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Sommario del 28/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • La Carità è la forza che muove la storia: dopo il pranzo del Papa con i poveri di Sant’Egidio, il commento del prof. Impagliazzo e di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Bagnasco in visita agli sfollati dell'alluvione nel messinese. Intervista con l'arcivescovo di Messina, mons. La Piana
  • L'arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, celebrerà domani i funerali dei quattro volontari del soccorso alpino morti in un'azione di soccorso
  • Il rapporto tra la Vergine e il sacerdozio al centro del convegno "Fine d'anno con Maria". Intervista con padre Toniolo
  • Nei cinema il film d'animazione "Piovono polpette": esilarante passatempo per i piccoli, riflessivo divertimento per i grandi
  • Chiesa e Società

  • Striscia di Gaza: a un anno dai bombardamenti il ricordo delle vittime
  • Cina. La lettera del vescovo di Shanghai: “Siate come Matteo Ricci”
  • Polonia: i giovani di Taizé riuniti in preghiera a Poznan per l'incontro di fine anno
  • Burundi: i vescovi contro l’avidità nella condotta dei politici del Paese
  • Thailandia: iniziato il rimpatrio di quattromila Hmong verso il Laos
  • L’Aquila: tutto è pronto per la Marcia della pace del 31 dicembre
  • Portogallo: i missionari portoghesi nel mondo sono 783, molti in Africa
  • Brasile: la Chiesa raccoglie fondi per il restauro del Cristo di Rio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Secondo giorno di violenze in Iran: almeno 15 vittime fra i manifestanti dell’opposizione
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Carità è la forza che muove la storia: dopo il pranzo del Papa con i poveri di Sant’Egidio, il commento del prof. Impagliazzo e di padre Lombardi

    ◊   Una giornata indimenticabile nel segno dell’amore verso i più bisognosi: è lo spirito che ha contraddistinto il pranzo del Papa con i poveri, ieri, alla mensa di Trastevere della Comunità di Sant’Egidio. “Un’esperienza commovente”, l’ha definita Benedetto XVI, che ha vissuto con grande semplicità la giornata assieme ai poveri accolti nella struttura. Uno dei momenti più significativi è stato l’incontro con una trentina di stranieri che studiano l’italiano presso la Comunità. A loro il Papa ha rivolto un saluto a braccio. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    “La lingua - ha detto Benedetto XVI - è realmente la chiave dell’integrazione per vivere insieme, per essere una famiglia”:

     
    “Nella lingua si nasconde tutta una cultura, una storia di cultura e anche il futuro della cultura”.
     
    Ha quindi ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per l’impegno a far entrare persone straniere nella ricchezza di una grande lingua come quella italiana che “porta in sé la radice latina e porta in sé anche il futuro dell’Europa”. Il Papa ha espresso l’auspicio che gli insegnanti siano “capaci di integrare altri in questa cultura e in questa nazione e costruire insieme” il “futuro dell’Europa, un’Europa basata sulle culture”. Infine, ha sottolineato che Cristo è la fonte di ogni autentica cultura:

    “Alla fine il Signore ha ispirato la cultura, ha ispirato la lingua. Imparando la lingua impariamo anche la vicinanza con Dio.”

     
    Per una riflessione sul significato di questa visita alla mensa di Trastevere, Alessandro Gisotti, ha intervistato il prof. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

    R. - E’ stato un evento di grande festa, un prolungamento del Natale nella festa della Santa Famiglia. Quello che mi è parso molto significativo è stata la serenità che ha contraddistinto l’incontro del Santo Padre con tanti poveri e il fatto che i poveri siano stati messi al centro dell’attenzione: sono stati i poveri nel cuore della Chiesa e nel cuore del mondo, attraverso la presenza del Papa.

     
    D. - Il Papa ha detto ieri: “Chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito”. Il Papa ha dunque indicato l’importanza della dimensione familiare che si respira alla mensa di Sant’Egidio...

     
    R. - Sì, nel senso che i poveri non sono i "clienti" della Chiesa, ma sono fratelli e sorelle dell’unica grande famiglia, che è la comunione della Chiesa: è quel “noi” della Chiesa di cui ha parlato il Santo Padre nel messaggio natalizio per la benedizione Urbi et Orbi. E tutti abbiamo sperimentato e sperimentiamo ogni giorno la forza della Parola di Gesù, che dice che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

     
    D. - Il Papa ha ascoltato con grande attenzione le storie anche di sofferenza di queste persone...

     
    R. - Con grande attenzione, con grande partecipazione, perché gli sono state raccontate le storie di un’immigrazione molto difficile, molto complicata - fosse quella dall’Afghanistan o della Somalia - con quei lunghi viaggi terribili che gli immigrati stessi hanno raccontato al Papa, viaggi caratterizzati dalla morte di tanti loro compagni. Oppure, le storie di sofferenza di persone che vivono la crisi economica dei senza fissa dimora o degli anziani che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e quindi hanno bisogno di trovare accoglienza per il pranzo, per avere qualcosa per continuare a vivere. Ho visto un Papa totalmente partecipe di questa sofferenza.

     
    D. - Può raccontarci un evento, un aneddoto della bella giornata di ieri che, secondo lei, riassume il significato di questa visita del Papa alla mensa di Sant’Egidio?

     
    R. - Quando il Papa ha scoperto la targa che ricorda la sua visita alla mensa, ha detto: “No, non dovevate fare questo!”. E noi abbiamo detto: “Padre Santo, è un fatto storico che lei abbia mangiato con i poveri a questa mensa”. E lui ha risposto: “Il fatto storico è questa carità della vostra comunità e della Chiesa, che si esprime ogni giorno verso i poveri. Questa è la storia, perché è la storia del Vangelo che si realizza”.

    La Carità, l’amore evangelico, è stato dunque il cuore di questo evento di ieri. E’ quanto sottolinea il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. - Il Papa parla molto di amore. Ha messo la parola “amore” due volte nei titoli delle sue tre Encicliche, ma il Papa non ne parla solo: cerca anche di viverlo, di viverlo personalmente e di darci così dei modelli e degli esempi di come si può vivere l’amore. Il Papa, all’inizio dell’Avvento, ha visitato i malati terminali nell’Hospice, ieri è stato a visitare i poveri e le persone ospiti della Comunità di Sant’Egidio nella mensa. A febbraio prossimo, sarà anche nell’Ostello della Caritas alla Stazione Termini. Incontrare coloro che stanno male, che sono gli ultimi, le persone in difficoltà nella società è qualcosa che per il Papa è doveroso ed è naturale, vorrei dire. Questo è un messaggio per tutta la Chiesa, ma anche per la società perché siamo in un mondo in cui l’accoglienza del diverso, l’accoglienza del debole, l’accoglienza dello straniero, di colui che parla altre lingue, di colui che ha una cultura o una religione diversa non è sempre scontato. Pone dei problemi, genera delle difficoltà anche nella nostra società. Ebbene, il Papa ci dà invece un esempio di fiducia nell’andare incontro agli altri, nel vivere con gli altri in solidarietà e in amicizia.

     
    D. - Padre Lombardi, cosa l’ha colpito in particolare di questo evento?

     
    R. - Ci sono due aspetti che mi hanno colpito guardando proprio il Papa. Il primo è stato l’incontro con i bambini per dare loro tanti doni, doni personalizzati, un dono che andava bene per ognuno dei bimbi, circa una trentina, tra i due e i sette anni. Erano bimbi molto carini ed anche di diverse provenienze, di diverse lingue - di diversi colori, diciamo pure - e il Papa che, come un grande anziano, un saggio, si volgeva verso di loro, dando loro un dono, naturalmente esprimeva poi il dono più profondo della sua saggezza, del suo amore, come tramite dell’amore di Dio per loro. Il secondo è quello dell’ascolto delle persone che si avvicinavano a lui, durante il pranzo, degli altri commensali che erano un po’ più distanti e che non potevano parlargli facilmente, da vicino e che quindi si avvicinavano, gli parlavano all’orecchio, gli raccontavano la loro storia. Il Papa ascolta sempre molto ed ha ascoltato queste storie; ha fatto riferimento anche nel suo discorso alle storie che ha ascoltato, che sono storie di singole persone, ma naturalmente tutti noi siamo singole persone e abbiamo le nostre storie. E questo il Papa lo sa bene e porta tutte queste cose nel cuore e le mette davanti a Dio. Ci invita ad avere questo atteggiamento di ascolto e di accoglienza reciproca.

     
    D. - In questi giorni, si è parlato tanto di misure di sicurezza. Eppure, il Papa vuole continuare a stare in mezzo alla gente…

     
    R. - Certamente, e questo era proprio un caso tipico in cui il Papa, arrivando, si sarebbe trovato in mezzo ad una gran folla che si sarebbe assiepata all’ingresso per vederlo, per toccarlo, per stringergli la mano, per presentargli i bambini da baciare. Ma anche all’interno, in due sale, c’erano almeno 200 persone. Insomma, il Papa è sempre in mezzo a tanta gente, perché sono tanti quelli che vogliono vederlo e che vogliono avvicinarsi a lui. Vive pastoralmente questa vocazione dell’incontro con il popolo di Dio e dell’incontro con il popolo in generale, con tutti gli uomini, con i nostri fratelli e le nostre sorelle. Se gli si toglie questo, è come togliergli l’aria, è come togliergli veramente l’ambito naturale del suo servizio pastorale. Certamente, bisogna avere prudenza, misure di attenzione, ma non si può togliere quella che è la sostanza del rapporto pastorale tra il Papa e la gente. Questo comporta naturalmente, qualche volta, anche qualche rischio. Per fortuna, la grandissima maggioranza di persone gli vuole molto bene e sarebbe ben contenta di poterlo proteggere nel modo migliore.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "Come un fuoco acceso nella notte".

    La forza di un Bambino per conquistare la pace: Benedetto XVI durante i riti natalizi rilancia l'invito ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, i duri scontri a Teheran.

    In morte di Edward Schillebeeckx: in cultura, il vescovo Franco Giulio Brambilla ricorda il teologo del Concilio e del postconcilio.

    Una vita contro la scadente mitologia del piacere: Claudio Toscani su Carlo Sgorlon.

    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "L'uomo che indica la stella": personaggi singolari nelle scene dell'"Infantia Salvatoris".

    Una bambina che non ha paura di mettersi in gioco: Elena Buia Rutt su "Quando ero uccello e altre poesie" di Katherine Mansfield.

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Bagnasco in visita agli sfollati dell'alluvione nel messinese. Intervista con l'arcivescovo di Messina, mons. La Piana

    ◊   Il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha portato oggi la solidarietà della Chiesa italiana a Messina, visitando in mattinata Scaletta Zanclea e Giampilieri. Il 2 ottobre scorso, le due località del messinese furono colpite da un’alluvione che causò la morte di oltre trenta persone. Subito dopo il dramma, la Conferenza episcopale italiana aveva provveduto a stanziare un milione di euro. Nel pomeriggio, alle 17.30, il cardinale Bagnasco presiederà una Messa nella cattedrale della città, a conclusione dell'Anno centenario nel ricordo del Terremoto del 1908. Tra i concelebranti, anche l’arcivescovo di Messina, mons. Calogero La Piana, che descrive al microfono di Luca Collodi i sentimenti della popolazione a tre mesi ormai dalla tragedia:

    R. - Il clima è un po’ di tristezza, indubbiamente, soprattutto nei comuni che sono stati colpiti dalla tragica alluvione. Tuttavia, si nota un po’ in tutti il desiderio di ripresa, di ricostruzione, il desiderio di ricominciare. Di certo, la gente è molto provata, delusa, fiaccata: delusa dalle mancate risposte alle loro domande di sicurezza, di doveroso contributo e sostegno per i danni subiti dall’alluvione.

     
    D. - Mons. La Piana, quali sono i problemi che ancora sono aperti nella zona della provincia di Messina, colpita dall’alluvione?

     
    R. - Il vero problema è che i cittadini hanno constatato tanti buoni propositi a tutti i livelli: nazionali, regionali, comunali e provinciali da parte dei responsabili. La gente, però, vuole segni concreti, visibili, tangibili. I problemi sono sempre quelli relativi al mancato rientro, laddove è possibile rientrare. Si parla di più di 300 persone che potrebbero riprendere la normalità della vita, nelle proprie abitazioni. Le strade sono state ormai pulite e liberate dal fango, sgomberate da ogni ostacolo. L'ordinanza di rientro potrebbe anche essere un segno insieme ai tanti altri piccoli segni di ripresa e di attività. La gente vuole riprendere, non vuole lasciarsi schiacciare da ciò che è avvenuto.

     
    D. - Qual è il suo messaggio, mons. La Piana, alla città e alla provincia di Messina?

     
    R. - Io invito i cittadini ed i fedeli a guardare quel Bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia e ad ascoltare attraverso la sua fragilità, il grido dell’umanità che si leva da ogni parte della terra per invocare aiuto e protezione. Dio ha scelto di percorrere le vie dell’uomo e Dio ha scelto la via della solidarietà, della condivisione. Il nostro impegno e il nostro sforzo sta proprio qui: nel sollecitare le coscienze, nel risvegliare una responsabilità che ci riguarda, che ci appartiene e che è di ognuno di noi. 

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    L'arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, celebrerà domani i funerali dei quattro volontari del soccorso alpino morti in un'azione di soccorso

    ◊   Si svolgeranno domani alle 14.30 nella Chiesa di Canazei i funerali di Alessandro Santone, Diego Perathoner, Luca Prinoth e Erwin Riz, i quattro volontari esperti del Servizio alpino della Val di fassa, travolti da una valanga nella notte tra sabato e domenica nel tentativo di salvare due turisti, poi trovati ieri senza vita. Le esequie saranno presiedute dall’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan. La camera ardente resterà aperta fino a domani mattina nella sede della Protezione civile di Canazei. Dolore e commozione tra i colleghi della squadra del Soccorso Alpino: Paolo Ondarza ha intervistato il presidente Maurizio Dellantonio.

    R. - I quattro nostri amici erano volontari, sì, ma volontari nel voler andare a fare il soccorso non volontari per competenza. Erano, diciamo, la squadra di punta della stazione Canazei. Ricordo a tutti che la stazione del Soccorso alpino di Canazei effettua 120-150 soccorsi ogni anno e gran parte di questi soccorsi vengono svolti proprio nella valle oggetto della disgrazia.

     
    D. - C’è qualcosa che non ha funzionato?

     
    R. - Io ero sul posto e le valutazioni sono state fatte da tutti allo stesso modo. Per andare nel luogo dove potevamo prevedere che fosse caduta una precedente valanga l’unica via d’accesso era il canale che la squadra di punta ha percorso. Nel pomeriggio, prima di questa squadra uno tra gli esperti - che fa peraltro parte della stessa squadra di soccorso - aveva compiuto la stessa discesa, confermando alla squadra di punta che si poteva fare. E’ stato pianificato tutto come si può pianificare nell’emergenza, con una verifica, una valutazione, un consenso unanime: ok, andiamo e proviamo a vedere se possiamo fare qualcosa per aiutare i due ragazzi. E così han perso la vita quattro valorosi soccorritori.

     
    D. - Particolarmente forte è stato il commento del capo della Protezione civile, Bertolaso, che ha detto: “Basta morti per colpa di sprovveduti”...

     
    R. - Pur condividendo, devo però dissentire per quanto riguarda poi la quotidianità della nostra organizzazione. Quando arriva una chiamata di soccorso noi non possiamo fare un’analisi tecnica, se cioè chi fa la chiamata sia uno sprovveduto o un esperto. Questo fa parte della nostra quotidiana mansione.

     
    D. – Un servizio al prossimo che per voi rientra nella quotidianità, ma assume poi i caratteri dello straordinario…

     
    R. - Chiaramente sì, anche quella tragica sera che le persone volontariamente hanno dato la loro disponibilità per formare la prima squadra, che dopo sarebbe stata seguita da altre squadre. E’ normale, accade sempre così. Quello che la nostra organizzazione può prevedere è continuare a investire sulla formazione e probabilmente chiedere anche alle istituzioni di investire sulla tecnologia e sulle altre strutture. Se noi avessimo più elicotteri e avessimo più finanziamenti, saremmo ancora più preparati e più competenti nell’esercizio delle nostre funzioni di sicurezza.

     
    D. - Questo è il momento del dolore per voi ma il lavoro non si ferma: che cosa vuol dire continuare a lavorare, a svolgere questo servizio al prossimo nonostante questo dolore forte?

     
    R. - Il soccorso alpino nelle zone alpine è fortemente radicato. Non si ferma perché non si può fermare. Anche ieri abbiamo avuto chiamate di soccorso, anche oggi abbiamo avuto chiamate di soccorso. Certamente, quanto è successo è un colpo fortissimo. Speriamo che il futuro ci dia la serenità e la tranquillità anche per colmare questo vuoto che - scusate il gioco di parole - può sembrare incolmabile.

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    Il rapporto tra la Vergine e il sacerdozio al centro del convegno "Fine d'anno con Maria". Intervista con padre Toniolo

    ◊   Riscoprire il ruolo di Maria nella vita della Chiesa ma soprattutto fare luce sul rapporto preferenziale che esiste tra la Vergine e i ministri di Dio: questo l’obiettivo del congresso “Fine d’anno con Maria”, giunto alla sua 30.ma edizione. I lavori, apertisi oggi al Teresianum, prevedono tre diverse sessioni e si propongono come occasione di riflessione in relazione all’Anno Sacerdotale, promulgato da Benedetto XVI. Cecilia Seppia ne ha parlato con padre Ermanno Toniolo dell’Ordine dei Servi di Maria, organizzatore del convegno:

    R. - Papa Benedetto XVI ha voluto che questo Anno Sacerdotale fosse veramente un grande incentivo per una ripresa culturale e spirituale del sacerdozio ministeriale soprattutto, ma di aiuto anche del sacerdozio regale di tutto il popolo santo di Dio.

     
    D. - Che tipo di rapporto c’è oggi tra Maria e il sacerdote?

     
    R. - C’è un rapporto intimissimo, continuo e costante tra il sacerdote come tale. Nella sua vita, nel suo esercizio, nell’espressione tanto della sua predicazione quanto nella ministerialità sacramentale c’è un rapporto intimissimo con la Madre di Dio sempre.

     
    D. - Dunque, una relazione intima sul piano della preghiera: ma il ruolo di Maria è anche fondamentale per l’attività apostolica del sacerdote. Questo concretamente come si traduce?

     
    R. - Il sacerdote, nella sua attività, deve ispirarsi costantemente a Maria e deve attingere da Lei e far proprio quell’affectus maternus, l’affetto materno, la tenerezza materna, che ha guidato la Vergine, in modo tale che anche lui possa essere - per così dire - quasi un prolungamento materno dell’amore di Maria e delle sue preferenzialità di amore per gli uomini, in modo da farsi, realmente con Maria, anche lui compresente ad ogni miseria umana. Se Maria è stata mediatrice del primo segno che Gesù ha operato, ogni sacerdote è sempre mediatore tra il popolo e i suoi bisogni e Gesù per portare il mondo ai piedi del Signore, per portare il Signore ai bisogno della gente e del mondo intero.

     
    D. - Padre Ermanno, questo è un convegno di studi che coinvolge direttamente i sacerdoti. Ma possiamo dire che c’è un messaggio forte anche per i laici?

     
    R. - Questo convegno vuole riattivare in tutti, consacrati e non, nel popolo santo di Dio il significato del Battesimo, che ci ha fatto sacerdoti, popolo regale sacerdotale e profetico. Perciò, uomini e donne, tutti impegnati e non solo nel culto orante o nel rituale delle celebrazioni o nella sola preghiera, ma nel trasformare il mondo e le realtà del mondo a gloria di Dio.

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    Nei cinema il film d'animazione "Piovono polpette": esilarante passatempo per i piccoli, riflessivo divertimento per i grandi

    ◊   La Sony Pictures ha lanciato in questi giorni una sfida nel mondo dei cartoni animati con l’esilarante e sorprendente "Piovono polpette" in tre dimensioni, un film dal ritmo scatenato tratto da un famoso libro per l’infanzia, pubblicato nel 1978 da Judi Barrett. Non ci si deve però fermare soltanto alla fantasia della storia e delle immagini, perché troviamo nascosti temi molto attuali per la nostra società. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Lo strampalato giovane inventore, Flint Lockwood, uno degli abitanti dell’isola di Swallow Falls che sopravvive e si sostiene grazie alle sardine, base unica anche della dieta locale, dopo una serie di disastri proverbiali mette a punto l’invenzione definitiva per combattere l’annoso e insolubile problema: una macchina da sparare in cielo che assicura la trasformazione dell’acqua in cibo. Così, anziché piovere goccioloni, precipitano sull’isola le più svariate forme gastronomiche: polpette, appunto, e poi gelati, bistecche, dolci, gelatine, legumi, caramelle, pizza, cosce di pollo, insomma di tutto. E, soprattutto, di più. Perché ogni invenzione scientifica nasconde il suo pericolo e l’umanità che ne beneficia detiene sempre grandi responsabilità nel controllo e nello sfruttamento.

     
    Comprensibile che chi abbia mangiato sardine da una vita senta come una benedizione insperata cambiare dieta e menù e farlo gratuitamente. Ma l’ingordigia può creare delle ricette mostruose e delle precipitazioni alimentari da paura, catastrofiche, per rimanere alla moda del cinema d’oggi. Così il mondo è ancora una volta minacciato e il cartone animato tridimensionale di squisita e succulenta fattura, scritto e diretto con ritmo indiavolato e tanta comicità da Phil Lord e Christopher Miller, diventa quasi un apologo sull’incapacità dell’uomo di darsi dei limiti, di regolare i propri desideri, di porre la parola fine quando necessario. "Piovono polpette" è, per questo, un film d’animazione originale che serve da passatempo senza tempo per i piccoli e da riflessivo divertimento per i grandi.

     
    Naturalmente devono intervenire gli eroi dell’ultimo minuto a salvare il mondo dalla catastrofe, questa volta non dovuta alla scarsità del cibo, ma alla sua mostruosa e spaventosa moltiplicazione, dove un’immensa tromba non è d’aria ma di spaghetti, una valanga non è di fango, ma di rifiuti organici (che fan pensare anche alle difficoltà di raccolta e riciclaggio dei nostri giorni), meteoriti sono di carne e una serie di terrificanti hot dog diventano missili distruttivi insieme a spaventose pannocchie. Man mano che il pericolo aumenta e le possibilità di sopravvivenza diminuiscono, gli essere umani diventano burattini in preda al caos, ma chi aveva dimostrato debolezza e vigliaccheria si trasforma, suo malgrado, nel salvatore del mondo. Con un impegno finale solenne: non tradire gli affetti e la famiglia, rispettare la natura, porre la scienza al servizio dell’uomo e non viceversa, essere sempre responsabili per se stessi e per la collettività, contenere gli egoismi, controllare il potere. Più attuale di così!

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    Chiesa e Società



    Striscia di Gaza: a un anno dai bombardamenti il ricordo delle vittime

    ◊   Alle 11.25 di ieri ora locale, lo stesso orario in cui iniziarono a cadere le bombe, sono suonate le sirene a Gaza, ma stavolta hanno scandito l’inizio delle cerimonie a un anno dall’operazione "Piombo fuso". Il ricordo di tre settimane di violenze tra Israele e Hamas, che causò 1400 morti civili palestinesi (1200 secondo fonti israeliane) è stato celebrato così: il nome di ogni vittima, in occasione del primo anniversario di guerra, è stato esposto nella piazza antistante il Parlamento. Per non dimenticare. E per non dimenticare si sono succedute anche cerimonie commemorative, programmi speciali delle radio e delle tv locali, comizi di leader palestinesi, mentre tra Gaza e Israele si tratta ancora per lo scambio di alcuni prigionieri. Manca ancora, però, un cessate-il-fuoco davvero duraturo: in un messaggio per l’occasione, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha espresso tutta la sua preoccupazione per la situazione che nei giorni immediatamente precedenti all’anniversario ha registrato un aumento di tensione tra il governo di Israele e i dirigenti dell’Anp, con due incursioni dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e a Nablus, in Cisgiordania, che hanno causato vittime palestinesi. A un anno di distanza dal conflitto, il segretario dell’Onu ha parlato anche del blocco imposto da Israele e dall’Egitto a Gaza, definendolo “inaccettabile e controproducente” e chiedendone la rimozione. Della condizione della popolazione di Gaza ha parlato a Natale anche il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, secondo il quale “la vita della gente non è affatto migliorata”. (R.B.)

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    Cina. La lettera del vescovo di Shanghai: “Siate come Matteo Ricci”

    ◊   In occasione delle celebrazioni per i 400 anni dalla morte del missionario Matteo Ricci, previsti per l’11 maggio 2010 a Pechino, il vescovo di Shanghai, Aloysius Jin Luxian, ha scritto una lettera alla comunità cattolica affinché impari dall’esempio del gesuita. È questo, riferisce Asianews, il contenuto del messaggio natalizio "Il canto di Li Matou", nome cinese del padre gesuita Matteo Ricci, che condusse in Cina un’intensa vita di preghiera nonostante il pesante lavoro quotidiano, e tradusse molte opere in cinese con la collaborazione di un altro missionario letterato, Xu Guangqi. La fede in Dio, l’amore per la cultura cinese, il rispetto per insegnanti e amici: sono queste le qualità di Matteo Ricci che il presule invita i fedeli a seguire, richiamandoli a esaminare i propri atti ogni giorno e a studiare sodo per rimanere alla pari con il mondo che cambia, “senza perdere tempo davanti alla televisione o al computer”. Nella lettera, il vescovo, sottolinea lo stile del missionario nei rapporti tra la Cina e l’occidente, la sua amicizia con i cinesi ed elenca le opere scritte o tradotte da Matteo Ricci. E conclude con una frase emblematica del gesuita: “In Cina sii cinese, non permettere che i cinesi diventino come stranieri”. (R.B.)

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    Polonia: i giovani di Taizé riuniti in preghiera a Poznan per l'incontro di fine anno

    ◊   Una fine d’anno di preghiera è quella che si apprestano a vivere, come di consueto, circa 30 mila giovani di varie chiese e comunità cristiane convocati dalla comunità di Taizé a Poznan, in Polonia. L’appuntamento, il 32.mo, si celebra ogni anno in una città europea diversa ed è organizzato dalla comunità ecumenica fondata dal teologo svizzero Roger Schutz nel 1940 nella cittadina francese di Taizé. Quest’anno, come riferisce l'agenzia la Zenit, i giovani saranno chiamati a riflettere sulla "Lettera dalla Cina" scritta da frère Alois, priore di Taizé, che condividerà con loro le esperienze appena vissute visitando il grande Paese asiatico, durante la quale ha potuto incontrare le comunità cristiane, in perfetto accordo con il messaggio di Benedetto XVI per l’occasione “Andare incontro agli uomini e alle donne che hanno perso il senso di Dio, che lo cercano a tentoni, a volte senza saperlo”. Molti leader cristiani hanno inviato un messaggio d’incoraggiamento ai giovani riuniti in preghiera: “Non abbiate paura - li esorta il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I - siate testimoni di Cristo nato, testimoni di Cristo risorto, di un Dio che è entrato nella storia, di un Dio della creazione”, soprattutto in un’era in cui imperano il consumismo, la crisi economica ma soprattutto la crisi di valori e d’identità. “La nostra vocazione come cristiani è svelare al mondo la verità del nostro destino umano”, scrive invece l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana. Messaggi di sostegno sono arrivati anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. (R.B.)

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    Burundi: i vescovi contro l’avidità nella condotta dei politici del Paese

    ◊   In vista delle elezioni generali del 21 maggio 2010, i vescovi del Burundi scendono in campo con un invito alla popolazione a “non votare per uomini che usano la violenza, avidi e demagoghi, privi di un programma politico per ricostruire la nazione”. Così scrivono gli otto vescovi in un messaggio letto in tutte le parrocchie del Paese in occasione del Natale: “Ci auguriamo che il nostro Burundi sia affidato a dirigenti pronti a sacrificarsi per il suo reale sviluppo”. I presuli chiedono di “mettere in primo piano la saggezza e la pertinenza dei programmi politici”. In questi ultimi giorni, riporta la Misna, il parlamento burundese ha votato all’unanimità una legge che aumenta le indennità e altri vantaggi di fine mandato a tutti gli eletti, suscitando le critiche della società civile. L’attuale governo, inoltre, presieduto dal presidente, Pierre Nkurunziza, ex ribelle hutu democraticamente eletto nel 2005 alla fine della guerra civile, ha chiesto la sostituzione del rappresentante Onu in Burundi, Youssef Mahmoud, accusato di ingerenze nella vita politica nazionale. Si delinea, dunque, un clima pre-elettorale abbastanza cupo che fa presagire scontri, considerata anche l’annunciata candidatura alle presidenziali del 28 giugno di Jean-Baptiste Bagaza, già presidente ed esponente della minoranza tutsi, a capo del "Parti pour le redressement national". (R.B.)

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    Thailandia: iniziato il rimpatrio di quattromila Hmong verso il Laos

    ◊   Saranno trasferiti prima in una base militare al confine tra Thailandia e Laos, poi riconsegnati alle autorità laotiane, i quattromila profughi di etnia Hmong le cui operazioni di rimpatrio dalla Thailandia al Laos sono iniziate questa mattina all’alba, ora locale, e dovrebbero essere concluse in 24 ore. La decisione del governo di Bangkok è stata molto criticata dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni che lavorano per la difesa dei diritti umani, come precisa l’agenzia Misna, perché pare che i Hmong potrebbero essere perseguitati una volta in patria. “Un grave esempio” è stato definito il rimpatrio dei quattromila profughi - da anni residenti nel campo nei pressi del villaggio di Huay Nam Khao - da parte dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), che chiede al governo thailandese di bloccare le operazioni, in quanto tra i Hmong fatti salire sugli autobus ci sarebbero 150 “rifugiati riconosciuti”. Dopo la presa del potere da parte dei comunisti di Pathet Lao, nel 1975, circa 300 mila cittadini dal Laos fuggirono verso la Thailandia per paura di essere oggetto di persecuzioni politiche. Una parte dei Hmong combatté, durante la guerra in Vietnam, al fianco degli Stati Uniti contro il governo comunista. (R.B.)

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    L’Aquila: tutto è pronto per la Marcia della pace del 31 dicembre

    ◊   Una marcia della pace particolarmente toccante, sarà quella del 2009, l’edizione numero 42 che sarà percorsa la sera del 31 dicembre a L’Aquila, città devastata dal terremoto del 6 aprile scorso. “Dalle pietre del dolore per far rinascere la speranza”: è questo l’auspicio di don Claudio Tracanna, direttore del quindicinale "Vola" della diocesi dell’Aquila, all’avvicinarsi di questo appuntamento che, come ogni anno, è organizzato dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) - Ufficio per i problemi sociali e del lavoro - oltre che da Caritas e Pax Christi. La marcia prenderà il via dalla "zona rossa", il centro della città martoriato dal sisma e si snoderà lungo via XX Settembre - tristemente famosa per aver ospitato la Casa dello studente - per arrestarsi quindi in piazza D’Armi, dove venne allestita la tendopoli più grande. L’iniziativa si inserisce nel programma della Giornata mondiale della Pace, che ricorre il primo gennaio, e che quest’anno ha come tema "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato", scelto da Papa Benedetto XVI. La Giornata fu istituita da Paolo VI che concepiva il messaggio di pace “non esclusivamente religioso, cattolico, ma vorrebbe incontrare tutti i veri amici della pace come fosse iniziativa loro propria”. E dall’Aquila terremotata questo messaggio “assume un significato particolare - conclude don Tracanna - unisce la sofferenza alla speranza, la solitudine alla solidarietà, la ricostruzione delle case alla ricostruzione dei cuori, le parole rassegnate alle parole di speranza”. (R.B.)

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    Portogallo: i missionari portoghesi nel mondo sono 783, molti in Africa

    ◊   Sono 783 i missionari ad gentes portoghesi presenti nel mondo, secondo quanto scrive la rivista delle Pontificie opere missionarie (Pom) del Portogallo, riportata dall’agenzia Fides. Nell’ultimo numero pubblicato, il periodico entra maggiormente nel dettaglio: i missionari impegnati nell’attività di evangelizzazione sono 284, le missionarie 439 e i laici 60. La maggior parte di loro opera in Paesi africani, soprattutto tra Mozambico e Angola, ma molti sono anche in America, specialmente in Brasile per ragioni linguistiche, in Europa e in Asia, con ben dieci presenze a Timor. L’esperienza missionaria dei laici portoghesi è particolarmente lunga - uno o due anni - e nel 2009 si sono aggiunti a loro ben 321 volontari che hanno vissuto un’esperienza missionaria breve ma intensa, da uno a tre mesi. (R.B.)

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    Brasile: la Chiesa raccoglie fondi per il restauro del Cristo di Rio

    ◊   Una raccolta di fondi per restaurare l’enorme statua di Gesù Cristo che campeggia sulla città di Rio de Janeiro con i suoi 710 metri d’altezza è quella proposta in questi giorni dalla Chiesa brasiliana. Il Cristo Redentore, uno dei simboli della città, venne costruito negli anni Venti "grazie alle donazioni dei cristiani", racconta padre Osmar Raposo, direttore del santuario del Cristo Redentor. "Adesso - prosegue - torniamo a rivolgerci a loro perché la statua possa essere restaurata”. La responsabilità dei lavori compete alla Chiesa del Brasile insieme con il Comune di Rio. La campagna di raccolta fondi, intitolata "Io sono Cristo" si svolge in 252 parrocchie e chiede ai fedeli la donazione di 7 real (poco più di 2 euro) per arrivare alla somma di due milioni e mezzo di euro necessari al restauro. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Secondo giorno di violenze in Iran: almeno 15 vittime fra i manifestanti dell’opposizione

    ◊   In Iran, l’opposizione è scesa nuovamente in piazza nella capitale Teheran, malgrado il divieto imposto dal regime e all’indomani della sanguinosa giornata di ieri costata la vita a 15 persone. La polizia, che ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla, ha anche fatto irruzione nella sede della fondazione che fa capo al presidente riformista Khatami arrestando due suoi collaboratori. In manette anche i principali collaboratori di Moussavi. Il servizio di Barbara Schiavulli:

    Continuano i violenti scontri tra manifestanti e polizia. Provvisorio il bilancio dei morti: quindici secondo la tv di Stato iraniana, di più per i riformisti, nessuno per la polizia. Ma i video messi in Internet mostrano cariche delle forze di sicurezza, sangue ed uso della forza. Giallo sulla morte del nipote del leader dell’opposizione Moussavi, il cui corpo irreperibile avrebbe già dovuto essere restituito dall’ospedale per i funerali. Scontri a Teheran, Tabriz, Komen e a Jafabad. Centinaia le persone arrestate, tra i quali Ibrahim Yazdi, ex ministro degli Esteri, leader del movimento dissidente per la liberazione dell’Iran. Preso anche il responsabile per i diritti dei detenuti, il giornalista Emad Baghi e tre collaboratori di Moussavi. Arrestati anche l’assistente e l’ex ministro delle cooperative, Morteza Haji, direttore della Fondazione Khatami, dove la polizia ha fatto irruzione, portando via documenti. Immediata la condanna di Canada, Francia, Italia, Germania e Stati Uniti. “L’Iran sta violando i diritti umani”, ha detto il presidente americano Obama.

     
    Mauritania - ostaggi Al Qaeda
    Al Qaeda ha rivendicato il rapimento della coppia di italiani avvenuta 10 giorni fa in Mauritania. Un atto in risposta ai crimini del governo italiano in Afghanistan e in Iraq, ha affermato il gruppo Al Qaeda nel Maghreb attraverso un audio messaggio pubblicato dal sito della tv araba al-Arabiya. L’emittente ha inoltre mostrato una foto della coppia in una zona desertica con alle spalle cinque uomini armati e col volto coperto. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha definito come “verosimile” un possibile coinvolgimento di Al Qaeda, sebbene si stia ancora verificando l’attendibilità della rivendicazione. Il titolare della Farnesina ha poi confermato il riserbo assoluto su tutte le notizie che non sono state rese pubbliche al fine di tutelare la vita degli ostaggi.

    Terrorismo Usa
    Negli Stati Uniti, a 48 ore dal tentato atto terroristico sul volo Amsterdam-Detroit, ieri si sono vissute ore di angoscia, quando sulla stessa linea aerea un nigeriano ha destato allarme per il suo comportamento, costringendo l’equipaggio ad un atterraggio d’emergenza. L’episodio ha spinto il presidente Obama a fare il punto sulla sicurezza e la difesa dal terrorismo internazionale negli Stati Uniti. Da New York, Elena Molinari:

    Un altro nigeriano è stato arrestato all’arrivo a Detroit per aver dato in escandescenza in aereo, ma questa volta nessun esplosivo è stato trovato addosso al sospetto o nei bagagli del volo, che è atterrato comunque con procedura di emergenza. La rotta e la compagnia aerea sono le stesse del mancato attentato del giorno di Natale, che ha avuto come protagonista Umar Faruk Abdulmutallab, 23 anni, nigeriano, sospettato di collegamenti con Al Qaeda e con lo Yemen. Il giovane aveva cercato di far saltare in aria l’aereo innescando con una siringa un potente esplosivo nascosto nella biancheria, ma era stato bloccato da alcuni passeggeri. Solo questo ha evitato, infatti, un sanguinoso attentato in territorio statunitense proprio il giorno di Natale ed è per questo che dalla sua vacanza alle Hawaii, il presidente Barack Obama ha evitato le telecamere, ma ha chiesto un cambiamento radicale delle regole nella sicurezza aerea e una revisione delle procedure con cui si inseriscono i sospetti nelle "liste no fly", coloro a cui è vietato salire in aereo. Umar Faruk Abdulmutallab era, infatti, su una lista di sospetti terroristi, ma non in quella di coloro cui è proibito volare.

     
    Terrorismo Yemen
    E il fallito attentato all’aereo diretto a Detroit, negli Stati Uniti, ha portato a puntare i riflettori sullo Yemen, dove, secondo il "New York Times", gli Stati Uniti avrebbero aperto un nuovo fronte di lotta al terrorismo di Al Qaeda. Secondo le indiscrezioni alcune unità speciali dei servizi segreti americani avrebbero iniziato ad addestrare le forze di sicurezza yemenite alle tattiche antiterrorismo. Sembra che lo stesso giovane nigeriano autore del fallito attacco abbia ricevuto l’esplosivo e le istruzioni per l’assemblaggio nello Yemen, circostanza ancora non confermata ufficialmente. Sull’attentato e sulla situazione nello Yemen, Debora Donnini ha intervistato Maurizio Calvi, presidente del Ceas, Centro Alti studi per la lotta al terrorismo:

    R. – Se è accaduto questo fatto lo si deve essenzialmente alle maglie che si sono aperte nella lotta al terrorismo islamico. Il governo yemenita è alleato con il governo degli Stati Uniti e nonostante ciò lo Yemen ha un’area non sotto controllo e dalla quale provengono ovviamente le minacce alla Comunità internazionale. Non vi è dubbio che lo Yemen e la Somalia siano Stati nei quali si concentrino, dal punto di vista territoriale, masse fortissime jihadiste. Il problema è che si tratta anzitutto di cellule – come io le definisco – di "cani sciolti", anche se debbo ritenere che il tentativo di attentato sull’aereo diretto a Detroit abbia visto non solo la presenza di questo nigeriano, ma anche la possibilità che questo nigeriano sia stato accompagnato sia nella concertazione, sia nella formazione, a livelli più alti di alleanze. Di questo non vi è dubbio.

     
    D. – Si è fatto il nome di Anwar al-Awlaki, l’imam che si troverebbe nello Yemen e che avrebbe legami anche con Nidal Malik Hasan, il maggiore dell’esercito americano autore della strage di Fort Hood in Texas, compiuta in novembre e nella quale sono morte 13 persone. Questo Anwar al-Awlaki potrebbe essere una nuova figura di spicco di Al Qaeda?

     
    R. - Anwar al-Awlaki, secondo analisi che abbiamo fatto, è l’espressione più alta oggi dell’organizzazione di Al Qaeda nel mondo. E’ lui la persona su cui si debbono concentrare le maggiori attenzioni.

     
    D. – Il governo dello Yemen è alleato con gli Stati Uniti e il nome del giovane nigeriano era segnalato. Cosa non ha funzionato?

     
    R. – Se è accaduto questo lo si deve essenzialmente ad un rallentamento dell’azione di prevenzione e di contrasto al terrorismo internazionale e soprattutto dell’elemento di prevenzione, perché bastavano 3-4 piccoli controlli.

     
    Pakistan
    Ennesima giornata di violenze in Pakistan. Duri scontri sono avvenuti nelle ultime ore nel Waziristan meridionale, al confine con l'Afghanistan, fra forze di sicurezza pakistane e estremisti islamici, con un bilancio di almeno 15 militanti e due soldati morti. Scontri anche nella "Orakzai Agency", dove un commando di militanti islamici ha attaccato alcuni villaggi delle milizie tribali antitalebane. Nel combattimento sono morte almeno 9 persone fra cui un importante capo tribale. Intanto è salito a 8 morti il bilancio dell’attentato kamikaze avvenuto ieri contro una moschea a Muzaffarabad, nel Kashmir pachistano. I fedeli stavano celebrando l'Ashura, la più importante ricorrenza religiosa degli sciiti.

    Croazia elezioni
    In Croazia si andrà al ballottaggio il 10 gennaio per decidere l’esito delle presidenziali tenutesi ieri. A vincere il primo turno è stato il socialdemocratico Josipovic, con il 32,44% dei voti. Il candidato dell’opposizione di centro-sinistra dovrà vedersela con l’indipendente sindaco di Zagabria Bandic, che ha ottenuto il 14,84 per cento. Fuori dalla partita il rappresentante dei conservatori e del partito al potere "Comunità democratica croata", Andrija Hebrang, che si è piazzato al terzo posto con il 12,1% dei consensi.

    Ucraina
    In Ucraina sale l’attesa per il primo turno delle elezioni presidenziali in programma per il prossimo 17 gennaio. Dal loro esito dipende il futuro corso dell’ex Repubblica sovietica, oggi sempre più tendente verso l’occidente e l’Unione Europea e sempre meno verso la Russia. Il punto nel servizio di Giuseppe D’Amato:

    La battaglia d’Ucraina entra nel vivo. Tanti sono i candidati espressione di locali potentati economici nazionali e regionali. Due i netti favoriti per il ballottaggio: l’attuale premier Yulia Timoshenko ed un russofono ex primo ministro Viktor Yanukovych. Il terzo incomodo è il presidente uscente Viktor Yushchenko che seppur staccato nei sondaggi mira ad indebolire la Timoshenko contro cui si è spesso scagliato in questi mesi criticando la politica economica del governo. La rivoluzione arancione dell’autunno 2004 ha visto i suoi protagonisti diventare acerrimi nemici. L’Ucraina vive un momento assai difficile per la gravissima crisi economica, il Paese ha ottenuto un forte prestito dalle organizzazioni finanziarie internazionali, ma alcune sue tranches sono state bloccate per la mancanza di volontà di riforme. Con elezioni alle porte varie decisioni popolari da prendere sono state rinviate. Proprio il congelamento dei prestiti fa temere alla russa Gazprom che l’11 gennaio l’Ucraina non pagherà le forniture di gas. Kiev nega ed afferma che tutto è a posto. Ufficialmente Russia, UE e Stati Uniti si mostrano lontani dalla contesa. Il presidente Medvedev ha però ribadito che è per colpa di Yushchenko che le relazioni fra i due Paesi "fratelli slavi" sono così peggiorate. Mosca guarda però con simpatia sia alla Timoshenko che a Yanukovych. Bruxelles si chiama fuori da uno scontro tradizionalmente a colpi bassi, è preoccupata solo dalla regolarità delle forniture di gas. Obama segue la strada del "reset" col Cremlino e non intende infilarsi in una "rissa regionale". Tanto, dicono gli esperti, l’Ucraina seguirà verso Occidente e sarà la porta per le future riforme in Russia, ma Mosca non è certo di questo parere.

     
    Uzbekistan
    L'Uzbekistan ha votato ieri per il rinnovo del parlamento. Quattro le formazioni pro-governative in lizza. Per i risultati ci vorranno ancora giorni ma secondo diversi analisti il voto darà certamente agli alleati del presidente Islam Karimov, al potere da vent'anni, tutti i seggi della Camera bassa. L’ex repubblica sovietica dell’Asia Centrale non ha mai tenuto elezioni giudicate libere dagli osservatori occidentali. ma questo voto è seguito con molta attenzione perché, dopo anni di isolamento, è diventata una nazione chiave per i rifornimenti per le truppe occidentali in Afghanistan. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 362

    È possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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