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Sommario del 19/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Libere le due suore italiane rapite in Kenya. La gioia del Papa. Ai nostri microfoni le due religiose
  • La crisi economica e la pace in Medio Oriente al centro dell’udienza di Benedetto XVI con il premier britannico Gordon Brown
  • Seguite con coraggio il Vangelo: così il Papa al Pontificio Collegio Pio Latino Americano di Roma
  • Altre udienze e nomine
  • Ricevimento per gli 80 anni dei Patti Lateranensi: rapporti ottimi tra Italia e Santa Sede
  • Progressi nei colloqui tra Santa Sede e Israele sull'Accordo economico
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Arinze: il mondo non emargini né sfrutti l'Africa
  • Rapporto Social Watch: affrontare la crisi economica rispettando i diritti umani
  • Chiesa e Società

  • Grande partecipazione ai funerali del missionario spagnolo ucciso sabato a Cuba
  • Riprovazione della Chiesa in Terra Santa per le offese di una tv israeliana a Gesù e alla Madonna
  • Il cardinale Tauran: cristiani e musulmani collaborino nel rispetto della reciprocità
  • Appello dell'Onu per la tutela dei civili nel conflitto in Sri Lanka
  • Usa: la crisi economica potrebbe portare all'abolizione della pena di morte
  • La presenza cristiana in Iraq al centro di una conferenza in Libano
  • A Roma teologhe musulmane e cristiane a confronto
  • Nelle librerie la Bibbia edita dai Pavoniani
  • Peregrinatio Pauli in sessanta città italiane
  • Fischio d’inizio per la Clericus Cup torneo di calcio per sacerdoti e seminaristi
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Nato discute un incremento dell'impegno in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Libere le due suore italiane rapite in Kenya. La gioia del Papa. Ai nostri microfoni le due religiose

    ◊   Dopo mesi di angoscia sono state liberate suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero, le due religiose del Movimento Contemplativo Missionario “Padre de Foucauld” di Cuneo, sequestrate ai primi di novembre al confine tra Kenya e Somalia. Grande gioia è stata espressa a nome del Papa da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Finalmente libere. L’annuncio del rilascio delle due suore italiane rapite nella città di El Wak, nel nordest del Kenya al confine con la Somalia, è stato dato dalla Farnesina. Le due missionarie del Movimento Contemplativo ''Padre de Foucauld'', suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero rispettivamente di 67 e 61 anni, erano state sequestrate nella notte tra l'8 e il 9 novembre da un commando composto da circa 200 uomini. Grandissima gioia è stata espressa a nome del Papa da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. ''Erano mesi che pregavamo per loro'', ha detto, aggiungendo che ora non si devono dimenticare tutte le altre persone ancora vittime di sequestri. Da anni le due religiose lavoravano come missionarie con i profughi somali. Trasferite subito dopo il rapimento in Somalia più volte erano state date notizie sulle loro condizioni, poi oggi l’improvvisa svolta.

     
    Al microfono di Luca Collodi ascoltiamo suor Caterina Giraudo:

    R. – Sono qui felice, riconoscente, senza parole, insieme alla mia sorella Maria Teresa. Siamo proprio resuscitate, siamo felici, e non abbiamo parole per dire il nostro grazie per tutto quello che è stato fatto, non solo per liberarci, ma anche per quello che abbiamo vissuto. Stiamo cogliendo proprio adesso che tantissime persone sono state unite a noi nella preghiera, nel pensiero, con l’affetto, con l’ansia. Noi lo sapevamo, lo pensavamo, eravamo sicure, però, adesso lo tocchiamo con mano. Siamo tanto riconoscenti.

    D. – Suor Caterina, come avete trascorso questi giorni?

     
    R. – Sono stati 102 giorni, trascorsi con tanta angoscia. Però, abbiamo soprattutto voluto impegnare il nostro tempo nella preghiera e la preghiera ci ha salvate, ci ha proprio sostenute: fede e preghiera, la certezza che non eravamo sole. Anche se fisicamente non sentivamo nulla, avevamo però la certezza che Dio è con noi. E poi avevamo la certezza che tante persone pregavano per noi. Quindi, questa è stata una forza immensa. Poi dobbiamo anche dire che le persone che ci hanno recluse, ci hanno trattate bene.

     
    D. – Vi hanno spiegato il perchè di questo sequestro, suor Caterina?

     
    R. – Loro dicevano solo che volevano soldi, solo quello.

     
    D. – Voi riuscivate a parlare tranquillamente con loro?

     
    R. – Parlavamo abbastanza, perché grazie a Dio io potevo comunicare un poco in somalo. Per cui parlavamo amichevolmente, parlavamo abbastanza amichevolmente.

    Grande felicità anche nelle parole di suor Maria Teresa Oliviero:

    R. – Sto bene, sono felice, sono immensamente felice di essere con i piedi sulla terra libera in Kenya, con tanto affetto attorno a noi. Ci stanno facendo tanta festa, siamo molto contente.

     
    D. – Suor Maria Teresa che cosa ci può raccontare di questi oltre 100 giorni di prigionia. Che cosa ha pensato in questi giorni?

     
    R. – Ho cercato di non pensare troppo perché se pensavo a qualcuno o a qualcosa il cuore scoppiava. Allora cercavo di vivere serena quello che avevo davanti a me. Ma abbiamo avuto tanta angoscia. Tanti giorni senza notizie, il tempo era tanto lungo. Ci siamo fatte coraggio fra di noi: suor Caterina sa un po’ di somalo e abbiamo instaurato una bella amicizia con chi ci ha rapito.

    D. – In alcuni momenti avete avuto paura o la speranza è stata più forte…

     
    R. – Abbiamo avuto paura ma abbiamo tirato avanti perché non si poteva fare diversamente. Abbiamo avuto paura, ma anche tanta speranza. Voglio ringraziare il Santo Padre che ci è stato tanto vicino, lo abbiamo sentito. Grazie, grazie, grazie!

     
    D. – Quanto vi ha aiutato la fede?

     
    R. – La fede ci ha aiutato al cento per cento: se non era per la fede io penso che non ce l’avremmo fatta.

    L’improvvisa notizia della liberazione delle due suore è stata accolta con grande felicità dal "Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld" di Cuneo cui appartengono suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero. Ecco la gioia di don Pino Isoardi, responsabile del Movimento:

    R. – Siamo veramente felici, ovviamente dopo tanta, tanta attesa, non ci aspettavamo che avvenisse così improvvisamente. Però quasi non abbiamo parole per dire tutta la nostra riconoscenza. Ci siamo immediatamente riuniti nella cappella con lo scampanìo delle nostre campane, compreso anche padre Andrea che pur essendo malato e molto debole eppure è venuto ed abbiamo cantato insieme il Magnificat che da tanto tempo aspettavamo di cantare insieme per questo.

     
    D. – Anche il Papa aveva lanciato un appello per la loro liberazione. Tanta solidarietà intorno a voi…

     
    R. – Moltissima, abbiamo già ringraziato a suo tempo ma ovviamente ringraziamo ancora una volta di tutte le preghiere che il Santo Padre ha suscitato per questa vicenda e poi ringraziamo concretamente il Ministero degli esteri, il ministro Frattini e vorrei fare un nome particolare che è il capo dell’unità di crisi, il consigliere Fabrizio Romano, insieme ai suoi collaboratori, perché oltre ad aver lavorato con grande impegno hanno avuto anche un modo molto gentile di trattare con i familiari e con la comunità.


    Molti gli appelli lanciati per la loro liberazione e anche Benedetto XVI aveva fatto sentire la sua voce. Lo scorso 26 dicembre all’Angelus il Santo Padre aveva chiesto il rilascio delle due religiose:

    “Vorrei che in questo momento sentissero la solidarietà del Papa e di tutta la Chiesa. Il Signore, che nascendo è venuto a farci dono del suo amore, tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a queste nostre sorelle di essere liberate per poter riprendere il loro disinteressato servizio ai fratelli più poveri”.

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    La crisi economica e la pace in Medio Oriente al centro dell’udienza di Benedetto XVI con il premier britannico Gordon Brown

    ◊   Favorire progetti di promozione umana per lo sviluppo e la pace, specie in Medio Oriente: è quanto auspicano Benedetto XVI e il premier britannico Gordon Brown che stamani è stato ricevuto in Vaticano assieme alla consorte e al seguito. In una conferenza stampa, dopo l’incontro, Brown ha detto di aver invitato il Pontefice a visitare l’Inghilterra. Alla vigilia dell’incontro, Gordon Brown - che sta preparando il G20 di Londra del prossimo 2 aprile - ha scritto un articolo per l’Osservatore Romano dal titolo “Crisi economica e sradicamento della povertà”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    Benedetto XVI e Gordon Brown, informa una nota della Sala Stampa vaticana, si sono soffermati sull’attuale “crisi economica mondiale” e sul “dovere di proseguire con le iniziative a favore dei Paesi meno sviluppati”, favorendo “la collaborazione su progetti di promozione umana, rispetto dell’ambiente e sviluppo sostenibile”. Il Papa e il premier britannico hanno auspicato “un rinnovato impegno della comunità internazionale per risolvere i conflitti in atto, particolarmente in Medio Oriente”. Infine, conclude la nota, si sono passati in rassegna “alcuni temi bilaterali, di interesse soprattutto per la comunità cattolica del Regno Unito”. Dunque la lotta alla povertà è stata al centro dell’udienza in Vaticano, come del successivo colloquio con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e con l’arcivescovo Dominique Mamberti. E proprio sulla crisi economica, alla vigilia dell’incontro con il Papa, Brown ha scritto un articolo per l’Osservatore Romano.

    La recessione globale “richiede una risposta globale”, sottolinea il premier aggiungendo che “è nostro dovere comune far sì che le esigenze dei Paesi più poveri non siano un pensiero secondario a cui si aderisce per obbligo morale o per senso di colpa”. Per Brown “è ora di vedere i Paesi in via di sviluppo inseriti nelle soluzioni internazionali di cui abbiamo bisogno”. Quindi, mette l’accento su quei valori religiosi, “come la giustizia e la solidarietà” che hanno portato Regno Unito e Santa Sede a sostenere insieme un’iniziativa finanziaria per la vaccinazione dei bambini poveri (International Finance Facility for Immunisation). L’acquisto da parte del Papa nel 2006 del primo bond per l’immunizzazione, sottolinea Brown, è stato espressione tangibile dell’impegno comune a favore dello sviluppo internazionale. Grazie a questi titoli obbligazionari, si legge sull’Osservatore Romano, 500 milioni di bambini saranno immunizzati da qui al 2015. E proprio per suggellare questo risultato, il premier britannico ha donato stamani al Papa una fotografia che ritrae una donna etiope che ha salvato il proprio bambino grazie alla sottoscrizione del primo bond per le vaccinazioni. Sempre nell’articolo, Brown sottolinea l’importanza del prossimo G20, il 2 aprile a Londra. E proprio ieri, parlando ai giornalisti a Downing Street, ha spiegato cosa si aspetta da questo Summit:

     
    What we need is a world...
    Quello di cui abbiamo bisogno, ha detto Brown, è che il mondo lavori insieme. Ogni parte del mondo deve contribuire alla ripresa dell’economia, dare il suo supporto all’economia con nuovi investimenti, tenere bassi i tassi di interesse. Il G20 del 2 aprile, è stato il suo auspicio, deve servire a trovare il modo in cui i Paesi possano unirsi per raggiungere questi obiettivi.
     
    All world has to come...
    Tutto il mondo – ha detto ancora ai giornalisti - deve unirsi per mandare un messaggio per sostenere un’economia aperta e non protezionista. Il protezionismo – ha avvertito - è una via verso la rovina, significherebbe meno commercio, meno lavoro e alimenterebbe un circolo vizioso in ogni continente.

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    Seguite con coraggio il Vangelo: così il Papa al Pontificio Collegio Pio Latino Americano di Roma

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza la comunità del Pontificio Collegio Pio Latino Americano, che in questi giorni sta festeggiando il 150.mo anniversario di fondazione. Il Papa ha esortato gli studenti di questa prestigiosa istituzione a perpetuarne il patrimonio con l’apporto della “gioiosa esperienza dell’universalità della Chiesa”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Fin dalla sua fondazione, il 27 novembre del 1858, il Collegio Pio Latino Americano di Roma si è distinto come centro di formazione, prima per seminaristi, e successivamente per diaconi e sacerdoti. I suoi studenti – ha spiegato Benedetto XVI – hanno trovato “un clima di semplicità, accoglienza, preghiera e fedeltà al magistero del Papa”. Un clima – ha aggiunto il Santo Padre – che contribuisce a far crescere l’amore per Cristo e il desiderio “di servire umilmente la Chiesa, cercando sempre la gloria di Dio e il bene delle anime”. Il Papa ha quindi esortato gli studenti del Pontificio Collegio, “eredi di un ricco patrimonio umano e spirituale”, a perpetuare questa ricchezza con l’apporto delle “distinte discipline ecclesiastiche e la gioiosa esperienza dell’universalità della Chiesa”. L’invito è quello di seguire il Vangelo con coraggio rispondendo all’insegnamento di Gesù: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli”.

    “Ustedes mismos son fruto de esa maravillosa siembra…
    Voi stessi siete il frutto di questa meravigliosa semina del messaggio di Cristo nella storia”.
     
    La possibilità, data dal Pontificio Collegio, di aprirsi alla conoscenza di altre culture ed esperienze ecclesiali – ha poi osservato il Papa – aiuta a sentirsi “autentici discepoli di Cristo e missionari della sua Parola”. Una missione vissuta nella fedeltà al Pontefice:

    “El amor y la adhesión a la Sede Apostólica…
    L'amore e l'attaccamento alla Sede Apostolica è una delle caratteristiche più rilevanti dei popoli latinoamericani e dei Caraibi”.

    Incontrando gli studenti del Pontificio Collegio Latino Americano di Roma, il Santo Padre ha ricordato in particolare l’impegno nella nuova evangelizzazione profuso dalla “Missione Continentale”, indetta dalla Conferenza di Aparecida per “la formazione e lo sviluppo delle comunità cristiane e dei missionari”. Il Santo Padre ha infine espresso il proprio apprezzamento alla Compagnia di Gesù, alla quale San Pio X ha affidato la direzione del Pontificio Collegio.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Nigeria, in visita "ad Limina”.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Guatemala mons. Paul Richard Gallagher, arcivescovo titolare di Hodelm, finora nunzio apostolico in Burundi.

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    Ricevimento per gli 80 anni dei Patti Lateranensi: rapporti ottimi tra Italia e Santa Sede

    ◊   Tra Italia e Santa Sede i rapporti sono ottimi. E' stato ribadito ieri sera durante un ricevimento all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede in occasione degli 80 anni dalla firma dei Patti Lateranensi e dei 25 anni dalla revisione del Concordato. Hanno partecipato all'evento il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Silvio Berlusconi, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco. Il servizio di Alessandro Guarasci.
     
    Quali siano i rapporti tra i due Stati lo dice chiaramente, in poche ma esplicite parole, il capo dello Stato Giorgio Napolitano: “"Il Concordato è un testo ancora attuale e importante e contiene grandi potenzialità”. Sulla stessa linea il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi:
     
    “Sì, da quando noi abbiamo avuto la responsabilità di governare il Paese, ci siamo sempre dedicati alla soluzione dei piccoli problemi che esistevano tra la Repubblica italiana e lo Stato del Vaticano, con soddisfazione di tutti”.

    Per Berlusconi c’è un’assoluta identità di vedute, anche e soprattutto sui temi internazionali. Secondo il premier, nell’incontro si è parlato anche delle violenze subite dai cattolici in alcune parti del mondo. Sul fronte interno si è affrontato il tema delle scuole cattoliche, che inizialmente avevano visto tagliati i fondi ad esse dedicati. E nei prossimi giorni il parlamento sarà chiamato a varare una legge sul fine vita. Per Berlusconi questo "è un problema che non è assolutamente di parte, ma riguarda tutti. Il mio auspicio è sempre quello di trovare soluzioni condivise”. Che il clima tra Italia e Santa Sede fosse ottimo lo si è capito anche dal presidente del Senato, Renato Schifani, per il quale i Patti Lateranensi sono garanzia di coesione sociale. Insomma 80 anni di amicizia tra due Stati che collaborano nel comune interesse. In mattinata, il tema era stato affrontato in un convegno alla Camera, in cui il presidente Gianfranco Fini aveva richiamato il concetto di laicità positiva. Per Fini si tratta di una laicità che, “ha tra le sue radici anche la dottrina sociale della Chiesa, con la sua tesi dell'indipendenza e autonomia della stessa Chiesa dalla comunità politica e viceversa".

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    Progressi nei colloqui tra Santa Sede e Israele sull'Accordo economico

    ◊   La Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele si è riunita ieri mattina presso il Ministero degli Affari Esteri a Gerusalemme per proseguire i negoziati sull’ ”Accordo economico”, riguardante questioni fiscali e di proprietà.

    L’incontro – riferisce un comunicato congiunto - è stato caratterizzato da grande cordialità e spirito di collaborazione. Sono stati compiuti dei progressi e le Delegazioni hanno rinnovato il loro comune impegno a concludere l’Accordo il prima possibile. Il prossimo incontro di questa Commissione di lavoro si terrà il 7 aprile prossimo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione internazionale, in primo piano l’economia: Barack Obama cambia rotta sui mutui immobiliari; per il Fondo monetario internazionale il 2009 andrà peggio del previsto

    Il discorso di Benedetto XVI in occasione del centocinquantesimo dalla fondazione del Pontificio Collegio Pio Latino Americano

    “Ogni conquista scientifica ha lo sguardo di Giano”: in cultura, stralci della relazione introduttiva dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, al congresso “Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica” in programma il 20 e 21 febbraio presso la Pontificia Accademia per la Vita

    “Passioni e disillusioni di due generazioni lacerate dal ricordo”: Luca Pellegrini sul film “The Reader” di Stephen Daldry

    A cinquant’anni da “I quattrocento colpi” di Truffaut: Dario Edoardo Viganò ripercorre la storia della Nouvelle Vague

    Cento anni fa il Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti su “Le Figaro”: Marcello Filotei sulla teoria della musica futurista e sulle origini della musica elettronica

    Un articolo di Gianluca Biccini su pirateria e mobilità: le nuove sfide per l’apostolato del mare

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Arinze: il mondo non emargini né sfrutti l'Africa

    ◊   Il continente africano si appresta a vivere due eventi importanti: il viaggio del Papa in Camerun e Angola dal 17 al 23 marzo, e la seconda Assemblea sinodale per l’Africa che avrà luogo in Vaticano dal 4 al 25 ottobre sul tema della Chiesa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Ma cosa propone la Chiesa per la società africana? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Francis Arinze, presidente delegato del Sinodo:

    R. – La Chiesa non ha una ricetta politica o economica, ma annuncia il Vangelo, che fa appello al cuore umano, il che vuol dire amare Dio e amare il prossimo, rispettare i diritti degli altri; la Chiesa aiuta a formare le coscienze.

     
    D. – Un’altra sfida forte, che vede la Chiesa impegnata soprattutto in Occidente, quella della tutela della vita, è presente anche in Africa…

     
    R. – E’ vero. Le minacce contro la vita non risparmiano nessun Paese nel mondo; per esempio, la contraccezione, l’aborto, restano sempre un attacco alla vita. Certo, nella cultura di molti Paesi africani il bambino è considerato come una benedizione, non come un problema; anche quando la gente è povera, danno sempre il “benvenuto” al bambino. E’ anche vero che la Chiesa, in molti Paesi africani, ha promosso l’insegnamento dei metodi naturali, e questo funziona. Nei parlamenti del continente c’è anche la difesa della vita, e molti Paesi, in Africa, non approvano l’aborto; in Africa l’eutanasia non è proprio presa in considerazione, e se mai qualcuno la introdurrà, sarebbe un qualcosa che va veramente contro tutta la tradizione africana, che onora gli anziani, i quali vengono mantenuti nella famiglia anche quando questa è povera.

     
    D. – Il primo Sinodo sull’Africa, nel ’94, ha sottolineato che la Chiesa africana ha compiuto un’opzione preferenziale per i poveri; concretamente, oggi, cosa significa questo sul piano pastorale e sociale?

     
    R. – Significa essere la voce dei senza-voce, significa difendere i diritti umani e affermare che è dovere di chi è al governo di non badare ai propri interessi, ma di servire il popolo, perché essere un’autorità significa servire. In questo senso la Chiesa chiede anche che le elezioni politiche siano sempre oneste; addirittura alcune diocesi africane hanno formato dei laici perché compiano una sorta di monitoraggio – non ufficiale - delle elezioni: questo vuol dire presenza dei cittadini nella vita pubblica. Tutto questo è importante, perché la Chiesa non vive nelle sacrestie: i cristiani sono cittadini come gli altri e devono essere presenti come il sale e il lievito e lavorare da dentro.

     
    D. – Ci sono, ancora, difficoltà per quanto riguarda l’inculturazione della liturgia, in Africa, e a che punto siamo?

     
    R. – Non direi proprio difficoltà, ma ci sono delle sfide. L’inculturazione procede abbastanza bene in Africa; c’è ancora molto da fare, ma non si può fare tutto precipitosamente, perché il tempo non rispetta quello che si fa senza di lui… ma si procede comunque bene. Il ruolo principale è quello degli esperti, dei teologi e dei vescovi.

     
    D. – Quali sono le sue speranze, i suoi auspici, per questo anno così importante per la Chiesa in Africa, con il viaggio del Papa a marzo e poi il Sinodo ad ottobre?

     
    R. – Le mie speranze sono una crescita della fede nel continente africano e poi che l’Africa sia presa più in considerazione negli incontri dei Grandi, il G7, il G8, il G20 ecc…perché l’Africa non sia emarginata ma che si riconosca come un continente importante per il mondo intero. E occorre dire che alcune cose negative dell’Africa – come le guerre e le tensioni - non sono puramente eventi locali, ma fatti che vedono coinvolti fattori internazionali con interessi precisi; nel mondo di oggi – il cosiddetto “villaggio globale” - dobbiamo collaborare, dobbiamo imparare a collaborare di più per la promozione dei diversi popoli. E questa visita del Papa senza dubbio aiuterà.

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    Rapporto Social Watch: affrontare la crisi economica rispettando i diritti umani

    ◊   La risposta alla crisi globale sta nel ripartire dai diritti umani. Questo l’appello lanciato dal tredicesimo rapporto della rete di organizzazioni mondiali della società civile Social Watch, presentato oggi a Roma. In base ai dati, sono troppo lenti i progressi nella lotta alla povertà,. Si rischia di fallire gli obiettivi del millennio fissati per il 2015. Nessun passo avanti, poi, nel cammino verso la parità uomo donna per oltre la metà delle donne del mondo. Critiche dal rapporto anche alle forme di misurazione della qualità della vita usate finora. Al microfono di Linda Giannattasio sentiamo Jason Nardi, coordinatore della coalizione italiana Social Watch:

    R. – Il rapporto Social Watch presenta un quadro della situazione ogni anno, rispetto agli impegni già presi dai governi; quindi non nuove richieste, ma impegni già presi dai governi nei vari summit delle Nazioni Unite. In particolare sulla lotta alla povertà, lo sviluppo sociale e la parità di genere. Ma poi abbraccia un po’ tutti i campi di sviluppo economico, sociale e culturale. Quello che evidenziamo è che gli indicatori che vengono maggiormente usati oggi non solo non sono sufficienti, ma danno anche un quadro diverso, distorcente della realtà; se usiamo il Pil per misurare lo sviluppo, la crescita ed il benessere di un Paese, abbiamo una visione distorta. Tant’è vero che non è stato possibile intravedere l’arrivo della crisi finanziaria solo guardando agli indici di crescita economica del Paese. Tra l’altro, questi non corrispondono ad una reale crescita del benessere dei cittadini.

     
    D. – Come si misura, quindi, la qualità della vita delle persone, come la misura il rapporto, e quali sono i risultati più importanti che emergono?

     
    R. – Si misura partendo dal loro accesso ai servizi essenziali, da quanto i loro diritti fondamentali sono rispettati, dal fatto che ci sia educazione universale per tutti, che ci sia una casa a disposizione di tutta la popolazione. E' importante che l’accesso al servizio sanitario non sia negato perché non si ha un reddito sufficiente, e così via. Allora, misurando ognuno di questi indicatori, si arriva ad avere un quadro che ci dice che, negli ultimi 20 anni, si è avuto non tanto un progresso – come ci fa sembrare la crescita economica di molti Paesi emergenti - ma in molti casi una crescita in negativo, perché le sacche di povertà sono aumentate. Abbiamo nuovi poveri. Magari poveri che lavorano anche, ma sono “working poor”, cioè sono una fascia che non arriva a fine mese. Questo è un problema che non riguarda ovviamente solo l’Italia ma il mondo intero.

     
    D. – La coalizione italiana si propone, quest’anno, l’obiettivo di ripartire dai diritti umani…

     
    R. – Ripartire dai diritti umani significa esattamente questo: che gli investimenti pubblici, le politiche che si fanno non devono andare a riempire nuovamente un buco senza fine di politiche finanziarie e di speculazioni. Non basta mettere una toppa ad un sistema che ha falle da tutte le parti; bisogna ripartire dal garantire ai cittadini i loro diritti essenziali, e questo investendo i denari pubblici ed attirando investimenti proprio su quei settori che sono meno coperti. Perché si riescono a trovare improvvisamente mille miliardi di dollari per coprire i cattivi investimenti in tutto il mondo e non si riescono a trovare 100 miliardi per gli obiettivi di sviluppo del millennio?

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    Chiesa e Società



    Grande partecipazione ai funerali del missionario spagnolo ucciso sabato a Cuba

    ◊   Tre vescovi cubani, numerosi ambasciatori e soprattutto centinaia di fedeli hanno preso parte ieri all'Avana ai funerali del missionario spagnolo padre Eduardo de la Fuente, ucciso sabato scorso in circostanze non ancora chiarite. Una vicenda sulla quale sta lavorando la polizia con il massimo impegno per arrivare alla verità dei fatti. La morte del sacerdote ha scosso molto l’intera opinione pubblica che non ha memoria di eventi simili negli ultimi decenni e, naturalmente, ha sconvolto i parrocchiani di padre Eduardo accorsi in massa nella sua chiesa “Santa Clara de Asis” per l’ultimo commosso omaggio. Mons. Alfredo Petit, vescovo ausiliare dell’Avana, in assenza dell’arcivescovo cardinale Jaime Ortega, attualmente all’estero, ha presieduto la concelebrazione eucaristica insieme con l’altro ausiliare Juan de Diod Hernández e mons. Domingo Oropeza, della diocesi di Cienfuegos. In queste ore la salma di padre Eduardo de la Fuente sta viaggiando verso la sua città natale Guadalix de la Sierra, in Spagna, dove domani i suoi parenti, amici e fratelli lo saluteranno per l’ultima volta. Ieri l’intero quartiere di Lawton si è fermato per partecipare in silenzio alla Santa Messa durante la quale è stata ricordata la generosa opera pastorale di padre Eduardo. Durante le poche ore in cui la salma del sacerdote è rimasta esposta, migliaia di persone gli hanno reso omaggio; molte di loro erano venute da lontano perché il religioso, come si legge nelle testimonianze raccolte dall’agenzia Efe, era molto apprezzato per il suo impegno in favore dei più bisognosi. Infatti, mons. Petit, nella sua omelia, ha sottolineato più volte questa caratteristica del sacerdote ricordando ed elencando le numerose opere nate dalle sue iniziative. Padre Eduardo de la Fuente era residente a Cuba da soli tre anni ma negli ultimi dieci spesso faceva la spola tra l’Avana e alcune diocesi spagnole impegnate pastoralmente nell’isola dove sono presenti almeno 175 sacerdoti stranieri, di cui 60 spagnoli, su un totale di 340. Le religiose in tutta l’isola sono poco più di 600, 205 sono cubane e il resto tutte provenienti da altri Paesi dell’Europa, dell’Africa e dell’America Latina.(A cura di Luis Badilla)

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    Riprovazione della Chiesa in Terra Santa per le offese di una tv israeliana a Gesù e alla Madonna

    ◊   Ha suscitato perplessità e condanna il programma notturno, andato in onda in questi giorni, sul canale 10 della tv israeliana in cui sono state attaccate le figure di Gesù Cristo e della Vergine Maria. In una nota – riportata dal Sir - i vescovi cattolici di Terra Santa hanno parlato di “offese orribili e attacchi ripugnanti”, “lanciate contro la nostra fede e di conseguenza contro i cristiani”. Nel testo – firmato da 12 leader religiosi cattolici tra cui il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, e il patriarca emerito Michel Sabbah, padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, e mons. Elias Chacour, arcivescovo greco-melchita di Akka – si evidenzia che il programma “è un sintomo dei grandi problemi che disturbano la società, come l'intolleranza, il rifiuto di accettare e rispettare gli altri” e si inserisce “nel più ampio quadro degli attacchi contro i cristiani in tutto Israele nel corso degli anni”. Tra questi i vescovi ricordano le copie del Nuovo Testamento bruciate in pubblico nel cortile della sinagoga di Or Yehuda. Dai presuli è venuta la richiesta alle autorità di “adottare le azioni necessarie per porre fine a tale orribile profanazione della nostra fede”. “E’ inconcepibile – aggiungono - che questi incidenti debbano verificarsi in Israele, che ospita alcuni dei santuari più cari della cristianità, e che confida molto sui pellegrinaggi dalle nazioni cristiane”. (B.C.)

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    Il cardinale Tauran: cristiani e musulmani collaborino nel rispetto della reciprocità

    ◊   “Cristiani e musulmani possono collaborare insieme per promuovere nel rispetto della libertà e della reciprocità i valori morali e spirituali di cui il mondo ha bisogno. Rapporti che devono svilupparsi in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso, fondato su una conoscenza reciproca, che con gioia riconosce i valori religiosi comuni e con lealtà prende atto e rispetta le differenze”. Lo ha affermato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nel corso di una conferenza alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bologna. Dopo il saluto dell’arcivescovo Carlo Caffarra, il porporato ha osservato che “i cittadini che seguono una religione sono una maggioranza, per il loro numero, per la durata delle loro tradizioni, la visibilità delle loro istituzioni e dei loro riti. I responsabili della società, pur mantenendo il principio della distinzione tra Chiesa e Stato, sono perciò costretti ad intendersi con le comunità dei credenti”.“Le autorità civili - ha proseguito - devono solo prendere atto del fatto religioso, garantire rispetto effettivo della libertà di coscienza ed intervenire solo nel caso in cui l’esercizio di tale libertà nuoccia alla libertà di chi ha un altro credo o di chi non ce l’ha”. “E’ quindi nell’interesse dell’autorità – ha proseguito il cardinale - favorire il dialogo tra le religioni e attingere nel loro panorama spirituale e morale tanti valori suscettibili di contribuire al consolidamento del bene comune”. Nel suo intervento, il cardinale Tauran ha indicato le condizioni del dialogo interreligioso. “Avere una chiara identità della propria religione, per un cristiano per esempio credere e proclamare che Gesù è l’unico Salvatore, poi essere umili, ovvero riconoscere gli errori di ieri e di oggi e i valori dell’altro”. Interpellato sulle costruzioni di moschee in Italia, il cardinale Tauran ha risposto che “ogni credente, ovunque sia, ha diritto ad avere il proprio luogo di culto e di avere la possibilità di pregare in privato e in pubblico”. Ma ha aggiunto “dobbiamo incarnare questi principi in un contesto preciso. Quando vado in un Paese musulmano non posso pretendere di costruire una cattedrale come San Pietro. E’ ovvio che i musulmani che sono in Italia hanno diritto al luogo di culto ma nel rispetto del quadro architettonico, culturale e religioso del Paese che li ospita. Penso che sia una questione di buon gusto e di buon senso”. (A cura di Stefano Andrini)

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    Appello dell'Onu per la tutela dei civili nel conflitto in Sri Lanka

    ◊   Forte preoccupazione per il duro conflitto in corso in Sri Lanka tra l’esercito di Colombo e le Tigri Tamil è stata espressa dall’inviato dell’Onu nel Paese John Olmes che ha fatto appello affinchè i civili siano risparmiati dai pesanti attacchi che ormai durano da più di sei settimane. Ormai è un rimpallo di responsabilità tra le truppe srilankesi e i ribelli. Diverse organizzazioni per i diritti umani accusano Colombo di “indiscriminati bombardamenti” e gli insorti di usare i civili tamil come “scudi umani”. L’ultimo raid nella zona del conflitto ha provocato 38 vittime e 140 feriti facendo aumentare il numero dei morti di queste ultime settimane di pesanti scontri che, da dicembre secondo alcune fonti, avrebbero causato duemila vittime. John Olmes è giunto nel Paese anche per discutere le condizioni di più di 30 mila sfollati di etnia tamil attualmente collocati nei campi allestiti dal governo a sud della zona di guerra. A preoccupare è anche la sorte di molti altri civili – per la Croce Rossa sarebbero 20mila – “ancora intrappolati” e “privi di assistenza” nella regione di Vanni, dove da settimane infuriano i combattimenti. La stessa Croce Rossa ha inviato ieri un battello scortato dalla marina srilankese con 30 tonnellate di aiuti: si tratta del primo convoglio di rifornimento dopo oltre un mese di isolamento. Intanto l’India ha offerto il suo aiuto in favore dei civili ma si temono ritorsioni da parte delle Tigri Tamil contro coloro che hanno lasciato la zona di Vanni mentre è sempre più crescente il reclutamento tra i ribelli di ragazzi di 14 anni.(A cura di Benedetta Capelli)

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    Usa: la crisi economica potrebbe portare all'abolizione della pena di morte

    ◊   Negli Stati Uniti, la crisi economica potrebbe avere anche un risvolto positivo: l’abolizione della pena capitale in diversi Stati. Si sta valutando, infatti, “la possibilità di abolire la condanna a morte perché pesa sui bilanci già colpiti dalla crisi”. Ogni pena capitale costa circa il doppio di un ergastolo: il processo è più lungo e complesso, le procedure di appello durano anni e spesso i condannati sono difesi da avvocati pagati dallo Stato. La pena capitale viene applicata in 36 dei 50 Stati. Gli Stati più interessati all’abolizione sono quelli in cui sono state realizzate poche esecuzioni negli ultimi trent’anni. In Montana, dove sono due i detenuti nel braccio della morte, la questione sarà affrontata entro pochi giorni. In Kansas è stata avanzata una proposta di legge per proibire le condanne a morte a partire dal primo luglio, e contenere così il deficit statale. In New Mexico, dove in trent’anni è stato giustiziato un solo detenuto, il risparmio proveniente dall’abolizione della pena di morte ammonterebbe ad oltre un milione di dollari. Anche in Nebraska e New Hampshire si sta prendendo in considerazione questa possibilità. In Maryland il governatore si è espresso a favore dell'abolizione della pena capitale. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    La presenza cristiana in Iraq al centro di una conferenza in Libano

    ◊   Prende il via oggi a Beirut la conferenza: “Presenza cristiana in Iraq: ascesa o caduta?” promossa dalla diocesi caldea del Libano e con il patrocinio del patriarca maronita, cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, e delle chiese dell’Est (caldea, assira, siriaco-ortodossa e siriaco-cattolica). In programma anche interventi di mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, ma anche alcuni rappresentanti del Parlamento di Baghdad. La conferenza - riferisce l’agenzia Sir - segue di pochi giorni una analoga riunione, sempre in Libano, dove i rappresentanti delle chiese irachene coordinati dal Middle East Council of Churches hanno ribadito la necessità di proseguire nel dialogo con i musulmani e di sensibilizzare le chiese occidentali affinché non incoraggino l’emigrazione cristiana che rischia di privare l’Iraq di una delle sue più importanti componenti.(B.C.)

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    A Roma teologhe musulmane e cristiane a confronto

    ◊   “Essere donne oggi nell’Islam e nella Chiesa cattolica: iraniane e italiane a confronto”. E’ il titolo del convegno che si è svolto ieri a Roma presso la sede dell’Azione Cattolica, promosso con il patrocino dell’ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede. “Creare un’amicizia e favorire la conoscenza reciproca per un confronto proficuo dei valori di cui ciascuna cultura e religione è portatrice” questo l’obiettivo indicato da Tahere Nazari, direttore generale del Ministero affari esteri della Repubblica islamica dell’Iran per le questioni internazionali sui diritti delle donne, dei giovani e della famiglia. Nazari – riferisce Avvenire – ha aggiunto che nel suo Paese diverse religioni collaborano nei settori politici, culturali ed economici. Riconoscere “quello che le donne possono dare ai nostri rispettivi Paesi e alle religioni con la loro competenza teologica affermando il diritto delle donne a riflettere su Dio e a parlare di Lui”, è quanto ha aggiunto Marinella Perroni del Coordinamento teologhe italiane. Infine è stata ricordata la figura di Armida Barelli, fondatrice agli inizi del Novecento della Gioventù femminile di Azione Cattolica, di cui è in corso la causa di beatificazione. (B.C.)

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    Nelle librerie la Bibbia edita dai Pavoniani

    ◊   Oltre 1700 pagine, 90 box di commenti, 300 illustrazioni, 7 piani tematici di lettura, 8 indici e 22 mappe geografiche. Sono i numeri della nuova Bibbia edita da Àncora, espressione del carisma dei Pavoniani, che la editano attraverso la loro casa editrice. Il volume - riferisce Avvenire – è introdotto da una vera e propria guida alla lettura. Un testo che permette di “conoscere con la mente e con il cuore la Parola di Dio, pregarla – si legge – da soli o nei gruppi biblici e in comunità, viverla in questo nostro tempo”. Il lavoro svolto intorno alla rinnovata edizione approvata dalla Cei è stato curato da due noti biblisti: mons. Bruno Maggioni e Gregorio Vivaldelli. L’intenzione della pubblicazione è di essere “una presenza quotidiana nel vissuto cristiano” e per questo scopo è stata pensata anche l’appendice del volume che offre un dizionario biblico con 254 voci ma che affronta pure temi attuali come l’immigrazione. La casa editrice ha anche aperto uno “sportello Bibbia” rivolto ai catechisti e educatori, si possono poi inviare suggerimenti all’indirizzo bibbia@ancoralibri.it (B.C.)

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    Peregrinatio Pauli in sessanta città italiane

    ◊   Concepita come iniziativa di pastorale vocazionale delle Figlie di San Paolo, una delle componenti della Famiglia Paolina, limitata alle sue comunità religiose d’Italia, la Peregrinatio Pauli, ovvero il pellegrinaggio dell’icona di San Paolo venerata nella loro casa madre di Alba, ha suscitato subito un interesse così grande, inatteso, nelle realtà diocesane della penisola da assumere le caratteristiche di una significativa manifestazione dell’Anno Paolino. Sono sessanta le città dove l’icona di San Paolo farà tappa ogni volta per una settimana, il tempo perché possano svolgersi manifestazioni, incontri e celebrazioni legati alla figura e all’attualità dell’Apostolo delle Genti, in particolare come annunciatore del Vangelo e animatore di dialogo tra le culture. Perché l’evento possa trovare compimento entro il 29 giugno, data di chiusura dell’Anno Paolino, le Figlie di San Paolo hanno prodotto tre copie dell’Icona: una ha intrapreso il viaggio da Alba per le città del nord il 25 gennaio, festa liturgica della Conversione di San Paolo; una si è mossa da Roma per località del Centro e della Sardegna; una infine è partita da Agrigento e toccherà varie località del Sud. Tutti e tre i percorsi termineranno a Roma nella Basilica Ostiense. Tra gli eventi più originali della Peregrinatio, è in programma domenica prossima la traversata in aliscafo dello Stretto di Messina, in memoria dei viaggi per mare di San Paolo; l’Icona raggiungerà quindi Reggio Calabria per venire esposta in Cattedrale. A Roma il 2 febbraio l’Icona ha fatto sosta nella cripta della parrocchia dei Martiri Canadesi, dove è poi stato allestito uno spettacolo paolino (“Il ponte magico”, fra gli interpreti alcuni detenuti della casa circondariale di Velletri); il 15 febbraio è stata esposta nella cappella della Stazione ferroviaria Termini (A cura di Graziano Motta).

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    Fischio d’inizio per la Clericus Cup torneo di calcio per sacerdoti e seminaristi

    ◊   Con la partita tra la squadra della Mater Ecclesiae, vincitrice dell’edizione 2008, e la formazione del Collegio Brasiliano e Orionino, inizia oggi allo stadio dei Marmi la Clericus Cup, il campionato di calcio a 11 per seminaristi e sacerdoti organizzato dal Centro sportivo italiano (Csi). A dirigere il primo incontro della stagione sarà infatti il fischietto internazionale Stefano Farina che, per la prima volta nella sua carriera, avrà modo di sperimentare l’efficacia del celebre cartellino azzurro: un’espulsione di 5 minuti ideata dal Csi. Al torneo prendono parte 16 squadre con 386 tra preti e seminaristi provenienti da 69 diversi Paesi di tutti i continenti. La Clericus Cup ospita squadre anche al loro esordio calcistico nel campionato per sacerdoti. Ci saranno i sudamericani del Collegio messicano, i Guanelliani, l’Almo Pio (un sodalizio calcistico tra il Collegio Capranica e il Collegio Pio Latino Americano) e il Collegio Polacco. Dopo la partecipazione nella prima edizione della Clericus Cup, interrottasi con la fase a gironi, torna la Pontificia Università Gregoriana. Dopo la partita di oggi pomeriggio, sabato e domenica si completerà la prima giornata di campionato. La formula della Clericus Cup 2009 sarà quella classica: regular season con 16 squadre divise in due gironi, da sabato (21 febbraio) al 5 aprile. Rispettata la pausa per la Pasqua, il 25 aprile si giocheranno i quarti di finale, il 16 maggio le semifinali. La finalissima è fissata per il 23 maggio. Al Csi ha inviato, infine, un messaggio di saluto anche il presidente dell'Uefa Michel Platini. “Il calcio – si legge nel messaggio - è uno straordinario strumento di aggregazione e di promozione di valori di grande significato e di importanza per la nostra società. Sono lieto - continua Platini - che il Csi, che si adopera quotidianamente per esprimere la forte valenza educativa dello sport nei confronti dei giovani, testimoni simbolicamente con questa iniziativa l'universalità del calcio e la sua capacità di attrarre e unire le persone in ogni ambito. Rivolgo alla competizione i migliori auguri di successo”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Nato discute un incremento dell'impegno in Afghanistan

    ◊   Gli Usa sono pronti ad inviare altri 17mila uomini in Afghanistan, ma si attendono che anche gli alleati facciano altrettanto: è questo il messaggio che il segretario della Difesa Usa, Robert Gates, ha portato ai ministri della Difesa della Nato, riuniti a Cracovia, in Polonia. Si discute dunque dell’invio di più soldati per un periodo di tempo “limitato e temporaneo” necessario per garantire lo svolgimento delle elezioni presidenziali del 20 di agosto, ma anche di un maggior impegno a più lungo termine. L’Italia fa sapere di voler rafforzare la presenza del contingente militare, mentre si intensificano gli allarmi per possibili attacchi e anche per questo la Farnesina invita le Ong italiane a lasciare l’Afghanistan. Richiamare le Ong in patria sarebbe un errore secondo il generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo, oggi analista geopolitico, che sentiamo nell’intervista di Francesca Sabatinelli:

    R. – Non c’è più la percezione dell’autorità, non c’è nessuno che comanda e quindi, in questa situazione di caos, far andare via i rappresentanti stranieri delle Ong e lasciare lì soltanto i locali, secondo me, è contrario a quello che la situazione dovrebbe richiedere. Le Ong stanno facendo un lavoro che doveva essere di complemento alla strategia di ripristinare e ricostruire l’Afghanistan. Siccome sono qualcosa come otto anni che andiamo avanti con una soluzione militare che non dà nessun frutto, mi chiedo come mai si pensa di mandare via quelli che qualcosa fanno, mentre invece non si ripensa la strategia di quelli che stanno ancora lì.

     
    D. – Ma perché in questi anni, non si è riusciti a stabilizzare la situazione, con la strategia messa in atto?

     
    R. – Perché l’obiettivo, secondo me, è fuori luogo in Afghanistan. L’obiettivo è quello di farla diventare una specie di modello democratico occidentale. La situazione sul terreno non consente ancora questa cosa. Per adesso l’Afghanistan è ancora un coacervo di piccoli poteri che stanno in equilibrio. Il modello che si vuole imporre è un modello che non è attuabile. La strategia, quella di imporre il modello con la forza, è addirittura ancora più disastrosa. La domanda che pongono più spesso agli accidentali gli afghani, oggi, è “Ma cosa volete da noi? Perché ammazzate i civili?” Queste sono cose che hanno portato il livello di accettazione delle forze straniere sotto zero. Una strategia nuova per l’Afghanistan è urgente: una strategia che ridia fiducia agli afghani, che possano farcela da soli.

     
    Striscia di Gaza
    L'aviazione israeliana ha attaccato oggi obiettivi palestinesi nell'area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, colpendo - stando a fonti locali - tunnel sotterranei usati per contrabbandare armi a Hamas. Non si ha finora notizie di vittime. Un portavoce militare israeliano ha confermato che si è svolta una non meglio precisata “attività dell'aviazione” a Gaza, senza fornire altri particolari. La scorsa notte, inoltre, sembra che mezzi blindati abbiano compiuto una breve incursione a Gaza City prima di ritirarsi dopo uno scontro a fuoco con miliziani palestinesi.

    Consultazioni in Israele in vista del nuovo governo
    Intanto, il presidente israeliano Shimon Peres ha ripreso stamane le consultazioni con i partiti prima di decidere a quale personalità politica affidare il compito di formare un nuovo governo. Il mondo politico israeliano attende con grande interesse l'esito dell'incontro che Peres avrà alle 10.30 di questa mattina (le 9.30 in Italia) col leader di Israel Beitenu (Ib) Avigdor Lieberman, che potrebbe far pendere la bilancia a favore della signora Tzipi Livni, leader del partito di maggioranza relativa Kadima, o del leader del Likud Benyamin Netanyahu, che sulla carta può contare sul sostegno dei partiti confessionali e di estrema destra. Ib è uscito dalle elezioni fortemente rafforzato e con 15 seggi è divenuto il terzo partito alla Knesset. Il giro di consultazioni di Peres si conclude questa sera.

    Iraq
    Non si placa la guerriglia in Iraq. Nella parte occidentale di Mossul un poliziotto iracheno è stato ucciso e altri cinque sono rimasti feriti per l’esplosione di un’autobomba, mentre un civile è stato ucciso in un attacco da parte di un gruppo armato. Tre persone, tra cui un poliziotto, sono state uccise, e altre otto sono state ferite a Falluja, 50 km a est di Baghdad, dall’esplosione di quattro ordigni. Intanto, per la prima volta dopo la guerra del golfo, il vicepremier e ministro degli Esteri del Kuwait, Mohammad Al-Salem Al-Sabah, annuncia che si recherà in Iraq il mese prossimo per la sua prima visita istituzionale. I rapporti tra i due Paesi sono lentamente ripresi dopo la fine del regime di Saddam Hussein.

    Iran: liberato l’ex leader del movimento studentesco
    Dopo essere stato condannato a quattro anni di reclusione, Said Razavi-Faqih, giovane iraniano ex dirigente della maggiore organizzazione studentesca riformista, è stato rilasciato su cauzione. Il ragazzo, arrestato lo scorso mese di gennaio, è stato riconosciuto colpevole di attività contro la sicurezza nazionale e propaganda contro il sistema, per aver tenuto discorsi in alcune manifestazioni studentesche sei anni fa. Lo studente in passato era stato membro del comitato centrale del Tahkim Vahdat, il raggruppamento studentesco molto vicino ai riformisti.

    Libia
    Rispettare l’essere umano: secondo le autorità libiche è questo il principale obiettivo di quella che dovrebbe essere la nuova costituzione del popolo libico. Per il prossimo 2 marzo è stato infatti convocato il Congresso del popolo nel corso del quale dovrebbe essere presentato ufficialmente il progetto della nuova costituzione per la Libia, redatto su iniziativa di Seif Al-Islam Gheddafi, figlio del leader dello Stato nord africano. Si tratta del primo progetto di costituzione da quando nel 1969 Gheddafi prese il potere in Libia e abolì la Carta allora in vigore. La data del primo settembre, giorno in cui dovrebbe avvenire l’approvazione definitiva, assume particolare rilevanza in virtù della ricorrenza del 40.mo anniversario della rivoluzione.

    Il piano di Obama per milioni di famiglie che rischiano di perdere la casa
    Il capo della Casa Bianca sarà oggi in Canada per la sua prima visita ufficiale all'estero dall’insediamento. Ieri da Phoenix, in Arizona, Obama ha annunciato il sostegno a milioni di famiglie statunitensi che potranno così rimanere nelle proprie case. Dagli Stati Uniti, Elena Molinari:

    Aiuterà dai 7 ai nove milioni di famiglie americane a rimanere nella loro casa. Il piano di aiuto per il mercato immobiliare, presentato ieri da Barack Obama, è più ambizioso rispetto alle attese. Potrebbe, infatti, costare 275 miliardi di dollari e interverrà a favore sia delle famiglie che pagano ormai mutui diventati superiori al valore della loro casa, che quelle sull’orlo del pignoramento. L’iniziativa creerà un fondo di stabilità di 75 miliardi, altri 200 saranno messi a disposizione delle agenzie pubbliche Freddy and Fanny, per permettere loro di offrire mutui a tassi agevolati. Stiamo pagando tutti il prezzo di questa crisi – ha detto il presidente americano dall’Arizona – e se agiamo coraggiosamente ogni americano ne trarrà beneficio. Decine di migliaia di americani intanto stanno facendo i conti con l’annuncio di General Motors e Chrysler, che per sopravvivere dovranno ridurre drasticamente la forza lavoro. Entrambe le aziende hanno presentato infatti piani di ristrutturazione per poter ottenere altri 21 miliardi di fondi federali. Gm prevede il taglio di 47 mila posti entro la fine dell’anno e la chiusura di cinque impianti. Chrysler eliminerà invece tremila posizioni.

     
    Il presidente Sarkozy annuncia provvedimenti contro la crisi economica
    Il governo francese propone in Guadalupa un aumento dei salari più bassi “attorno ai 200 euro”, venendo così incontro al collettivo Lkp che guida la protesta e lo sciopero generale che paralizzano l'isola delle Antille da un mese. Ma anche in Francia la crisi economica crea molta preoccupazione, tanto che il presidente Sarkozy interviene in TV a reti unificate proponendo un piano per le fasce più deboli. Ce ne parla da Parigi Francesca Pierantozzi:

    Nicolas Sarkozy cerca di disinnescare la protesta sociale che cova sotto le ceneri della crisi economica. Ieri, il presidente francese ha proposto un piano da 2,6 miliardi di euro per le fasce più deboli. L’offerta non ha, però, entusiasmato i sindacati che hanno subito cominciato ad organizzare lo sciopero generale in programma per il 19 marzo. Sarkozy ha scelto di rivolgersi direttamente ai francesi con un intervento a reti unificate per spiegare le sue misure. “Usciremo dalla crisi modernizzando la Francia” ha detto Sarkozy. “Tutto – ha insistito – deve essere fatto in uno spirito di giustizia”. Le misure prevedono aiuti ai più deboli, disoccupati, famiglie a basso reddito, classe media, cassa integrati e studenti: c’è l’aumento del compenso per chi è in cassa integrazione, l’una tantum per i disoccupati, il fondo per l’occupazione e la formazione, la soppressione degli acconti dell’imposta sul reddito per la fascia imponibile più bassa, sussidi per le famiglie numerose. Per i sindacati è troppo poco e promettono proteste fino a quando – hanno detto – non ci sarà una vera svolta.

     
    Immigrazione: dopo Lampedusa rivolte anche in centri per immigrati a Malta
    Dopo gli scontri avvenuti ieri nel centro per immigrati sull’isola di Lampedusa, gruppi di maghrebini hanno dato vita oggi a due rivolte a Malta, contemporaneamente nei centri di detenzione per migranti di Safi e di Hal Far. Come avvenuto sull’isola siciliana, gli extracomunitari hanno appiccato il fuoco contro i locali delle due strutture. Per i rivoltosi, dovrebbe scattare il rimpatrio coatto. Alcuni dei tunisini che ieri si sono resi protagonisti degli incidenti a Lampedusa sono stati trasferiti presso il centro di identificazione ed espulsione di Torino: dopo le operazioni di identificazione, se ci saranno le condizioni, saranno espulsi dall’Italia.

    Solana in Bielorussia apre al disgelo tra Ue e Minsk
    L'Alto rappresentante per la Politica Estera della Ue, Javier Solana, si è incontrato oggi con il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko nel corso di una visita che rappresenta l'inizio di un disgelo tra Bruxelles e Minsk dopo l'interruzione dei rapporti dal 1996 a seguito della contestata elezione dello stesso Lukashenko. In precedenza Solana aveva incontrato il ministro degli Esteri bielorusso Serghei Martinov ed esponenti dell'opposizione e delle Ong del Paese. La Ue punta ad includere la Bielorussia nel progetto di 'partneriato orientale' insieme ad altre cinque ex repubbliche sovietiche (Ucraina, Moldova, Georgia, Azerbaigian e Armenia).

    Pesante attacco di Pyongyang alla Corea del Sud
    La Corea del Nord ha lanciato una nuova, pesante invettiva nei confronti del Sud, minacciando di essere “pronta alla guerra” contro Seul in qualsiasi momento. L'ultimo attacco del regime è stato riportato oggi dall'agenzia statale nordcoreana Kcna, che si è scagliata ancora una volta contro l'amministrazione del presidente conservatore Lee Myung-bak, sostenitore di una politica meno accondiscendente verso Pyongyang e per questo costantemente nel mirino della propaganda comunista. L'affondo di oggi nei confronti della Corea del Sud arriva a poche ore dalla visita a Seul del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che arriverà in serata nella capitale sudcoreana e domani incontrerà il presidente Lee. La missione asiatica della Clinton si svolge mentre nell'area sale la tensione per i presunti preparativi di un lancio missilistico nordcoreano, che secondo fonti di intelligence riportate dalla stampa potrebbe avvenire entro fine mese. In merito al possibile test balistico di Pyongyang, nella sua tappa a Tokyo martedì, la Clinton ha lanciato un chiaro monito al regime comunista, avvertendo che il lancio di un missile “non sarebbe di alcun aiuto” per la normalizzazione dei rapporti con gli Usa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 50

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