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Sommario del 12/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI agli ebrei americani: irrevocabile il rifiuto dell'antisemitismo. E annuncia: sto preparando la visita in Israele. Alan Solow: le diamo il benvenuto
  • Il cordoglio per le vittime degli incendi, l'integrazione degli aborigeni e il no all'aborto nel discorso del Papa all'ambasciatore australiano
  • "La vita dell'uomo non è un bene disponibile. In Cristo è la risposta all'enigma del dolore": così il Papa a conclusione della Giornata del malato
  • Il Papa ricorda il cardinale Stepinac, martire del comunismo
  • Altre udienze e nomine
  • Intervento del cardinale Bertone al Convegno per gli 80 anni dello Stato vaticano
  • Concerto per gli 80 anni del Vaticano
  • Inaugurata la Mostra sugli 80 anni della Città del Vaticano
  • Sinodo per l'Africa: approvato l'Instrumentum laboris
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La guerra in Sri Lanka: il nunzio nei campi profughi
  • Eluana: i funerali nella chiesa di San Daniele a Paluzza
  • Il cardinale Sepe: la Chiesa rilanci la speranza nel sud d'Italia
  • Chiesa e Società

  • 78 anni fa nasceva la Radio Vaticana
  • “La scienza è amica della fede”: così i vescovi inglesi per il bicentenario di Darwin
  • Mobilitazione della Chiesa cattolica per aiutare le vittime degli incendi in Australia
  • Australia: veglia di preghiera delle POM per le vittime degli incendi
  • Messaggio del Celam sulla crisi economica e sociale
  • Forte scossa di terremoto in Indonesia. Allarme tsunami rientrato
  • India: l'arcivescovo di Guwahati mediatore tra musulmani e tribali indù
  • Fondo per combattere la povertà nei Paesi della regione del Sahel e del Sahara
  • Angola: scuola intitolata alla pediatra italiana Maria Bonino
  • Vescovi canadesi preoccupati per lo sfruttamento delle risorse minerarie nel sud del mondo
  • Cina: stato di emergenza per la siccità. L'aiuto della comunità cattolica
  • L'incontro a Mosca del patriarca Kirill con il ministro cinese per gli affari religiosi
  • Sondaggio sulla religiosità: al primo posto gli egiziani, all’ultimo gli estoni
  • Incontro a Roma sull’illuminazione nelle chiese
  • 75 vescovi pellegrini al sepolcro di San Paolo
  • Il "Paulus"  di Mendelsshon cantato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele: consultazioni per il governo. Raid contro Hamas
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI agli ebrei americani: irrevocabile il rifiuto dell'antisemitismo. E annuncia: sto preparando la visita in Israele. Alan Solow: le diamo il benvenuto

    ◊   Inaccettabile e intollerabile dimenticare o minimizzare il crimine terribile della Shoah: è il vibrante richiamo che Benedetto XVI ha levato stamani nel discorso alla delegazione della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane. Il Pontefice ha ribadito con forza che la Chiesa rifiuta irrevocabilmente ogni forma di antisemitismo ed ha affermato di essere impegnato a preparare la visita in Israele. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa dal rabbino Arthur Schneier, che aveva accolto Benedetto XVI alla East Park Synagogue di New York in occasione del viaggio apostolico del Papa negli Stati Uniti lo scorso aprile, e da Alan Solow, presidente dell'organismo ebraico. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    The Church is profoundly and irrevocably committed to reject all anti Semitism…
    “La Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni forma di antisemitismo e a continuare a costruire buone e durevoli relazioni” tra cattolici ed ebrei: è quanto ribadito dal Papa ai rappresentanti del mondo ebraico americano. Benedetto XVI ha dedicato una parte significativa del suo intervento alla tragedia dell’Olocausto. L’odio contro gli uomini, le donne e i bambini manifestato nella Shoah, ha sottolineato, è stato “un crimine contro Dio e contro l’umanità”:

     
    This should be clear to everyone…
    “Questo – è stato il suo monito - deve essere chiaro ad ognuno” specialmente a coloro che seguono la tradizione delle Sacre Scritture, secondo cui ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Ed ha avvertito che “ogni negazione o riduzione di questo crimine è intollerabile e al tempo stesso inaccettabile”:

     
    This terrible chapter in our hostory must never be forgotten…
    “Questo terribile capitolo della nostra storia – ha detto ancora – non deve mai essere dimenticato”. Il ricordo, è stata la sua riflessione, “è un avvertimento per il futuro” che esorta a sforzarsi per la riconciliazione. “Ricordare – ha proseguito – è fare ogni cosa in nostro potere per impedire il ripetersi di una tale catastrofe” all’interno della famiglia umana, “attraverso la costruzione di ponti di amicizia duratura”. Ed ha assicurato la sua preghiera affinché “la memoria di questo crimine spaventoso rafforzi la nostra determinazione per sanare le ferite che troppo a lungo” hanno pesato sulle relazioni tra cristiani ed ebrei. Il Pontefice ha poi ricordato le sue visite alle Sinagoghe di New York, nel 2008, e di Colonia, nel 2005, e soprattutto la sua toccante visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau:

     
    As I walked through the entrance to that place of horror…
    “Nel momento in cui ho attraversato l’ingresso di quel luogo di orrore – ha rammentato – ho meditato sul numero infinito di prigionieri” che hanno mosso i loro passi ad Auschwitz e negli altri campi di sterminio. I figli di Abramo, ha detto, “affranti e degradati” avevano ben poco sostegno “al di là della loro fede nel Dio dei loro padri, una fede che noi Cristiani condividiamo con voi, nostri fratelli e sorelle”. Come, si interroga il Papa, “possiamo iniziare ad afferrare l’enormità di ciò che è successo in quella infame prigione?”. L’intera umanità, ha affermato, “sente profonda vergogna per la feroce brutalità mostrata allora verso il vostro popolo”. Ha quindi dichiarato di essere impegnato “a preparare una visita in Israele”:

     
    A land which is holy for Christians as well as Jews…
    “Una terra – ha ribadito – sacra per i cristiani come per gli ebrei, giacché le radici della nostra fede affondano lì”. Sin dagli albori del Cristianesimo, ha ricordato, “la nostra identità ed ogni aspetto della nostra vita sono stati intimamente legati” con la religione dei nostri padri nella fede. La storia bimillenaria di relazioni tra Chiesa ed Ebraismo, ha costatato, “è passata attraverso fasi differenti alcune delle quali dolorose da ricordare”. Ora che siamo in grado “di incontrarci in uno spirito di riconciliazione”, ha avvertito, “non dobbiamo permettere alle difficoltà del passato” di impedire il rafforzamento della nostra amicizia. Il Papa ha così ricordato la dichiarazione conciliare Nostra Aetate, “una pietra miliare nel percorso della conciliazione”. Un documento, ha detto, che ha delineato con chiarezza l’approccio della Chiesa nelle relazioni tra ebrei e cristiani. Né ha mancato di ricordare la visita di Giovanni Paolo II al Muro del Pianto di Gerusalemme, facendo sue le parole della preghiera lasciata da Papa Wojtyla: Dio dei nostri padri, “chiedendoti perdono vogliamo impegnarci in un'autentica fraternità con il popolo dell'alleanza”.

     
    Dal canto suo, il rabbino Arthur Schneier ha sottolineato che questo incontro con il Papa serve alla mutua comprensione, specie in giorni “dolorosi e difficili” dopo le dichiarazioni negazioniste di un vescovo della Fraternità San Pio X.

     
    Thank you for understanding our pain…
    “Grazie per aver compreso il nostro dolore e la nostra angoscia – ha detto – e per la sua ferma dichiarazione di “indiscussa solidarietà” al popolo ebreo e per la condanna contro ogni negazione dell’Olocausto”. Quindi, ha sottolineato che il “personale impegno” di Benedetto XVI come quello di Giovanni Paolo II incoraggia a “rafforzare ancor di più i legami tra cattolici ed ebrei in ogni parte del mondo”. Anche il presidente delle organizzazioni ebraiche americane, Alan Solow, ha messo l’accento sull’importanza di questo incontro in Vaticano come momento per ribadire la condanna di ogni forma di antisemitismo. E si è poi riferito al viaggio del Papa in Terra Santa:

     
    We welcome and appreciate your Holiness’ planned visit to Israel…
    “Diamo il benvenuto – ha affermato Solow – e apprezziamo la visita in programma del Papa in Israele”. La gente e i leader di Israele, come noi, ha detto, “guardano con trepidazione” a questo evento. La Terra Santa, infatti, “ha un immenso significato per entrambi le nostre fedi”.

     
    E dopo l’udienza con il Papa, il rabbino Arthur Schneier e Alan Solow hanno tenuto una conferenza stampa nella Sala Marconi della nostra emittente. Un’occasione per ribadire la portata “storica” dell’evento odierno. Dalla dolorosa “vicenda Williamson”, ha detto il rabbino di New York, possono emergere delle relazioni più forti tra ebrei e cattolici. Schneier ha dunque ringraziato il Papa per aver condannato con fermezza chi nega l’Olocausto. E, al tempo stesso, per aver ribadito l’importanza del Concilio Vaticano e in particolare della Nostra Aetate quale pietra miliare nei rapporti tra cristiani ed ebrei. Come sopravvissuto della Shoah, ha detto il rabbino Schneier guardo con fiducia al futuro e sono convinto che, nonostante le difficoltà, il dialogo tra ebrei e cattolici andrà avanti. Dal canto suo, il presidente dell’organismo ebraico americano, Solow, ha sottolineato l’importanza della visita del Papa in Israele. Un evento, ha detto, molto atteso. Quindi, ha espresso soddisfazione per l’impegno del Papa contro l’ideologia negazionista e contro ogni forma di antisemitismo.

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    Il cordoglio per le vittime degli incendi, l'integrazione degli aborigeni e il no all'aborto nel discorso del Papa all'ambasciatore australiano

    ◊   Un rinnovato cordoglio del Papa per gli incendi che, secondo bilanci ancora provvisori, hanno fatto in Australia oltre 180 vittime. Ma anche apprezzamento per la politica di riconciliazione instaurata con gli aborigeni e uno stimolo a lavorare perché, nella società della globalizzazione, sia l’etica a orientare le scelte sociali, ad esempio nel frenare il ricorso all’aborto. Sono i punti principali sviluppati da Benedetto XVI nel suo discorso al nuovo ambasciatore australiano presso la Santa Sede, Timothy Andrew Fischer, ricevuto questa mattina per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’Australia brucia e piange per una catastrofe alla quale guarda con sgomento tutto il mondo: quasi 200 vittime - ma potrebbero già essere un centinaio in più - e una fauna sterminata dalle fiamme, secondo gli esperti che parlano di milioni di animali morti. Benedetto XVI, che aveva nei giorni scorsi inviato un telegramma di cordoglio, ha aperto il suo intervento assicurando ancora preghiere e solidarietà in particolare, ha detto, “ai singoli e alle famiglie di Victoria, che hanno perso i loro cari nei recenti incendi”. Ma l’Australia non poteva non evocare nel Papa ricordi ancora freschi e piacevoli. La Giornata mondiale della gioventù di Sydney 2008 ha fornito al Pontefice l’occasione per riflettere non solo sulle conseguenze di maggiore consapevolezza cristiana prodotte dall’evento nel Paese ma, più in generale, sul bisogno di spiritualità e di valori ideali di cui necessitano le società benestanti. Per “contrastare le tendenze al pragmatismo e all’utilitarismo, oggi così diffuse”, ha osservato Benedetto XVI, c’è bisogno di “portare alla luce” la “dimensione spirituale dell'umanità”, la sola che apre la società a “una visione di speranza”:

     
    “Prego affinché questa giovane generazione di cristiani in Australia e in tutto il mondo possa diffondere il suo entusiasmo per tutto ciò che è vero e buono creando amicizie condivise e creando luoghi di vita e di fede nel e per il nostro mondo, scegliendo la speranza e la carità concreta”.
     
    Osservando poi la società australiana nel suo insieme - un insieme frutto di una lenta e non indolore integrazione delle popolazioni native - il Papa ha detto che la “diversità” etnica è stata “per decenni “offuscata dalle ingiustizie dolorosamente subite dalle popolazioni indigene”. Tuttavia, ha riconosciuto:

     
    “Attraverso le scuse offerte l'anno scorso dal primo ministro Rudd, un profondo cambiamento del cuore è stato riaffermato. Ora, rinnovate nello spirito di riconciliazione, entrambe le agenzie del governo e degli aborigeni possono affrontare con risolutezza e compassione la moltitudine di sfide che vi attendono”.

     
    Il Papa si è soffermato sullo sforzo, definito “lodevole”, da parte del governo australiano di facilitare il dialogo interreligioso e la cooperazione - sia in patria che nella regione - così come ha apprezzato il ventaglio di interventi che vedono l’Australia giocare un ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale, in Asia ma anche in Africa, specie sul fronte del sostegno ai Paesi poveri. Le “ombre e le luci della globalizzazione”, ha notato Benedetto XVI, allungano “le loro radici sul nostro mondo in modo sempre più complesso” e questo crea un deficit e insieme un’urgenza:

     
    “Forse oggi più che mai nella storia umana, il fondamentale rapporto fra Creatore, la creazione e la creatura deve essere ponderato e rispettato. Da questa riflessione si può scoprire un comune codice etico, che consiste in norme radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nel cuore di ogni essere umano”.

     
    “E’ l'etica - ha proseguito - che rende indispensabile una compassionevole e generosa risposta alla povertà, che rende urgente il sacrificio di interessi protezionistici per un’equa accessibilità dei Paesi poveri ai mercati sviluppati, così come ragionevole è la richiesta dei Paesi donatori circa un responsabile e trasparente utilizzo degli aiuti finanziari da parte delle nazioni riceventi”. In conclusione, sottolineando il ruolo della Chiesa in Australia, soprattutto nei settori dell’assistenza medico-sanitaria – Benedetto XVI ha toccato anche il tema dell’aborto, definendo “ironico” il fatto che “alcuni gruppi, attraverso programmi di aiuto”, promuovano “l'aborto - ha stigmatizzato - come una forma di 'materna' assistenza sanitaria”: prendono una vita, ha detto, “per migliorare presumibilmente la qualità della vita”.

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    "La vita dell'uomo non è un bene disponibile. In Cristo è la risposta all'enigma del dolore": così il Papa a conclusione della Giornata del malato

    ◊   “La vita dell’uomo non è un bene disponibile”, “in Cristo, Parola incarnata, si trova la risposta all’enigma del dolore e della morte”. Così Benedetto XVI ieri pomeriggio a conclusione della 17.ma giornata mondiale del Malato in San Pietro. Durante la celebrazione eucaristica celebrata dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e concelebrata dal cardinale vicario Agostino Vallini, presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi, a dieci malati è stata amministrata l’Unzione degli Infermi. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    “Un prezioso scrigno da custodire e curare con ogni attenzione possibile, dal momento del suo inizio fino al suo ultimo e naturale compimento”. Il Papa descrive così la vita umana, un mistero che chiede responsabilità, amore, pazienza e carità da parte di tutti e di ciascuno:
     
    “E’ necessario circondare di premure e rispetto chi è ammalato e sofferente. Questo non è sempre facile; sappiamo però dove poter attingere il coraggio e la pazienza. Per noi cristiani è in Cristo che si trova la risposta all’enigma del dolore e della morte”.

     
    Il Papa ha parlato di fronte ai tanti malati, accompagnatori e volontari dell’Unitalsi e dell’Opera Romana Pellegrinaggi riuniti nella Basilica Vaticana per la giornata del malato. “Una giornata – ha spiegato il Benedetto XVI - che invita a far sentire con maggiore intensità la vicinanza spirituale della Chiesa: famiglia di Dio all’interno della quale nessuno deve soffrire per mancanza del necessario”. Questa ricorrenza – ha aggiunto il Papa - offre l’opportunità di riflettere sul senso della vita da realizzare pienamente anche quando è sofferente. Il pensiero del Papa è andato ai bambini ammalati, le creature più deboli e indifese: “Se già si resta senza parole davanti ad un adulto che soffre, cosa dire quando il male colpisce un piccolo innocente? Come percepire anche in situazioni così difficili l’amore misericordioso di Dio che mai abbandona i suoi figli nella prova?”:

     
    “Sono frequenti e talora inquietanti tali interrogativi, che in verità sul piano semplicemente umano non trovano adeguate risposte, poiché il dolore, la malattia e la morte restano, nel loro significato, insondabili per la nostra mente”.

     
    Ma nel buio della sofferenza la luce della fede viene in soccorso all’uomo, creato da Dio per la felicità. “La malattia e la morte – ha detto Benedetto XVI – sono entrate nel mondo come conseguenza del peccato”:

     
    “La fede ci aiuta a ritenere la vita umana bella e degna di essere vissuta in pienezza pur quando è fiaccata dal male”.

     
    Il Signore non ci abbandona a noi stessi. Il Padre della vita – ha aggiunto il Papa – non cessa di chinarsi sull’umanità sofferente e “in Gesù si trova la risposta all’enigma del dolore e della morte”. Di qui l’invito a mettersi alla scuola del Cristo eucaristico per amare sempre la vita e accettare la nostra apparente impotenza davanti a malattia e morte. Quindi Benedetto XVI ha affidato tutti alla protezione di Maria, nella festa della Vergine Immacolata di Lourdes perché aiuti ogni uomo a portare con Cristo la Croce. Il Santo Padre ha ricordato il viaggio da lui compiuto nel Santuario mariano francese per i 150 anni della apparizioni. “E’ sempre emozionante – ha detto – rivivere quel tipico clima di preghiera e spiritualità che caratterizza quel luogo”.

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    Il Papa ricorda il cardinale Stepinac, martire del comunismo

    ◊   “Dopo il crollo del comunismo la Chiesa affronta nuove sfide” ma “il comandamento resta sempre uguale: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura’”: è quanto ha scritto Benedetto XVI al cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), in occasione del terzo Incontro dei cardinali e dei presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi dell’Europa centro-orientale su “Missione della Chiesa nell’Europa Centro-Orientale a vent’anni dal crollo del sistema comunista (1989-2009)”, che si è svolto nella capitale croata per ricordare anche il decimo anniversario della beatificazione del’arcivescovo di Zagabria, Alojzije Stepinac (1898-1960), martire del regime comunista, nel giorno della sua memoria liturgica, il 10 febbraio. “Dalla natura della Chiesa - ha affermato il Papa - deriva la sua missione, che è sempre la stessa”, e il martirio e la testimonianza del beato “ci stimolano e incoraggiano”. “La mutua cooperazione tra i pastori e le Conferenze episcopali è di grande importanza per lo svolgimento di questa missione” e “questo incontro, espressione della vitalità della Chiesa - ha concluso Benedetto XVI – dà nuova speranza per l’efficacia della sua missione in Europa e nel mondo”.

    Da parte loro i vescovi, durante l'incontro, hanno sottolineato che “il comunismo ha lasciato in eredità delle ferite profonde nella vita delle persone e della società, dalle quali emerge una richiesta di aiuto e il bisogno di Dio e della Chiesa per guarire l'uomo”. Infatti “nonostante la caduta del comunismo - ha detto il cardinale Bozanić - “la sua struttura è rimasta presente nella legislazione e nel potere giudiziario, nell’economia e nella cultura” e soprattutto nel velo di silenzio che è stato gettato sugli avvenimenti del recente passato. “Come spiegare altrimenti – ha detto il porporato - che a venti anni da questi avvenimenti la verità non riesce a mettere radice nelle terre che si vantano della libertà e dell’amore per la verità?”. Così in Croazia – ha spiegato - si evita di parlare di Stepinac. La verità – ha aggiunto - “è che il sistema si è frantumato, ma le schegge sono abbastanza resistenti e si manifestano nelle forme di promozione delle stesse falsità non solo attraverso la politica e nel rapporto con il passato, ma anche nel rapporto con l’educazione, la scienza, l’istruzione”. Il cardinale Bozanić ha poi affermato che è il momento di “una nuova e coraggiosa evangelizzazione per riscoprire le proprie radici cristiane” e di “rispondere alle sfide poste da una visione riduzionista dell'uomo”, soprattutto alla “dittatura del relativismo”. In tal senso, i presuli hanno avuto l'opportunità di approfondire le sfide rappresentate da globalizzazione, bioetica, neuroscienze, migrazioni e costruzione di un nuovo ordine mondiale, tutela della libertà di coscienza e nuove ideologie, specialmente riguardo alla vita e alla famiglia. E' quindi emersa la comune convinzione che la Chiesa sia chiamata oggi in Europa a dialogare con tutti, a tutelare la libertà di coscienza e ad affrontare le nuove ideologie che avanzano.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Stamani il Santo Padre ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza Episcopale di Nigeria, in visita "ad Limina".

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Medan (Indonesia), presentata da mons. Alfred Gonti Pius Datubara, cappuccino, per raggiunti limiti di età.Gli succede mons. Anicetus Bongsu Antonius Sinaga, anch’egli cappuccino, coadiutore della medesima arcidiocesi.

    Ha quindi nominato arcivescovo metropolita di Tamale (Ghana) mons. Philip Naameh, finora vescovo di Damongo.

    Infine, per il Messico, ha nominato vescovo di Tuxpan mons. Juan Navarro Castellanos, finora vescovo titolare di Capocilla ed ausiliare di Acapulco. Mons. Juan Navarro Castellanos è nato a San José de Gracia, diocesi di San Juan de Los Lagos, il 27 gennaio 1945. È stato ordinato sacerdote il 23 dicembre 1977. Eletto vescovo titolare di Capocilla ed ausiliare di Acapulco il 30 gennaio 2004, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 23 marzo successivo.

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    Intervento del cardinale Bertone al Convegno per gli 80 anni dello Stato vaticano

    ◊   “Un piccolo territorio per una grande missione”: il titolo del Convegno internazionale aperto stamane nel Palazzo del Laterano a Roma, nell’80.mo anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano. L’incontro, articolato in tre giornate di studio, è stato organizzato dal Governatorato, per approfondire – come ha sottolineato nel suo saluto inaugurale il cardinale Giovanni Lajolo – gli aspetti storici, giuridici, culturali di questo singolare Stato, unico nel panorama mondiale di ieri e di oggi. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Il passato non lungo ma intenso, del piccolo Stato vaticano, il suo operoso presente, le prospettive future: questo l’itinerario tracciato dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, aprendo i lavori del Convegno, ospitati nella Sala della Conciliazione, dove furono firmati l’11 febbraio 1929, i Patti Lateranensi:

    “L’80.mo anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano è momento propizio per ricordare l’alta finalità della sua esistenza ed azione, per valutare come a tale finalità si sia corrisposto lungo questi otto decenni trascorsi e per cercare di intuire le modalità future che potrà assumere la missione propria di questo Stato.”
     
    Ha ricordato il cardinale Bertone che fu Pio XI, “il vero ideatore e fondatore” di questa realtà statuale, “opera della sua tenacia, realismo, cultura, lungimiranza”, a garantire alla Santa Sede “una vera e propria e reale sovranità territoriale”, “condizione universalmente riconosciuta indispensabile ad ogni vera sovranità giurisdizionale”, “che evidentemente - sottolineava Pio XI – è necessaria e dovuta a chi, stante il divino mandato, non può essere suddito di alcuna sovranità terrena”. Ciò spiega anche – ha osservato il cardinale Bertone – “le dimensioni esigue, quasi simboliche, del territorio”:

    “Fu lo stesso Pontefice a illustrare le ragioni di tale scelta. ‘Forse alcuni troveranno troppo poco di territorio, di temporale. Possiamo dire… che è veramente poco, pochissimo, il meno possibile, quello che abbiamo chiesto in questo campo: e deliberatamente, dopo aver molto riflettuto, meditato e pregato. E ciò per alcune ragioni che ci sembrano e buone e gravi’ ”

     
    Tra le ragioni – espresse da Pio XI - la volontà di facilitare le trattative, quella di tenere conto della ‘ipersensibilità’ di chi temeva di diminuire la sovranità territoriale italiana, e dimostrare infine che non erano mire di potere terreno.
     Ripercorrendo i tratti salienti della storia passata il cardinale Bertone si è detto convinto che lo Stato vaticano è stato all’altezza delle attese e delle sfide via via emergenti. Guardando al futuro ha evidenziato la necessità per lo Stato vaticano di rapportarsi sempre più con la comunità internazionale e in particolare con l’Unione Europea, dalla quale derivano all’Italia adempimenti anche negli impegni pattizi con la Santa Sede.

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    Concerto per gli 80 anni del Vaticano

    ◊   Benedetto XVI presenzierà oggi al concerto per l’80.mo annivversario dello Stato della Città del Vaticano, che si svolgerà alle ore 18.00 nell’Aula Paolo VI. In programma, una selezione del “Messiah” di Georg Friedrich Händel, nell’esecuzione dell’Orchestra della Radio Televisione Irlandese e del Coro della Cattedrale di Dublino (Our Lady’s Choral Society); dirigerà il maestro Proinnsías Ó Duinn, mentre in qualità di solisti interverranno Lynda Lee, soprano, Robin Tritschler, tenore, Ulrike Schneider, mezzo-soprano and Ian Caddy, basso. La nostra emittente trasmetterà la radiocronaca diretta del concerto a partire dalle 17.50.

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    Inaugurata la Mostra sugli 80 anni della Città del Vaticano

    ◊   “Gli ottanta anni della Città del Vaticano 1929-2009” vengono evocati nella Mostra celebrativa inaugurata ieri pomeriggio nel Braccio di Carlo Magno. Nell’atrio del “Braccio”, un plastico tridimensionale in legno di betulla riproduce la Città del Vaticano nella sua attualità, con i suoi edifici e il suo assetto paesaggistico, offrendo al visitatore una visione d’insieme della Stato vaticano: si tratta di un’opera artistica di grande qualità e originalità creata per la circostanza dallo Studio Villahermosa di Roma. L’esposizione si concentra sul momento della fondazione -1929 - e, dunque, sul Pontificato di Pio XI (1922-1939), durante il quale il nuovo Stato sovrano si dotò di strutture e infrastrutture. Articolato in cinque sezioni, il percorso espositivo analizza nella parte iniziale l’immagine e la topografia del Vaticano lungo i secoli, a partire da alcune stampe del Cinque e Seicento, per arrivare agli inizi del XX secolo; evidenziata da un nucleo documentale è anche la “questione romana”, i nodi problematici che caratterizzarono i rapporti tra Santa Sede e Stato italiano all’indomani della costituzione del Regno d’Italia. Il secondo momento è dedicato alla figura del Papa Pio XI, Achille Ratti, “anima dello Stato”. Il terzo segmento si riferisce ai Patti Lateranensi e ai relativi documenti – il Trattato e il Concordato – sottoscritti l’11 febbraio 1929. Al centro del IV settore della mostra è la nascita del nuovo Stato, con le infrastrutture create dal Pontefice: Governatorato, Tribunale, Stazione Ferroviaria, Radio Vaticana, Poste, Musei, Tipografia e le nuove porte di accesso: opere documentate da fotografie, medaglie celebrative, disegni e plastici degli edifici. La quinta sezione ricorda i sei pontificati intercorsi dal 1939 ad oggi. Chiude l’iter espositivo un’opera pensata anch’essa per le celebrazioni dell’80.mo: si tratta della “Civitas Vaticana”, una nuova pianta prospettica della Città del Vaticano, incisa ad acquaforte e bulino su disegno del Maestro Pierluigi Isola, che rappresenta simbolicamente l’immagine del Vaticano del XXI secolo. La Mostra, preparata da una Commissione scientifica presieduta dal vescovo Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato, è corredata da un catalogo, edito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Lo Stato della Città del Vaticano è stato iscritto nel 1984 dall’Unesco nella lista del Patrimonio Mondiale.

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    Sinodo per l'Africa: approvato l'Instrumentum laboris

    ◊   E’ stato approvato il testo dell’Instrumentum laboris della Seconda Assemblea sinodale per l’Africa che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre di quest’anno sul tema: La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra …Voi siete la luce del mondo » (Mt 5, 13.14). Il documento - cui ha dato il via libera il Consiglio Speciale per l’Africa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi nella sua 18.ma riunione tenutasi nei giorni 23 e 24 gennaio - sottolinea “sia gli aspetti positivi, sia quelli problematici della vita sociale ed ecclesiale in Africa. In particolare, se la Prima Assemblea Speciale per l’Africa del 1994 ha insistito sulla Chiesa-Famiglia di Dio – rileva - è necessario promuovere l’applicazione delle indicazioni emerse, per dare risposte efficaci ad un’Africa assetata di riconciliazione e in cerca di giustizia e di pace. I conflitti locali o regionali, le palesi ingiustizie e violenze interpellano tutti gli uomini di buona volontà e in maniera del tutto speciale la Chiesa”. E – continua il documento – “se è vero che in Gesù Cristo noi apparteniamo alla stessa famiglia e condividiamo la stessa Parola e lo stesso Pane di vita, se è ugualmente vero che siamo fratelli in Cristo, figli di Dio e costituiamo in Lui una sola famiglia (cfr. CCC 595), allora non ci dovrebbero più essere ingiustizie e guerre tra fratelli”.

    Per questo, durante la riunione, è stato ribadito che la Chiesa in Africa “ha compiuto un’opzione preferenziale per i poveri. Essa manifesta in questo modo che la situazione di miseria ed oppressione che affligge non pochi popoli africani non è irreversibile, ma pone tutti di fronte all’esigenza della conversione, di una condotta di vita integra, di un cammino risoluto verso la santità”. Si è quindi fatto riferimento al “grande dinamismo della Chiesa, unito alle sfide che essa ha di fronte e che il Sinodo dovrà vagliare, affinché la crescita quantitativa della Chiesa in Africa diventi anche qualitativa”. La Chiesa – è stato sottolineato - desidera contribuire, secondo la sua missione propria, ad uno sviluppo armonioso dell’uomo e della donna, come pure della società, conforme alla sua dottrina sociale applicata alle diverse situazioni del grande continente africano”. Infine è stato ricordato che il Papa, durante il suo viaggio in Camerun e Angola nel prossimo marzo consegnerà l’Instrumentum laboris ai presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa e incontrerà i membri del Consiglio Speciale convocato a Yaoundé, capitale del Camerun, per la diciannovesima riunione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI alla delegazione della conferenza dei Presidenti delle Maggiori Comunità Ebraiche Americane e il testo integrale dei saluti da parte di un rabbino e del presidente della conferenza

    L’incontro del Papa con i malati nella Basilica Vaticana

    L’udienza per la presentazione delle lettere credenziali del nuovo Ambasciatore di Australia presso la Santa Sede

    Nell’informazione internazionale, in primo piano l’Afghanistan: Richard Holbrooke, l’inviato speciale del presidente Obama, nella Kabul devastata dagli attacchi talebani

    In cultura, il discorso del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, per gli ottant’anni dello Stato della Città del Vaticano

    Una riflessione di Luca Pellegrini su “Il primo respiro”, il film documentario del francese Gilles De Maistre

    “Condannato a ringiovanire fino alla morte”: Gaetano Vallini sul film di David Fincher “Il curioso caso di Benjamin Button”

    Un articolo di Silvia Guidi dal titolo “E se avessimo bisogno dell’epica? Dai discorsi di Obama ai fumetti, tutte le mutazioni di un genere letterario antichissimo”

    Gianluca Biccini sui venticinque anni della Fondazione Giovanni Paolo II

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    Oggi in Primo Piano



    La guerra in Sri Lanka: il nunzio nei campi profughi

    ◊   Prosegue nello Sri Lanka la massiccia offensiva dell’esercito contro i ribelli separatisti delle Tigri Tamil. Il conflitto ha provocato nel nord est del Paese una drammatica emergenza umanitaria. Sono circa 200 mila i civili ancora intrappolati nella zona degli scontri. I bombardamenti indiscriminati hanno provocato migliaia di vittime e non hanno risparmiato neppure gli ospedali. L’ultimo è stato colpito ieri sera, come denunciato dalla Croce Rossa Internazionale. L'esercito governativo ha tuttavia negato un proprio coinvolgimento nella morte di 16 pazienti della struttura sanitaria. Sulla situazione nel Paese asiatico Stefano Leszczynski ha intervistato il nunzio a Colombo, mons. Mario Zenari:

    R. – Sembra che questo conflitto sia alla fine. Ma i combattimenti stanno terminando in una maniera molto intensa e crudele, soprattutto per la povera gente che è intrappolata tra due fuochi. Ancora questa mattina tre religiose, tra una trentina che lavorano in questo piccolo fazzoletto di terra, sono state ferite. Grazie a Dio le loro condizioni non sono gravi. Sono state trasportate via mare a Trinkomali. In questa zona abbiamo ancora circa 24 sacerdoti che si trovano con le loro comunità, intrappolati in questa area …

     
    D. – Lei ha avuto la possibilità di intervenire presso le autorità per chiedere una maggiore libertà di movimento delle organizzazioni ecclesiali?

     
    R. – La comunità internazionale deve far pressione sui ribelli perché almeno lascino partire la popolazione intrappolata tra i due fuochi. Finora, sono circa 35 mila coloro che si sono rifugiati. In questi ultimi giorni, nella zona controllata dal governo, il flusso sembra che sia abbastanza continuo. Io ho avuto l’occasione, domenica scorsa, di visitare con il vescovo due campi di accoglienza dove trovano posto queste persone: in genere si tratta di povere famiglie, di pescatori che sono riusciti a scappare da queste zone di combattimento. Persone che hanno potuto raggiungere le aree governative.

     
    D. – In quale direzione dovrà muoversi la riconciliazione in futuro?

     
    R. – E’ un compito abbastanza grande perché si tratta di sanare le ferite di 25 anni di guerra. E' stato un conflitto a volte molto crudele, come in questi ultimi giorni. Anche la Chiesa ha determinate possibilità. E' anche una sfida per la Chiesa in Sri Lanka, perché è l’istituzione che raduna le due principali etnie, l’etnia cingalese e quella tamil. Quindi la Chiesa ha la possibilità di porre in queste piaghe, in queste ferite del conflitto interetnico, un 'antivirus' al virus della ingiustizia, della violenza … Questa è la sfida che la Chiesa si trova di fronte. E’ un lavoro non facile ma tutti i leader religiosi e tutta la società civile devono rimboccarsi le maniche, una volta che sarà terminato il conflitto. Non ci si può illudere che con una vittoria militare sia 'vinto' il conflitto: bisogna andare alle radici di questo conflitto. Sono radici profonde che si devono risolvere, soprattutto, con coraggiose scelte politiche.

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    Eluana: i funerali nella chiesa di San Daniele a Paluzza

    ◊   Si sono svolti oggi, in forma privata, i funerali di Eluana Englaro, morta lunedì scorso per un arresto cardiaco dovuto a disidratazione, dopo 17 anni di stato vegetativo. Il rito è stato celebrato nella chiesa di San Daniele a Paluzza, il paese in provincia di Udine dove Eluana era nata. A presiedere le esequie, il parroco don Tarcisio Puntel. Non erano presenti i genitori e non sono stati ammessi fotografi e cineoperatori. Don Puntel si è rivolto ai familiari di Eluana: “la Chiesa non si è sentita estranea alla vostra vicenda. Quanti hanno pregato, non l'hanno fatto 'contro' qualcuno ma 'per' Eluana''. E ai familiari si è rivolto anche l'arcivescovo di Udine mons. Pietro Brollo che ha inviato un messaggio: “Vi siamo sempre stati vicino - ha affermato il presule - e soprattutto siamo stati vicini a papà Beppino e mamma Saturna. Eluana merita una grande manifestazione di affetto. Lei ci ha parlato e ci ha interrogato''. Si conclude così, con un rito religioso, una vicenda dolorosa che alcuni hanno voluto trasformare in uno scontro tra laici e cattolici. Ascoltiamo in proposito la riflessione del vescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, al microfono di Sergio Centofanti.

    R. – Ma io credo che questa contrapposizione sia di comodo, perché mai come nelle questioni etiche fondamentali il confine non passa attraverso una scelta religiosa, ma passa attraverso l’idea fondamentale dell’uomo e della legge morale, che è tale da unire tutti gli esseri umani. Se non ci fosse una legge morale che ci unisce, non sarebbe possibile nessun vero dialogo, nessuna vera cooperazione fra gli esseri umani, le culture, i popoli. Naturalmente, chi ha una dimensione di fede ha un motivo ulteriore per riconoscere che la vita umana ha un valore infinito, è dono di Dio e solo Dio può togliercela; ma mi chiedo se anche un non credente, un fratello, una sorella in umanità, non possa ritrovarsi in questo riconoscimento del valore infinito di ogni essere umano, qualunque sia la sua condizione. E’ su questo riconoscimento – che peraltro è radicato nel decalogo, voce della coscienza universale, che si fonda la convivenza fra gli esseri umani.

     
    D. – In tutta questa vicenda, tra tanti rumori, risalta la testimonianza silenziosa delle Suore Misericordine, che hanno curato amorevolmente Eluana per così tanti anni…

     
    R. – Credo che la loro discrezione - anche nell’uso delle parole e dei media – sia un esempio altissimo: l’amore che queste suore hanno dato ad Eluana è fuori discussione. Il loro desiderio di continuare a custodirne la vita, con tenerezza infinita e con una comunicazione d’amore – che passava anche semplicemente attraverso le cure del quotidiano, i semplici gesti di una carezza, tutto questo è un messaggio su cui credo tutti dobbiamo riflettere, credenti e non credenti, sia chi si dice a favore della vita, da tutelare fino all’ultimo istante, sia chi invece pone condizioni o limiti a questa sicurezza. Una legge sul fine-vita dovrà tenere ben presente Eluana che muore ma anche le suore che l’hanno assistita, ed interrogarsi sulle ragioni di tutto questo, perché la legge fatta possa essere a servizio e promozione della dignità di ogni essere umano.

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    Il cardinale Sepe: la Chiesa rilanci la speranza nel sud d'Italia

    ◊   A vent’anni dal documento della Cei “Chiesa italiana e Mezzogiorno”, i rappresentanti di un’ottantina di diocesi si ritrovano a Napoli, oggi e domani, per un convegno dal titolo “Chiese nel Sud, Chiese del Sud”. Un’incontro per mettere a fuoco quale cammino è stato effettuato in questi anni, quali difficoltà pastorali bisogna superare e su quali risorse si può costruire un futuro da credenti responsabili. A specificare gli obiettivi è il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, al microfono di Antonella Palermo.

    R. – Il nostro obiettivo principale è cercare di riorganizzare la speranza riaffermando la necessità per tutti di essere un po’ attivi e responsabili, partecipi, protagonisti di uno sviluppo che deve soprattutto valorizzare le risorse che esistono. Certamente, questo è possibile se tendiamo a far emergere queste positività perché solo così si potrà avere un cambiamento, quindi costruire un futuro che sia anche un po’ più rispettoso della dignità e dei diritti dell’uomo del Sud.

     
    D. – Dopo 20 anni dal documento Cei “Chiesa italiana nel mezzogiorno”, cosa è cambiato e in quale direzione?

     
    R. – Vent’anni sembrano pochi ma sono anche tanti, in realtà. Sappiamo quali mutamenti enormi si sono avuti anche a livello mondiale: 20 anni fa, cadeva il Muro di Berlino, ma sono caduti soprattutto i muri ideologici, politici. Lo tocchiamo con mano in questi giorni! Il quadro economico che in tutti i Paesi – non c’è un Paese che non senta poi questa crisi – ma anche nei Paesi considerati più sviluppati, più industrializzati è cresciuta la disoccupazione, è cresciuta la povertà. Questo processo di globalizzazione è vero, ha avvicinato i popoli, ha ridotto le distanze, però non è riuscito ancora a sanare tutte le disuguaglianze e tutte le ingiustizie. Certamente, passi avanti sono stati fatti. Rimane però questa forbice economica-sociale, rispetto al Nord ricco.

     
    D. – E la Chiesa del Sud, a questo proposito, che cosa ha da dire, come si sta impegnando?

     
    R. – Beh, certamente anche il rapporto tra Chiesa e società è cambiato. Certamente è migliorato in alcuni aspetti, ma forse non è cresciuto in quella maniera come auspicava il documento dei vescovi di 20 anni fa. E’ la Chiesa che è impegnata sempre nell’annuncio della Parola, della sua missionarietà; forse, però, non ha avuto tutta quella forza di incidere sufficientemente nella realtà sociale. E di fatto, vediamo, permangono delle forti ingiustizie: ci sono ancora dei diritti che sono disattesi, che sono offesi. E soprattutto, la cosa che più preoccupa, almeno personalmente: c’è questo abbassamento di tensione morale ed etica, che porta poi ad una speranza molto debole … E questo, mentre crescono sotto i nostri occhi, diventano molto aggressive le illegalità, le violenze di ogni tipo. E allora, ecco, la Chiesa cosa vuole fare? La Chiesa vuole uscire dalle sagrestie, vuole camminare con la gente nelle strade, nei quartieri, nelle piazze e soprattutto cercare di dar voce a chi non ha voce o a chi ha una voce debole per sostenere, difendere soprattutto i deboli, soprattutto gli oppressi. Un ruolo che non vuol essere certamente di supplenza a niente e a nessuno, perché non è questo il nostro compito; ma è invece un ruolo che ci viene direttamente dal Vangelo di Gesù Cristo, perché Cristo ci ha insegnato, ci ha mandati come suoi discepoli ad annunciare il Vangelo della carità, il Vangelo della solidarietà, della pace e della giustizia.

     
    D. – Che ascolto presta la Chiesa napoletana ai giovani e quali risposte dà loro?

     
    R. – Quello dei giovani ormai per noi è diventato l’argomento principale. E’ la forza, non solo del prossimo futuro, ma è anche la base su cui cominciare già oggi a rivedere un po’ le cose, a cambiare un po’ le cose. In tutto questo è chiaro che la problematica giovanile va vista anche all’interno di quella che è la comunità parrocchiale, insieme con la famiglia, insieme con la scuola, proprio per vincere la noia, per vincere il vuoto, per vincere il bullismo, per vincere tutte quelle cose che disgregano e per vincere soprattutto poi questa attrazione malavitosa, questo sistema che cerca di inglobarli e di annullarli. Ecco, cerca di dare loro dei luoghi, luoghi di aggregazione, luoghi di socializzazione, luoghi di dialogo e di confronto, oltre che un impegno culturale, ludico e così via. Per questo noi abbiamo voluto adesso creare in tutte le parrocchie un oratorio e sta avendo un ottimo successo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    78 anni fa nasceva la Radio Vaticana

    ◊   “A tutto il Creato. Essendo, per arcano disegno di Dio, Successori del Principe degli Apostoli (…) potendo per primi valerci da questo luogo della mirabile invenzione marconiana, ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini (…) con le parole stesse della Sacra Scrittura: ‘Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca”. Con questo radiomessaggio di Papa Pio XI, veniva inaugurata il 12 febbraio 1931 la Radio Vaticana. Sin dalla sua nascita, la missione dell’emittente a servizio dei Papi e del loro ministero, ha seguito le strade del Vangelo e della tecnologia. Durante le tragiche fasi della Seconda Guerra Mondiale, la radio del Papa diventa un punto di riferimento per ristabilire un contatto tra civili e militari dispersi e le loro famiglie. Tra la fine della guerra e l’inizio degli anni sessanta, la Radio Vaticana incrementa i suoi programmi verso i Paesi dell'est europeo posti sotto l'influenza sovietica e si afferma sia dal punto di vista tecnico sia da quello informativo. Si moltiplicano le lingue utilizzate per le trasmissioni e l’11 ottobre del 1962 viene trasmessa dalla Basilica di San Pietro l’apertura del Concilio Vaticano II. Molti sono stati i progressi tecnologici che si sono succeduti: negli anni Novanta hanno avuto inizio le trasmissioni satellitari e quelle via Internet. Tra i recenti sviluppi si deve sottolineare, in particolare, il miglioramento dell’integrazione, a livello redazionale, tra Radio e sito Internet, www.radiovaticana.va. Una recente novità è poi l’offerta giornaliera di videonews realizzate con la collaborazione tra la nostra emittente ed il Centro Televisivo Vaticano. In concomitanza con il lancio delle videonews, sono aumentati gli accessi al sito web. La collaborazione tra Ctv e Radio Vaticana ha portato anche al lancio, recentemente, del nuovo canale vaticano su YouTube che permette di conoscere in tempo reale l’attività del Papa. E’ cresciuto, poi, il numero di coloro che hanno richiesto di ricevere gratuitamente via e-mail i bollettini informativi, tra cui quello in lingua italiana dell’edizione delle ore 14. Oltre alle onde radio e alle trasmissioni satellitari, particolare impulso è stato dato all’utilizzo delle nuove tecnologie: trasmissioni radiofoniche digitali ad alta qualità vengono assicurate attraverso le tecnologie DRM e DAB. In Italia, in particolare, il sistema DAB assicura una copertura di circa il 64% del territorio. Tra le novità, ci sono infine le trasmissioni con la nuova tecnologia T-DMB. Anche attraverso questo canale si possono seguire le celebrazioni del Papa e i principali avvenimenti Vaticani. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    “La scienza è amica della fede”: così i vescovi inglesi per il bicentenario di Darwin

    ◊   “La scienza è amica, piuttosto che nemica, della fede. La teoria dell’evoluzione ci spiega come, ma non perché, noi siamo al mondo”: si intitola così la riflessione del presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, cardinale Cormac Murphy-O’Connor, diffusa in occasione del bicentenario della nascita di Charles Darwin, che ricorre oggi. Il documento è stato pubblicato lunedì scorso sul quotidiano ‘The Times’. “La teoria dell’evoluzione di Darwin, una delle più grandi scoperte di tutti i tempi – scrive il porporato - ci dà modo di comprendere il concatenarsi di tutta la vita e l’unicità della vita umana all’interno di questo processo”. Conclusa questa premessa, il card. Murphy-O’Connor ricorda poi che “alla fine dei suoi giorni, Darwin scriveva:‘Mi sembra assurdo dubitare del fatto che un uomo possa essere un fervente credente e un evoluzionista’. Per questo, io penso che la scienza sia una buona amica della fede, poiché mi invita ad un percorso di apprendimento e comprensione”. Poi, il porporato avverte: “Uno degli aspetti che segna la nostra cultura è la frattura fra scienza e fede. Si tratta di una falsa opposizione che impoverisce la nostra ricerca nelle realtà che compongono la nostra vita e il nostro mondo”. “Se si pensa che la scienza metta in pericolo e minacci la fede o che la fede ostacoli la conoscenza - continua il presidente dei vescovi inglesi - allora si ha una distorsione su entrambi i fronti”. Bisogna quindi fare attenzione: “È un errore considerare la teologia della creazione contenuta nel Libro della Genesi come un testo scientifico – scrive il card. Murphy-O’Connor – La Genesi parla del rapporto fra Dio e la creazione ed in particolare del ruolo dell’umanità in questo rapporto”. Quindi, sottolinea il porporato, “il racconto della creazione nella Genesi ci porta al di là della questione del “come” siamo stati creati per arrivare alla questione del “perché”. Ma le interpretazioni errate non riguardano solo la Genesi, prosegue il card. Murphy-O’Connor, bensì anche lo stesso Darwin: “Ci dovremmo preoccupare – scrive il porporato - quando la sua teoria viene ridotta alla “sopravvivenza del più forte”e diventa un modo per legittimare “politiche che discriminano i deboli e gli indifesi. Penso che la maggior parte di noi creda che sia un grosso sbaglio usare la teoria di Darwin per giustificare l’eugenetica”. “La scienza ci dona un potere immenso, – continua il presidente dei vescovi inglesi - ma dobbiamo sfruttare tutte le nostre risorse materiali e spirituali per usare questo potere a favore di tutto il Creato”. Allora, il bicentenario della nascita di Darwin, diventa “un invito a rinnovare il dialogo tra scienza e fede. La cristianità può contribuire al progresso della scienza, non solo incoraggiando gli scienziati nella ricerca della verità, ma anche invitandoli a considerare quelle questioni più ampie che vanno al cuore della comune e necessaria ricerca della comprensione”. Infatti, si legge ancora nel testo cardinalizio, “esistono questioni che ci portano oltre il desiderio di pura conoscenza e ci guidano verso il bisogno del dono della sapienza. Senza di esso, la più profonda struttura morale della verità viene negata”. Potrebbe essere questo, allora, conclude il porporato, “il prossimo passo dell’evoluzione”, ovvero “la scoperta che Dio è il destino della vita; che Cristo, che ci creati a sua immagine e somiglianza, non è solo l’Alfa, ma anche l’Omega, Colui nel quale siamo completati”. Quindi, si legge nelle ultime righe, “scienza e religione non si escludono a vicenda, ma sono ‘compagne di viaggio’ di un mistero che si svela, una verità che è presente in ogni luogo. (I.P.)

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    Mobilitazione della Chiesa cattolica per aiutare le vittime degli incendi in Australia

    ◊   La comunità cattolica australiana ha promosso iniziative di preghiera e solidarietà per le vittime degli incendi dolosi che hanno colpito in questi giorni lo Stato australiano di Vittoria. Il bilancio è pesante: i morti sono almeno 180 ed oltre 5 mila i senza tetto. Sacerdoti, religiosi ed operatori pastorali – riferisce l’Osservatore Romano - si stanno dedicando instancabilmente a sostenere le famiglie colpite dal disastro. In questi giorni sono arrivati molti messaggi di cordoglio. Tra questi, anche quello di Benedetto XVI, che ha assicurato “la propria vicinanza e preghiera a tutte le persone colpite”. Il Papa ha anche invocato “sulle famiglie delle vittime e su tutti coloro che soffrono per la perdita delle loro proprietà e per la distruzione della terra, la forza e la consolazione divina”. L’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis James Hart, ha lanciato inoltre un appello per la ricostruzione, ricevendo ampio sostegno da altre comunità cattoliche, parrocchie, associazioni e singoli donatori. Il presidente della Conferenza episcopale australiana, l’arcivescovo Philip Edward Wilson, ha diffuso poi un messaggio affermando che organizzazioni umanitarie cattoliche, come la società di San Vincenzo de’ Paoli, si sono attivate per aiutare migliaia di sfollati. Il direttore dei servizi sociali cattolici di Melbourne, Denis Fitzgerald, ha sottolineato infine la pronta risposta della comunità cattolica all’emergenza: “I volontari cattolici – ha detto – stanno ricoprendo un ruolo rilevante nell’assistenza post-disastro”. (A.L.)

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    Australia: veglia di preghiera delle POM per le vittime degli incendi

    ◊   Le Pontificie Opere Missionarie (POM) in Australia hanno lanciato una iniziativa di sostegno spirituale per le vittime degli incendi che hanno sconvolto la nazione: si tratta di una solenne veglia di preghiera che unirà tutto il personale delle Pontificie Opere Missionarie sparso negli uffici di tutto il mondo, tutti i volontari, i collaboratori e gli uomini di buona volontà che vorranno partecipare all’evento. Gli uffici delle POM australiane - riferisce l'agenzia Fides - sono stati letteralmente inondati da messaggi, lettere, e-mail, chiamate telefoniche da parte degli altri uffici delle POM sparsi in oltre 160 paesi del mondo, nei cinque continenti. Tutti hanno espresso solidarietà e hanno dichiarato disponibilità agli aiuti, assicurando la preghiera. Vista questa situazione, le POM australiane hanno deciso di unire gli sforzi e organizzare una veglia di preghiera per le vittime degli incendi e per le famiglie degli sfollati, che è stata estesa a tutte le POM nel mondo, a tutte le diocesi australiane e a tutti i credenti che vorranno unirsi all’iniziativa. Si calcola che saranno migliaia le persone in preghiera, che si svolgerà in momenti e tempi diversi, a seconda dei vari paesi: ogni ufficio delle POM, in ciascun paese, ha una rete di collegamenti, di volontari, collaboratori, persone sensibili che operano in scuole, parrocchie e associazioni dove la veglia sarà celebrata. Martin Teulan, laico cattolico e direttore nazionale delle POM australiane, ha detto: “La Giornata Mondiale della Gioventù in Australia ci ha mostrato e insegnato l’universalità della Chiesa cattolica e la ricchezza della fede in tutto il mondo. Noi siamo una comunità internazionale di fedeli cattolici che si aiutano nel momento del bisogno e che ora aiuteranno le famiglie australiane a ricostruire le loro case e a far rivivere la speranza nei loro cuori, in solidarietà e preghiera. Siamo certi che la preghiera solleverà il morale e aiutare lo spirito delle persone colpite” . (R.P.)

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    Messaggio del Celam sulla crisi economica e sociale

    ◊   A conclusione della sua riunione annuale di coordinamento, svoltasi a Bogotá il 5 e 6 febbraio, il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), ha pubblicato un ampio messaggio. Nel documento si sottolinea l’importanza, in un momento di crisi come quello attuale, “della responsabilità di tutti – governanti, politici, imprenditori, operai, associazioni civili e comunità religiose di fedi diverse – in favore della promozione dell’umanizzazione delle strutture politiche, economiche e finanziarie. Si auspica che queste possano servire il bene comune promuovendo la priorità del lavoro sul capitale e della produzione sulla finanza. I presuli del coordinamento ecclesiale subcontinentale esprimono gravi preoccupazioni sulla crisi e chiedono inoltre di scommettere proprio oggi “sulla democrazia, la partecipazione, il dialogo e i valori”. I vescovi ricordano le riflessioni di Benedetto XVI, secondo il quale questa crisi mette alla prova la globalizzazione. I presuli sottolineano quindi che la crisi non è il risultato delle difficoltà finanziarie immediate bensì del peggioramento culturale e morale. La situazione pone grandi sfide tra cui “la solidarietà nelle azioni e opere concrete” per superare con soluzioni adeguate problemi come la fame, la disoccupazione, il deterioramento della qualità della vita. Al tempo stesso deve stimolare i cattolici, le loro istituzioni, “per dare un contributo nella formulazione di un nuovo modello di sviluppo per l’America Latina e i Carabi”. Al riguardo, i vescovi citano il documento di Aparecida che lancia un monito sul rischio del rinforzamento dei grandi monopoli “e della tentazione di far diventare il profitto il valore supremo”. “Ecco perché, oggi più che mai - proseguono i presuli - appare urgente la necessità che la globalizzazione sia guidata da criteri etici mettendo tutto al servizio della persona umana creata ad immagine e somiglianza di Dio. L’attuale crisi finanziaria ha messo in evidenza l’affanno eccessivo per il profitto al di sopra del valore del lavoro umano e dell’occupazione”. Si tratta di una sovversione dei valori che “sostituisce i rapporti umani con le transazioni finanziaria: “la globalizzazione così come si configurata non è stata capace d’interpretare e reagire in funzione dei valori oggettivi che si collocano oltre il mercato; valori che sono la cosa più importante della vita umana, e cioè la verità, la giustizia, l’amore e soprattutto la dignità e i diritti di tutti, anche di coloro che vivono ai margini del mercato”. L’economia internazionale ha finito “per concentrare il potere e la ricchezza in poche mani escludendo ai meno abbienti e aumentando l’iniquità”. Perciò, a giudizio dei vescovi, occorre “gettare le basi per un nuovo ordine internazionale fondato su delle regole del gioco che tengano conto anche dei valori del Vangelo e dell’insegnamento sociale della Chiesa per promuovere una globalizzazione che abbia il segno della solidarietà e della razionalità. “Si deve far sì che il nostro da continente della speranza sia anche, come ci ha detto Benedetto XVI, diventi Continente dell’amore”. Questo compito interpella tutti senza discriminazione religiosa, culturale, politica ed ideologica, assicura il Celam. Tutti – si legge nel testo – sono chiamati alla speranza, per camminare insieme verso “la costruzione della pace”. I vescovi latinoamericani concludono il loro messaggio associandosi alle parole di Benedetto XVI in occasione, l'8 gennaio 2009, del discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede: “Come non pensare a tante persone e famiglie colpite dalle difficoltà e dalle incertezze che l’attuale crisi finanziaria ed economica ha causato a livello mondiale? Come non evocare la crisi alimentare e il surriscaldamento climatico, che rendono ancora più arduo l'accesso al cibo e all’acqua per gli abitanti delle regioni fra le più povere del pianeta? È d’ora innanzi urgente adottare una strategia efficace per combattere la fame e facilitare lo sviluppo agricolo locale, soprattutto perché la percentuale di persone povere nei Paesi ricchi aumenta”. (A cura di Luis Badilla)

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    Forte scossa di terremoto in Indonesia. Allarme tsunami rientrato

    ◊   Un sisma di magnitudo 7,4 ha colpito la provincia di North Sulawesi, in Indonesia. L’allerta per una possibile onda anomala ha generato il panico fra gli abitanti, memore del maremoto che nel dicembre 2004 ha provocato la morte di oltre 230 mila persone in tutta l’Asia, molte delle quali in Indonesia. Al sisma sono seguite 64 scosse di assestamento. Sono anche state danneggiate diverse abitazioni e chiese della zona. Nel timore di un’onda anomala, gli abitanti della provincia hanno abbandonato in massa le loro case, cercando rifugio sugli alberi di cocco o in punti sopraelevati rispetto alla costa. Fortunatamente, è poi rientrato l’allarme tsunami, lanciato dalle autorità indonesiane dopo il terremoto. Rutsam Pakaya, responsabile dell’unità di crisi a Giakarta, riferisce però del crollo di numerose abitazioni e chiese nella zona: “La maggior parte dei feriti – ha detto - si concentra nei distretti di Melonguane e Kabaruan”. Al momento – rende noto l’agenzia AsiaNews - non si hanno notizie di vittime. (A.L.)

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    India: l'arcivescovo di Guwahati mediatore tra musulmani e tribali indù

    ◊   Musulmani e indù iniziano colloqui di pace grazie all’intervento del vescovo cattolico. Accade a Guwahati, nello stato dell’Assam, dove l’arcivescovo della città, mons. Thomas Menamparampil, è riuscito a far incontrare leader musulmani e rappresentanti dei tribali Bodo per risolvere il conflitto tra le due comunità che ha causato migliaia di sfollati e decine di morti. All’inizio di ottobre 2008 - riferisce l'agenzia AsiaNews - i distretti di Udalguri and Darrang sono stati teatro degli scontri. Gli immigrati musulmani rappresentano ormai la maggioranza della popolazione in alcune aree dell'Assam; i Bodo sono gli abitanti nativi della regione e tra essi sono sorti gruppi separatisti che combattono il governo centrale per ottenere la creazione di uno Stato indipendente da New Delhi. Le tensioni sono scoppiate dopo che i Bodo hanno preteso che gli immigrati musulmani lasciassero l’area. Nell’arco di pochi giorni le violenze hanno infiammato 35 villaggi, causando 50 morti, centinaia di feriti e 60mila sfollati che hanno dovuto abbandonare le loro case per trovare rifugio in 32 campi di accoglienza allestiti dall’esercito. Anche i cristiani della zona sono stati coinvolti negli scontri. Tre villaggi situati nella zona a maggioranza musulmana sono stati bruciati e tre cattolici tribali uccisi. Ancora oggi, nonostante la presenza dell’esercito, continuano a verificarsi sporadiche violenze e 45mila persone di entrambe le comunità vivono ancora nei campi allestiti dal governo. Per mons. Menamparampil il primo colloquio svoltosi il 5 febbraio è stato “un passo avanti incredibile”. I rappresentanti delle comunità islamiche e dei tribali hanno accettato di “evitare ogni ulteriore violenza” e di “stabilire un gruppo per i colloqui di pace”. “Si tratta chiaramente di un buon punto di partenza” ha affermato mons. Menamparampil, “anche se resta ancora molto da fare. I due gruppi in conflitto sono ansiosi di raggiungere un accordo”. Secondo l’arcivescovo, per ottenere questo risultato è decisivo il coinvolgimento del governo. (R.P.)

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    Fondo per combattere la povertà nei Paesi della regione del Sahel e del Sahara

    ◊   I 28 Paesi della comunità degli Stati del Sahel e del Sahara (Cen-Sad) hanno chiesto la creazione di un fondo per combattere la povertà nel Nord Africa. I rappresentanti hanno adottato la proposta, presentata dall’Organizzazione per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao), durante la XVII sessione del consiglio esecutivo a Rabat, e sottolineato, in un comunicato diffuso al termine dell’incontro, “l’urgenza con la quale va affrontato il problema della sicurezza alimentare, della gestione di risorse naturali e idriche per lo sviluppo economico e sociale dell’intera regione”. Il Consiglio – rende noto l’agenzia Misna - è intervenuto inoltre sulla situazione politica in Medioriente, chiedendo l’avvio di “un’inchiesta internazionale indipendente sui recenti fatti di Gaza, allo scopo di processare i responsabili alla Corte penale internazionale (Cpi)”. Fondata nel 1998 a Tripoli, la Cen-Sad mira alla creazione di una zona di libero scambio tra i 28 Paesi membri dell’Africa nord-occidentale, dal Marocco al Kenya. (A.L.)

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    Angola: scuola intitolata alla pediatra italiana Maria Bonino

    ◊   Una scuola elementare della cittadina di Uige, in Angola, porterà il nome della pediatra italiana Maria Bonino, la volontaria morta in Angola nel marzo del 2005 durante un’epidemia del virus Marburg. La volontaria contrasse la febbre emorragica durante la sua attività di assistenza. Sarà ricordata anche con una lapide, consegnata alle autorità angolane durante la recente visita del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. Medico pediatra dell’ospedale Beauregard di Aosta, sua città natale, tra il 1993 e il 2003 Maria Bonino aveva partecipato a più missioni in vari Paesi africani nell’ambito della cooperazione internazionale. Nel 2003 – ricorda l’agenzia Misna - era partita per Uige come volontaria dell’organizzazione non governativa 'Medici con l’Africa Cuamm' per lavorare nel reparto di pediatria dell’ospedale provinciale. Sin dai primi casi sospetti di ‘febbre emorragica’, Maria Bonino aveva cercato di allertare le autorità sanitarie a Luanda. Non ebbe risposta fino a quando l’epidemia non si manifestò in modo evidente. (A.L.)

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    Vescovi canadesi preoccupati per lo sfruttamento delle risorse minerarie nel sud del mondo

    ◊   Ogni attività estrattiva venga svolta nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani. E’ quanto affermano i vescovi canadesi in un documento nel quale esprimono preoccupazione per lo sfruttamento delle risorse minerarie nei Paesi del terzo Mondo da parte delle multinazionali canadesi. Nel corso del 2007, la Conferenza episcopale si era già impegnata in iniziative di sensibilizzazione sulle attività minerarie di società canadesi. Tra queste, c’è stata anche una lettera indirizzata al governo del Canada sugli sviluppi nel settore minerario in Honduras. Dopo aver ricordato la priorità di questioni etiche e morali, i presuli hanno lanciato quindi un accorato appello al governo di Ottawa chiedendo di adottare norme rigorose per lo sfruttamento delle risorse minerarie. Nel documento si sottolinea infine che la Conferenza episcopale canadese continuerà ad incoraggiare tutti coloro impegnati a promuovere sforzi volti a proteggere “il pianeta come un dono di Dio”. (A.L.)

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    Cina: stato di emergenza per la siccità. L'aiuto della comunità cattolica

    ◊   A causa delle scarse precipitazioni registrate negli ultimi mesi nella gran parte della zona settentrionale del continente, dove sono concentrate le maggiori zone di produzione del grano invernale, è stato dichiarato lo stato di emergenza in 7 province. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, dall’ottobre dell’anno scorso fino al 5 febbraio 2009, i terreni agricoli colpiti dalla siccità risultano coprire una superficie di 155 milioni di Mu (1 Mu = 666,66667mq), coinvolgendo 4,29 milioni di popolazione, oltre 130 mila persone hanno difficoltà nell’approvigionamento dell’acqua portabile e 2,07 milioni di capi di bestiame sono stati colpiti dalla siccità. I danni economici sono valutati intorno a 1,6 miliardi di Yuan (circa 160 milioni di euro). Attualmente si sta cercando di lottare contro la siccità utilizzando l’acqua proveniente dalle irrigazioni. “Contro la siccità: inizio da me” è l’appello lanciato da Jinde Charities, l’ente caritativo della comunità cattolica cinese, al termine della riunione del 10 febbraio scorso, invocando la salvaguardia e il rispetto del Creato. Nella stessa occasione è stato formato anche l’Ufficio di emergenza per coordinare gli aiuti e il sostegno alla zona colpita gravemente della disastrosa siccità. Inoltre il sito cattolico Jinde ha aperto una speciale pagina web per seguire costantemente la situazione suggerendo consigli quotidiani concreti per risparmiare l’acqua, salvando e rispettando la creazione. Inoltre ha presentato una serie di dati che potrebbero aiutare le persone a rendersi conto dell’importanza di risparmiare ogni goccia d’acqua. (R.P.)

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    L'incontro a Mosca del patriarca Kirill con il ministro cinese per gli affari religiosi

    ◊   Il neoeletto patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ha ricevuto una visita da parte di una delegazione della Repubblica popolare cinese. La delegazione era guidata da Ye Xiaowen, direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi. L’incontro è avvenuto il 2 febbraio scorso, anche se il sito www.ortodox.cn - ripreso dall'agenzia AsiaNews - ne ha dato notizia solo ieri. Kirill ha sottolineato di aver già incontrato Ye nel luglio 2006, al Summit mondiale dei leader religiosi, tenutosi a Mosca, in occasione del G8 Il miglioramento dei rapporti fra gli ortodossi russi e quelli cinesi (circa15 mila, sparsi in tutto il vasto territorio) è perfino iscritto nel Trattato di buon vicinato firmato fra la Russia e la Cina per gli anni 2009-2012. Proprio attraverso Kirill, al tempo metropolita responsabile delle relazioni esterne del Patriarcato, da anni la Chiesa ortodossa russa si offre per far studiare seminaristi cinesi ortodossi e far rinascere un clero cinese fra le comunità ortodosse della Cina. Varie volte in passato Kirill si è detto anche disponibile a inviare sacerdoti russi in Cina per la cura dei fedeli. Ma vi sono problemi di libertà religiosa perché la Chiesa ortodossa non è fra le religioni riconosciute dal governo. Durante l’incontro con Ye, Kirill ha ricordato i diversi problemi che deve affrontare la comunità dei fedeli ortodossi in Cina: la ricostruzione della chiesa della Dormizione nel territorio dell’ambasciata russa a Pechino; la mancanza di sacerdoti ad Harbin, Urumqi, Kulj (Yining) e Labdarin (Eerguna). La Chiesa ortodossa russa è giunta in Cina da circa 300 anni. Le prime comunità erano costituite da russi emigrati e risiedevano soprattutto nel nord del Paese. Anche attualmente la maggioranza dei fedeli è di discendenza russa. La Rivoluzione Culturale cinese ha poi azzerato la presenza di vescovi e preti. Ancora oggi i fedeli non hanno alcun sacerdote, e la domenica si radunano solo saltuariamente per pregare. Vi sono però 13 studenti cinesi ortodossi che studiano all'Accademia teologica Sretenskaya di Mosca e all'Accademia di S. Pietroburgo. (R.P.)

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    Sondaggio sulla religiosità: al primo posto gli egiziani, all’ultimo gli estoni

    ◊   Quanto è importante la fede religiosa nella tua vita? A questa domanda hanno risposto in 143 Stati oltre 1000 persone di ciascun Paese. Sono stati interpellati cristiani, musulmani, buddisti e fedeli di altre religioni nell’ambito di un sondaggio realizzato dall’istituto statunitense ‘Gallup’. E’ stato chiesto se alla professione di fede seguano comportamenti coerenti, come la frequenza alle cerimonie di culto, l’osservanza dei precetti o delle regole. In base alle risposte date, i più devoti risultano gli egiziani. Nei primi posti di questa classifica ci sono anche fedeli di Sri Lanka, Marocco, Senegal, Repubblica Democratica del Congo ed Emirati Arabi Uniti. Tra gli Stati con la più bassa percentuale di religiosità ci sono invece vari Paesi europei, tra cui Svezia, Danimarca e Norvegia. In Italia, invece, si registra un livello di religiosità largamente al di sopra della media. Negli ultimi posti della classifica ci sono diversi Paesi dell’ex Unione Sovietica. Secondo il sondaggio - ricorda l’Osservatore Romano - lo Stato ‘meno credente’ è l’Estonia. Gli Stati Uniti si collocano infine leggermente al di sotto della media. (A.L.)

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    Incontro a Roma sull’illuminazione nelle chiese

    ◊   “Coinvolgere i fedeli in maniera significativa e adeguata durante le azioni liturgiche”: è uno degli obiettivi indicato dal vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Cei, durante il convegno “Luce per le chiese. Quale illuminazione nei luoghi di culto?”. L’incontro, tenutosi al Jolly Hotel Midas, ha preso in esame un argomento poco esplorato che richiede “una sinergia tra teologi, liturgisti e progettisti”. Un argomento che implica “aspetti di fede, artistici e funzionali”, ha detto don Giuseppe Russo, responsabile del Servizio nazionale per l’edilizia di culto. Per favorire questa collaborazione – rende noto 'Avvenire' – sono state elaborate delle linee guida per la progettazione della luce nelle chiese. L’illuminazione di una chiesa – ha spiegato mons. Giancarlo Santi, vicepresidente della Commissione scientifica Aidi per illuminazione spazi liturgici – non può essere frutto di improvvisazione, faciloneria o di competenze esclusivamente tecniche. Ma deve essere espressione – ha aggiunto – del fatto che l’edificio di culto è finalizzato innanzitutto alla partecipazione attiva e al coinvolgimento dei fedeli nelle celebrazioni. La luce infatti è simbolo di Cristo e “metafora di vita”, ha ricordato mons. Carmelo Pellegrino, docente alla gregoriana. Lo scopo da raggiungere – ha concluso padre Silvano Baggiani, docente al Marianum – è la presenza di “una luce amica che modelli spazi felici per le celebrazioni”. (A.L.)

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    75 vescovi pellegrini al sepolcro di San Paolo

    ◊   75 vescovi di 40 nazioni di ogni parte del mondo, guidati dal cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, si sono recati ieri  in pellegrinaggio alla Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura per venerarne il Sepolcro. Hanno voluto così associarsi alle celebrazioni dell’Anno Paolino in occasione dell’incontro promosso dal Movimento dei Focolari, del quale sono “amici”, dedicato a “Cristo nel cuore della società” e in particolare alle “piccole comunità e ad altre forme di irradiazione del Vangelo”. Ad accogliere gli ospiti e ad illustrare loro le finalità dell’Anno Paolino, le sue manifestazioni principali e la storia della Basilica è stato l’arciprete cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che si poi unito alla loro preghiera (incentrata fra l’altro sulla meditazione di due passi delle Lettere di San Paolo ai Corinzi) e che infine li ha accompagnati a visitare la Tomba dell’Apostolo.( G.M.)

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    Il "Paulus"  di Mendelsshon cantato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Eccezionale evento musicale ieri  pomeriggio nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura: una corale di caratura internazionale, la "Our Lady’s Choral Society" di Dublino, ha eseguito numerosi  brani dell’Oratorio Paulus, op.36 di Felix Mendelssohn-Bartholdy , una delle sue più celebri composizioni. In tal modo ha visto concretizzarsi un sogno accarezzato fin dall’indizione dell’Anno Paolino, ma che riteneva irrealizzabile, quello appunto di poter cantare l’Oratorio a Roma, accanto al Sepolcro dell’Apostolo. La Corale, che è presieduta dall’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, aveva studiato l’Oratorio di Mendelssohn per onorare l’Apostolo nel bimillenario della sua nascita ed eseguirlo in patria, come in effetti è avvenuto con grande successo il 2 novembre scorso alla National Concert Hall della capitale irlandese. La Corale ha ricevuto l’invito di venire a Roma e cantare per Benedetto XVI, in occasione delle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario dello Stato della Città del Vaticano, un’opera che l’ha resa famosa fin dalla sua fondazione (1945), il Messia di Haendel. Il suo direttore, padre Paul Ward, si è subito attivato perché la Corale da San Pietro venisse a San Paolo e qui cantasse il Paulus di Mendelssohn. Progetto subito favorito dall’arciprete della Basilica, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Così ieri, sotto la volta dell’abside mosaicata, i suoi 120 coristi accompagnati all’organo da Mary Scarlett e diretti dal maestro Proinnsías Ó Dunn hanno eseguito molte parti corali dell’Oratorio: arie e recitativi sono stati interpretati da due solisti , il soprano Lynda Lee e il basso Ian Caddy . Grande il successo riportato, anche perché i presenti hanno raccolto il messaggio del reverendo Paul Pard di “partecipare gioia in questo luogo santo” nel ricordo della vita e della fede di San Paolo. (A cura di Graziano Motta)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele: consultazioni per il governo. Raid contro Hamas

    ◊   In attesa dell’ufficializzazione dei risultati elettorali, in Israele continuano i contatti tra i maggiori partiti per la formazione del governo. Sia Tzipi Livni, leader del partito di centro Kadima e vincitrice delle consultazioni, che Benyamin Nethaniau, a capo della destra del Likud distaccato di un solo seggio, hanno avuto ieri colloqui con Avigdor Lieberman, leader del partito della destra radicale, Yisrael Beitenou, terza forza politica della Knesset. Intanto, il presidente americano Barack Obama ha telefonato al suo omologo israeliano, Shimon Peres, assicurando che gli Stati Uniti lavoreranno con il prossimo premier per assicurare la pace a tutto il Medio Oriente. Ma, guardando alla difficile situazione nella regione, quale governo è auspicabile per Israele? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Ennio Di Nolfo, professore emerito all’Università di Firenze, esperto di Medio Oriente:

    R. - A mio parere, il governo più auspicabile è un governo di unità nazionale, che esclude il partito di estrema destra, poiché è l’unico che potrebbe anche affrontare - con un certo grado di sicurezza - un risultato di compromesso, mettendo insieme le istanze - abbastanza intransigenti - del Likud con quelle più mediane di Kadima. Formato questo governo - ammesso che sia possibile - probabilmente la situazione tenderebbe a migliorare se l’intervento americano fosse davvero risolutivo.

     
    D. - Quale efficacia, secondo lei, potrebbe avere la mediazione americana della nuova amministrazione Obama?

     
    R. - Credo che molto dipenda dall’intervento degli Stati Uniti e dalle modalità di questo intervento nell’area. Se l’intervento seguirà la linea di Annapolis - due Stati nella stessa regione - allora probabilmente la situazione diventerà più fluida e più facile verso un processo di pacificazione fortunato. In realtà, però, che le cose vadano in questa direzione dipende tutto da variabili che non siamo in grado di controllare dall’esterno, e probabilmente non sono in grado neanche gli stessi israeliani di controllare dall’interno.

     
    D. - C’è anche da valutare la volontà di dialogo di Hamas: un governo israeliano di estrema destra vorrebbe dire il naufragio totale di qualsiasi negoziato?

     
    R. - In teoria sì. Però non dobbiamo dimenticare il fatto che un governo di estrema destra, com’era quello di Menahem Beghin, a suo tempo è riuscito a raggiungere i primi accordi di pace tra Israele e l’Egitto.

    Striscia di Gaza: attaccata nella notte una postazione di Hamas
    L'aviazione israeliana ha aperto il fuoco nella notte contro una postazione di Hamas nel sud della Striscia di Gaza, senza provocare feriti. Un portavoce militare israeliano ha confermato che “l'esercito ha attaccato una postazione di Hamas a Khan Yunis in risposta a due colpi di mortaio sparati ieri contro il sud di Israele”.

    Egitto: residuato bellico uccide due giovani
    Due ragazzi egiziani di 13 e di 17 anni sono stati uccisi e altri due di 15 e 19 anni sono rimasti feriti per l'esplosione di una mina, residuato bellico della guerra tra Israele ed Egitto del 1973, nella penisola del Sinai. Stavano giocando nella zona di Ayoum Mussa, la fonte di Mosè, a nord dell'abitato di Ras Sedr.

    Iraq
    Quattro agenti di polizia sono morti e altri tre sono rimasti feriti in seguito all'esplosione di un'autobomba nella città settentrionale irachena di Mossul. L'attentato aveva come obiettivo proprio la pattuglia della polizia. Ieri, intanto, l’esercito americano ha rilasciato 107 detenuti dalla prigione di Camp Cropper, una base nei pressi dell'aeroporto internazionale di Baghdad, in virtù dell’accordo Iraq-Usa sulla sicurezza entrato in vigore lo scorso primo gennaio. Si tratta del primo gruppo dei 1500 detenuti che verranno rilasciati.
     
    Afghanistan
    Il boato udito oggi nella parte orientale di Kabul è stato provocato da un'esplosione controllata compiuta dall'esercito afghano. Lo ha reso noto il Ministero della difesa. Ieri, una serie di attacchi coordinati dei talebani nella capitale afghana aveva provocato la morte di 26 persone. E in comunicati diramati su Internet da siti di area integralista, i talebani afghani hanno rivendicato le azioni definendole “un messaggio” al presidente americano, Obama. Il tutto a poche ore dall’arrivo a Kabul del nuovo inviato speciale americano per l'Afghanistan e il Pakistan, Holbrooke. E di Afghanistan hanno parlato in un colloquio “amichevole e produttivo” Barack Obama e il premier italiano, Silvio Berlusconi che ha assicurato “il forte sostegno dell'Italia in Afghanistan”. Il nuovo presidente degli Stati Uniti non ha mai nascosto di voler concentrare le energie in Afghanistan, dove la situazione è difficile, e di voler chiedere ulteriori "sacrifici" anche agli alleati della Nato.

    Pakistan
    Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha ufficialmente costituito una commissione di inchiesta sull'omicidio dell'ex primo ministro pakistano, Benazir Bhutto. Il segretario generale dell'ONU ha nominato l'ambasciatore cileno al palazzo di vetro, Heraldo Munoz, a capo della commissione di inchiesta che sarà composta da tre membri. I nomi degli altri due commissari, ha detto Ban Ki-moon in una conferenza stampa a New York, saranno resi noti successivamente. Benazir Bhutto fu uccisa il 27 dicembre del 2007 in un attentato, subito dopo aver terminato un comizio elettorale nei pressi di Islamabad, due mesi dopo essere tornata dall'esilio.

    Il direttore dell’Aiea plaude all’apertura di Obama all’Iran
    “Questa è la strada da percorrere”. Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Mohamed el Baradei, ha così commentato la disponibilità del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ad avere un dialogo diretto con l'Iran per la questione nucleare. Baradei ha sottolineato l’importanza di questa apertura definendola fondamentale per la sicurezza. Il direttore dell’Aiea ha poi aggiunto che “l'Iran ha ancora molto da fare per chiarire le preoccupazioni sulla natura del suo programma”.

    Bahrein
    Il partito sciita Al Wefaq ha proposto la creazione di una commissione nazionale per il dialogo che faccia calmare le montanti tensioni tra sciiti e sunniti in Bahrein. La proposta è stata avanzata nelle stesse ore in cui torna a salire la protesta nelle strade di Malkiya, cittadina vicina a Manama, dove i dimostranti si sono scontrati con la polizia per protestare contro l'annunciata data del processo di 35 sciiti accusati di attività terroristiche. “Sollecitiamo il governo a creare una commissione nazionale per il dialogo, costituita da figure credibili, che contribuisca ad allentare le tensioni politiche ed ad arginare i rischi per la sicurezza”, ha affermato al Wefaq, puntualizzando che l'iniziativa dovrebbe essere seguita dal rilascio dei detenuti attualmente incarcerati con accuse di carattere politico o relative alla sicurezza.
     
    Siria-Stati Uniti
    Prove di dialogo sono in corso tra Siria e Stati Uniti con l'arrivo la settimana prossima a Damasco del senatore repubblicano, John Kerry, presidente della Commissione esteri del Senato americano. Lo riferisce stamani il Ministero degli esteri siriano. Dal 2004, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni economiche alla Siria, accusata dalla precedente amministrazione Usa di “sostenere il terrorismo” in Iraq e nei territori palestinesi occupati e di “destabilizzare” il vicino Libano.

    Piano di rilancio dell’economia Usa
    Il Congresso USA è ancora al lavoro per dare forma definitiva al pacchetto di rilancio dell’economia, proposto dal presidente Obama, sul quale si sono già espressi favorevolmente Camera e Senato. Il pacchetto, del valore di poco inferiore agli 800 miliardi di dollari, prevede anche la creazione di una specifica commissione di controllo sull’utilizzo dei fondi stanziati. E intanto da Wall Street giungono autorevoli "mea culpa". Il servizio di Fausta Speranza

    Una sorta di "mea culpa" davanti alla Commissione servizi finanziari della Camera: i big di Wall Street chiedono scusa, ammettono, prima ancora di essere attaccati, che qualcosa non ha funzionato, che sono stati commessi alcuni errori, che la struttura dei compensi con cui sono retribuiti i manager può essere ripensata. Ma allo stesso tempo rilanciano: manifestano l’intenzione di restituire gli aiuti ricevuti nell'ambito della prima tranche del programma di aiuti (Troubled Asset Relief Program) e la disponibilità a lavorare con il Congresso, come gli è stato chiesto. Assicurano, per altro, che grazie ai fondi ricevuti le banche continuano a rilasciare prestiti a famiglie e imprese nonostante le difficoltà. Per dimostrare il proprio impegno, accettano di lavorare con le autorità per prevenire i pignoramenti e riportare fiducia nel sistema: alcuni di loro annunciano che sospenderanno i pignoramenti fino a quando l'amministrazione Obama non avrà presentato i propri piani per allentare le tensioni sul mercato immobiliare. Parole dunque particolari, per un particolare tempo di crisi, hanno segnato l'audizione-fiume di oltre sette ore alla Commissione servizi finanziari.
     
    La Bce denuncia l’aumento del deficit nei Paesi dell’euro
    L'aumento del deficit nei Paesi dell'area euro è un “problema importante” e deve spingere i governi al rispetto del Patto di stabilità e crescita. Lo ha affermato il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, in un'intervista al Neue Osnabruecker Zeitung, riportata dall'agenzia Bloomberg. Trichet ha anche affermato che la situazione del settore bancario resta “difficile” e che dovrebbe essere monitorata da vicino dai governi e dalle banche centrali: misure come quella della creazione di "bad bank" dovrebbero avere un impatto neutro sulla concorrenza, ha concluso.

    Darfur
    I giudici del Tribunale penale internazionale (Tpi) starebbero per emettere un mandato d'arresto contro il presidente sudanese Omar el-Beshir in relazione alle vicende del Darfur. In una notizia da L'Aja, pubblicata sul suo sito web, il quotidiano newyorkese cita degli avvocati presso la Tpi e dei diplomatici secondo i quali i giudici “hanno deciso di emettere un mandato d'arresto per il presidente Beshir”. Quando aveva chiesto ai giudici tale ordine d'arresto nel luglio scorso, il procuratore del Tpi, Luis Moreno-Ocampo, aveva accusato Beshir di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità in Darfur, regione dell'ovest del Sudan in preda a una guerra civile che dal 2003 ha fatto 300 mila morti, secondo l'Onu, 10 mila secondo Khartoum.

    Accordi economici tra Cina e Arabia Saudita
    Con accordi economici nei campi del petrolio e dell'energia si è conclusa la visita del presidente cinese, Hu Jintao, in Arabia Saudita. Hu Jintao è andato a Riad soprattutto per assicurarsi l'approvvigionamento di greggio saudita, ma si è registrata anche la firma di un contratto da 1,8 miliardi di dollari per la realizzazione di un treno monorotaia per il trasporto dei pellegrini alla Mecca. Hu Jintao proseguirà per il Mali, il Senegal, la Tanzania e le Mauritius per dare un nuovo impulso all’economica cinese in Africa. Arabia Saudita e Cina hanno stabilito formali relazioni diplomatiche nel 1990. Per Hu Jintao si tratta della terza tournee africana da quando, nel 2003, è diventato presidente cinese.

    Caucaso
    Scontri a fuoco in due Repubbliche del Caucaso settentrionale. Almeno quattro poliziotti sono morti e altri tre sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco con un gruppo di guerriglieri a Nazran, la più grande città della Repubblica russa dell'Inguscezia, mentre sette sospetti ribelli sono rimasti uccisi nella Repubblica russa della Kabardino-Balkaria.

    Ucraina
    Alcune migliaia di persone sono scese in piazza a Kiev per protestare contro gli effetti della crisi, a partire dal carovita. I manifestanti hanno gridato slogan contro l'aumento delle tariffe, gli alti prezzi degli affitti e dei generi alimentari. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 43


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