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Sommario del 24/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Nomine
  • Benedetto XVI: cristiani e musulmani trasformino il Medio Oriente in una terra della fraternità e del rispetto
  • Il significato del digiuno cristiano rispetto alle altre religioni nella riflessione quaresimale del cardinale Paul Josef Cordes
  • Mons. Ravasi: il web e l'informatica vanno umanizzati, perché la vita è molto di più di ciò che appare su uno schermo
  • Mons. Tomasi all’Onu di Ginevra: la crisi economica non metta a rischio la promozione dei diritti umani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Le misure del presidente Obama per dimezzare in quattro anni il deficit americano
  • La figura di don Sturzo e l'impegno dei cattolici in politica al centro del Seminario "Senza pregiudizi né preconcetti" presentato oggi
  • Nel pomeriggio, i funerali di Candido Cannavò, giornalista e difensore di uno sport di valori
  • Chiesa e Società

  • Compie 140 anni il Circolo San Pietro: assistite 100 mila persone ogni anno
  • La tutela del Creato è l’impegno delle Chiese d’Europa riunite in Ungheria
  • Disordini in Nigeria, migliaia gli sfollati a Bauchi
  • Allarme dei vescovi di Haiti sulla situazione della popolazione colpita dalle tempeste tropicali
  • Iraq: un intellettuale caldeo spera che il Museo nazionale valorizzi anche le tradizioni cristiane
  • Pakistan: “Good News Tv”, nuova voce cattolica nel panorama dei mass media
  • Cina: incontro tra sei grandi religioni ad Hong Kong
  • Si apre domani ad Aparecida l'annuale Campagna della Fraternità della Chiesa brasiliana
  • Ultimo saluto ieri al sacerdote ucciso in Colombia domenica scorsa
  • L’impegno dei laici boliviani espresso all’incontro di Cochabamba
  • In Francia, iniziative a favore dei poveri del mondo in vista della Quaresima
  • Il "no" al matrimonio omosessuale dei vescovi portoghesi: più impegno per la famiglia
  • Ieri i funerali in Albania dell’ultimo vescovo sopravvissuto al regime comunista
  • Angola: per il ministro delle Politiche sociali la visita del Papa consoliderà il Paese
  • Costa d'Avorio: l’arcidiocesi di Abidjan avrà una propria televisione
  • La gioia di mons. Dolan per la nomina ad arcivescovo di New York
  • I vescovi del Belgio in festa per la prossima canonizzazione di Padre Damiano
  • Svizzera: sarà conferito a due iniziative il prossimo riconoscimento “Oecumenica”
  • Restaurata in Vaticano la tavola giottesca dei SS. Pietro e Paolo
  • Incontro sulla Lettere paoline: interventi di mons. Penna e di Maria Voce
  • Il ricordo di don Giussani nelle parole del cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nel nord ovest del Pakistan i talebani annunciano il cessate il fuoco illimitato dopo l’accordo sulla sharia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha promosso all'Ordine dei Vescovi del Collegio cardinalizio il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, assegnandogli il Titolo della Chiesa Suburbicaria di Palestrina. Inoltre, il Papa ha promosso all'Ordine dei Presbiteri il cardinale Agostino Vallini, suo vicario generale per la Diocesi di Roma, conservandogli la Diaconia di San Pier Damiani ai Monti di San Paolo, elevata pro hac vice a Titolo presbiterale.

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    Benedetto XVI: cristiani e musulmani trasformino il Medio Oriente in una terra della fraternità e del rispetto

    ◊   “Una terra di dialogo e di fraterna collaborazione”, resa tale soprattutto dagli uomini di fede, non solo cristiana. E’ così che Benedetto XVI vorrebbe si evolvesse la situazione nei territori del Medio Oriente. L’auspicio del Papa è contenuto in una lettera che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha indirizzato al prof. Andrea Riccardi, in occasione del convegno che si è svolto ieri presso la sede della Comunità di Sant’Egidio sul tema “Il valore delle Chiese in Medio Oriente”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La presenza dei cristiani in Medio Oriente rappresenta “una vera ricchezza per l'intera società e una significativa garanzia di sviluppo sociale, culturale e religioso”. L’affermazione del cardinale Bertone apre la lettera con la quale il segretario di Stato ha inviato la benedizione del Papa al convegno ospitato da Sant’Egidio. Un incontro, al quale il porporato attribuisce il valore di “un ulteriore passo nel paziente e proficuo itinerario del dialogo tra cristiani e musulmani”, specie per ciò che concerne “la presenza di comunità cristiane in regioni a marcata prevalenza islamica”. Si tratta di un “nodo cruciale”, prosegue il cardinale Bertone, che Benedetto XVI ha affrontato in molte occasioni, anche recenti. Il Papa - riferisce il segretario di Stato - ha da sempre a cuore il fatto che il dialogo fra cristiani e musulmani di venti più “fraterno”, “specialmente nelle regioni dove le comunità cristiane sono minoritarie”.

     
    Citando passi di alcuni interventi del Pontefice sull’argomento, il cardinale Bertone si è rifatto a un ampio stralcio di quanto affermato da Benedetto XVI lo scorso 6 novembre in occasione del Forum cattolico-musulmano svoltosi in Vaticano. Pur riconoscendo che musulmani e cristiani “hanno approcci diversi nelle questioni riguardanti Dio”, il Santo Padre - ha ricordato il segretario di Stato - asseriva che “tuttavia, possiamo e dobbiamo essere adoratori dell'unico Dio” e che “insieme dobbiamo mostrare, con il rispetto reciproco e la solidarietà, che ci consideriamo membri di un'unica famiglia”, chiamati “a dimostrare, con le parole ma soprattutto con i fatti, che il messaggio delle nostre religioni è indubbiamente un messaggio di armonia e di comprensione reciproca”. Il cardinale Bertone conclude la lettera con l'augurio di Benedetto XVI al Medio Oriente: che diventi “una terra di dialogo e di fraterna collaborazione, di rispetto reciproco e di pace, grazie all'apporto responsabile di tutti i credenti che vi abitano”.

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    Il significato del digiuno cristiano rispetto alle altre religioni nella riflessione quaresimale del cardinale Paul Josef Cordes

    ◊   "Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo". E' una delle riflessioni di maggior richiamo contenuta nel Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2009. Domani, il Papa - che non terrà al mattino la consueta udienza generale - presiederà il rito di benedizione e imposizione delle Ceneri, che segna l'inizio della Quaresima, al termine della celebrazione eucaristica nella Basilica romana di Santa Sabina. Al microfono di Roberto Piermarini, il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, si sofferma sul valore attribuito da Benedetto XVI al digiuno cristiano:

    R. - Sono molto contento che il Papa abbia scelto questo tema. Viviamo in un mondo in cui c’è il culto del corpo. E’ vero che San Paolo dice: “Nessuno ha mai disprezzato il proprio corpo” e dunque è importante voler bene al corpo. Ma qualche volta questa cura è esagerata. Solo in Germania sono stati venduti 18 milioni di kit per il dimagirmento. Sappiamo tutti che dobbiamo limitarci a curare eccessivamente il nostro corpo. Quindi, da parte del Papa era importante parlare del digiuno. Inoltre, anche altre religioni praticano il digiuno. Conosciamo il Ramadan dell’islam: in un contesto di diversità religiose, quindi, è un compito molto importante sottolineare prima il digiuno e dopo riscoprire anche lo specifico del cristiano.

     
    D. - Non crede che questa cura ossessiva del corpo di cui lei parla, possa portare a un’idolatria del corpo stesso?

     
    R . - Certamente. Dicevano già i Romani: Mens sana in corpore sano. Una mente sana ha bisogno di un corpo sano. Il corpo ha il suo valore, non possiamo negare tutto questo. Però, curare eccessivamente il proprio corpo ha sempre i suoi rischi. Tutta la pubblicità, per esempio, ci mostra il bel corpo: raramente presenta i vecchi che stanno soffrendo. Il corpo è messo così in evidenza, per cui non vediamo più il fatto che più importante del corpo o insieme ad esso deve esserlo lo spirito, la volontà, la libertà. Sono valori astratti ma importanti per salvaguardare uno stato corretto e sano del corpo. Il culto del corpo è molto pericoloso. In Germania, c’era perfino un sapone che si chiamava “Kult”. Questo evidentemente non significa che non bisogna trattare bene il corpo, ma non si deve esagerare con questo desiderio di voler dominare con il corpo la volontà dell’uomo, altrimenti il corpo diventa un tiranno.

     
    D. - Cosa contraddistingue la pratica del digiuno cristiano da quello delle altre religioni?

     
    R. - Se noi guardiamo alle altre grandi religioni scopriamo che l’islam - ad esempio - non ha una relazione con il Creato come il cristianesimo. L’islam non può scoprire nel Creato nessun elemento divino perché Dio è lontanissimo dalla creazione: c’è un abisso tra Dio ed essa. Dio ispira la creazione tramite la legge, la sharia, non ha nessuna relazione personale con la creazione. Invece, il cristiano può identificarsi con il Creato, perché Cristo è il Figlio di Dio e si è incarnato, ha preso la nostra carne. Questa è una cosa insuperabile, perché così noi possiamo avere nel Creato una relazione con Dio stesso. Cristo è il nostro modello, lui è andato nel deserto e così possiamo trovare nel digiuno la persona di Gesù Cristo. Mi sembra che tutti i metodi del digiuno siano importanti, ma lo scopo è quello di vedere come Gesù Cristo viva il digiuno nel deserto: lì ci troviamo di fronte una persona. L’islam ha di fronte una legge, un Dio lontano, noi abbiamo Cristo vicino che ci dà l’esempio del digiuno. I metodi del digiuno hanno questo scopo e non sono molto importanti: importante è che troviamo Cristo. Il Papa dice nel suo Messaggio che il digiuno ci aiuta a dedicarci totalmente a Dio.

     
    D. - Eminenza, il digiuno volontario in tempo di Quaresima può contribuire a combattere la fame nel mondo?

     
    R. - Il Papa lo dice abbastanza chiaramente nel Messaggio. Se io nego qualche cosa di buono e di utile al mio corpo, mi rimane anche una certa somma di denaro. Se io nego ai miei occhi la televisione per un certo tempo, avrò tempo per pregare. Se io cancello nel mio cuore l’orgoglio, avrò forse desiderio di confessarmi. Così, il tempo di Quaresima è per me un tempo di approfondimento della vita cristiana. E’ quasi un esercizio spirituale. La Chiesa ci offre 40 giorni per prepararci alla Pasqua. Sono contento di questo Messaggio perché qualche volta nel mondo la preparazione alla Pasqua era solo un tempo per preparare la colletta e la gente pensava: se faccio una bella offerta ho fatto la mia preparazione. Invece, questo Messaggio quaresimale del Papa ci mostra chiaramente che ci sono altri elementi importanti quanto la colletta che ci indicano il vero senso della Quaresima che vuol dire prepararci a celebrare la Pasqua come morte e risurrezione di Gesù Cristo. Solo chi è morto può sentire la gioia della Risurrezione e solo chi ha fatto veramente un passaggio verso questa morte, negando se stesso, avrà la gioia di celebrare nella veglia di Pasqua la gioia della Risurrezione.

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    Mons. Ravasi: il web e l'informatica vanno umanizzati, perché la vita è molto di più di ciò che appare su uno schermo

    ◊   L'aggressività dei messaggi mediatici, subìta senza un'opportuna lettura critica, può portare a una "lobotomia dell'anima". Il rischio viene paventato dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ieri ha partecipato all'incontro organizzato dalla Associazione Athenaeum, presso l’Università “La Sapienza" di Roma, sul tema “Capacità di intendere e di volere". L’influenza dei media sul giudizio e sulle scelte”. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

     
    R. - I giovani sono grandi fruitori, ormai, della rete informatica. Sono anche consumatori di televisione, di questi mezzi che stanno "sagomando", un po’, la loro identità e il loro profilo. E in verità, questa strada così semplice, così facile, ha dei grandi rischi, continuamente in agguato. Soprattutto, il rischio fondamentale di perdere il calore del dialogo e dell’incontro interpersonale.

     
    D. - E' possibile mantenere la capacità di intendere e di volere, di fronte a messaggi che a volte intendono plasmare i giovani a loro immagine?

     
    R. - Si è persino usato - da parte di studiosi di questi fenomeni - l’espressione di “lobotomia dell’anima”: questi mezzi cercano di ritagliare degli spazi entro i quali collocare la persona, escludendo tutto ciò che non appartiene al loro progetto, che tante volte è un progetto squisitamente commerciale.

     
    D. - Questo processo di sviluppo televisivo, informatico, è irreversibile…

     
    R. - Gli studiosi dei media dicono che probabilmente non abbiamo ancora raggiunto tutte le capacità che questi mezzi hanno - che sono anche capacità, certe volte, di grande efficacia per l’umanità, ma anche di terribile rischio per l’umanità stessa. Pensiamo ad esempio cosa sarà in futuro l’interattività, questo dialogo sempre però un dialogo freddo, mai un dialogo diretto. E allora, per questo motivo cerchiamo di riportare ancora il giovane alla vita. La vita è molto più di quanto appaia su uno schermo.

     
    D. - Ritiene che si possa perdere il gusto per l’incontro vero, il gusto di guardarsi negli occhi, stringersi la mano…

     
    R. - Si stanno perdendo tre tipi di incontri possibili: il primo incontro è quello con la pagina scritta, che tu leggi sfogliandola, ritornando, nel silenzio, ai grandi testi del passato. Leggere su una pagina elettronica è ben diverso: si perde l’incontro soprattutto con l’altro, e da ultimo si perde anche l’incontro con il silenzio, cioè con l’assenza di immagini e di parole per tentare di scoprire qualcosa che è oltre e altro la parola e l’evento puramente informatico.

     
    D. - Perdendo tutto ciò, l’uomo rischia di perdere in un certo senso se stesso, ossia la sua dimensione anche di comunione, di comunità?

     
    R. - Se l’uomo, di sua natura, come ha sempre detto un po’ tutta la cultura, è un essere aperto, ha bisogno - come dice la Bibbia - di un aiuto che gli sia simile. Se noi amputiamo questa capacità di comunicazione e di comunione, indubbiamente avremo un uomo molto più povero e questa relazione non è sufficientemente assicurata dalla relazione informatica, che è sempre esterna, estrinseca, fredda…

     
    D. - E lo sarà sempre? Non è possibile umanizzarla, questa dimensione informatica? Cioè, non potrà mai sostituire la dimensione puramente umana?

     
    R. - Forse la tentazione di qualche mezzo di comunicazione è quella di ridurre l’uomo ad essere molto più semplificato nelle sue relazioni e di avere esperienze solo di tipo superficiale. Per fortuna, però, io ritengo che sia sempre vera una frase che grande Pascal aveva detto: l’uomo supera infinitamente l’uomo. Lo riduciamo un oggetto, lo facciamo schiavo sotto le dittature eppure, egli, alla fine si innamora della bellezza di un paesaggio oppure tenta anche di scoprire il mistero dell’universo, dell’infinito e di Dio.

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    Mons. Tomasi all’Onu di Ginevra: la crisi economica non metta a rischio la promozione dei diritti umani

    ◊   Evitare che l’attuale crisi economica pesi ancor di più sulle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo: è l’esortazione dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, intervenuto in questi giorni alla 10.ma sessione speciale del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra ha ribadito la necessità di un’azione internazionale per garantire la promozione dei diritti umani, anche in questa difficile contingenza economica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Troppo spesso, in periodi di crisi economica, si assiste all’ascesa al potere di governi dal dubbio impegno sul fronte della democrazia: è quanto rilevato con preoccupazione dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi all’Onu di Ginevra. La Santa Sede, ha aggiunto il presule, auspica che tali conseguenze siano evitate giacché, al contrario, ne risulterebbe una seria minaccia per la diffusione dei diritti umani fondamentali. Questa crisi, ha aggiunto, minaccia seriamente il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio contro la povertà, con conseguenze drammatiche, in particolare, per i bambini. I diritti umani di innumerevoli persone, ha affermato, sono già compromessi incluso il diritto al cibo, all’acqua, alla salute e ad un lavoro dignitoso.

     
    La crisi, è stata la riflessione di mons. Tomasi, è stata in parte causata dal comportamento di alcuni attori del sistema economico e finanziario, compresi amministratori di banche e dirigenti che avrebbero dovuto controllare con maggiore diligenza e responsabilità il sistema. Nell’attività finanziaria - è stato dunque il suo monito - non si può guardare solo al facile profitto, ma bisogna perseguire il bene comune. E riecheggiando un intervento di Benedetto XVI, mons. Tomasi ha rinnovato il suo appello affinché ci sia più attenzione per un approccio etico nella creazione di partnership positive tra mercati, società civile e Stati.

     
    L’osservatore vaticano non ha poi mancato di sottolineare che, a causa della crisi, si sono ridotti gli aiuti dei Paesi ricchi a quelli meno sviluppati, così come le rimesse degli immigrati. Questa situazione, ha avvertito mons. Tomasi, minaccia la sopravvivenza economica di intere famiglie, comporta un minore investimento nell’educazione delle nuove generazioni e conseguentemente una crescita ridotta nel futuro. D’altro canto, ha costatato, quando ampie categorie della popolazione vedono i propri diritti sociali ed economici frustrati, la perdita della speranza mette in pericolo la pace. Di qui, l’esortazione ad intraprendere un’azione internazionale concertata per promuovere i diritti umani, dando una base etica alle attività economiche e finanziarie.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'attività finanziaria deve basarsi sui principi etici: nell'informazione internazionale, l'intervento della Santa Sede alla sessione speciale, a Ginevra, del Consiglio dei diritti dell'uomo sulla crisi economica mondiale.

    Spirito critico e cervelli addormentati: in cultura, Marilena Amerise sull'influenza dei media nei giudizi e nelle scelte.

    La quaresima romana del giovane Leopardi: Claudio Ceresa rievoca la rara soddisfazione del poeta, la meditazione sulla tomba di Torquato Tasso.

    Tutto l'impero in una moneta: Claudia Di Giovanni su potere e propaganda nell'antichità.
    Un articolo di Edoardo Caprino dal titolo "Mauriac e l'ipocrisia di chi s'indigna": cinquant'anni fa la pubblicazione dei "Memories interieurs".

    Eroismo di una debolezza che sfida il fluire del tempo; in dialogo con i lirici cinesi dell'epoca T'ang: Elena Buia Rutt recensisce la silloge poetica "Sognando Li Po" di Claudio Damiani.

    Educazione e istruzione elementi fondamentali per una società libera: nell'informazione religiosa, un articolo sull'intervento dell'arcivescovo di Friburgo, monsignor Robert Zollitsch, al simposio presso la School of Economics and Political Science di Londra.

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    Oggi in Primo Piano



    Le misure del presidente Obama per dimezzare in quattro anni il deficit americano

    ◊   Un periodo di sacrifici e di riduzione delle spese a tutti i livelli. Il neopresidente americano, Barak Obama, affronta l’attuale crisi economica non risparmiando critiche alla precedente amministrazione. Le decisioni del capo della Casa Bianca, che oggi parlerà al Congresso, sono state anticipate nel vertice a Washington con politici, economisti e manager. Da New York, Elena Molinari:

    Barack Obama vuole dimezzare il deficit federale Usa in quattro anni. Dopo aver varato il piano salva-economia più costoso della storia americana, il presidente ha dato agli statunitensi la notizia peggiore: il "buco" nelle finanze del governo è insostenibile, non si può continuare a spendere. Attualmente, il deficit Usa è di circa 1300 miliardi di dollari. Ma Obama non è disposto a prendersi la colpa dei conti in rosso. Il vero responsabile, ha sostenuto ieri, è George Bush. E’ Bush, ha detto, infatti, che ha ordinato la costosissima guerra in Iraq ed è lui che ha tagliato le tasse per i ricchi. Sempre Bush ha dato il via alla deregulation finanziaria, che ha portato al collasso del sistema. E su queste linee si muoverà anche il discorso che Obama terrà oggi al Congresso, l’equivalente dello Stato dell’Unione per un presidente al primo anno di mandato.

    Obama, dunque, prende le distanze dalla politica economica del suo predecessore Bush, responsabile - a suo dire - del deficit americano attuale. Esternazioni, queste, dal forte significato politico. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Paolo Mastrolilli, responsabile esteri del TG1 Rai:

    R. - Certamente, Obama deve giustificare i provvedimenti che sta prendendo e anche spiegare agli Stati Uniti il perché di questa crisi. Alla precedente amministrazione si rimproverano, in particolare, due cose: i mancati controlli e le grandi spese, soprattutto per le guerre.

     
    D. - Rimettere in sesto i conti di una nazione vuol dire spesso sacrifici, ma anche impossibilità di portare avanti politiche sociali e di garanzia alle fasce della popolazione meno abbienti. Potrebbe essere lo stesso per gli Stati Uniti?

     
    R. - Obama vorrebbe aiutare le fasce di popolazione meno abbienti. Il problema è che naturalmente ha dovuto già spendere moltissimo per soccorrere le banche e le istituzioni finanziarie. Poi, c’è stato un secondo intervento per stimolare l’economia. E naturalmente adesso bisogna anche intervenire per aiutare le banche che sono in grave difficoltà, come City Group. Il governo americano potrebbe entrare nel capitale con il 40 per cento. Bisogna naturalmente far fronte a tutte quante queste spese. Il suo compito, molto difficile, sarà quello di trovare la maniera di ridurre le spese, senza penalizzare le fasce più deboli della società.

     
    D. - Potrebbe verificarsi un disimpegno statunitense da un ruolo di presenza nelle varie crisi, Iraq e Afghanistan in testa, per aderire invece ad un ruolo che sia meramente diplomatico?

     
    R. - Il presidente Obama ha già segnalato la volontà di un disimpegno in Iraq e quindi di diminuire le spese in questo teatro. Invece, in Afghanistan intende aumentare la presenza militare. In realtà, è una situazione molto delicata. Obama vuole cercare di risparmiare dei soldi anche su questo settore, però non lo può fare al costo della sicurezza degli Stati Uniti. Quindi, cercherà di ridurre in qualche campo la presenza americana, ma non potrà spingersi troppo oltre.

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    La figura di don Sturzo e l'impegno dei cattolici in politica al centro del Seminario "Senza pregiudizi né preconcetti" presentato oggi

    ◊   Sono passati 90 anni dall’esortazione rivolta da don Luigi Sturzo “a tutti gli uomini liberi e forti”, perché uniti propugnino “nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”. Per riflettere su quell’appello, lanciato il 18 gennaio del 1919 dalla Commissione provvisoria del Partito popolare italiano, si terrà venerdì prossimo a Caltagirone, in provincia di Catania, il seminario dal titolo “…Senza pregiudizi né preconcetti. Per gli ideali di giustizia e libertà nella loro interezza”. L’incontro, organizzato in vista della 46.ma “Settimana sociale dei cattolici italiani” in programma nel 2010, è stato presentato stamani nella sede della Radio Vaticana. C’era per noi Amedeo Lomonaco:
     
    In un’epoca ancora una volta segnata da grandi cambiamenti e difficoltà, l'impegno di don Luigi Sturzo è un opportunità per comprenderne soprattutto la dimensione pastorale. E’ quanto sottolinea mons. Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani che ha promosso il seminario:
     
    “Ritengo che la visione di don Sturzo solo come uomo politico sia riduttiva. Dai suoi scritti e dalla sua consapevolezza emerge che tutto il suo impegno e tutta la sua vita siano stati visti proprio come un impegno pastorale per far crescere una coscienza di carità politica nel mondo dei cattolici italiani”.
     
    Recuperare la dimensione pastorale di don Sturzo significa anche ricordare ai cattolici il significato dell’impegno cristiano in politica:

    “Interessarsi del bene comune di un Paese non è un 'optional', non è un appendice alla vita dei credenti. I cattolici sappiano tradurre tutte le istanze del Vangelo sull’uomo. Sappiano unire a questa completezza, senza riduzionismi, una testimonianza personale di vita. Sappiano stare dentro la società e nel mondo della politica, nel pieno rispetto delle regole democratiche”.

    Il professor Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, ha sottolineato poi come lo sguardo della Chiesa, orientato dal Vangelo, promuova nella società i valori della giustizia e della libertà:

    “Passione per la libertà e passione per il Vangelo crescono insieme. La presenza della Chiesa nello spazio pubblico, l’impegno politico dei cattolici e la società aperta - cioè la democrazia, il mercato, la libertà di insegnamento, prima di tutto la libertà religiosa - crescono insieme”.
     
    Rispondendo ai giornalisti, mons. Arrigo Miglio ha ricordato infine che “quando parliamo di immigrati non possiamo discostarci da due parole: “accoglienza e legalità”. “Il bisogno di sicurezza - ha concluso - è sacrosanto, “ma bisogna fare attenzione a non alimentare un clima di paura”.

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    Nel pomeriggio, i funerali di Candido Cannavò, giornalista e difensore di uno sport di valori

    ◊   Fiori rosa per un giornalista che a quel colore ha simbolicamente legato un'intera vita professionale, nel segno dello sport. I fiori dominano la camera ardente che per due giorni ha ospitato a Milano la salma di Candido Cannavò, spentosi domenica scorsa all'età di 78 anni. Per le 14.45 è previsto l'inizio della cerimonia di esequie nella Chiesa milanese di Sant'Ambrogio. Cannavò è stato per un ventennio direttore della Gazzetta dello sport, il principale e più antico quotidiano sportivo italiano, distinguendosi per le sue nette prese di posizione in favore di uno sport che fosse veicolo di valori di competitività e di lealtà e contro le derive rappresentate dal doping e da eccessi di tipo "mercantile". In molti, poi, lo ricordano per il suo intenso impegno sociale. Luca Collodi ne ha parlato con il giornalista sportivo, Mario Pennacchia:

    R. - Dal punto di vista umano, credo sia stato un grande giornalista, un "buon samaritano", perché la sua carriera corre accanto alle opere di solidarietà con i carcerati, con i tossicodipendenti, con i disabili e, persino, i cosiddetti "preti di strada": i sacerdoti, cioè, che danno la loro vita al prossimo, per i sofferenti, i deboli, gli indifesi. Io credo che un giornalista così non ci sia stato prima e sarà difficile trovarlo dopo.

     
    D. - Pennacchia, perché il direttore della Gazzetta si è rivolto al mondo del sociale, ai valori dello sport, almeno nell’ultima parte della sua carriera?

     
    R. - Perché nell’ultima parte della sua carriera c’è stata la sedimentazione di tutto quello che aveva fatto prima, di tutte le esperienze che aveva raccolto, a tutti i livelli, soprattutto la consapevolezza che gli aveva dato lo sport come valore assoluto. Perché lui lo sport lo ha sempre vissuto, condannando senza minima esitazione le offese che sono state fatte ai valori sportivi: dal doping agli illeciti e così via. Vorrei dire che lui ha trionfato nello sport e ciò che gli davano quei trionfi lo ha portato in favore di quelli che non possono dirsi ricchi nella vita, ma che in realtà forse sono quelli che hanno la maggior ricchezza dentro di loro.

     
    D. - Come giornalista in che modo Cannavò ha lottato, ha denunciato il male che rubava spesso credibilità allo sport?

     
    R. - Senza esitazione, con crudezza, contrariamente al suo stile, che era uno stile garbato, morbido, benevolo a volte, indulgente. Si trasformava e non sentiva ragione. Capiva che l’intransigenza era l’unico rimedio per affrontare quelle situazioni e per preservare lo sport da altre ricadute.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Compie 140 anni il Circolo San Pietro: assistite 100 mila persone ogni anno

    ◊   Sono quasi centomila i romani che ogni anno vengono assistiti dal Circolo S. Pietro, storica realtà capitolina, voluta nel 1869 da un gruppo di giovani romani e benedetta da papa Pio IX, che oggi pomeriggio festeggia i 140 anni dalla Fondazione. Tra gli ospiti, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di san Paolo fuori le Mura, mons. Jean Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, Daniel Rudolf Anrig, comandante della Guardia Svizzera Pontificia, e l’ambasciatore dl’Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi. Il Circolo S. Pietro - riferisce l'agenzia Sir - ogni anno fornisce a quasi mille famiglie bisognose pacchi con indumenti, coperte e biancheria completamente nuovi. Le tre mense a Roma, in via della Lungaretta, via Mastro Giorgio e via Adige, attive dalla fine del diciannovesimo secolo, servono 70 mila pasti caldi l'anno mentre le Case famiglia accolgono ogni anno tra i 10 e 13 mila ospiti. Dal 1999 il Circolo S. Pietro ha attivato il Centro Polifunzionale diurno di via Fidene, che ogni anno offre, a oltre 2 mila persone, consulenze gratuite di carattere psicologico, giuridico ed amministrativo, oltre ad aiuti materiali. L’Hospice Sacro Cuore, per le cure palliative ai malati terminali, assiste 190 persone di cui 120 in fase terminale, 66 affette da Alzheimer e 4 da Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica). (R.P.)

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    La tutela del Creato è l’impegno delle Chiese d’Europa riunite in Ungheria

    ◊   “In quanto esseri umani, abbiamo bisogno di vedere noi stessi come custodi della creazione e non come suoi sfruttatori”. E’ quanto si legge in un comunicato – riportato dall’agenzia Sir – delle Chiese cristiane di tutta Europa che ribadiscono così il loro impegno per la tutela dell’ambiente. Un tema scelto quest’anno per l’incontro annuale del Comitato Congiunto della Conferenza delle Chiese europee (Kek) e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) che si è tenuto a Esztergom, in Ungheria, dal 19 al 22 febbraio. Le Chiese europee hanno deciso di sostenere un’iniziativa promossa da tempo in ambito ortodosso e rilanciata all'Assemblea ecumenica europea di Sibiu, quella cioè di utilizzare il periodo che va dal 1° settembre al 4 ottobre come “un tempo di contemplazione, cura e celebrazione della bontà di Dio nella creazione”. In Ungheria si è anche sottolineata l’importanza di legare “strettamente” la sollecitudine per “un’appropriata custodia della creazione” alla “sollecitudine per la giustizia nel mondo”. “I membri del Ccee e della Kek – si legge - hanno riconosciuto che, come europei, abbiamo bisogno di condividere un senso di solidarietà con i più poveri del nostro mondo, che sono le vittime primarie del nostro atteggiamento irresponsabile nei confronti del creato”. Durante l’incontro, si è ascoltato quanto le Chiese stanno facendo in tutta Europa, “sia a livello locale che regionale e nazionale”, per “dare la giusta preminenza nella loro testimonianza al tema della creazione”, avvalendosi spesso anche della consulenza di scienziati ed esperti. Si è chiesto inoltre alle Chiese di “assumersi le proprie responsabilità”, compiendo “passi specialmente al fine di ridurre la nostra ‘impronta di carbonio’”. Nel comunicato finale Ccee e Kek chiedono infine ad ogni membro di “fare la propria parte per esercitare un’influenza sulla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen nel dicembre 2009”. Il prossimo appuntamento del comitato è stato fissato dall’8 all’11 marzo 2010 sul tema delle migrazioni mentre è stata annunciato la conclusione del mandato del comitato congiunto per le relazioni con i musulmani in Europa. (B.C.)

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    Disordini in Nigeria, migliaia gli sfollati a Bauchi

    ◊   Resta tesa la situazione a Bauchi, nell’est della Nigeria, teatro nei giorni scorsi di violenze che hanno causato 11 vittime e i roghi di una moschea e di alcune chiese. Migliaia di persone sono scappate ed hanno trovato rifugio – riferisce la Misna – in alcune strutture pubbliche dove stanno ricevendo aiuti dalla Croce Rossa. Secondo una ricostruzione di un giornale locale, i disordini sono scoppiati per due incidenti separati: un disaccordo tra due gruppi musulmani avrebbe portato alla distruzione della moschea; un banale litigio all’interno di un’area di parcheggio ha invece portato all’incendio della prima chiesa. La situazione è degenerata ma non si è trattato di uno scontro fra cristiani e musulmani. Il governatore di Bauchi ha chiesto la fine delle violenze mentre resta in vigore il coprifuoco deciso dal governo che ha inviato nella zona l’esercito. (B.C.)

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    Allarme dei vescovi di Haiti sulla situazione della popolazione colpita dalle tempeste tropicali

    ◊   A sei mesi dagli uragani che hanno investito Haiti, i vescovi hanno lanciato un allarme perché migliaia di persone sono ancora senza casa. I presuli hanno invitato il governo ad assumersi le proprie responsabilità e a prendere provvedimenti ad esempio per rimboscare l’isola. La mancanza di copertura boschiva contribuisce infatti alle devastanti inondazioni che uccidono ogni anno molte persone in seguito ai tifoni. Haiti ha oggi meno del 2% di copertura boschiva, rispetto al 25% del 1980. Durante l'ultimo incontro della Conferenza episcopale locale è stato anche lanciato un progetto per il rimboschimento della zona intorno a Les Gonaives, la seconda città di Haiti e la più colpita dalle tempeste dello scorso anno, che hanno ucciso almeno 500 abitanti. Le statistiche ufficiali parlano di 793 morti a causa delle tempeste tropicali che hanno flagellato Haiti dal 15 agosto all'8 settembre 2008. I dispersi sono 310. “Le persone soffrono. Hanno perso madri, padri, famiglie... ci sono molti orfani” così all’agenzia Zenit, mons. Louis Kebreau, presidente della Conferenza episcopale di Haiti. Il presule ha anche ringraziato l’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che ha donato più di 41 mila dollari di aiuti d'emergenza per far fronte alle necessità fondamentali della popolazione, come cibo e vestiario. Mons. Kebreau ha anche evidenziato il problema delle sette che, sfruttando la povertà della gente, fanno proselitismo attaccando gli insegnamenti cristiani. (B.C.)

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    Iraq: un intellettuale caldeo spera che il Museo nazionale valorizzi anche le tradizioni cristiane

    ◊   L’apertura del Museo Nazionale a Baghdad è un ulteriore “passo positivo” per la stabilizzazione dell’Iraq ed è un messaggio che il governo lancia ai turisti stranieri: “siete i benvenuti”. È il commento di un intellettuale cattolico caldeo ad AsiaNews, il quale manifesta “soddisfazione” per la riapertura del museo, saccheggiato nei giorni successivi all’intervento delle truppe americane – nel marzo 2003 – e da allora rimasto chiuso. Ieri il primo ministro Nuri al Maliki ha tagliato il nastro per la riapertura ufficiale. “L’arte – racconta la fonte cattolica – è una ricchezza per tutto l’Iraq, che non possiede solo il petrolio nel sottosuolo. Essa va incentivata perché sarà una delle attrattive principali per ripristinare un flusso turistico nel Paese”. Egli racconta di aver visitato il museo “prima della caduta di Saddam” ed esso costituiva un “elemento di vanto” per tutto l’Iraq, anche se la storia e la tradizione cristiana venivano “nascoste” agli occhi dei cittadini arabi. “La sezione dedicata alla comunità cristiana – riferisce l’intellettuale caldeo – era visitabile solo dai turisti stranieri, non era accessibile per gli arabi irakeni. La presenza cristiana è profonda, radicata e affonda le radici nei secoli; Saddam Hussein, pur proteggendola, l’ha sempre nascosta agli occhi dei cittadini comuni”. Egli racconta di un “buco nero” che corrisponde “al periodo in cui è fiorito il cristianesimo” e auspica che il nuovo corso del Museo Nazionale “tenga conto della presenza e del valore della comunità cristiana, la quale ha ricoperto un ruolo di primo piano nella tradizione storico-culturale del Paese”. (R.P.)

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    Pakistan: “Good News Tv”, nuova voce cattolica nel panorama dei mass media

    ◊   Una Tv via Internet è la nuova idea che è stata appena lanciata nel panorama dei mass media pakistani dall’arcidiocesi di Karachi. Si chiama “Good News Tv” e ha iniziato le sue trasmissioni il 21 febbraio scorso. Il progetto - riferisce l'agenzia Fides - è stato ideato e realizzato dal Centro catechistico di Karachi, che ne cura anche i contenuti, le trasmissioni, il palinsesto. Artefice dell’iniziativa, salutata con gioia e soddisfazione dall’intera Chiesa pakistana, è padre Arthur Charles, direttore del Centro catechistico, che ha creduto fortemente nel progetto e nella possibilità di offrire alla Chiesa pakistana un nuovo pulpito da cui evangelizzare, incontrando specialmente i giovani che sono sempre più presenti nella piattaforma di Internet e sono fruitori instancabili di Tv e informazioni via web. “Sono convinto che la Chiesa debba utilizzare i mass media per diffondere il Vangelo ma anche per l’educazione e la formazione dei giovani. Nel mondo di oggi la comunicazione è davvero incessante: siamo bombardati da tv, sms, e-mail. E’ imperativo che in questo villaggio globale esista una forte voce cattolica che annunci la Parola di Dio”, afferma padre Arthur. Il sacerdote nota come Benedetto XVI abbia affrontato questa sfida della comunicazione e, come il suo predecessore, abbia dato molto importanza alla diffusione dei suoi messaggi tramite le nuove tecnologie, creando ad esempio un canale vaticano su “Youtube”. “Mi sono ritrovato in perfetta sintonia con il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, quando afferma che le tecnologie digitali sono un dono per l’umanità, che possono servire a diffondere solidarietà e comprensione fra la persone e i popoli”, nota il sacerdote. Padre Charles è convinto che la Chiesa abbia bisogno di network di mass-media per aumentare la conoscenza della fede presso la comunità dei fedeli ma anche presso quanti non conoscono il cristianesimo. Per questo in Pakistan è stata creata la “Media for Jesus”, organizzazione non-profit che ha come missione la comunicazione della fede e che cura direttamente il progetto della “Good News Tv”. E, dopo la Tv, è in programma l’ampliamento del network, con la creazione di una Radio e di un canale televisivo satellitare. I fondi necessari per realizzare l’impresa stanno giungendo tramite benefattori e pubblicità. (R.P.)

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    Cina: incontro tra sei grandi religioni ad Hong Kong

    ◊   Secondo il calendario cinese, il 2009 è l’Anno del Bue ed a questo tema è stato dedicato l’incontro interreligioso che si è svolto ad Hong Kong nei giorni scorsi. A partecipare all’evento, ospitato dalla Scuola Confuciana locale, - riferisce l'agenzia Ucanews - sono stati circa 200 rappresentanti cattolici, buddisti, confuciani, musulmani, protestanti e taoisti. Nel suo intervento, il vescovo coadiutore di Hong Kong, mons. John Tong Hon, ha invitato i presenti ad emulare la laboriosità al servizio della natura tipica del bue. Citando l’Enciclica “Redemptoris Missio”, scritta da Giovanni Paolo II nel 1990, il presule ha sottolineato la necessità di una società più giusta e caritatevole. “La carità è particolarmente necessaria in questo periodo di depressione globale – ha aggiunto padre Edward Chiau King-fun, rappresentante cattolico del Segretariato che ha organizzato l’evento – Le aziende non dovrebbero licenziare gli impiegati, ma dovrebbero trattarli con dignità”. Sul principio di solidarietà è stato incentrato l’intervento del vescovo anglicano Thomas Soo Yee-po che ha incoraggiato le persone ad aiutarsi reciprocamente, a riflettere sul vero significato della vita ed a portare la pace tra i sofferenti, abbracciando le virtù dell’amore, dell’uguaglianza e della giustizia. Infine, il presidente dell’Accademia Confuciana, Tong Yun-kai ha ricordato i numerosi casi di suicidio avvenuti nell’ovest del Paese a causa della crisi finanziaria globale: “Questo indica che qualcosa non funziona nel sistema educativo, culturale ed economico”, ha detto, sottolineando come lo spirito di Confucio inviti ad adottare un atteggiamento positivo anche di fronte alle difficoltà. (I.P.)

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    Si apre domani ad Aparecida l'annuale Campagna della Fraternità della Chiesa brasiliana

    ◊   Si apre domani presso il Santuario di Aparecida, in Brasile, l’annuale Campagna della Fraternità della Chiesa brasiliana, con la Liturgia Eucaristica delle Ceneri presieduta dall’arcivescovo di Aparecida, dom Raymundo Damasceno Assis; a tenere l’omelia sarà il segretario generale della Conferenza episcopale brasiliana, Dom Dimas Lara Barbosa. Il tema della Campagna 2009 “Fraternità e Sicurezza Pubblica”, cui si affianca il motto “La pace è frutto della giustizia”, è stato scelto su richiesta della Pastorale Carceraria, con la finalità di creare in ogni distretto carcerario un “Consiglio di comunità” e di stabilire politiche sociali che favoriscano il reinserimento degli ex detenuti nel mercato del lavoro. “Obiettivo generale” della Campagna è di suscitare un dibattito sulla sicurezza pubblica e di contribuire alla promozione di una cultura di pace nei singoli, nelle famiglie e nella società, affinché tutti si impegnino efficacemente nella costruzione di una giustizia sociale che sia garanzia di sicurezza per ogni cittadino. Nel documento di fondo predisposto per l’iniziativa vengono esplicitati anche alcuni “obiettivi specifici”, tra cui quello di sviluppare nelle persone la capacità di riconoscere la violenza nella sua realtà personale e sociale, affinché ogni membro della comunità civile si mobiliti assumendo la propria responsabilità riguardo al problema della violenza e al compito della promozione di una cultura di pace; si intende inoltre denunciare la gravità dei crimini contro l’etica, l’economia e la gestione pubblica, nonché l’ingiustizia presente nelle prigioni speciali e l’immunità parlamentare per crimini comuni. Nell’ambito della campagna saranno organizzati incontri nelle parrocchie, tavole rotonde e altre attività di sensibilizzazione e formazione; in programma anche incontri tra esponenti ecclesiali e rappresentanti del Potere Giudiziario, funzionari di Polizia, sociologi, da cui potranno scaturire forme di sinergia per individuare le aree più violente e contribuire a garantire pace e sicurezza. (M.V.)

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    Ultimo saluto ieri al sacerdote ucciso in Colombia domenica scorsa

    ◊   Ieri l’arcivescovo di Medellín, in Colombia, mons. Alberto Giraldo Jaramillo ha presieduto la Santa Messa e le esequie di padre Juan Gonzalo Aristizabal Isaza, ucciso domenica scorsa in circostanze ancora poco chiare. La polizia che sta indagando ritiene che sia rimasto vittima di un atto criminale compiuto dalla delinquenza comune. Padre Aristizabal Isaza era parroco della chiesa di San Giovanni apostolo nonché cappellano del “Hotel Intercontinental” della famosa città colombiana e, come è stato ricordato durante il funerale, la sua opera pastorale “intelligente e generosa” privilegiava in particolare le persone più bisognose. “La Chiesa cattolica in Colombia - ha detto ieri mons. Alberto Giraldo Jaramillo nella cattedrale metropolitana - rifiuta categoricamente questo tipo di atti poiché attentano gravemente la vita umana e sono contro la possibilità di avere una società migliore. Naturalmente offendono il compito evangelizzatore di un sacerdote che quotidianamente non faceva altro che lavorare per il bene degli altri”. “Non abbiamo parole – ha aggiunto il presule - per esprime il nostro dolore e la nostra preoccupazione”. L’arcivescovo ha poi chiesto “preghiere per l’eterno riposo di padre Juan Gonzalo Aristizabal Isaza ma anche per i responsabili di questo crimine affinché il Signore tocchi i loro cuori”. Sulla stampa colombiana si è molto parlato di questo delitto che rientrerebbe nella gravissima ondata di violenza che sta investendo il Paese e dove, come accade ormai da due anni nella quasi totalità delle nazioni latinoamericane, le morti violenti stanno aumentando in maniera esponenziale. Al riguardo le 22 conferenze episcopali della regione si sono pronunciate, non ultimi, due giorni fa, i vescovi dell’Honduras e de El Salvador. Anche i governi e i parlamenti hanno annunciato il loro impegno per mettere sotto controllo questo flagello che, spesso, è legato all’aumento del narcotraffico e soprattutto al fatto che in molti Paesi della regione si è passati dall’essere “esportatori di droga” a “consumatori” e ciò non ha fatto altro che accrescere la delinquenza metropolitana in particolare fra certi settori giovanili. (L.B.)

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    L’impegno dei laici boliviani espresso all’incontro di Cochabamba

    ◊   La quinta Assemblea nazionale del Consiglio dei laici della Bolivia ha concluso i suoi lavori, che si sono svolti tra il 13 e il 15 febbraio nella città di Cochabamba, con una dichiarazione in cui oltre all’analisi della situazione e del momento ecclesiale si assumono precisi impegni alla luce del documento di Aparecida. La riunione ha richiamato proprio il tema centrale di Aparecida (Brasile 13 – 31 maggio 2007) e perciò si è riflettuto sulle grandi questioni “dello spirito missionario con Gesù, in favore di un impegno con la Bolivia”. In comunione con i pastori, i laici boliviani hanno voltuto rinnovare il loro interesse nel prendere parte attivamente alla Missione continentale, consapevoli di “agire all’interno di una nazione profondamente cristiana in cui la religiosità popolare manifesta e rivela la fede a tutti”. “Tutti noi uomini e donne - si legge nel documento - siamo chiamati ad essere protagonisti della nostra storia, e come Popolo di Dio immersi nei cambiamenti della nostra epoca, dobbiamo essere testimoni attivi del Vangelo, illuminati da Cristo, per presentare al mondo in un modo rinnovato e convincente gli insegnamenti sociali della Chiesa”. In particolare, i laici boliviani hanno richiamato l’attenzione sull’urgenza di darsi da fare per difendere la vita umana sempre più messa in pericolo “da politiche mondiali che favoriscono la violenza, la guerra, l’aborto, l’eutanasia e la manipolazione genetica”. In concreto, l’Assemblea del consiglio dei laici boliviani ha assunto l’impegno a lavorare per “favorire l’incontro personale con Cristo” portando “la luce del suo Vangelo in famiglia, nel lavoro, a scuola e in ogni circostanza”. Inoltre, i laici boliviani ritengono che il fondamento della loro vita e del loro agire sia la carità e dunque ciascuno deve sentirsi chiamato “ad essere testimone vivo dell’amore di Cristo vivo”. Nel rinnovare il loro impegno in difesa della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale, i laici hanno assunto il compito di portare avanti una formazione costante alla luce dei doveri dei cittadini e della dottrina sociale della Chiesa. In concreto, i laici della Bolivia s’impegnano a creare “una rete solidale di partecipazione civico-cittadina per facilitare gli impegni quotidiani nelle realtà temporali”. (L.B.)

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    In Francia, iniziative a favore dei poveri del mondo in vista della Quaresima

    ◊   Sarà presentata domani la campagna per la Quaresima organizzata dal “Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo del mondo solidale” (Ccfd) che durerà fino al 29 marzo quando si svolgerà la colletta conclusiva in tutte le parrocchie francesi grazie all’aiuto di 15 mila volontari. Due i momenti importanti: dall’11 al 31 marzo la visita in Francia di collaboratori del Ccfd provenienti dal Sud e dall’Est del mondo; il 21 marzo le animazioni in 500 luoghi di Francia sul tema della povertà. Si discuterà anche di argomenti solitamente poco trattati come la costruzione post-bellica in Sud Sudan, la situazione delle donne contadine in Marocco o il rafforzamento delle reti agricole nelle Filippine. Un modo per vivere la Quaresima, si legge sull’Osservatore Romano, e per comprendere i meccanismi che creano situazioni inaccettabili ma anche per prendere “il rischio dell’incontro” con realtà che spesso si sottovalutano. Nonostante la crisi economica mondiale, il comitato cattolico fa appello per tradurre concretamente la sua solidarietà verso i poveri. (B.C.)

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    Il "no" al matrimonio omosessuale dei vescovi portoghesi: più impegno per la famiglia

    ◊   “In favore del vero matrimonio” è la nota messa a punto dalla Conferenza episcopale portoghese al termine del consiglio permanente che si è svolto a Fatima. Nel documento – riferisce l’Osservatore Romano – i presuli esprimono la loro contrarietà al tentativo di “equiparare le unioni omosessuali al matrimonio delle famiglie costituite sulla base dell’amore fra un uomo e una donna”. Il riferimento è alla promessa elettorale del premier socialista Jose’ Socrates che intende autorizzare i legami tra persone dello stesso sesso in caso di nuova rielezione. Una legge in questo senso, riferiscono i vescovi, rappresenterebbe “un grave cambiamento delle basi antropologiche della famiglia e con essa di tutta la società, mettendo in causa il suo equilibrio”. Pertanto i “modelli alternativi” di matrimonio rappresenterebbero una “fonte di turbamento per gli adolescenti e i giovani” inoltre qualunque iniziativa dello Stato “dovrà avere – sottolineano i vescovi – un inquadramento giuridico chiaramente distinto da quello del matrimonio e della famiglia”. “L’omosessualità – afferma la Conferenza episcopale portoghese – denota l’esistenza di problemi di identità personale” ma, allo stesso tempo, ribadiscono che “la Chiesa rigetta ogni forma di discriminazione o di emarginazione delle persone omosessuali e chiede che siano accolte fraternamente e aiutate a superare le difficoltà che, in non pochi casi, arrecano grande sofferenza”. Netta l’opposizione alla possibilità di adozione da parte delle persone omosessuali perché “il desiderio di per sé non costituisce un diritto” mentre va tutelato “il bene del bambino”. I vescovi, infine, chiedono soluzioni a favore delle famiglie e provvedimenti che le valorizzano come “luoghi di educazione dei figli e che proteggano il suo ruolo importante nella vita sociale”. (B.C.)

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    Ieri i funerali in Albania dell’ultimo vescovo sopravvissuto al regime comunista

    ◊   Si sono svolti ieri nella cattedrale di Shkodrë, in Albania, i funerali di mons. Zef Simoni, vescovo titolare di Bararo, scomparso sabato mattina all’età di 80 anni. Il presule era nato il primo dicembre del 1928 a Shkodrë, a 33 anni divenne sacerdote mentre nel 1992 ricevette l’ordinazione episcopale dalle mani di Papa Giovanni Paolo II, nella cattedrale della sua città. Con mons. Simoni scompare l’ultimo dei vescovi albanesi ad aver vissuto le difficoltà imposte dal regime comunista ateo. In quel periodo, l’allora sacerdote fu costretto a subire lunghi anni di prigionia e indicibili torture non perdendo mai la fede in Dio, testimoniando invece la sua fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al Papa. Dopo la sua liberazione, mons. Simoni ha perdonato tutti mantenendo, nonostante la sofferenza fisica e morale, grande serenità e un carattere estremamente umile. (B.C.)

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    Angola: per il ministro delle Politiche sociali la visita del Papa consoliderà il Paese

    ◊   La visita del Papa in Angola giunge proprio nel momento in cui gli angolani hanno bisogno di messaggi basati sull’amore per il prossimo, la solidarietà ed il mutuo rispetto, tenendo conto del degrado di certi valori della società. E’ quanto ha affermato il ministro dell’Assistenza e del Reinserimento Sociale del governo angolano João Baptista Kussumua che vede nel viaggio di Benedetto XVI “la conferma dell’eccellente relazione” fra la Chiesa cattolica e lo Stato angolano. Per il ministro l’arrivo del Pontefice intensificherà i legami di cooperazione tra l’Angola e la Chiesa nella lotta per il benessere della popolazione. Il rappresentante del governo ha inoltre aggiunto che se il Papa domanderà in quali condizioni si trova il Paese, la risposta sarà che “l’Angola sta crescendo e si sta sviluppando sotto diversi punti di vista”. A giudicare la visita del Papa un momento positivo per l’Angola, il pittore angolano Hidebrandode Melo che definisce l’arrivo di Benedetto XVI un conforto per gli angolani. Per l’artista la Chiesa cattolica si è sempre preoccupata dell’Angola, anche nei momenti più difficili, ed è per questo che la sua presenza, in questa fase di pace che il Paese sta vivendo, sarà molto importante. “Papa Benedetto XVI potrà costatare che noi vogliamo un Paese migliore – ha affermato Hidebrandode Melo – contando sempre sull’aiuto della Chiesa per poter prendere coscienza delle cose”. (T.C.)

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    Costa d'Avorio: l’arcidiocesi di Abidjan avrà una propria televisione

    ◊   L’arcidiocesi di Abidjan in Costa d’Avorio ha in progetto la creazione di una televisione. Lo ha annunciato domenica scorsa, nella parrocchia Saint Joseph d’Attécoubé, durante la messa per la 43.ma Giornata mondiale dei mezzi di comunicazione sociale, padre Augustin Obrou, incaricato dall’arcivescovo di Abidjan mons. Jean-Pierre Kutwa. Il presule invierà a breve una lettera alle parrocchie della diocesi perché possano apportare il loro contributo all’iniziativa. Alla celebrazione hanno preso parte diversi giornalisti invitati a riflettere sul tema “Nuove tecnologie, nuove relazioni, promuovere una cultura del rispetto, di dialogo, d’amicizia” e sul messaggio del presidente della commissione episcopale dei mezzi di comunicazione mons. Joseph Aké. “Al di là dei vantaggi che procurano le nuove tecnologie – ha detto padre André Nkayo, direttore diocesano dei mezzi di comunicazione sociale, che ha letto il messaggio di mons. Aké – il loro utilizzo esige molta responsabilità. Così i genitori sono chiamati ad aiutare i loro figli nell’uso dei cybercafé, che tendono ad essere luoghi di atti immorali e reprensibili”. Il sacerdote a tal proposito ha ricordato quanto scritto da Benedetto XVI nel suo messaggio per la 43.ma Giornata mondiale dei mezzi di comunicazione sociale quando sottolinea che, se le nuove tecnologie devono servire al bene degli individui e della società, coloro che li utilizzano devono evitare l’uso di parole e immagini degradanti per l’essere umano ed escludere ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, avvilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta le persone deboli ed indifese. (T.C.)

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    La gioia di mons. Dolan per la nomina ad arcivescovo di New York

    ◊   È stato un ringraziamento a 360 gradi quello pronunciato ieri da mons. Timothy Dolan, nominato da Benedetto XVI nuovo arcivescovo metropolita di New York. Il primo grazie del presule è andato al Santo Padre, per la fiducia accordatagli, nominandolo a capo della “storica e vitale arcidiocesi newyorkese”. Quindi, mons. Dolan ha ringraziato il suo predecessore, il card. Edward Egan, dimissionario per raggiunti limiti di età, e tutti i “fratelli vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i cattolici impegnati in questa Chiesa meravigliosa”. I ringraziamenti del nuovo arcivescovo si sono poi estesi ai “preziosi collaboratori cristiani, ebrei, islamici ed interreligiosi” dell’arcidiocesi, con i quali il presule si è impegnato “affinché continui l’amicizia”. Quella stessa che mons. Dolan ha assicurato ai leader civili e a “tutti gli uomini e le donne di buona volontà”. Poi, un ulteriore pensiero è andato ai fedeli dell’arcidiocesi di Milwaukee, che mons. Dolan ha guidato dal 2002 fino a ieri: “Sarà difficile lasciarvi”, ha detto il presule. Infine, il neoarcivescovo si è detto “fiducioso nella grazia e nella misericordia di Dio e speranzoso in un futuro pieno di speranza promesso dal Signore”, Colui “senza il quale nulla è possibile e insieme al quale niente è impossibile”. (I.P.)

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    I vescovi del Belgio in festa per la prossima canonizzazione di Padre Damiano

    ◊   “Una notizia che mi riempie di orgoglio e di gioia”: così il card. Godfried Daneels, presidente della Conferenza episcopale del Belgio, commenta l’annuncio della prossima canonizzazione di Padre Damiano, meglio noto come “l’apostolo dei lebbrosi”. Il religioso missionario belga, al secolo Jozef Damian de Veuster, verrà, infatti, elevato agli onori degli altari l’11 ottobre, in piazza San Pietro. “Come vescovo del Paese natale di Padre Damiano – continua il card. Daneels – sarà naturale, per me, essere tra i presenti in piazza San Pietro”. Poi, il porporato sottolinea come questa canonizzazione sia segnata da due importanti caratteristiche: “Innanzitutto, Padre Damiano è il primo santo originario della diocesi di Malines-Bruxelles dopo San Giovanni Berchmans, vissuto nel XVI secolo”. “In secondo luogo – continua il presidente dei vescovi belgi – il futuro santo ha una personalità straordinaria: divenne missionario non per scelta, ma per prendere il posto di suo fratello malato. Una volta arrivato alle isole Hawaii, si mise al servizio dei lebbrosi di Molokai, scegliendo di vivere con loro e contraendo a sua volta la lebbra”. Ma il religioso non si arrese, ricorda il porporato, anzi: “Padre Damiano conservò la speranza anche di fronte ad un destino senza via di scampo. E si fece volontario affinché si sperimentassero su di lui trattamenti medici sperimentali”. “Quando mi chiedono di chi Padre Damiano potrebbe diventare patrono – conclude il card. Daneels – io rispondo: ‘Di tutte quelle persone che continuano a sperare di fronte alla disperazione e perseverano, qualsiasi cosa accada’. Questo è l’insegnamento che Padre Damiano ci ha lasciato”. (I.P.)

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    Svizzera: sarà conferito a due iniziative il prossimo riconoscimento “Oecumenica”

    ◊   La Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera (CTEC) ha conferito per la prima volta il titolo “Oecumenica” a due progetti che costituiscono un esempio di ecumenismo riuscito e duraturo. “Campagna ecumenica del pane per il prossimo/Azione di Quaresima/Essere partner” e “Cammino della croce ecumenica di Zurigo”: questi i due progetti che, legando diverse confessioni cristiane, hanno reso visibile l’ecumenismo e la collaborazione tra cristiani. Presentati sul sito della CTEC, www.agck.ch/fr-ch, sono un esempio concreto delle direttive contenute nella Charta Oecumenica. La Campagna del Pane è un piano solidale a favore dei poveri: ogni anno sono 250 mila le ore di lavoro che dei benefattori offrono per gli indigenti, e ciò proprio nei luoghi in cui essi vivono. Il cammino della croce ecumenica di Zurigo, invece, è una celebrazione ecumenica giunta alla 15.ma edizione che si svolge nei luoghi più rappresentativi della vita civile della città e alla quale prendono parte circa mille persone di diverse confessioni, nazioni, opzioni politiche. La Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera, associazione fondata nel 1971 e della quale fanno parte 10 Chiese, ha dato vita al riconoscimento “Oecumenica” lo scorso anno per promuovere progetti ecumenici innovativi pensati da singoli, parrocchie, comunità o organizzazioni ecclesiali che legano le diverse confessioni cristiane. La CTEC è membro associato del Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra e collabora con le comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Europa. Il 23 gennaio del 2005 tutte le Chiese del CTEC hanno firmato una Carta Ecumenica che enuncia principi cui ogni Chiesa deve fare riferimento per vivere l’ecumenismo. Il riconoscimento “Oecumenica” sarà consegnato in primavera. (T.C.)

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    Restaurata in Vaticano la tavola giottesca dei SS. Pietro e Paolo

    ◊   Con il recente restauro della tavola giottesca raffigurante ss. Pietro e Paolo, da secoli parte del tesoro della Basilica Vaticana, il suo Capitolo “ha inteso sottolineare l’unione dei due principi degli Apostoli” ma anche “offrire il proprio contributo alle celebrazioni dell’Anno Paolino”. Così ha detto domenica scorsa, festa della Cattedra di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica. “Tutti coloro che da ogni parte del mondo giungono a Roma per sostare in preghiera presso le tombe dei due Apostoli - ha aggiunto il porporato - portino impressa nel cuore la testimonianza coraggiosa della fede di Pietro e Paolo e la traducano in un quotidiano gioioso impegno di fedeltà a Gesù nel mondo di oggi”. La tavola sarà esposta prossimamente nella mostra “Giotto e il Trecento” presso il complesso del Vittoriano a Roma. Sull’attento e delicato restauro si può consultare la preziosa pubblicazione del canonico vaticano mons. Dario Rezza. (G.M)

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    Incontro sulla Lettere paoline: interventi di mons. Penna e di Maria Voce

    ◊   Una lectio magistralis su San Paolo ad Efeso di mons. Romano Penna, uno dei più illustri studiosi dell’Apostolo, è stata ieri sera al centro dell’incontro sulle Lettere paoline nella Basilica Ostiense. Una serata a cui hanno partecipato migliaia di persone, presentata dalla giornalista televisiva Livia Azzariti, caratterizzata dalle testimonianze della presidente del Movimento dei Focolari Maria Emmaus Voce e di personalità dello sport e dello spettacolo. L’Arciprete della Basilica, cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, ha affermato che il ciclo di conferenze che si svolgono in questo Anno Paolino confermano come l’apostolo parli ancora alle genti di oggi. All’evocazione della storia della città di Efeso e del periodo in cui Paolo vi abitò, mons. Penna ha fatto seguire una dotta esegesi su alcuni temi peculiari della Lettera (“la Chiesa Corpo di Cristo”, “l’uomo nuovo fatto da Cristo”). Maria Emmaus Voce si è soffermata sulla profonda consonanza fra l’insegnamento di San Paolo e il carisma di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, in particolare nel suo impegno per l’ecumenismo. I suoi funerali furono celebrati nel marzo dell’anno scorso, proprio nella Basilica Ostiense. “Siamo chiamati ad avanzare nell’amore verso tutti – ha detto Maria Emmaus Voce - anche i più lontani, senza attendere di essere contraccambiati”, ricordando poi l’opera di evangelizzazione tra popoli e culture diverse in corso in Africa, in particolare a Fontem, in Camerun). E sempre in Africa, a Ngozi, in Burundi, si sta sviluppando un’iniziativa caritatevole, La piccola Lourdes, promossa dall’attrice Claudia Koll che ha dato una coinvolgente testimonianza della sua vita cristiana. Altra bella testimonianza quella del team manager della società sportiva Lazio, Maurizio Manzini, che ha parlato non solo della gioia di vivere nella lealtà la bellezza dello sport ma anche delle iniziative di solidarietà dei calciatori in ospedali, carceri e scuole. Una testimonianza in tal senso è arrivata anche dal campione del mondo di pallavolo Andrea Lucchetta, ex allievo salesiano. Altro protagonista della serata l’attore Daniele Pecci, che in tv ha impersonato San Paolo, e che ha letto due celebri passi della Lettera agli Efesini. (G.M.)

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    Il ricordo di don Giussani nelle parole del cardinale arcivescovo di Genova, AngeloBagnasco

    ◊   Don Giussani è stato ricordato ieri sera, in occasione dell'anniversario della sua morte, dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel corso della celebrazione che ha presieduto nella chiesa di Santa Marta a Genova. Il porporato – riferisce l’agenzia Sir – ha ricordato l’importanza del dono della sapienza insieme a quello della pace in un tempo fatto di ombre. “Per un credente – ha detto l’arcivescovo - non può mai venire meno la fiducia”, né “la fiducia in Dio”, né la fiducia “nell'uomo e nelle sue risorse interiori di bontà”. Il cardinale Bagnasco ha parlato dell'uomo “saggio”, l'uomo “che tutti vorremmo, e che dobbiamo cercare, di essere con la grazia di Dio e con l'ascesi personale”. E “l'anima saggia – ha spiegato – è l'anima che attraverso le cose visibili vede l'invisibile” è colui “che si lascia rimandare dalle cose finite all'infinito”, “che si lascia ricondurre dalla bellezza di questo mondo alla bellezza stessa”. Saggio è colui che “vive alla presenza di Dio” e non è vittima della “frammentazione di idee, di concetti, di emozioni, di sentimenti, di umori”. Il saggio è colui che sa “relativizzare ciò che accade” e non perché ciò “non abbia importanza, ma perché ha la sua giusta importanza, né più né meno”. “Vivere alla presenza di Dio - ha continuato il porporato - vivere nella dimensione mistica della fede significa abbracciare ed amare di più il mondo e ogni uomo”, e significa “tenere caro quella concretezza comportamentale, che caratterizza la vita del cristiano, senza che il comportamento diventi moralismo” o “intellettualismo”. Infine, il porporato ha parlato dello “splendido paradosso umano” che é “questo piccolo e povero nostro cuore, così finito in sé, è paradossalmente così anelante all'infinito”. E suscitare questo desiderio – ha detto ancora - “accendere la vita e la luce nel cuore, sia dei giovani che dei meno giovani” è il centro di quella “passione educativa” che sempre più “incalza come urgente, prioritaria irrinunciabile e non rimandabile”. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nel nord ovest del Pakistan i talebani annunciano il cessate il fuoco illimitato dopo l’accordo sulla sharia

    ◊   I talebani hanno annunciato oggi un cessate il fuoco illimitato nella valle dello Swat, nella zona nord-occidentale del Paese. L'annuncio fa seguito ad una precedente tregua di dieci giorni. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Il punto importante che ha permesso la tregua, ora confermata senza limiti di tempo, è l’accordo raggiunto otto giorni fa tra le autorità della provincia e i leader islamici che prevede l'applicazione della legge islamica della sharia. Dunque nella valle dello Swat, all’estremo nord ovest del Pakistan la sola legislazione valida da ora in poi sarà la legge islamica. E anche i talebani della vicina zona tribale del Banjaur hanno annunciato la fine delle ostilità con il governo centrale. Islamabad ha giustificato il suo beneplacito spiegando che bisognava a tutti i costi assicurare la pace nella turbolenta valle. Forti perplessità sono state espresse dai Paesi occidentali e dalla Nato, preoccupati del fatto che la legge islamica significhi lasciare campo libero ai fondamentalisti. Intanto, il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha annunciato che incontrerà in settimana i ministri degli Esteri di Afghanistan e di Pakistan nell’ambito di una revisione della politica delgi Stati Uniti nella regione.

     
    Iraq
    Partecipazione concreta a rapimenti e omicidi. È questa la clamorosa accusa nei confronti di dodici agenti della polizia del Ministero degli interni iracheno che sono stati arrestati. Il tutto è stato reso noto dal portavoce del ministro degli Interni, Abdl Karim Khalaf, il quale ha voluto evidenziare che gli arresti sono stati eseguiti sulla base di indicazioni precise emerse nelle indagini sul rapimento di un uomo nel quartiere nuova Baghdad. Gli agenti arrestati hanno commesso i loro crimini indossando la divisa e utilizzando le auto della polizia. Intanto, sarà annunciato il prossimo 11 marzo il verdetto sull’ex vice primo ministro iracheno Tareq Aziz e sette altri ex gerarchi del deposto regime imputati per aver favorito l’esecuzione di 42 commercianti e uomini d’affari nel 1992 a Baghdad.

    Egitto
    Iniziano a trapelare le prime indiscrezioni sulla matrice dell’attentato che domenica sera ha ucciso una ragazza francese e ne ha feriti altri 17, nella piazza del Cairo da cui si accede al suk turistico di Khan el Khalili. Secondo fonti di sicurezza egiziana la bomba aveva un timer del tipo utilizzato per le lavatrici e sarebbe stata deposta sotto il sedile in pietra dov’è scoppiata. Ma la notizia più importante è quella che l’attentato pare sia stato commesso da adolescenti senza esperienza non legati a gruppi integralisti, spinti, forse, dall’emotività provocata dai massacri di Gaza. Intanto, con un aereo ambulanza francese sono partiti per Parigi gli ultimi tre studenti francesi feriti nell’attentato.

    Israele
    Il leader del Likud, Benyamin Netanyahu, prosegue nei tentativi di dar vita a un governo allargato, così come consigliatogli dal Capo dello Stato Shimon Peres, malgrado si siano conclusi senza esito i primi contatti con i centristi di Kadima e con i laburisti. Il leader del Likud ha organizzato per venerdì l’ennesimo incontro con la leader di Kadima Tzipi Livni che preme per avere dal Likud un impegno esplicito alla realizzazione dell’iniziativa di Annapolis, per un accordo con i palestinesi incentrato sulla formula “due Stati per i due popoli”. Ma, a quanto pare, l’iniziativa è stata prontamente bocciata dai partiti nazionalisti. In questi giorni, Netanyahu comincerà a lavorare anche all’opzione di riserva, cioè quella di formare un governo omogeneo di destra basato sui partiti confessionali e nazionalisti.

    Il presidente Ahmadinejad in visita in Africa
    Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad è partito oggi per un tour in tre Paesi africani, con tappe a Gibuti, Isole Comore e Kenya. Prima di partire da Teheran, Ahmadinejad, citato dall'agenzia Irna, ha sottolineato “gli stretti rapporti politici, sociali ed economici” della Repubblica islamica con i Paesi africani e ha aggiunto che durante il suo viaggio saranno firmati “vari accordi e contratti” bilaterali. L'Irna scrive che il presidente iraniano ha in programma anche incontri con leader religiosi e conferenze in alcune università.

    Somalia
    Almeno quindici morti, tra loro anche una madre con la sua bimba, ed una sessantina di feriti: è il bilancio di una violenta battaglia avvenuta stamani nella zona sud di Mogadiscio. Si è trattato di un ennesimo attacco degli estremisti islamici che hanno violentemente bombardato un campo militare delle truppe governative che si trova nell'area di Tribunka. Domenica sera gli stessi gruppi integralisti armati avevano attaccato, sempre a Mogadiscio, una base dei peacekeeper burundesi, causando almeno 11 morti e 25 feriti, alcuni dei quali gravi. Fonti degli insorti, peraltro, hanno affermato che tra le forze di pace panafricane le vittime erano state più di 50.

     
    Manifestazioni in Thailandia
    Riesplodono le proteste in Thailandia, a soli due mesi dall'insediamento del nuovo primo ministro Abhisit Vejjajiva, con un corteo di 15mila persone in camicia rossa che hanno partecipato oggi alla protesta organizzata a Bangkok dall'Udd, il Fronte unito per la democrazia e contro la dittatura. Il servizio di Fausta Speranza:

    Negli ultimi 3 anni la storia politica della Thailandia è stata molto movimentata con un susseguirsi di eventi a partire dalla caduta in disgrazia del discusso primo ministro Thaksin. Poi c’è stato il colpo di Stato militare anche se "soft" a settembre 2006 che ha dato il via al regime militare che si è concluso con le elezioni politiche a dicembre 2007. Quindi, l'allontanamento di due primi ministri ritenuti vicini a Thaksin, fino ad arrivare dopo la chiusura dell'aeroporto internazionale di Bangkok di inizio dicembre 2008 al ribaltone politico in cui una parte della maggioranza eletta dal popolo si è alleata all'opposizione dandole di fatto i numeri per poter governare. Governo che è stato affidato alla guida proprio di khun Abhisit Vejjajiva.

     
    Ma quali sono le finalità delle manifestazioni di oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto Stefano Vecchia, esperto di politiche asiatiche:

    R. – La finalità è quella di costringere il governo – guidato da Abhisit Vejjajiva - alle dimissioni; questo è un governo che è nato due mesi fa, dopo che il precedente governo era stato sciolto da un provvedimento giudiziario. Per l’opposizione – le camicie rosse, che sono tornate in piazza – questo è un governo illegale, costituito a seguito di un colpo di Stato giudiziario.

     
    D. – Ecco, ma queste proteste non rischiano di far tornare il Paese nel caos, così com’era successo qualche mese fa?

     
    R. – La protesta non ha le stesse caratteristiche di quella delle camicie gialle, che si erano mobilitate alla fine dello scorso anno; non ha la stessa consistenza e soprattutto non gode degli stessi appoggi, in particolare dell’esercito, dell’establishment economico delle camicie gialle. Certamente è un elemento destabilizzante, nel senso che è un elemento che comunque impedisce una normalizzazione della situazione politica.

     
    D. – Quali sono, a questo punto, le risposte che possiamo attenderci da parte del governo?

     
    R. – Il governo sta cercando di muoversi in due direzioni: una è quella di riassorbire, in qualche modo, la tensione, recuperando le forze politiche che sono state costrette ad abbandonare il potere nel precedente governo e che sono un pò gli “sponsor” di queste camicie rosse che oggi sono tornate in piazza. La seconda linea di condotta è invece quella più impositiva, ovvero impedire alle camicie rosse di entrare nei centri del potere, di occupare il palazzo del governo e, di fatto, di bloccare la capitale durante le loro manifestazioni.

     
    D. – Tra l’altro, bisogna dire anche che la Thailandia, sul fronte economico, registra una contrazione record del 6,1% nel quarto trimestre per il collasso delle esportazioni; queste proteste non possono influire anche su questa situazione, già drammatica…

     
    R. – Assolutamente si; c’è grande preoccupazione per gli investitori stranieri, c’è grande preoccupazione per il mondo imprenditoriale tailandese, l’economia è in frenata, si avvia verso la recessione e avanguardia di questa recessione sono appunto il brusco calo delle esportazioni ed un drastico ridimensionamento del settore turistico.

    Italia-Francia
    ''Italia e Francia vogliono unire i loro sforzi per cambiare l'Europa e tutelare gli europei'' in questo periodo di crisi. E' quanto ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy, nella conferenza stampa congiunta con il premier italiano Silvio Berlusconi, al termine del vertice italo-francese che si e' tenuto oggi a Villa Madama. Sarkozy ha anche detto che ''l'Italia e la Francia chiedono una nuova strategia della Nato'' e ''di creare uno spazio comune con la Russia'', che garantisca ''la sicurezza del continente''. Si tratta del 27.mo vertice tra Italia e Francia. Dopo il colloquio a due per Berlusconi e Sarkozy, la sessione plenaria del vertice con numerosi ministri delle due delegazioni. Firmato inoltre un accordo di cooperazione nel settore del nucleare tra Italia e Francia.

    Guantanamo
    La Casa Bianca resta più che mai convinta dell'opportunità di chiudere Guantanamo, ma intende agire avendo piena visione dei tempi, dei modi e delle conseguenze della chiusura. È quanto emerso alla visita che il nuovo ministro della Giustizia, Eric Holder, ha fatto oggi a Guantanamo Bay. E proprio oggi il Pentagono ha reso noto ufficialmente il rapporto di 85 pagine dell'ammiraglio Patrick M. Walsh, comandante in seconda della Marina in base al quale ritiene opportuno ridurre l'isolamento dei detenuti del carcere di Guantanamo. I contenuti del rapporto di 85 pagine erano già stati anticipati sabato scorso. Dal rapporto, che è stato consegnato al presidente, Barack Obama, emerge che il carcere è in linea con gli standard previsti dalla Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri ma il livello di isolamento desta preoccupazione. Mentre in passato i prigionieri avevano raggiunto anche le 800 unità, oggi a Guantanamo sono 245.

    Per i tragici fatti di Mumbai individuata una pista investigativa che porta a Brescia
    Una pista relativa agli attentati di Mumbai, avvenuti il 26 novembre scorso e che hanno provocato la morte di 138 persone tra cui un italiano, porterebbe a Brescia, dove è presente una nutrita comunità di pachistani. È quanto emerge da un rapporto - del quale riferisce oggi il Corriere della Sera - che l'Antiterrorismo indiano ha inviato tramite Interpol a tutti quei paesi da cui provenivano le vittime dell'attacco e che potrebbero in qualche modo fornire indicazioni utili alle indagini. Nel rapporto - un documento di 72 pagine contenente una ricostruzione di quanto avvenne quella sera del 26 novembre - si sottolinea che un pakistano, qualificatosi come Javaid Iqbal e la cui identità è al vaglio degli investigatori italiani, avrebbe effettuato un pagamento presso una banca di Brescia per attivare le schede telefoniche austriache, acquistate negli Stati Uniti e poi utilizzate dai terroristi.

    Sri Lanka
    I soldati dello Sri Lanka sono entrati nella città di Puthukudiyiruppu, ultimo bastione dell'esercito di Liberazione delle Tigri Tamil (Ltte). Lo riferiscono fonti militari, secondo le quali il grosso delle ultime forze dei Tamil si concentra a Puthukudiyiruppu e a breve potrebbe cominciare la battaglia finale. La 58/a divisione dell'esercito dello Sri Lanka, che in questi mesi ha portato tutti gli attacchi contro le Tigri, sta provvedendo all'evacuazione degli ultimi civili prima di cominciare la battaglia finale, “l'ultimo obiettivo” come lo definisce il comandate della divisione, che vede la fine della guerra a giorni. Ci sarebbero ancora circa 20.000 civili nelle zone dei Tamil, e tra questi civili anche i comandanti dell'esercito dei ribelli. L'esercito di liberazione Tamil ha inviato una lettera all'Onu e ad altri paesi chiedendo una tregua, rifiutata dall'esercito che accusa i ribelli di non voler deporre le armi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 55

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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