sri Lanka. Le truppe governative sono entrate ieri nell'ultima città controllata dai ribelli, nel nordest del Paese. L’esercito ha precisato che i ribelli separatisti delle tigri Tamil hanno subito gravi perdite di uomini e mezzi. La situazione è descritta nel reportage di Maria Grazia Coggiola, che riferisce da Trincomalee, nel nord dello Sri Lanka, non lontano dalle zone dei combattimenti:

    Il clima è pesante la popolazione ha paura di altri attacchi dei ribelli, che sabato scorso sono riusciti ad arrivare nella capitale Colombo con due velivoli ultraleggeri. Ma la sensazione è di essere quasi alla fine di un conflitto, che da 24 anni lacera quest’isola di 19 milioni di abitanti. Ieri, secondo un portavoce militare, l’esercito ha catturato un’altra città nel distretto di Vanni, a nord di Mullaitivu, dove i separatisti dell’Ltte sono confinati in meno di 100 chilometri quadrati. Nella provincia ci sarebbero 100 mila civili, secondo la gente di Trincomalee, ma è difficile districarsi tra le cifre. L’accesso alle zone di guerra è vietato ai giornalisti: per andare a Vavuniya - ultima città governativa nel nord dove ci sono i campi degli sfollati - ci vogliono dei permessi speciali che solo le Nazioni Unite possono avere. All’ospedale di Trincomalee ci sono 900 feriti e continuano ad arrivarne ogni giorno con le navi dal distretto di Vanni. Fra loro, ci sarebbe anche qualche affiliato all’Ltte cui il governo ha offerto la riabilitazione. Difficile dire per quanto il conflitto potrà ancora andare avanti. Le Tigri Tamil hanno affermato ieri di essere pronte ad un cessate-il-fuoco ma senza deporre le armi, una condizione invece posta dal governo di Colombo per aprire eventuali negoziati.

     
    Cina-proteste
    Tensione in Cina. A Pechino, tre persone si sono date fuoco in Piazza Tienanmen ma sono state bloccate dalla polizia, mntre due sono ricoverate in ospedale. Ancora poco chiari i motivi del gesto, secondo alcune fonti si tratta di dimostranti, i cosiddetti petitioners, venuti dalla provincia per chiedere al governo centrale di riparare ad un'ingiustizia subita localmente. In base ad altre ricostruzioni, quanto accaduto potrebbe essere legato al capodanno in Tibet, il Losar, della durata di 15 giorni. Per la ricorrenza il Dalai Lama, il leader spirituale tibetano, ha chiesto di non festeggiare ma di pregare per le persone uccise lo scorso anno negli scontri con militari cinesi a Lhasa.

    Iran-nucleare
    Sta per entrare in funzione la prima centrale nucleare iraniana, a Bushehr, nell’Iran sudoccidentale, realizzata da una compagnia russa. Un responsabile ha chiarito che attualmente il reattore non viene ancora testato con l'uranio arricchito fornito da Mosca.

    Somalia
    Non si placa la violenza in Somalia. La capitale Mogadiscio è teatro di continue e violente battaglie tra gruppi armati integralisti islamici e truppe governative. Il bilancio dei furiosi combattimenti è di 48 civili morti e 90 feriti nelle ultime 30 ore. La decisione del nuovo presidente somalo, Ahmed, di tornare a Mogadiscio per insediare il suo nuovo governo di unità nazionale ha sicuramente contribuito all’aumento degli scontri nelle ultime ore., anche l’intento dichiarato è quello di portare la pace nel tormentato Paese del Corno d’Africa.

    Zimbabwe
    Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha lanciato un appello al presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, affinché vengano liberati “per il bene della nazione” circa trenta militanti incarcerati. Intanto, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha aggiornato il bilancio del colera nel Paese. Oltre 77 mila persone sono state contagiate dalla malattia, mentre sono quasi 4 mila le vittime accertate. L’epidemia continua ad espandersi a macchia d’olio e si sta diffondendo anche in altri Paesi, tra i quali il Malawi e il Mozambico.

    Grecia-sciopero generale
    Forti disagi in Grecia per lo sciopero generale indetto dai dipendenti pubblici, che protestano per la politica economica del governo. Per gli ospedali sono assicurati solo gli interventi di urgenza, mentre il traffico aereo sarà condizionato da ritardi e cancellazioni. Fermi per l’agitazione anche gli uffici dell'amministrazione pubblica, chiuse le scuole. Nei giorni scorsi, il premier, Costas Karamanlis, ha incontrato i sindacati per spiegare le difficoltà economiche del Paese cercando di convincere le parti a rinunciare agli aumenti richiesti. L’esecutivo inoltre si è detto pronto al boicottaggio dei prodotti di consumo, che subiranno i maggiori aumenti, e ha annunciato controlli a tappeto per monitorare la situazione.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Antonio D'Agata)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 56

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