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Sommario del 07/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa afferma "l'assoluta e suprema dignità di ogni vita umana": così il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato
  • Udienze e nomine
  • Il cardinale Re presiede la Messa esequiale per mons. Cipriano Calderón Polo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Eluana. La speranza non muore: interviste con mons. Crociata e il prof. Dalla Torre
  • Il Kosovo si prepara a celebrare il primo anno d'indipendenza
  • Cento anni fa nasceva Dom Hélder Câmara. Mons. Rocha: vedeva il mondo con gli occhi di Dio
  • Festa della famiglia al Santuario romano della Madonna del Divino Amore
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: si aggrava la situazione dei civili a Vanni
  • Orissa: costruito tempio indù sulle macerie di una chiesa data alle fiamme
  • Rapporto sull'Indonesia: a rischio la libertà religiosa
  • Colombia: conclusa la riunione del Celam
  • Cresce l'epidemia di colera nell'Africa Australe
  • Madagascar: l'impegno dei vescovi contro la crisi
  • Nigeria: 84 bambini morti per una sostanza tossica nello sciroppo
  • Uganda: appello dell’arcivescovo di Kampala contro la povertà
  • Si moltiplicano le iniziative delle diocesi italiane a sostegno delle famiglie
  • Dichiarazione dei vescovi venezuelani per il 150. mo della Guerra Federale
  • I cattolici di Yangon portano formazione e assistenza sanitaria nei villaggi poveri
  • A Roma il Convegno nazionale Cei sull’Apostolato Biblico
  • India: la Facoltà Teologica di Bangalore riflette sull’attualità di San Paolo
  • Regno Unito: al via la Settimana nazionale per il matrimonio
  • Nella Val d'Oise il tradizionale incontro della rete Chretiens en grande école
  • Terza Settimana europea per le energie rinnovabili
  • Presentazione a Roma del progetto “Volontari Cittadini Europei”
  • Stati Uniti: eletto il nuovo presidente della Papal Foundation
  • Festival di Berlino: in scena il dramma dell’uomo moderno
  • 24 Ore nel Mondo

  • Usa: accordo al Senato sul piano anticrisi. Persi altri 600 mila posti di lavoro a gennaio
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa afferma "l'assoluta e suprema dignità di ogni vita umana": così il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato

    ◊   La Chiesa ha sempre affermato “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”, che va vissuta “in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza”. Lo afferma Benedetto XVI nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale del malato, che ricorre l’11 febbraio, memoria della Vergine di Lourdes. Il Papa dedica quest’anno il Messaggio ai bambini ammalati o vittime di abusi e violenze, levando un appello ai governi perché promulghino leggi in favore dei minori in difficoltà e delle loro famiglie. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un cristiano “non può restare indifferente” al “silenzioso grido di dolore” levato dai bambini ammalati o abbandonati a se stessi nel mondo: la sua coscienza di uomo e di credente non glielo permette e gli impone “l’impellente dovere di intervenire”. Con chiarezza di toni e grande compassione, Benedetto XVI guarda nel messaggio all’universo di sofferenze nel quale versano milioni di bambini.

     
    “Ci sono piccoli esseri umani - scrive - che portano nel corpo le conseguenze di malattie invalidanti, ed altri che lottano con mali oggi ancora inguaribili nonostante il progresso della medicina e l’assistenza di validi ricercatori e professionisti della salute”. Ci sono poi “bambini feriti nel corpo e nell’anima a seguito di conflitti e guerre, ed altri vittime innocenti dell’odio di insensate persone adulte. Ci sono - prosegue il Papa ragazzi ‘di strada’, privati del calore di una famiglia ed abbandonati a se stessi, e minori profanati da gente abietta che ne viola l’innocenza, provocando in loro una piaga psicologica che li segnerà per il resto della vita”. Senza dimenticare, soggiunge, “l’incalcolabile numero dei minori che muoiono a causa della sete, della fame, della carenza di assistenza sanitaria, come pure i piccoli esuli e profughi dalla propria terra con i loro genitori alla ricerca di migliori condizioni di vita”.

     
    Benedetto XVI ringrazia anzitutto gli organismi della Chiesa che a tutti i livelli si occupano di alleviare queste sofferenze, mostrando - dice - la medesima “compassione” di Gesù per la vedova di Nain che aveva perso il figlio. E dilatando i confini del suo pensiero, il Papa osserva che “la dedizione quotidiana e l’impegno senza sosta al servizio dei bambini malati costituiscono un’eloquente testimonianza di amore per la vita umana, in particolare per la vita di chi è debole e in tutto e per tutto dipendente dagli altri”. Quindi, un passo dopo, Benedetto XVI riafferma “con vigore” un principio base per il cristianesimo: ovvero, “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”. Non muta, con il trascorrere dei tempi, osserva, “l’insegnamento che la Chiesa incessantemente proclama: la vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza”.

     
    La capacità di “amore disinteressato e generoso” verso l’infanzia sofferente porta infine il Papa ad estendere il proprio “apprezzamento e incoraggiamento” nei riguardi delle organizzazioni nazionali e internazionali impegnate in questo campo, in particolare nei Paesi poveri. Benedetto XVI conclude il Messaggio con l’“accorato appello” ai “responsabili delle nazioni” perché - sollecita - “vengano potenziate le leggi e i provvedimenti in favore dei bambini malati e delle loro famiglie, potendo sempre contare - assicura - sulla collaborazione della Chiesa.

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Nigeria, in Visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Villarrica (Cile), presentata da mons. Sixto José Parzinger Foidl, cappuccino, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Francisco Javier Stegmeier Schmidlin, del clero della diocesi di Los Ángeles (Cile), finora rettore del Seminario Metropolitano di Concepción. Il rev. Francisco Javier Stegmeier Schmidlin è nato a Los Ángeles (Cile) il 19 maggio 1962. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore "San Rafael" della diocesi di Valparaiso. Ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma. E’ stato ordinato sacerdote il 3 dicembre 1988.

     
    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Botswana mons. James Patrick Green, arcivescovo titolare di Altino, nunzio apostolico in Sud Africa, Lesotho e Namibia.

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    Il cardinale Re presiede la Messa esequiale per mons. Cipriano Calderón Polo

    ◊   “Uomo di Dio, uomo di Chiesa e servitore della Sede Apostolica”: con queste parole il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, ha ricordato mons. Cipriano Calderón Polo, scomparso mercoledì scorso ad 81 anni dopo lunga malattia. Ieri pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il porporato ha presieduto la Messa esequiale per il presule, vice presidente emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ce ne parla Isabella Piro:

    “Vorrei essere ricordato per il mio amore alla Chiesa e al Papa”: così, qualche settimana fa, mons. Calderón rispondeva ad un giornalista che lo intervistava. Ed il cardinale Re ha ricordato queste parole, ieri pomeriggio, presiedendo la Messa esequiale del presule spagnolo. Mons. Calderón, ha detto il porporato nella sua omelia, “fu sempre guidato da un profondo senso ecclesiale e da piena fedeltà al Papa”, lasciando “una luminosa testimonianza” e “tanto bene seminato”. Nella sofferenza, ha aggiunto ancora il cardinale Re, mons. Cipriano “ha svelato la grandezza della sua spiritualità”, accettando di morire “con fede e serenità, consapevole che morire significa entrare nella vita eterna”. Centrale, nella vita del presule, è stata “l’evangelizzazione in America Latina – ha ricordato poi il porporato – sub-continente ricco di risorse umane e cristiane, ma segnato da enormi sfide”. Quell’ America Latina, ha detto il cardinale Re, per la quale mons. Calderón aveva “offerto le sue sofferenze” e che “fu l’orizzonte del suo servizio da quando, nel dicembre del 1988, Giovanni Paolo II lo nominò vice-presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina”. Dal suo ufficio di Roma, il presule “cercò di seguire da vicino la vita della Chiesa latinoamericana e si prodigò per sostenere, animare e incoraggiare ogni utile sforzo per favorire una nuova evangelizzazione e per la formazione dei futuri sacerdoti”. Non è un caso, ha ribadito il cardinale Re, che come motto episcopale il presule avesse scelto “Evangelizare Jesum Christum”, poiché egli “amava parlare di teologia dell’evangelizzazione”, un’espressione che “manifestava la sua ansia di annunciare Cristo, Redentore dell’uomo”. Quindi, il prefetto della Congregazione per i Vescovi ha ricordato le tappe salienti della vita di mons. Calderón: le numerose Conferenze dell’episcopato latinoamericano, l’Assemblea Speciale del Sinodo per il Continente Americano e, soprattutto, la passione per il giornalismo, che lo portò a lavorare presso l’ufficio stampa del Concilio Vaticano II e poi a dirigere l’edizione settimanale in lingua spagnola dell’Osservatore Romano. Tanto che di sé amava dire: “Sono sacerdote e giornalista, ma sottolineo come prioritaria la parola sacerdote”. Le spoglie di mons. Calderón sono ora in Spagna, dove domani si terranno i funerali ufficiali, nella Cattedrale di Plasencia, sua città natale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La vita umana è bella, anche se avvolta dal mistero della sofferenza: Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale del malato

    In prima pagina, una riflessione di Lucetta Scaraffia dal titolo “La dignità della morte”: pacatezza ed equilibrio per la vicenda Englaro

    Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede sul tema dell’integrazione sociale quale strumento per affrontare le crisi globali

    In cultura, l’introduzione di Giulia Galeotti al volume “In cerca del padre. Storia dell’identità paterna in età contemporanea”

    Alla grande impresa del Vaticano II guardando al Papa del Vaticano I: Pietro Messa sulla profonda venerazione di Giovanni XXIII per la memoria di Pio IX

    Un duro dal cuore tenero: la prefazione di Antonio Spadaro a “Canto una vita immensa”, antologia di poesie di Walt Whitman tratta da “Foglie d'erba”
      
    L’arte ci aiuta a rinnovare il diritto internazionale: Marcello Filotei illustra i progetti della “Fondazione opera campana dei caduti” di Rovereto dopo il riconoscimento dello status di osservatore speciale presso le Nazioni Unite

    Nell’informazione religiosa, Nicola Gori intervista il vescovo Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale di Turchia

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    Oggi in Primo Piano



    Eluana. La speranza non muore: interviste con mons. Crociata e il prof. Dalla Torre

    ◊   Lotta contro il tempo per salvare la vita di Eluana Englaro: inizierà lunedì mattina in Senato la discussione sul disegno di legge varato dal governo, che vieta la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione finché non venga promulgata una legge sul fine vita. La decisione dell’esecutivo è stata presa ieri, in tarda serata, dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si era rifiutato di firmare un decreto legge approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Intanto, alla clinica “La Quiete” di Udine, dove Eluana è ricoverata da martedì scorso, prosegue la graduale interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione alla donna. “Un ingiusto destino” aspetta Eluana Englaro: è quanto scrive, in un editoriale sul quotidiano “Avvenire”, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che aggiunge: “Non possiamo tacere”. Sulla vicenda, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata:

    R. – Viviamo un momento doloroso. La notizia che è cominciato il cosiddetto protocollo per ridurre i livelli di alimentazione di Eluana dice che è iniziato un processo di morte. Mi sembra giusto sottolineare che, sebbene siamo su una zona limite dal punto di vista temporale: tutti gli sforzi che legittimamente è possibile compiere, e si stanno compiendo per arrestare questo processo in tempo utile, vanno salutati positivamente. Qui due cose sono in gioco: in primo luogo, la vita di una persona, ma insieme, è in gioco, l’ingresso nel nostro ordinamento e nel sistema sanitario e sociale della possibilità di porre termine alla vita di una persona privandola di cibo e di acqua.

     
    D. – Dunque, un’occasione per riaffermare ancora una volta, convintamente, un sì alla vita...

     
    R. – Sì, la prospettiva deve essere positiva, anche perché qualsiasi sconfitta non può farci arrendere nella promozione di quei valori fondamentali, che scaturiscono dalla nostra fede, ma che sono anche valori a fondamento della vita di tutti, che sono fondamento della nostra società.

     
    D. – Qual è il suo auspicio - ovviamente che Eluana possa essere salvata - ma anche guardando al dibattito particolarmente acceso nella società, non solo nella politica, sulle questioni fondamentali della vita?

     
    R. – Credo di poter dire che nel dibattito che si è innescato e si è surriscaldato in questi giorni possiamo constatare come ci sia una sorta di maturazione della coscienza collettiva. Ed è questo forse il dato su cui bisogna insistere e su cui bisogna impegnarsi, perché ci sono delle ragioni che ci portano a promuovere il valore della vita e tutto ciò che essa significa. Dobbiamo diffondere queste convinzioni, farle diventare sempre di più patrimonio condiviso, patrimonio di tutti, oltre i confini degli orizzonti ecclesiali, degli orizzonti della fede.

     
    D. – Una condivisione ricercata dalla Chiesa e che non è l’ingerenza di cui a volte si accusa la Chiesa da parte di alcuni ambienti della società...

     
    R. – Io vedo con preoccupazione il giudizio, forse i tentativi di alcuni di far apparire la Chiesa come tesa a invadere o comunque a caricarsi volontà di invadenza o altro. Il nostro compito è soltanto quello di condividere valori, cultura, sensibilità per il bene del Paese, per il bene di tutti i cittadini. I percorsi legislativi istituzionali, perché poi questi valori trovino una traduzione anche legale, sono sotto la responsabilità di chi occupa un posto e svolge un impegno nelle sedi appropriate. Il nostro compito è dare le motivazioni, condividere i valori, perché poi ciascuno dove è chiamato ad operare traduca tutto questo nella maniera adeguata.
     Intanto, ieri in serata, sono giunti a Udine gli ispettori inviati dal ministro del Lavoro e della Salute, Maurizio Sacconi, per fare chiarezza su eventuali irregolarità nell’applicazione del protocollo di fine vita. Dal canto suo l’associazione “Scienza e Vita” ha presentato un esposto sul protocollo di fine vita alla clinica “La Quiete”. Particolarmente acceso il dibattito, in queste ore, nel mondo della politica in particolare sulla decisione del Quirinale di non firmare il decreto legge. Stamani, il premier Berlusconi ha dichiarato che si sarebbe aspettato un “passo indietro” da Napolitano, visto che il decreto era stato approvato per salvare una vita umana. Dal canto suo, il capo dello Stato ha motivato la sua decisione con l’assenza dei requisiti di necessità e urgenza del provvedimento. Una tesi da cui dissente il presidente onorario dei giuristi cattolici, Giuseppe Dalla Torre, intervistato da Alessandro Guarasci:

    R. – A me sembrerebbe che gli estremi di necessità e urgenza ci siano perché siamo dinnanzi a dei casi - e non è solo quello di Eluana Englaro ma ce ne sono chissà quanti in Italia e di qualcuno se ne è parlato in questi giorni – i quali si troverebbero in una situazione di bilico, in una precarietà nella quale, tra l’altro, sono in gioco principi e norme costituzionali, a cominciare dal diritto alla vita. Quindi, l’urgenza di provvedere di fronte a questo fatto nuovo che è dato dall’accertamento della giurisprudenza di questo vuoto normativo, secondo me c’è.

     
    D. – C’è anche però uno scontro istituzionale. Lei come lo valuta?

     
    R. – Io credo che, alla luce della Costituzione, il presidente della Repubblica può rifiutarsi di emanare un decreto legge solo in casi eccezionalissimi che lo renderebbero, per esempio, colpevole, non so, di attentato alla Costituzione. In questo caso c’è poi un vaglio delle Camere che avviene al momento della conversione in legge. Poi c’è sempre la firma del presidente della Repubblica della legge di conversione. Nel frattempo, il decreto legge non verrebbe ad operare o a compromettere nessun diritto mentre, viceversa, dei diritti potrebbero essere compromessi.

     
    D. – Comunque, questo mette in luce le necessità di intervenire su un tema così delicato anche dal punto di vista legislativo, in tempo breve...

     
    R. – Non c’è dubbio, ripeto, il problema l’ha creato la magistratura nel momento in cui ha tirato fuori, a mio avviso in maniera non fondata, il fatto di un quadro normativo carente, di una lacuna normativa. Io non ritengo che, nel caso di Eluana, ricorra questa fattispecie. Tuttavia, una volta che la magistratura ordinaria e la Corte di Cassazione hanno affermato questo, l’urgenza di porsi il problema della salvaguardia della vita umana, della salvaguardia dello stesso diritto di lasciarsi curare o meno, la salvaguardia quindi dell’accertamento della effettiva volontà, e non soltanto, su mere presunzioni, credo che sia questione di grande rilevanza e, certamente, rientrante in quei canoni della straordinaria necessità ed urgenza che sono richiesti dall’articolo 77 della Costituzione per legittimare un decreto legge da parte del governo. Osservo anche che, in realtà, nella prassi della Repubblica, sono passati tantissimi decreti legge in cui la necessità e l’urgenza, davvero erano molto più difficili da trovare.

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    Il Kosovo si prepara a celebrare il primo anno d'indipendenza

    ◊   Nell'imminenza del primo anniversario dell'indipendenza del Kosovo, la Serbia ha ribadito il suo 'no' alla secessione unilaterale di Pristina, sottolineando tuttavia la volontà di avviare colloqui con la dirigenza kosovara su problemi concreti e della vita di tutti i giorni. Si tratta di un passo che viene interpretato come un segnale di distensione, diretto a evitare ulteriori irrigidimenti nelle reciproche posizioni. In ogni caso, ad un anno dall’indipendenza proclamata il 17 febbraio 2008, ci si chiede come il piccolo Stato viva l’anniversario a livello politico e sociale. Fausta Speranza ha intervistato il prof. Roberto Morozzo Della Rocca, docente di storia dell’Europa orientale all’Università Roma Tre:

    R. – Per gli albanesi è una festa perché loro agognavano questa indipendenza da tanti anni, hanno lottato e si sono anche sacrificati per questo. Gli albanesi sono il 90 per cento della regione, poi c’è un dieci per cento composto dai serbi e da altre minoranze più piccole. Tra questi in particolare i serbi, evidentemente, non sono contenti di questa indipendenza e la contrastano come possono. I risultati di quest’anno di indipendenza politicamente si sintetizzano così: un quarto dei Paesi hanno riconosciuto l’indipendenza e si stanno stabilendo legami diplomatici tra il Kosovo e questi Paesi, soprattutto della sfera occidentale. Dal punto di vista economico, bisogna dire che ci sono enormi difficoltà, sebbene il prodotto interno lordo sia cresciuto - secondo i dati però forniti dagli albanesi - del cinque per cento. Nel corso dell’anno, la situazione è quella di una larghissima disoccupazione, criminalità e di traffici 'neri', droga e prostituzione, che continuano, più o meno, come negli anni passati e che coprono una larga parte dell’economia. Il tasso di corruzione è fra i più alti del mondo. I soldi a Pristina ci sono, perché il Kosovo ha avuto moltissimi aiuti internazionali; c’è un indotto della presenza internazionale di cui beneficia l’economia e ci sono rimesse degli emigrati dall’estero; poi ci sono tutti i proventi dei traffici neri. C’è, però, una notevole sperequazione nel benessere dei cittadini.

     
    D. - In questi giorni gli eurodeputati europei hanno chiesto con una risoluzione non vincolante agli Stati membri della Ue di riconoscere l'indipendenza del Kosovo. Su 27 Stati membri, 22 l'hanno già fatto, ma Cipro, Spagna, Grecia, Slovacchia e Romania hanno rifiutato di riconoscere il nuovo Stato, in solidarietà con la Serbia o per evitare di creare un precedente che potrebbe ritorcersi contro di loro nelle dispute secessionistiche interne. Che dire del rapporto del Kosovo con la comunità internazionale e soprattutto degli equilibri geopolitici della regione?

     
    R. – La risoluzione del Parlamento europeo, in realtà, sebbene sembri favorevole all’indipendenza del Kosovo, non lo è del tutto, perché soltanto 281 deputati hanno votato a favore mentre 229 erano contrari. E questa proporzione è molto minore del rapporto di 22 a cinque che c’è tra i Paesi che hanno riconosciuto il Kosovo e quelli in Europa che non l’hanno riconosciuto. Quindi, non credo che questa risoluzione avrà un grande effetto sui cinque Paesi dell’Unione Europea che ancora non hanno riconosciuto il Kosovo. Per altro, la situazione di questa regione, dichiaratasi indipendente un anno fa, è quella di aver ottenuto il riconoscimento di 54 Paesi su 192 che compongono le Nazioni Unite, quindi poco più di un quarto dei Paesi del mondo. Non è, forse, un risultato del tutto lusinghiero o almeno non è quello che si attendevano gli albanesi quando hanno proclamato l’indipendenza un anno fa. Attualmente c’è anche un ricorso serbo alla Corte di Giustizia delle Nazioni Unite che è stata richiesta di pronunciarsi sull'indipendenza o meno del Kosovo e questo ricorso è stato autorizzato dal Consiglio di Sicurezza.

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    Cento anni fa nasceva Dom Hélder Câmara. Mons. Rocha: vedeva il mondo con gli occhi di Dio

    ◊   Cento anni fa, il 7 febbraio 1909, nasceva a Fortaleza, in Brasile, Hélder Câmara, undicesimo di 13 figli. Vescovo di Olinda e Recife dal 1964, si è distinto per il suo impegno per la giustizia al fianco dei poveri e dei contadini senza terra, scontrandosi con i latifondisti e le multinazionali. Scelse di abitare in una zona popolare accanto agli ultimi. Quest’anno ricorre anche il decimo anniversario della morte avvenuta a 90 anni il 27 agosto 1999. Ma quale eredità ha lasciato Dom Hélder Câmara? Cristiane Murray lo ha chiesto all’arcivescovo di Mariana, Geraldo Lyrio Rocha, presidente della Conferenza episcopale brasiliana:

    R. – E’ molto grande, enorme, l’eredità che ci lascia Dom Hélder Câmara, specialmente perché ha preso una posizione così forte, chiara, come un uomo di Dio che era molto sensibile anche a tutte le questioni umane – specialmente la questione della giustizia, la situazione dei poveri – ed ha lasciato una parola di speranza, con i gruppi che lui cercava di creare dappertutto, con questo impegno per la non violenza attiva, invitando i cristiani ad assumersi le proprie responsabilità davanti alle situazioni di povertà e dell’ingiustizia. Lui portava anche un messaggio di speranza molto chiaro, molto vivo.

     
    D. – Quindi, un grande esempio per la Chiesa, in Brasile?

     
    R. – Senz’altro. Ha lasciato un esempio molto forte, che la Conferenza nazionale dei vescovi ha cercato di portare avanti, con molta fedeltà, perché questa è un’eredità molto preziosa, lasciata da un profeta, da un uomo di Dio, che vedeva il mondo con gli occhi di Dio.

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    Festa della famiglia al Santuario romano della Madonna del Divino Amore

    ◊   “Famiglie, siate liete nel Signore”: con questo tema si svolge, domani, presso il Santuario romano della Madonna Divino Amore, la Festa diocesana della Famiglia, organizzata dal Vicariato di Roma. Giunto alla quinta edizione, l’evento chiude la settimana di preghiera e sensibilizzazione sui temi della vita e della famiglia. Il servizio di Isabella Piro:

     
    Sarà la celebrazione eucaristica presieduta, alle ore 11.00, dal cardinale vicario Agostino Vallini, il momento centrale della Festa diocesana della Famiglia. Ma la giornata proseguirà poi con momenti musicali, spettacoli di sbandieratori, una mini-maratona, corsi di guida sicura per ricordare ai più giovani l’importanza e la sacralità della vita, ed una lotteria il cui ricavato sarà destinato al segretariato sociale per la Vita, un servizio di consulenza e aiuto per le coppie e le donne alle prese con gravidanze difficili o indesiderate. Insomma, sarà davvero una festa quella di domani al Divino Amore. Un modo, per le famiglie romane, di vivere la gioia dello stare insieme, soprattutto ora che cominciano ad essere colpite dalla crisi economica globale, ricordata spesso da Benedetto XVI. Ce lo conferma Luca Pasquale, membro del Centro per la Pastorale familiare del Vicariato di Roma:

     
    R. – Sì, le famiglie iniziano ora ad essere toccate e soprattutto sono molto spaventate, perché tutte temono che le cose vadano peggiorando. Abbiamo molte famiglie dove sia il papà, sia la mamma hanno perduto il lavoro. Quindi, abbiamo un’emergenza economica piuttosto grave. Ci sono tanti nonni che con le loro pensioni mantengono figli e nipoti. Quindi, purtroppo, anche Roma viene toccata da questa crisi economica piuttosto forte che va ad aggiungersi ad una situazione già piuttosto difficile.

     
    D. – Roma è una città multietnica: c’è uno scambio interculturale tra famiglie di origine diversa?

     
    R. – Nella vita di tutti i giorni è ancora molto difficile. Sta nascendo qualcosa nelle scuole, nelle classi dove c’è il bambino straniero. Allora per i bambini giocare con un italiano, con uno straniero, è esattamente la stessa cosa. Purtroppo, sono ancora i genitori a fare molta resistenza: c’è ancora molto da fare. Noi, nel nostro piccolo, per la festa della famiglia, abbiamo invitato delle famiglie immigrate qua in Italia e le vogliamo valorizzare nel momento centrale della Messa, proprio per ricordarci che abbiamo tantissime nuove famiglie che vengono da altri Paesi.

     
    D. – La Pastorale per la Famiglia esiste da tempo, ma possiamo dire che andrebbe rafforzata?

     
    R. – Questo è importante: non considerare la pastorale familiare un angoletto dell’attività della parrocchia, ma considerare tutta la pastorale ordinaria come un qualcosa che deve fare riferimento alla famiglia e alla famiglia di oggi, perché la famiglia di oggi non è più quella di una volta, è diversa e ha dei ritmi diversi, dei ruoli diversi. Quindi, anche la sensibilità dei parroci deve far loro cambiare il modo di fare pastorale, con una maggiore attenzione a queste nuove famiglie di oggi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quinta Domenica del Tempo ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, dopo aver compiuto molte guarigioni, si ritira nel deserto a pregare. I discepoli si mettono allora sulle sue tracce e trovatolo gli dicono: «Tutti ti cercano!». E Gesù risponde:

    «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».

    Ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
     
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    Siamo ancora a Cafarnao, e Cafarnao, in ebraico, significa “villaggio della consolazione”. E’ proprio questa l’esperienza che fecero gli abitanti di Cafarnao, quel giorno in cui tutta la città era riunita davanti alla porta della casa di Pietro, dove Gesù era ospite, ed egli guariva e scacciava i demoni. Era la consolazione che proveniva dalla liberazione, dall’essere finalmente sciolti dalla dura catena del male fisico e dagli spiriti del male; tuttavia, lo scioglimento dalle catene non era fine a se stesso. Lo vediamo chiaramente in due passaggi. Il primo è quello della guarigione della suocera di Pietro: appena liberata dalla febbre, ella si mette a servirli. La guarigione è finalizzata all’entrare al servizio attivo del Signore. Il secondo, è quello della risposta di Gesù a Pietro: “andiamocene altrove, perché io predichi anche là”. Gesù non dice “perché io guarisca anche là”, ma “perché io predichi”. La liberazione dai cattivi legami serve a preparare qualcosa di ancora più grande: l’ascolto, l’obbedienza, e la sequela di Lui. Il fatto che il cristianesimo sia molto di più di una semplice guarigione, lo si vede bene anche nella preghiera cui Gesù si dedica prima e dopo la sua opera: essa indica ciò da cui tutto parte e verso cui tutto va, il Padre. Lasciamo dunque che la sua mano prenda la nostra e, una volta guariti, passiamo a servirlo.

     
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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: si aggrava la situazione dei civili a Vanni

    ◊   Emergenza cibo in Sri Lanka: “Circa 250mila persone mancano del cibo nella regione settentrionale di Vanni per la guerra in atto e gli scarsi raccolti causati dalle inondazioni”. Lo ha denunciato ieri il Programma Alimentare Mondiale (Wfp), rilanciando l’allarme della Caritas sulla “terribile la situazione dei civili [nella zona di guerra], con numerosi morti e feriti e penuria di cibo, ripari, medicine”. Anche Paul Castella del Comitato Internazionale della Croce Rossa spiega che “i profughi civili dipendono del tutto dagli aiuti umanitari, anche per il cibo, non possono nemmeno coltivarlo”. Sarasi Wijerathne, portavoce della Croce Rossa, afferma che sono in corso trattative con le parti in guerra per concordare un corridoio per portare almeno 500 feriti fuori dalla zona di battaglia. I pazienti sono stati evacuati dall’ospedale di Puthokuddyruppu, l’unico ancora funzionante nella zona, dopo che è stato bombardato almeno quattro volte tra il 1° e il 3 febbraio. La guerra tra esercito e ribelli delle Tigri Tamil ha costretto la popolazione a lasciare le case e ogni attività. Gli stessi operatori del Wfp non hanno quasi nessun accesso alla zona di Vanni, da quando nel settembre 2008 il governo ha chiesto all’Onu di lasciare la zona, prima di scagliare un’offensiva maggiore. Da allora il Wfp è riuscito a inviare nella zona solo 11 convogli con circa 7.400 tonnellate di aiuti alimentari e non. Ma l’11.mo convoglio è rimasto intrappolato per giorni negli scontri il 16 gennaio ed è riuscito a tornare indietro dopo giorni. Il Wfp ha quindi sospeso i convogli e solo il 29 gennaio il governo ha inviato un convoglio di aiuti. Soltanto sacerdoti e suore sono ancora presenti nella zona di guerra e la Caritas denuncia che un suo ufficio e diversi veicoli sono stati colpiti da granate. L’ultima stima del Segretario alla Difesa, sulla base dei dati del governo, parla di meno di 100mila civili ancora intrappolati a Vanni, ma organismi umanitari dicono che sono 250mila. (V.V.)

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    Orissa: costruito tempio indù sulle macerie di una chiesa data alle fiamme

    ◊   I lavori per la costruzione di un tempio indù sulle rovine di una chiesa. È quanto accade nel distretto di Kandhamal, nello stato indiano dell’Orissa, dove la situazione è ancora tesa. Sulle macerie della chiesa di Batticola, rasa al suolo e bruciata lo scorso agosto, è stata costruita una fondazione di circa un metro per edificare un tempio indù. E ai cristiani che ritornano ai loro villaggi si esige la riconversione all’induismo. Lo ha detto ad AsiaNews il dott. Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christian, che ha ricevuto testimonianze dirette dallo Stato nord-occidentale. “Lo scorso 2 febbraio – ha spiegato – alcuni cristiani sono usciti dal campo profughi e hanno potuto costatarlo. I cristiani sono stati poi accerchiati dagli indù del loro villaggio che non hanno permesso loro di fare fotografie”. Batticola è un obbiettivo privilegiato della campagna anti-cristiana. “Lo scorso ottobre – ricorda Sajan George – i radicali indù hanno diffuso la falsa notizia secondo cui a Batticola vi era stato un incontro per decidere la morte dello swami la cui uccisione, il 23 agosto scorso, è stata la scintilla che ha fatto esplodere la serie di attacchi contro i cristiani. La situazione nella zona non è calma, anche se il governo continua ad assicurare che tutto è passato e sta chiudendo i campi profughi rimandando i cristiani alle loro case. Altre fonti raccontano che alcuni cristiani ritornati a Batticola vengono umiliati e discriminati di continuo. Agli indù dei villaggi sono stati inculcate 15 regole contro i cristiani. Una prevede che i cristiani diano sempre il passo agli indù nella strada e che nei bagni pubblici i cristiani si lavino per ultimi. La Chiesa cattolica a Batticola, è sorta nel 1995. Già nel 2000 i radicali indù avevano tentato di raderla al suolo. (V.V.)

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    Rapporto sull'Indonesia: a rischio la libertà religiosa

    ◊   Aumentano in Indonesia le violazioni al diritto di libertà religiosa. E’ quanto emerge - secondo l’Osservatore Romano - dall’ultimo rapporto del Setara Institute for Democracy and Peace, un organismo di ricerca per la promozione dei valori civili, secondo cui nel 2008 le violazioni accertate nel Paese sono state 367 - 135 in più rispetto al 2007 - registrate in 265 episodi. Di queste 88 sono state classificate come veri e propri atti criminali, 91 sarebbero le azioni di intolleranza di minore gravità, e una quindicina gli episodi diretti contro la comunità cristiana. Una minoranza che raggiunge il 13,1% della popolazione totale, a fronte di un 54,7% costituito da musulmani. Nel Paese, oltre al cristianesimo e all’islam, sono riconosciuti anche il buddismo, l’induismo e il confucianesimo e tutte le religioni – nonostante la costituzione garantisca dal 1945 la libertà religiosa – sono tenute al rispetto di leggi che vietano il proselitismo e regolamentano la costruzione dei luoghi di culto e le donazioni all’estero. Ancora secondo il rapporto, le regioni dove si registra il più basso livello di tolleranza e dove aumentano le probabilità di conflitti di natura religiosa sono le province di Giava Occidentale, Sumatra Occidentale e Giakarta, mentre dai dati raccolti dall’inizio del 2008 ad oggi, si rileva che la gran parte delle violazioni alla libertà religiosa sono imputabili a gruppi islamici estremisti. A mettere in rilievo il crescente fondamentalismo in Indonesia, dove nei mesi scorsi due chiese e alcune case cristiane sono state incendiate, è poi il Wahid Institute, che pure non manca di registrare nel Paese una consistente quota di musulmani moderati, leader e intellettuali in aperto contrasto con la crescita del fanatismo religioso. (C.D.L.)

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    Colombia: conclusa la riunione del Celam

    ◊   È stato un bilancio a 360 gradi quello tracciato ieri a Bogotà, in Colombia, dal Comitato di presidenza del Celam: il direttivo del Consiglio episcopale dell’America Latina ha concluso, infatti, la sua riunione annuale riflettendo sugli obiettivi raggiunti nel corso del 2008, con particolare attenzione per la Missione Continentale. A presentare il resoconto annuale sono stati l’Osservatorio Pastorale del Celam, insieme all’Istituto Teologico Pastorale per l’America Latina (Itepal) ed al Centro Biblico Pastorale per l’America Latina (Cebipal). Largo spazio, quindi, è stato dato sia all’importanza della formazione teologica a livello scolastico ed universitario, sia alla traduzione della Bibbia, in un’edizione speciale per la Chiesa in America. Il Centro di Pubblicazioni del Celam ha, invece, segnalato i problemi relativi alla distribuzione dei testi prodotti dal Consiglio episcopale, specialmente per quel che riguarda i costi di spedizione, particolarmente elevati nei Paesi latinoamericani. Per questo motivo, è stato presentato un progetto di ristrutturazione del Centro stesso. Quindi, i presuli presenti all’incontro si sono dati appuntamento per il prossimo maggio a Managua, in Nicaragua, dove si terrà l’Assemblea Generale del Celam. A conclusione dei lavori, il Consiglio episcopale latinoamericano ha ricordato la scomparsa, avvenuta mercoledì scorso, di mons. Cipriano Calderón Polo, per molti anni vicepresidente della Cal, la Pontificia Commissione per l’America Latina, e per due decadi direttore dell’edizione spagnola de L’Osservatore Romano. “Conoscevamo il suo generoso impegno per la Chiesa, specialmente attraverso la sua completa dedizione all’evangelizzazione – scrive il presidente del Celam, mons. Raymundo Damasceno Assis, in una lettera indirizzata a mons. Octavio Ruìz Arenas, attuale vicepresidente della Cal – e non possiamo dimenticare la sua attiva partecipazione alle Conferenze Generali dell’episcopato latinoamericano celebrate a Medellìn, Puebla e Santo Domingo”. “Chiediamo al Padre di eterna bontà e misericordia – si legge ancora nella lettera – l’eterno riposo per questo amato fratello vescovo. Che il Signore lo conservi nella sua gloria”, lui che “impegnò la propria vita al servizio del Regno di Dio”. (I.P.)

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    Cresce l'epidemia di colera nell'Africa Australe

    ◊   Si estende l’epidemia di colera nell’Africa Australe, dove cresce il numero delle vittime e dei casi di contagio. Particolarmente grave è la situazione nello Zimbabwe: qui, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), sarebbero 67.945 le persone contagiate dal morbo e 3371 i decessi. L’epidemia – riferisce l’Oms secondo l’agenzia Misna – si diffonde in particolare nelle campagne e nei villaggi, dove mancano strutture di soccorso in grado di fornire assistenza sanitaria, mentre invece risulta “stabilizzata” nei centri urbani. Dallo Zimbabwe il contagio si sarebbe esteso nel vicino Zambia, dove nel distretto di Sinazongwe avrebbe colpito circa 600 persone. Desta preoccupazione anche la diffusione del morbo in Sudafrica, dove i casi accertati sono invece 6202 e 45 i decessi: il ministero della Sanità informa che nel Paese l’epicentro dell’epidemia di colera è la città di Bushbuckridge, che conta circa un milione di abitanti e si trova al confine del “Kruger National Park”. Proprio in questa regione tutti i corsi d’acqua sono contaminati dai batteri dell’E.coli e del vibrione, all’origine della malattia. Solo un intervento capillare – conclude l’Oms - può aiutare a contrastare la diffusione della malattia. (C.D.L.)

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    Madagascar: l'impegno dei vescovi contro la crisi

    ◊   La Conferenza episcopale del Madagascar è impegnata in queste ore, in incontri a porte chiuse con due delegazioni che rappresentano il presidente Marc Ravalomanana e il suo principale oppositore, l’ex-sindaco della capitale, Andry Rajoelina. L’obiettivo è di giungere a un incontro diretto tra i due contendenti”: lo riferisce l’agenzia Misna. La Chiesa cattolica malgascia è intervenuta sin dall’inizio nella crisi politico-sociale di fine gennaio, chiedendo ripetutamente alle parti in causa di optare per il dialogo e la riconciliazione, e proponendosi come mediatrice tra il capo di stato e il primo cittadino di Antananarivo. Monsignor Fulgence Rabemahafaly, presidente della Conferenza episcopale del Madagascar, si era recato personalmente nella città di Ambatobe per esortare Rajoelina a scegliere la via del dialogo. In quell’occasione erano anche intervenuti i capi religiosi malgasci riuniti nel Consiglio ecumenico delle chiese cristiane. I rappresentanti internazionali nella capitale, tra cui quello della Santa Sede, il nunzio apostolico mons. Augustine Kasujja (decano del corpo diplomatico nel Paese) si sono già attivati anche loro nella stessa direzione. (V.V.)

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    Nigeria: 84 bambini morti per una sostanza tossica nello sciroppo

    ◊   Ottantaquattro bambini sono morti in Nigeria per aver ingerito uno sciroppo contaminato da una sostanza tossica. Il bilancio è stato diffuso dal ministro della Salute nigeriano, Babatunde Osotimehin, il quale ha aggiunto che i casi di avvelenamento sono 111. Lo sciroppo, il "My Pikin Baby Teething Mixture", è un farmaco usato per i denti. Al suo interno è stata rinvenuto un solvente industriale usato anche come antigelo per i motori, il dietilene glicole. La prima segnalazione era arrivata lo scorso 3 novembre, quando erano stati registrati i primi casi di bambini intossicati e ricoverati per insufficienza renale. La compagnia produttrice del farmaco, di base a Lagos, è stata chiusa, e le autorità hanno arrestato alcune persone coinvolte nella vicenda. A dicembre, i morti erano 34. La sostanza ha ucciso tutti i bambini fra i due mesi e i sette anni d'età. Da quando è scattato l'allarme, nel Paese sono state ritirate 425 confezioni dello sciroppo. L'Agenzia nazionale nigeriana per il controllo dell'alimentazione ha riferito di aver ricevuto, per la prima volta, notizie di una possibile contaminazione il 19 novembre, e di aver cominciato a requisire il prodotto due giorni dopo, il 21. Non è il primo caso del genere in Nigeria: nel 1990, a Ibada, la seconda città del Paese, furono 109 i bambini morti per aver ingerito uno sciroppo contaminato da una sostanza tossica simile a quella rinvenuta in questi mesi. (V.V.)

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    Uganda: appello dell’arcivescovo di Kampala contro la povertà

    ◊   La lotta alla povertà deve partire dai banchi di scuola: ne è convito mons. Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala, in Uganda. Durante la Messa celebrata nei giorni scorsi nella Cattedrale di Rubaga, in occasione dell’inizio dell’anno accademico, il presule si è appellato agli insegnanti perché impartiscano agli studenti delle lezioni di agricoltura sostenibile, al fine di combattere la povertà. “Noi vogliamo – ha detto mons. Lwanga – che i bambini imparino come far crescere un raccolto e come garantire la sicurezza alimentare nel Paese”. Per questo, il presule ha chiesto ai direttori scolastici di assumere esperti del settore che possano insegnare agli studenti come lavorare nel mercato globale. Quindi, ha invitato i docenti ad avviare un piano di risparmio ed a partecipare a programmi di sviluppo che permetteranno loro di sfuggire ad una condizione di povertà. “Vi esorto – ha ribadito l’arcivescovo di Kampala – ad assistere i ragazzi affinché rafforzino la propria dignità umana e diventino cittadini migliori. In questo modo, la professione di docente sarà molto più apprezzata”. “C’è bisogno – ha aggiunto ancora il presule – di dare nuovo slancio ad alcune discipline, come l’educazione alimentare e l’igiene. Sono materie fondamentali”. Ricordando, poi, che le scuole cattoliche si trovano in difficoltà per mancanza di fondi, l’arcivescovo di Kampala ha concluso così: “Ci aspettiamo che gli insegnanti cattolici siano all’altezza delle richieste etiche avanzate dalla loro professione”. (I.P.)

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    Si moltiplicano le iniziative delle diocesi italiane a sostegno delle famiglie

    ◊   Dal nord al sud del Paese le diocesi italiane si attivano per sostenere le famiglie colpite dalla crisi economica. Variegate le forme di intervento secondo i risultati di un monitoraggio del Sir, a partire dal fondo "Emergenza famiglie 2009" inaugurato nei giorni scorsi a Bologna dal cardinale Carlo Caffarra, e gestito dalla Caritas diocesana con fondi provenienti, tra gli altri, anche da privati e fondazioni. Sceglie la forma del sussidio diretto la Caritas diocesana di Casale Monferrato, che – spiega il direttore don Paolo Busto – ha deciso di donare un contributo di 1200 euro ad ognuna delle 40 famiglie bisognose individuate nel territorio. “È un grosso impegno – rivela - per cui stiamo cercando altre fonti di finanziamento oltre a quella principale dell'otto per mille". Nella diocesi di Lodi il prossimo 13 febbraio il vescovo Giuseppe Merisi incontrerà i rappresentanti delle istituzioni e delle formazioni economiche e sociali per “ragionare concretamente sulla creazione di un fondo di solidarietà". Sarà concentrata invece nel periodo della Quaresima – informa don Franco Tassone, direttore del settimanale cattolico "Il Ticino" - la raccolta dei fondi per le famiglie nella diocesi di Pavia, affidata anche in questo caso alla Caritas locale, mentre fioriscono le iniziative anche nel centro del Paese. In Toscana, tra le altre, si segnala a Prato l’istituzione di un Emporio Caritas, il secondo in Italia, che fino al dicembre 2008 ha distribuito alimenti e prodotti di prima necessità per 130 mila euro a quasi 500 famiglie, e a Lucca e nella diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello diverse iniziative di microcredito. Tra le diocesi del Sud, continua a Mazara del Vallo l’attività del Fondo economico permanente, attivo da 8 anni. (C.D.L.)

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    Dichiarazione dei vescovi venezuelani per il 150. mo della Guerra Federale

    ◊   Nel 150. mo anniversario della Guerra Federale in Venezuela, considerata uno dei momenti fondanti della Patria, i vescovi venezuelani invitano a celebrare la ricorrenza quale occasione per ribadire la priorità dell’impegno per la pace e la salvaguardia dei valori civili nazionali. In un messaggio diffuso per l’occasione, al termine dell’Assemblea Plenaria Ordinaria, i presuli ricordano che la commemorazione, “una lotta con carattere di guerra civile”, con “scontri militari tra conservatori e liberali”, durata circa cinque anni, “è spesso servita come esaltazione epica” del passato senza tuttavia fornire un contributo significativo alla soluzione dei problemi del popolo. Non bisogna dimenticare – si legge nel documento elaborato dei vescovi e riportato dall’agenzia Fides - che “gli anni della Guerra Federale furono molto dolorosi” e videro i cittadini, soprattutto i più poveri, “pagare per il consolidamento istituzionale del Paese”. Piuttosto – osservano i presuli – è necessario guardare all’evento bellico quale momento di promozione di “una maggiore coscienza di protagonismo popolare e di identità nazionale, di impegno per la liberazione da ogni sottomissione”, in favore dell’uguaglianza di tutti i cittadini. “Nella costruzione dell’identità nazionale venezuelana si è esaltato in eccesso la guerra” fanno notare i vescovi, ma non bisogna dimenticare che “il progresso e la convivenza, il benessere e la tranquillità, lo sviluppo delle scienze, delle arti, del commercio, dell’agricoltura, dell’ingegno, dell’educazione, della migrazione, tra gli altri, sono sorti e cresciuti nei momenti di pace e serenità, nella routine della vita ordinaria, nello sforzo congiunto senza distinzioni di nessun genere”. Il messaggio si conclude infine con un appello rivolto alle agenzie educative affinché si impegnino a far “conoscere e proiettare il senso più autentico delle ansie di giustizia sociale e sviluppo, di decentralizzazione e federalismo che si trovano nell’inconscio del popolo venezuelano”, per sollecitare in tutti i cittadini “un sereno realismo e una rinnovata speranza”. (C.D.L.)

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    I cattolici di Yangon portano formazione e assistenza sanitaria nei villaggi poveri

    ◊   Una clinica mobile per prestare assistenza ai malati dei villaggi poveri ed istruirli in materia sanitaria. E’ l’iniziativa dell’arcidiocesi di Yangon, nello Stato asiatico del Myanmar, al via dallo scorso 24 gennaio. Composta da sette dottori, due infermiere ed un tecnico specializzato, l’equipe medica – si legge su Asianews - si occupa di check-up, analisi del sangue e medicazioni e tiene corsi di formazione sanitaria per le popolazioni locali, inclusi bambini, donne incinte, anziani e malati. Una formazione che si rivela di importanza strategica, giacché – riferiscono i locali – è la mancata conoscenza delle indicazioni sanitarie di base che causa l’insorgenza di disturbi e malattie: il programma di educazione sanitaria si occupa dunque di patologie come il dengue, l’influenza e l’ipertensione ma anche delle problematiche relative alla cura dell’igiene. “Nessuno ha ricevuto un’educazione sanitaria nei villaggi - dice Felistidine Cherry, una delle infermiere del gruppo - “Abbiamo la grande occasione di condividere le nostre conoscenze con la popolazione povera”. Tra le problematiche che richiedono formazione anche la depurazione delle acque fluviali utilizzate per il consumo, spesso all’origine di disturbi intestinali. Decisiva è poi la distribuzione di medicinali, giacché nelle regioni più povere del Paese scarseggiano le strutture sanitarie e mezzi di trasporto verso i centri urbani maggiori. In occasione della festa della Madonna di Lourdes, il prossimo 11 febbraio, che porta numerosi pellegrini a Nyaunglebin, a nord di Yangon, la commissione sanitaria dell’arcidiocesi di Yangon organizzerà un presidio medico gratuito. (C.D.L.)

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    A Roma il Convegno nazionale Cei sull’Apostolato Biblico

    ◊   Ne ha fatta di strada la conoscenza biblica nelle comunità ecclesiali, dai giorni del Concilio ad oggi. Gruppi di ascolto, diffusione della Lectio Divina, qualità delle omelie, sono i frutti più immediati. Ma anche i rapporti ecumenici, il dialogo con gli ebrei, ne hanno risentito positivamente. Lo hanno ricordato, ieri ed oggi, gli esperti del Settore apostolato biblico della Cei, riuniti per il loro 17.mo Convegno nazionale a Roma. “Notiamo - ha detto don Guido Benzi, neo direttore dell’ufficio catechistico nazionale - una forte richiesta di incontro con la Parola di Dio all’interno delle comunità, tocca a noi, ora, dare una risposta a questa fame e sete del Vangelo”. Anche il coordinatore dell’apostolato, don Cesare Bissoli, ha sottolineato: “Lo studio della parola di Dio ha fatto passi da gigante nelle parrocchie e nelle diocesi italiane, la metà delle quali hanno gruppi biblici”. Il convegno, che si concluderà domani, cercherà di individuare le strade di un maggior approfondimento anche in termini di dialogo con la cultura contemporanea. (A cura di Mimmo Muolo)

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    India: la Facoltà Teologica di Bangalore riflette sull’attualità di San Paolo

    ◊   “La rilevanza di San Paolo oggi”: su questo tema ha riflettuto, il 4 e 5 febbraio, il Pontificio Istituto Teologico ‘San Pietro’ di Bangalore, in India, che ha organizzato un seminario sull’argomento. Circa 600 i partecipanti all’incontro, - riferisce Sarnews - suddivisi tra studenti, docenti e responsabili di altri Istituti religiosi. Nel suo intervento inaugurale, il rettore del Seminario Pontificio della città, padre Sebastian Periannan, ha invitato i religiosi a lavorare “con lo stesso zelo e determinazione di San Paolo”, poiché, come scriveva l’Apostolo delle genti nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi, “chi non vuol lavorare neppure mangi”. Dal canto suo, l’amministratore dell’Istituto, padre Stanislaus, ha ribadito che “l’insegnamento di San Paolo, essendo ispirato dalla Parola di Dio, ha un valore permanente. Questo simposio vuole essere una riflessione onesta e sincera su colui che fu mosso dall’amore per Cristo e per le comunità cristiane che aveva fondato”. “La spiritualità di San Paolo, centrata su Cristo – ha aggiunto padre Stanislaus – formò la sua vita e la sua missione. Egli non solo presentava Cristo come unico modello di riferimento, ma lo imitava nella sua stessa vita”, impegnandosi a favore delle comunità cristiane, applicando lo Spirito cristiano ai loro problemi e mostrando loro la strada giusta da seguire. Infine, lo studente francese padre Lucian Legrand si è soffermato sul concetto di missione in San Paolo: “Egli è fondamentalmente un missionario – ha detto – Non cercava di convertire tutti al cristianesimo, ma, proprio come Gesù, usava il metodo di portare la Buona Novella dell’amore di Dio a tutte le persone”. (I.P.)

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    Regno Unito: al via la Settimana nazionale per il matrimonio

    ◊   “La celebrazione di un impegno”: questo il titolo dell’edizione 2009 della Settimana nazionale per il matrimonio che la Chiesa nel Regno Unito celebra fino al 14 febbraio. A partire da oggi le diocesi e le parrocchie inglesi e gallesi organizzano celebrazioni e incontri sulla vocazione del matrimonio quale istituto fondamentale della società e sulle condizioni perché un rapporto coniugale possa restare solido e vitale nel tempo. In una società in cui “sempre meno coppie scelgono di unirsi nel vincolo pubblico del matrimonio - ha dichiarato per l’occasione mons. John Hine, presidente della Commissione episcopale per il matrimonio e la famiglia - la Chiesa è chiamata non a criticare l’attuale clima culturale, ma ad impegnarsi di più per dare quel sostegno di cui le coppie oggi hanno un grande bisogno”. Un impegno, ha ricordato il vescovo, svolto oggi da diverse organizzazioni cattoliche come “Marriage Encounter” o “Teams of Our Lady” e altre simili. La settimana per il matrimonio sarà quindi un’occasione per fare conoscere e segnalare tali iniziative nelle parrocchie e coinvolgerle questo importante lavoro. “L’esempio e la testimonianza di famiglia sana sono un segno di gioia e di speranza per noi tutti”, ha affermato quindi mons. Hine, ricordando che le più recenti ricerche confermano come la qualità della “relazione e in particolare della comunicazione tra genitori sia il fattore più importante per il buon esito dell’educazione dei figli”. Numerosi gli appuntamenti e le iniziative in programma: a Liverpool, ad esempio, la settimana inizierà domani con un incontro di preghiera nella Cattedrale di Cristo Re presieduto dall’arcivescovo Patrick Kelly e aperto a persone di ogni età e situazione familiare; oggi il vescovo di Shrewsbury presiederà una Messa in cui le coppie sposate della diocesi saranno invitate a rinnovare i loro voti e a Cardiff, in Galles, l’arcivescovo Peter Smith celebrerà un matrimonio. Tra gli altri eventi si segnala, infine, la presentazione l’11 febbraio a Londra del programma “Engage”, un’iniziativa promossa dall’arcidiocesi di Westminster per aiutare le parrocchie locali nell’organizzazione di corsi di preparazione al matrimonio. (L.Z.)

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    Nella Val d'Oise il tradizionale incontro della rete Chretiens en grande école

    ◊   Inizia oggi in Francia, a Cergy-Pontoise, capoluogo della Val d’Oise, il tradizionale incontro della rete Chretiens en grande école (Cge), dedicato agli studenti cristiani delle scuole superiori. A quarant’anni dal primo incontro – riferisce l’Osservatore Romano - l’evento vede oggi circa 800 partecipanti riflettere sul tema “Il cristianesimo: prodotto culturale o creatore di culture?”. “Questi giovani – spiega mons. Hippolyte Simone, arcivescovo di Clermont e vicepresidente della Conferenza dei vescovi di Francia, fra i relatori – appartengono ad una generazione quasi priva di valori. I miei contemporanei hanno preso le distanze dal rapporto con la fede e non hanno trasmesso i riferimenti che erano stati dati loro. Quarant’anni dopo i loro figli hanno difficoltà a collocarsi”. E’ per trovare soluzione a questo disorientamento – aggiunge il presule - che l’incontro intende “far comprendere ai giovani che la risurrezione di Cristo è l’orizzonte dei cristiani” e che “il cristianesimo diventa creatore dell’universale, che si rivolge a tutti gli uomini e, allo stesso tempo, a ciascuno di noi”. All’incontro, che si conclude domani, sarà dato spazio anche al tema del collocamento delle strutture cristiane nello spazio pubblico. (C.D.L.)

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    Terza Settimana europea per le energie rinnovabili

    ◊   Efficienza energetica, fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, illuminazioni degli edifici pubblici e privati: sono alcuni dei temi che verranno discussi nel corso dei 140 eventi programmati in 19 Stati Ue dal 9 al 13 febbraio nell’ambito della terza Settimana europea per le energie rinnovabili, promossa dalla Commissione. Il fulcro delle manifestazioni sarà a Bruxelles, ma è stata predisposta un’agenda in grado di coinvolgere – spiega una nota del Sir – la quasi totalità dell’Unione europea. Sono in calendario seminari di studio, manifestazioni per il grande pubblico, attività con le scuole, esposizione. Martedì 10 febbraio la Commissione celebrerà in tutta l’Ue la “Giornata per internet più sicuro”. Il 16 febbraio è invece fissato il primo dibattito pubblico a Bruxelles inserito nel calendario dell’Anno europeo dell’innovazione e della competitività, che affronterà il tema: “Stimolare l’economia europea della conoscenza”. (V.V.)

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    Presentazione a Roma del progetto “Volontari Cittadini Europei”

    ◊   Sarà presentato a Roma, il prossimo lunedì 9 febbraio, il progetto “Volontari Cittadini Europei” promosso da CSVnet, il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, in collaborazione con i referenti per l'Europa dei Centri di Servizio. Il progetto – informa in un comunicato l’organismo - intende elaborare un Manifesto del Volontariato italiano per l'Europa, indirizzato ai parlamentari europei che saranno eletti nelle consultazioni del prossimo giugno, che formuli delle proposte chiare e condivise circa le priorità e le esigenze del volontariato. Parteciperà all'evento, fra gli altri, Marian Harkin, parlamentare europea e promotrice della risoluzione del Parlamento europeo: "Il contributo del volontariato alla coesione economica e sociale”, per indire il 2011 anno europeo del volontariato. (C.D.L.)

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    Stati Uniti: eletto il nuovo presidente della Papal Foundation

    ◊   Mons. Michael J. Bransfield, vescovo della diocesi statunitense di Wheeling-Charleston, è stato eletto unanimemente quale presidente della prestigiosa The Papal Foundation. Mons. Bransfield succede al cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo emerito di Washington. "Questa è una grande opportunità per aiutare i poveri - ha detto mons. Bransfield alla Cns -. Attraverso la guida di Papa Benedetto XVI, The Papal Foundation può fornire direttamente l’assistenza ai meno fortunati in tutto il mondo. Per me, che faccio parte adesso della dirigenza della fondazione, siano una sfida e un onore". The Papal Foundation fu voluta, nel 1988, dall’allora cardinale John Krol, arcivescovo di Filadelfia, per diffondere nel mondo la fede e la carità del Papa. Nella sua direzione figurano tutti i cardinali arcivescovi degli Stati Uniti, vescovi e presidenti di società. La fondazione sostiene diocesi nel mondo in difficoltà economiche, ospedali, assistenze per bambini e per anziani, popolazioni colpite da guerre o da carestie. (R.P.)

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    Festival di Berlino: in scena il dramma dell’uomo moderno

    ◊   Il ritorno a casa di una donna soldato, la favola surreale di un bambino che vola, il passato rimosso dell’Europa: intorno a questi tre temi narrativi si articola il programma della selezione ufficiale, in questa seconda giornata del festival di Berlino. Il soggetto più attuale è sicuramente quello di “Little Soldier” di Annette Olesen, che tratteggia il difficile reinserimento sociale di una ragazza dopo una missione militare all’estero. Tuttavia la regista danese abdica troppo rapidamente nel suo intento di raccontare un’esperienza umana, facendo intrecciare il percorso intimo della protagonista con un difficile rapporto con il padre e soprattutto col traffico della prostituzione. Il risultato è un approccio onesto ma troppo ramificato, che finisce per perdersi in una prevedibile struttura di genere. Molto più sorprendente ma anche, a tratti, portatore di una certa inquietudine si rivela invece “Ricky” di François Ozon. Qui un’operaia, a seguito di una relazione con un suo collega, mette al mondo un bambino con le ali. La situazione inusuale e il tentativo parentale di controllarla sollevano spesso l’ilare curiosità dello spettatore, ma l’oscurità della metafora, l’elementarità del comportamento dei personaggi e una malcelata misoginia, ci lasciano decisamente perplessi. Nei canoni della drammaturgia hollywoodiana si muove infine "The reader” di Stephen Daldry, fresco candidato all’Oscar, storia di un’infatuazione giovanile innestata in una struttura processuale, che mette di fronte un giovane avvocato e una donna dal torbido passato. La passione amorosa e l’orrore dei campi di concentramento creano una miscela che tiene desta l’attenzione fino alla fine, anche se poi il film si riduce ad uno studio di psicologie, peraltro ben delineate da una solida sceneggiatura. Se la finzione cinematografica non solleva entusiasmi, il documentario, presente massicciamente nella sezione del Forum, rivela degli straordinari ritratti d’umanità. Un titolo per tutti: “Mental” del giapponese Kazuhiro Soda. Ambientato in un centro di accoglienza per disagiati mentali, il film mostra l’infaticabile opera di un vecchio medico e il variegato mondo dei suoi assistiti, in cui la sofferenza e la genialità si fronteggiano in un commovente alternarsi di situazioni. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Usa: accordo al Senato sul piano anticrisi. Persi altri 600 mila posti di lavoro a gennaio

    ◊   Il Senato statunitense ha raggiunto nella tarda serata di ieri un accordo sul piano di rilancio dell'economia statunitense voluto con forza da presidente, Barack Obama, il quale ha poi sollecitato democratici e repubblicani ad approvare rapidamente il testo. La stretta sull’intesa è arrivata a poche ore dall’annuncio della perdita di ulteriori 600 mila posti di lavoro nel mese di gennaio. Il servizio di Marco Guerra:

    "L'entità e l'obiettivo del provvedimento sono giusti, ora è il tempo dell’azione”. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, esorta a dare subito il via libera al piano di rilancio per l'economia, dopo il raggiungimento dell’accordo in Senato tra democratici e repubblicani sul pacchetto di misure da 780 miliardi di dollari. Nel tradizionale discorso alla nazione del sabato, Obama esprime quindi grande soddisfazione per l’intesa, ringraziando il gruppo di senatori moderati che l’ha resa possibile, ma poi avverte che - qualora non si tradurrà in azione concreta - "la crisi economica potrebbe diventare una catastrofe nazionale". Le forti pressioni esercitate sul Congresso sono dettate soprattutto dall’allarme suscitato dai nuovi dati sul tasso disoccupazione, che a gennaio è salito al 7,6% rispetto al 7,2% del mese precedente - attestandosi al livello più alto dal 1992 - per un totale di 600 mila posti di lavoro andati persi. Tutti gli sforzi sono dunque rivolti a questo piano anticrisi composto per un 42% da tagli delle tasse e da un 52% di investimenti in infrastrutture, ricerca, istruzione e energie rinnovabili, che nell’arco dei prossimi due anni si prevede producano almeno tre milioni di posti di lavoro.

     
    Gaza
    Aerei israeliani hanno compiuto la scorsa notte un raid su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, distruggendo quattro tunnel per il contrabbando e un deposito di armi. L’attacco, che non ha provocato vittime, è avvenuto in risposta del lancio di due missili da parte di militanti palestinesi. Intanto, in Israele si riaccende la speranza di liberare Ghilad Shalit, il soldato rapito da Hamas nel giugno 2006 e da allora tenuto in prigionia a Gaza. Secondo il quotidiano Haaretz, sono stati compiuti progressi in vista di un possibile scambio di prigionieri. Ieri, il ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, ha detto alla televisione di Stato che Shalit è sano e salvo e che “occorreranno decisioni dolorose”. Hamas esige, infatti, la liberazione di almeno 450 membri di diversi gruppi armati. Infine, è stata rinviata a domani la risposta di Hamas ai dirigenti egiziani che stanno mediando per un prolungamento della tregua nella Striscia di Gaza. Intanto rischia di degenerare la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. L’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi ha deciso di sospendere la distribuzione degli aiuti dopo il secondo furto in pochi giorni di derrate alimentari da parte di Hamas, secondo cui si è invece trattato di un malinteso.

    Conferenza di Monaco di Baviera
    Secondo giorno a Monaco di Baviera dell'annuale Conferenza mondiale sulla sicurezza, al centro della quale c’è la politica nucleare iraniana, lo scudo antimissile nell’Europa centrale e l’impegno della coalizione internazionale in Afghanistan. Oggi, il vicepresidente americano, Joseph Biden, ha chiesto un maggiore aiuto tra Nato e Russia “per sconfiggere al Qaida e i talebani in Afghanistan”, ricordando che il Pakistan è un paese “chiave”. Biden ha inoltre affermato che ''gli Stati Uniti e gli alleati devono prendersi la responsabilità di una nuova strategia nel Paese asiatico. In tal senso si è espresso anche il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, che ha chiesto agli europei, Francia e Germania in testa, di dare un contributo concreto inviando rinforzi in Afghanistan.

    Pakistan
    Sette poliziotti sono stati uccisi a Mianwali, nel Pakistan centrale. L’attacco, non ancora rivendicato, sembra però essere opera dei militanti talebani che stanno mettendo in atto una nuova ondata di attentati contro i poliziotti e gli esponenti politici. Intanto, un gruppo talebani ha rivendicato di aver ucciso un ingegnere polacco rapito lo scorso settembre.

    Darfur
    Si fa sempre più drammatica la situazione nel Darfur. Almeno 30 persone sono morte attorno alla città di Muhajiriya, strappata dall’esercito sudanese ai ribelli del Movimento per la Giustizia e l'Uguaglianza. Ma la vera tragedia sono le circa 30 mila persone costrette a lasciare le loro case nel sud dello Stato, nel Sudan occidentale, per sfuggire ai violenti combattimenti fra ribelli e forze governative.

    Nigeria
    Uomini armati hanno attaccato un impianto per il gas nell’Utorogu, nel Delta del Niger, ma sono stati respinti dai militari nigeriani che hanno anche ucciso tre assalitori. L'attacco è stato rivendicato dal Mend, il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger, il principale gruppo armato operante nella zona.

    Congo
    Ci sarebbero le forze armate Usa dietro l’attacco all’Esercito di Resistenza del Signore (Lra), che ha provocato la morte di 900 civili. A sostenerlo è il New York Times, secondo cui un team di 17 consiglieri ed analisti del nuovo Comando africano del Pentagono ha aiutato i militari ugandesi a preparare l'offensiva, fornendo informazioni di intelligence, telefoni satellitari e carburante per un milione di euro. Ma la recente operazione contro le milizie ribelli, che si annidano nel parco nazionale congolese, non è stata pianificata a dovere. I militari non hanno chiuso le strade di fuga né blindato le città sul cammino dei ribelli: il risultato è stato un massacro di civili, in cui sono rimasti coinvolti anche bambini molto piccoli. Lo denunciano le associazioni umanitarie, aggiungendo pure che molti ragazzini sono stati catturati per diventare bambini soldato.

    Italia
    Italia in recessione economica per due anni, con prospettive “tetre” e un’eventuale ripresa “debole e lenta”. E’ la fotografia fatta dal Fondo monetario internazionale (Fmi), che esorta a “misure tempestive” guardando in positivo ai provvedimenti contenuti nel decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Si tratta di misure del valore di due miliardi a sostegno del settore automobilistico, che prevedono anche sconti fiscali per elettrodomestici e mobili. Provvedimenti che resteranno in vigore fino a dicembre 2009.

    Lampedusa
    Almeno dieci immigrati hanno tentato il suicidio ieri nel centro di Lampedusa, alcuni cercando di impiccarsi con i propri indumenti, un altro gruppo ha invece iniziato lo sciopero della fame. Dietro questi gesti estremi, la protesta contro l’imminente rimpatrio deciso dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Un gesto dimostrativo, la voglia di farla finita. Di certo, dietro quei cappi fatti di poveri stracci e quelle lamette e i bulloni ingoiati, c’è la disperazione di chi ha di fronte a sé l’imminente rimpatrio e non la possibilità di una nuova vita. La speranza di questi disgraziati che abbandonano tragicamente i loro Paesi, è ben nota: è quella di ricominciare con dignità, oppure quella di sfuggire a persecuzioni. L’arrivo nella Lampedusa di oggi azzera questa speranza. Questi gesti estremi, o anche lo sciopero della fame iniziato ieri da alcuni tunisini, sono il grido di chi non vuole essere rimandato nel suo Paese. Questa volta si è riusciti a salvarli: uno di loro è stato trasferito in ospedale a Palermo con profonde ferite alla trachea, gli altri sono stati ricoverati al poliambulatorio di Lampedusa. Ma - è la drammatica previsione di Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissariato dell’Onu - potrebbe accadere di nuovo:

     
    “L’autolesionismo è una situazione tipica dei centri detentivi, quindi dei centri di identificazione e di espulsione e le carceri. Lampedusa – fino ad oggi – aveva avuto pochi casi di questo genere; è stata anche un modello che le autorità italiane hanno portato in Europa, e che l’Europa ha apprezzato, per la funzionalità. Oggi tutto questo è stato rimesso in discussione, ora che la natura del centro è cambiata – e quindi è diventato un centro d’identificazione e di espulsione - anche questa sarà una realtà con cui dover fare i conti, il centro si dovrà attrezzare per queste situazioni. Come Agenzia dell’Onu per i rifugiati, ci auguriamo che ci sia uno spazio adeguato per accogliere le persone soccorse in mare – in particolar modo i richiedenti asilo -; questa ex base militare approntata in quattro e quattr’otto – come si è visto dall’incendio dei giorni scorsi – presenta enormi limiti e inadeguatezze”.

     
    AustraliaContinua l’ondata di caldo record in Australia. Qquattordici persone sono morte, nella parte sudorientale del Paese, a causa degli incendi. La polizia fa sapere che il bilancio è provvisorio ed è destinato a salire: si pensa siano almeno 40 le vittime dei roghi. L'Australia è colpita tutti gli anni dal fenomeno degli incendi boschivi durante l'estate, ma quest'anno una combinazione di temperature molto alte, che in alcune zone hanno sfiorato i 48 gradi, e di siccità, hanno provocando la situazione peggiore a memoria d'uomo. Fino ad oggi, sono 89 le persone decedute. Le popolazioni interessate sono state raggiunte dai messaggi delle autorità che invitano a restare nelle proprie case e a sorvegliare la situazione. (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 38

     
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