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Sommario del 22/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Verso il Natale. Le parole del Papa sul Magnificat al centro della liturgia odierna: Gesù nasce dall'umiltà del Creatore e l'umiltà di Maria
  • Un invito a percorrere un cammino di verità: il commento di mons. Bruno Forte al discorso del Papa alla Curia Romana
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Messaggio di Natale del patriarca di Gerusalemme: falliti i tentativi di pace, ma la speranza è ancora viva
  • Mons. Reig Pla: iniqua la nuova legge sull'aborto in Spagna
  • Natale in carcere: la Chiesa al fianco dei detenuti
  • La Consulta antiusura contro l'incentivazione al gioco d'azzardo
  • Nell’imminenza del Natale, celebrazione eucaristica per la comunità della Radio Vaticana
  • Chiesa e Società

  • In America Latina il più alto numero di sacerdoti uccisi nel 2009
  • I cristiani di Gaza per Natale sperano di potersi recare a Betlemme
  • Maltempo: più di 80 morti in Europa
  • Le Chiese europee insoddisfatte per le conclusioni del vertice sul clima
  • Approvata a Città del Messico la legge sulle unioni gay
  • Cuba: messaggio di Natale del cardinale Jaime Ortega
  • El Salvador: preoccupazione dei vescovi per l'aumento delle morti violente
  • India: leader del Bjp organizza concerto di Natale con cristiani, musulmani e indù
  • Pakistan: a Natale il Vangelo annunziato dalla Tv satellitare della Chiesa
  • Vietnam: una cena di Natale per il dialogo interreligioso
  • Sri Lanka: iniziativa per promuovere la convivenza tra tamil e singalesi
  • L’appello di Caritas Congo in difesa della comunità locale
  • Guinea Conakry: rapporto Onu accusa di uccisioni e stupri l’ex leader Camara
  • Un reparto di chirurgia pediatrica per i bambini di Betlemme
  • Terra Santa: eccezionale ritrovamento di una casa dei tempi di Gesù
  • Manifestazione degli universitari a Siviglia contro la legge sull'aborto
  • Spagna: la Conferenza episcopale dona 3 milioni di euro alla Caritas locale
  • Gravi intimidazioni alla stampa in Kirghizistan: morto il giornalista gettato dalla finestra
  • Macao: l’Istituto Inter-Universitario diventa “Università di San Giuseppe”
  • Gli auguri natalizi del cardinale Bagnasco all'Italia
  • Italia: lettera per il Natale dell’arcivescovo dell’Aquila a Gesù Bambino
  • Ciclo di seminari a Roma sulla “Caritas in veritate”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cina e Taiwan vicini a un importante accordo economico
  • Il Papa e la Santa Sede



    Verso il Natale. Le parole del Papa sul Magnificat al centro della liturgia odierna: Gesù nasce dall'umiltà del Creatore e l'umiltà di Maria

    ◊   “I troni dei potenti di questo mondo sono tutti provvisori, mentre il trono di Dio è l’unica roccia che non muta e non cade”. E’ questa una delle tante riflessioni che Benedetto XVI ha dedicato, in questi anni di Pontificato, al Cantico del Magnificat, che celebra in termini profondi e insieme concreti la grandezza di Dio e la virtù dell’umiltà. Alessandro De Carolis ricorda alcune delle affermazioni del Papa nel giorno in cui la liturgia ripropone nel Vangelo i versi di lode della Vergine che ci proiettano verso il Mistero del Natale:

    (Canto del Magnificat)

    Cosa accomuna le donne e gli uomini che la Chiesa, in ogni epoca, ha riconosciuto come Santi? Un’immancabile consapevolezza: il senso delle proporzioni tra la grandezza di Dio e la loro personale piccolezza. Dunque, non c’è santità senza percezione della propria limitatezza, non può esistere un vero cristiano che non sia capace di umiltà. Questo perché i Santi non hanno mai perso di vista che, ha affermato Benedetto XVI, proprio da “un incontro di umiltà è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo”: l’“umiltà di Dio che si è fatto carne, si è fatto piccolo, e l’umiltà di Maria che l’ha accolto nel suo grembo; l’umiltà del Creatore e l’umiltà della creatura”. Maria, la prima cristiana, lo canta addirittura nel Magnificat. “L’anima mia magnifica il Signore” cioè, letteralmente, l’anima mia fa grande Dio:

     
    “’L’anima mia magnifica il Signore'. Maria riconosce la grandezza di Dio. Questo è il primo indispensabile sentimento della fede; il sentimento che dà sicurezza all’umana creatura e la libertà dalla paura, pur in mezzo alle bufere della storia". (1 giugno 2008)
     
    Come Maria, anche Benedetto XVI si è fatto spesso un “cantore” dell’umiltà. “L’umiltà di Maria - ha sostenuto - è ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei”. Mentre per la mentalità umana, soprattutto contemporanea, l’umiltà è una virtù da perdenti:

     
    “L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso”. (2 settembre 2007)
     
    Ma duemila anni di tentati “relativismi” non sono riusciti ad aver ragione di quella che resta l’eterna provocazione del Vangelo. L’uomo che rivendica l’autonomia da Dio in nome della propria libertà compie - osserva Benedetto XVI - un errore di prospettiva a un prezzo spesso, insegna la storia, molto elevato:

     
    “Dove scompare Dio, l’uomo non diventa più grande;  perde anzi la dignità divina, perde lo splendore di Dio sul suo volto. Alla fine risulta solo il prodotto di un’evoluzione cieca e, come tale, può essere usato e abusato.  E' proprio quanto l'esperienza di questa nostra epoca ha confermato. Solo se Dio è grande, anche l’uomo è grande. Con Maria dobbiamo cominciare a capire che è così. Non dobbiamo allontanarci da Dio, ma rendere presente Dio”. (15 agosto 2005)
     
    Perdente, allora, è la ricchezza lucrata a spese dei deboli, un potere che serve a chi lo detiene e non al bene comune. Per il Papa, il Magnificat di Maria insegna che Dio...

     
    “...si schiera dalla parte degli ultimi. Il suo è un progetto che è spesso nascosto sotto il terreno opaco delle vicende umane, che vedono trionfare ‘i superbi, i potenti e i ricchi’. Eppure la sua forza segreta è destinata alla fine a svelarsi, per mostrare chi sono i veri eletti di Dio: ‘Coloro che lo temono’, fedeli alla sua parola; ‘gli umili, gli affamati, Israele suo servo’, ossia la comunità del popolo di Dio che, come Maria, è costituita da coloro che sono ‘poveri’, puri e semplici di cuore”. (15 febbraio 2006)
     
    Capovolgendo i valori di riferimento e gli obiettivi sui quali l’umanità preferisce costruire il suo presente e il suo futuro, il Magnificat resta, in conclusione, il “manifesto” più autentico della vita cristiana e la lettura più originale degli eventi umani:

     
    ”A distanza di secoli e millenni, resta la più vera e profonda interpretazione della storia, mentre le letture fatte da tanti sapienti di questo mondo sono state smentite nei fatti nel corso dei secoli (…) Un cantico di lode, che è un’autentica e profonda lettura 'teologica' della storia: una lettura che noi dobbiamo continuamente imparare da Colei la cui fede è senza ombre e senza incrinature”. (1 giugno 2008)
     
    (Canto del Magnificat)

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    Un invito a percorrere un cammino di verità: il commento di mons. Bruno Forte al discorso del Papa alla Curia Romana

    ◊   “Dobbiamo scuoterci di dosso l’illusione di essere innocenti”, dobbiamo “farci donare da Dio il coraggio” della conversione e del rinnovamento: è uno dei passaggi forti del discorso rivolto ieri dal Papa alla Curia Romana per gli auguri natalizi. Il Papa ha dunque messo l’accento sulla necessità per ognuno di noi di riconoscere la colpa e di far penitenza. Un cammino di verità e di amore, quello indicato da Benedetto XVI. A sottolinearlo è il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Il richiamo a prendere coscienza della propria colpa è semplicemente l’espressione di questa esigenza profonda di verità davanti a Dio e davanti agli altri, che è condizione di autenticità umana e di libertà. Qui il Papa si ricollega a quello che è stato il grande atto di Giovanni Paolo II della richiesta di perdono in occasione del Giubileo del 2000 per le colpe dei figli della Chiesa. Quella richiesta di perdono, motivata con il testo “Memoria e riconciliazione” prodotto dalla Commissione teologica internazionale quando era presidente della Commissione stessa il cardinale Ratzinger: ebbene, in quel testo si richiamava il principio evangelico “La verità vi farà liberi”, per ricordare l’urgenza di essere come Chiesa e come singoli discepoli, sempre “veri”: veri davanti a Dio e agli altri perché è questa verità, anche nel riconoscimento delle nostre colpe, della nostra fallibilità, che ci rende più umani, più autentici, più discepoli del Signore Gesù.

     
    D. – Un riconoscimento della colpa, della propria limitatezza, che non rende il cristiano triste, come a volte – anzi, spesso nel tempo – è stato detto: in realtà, questo riconoscimento è proprio il segno della propria umanità, dell’essere un vero uomo …

     
    R. – Ma … secondo Gesù, è il segno della nostra libertà! “La verità vi farà liberi”: chi riconosce nella verità i propri limiti, sfuggendo ad ogni forma di vittimismo, perché il vittimismo non è verità, e quindi anche ad ogni forma di autoflagellazione, che parimenti non sarebbe verità; chi semplicemente è “vero” davanti a Dio, davanti alla propria coscienza e davanti agli altri, è libero e la libertà è il dono prezioso che rende la vita piena, autentica, gioiosa. Ecco perché non ha nulla di vittimistico, questo richiamo al riconoscimento delle proprie colpe è semplicemente un itinerario di libertà, di verità, quello che il Papa propone, nella sequela di Gesù.

     
    D. – Dal Papa anche un invito a riscoprire il Sacramento della Riconciliazione…

     
    R. – L’urgenza di questo Sacramento non può essere compresa se non si fa esattamente il ragionamento che il Papa ha fatto: cioè, solo lì dove c’è un cammino di verità e quindi di libertà, si comprende quanto abbiamo bisogno del perdono di Dio, del suo giudizio, della sua verità su di noi, di quella verità che – appunto – ci renderà liberi. Il luogo in cui noi incontriamo in pienezza questo giudizio di Dio è esattamente il Sacramento della riconciliazione.

     
    D. – Il Papa ha anche rilanciato il dialogo con i lontani, ha esortato alla creazione di uno spazio per i non credenti …

     
    R. – In realtà, nel momento in cui si compie un cammino di verità, il credente scopre di essere un ateo che ogni giorno ha bisogno di incominciare a credere, cioè scopre di essere in un’esigenza di continua conversione. Il non credente, che non sia negligente, ma pensoso e inquieto, scopre di aver bisogno di interrogarsi non semplicemente “etsi Deus non daretur” – come se Dio non ci fosse – ma anche nell’ipotesi “velut si Deus daretur”, come se Dio ci fosse. Credo che su questo confine di verità e di libertà, credenti e non credenti hanno degli spazi straordinari di incontro e di dialogo, rispettoso dell’altro, ma anche aperto al passo in avanti che la luce della verità può suscitare nel cuore di tutti.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Jashpur (India), mons. Emmanuel Kerketta, attuale amministratore diocesano di Jashpur. Mons. Emmanuel Kerketta è nato il 16 marzo 1952, nel villaggio di Gotmahua, nella diocesi di Jashpur. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 5 maggio 1984, ed è stato incardinato nella diocesi di Jashpur.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore di Shrewsbury (Inghilterra) mons. Mark Davies, del clero della diocesi di Salford, finora vicario generale della medesima diocesi. Mons. Mark Davies è nato a Manchester il 12 maggio 1959. È stato ordinato sacerdote l'11 febbraio 1984 per la diocesi di Salford.

    Il Papa ha nominato membri della Congregazione delle Cause dei Santi di mons. Edmond Farhat, arcivescovo titolare di Biblo, nunzio apostolico, e mons. Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati.

    Il Santo Padre ha nominato consultori della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi: mons. Ermenegildo Manicardi, rettore dell'Almo Collegio Capranica; mons. Markus Graulich, salesiano, promotore di giustizia sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; mons. Godfrey Igwebuike Onah, vice rettore della Pontificia Università Urbaniana; il padre gesuita Paul Béré, professore di Antico Testamento e Lingue bibliche, presso l'"Institut de Théologie de la Compagnie de Jésus", l'"Université Catholique de l'Afrique de l'Ouest", Abidjan (Costa d'Avorio), e presso l'"Hekima College Jesuit School of Theology", Nairobi (Kenya); il padre benedettino Juan Javier Flores Arcas, rettore magnifico del Pontificio Ateneo Sant'Anselmo; il padre cappuccino Paolo Martinelli, preside dell'Istituto francescano di Spiritualità presso la Pontificia Università "Antonianum", e professore di Teologia Dogmatica e di Teologia Spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana; il padre gesuita Samir Khalil Samir, professore di Storia della Cultura Araba e di Islamologia presso l'Università "St Joseph" di Beyrouth (Libano).

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Cuore di tenebra: in rilievo, nell'informazione internazionale, le violenze che stanno segnando l'est della Repubblica Democratica del Congo.

    Un'allergia salutare alla doppia verità: in cultura, Jean-Pierre Delville ricorda Roger Aubert, uno dei più autorevoli storici della Chiesa nel Novecento.

    “In pellegrinaggio con i Magi nelle viscere di Roma”: Giovanni Carrù sul Natale nelle catacombe.

    Le virtù di Aristotele e la ciambella di Homer: Luca M. Possati sui Simpson che compiono vent'anni.

    Un articolo di Marcello Filotei dal titolo “Sul divano con i Berliner”: collegati alla "Digital concert hall" per vedere da casa la stagione di una delle migliori orchestre del mondo.

    I gemelli diversi: Silvia Guidi recensisce la mostra “Caravaggio e Bacon” alla Galleria Borghese di Roma.

    Di shopping si può anche morire: Johan Lynch su “Love and Money” di Dennis Kelley al Teatro Filodrammatici di Milano.
     Nell'informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi al cardinale Roberto Tucci.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Messaggio di Natale del patriarca di Gerusalemme: falliti i tentativi di pace, ma la speranza è ancora viva

    ◊   Un appello di pace per tutta la Terra Santa: lo ha lanciato questa mattina il patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal nel tradizionale Messaggio per il Natale. Ce ne parla Sergio Centofanti:

     
    Pace per tutti gli abitanti della Terra Santa: per gli israeliani e i palestinesi, per i cristiani, i musulmani, gli ebrei e i drusi: è l’augurio natalizio del patriarca di Gerusalemme che non nasconde le difficoltà: “i nostri sogni di una riconciliazione … sembrano essere un’utopia – afferma - nonostante i lodevoli sforzi da parte di politici e di uomini di buona volontà … tutti i tentativi volti a raggiungere la pace, sia da parte palestinese che israeliana, sono falliti”: “i palestinesi non hanno ancora un proprio Stato”, soffrono per l’occupazione, la difficile situazione economica, la distruzione di numerose abitazioni, la separazione di molte famiglie per il muro costruito dagli israeliani, l’inquinamento delle acque. Gerusalemme rischia di diventare una città «esclusiva» anziché universale. D’altra parte, gli Israeliani “vivono in una grande paura che impedisce loro di prendere decisioni coraggiose per porre fine al conflitto”. “Tuttavia – prosegue Twal - la nostra speranza è ancora viva. La speranza è la capacità di «vedere Dio in mezzo alle difficoltà»…Ci sono alcuni segni positivi”: il blocco parziale per la costruzione degli insediamenti e la rimozione di oltre cinquanta checkpoints in Cisgiordania; la generosità della comunità internazionale, col suo sostegno finanziario, è un grande segno di speranza. E poi la visita del Papa nel maggio scorso sta portando i suoi frutti: il massiccio afflusso di pellegrini, la costruzione a Betlemme di una nuova Clinica Pediatrica, intitolata a Benedetto XVI, il progetto dell’Università di Madaba in Giordania, la cui prima pietra è stata benedetta dallo stesso Pontefice, la costruzione a Gerusalemme di un complesso residenziale per 72 giovani coppie, la convocazione di un Sinodo per il Medio Oriente che si terrà nell’ottobre 2010, la beatificazione di suor Marie Alphonsine, nata a Gerusalemme e fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario. “Il dono più grande che possiamo desiderare, più del denaro e della ricchezza – afferma Twal - è quello della pace…La pace è un dono di Dio agli uomini di buona volontà. Dobbiamo guadagnarcelo”. Il patriarca di Gerusalemme conclude con la profezia di Isaia nella speranza che un giorno gli abitanti di questa terra “forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci”. Ma sulla speranza che prevale sulle difficoltà del momento presente, ascoltiamo lo stesso Fouad Twal, al microfono di Sara Fornari:

    R. – Sì, questi segni contraddittori e difficili non devono farci disperare. Noi siamo più forti della paura, della disperazione. Ci sono altri lati positivi. Il nostro seminario è pieno e il numero crescente di turisti e pellegrini che vengono da tutto il mondo danno un senso di solidarietà fantastico. Prima di noi anche il Signore ha sofferto e non è riuscito in tutto. Prima di noi ha pianto per Gerusalemme. Ma noi non dobbiamo abbassare le braccia e disperare.

     
    D. – Pochissimi giorni fa lei ha visitato la comunità di Gaza...

     
    R. – Gaza è una città che soffre. Adesso uno dei problemi più gravi, oltre al blocco economico che perdura, è la contaminazione dell’acqua potabile. Ci sono un milione e mezzo di persone a Gaza che rischiano di ammalarsi se bevono quest’acqua. La comunità cristiana sembra rassegnata, nel senso che l’anormale per loro diventa normale. In questi giorni aspettano il permesso per uscire da Gaza. Noi chiediamo all’autorità israeliana i permessi perché i cristiani di Gaza possano venire a pregare con noi a Betlemme. In questi giorni possono andare a visitare i familiari, magari i familiari malati… è l’unica occasione per incontrarsi. Speriamo che il governo d’Israele rilasci i permessi prima di Natale.

     
    D. – La visita del Santo Padre è stata un segno forte di vicinanza a questa popolazione. Speriamo che anche questo Natale sia un incoraggiamento per tutti alla pace...

     
    R. – Sì, Natale è l’occasione di vedere Gesù con noi, di fare più comunione nella Chiesa, nelle famiglie, tra gli amici; è un’occasione per sottolineare la solidarietà di tutto il mondo. Natale è Natale e dobbiamo viverlo non nella sua dimensione esteriore ma nel suo messaggio spirituale ed interiore, che tocca ciascuno di noi: è un messaggio di pace, di calma, di serenità, di cui abbiamo tanto, tanto bisogno.

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    Mons. Reig Pla: iniqua la nuova legge sull'aborto in Spagna

    ◊   Resta vivo in Spagna il dibattito dopo che la Camera dei deputati ha approvato, nei giorni scorsi, il disegno di legge sulla depenalizzazione dell'aborto. Il testo, che passa ora all'esame del Senato, prevede la possibilità di abortire fino alla 14.ma settimana di gravidanza, comprese le minorenni fino a 16 anni, che dovranno informare i genitori, e fino alla 22.ma settimana in caso di rischi per la salute della madre o di malformazione del feto. Restringe inoltre il diritto all’obiezione di coscienza per i medici. Sul disegno di legge, Rafael Alvarez Taberner ha sentito il parere di mons. Juan Antonio Reig Pla, vescovo di Alcalá de Henares e presidente della Sottocommissione Famiglia e Vita della Conferenza episcopale spagnola:

    R. – Questa è una legge veramente iniqua, perché prima la nostra legge consentiva l’aborto in tre casi (stupro, malformazione del feto o rischio per la salute fisica o psichica della donna, ndr). Ora la legge afferma che la donna ha il “diritto” di distruggere la vita del suo bimbo in grembo. E pertanto considerare come un diritto in Spagna la morte di innocenti significa fare dello Stato non uno Stato di diritto, ma uno Stato che comincia ad essere totalitario. Inoltre, questa legge non soltanto afferma come diritto la distruzione di una vita innocente, la vita del bimbo nel grembo della madre, ma restringe l’obiezione di coscienza del personale sanitario, dei medici. Questo non è un segno di salute democratica. Il diritto all’obiezione di coscienza è un segno positivo per costruire una società degna della persona. Pertanto questa sarà una cosa negativa, che vuole fare della medicina quello che non è. La medicina ha lo scopo di curare e non di distruggere la vita. Quindi, farà di quei medici e del personale sanitario degli artefici di morte. Questo mi sembra il segno di una cultura di morte. C’è un altro aspetto, però, per me molto importante: questa legge organica introduce la cosiddetta ideologia del “gender”, che ha come fine l’aborto come sistema anticoncezionale. Per questo la legge ha il nome di “salute sessuale”, “salute riproduttiva della donna”. Questa è una legge di un oscurantismo davvero epocale, che non fa giustizia alla realtà dei fatti, non fa giustizia alla donna, non fa giustizia al bene della società. Quindi, siamo tanto preoccupati in Spagna e pensiamo di dover favorire la risposta dei nostri laici per promuovere una cultura della vita. Penso che - come la schiavitù è stata condannata dal tempo - penso che anche la legge sull’aborto sarà vista, con il tempo, come causa di un olocausto di innocenti. Questa, nel futuro, sarà veramente la vergogna della nostra attuale società.

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    Natale in carcere: la Chiesa al fianco dei detenuti

    ◊   Nelle carceri, il Natale è spesso vissuto nella triste quotidianità di una cella, lontano dall’affetto della famiglia. Soprattutto in questi luoghi, celebrare la nascita del Signore significa scoprire che dietro le mura di una prigione, oltre le sbarre di una cella, ci sono storie di emarginazione ma anche di amore, perdono e speranza. Sul Natale in carcere si sofferma, al microfono di Federico Piana, don Francesco Esposito, responsabile della pastorale carceraria della diocesi di Napoli:

    R. – Il Natale, come altri giorni di festa, in carcere è un momento veramente molto difficile, perché è legato all’affetto, alla famiglia, all’essere a casa. I detenuti sentono molto questa mancanza e noi cerchiamo, per quello che ci è possibile, di essere loro particolarmente vicini.

     
    D. – In questi giorni avete realizzato qualche iniziativa particolare?

     
    Abbiamo promosso un’iniziativa per alcuni tossicodipendenti: abbiamo avuto un incontro con le famiglie e con i bambini di questi detenuti. E’ stato un momento veramente bello ed emozionante; è stato bello vedere questi papà che avevano i loro bambini in braccio. E' un miracolo che sia successo a Poggio Reale. In chiesa abbiamo messo i banchi e dei tavoli, dove i bambini potessero disegnare; abbiamo intonato dei canti. Abbiamo vissuto il senso del Natale veramente in modo meraviglioso e sul volto di questi ragazzi e di queste famiglie si vedeva una gioia veramente inaspettata. Non è possibile che nelle carceri, dove i detenuti sono chiusi per 22 ore al giorno senza fare niente, anche in questo periodo di festa, non realizzino qualcosa. Dovrebbero essere in modo particolare proprio le istituzioni ad essere più attente a tutto questo. Sono queste le cose che cambiano le persone. E’ l’amore che riesce a cambiare le persone.

     
    D. – Don Esposito secondo lei che cosa bisognerebbe fare?

     
    R. - Bisognerebbe veramente che si cominciasse a pensare al carcere in modo diverso. Io credo che il pericolo grave sia quando il colpevole comincia a prendere coscienza di essere diventato una vittima. Questo rende vana ogni opera di rieducazione.

     
    Per un detenuto la libertà è l’uscita dal tunnel della reclusione. Ma è con la liberazione realizzata grazie allo Spirito Santo che si spezza veramente ogni catena. E’ quanto sottolinea Marcella Reni, presidente di "Prison Fellowship Italia", organizzazione cristiana impegnata nel mondo carcerario e presente in oltre 100 Paesi del mondo:

    R. – Nella situazione carceraria il punto è che non c’è tanto bisogno di libertà, ma c’è bisogno di una liberazione dei prigionieri, che è tutt’altra cosa. Quando arriva lo Spirito Santo, la Scrittura ci dice che arriva la liberazione dei prigionieri. Già Isaia lo profetizza e dice: “Lo Spirito Santo scenderà su di me e per questo Dio mi ha mandato, per proclamare la liberazione dei prigionieri” e questo Gesù lo realizza. Se noi riuscissimo a preparare un Natale facendo capire che Gesù è venuto ed è venuto a cercare i peccatori per primi. Se riuscissimo a far passare questo messaggio in tutte le carceri, cominciando dalle istituzioni apicali, vorrei dire, per scendere fino all’ultimo detenuto, passando attraverso gli agenti di polizia, le loro famiglie e le famiglie dei detenuti, avremmo allora preparato un bel Natale. Un Gesù che viene e che viene a cercare ciò che era perduto; viene a salvare ciò che era perduto; viene a recuperare ciò che c’è da recuperare, la salvezza per ogni uomo. Se noi riuscissimo ad annunciare questa buona notizia, la Buona Notizia dell’amore, che apre i cuori e che salva, quando i detenuti si sentono amati, noi avremmo fatto una grande opera. Quando l’ultimo dei detenuti sente passare l’amore, allora possiamo veramente dire che è Natale. (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    La Consulta antiusura contro l'incentivazione al gioco d'azzardo

    ◊   “Lo Stato e i gestori dei giochi d’azzardo non devono incentivare l’impoverimento dei giocatori per favorire i propri interessi”. Lo chiede la Consulta Nazionale Fondazione Antiusura, che si dice preoccupata dell’incremento del fenomeno. Dal 2003 al 2008, infatti, secondo i recenti dati forniti dall’Eurispes, gli introiti che lo Stato ha ottenuto dai giochi d’azzardo sono lievitati del 120 %. Al microfono di Claudio Cavallaro, il segretario della Consulta, mons. Alberto D’Urso:

     
    R. – In un tempo nel quale c’è il lavoro che diminuisce, ci sono le persone che vengono licenziate, un tempo nel quale sono aumentate le esecuzioni immobiliari e quindi la gente perde la casa: che cosa è rimasto alle persone? E’ rimasto il ricorso alla fortuna, che viene purtroppo incentivato. Questo è il peggio! Io incontro persone che chiedono di essere aiutate per i debiti e su dieci casi di richieste, almeno quattro sono legati a vittime del gioco.

     
    D. – Qual è il percorso che porta il giocatore dal semplice acquisto di un “gratta e vinci” a doversi affidare agli usurai?

     
    R. – Si comincia da bambini a giocare. Io ho visto bambini portati dai genitori nelle sale bingo ed è lì che vengono anche incentivati verso il gioco. Sono tanti i ragazzi che partono da un “gratta e vinci” per arrivare poi ad altre forme di gioco compulsivo e che certamente ha un peso – non di secondaria importanza – per provocare il passaggio da un gioco all’altro con la voglia di rifarsi, in caso di perdita, con un altro colpo ancora più rischioso.

     
    D. – Nel 2010 il mercato del gioco registrerà un incremento di oltre 10 milioni di euro rispetto al 2008. Come valuta questo dato?

     
    R. – Molto, molto negativamente. E questo perché è il frutto di una incentivazione programmata che usa tutte le strade più diverse, affinché tutte le persone – e soprattutto le più fragili e le più bisognose – ne siano vittime.

     
    D. – Come combattere questo fenomeno?

     
    R. – Dobbiamo cominciare a mettere tra gli obiettivi della nostra pastorale anche la rieducazione delle persone al non facile guadagno. L’altra ricetta riguarda invece lo Stato, che deve promuovere anzitutto la dignità delle persone, perché quando una persona è vittima di un vizio si è certamente espropriata di una dignità e di una speranza.

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    Nell’imminenza del Natale, celebrazione eucaristica per la comunità della Radio Vaticana

    ◊   Celebrazione eucaristica questa mattina per la comunità di lavoro della Radio Vaticana, nell’imminenza del Natale. A presiedere l’Eucaristica nella Cappella dell’Annunciazione è stato padre Félix Juan Cabasés, già responsabile del servizio documentazione della nostra emittente. Poi il tradizionale scambio di auguri. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    (Canto di Natale)

     
    Il canto di Natale per una Messa voluta ogni anno perché tutta la comunità della Radio Vaticana si ritrovi a pregare insieme in attesa, e nella gioia, della venuta di Cristo. Anche un momento di verità nella profondità dell’Eucaristia: la verità di quello che cerchiamo di fare con il nostro lavoro di comunicazione, sempre più impegnativo nella Società dell’Informazione, e la verità di quello che siamo. Su tutte le occasioni perse per essere migliori con la persona che ci lavora accanto, si è soffermato padre Cabasés nella sua omelia:

     
    “In questi gruppi di lavoro che sono ristretti e durevoli, accade necessariamente quello che accade nella vita matrimoniale e familiare e cioè che ognuno si manifesta per quello che è. La durata, la frequenza e l’intensità degli scambi fanno sì che non sia possibile ignorare i pregi e i difetti dell’altro. Qui, nell’ambiente di lavoro della Radio Vaticana, la nostra capacità di amare l’altro deve superare la più dura delle prove: la prova della quotidianità, quella che ci lascia completamente nudi davanti agli altri”.

     
    Poi una riflessione su cosa significhi amare:

     
    “Bisogna imparare ad amare anche nell’oscurità della fede e nell’ostinazione della speranza. Bisogna imparare ad amare senza chiedere la perfezione, perché anche noi che perfetti non siamo, vogliamo essere amati”.
     
    E una testimonianza personale:

     
    “L’esame dell’amore non finisce qui, perché se non ci fosse Colui che in questi giorni nasce non esisterebbe la Santa Sede e nei riguardi degli altri la nostra vaga filantropia non si sarebbe trasformata in un vero amore. Lasciatemi dare la testimonianza di un anziano che sta per compiere gli ottanta anni. Una vita, questa, lunga e durante la quale molte cose sono cambiate (la città, il lavoro, i colleghi di lavoro e gli amici), ma Lui no! Gesù è rimasto sempre lo stesso e accanto a Lui io – anziano e malridotto e ormai stanco – vi trovo ogni giorno nell’Eucaristia e in tutta la vita, l’allegria della mia gioventù”.

     
    (canto)

     
    Le parole di padre Cabasés sono state in realtà anche un esempio sul piano professionale perché è riuscito ad esprimere molto in pochissimo tempo: è un po’ la scommessa del lavoro nella nostra emittente, che chiede autorevolezza e serietà perché è la Radio del Papa ma che vive della velocità del mezzo radiofonico. E’ la scommessa di raccontare frammenti della vita della Chiesa nel mondo e delle vicende geopolitiche e umanitarie in cui opera: una scommessa che ogni volta che si nutre dell’Eucaristia condivisa, come oggi, non può che avere intensità, verità, rispetto e motivazione in più. Questo è il primo augurio che ci scambiamo.

     (canto)

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    Chiesa e Società



    In America Latina il più alto numero di sacerdoti uccisi nel 2009

    ◊   E' l’America Latina, ancora una volta, l'area dove - nel corso dell’anno che sta finendo - la Chiesa cattolica paga il più alto prezzo nello svolgimento della sua missione evangelizzatrice. Nel mondo intero sono stati finora uccisi 35 missionari, ma al 31 dicembre il numero purtroppo potrebbe aumentare, alla luce della notizia di queste ore riguardo l’uccisione ieri in Colombia di padre Emiro Jaramillo Cárdenas, di 73 anni, della diocesi di Santa Rosa de Osos. In America Latina, infatti, sono stati assassinati oltre 22 sacerdoti, vittime della violenza anti-religiosa oppure della criminalità organizzata o di quella comune. Mentre negli anni scorsi i Paesi della regione più pericolosi sono stati la Colombia e il Messico, nel 2009 è il Brasile che avrà questo triste record con 6 sacerdoti uccisi secondo quanto ricorda un recente comunicato del Consiglio episcopale per la pastorale (Consep). Poco più di una settimana fa in questo Paese sudamericano è stato assassinato padre Broering Alvino, nella località di Itajaí. La sua tragica morte si somma a quella di altri cinque confratelli: Ramiro Luden, de Recife; Gisley Gomes Azevedo, Brasília; Ruggero Ruvoletto, Manaus; Evaldo Martiolo Caçador e Hidalberto Henrique Guimarães, de Murici, Alagoas. Da ricordare che due settimane fa, in pochissimi giorni, in Africa, che risulta finora la seconda regione più pericolosa nel 2009, hanno perso la vita altri 4 missionari tra cui una religiosa. Nel corso dell'Angelus dello scorso 13 dicembre Benedetto XVI così ha ricordato questi eventi luttuosi: "Questa settimana mi sono giunte tristi notizie da alcuni Paesi dell’Africa circa l’uccisione di quattro missionari. Si tratta dei sacerdoti padre Daniel Cizimya, padre Louis Blondel e padre Gerry Roche e di suor Denise Kahambu. Sono stati fedeli testimoni del Vangelo, che hanno saputo annunciare con coraggio, anche a rischio della propria vita. Mentre esprimo vicinanza ai familiari e alle comunità che sono nel dolore, invito tutti ad unirsi alla mia preghiera perché il Signore li accolga nella Sua Casa, consoli quanti ne piangono la scomparsa e porti, con la Sua venuta, riconciliazione e pace”. (L. B.)
     

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    I cristiani di Gaza per Natale sperano di potersi recare a Betlemme

    ◊   Israele ha promesso ai cristiani di Gaza dei permessi per uscire dalla Striscia durante le feste di Natale. Le autorizzazioni potrebbero essere rilasciate domani o il 24 dicembre e permetterebbero ai fedeli di tornare a festeggiare dopo tanti anni la nascita dei Gesù a Betlemme. Padre Manawel Musallam, già parroco della chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, dice ad AsiaNews che i permessi dovrebbero riguardare le persone con più di 35 anni di età. “Sarebbe un segno di speranza per le nostre famiglie, ma per ora non abbiamo ancora nessuna certezza”. Il divieto di uscire dalla Striscia imposto da Israele ha costretto i circa 3mila cristiani di Gaza a vivere a distanza anche la vista del Papa in Terra Santa del maggio scorso. L’annuncio dato dal ministero degli interni di Tel Aviv sarebbe “un ritorno al passato”, spiega padre Musallam, “perché sino alla prima intifada era normale per noi andare a festeggiare Natale e le feste nei Luoghi Santi”. La comunità cattolica della Striscia ha iniziato a festeggiare il Natale, come ormai tradizione, il 20 dicembre scorso, in occasione della messa celebrata da mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme. Solo un anno fa, i cristiani della Striscia festeggiarono il Natale nell’angoscia. Due giorni dopo si scatenò l’operazione "Piombo fuso", che mise a ferro e fuoco la città dal 27 dicembre al 18 gennaio. Oggi le ferite non si sono ancora rimarginate, il clima di tensione resta ed anche i bisogni e la povertà non sono diventati un ricordo. Padre Jorge Hernandez, nuovo parroco della Sacra Famiglia, afferma che “il Natale di un anno fa è stato tristissimo, ma la nostra speranza è di poterlo celebrare davvero quest’anno”. Il successore di padre Musallam alla guida della comunità cattolica di Gaza, aggiunge: “Preghiamo perché queste feste portino la riconciliazione tra il popolo palestinese, perché l’assedio sia soppresso e vogliamo poter andare a Betlemme”. (R.P.)

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    Maltempo: più di 80 morti in Europa

    ◊   L'ondata di freddo polare e neve continua ad imperversare sull'Europa, dove negli ultimi giorni sono morte più di 80 persone: 42 solo in Polonia, in gran parte alcolizzati o senzatetto, altri 27 in Ucraina. Tredici le vittime per incidenti automobilistici, conseguenza delle critiche condizioni meteorologiche, in Austria, Finlandia e Germania, dove le temperature sono scese a 33 gradi sotto lo zero. Traffico aereo, ferroviario e stradale in tilt in numerosi Paesi, specie del nord Europa, dove è attesa altra neve per i prossimi giorni. In Gran Bretagna, forti nevicate al sud, al nord e all'est hanno reso impraticabili diverse strade; la British Airways ha cancellato ieri sera tutti i voli nazionali ed europei dal principale aeroporto di Londra, Heathrow; Gatwick ha chiuso le piste per 4 ore per pulirle dal ghiaccio, cancellando molti voli; e altri aeroporti, tra cui Luton, sono stati chiusi completamente. In Germania circa tremila persone hanno trascorso la notte all'aeroporto di Francoforte, dove il traffico aereo è rimasto chiuso fino alle prime ore di oggi. E a Berlino, l'aeroporto di Tegek è stato chiuso a metà mattinata per il ghiaccio sulla piste. Gravi disagi nei trasporti anche in Italia. I maggiori problemi si registrano a Milano e nell'hinterland, dove il ministero della Difesa ha inviato centinaia di militari in aiuto ai cittadini e per spalare la neve che ha paralizzato la città. Chiuse le scuole in moltissime località del nord. Gravi difficoltà per chi deve viaggiare vista la chiusura di diversi scali aerei ed i forti ritardi accumulati dai treni. Critica la situazione anche sulla rete stradale e autostradale dopo un giorno di nevicate ininterrotte su gran parte del settentrione. In mattinata è stato riaperto lo scalo milanese di Linate, dove 400 persone sono state costrette a passare la notte a seguito dei voli cancellati mentre circa mille passeggeri sono rimasti bloccati tutta la notte nell'aeroporto bergamasco di Orio al Serio. Il maltempo ha colpito diversamente il centro sud: una tromba d'aria si è abbattuta in nottata sul palermitano, mentre il vento e il mare forte hanno mandato in tilt i collegamenti marittimi con le isole minori della Sicilia. (R.G.)

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    Le Chiese europee insoddisfatte per le conclusioni del vertice sul clima

    ◊   “Profondo rammarico” per i risultati del vertice sui cambiamenti climatici a Copenaghen è stato espresso ieri dal Comitato centrale della Conferenza delle Chiese europee (Kek), riunito a Ginevra. La Kek, che raccoglie 120 Chiese tra cui quelle ortodosse, protestanti, anglicane e vetero-cattoliche, lamenta il mancato raggiungimento di “un accordo ambizioso e giuridicamente vincolante in grado di rispondere ai cambiamenti climatici”. Nonostante gli insoddisfacenti risultati di Copenaghen la Kek però tiene a sollecitare “le nazioni sviluppate e a riconoscere la loro responsabilità storica nei continui cambiamenti climatici e, di conseguenza, ad agire”. “Esortiamo i Paesi europei – afferma - e in particolare l'Unione Europea, ad intensificare gli sforzi per arrivare ad una soddisfacente conclusione del processo negoziale". Come riportato dall'agenzia Sir, a Copenaghen si sono riuniti cristiani di tutto il mondo per sostenere la richiesta di “un giusto, equo e vincolante esito dei colloqui”. Insieme al Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee), è stato infatti possibile organizzare, celebrazioni ecumeniche, raccolte firme e manifestazioni. Tutte le Chiese aderenti alla Kek – già molto attive nell’ambito di queste iniziative - vengono inoltre invitate ad adottare stili di vita sempre più sostenibili a livello ambientale. (C.P.)

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    Approvata a Città del Messico la legge sulle unioni gay

    ◊   Il Parlamento del Distretto federale di Città del Messico ha approvato definitivamente la controversa legge che consente le unioni fra persone dello stesso sesso. Si tratta della prima legge in materia in tutta la regione latinoamericana, anche se in altri Paesi, ci sono proposte in tal senso o se ne discute. La legge messicana è stata introdotta modificando sei articoli del Codice civile della capitale, in particolare il numero 146 che da oggi dice che il “matrimonio è l’unione libera di due persone” e non più “tra un uomo e una donna”. Nelle ultimi fasi della discussione la polemica è stata intensa e forte, cosi come nei mesi scorsi, quando si cominciò a parlare dell’iniziativa alla quale si sono opposti i vescovi messicani e, in particolare, il cardinale Norberto Rivera, arcivescovo di Citta del Messico. Ieri, sia il partito “Acción Nacional” (Pan) sia quello storico “Revolucionario Institucional (PRI)” si sono opposti sostenendo che il Paese affronta gravi di rischi di “mutamento del suo sistema sociale e civile”. Mariana Gómez, parlamentare del Pan ha annunciato che il suo partito chiederà formalmente al sindaco del distretto federale, Marcelo Ebrard, di vietare questa legge anche perché ha osservato “è un testo giuridico con evidenti contenuti incostituzionali”. Da parte sua il Collegio degli avvocati cattolici ha anticipato che interporrà azioni legali contro la legge prima che possa essere promulgata entro il primo trimestre del 2010 e la ragione, ha specificato, è quella che ormai appare chiara ed evidente: “è un una legge contraria alla Carta costituzionale federale”. (L.B.)

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    Cuba: messaggio di Natale del cardinale Jaime Ortega

    ◊   “Il Natale non è una semplice commemorazione di un fatto storico”, scrive l’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega, nel suo messaggio natalizio diffuso ieri nella capitale cubana. Il porporato augura a tutti i fedeli dell’arcidiocesi e dell’intera isola che questo Natale sia percepito e accettato “come la luce di Cristo che arriva a ciascuno di noi” e ricorda che non “lasciarsi illuminare da Lui” mette a rischio “le possibilità di pace e felicità che possono affogare nell’oscurità dei nostri cuori”. Il cardinale Jaime Ortega riflette a lungo sulla felicità interiore che annida nel cuore umano e dove, prosegue, la luce della fede aiuta a combattere le “tenebre dell’odio, dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, dell’apatia; tutte cose che velano la luce della fede e seminano incertezza e inquietudine”. E’ poi questa “oscurità” che allontana la fede porta, osserva l’arcivescovo dell’Avana, alla “rottura dei matrimoni, a rispondere con il male quando riceviamo un torto, o semplicemente a vivere senza speranza né progetto”. La vera fede porta con sé l’amore e la speranza”, rileva il porporato e poi scrive: “Seppure la situazione economica è preoccupante”; come accade anche con le “malattie o altre difficoltà che ci limitano”, o quando i “nostri desideri di bene ed equità non si avverano, dobbiamo ricordare che la fede brilla sempre come una luce nella nostra mente e nel nostro cuore”, come brilla “Gesù stesso, l’unico capace di vincere le tenebre”. Prima di concludere il cardinale Jaime Ortega si sofferma a parlare anche sulla famiglia poiché, scrive, “quella luce dell’albero di Natale non è altro che il simbolo “della luce di Cristo che brilla nella famiglia, nel cuore di ogni membro del focolare”. Sono queste feste un momento propizio “per riconciliare le famiglie divise e per stendere la nostra mano a chi vive un momento di difficoltà e sta peggio di me”. “Semineremo un po’ di allegria e di amore tra i nostri simili - conclude il porporato - e il nostro stesso Natale avrà un’autentica dimensione di pace e speranza”. (A cura di Luis Badilla)

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    El Salvador: preoccupazione dei vescovi per l'aumento delle morti violente

    ◊   Il 2009 si chiuderà con un triste record, oltre 4mila omicidi. Lo ha annunciato al termine della messa domenicale, l’arcivescovo di San Salvador, José Luis Escobar Alas. Secondo statistiche ufficiali, sono 4178 le morti violente calcolate finora per la stima fatta sull’anno 2009 – il 37% in più rispetto al 2008. El Salvador, è un Paese centroamericano che conta circa sette milioni di abitanti, oltre il 30% costretti in povertà. Secondo quanto si apprende dall’agenzia Misna, la popolazione ancora fatica a riprendersi dalle ferite inferte durante la guerra civile (1980-‘92), dove morirono 75.000 persone e almeno 5000 furono i “desaparecidos” (9000 secondo altre fonti), tra cui molti bambini. “Abbiamo bisogno di una tregua - ha detto il presule - che bello sarebbe in mezzo a tanti conflitti poter celebrare il Natale veramente come fratelli”. (C.P.)

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    India: leader del Bjp organizza concerto di Natale con cristiani, musulmani e indù

    ◊   Ieri il Supari Talao Ground della municipalità di Bandra, Mumbai, ha ospitato un concerto di Natale con cristiani, indù e musulmani. L’iniziativa. organizzata dall’ong Atmavishwas, è stata promossa da Ashish Shelar, volto emergente del Bharatiya Janata Party (Bjp). Il 36enne avvocato è capo gruppo del partito indù nel Consiglio amministrativo dello Stato del Maharashtra ha scelto come titolo della manifestazione “Celebriamo insieme la nascita di Gesù”. Il Festival di Natale, come è stato ribattezzato dai partecipanti, ha richiamato circa 4mila persone che hanno ascoltato canti e inni natalizi scritti anche da non cristiani, come “Notte Santa” e “Oggi è Natale” composto ed eseguito da Bashir sheikh, cantante musulmano. Il Festival - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato in parte rovinato dall’intervento della polizia che ha sospeso il concerto per il superamento dell’emissione di decibel. Gli organizzatori, pur considerando ingiusta l’azione della polizia, non hanno opposto resistenza per non “dare l’occasione di politicizzare l’evento”. Ashish Shelar spiega infatti ad AsiaNews che il Festival di Natale è un’iniziativa che nasce “nel segno dell’espressione attraverso la cultura” e afferma “i valori secolari della costituzione indiana”. Shelar afferma: “Come avvocato da tempo mi impegno in difesa dei diritti della comunità cristiana ed è ammirabile che essa non abbia mai fatto rivendicazioni contro la legge e sia ben conosciuta per il dialogo, la tolleranza e pace”. (R.P.)

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    Pakistan: a Natale il Vangelo annunziato dalla Tv satellitare della Chiesa

    ◊   Il grande giorno è arrivato: in occasione del Natale 2009 l’arcidiocesi di Karachi lancia la sua “Good News Tv” via satellite, emettente appartenente e gestita in toto dalla Chiesa cattolica. Il cammino per arrivare alle trasmissioni satellitari è stato lungo e graduale: da alcuni anni la diocesi, convinta dell’urgenza di utilizzare “i nuovi areopaghi per l’evangelizzazione”, ha iniziato a dotarsi delle tecnologie necessarie per la comunicazione di massa. Un anno fa è nata la prima tv cattolica del Pakistan sul web e oggi “Good News Tv” è sbarcata sul satellite. La comunità cristiana del Pakistan si dota quindi di uno strumento importante per comunicare con tutti, per far conoscere il volto autentico della Chiesa, ed entra nel ristretto novero delle comunità asiatiche giunte a garantire tale servizio. Le trasmissioni inizieranno la vigilia di Natale 2009 e saranno visibili, oltre che in Pakistan, in diverse nazioni dell’Asia, dell’Africa, dell’Europa e dell’Oceania. Vi saranno programmi dedicate a questioni sociali, politiche religiose, alla musica e all’intrattenimento, il tutto con lo scopo di portare un messaggio orientato sui valori di fraternità, giustizia, pace, amore. “Si tratta di un momento molto importante, siamo felicissimi. La nostra Good News Tv darà enfasi speciale ai valori cristiani e mostrerà programmi non presenti su altri canali pakistani. Coinvolgeremo non solo le comunità cristiane, ma l’intera società civile in Pakistan e personalità del mondo dei media”, spiega all’agenzia Fides padre Arthur Charles, vicario dell’arcidiocesi. Padre Charles è il sacerdote che, sin dall’inizio, ha avviato l’avventura e ha coltivato il sogno, oggi coronato, di Good News Tv, dove ricopre la carica di presidente del consiglio di amministrazione. Mons. Evarist Pinto, arcivescovo di Karachi, commenta a Fides: “E’ un passo fondamentale per avviare un nuovo modo di comunicare in Pakistan. Good News Tv promuoverà i valori della famiglia, della dignità umana e del bene comune. Potrà avere una influenza benefica sulla società pakistana, contrastando il fondamentalismo e la cultura della violenza”. (R.P.)

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    Vietnam: una cena di Natale per il dialogo interreligioso

    ◊   A pochi giorni dal Natale, l’arcidiocesi di Ho Chi Minh City, in Vietnam, ha organizzato una cena vegetariana al fine di promuovere la cooperazione e il dialogo interreligioso. L’evento, promosso dal cardinale Jb Pham Minh Man e dall’ausiliare monsignor Peter Nguyen Van Kham, ha visto però la sola partecipazione dei delegati della Chiesa buddista del Vietnam (Vbc) - ufficialmente riconosciuta dal Governo - e non quelli della Chiesa buddista unita del Vietnam (Ubvc), che insistono a rivendicare l’adesione di circa l’80% dei buddisti del Paese. Tra i leader presenti vi erano anche quelli protestanti, musulmani, caodaisti, insieme a sacerdoti e religiosi del Comitato arcidiocesano per le relazioni fra le diverse fedi. Sottolineando il diritto di ciascuno a vivere liberamente la propria fede, rispettando il credo altrui, il cardinale ha voluto introdurre il tema: “Onora il padre e la madre”. Secondo quanto riportato da AsiaNews, è stata messa in evidenza anche l’importanza del rispetto degli avi: fonte di incomprensione nei secoli passati fra i missionari – che consideravano “idolatria” la pratica dell’offerta agli antenati – ma ora “fonte di nobiltà culturale delle società orientali”. Il card. Jb Pham Minh Man ha chiesto pubblicamente scusa a nome della Chiesa vietnamita per i sospetti e le incomprensioni del passato e ha auspicato l’inizio di una nuova era di “conoscenza e comprensione reciproca”. Il dialogo interreligioso è una sfida aperta per i cattolici del Paese, restano infatti ancora da superare decenni di incomprensioni, alimentati dalle politiche del governo comunista e dalle campagne di stampa dei giornali filo-governativi. Le autorità, oltretutto, non sembrano apprezzare iniziative che promuovono il dialogo e la collaborazione, perché sono viste come una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Da ultimo, vi è il nodo legato alle varie associazioni religiose formate o controllate dal Governo. (C.P.)

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    Sri Lanka: iniziativa per promuovere la convivenza tra tamil e singalesi

    ◊   Dall’11 al 13 dicembre la National Fisheries Solidarity Movement (Nafso) ha promosso un’iniziativa che ha visto riuniti 110 ragazzi, tra singalesi e tamil, provenienti dal nord e dal sud dell’isola dello Sri Lanka. I ragazzi hanno sfruttato questa occasione per condividere le loro storie cominciando dal tema più ostico: il dissidio etnico tra singalesi e tamil e la sua causa di fondo. L’obiettivo del programma rivolto ai giovani è stato proprio quello di comprendere e superare queste contraddizioni, spiega ad AsiaNews, Pradeep Laksiri coordinatore nazionale di Y-Mesoc, il movimento giovanile del Nafso. L’iniziativa di dicembre è stata la seconda occasione di incontro tra ragazzi singalesi e tamil dell’isola, dopo il primo meeting avvenuto a marzo di quest’anno quando un gruppo di giovani del sud aveva fatto visita a coetanei del nord. “Non avevamo mai avuto un’esperienza simile. Siamo abituati a guardare con sospetto e frustrazione la popolazione singalese ma questo tipo di iniziative ci fanno capire in modo chiaro che non ci sono ostacoli tra le popolazione”, afferma un ragazzo tamil di 27 anni. Allo stesso modo un giovane singalese dichiara, “Abbiamo un’immagine molto negativa dei tamil, ma attraverso questi giorni io ho potuto cambiare il mio giudizio ed oso dire che insieme, giovani singalesi e tamil, possono costruire un futuro migliore”. (C.P.)

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    L’appello di Caritas Congo in difesa della comunità locale

    ◊   L'ampiezza e la complessità della crisi in Congo richiede una missione di mantenimento della pace più esaustiva, che renda prioritaria la tutela dei civili. Questo è l’appello fatto dalla Caritas della Repubblica Democratica del Congo, che si impegna a sollecitare e a difendere le comunità della regione settentrionale del Paese. Caritas Congo afferma che il mandato delle forze dell'ONU in Congo (Monuc) non è riuscito a garantire la difesa dei civili congolesi in situazione di pericolo e che queste persone continuano ad essere estremamente vulnerabili. L'insicurezza nel nord del Paese si inserisce in una situazione regionale di instabilità che deve essere affrontata. In questo panorama sono fondamentali la trasparenza e il coordinamento a livello regionale per creare un ambiente che permetta di lottare contro l'impunità. “I dirigenti di Congo, Uganda, Sudan e Ruanda devono intavolare negoziati per raggiungere una pace duratura – ha dichiarato Bruno Miteyo, direttore di Caritas Congo – La comunità internazionale deve sforzarsi al massimo per impedire l'arrivo delle armi nella regione”. Come riportato dall’agenzia Fides, nel giugno scorso è stato anche avviato un programma di emergenza nella zona settentrionale e in quella orientale del Paese per un valore di 8,5 milioni di euro, garantendo vestiario, utensili agricoli e prodotti igienici a più di 230.000 persone. Questo programma si impegna a garantire la creazione di un corridoio di aiuti tra il nord del Congo e i Paesi vicini ed esorta i Governi per assicurare la distribuzione di cibo e di altro materiale essenziale. (C.P.)

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    Guinea Conakry: rapporto Onu accusa di uccisioni e stupri l’ex leader Camara

    ◊   Il leader della giunta militare della Guinea Conakry, Moussa Dadis Camara, è direttamente responsabile dell'uccisione o dello stupro di decine di persone che lo scorso 28 settembre hanno partecipato ad una manifestazione nello stadio di Conakry, la capitale del Paese. Lo sostiene un rapporto delle Nazioni Unite, che chiede l'intervento della Corte Penale Internazionale (Cpi) che ha sede a L'Aja, in Olanda. Il documento, trasmesso al Consiglio di Sicurezza, potrebbe portare all'incriminazione del leader africano per crimini contro l'umanità. Il rapporto denuncia almeno 156 uccisioni, 109 casi di stupro ''sistematico'' e ''organizzato'' o di mutilazioni sessuali. Camara, autoproclamatosi presidente un anno fa, è fuggito dalla Guinea e si è rifugiato in Marocco dopo che un suo ex aiutante sul campo, Aboubacar Cherif Diakité, ha tentato di ucciderlo lo scorso 3 dicembre. Nel documento Onu Diakité è citato anch’egli tra i responsabili dei massacri. (R.G.)

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    Un reparto di chirurgia pediatrica per i bambini di Betlemme

    ◊   La fondazione Giovanni Paolo II, insieme alla Conferenza episcopale italiana, chiedono un gesto di solidarietà per costruire nei pressi di Betlemme l’unica clinica di chirurgia pediatrica nel territorio di un’ampia e popolosa regione, che dalla Gerusalemme occupata raggiunge Amman e abbraccia l’intera Giordania. “Nei territori palestinesi della Cisgiordania - dice padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa e parroco di Gerusalemme - il 37,3% della popolazione ha meno di 14 anni: circa 932.500 tra bambini e ragazzi. La confinante Giordania ha invece sei milioni e 400 mila abitanti, dei quali il 31,3% ha meno di 14 anni. Secondo quanto riportato dall’agenzia Misna, Padre Faltas, che riveste anche la carica di vice-presidente della fondazione Giovanni Paolo II, spera che il cantiere possa aprire a febbraio del prossimo anno. Il padiglione dovrebbe essere intitolato a Papa Benedetto XVI e sorgere non lontano dalla basilica della Natività di Betlemme, nella cittadina vicina di Beit Jala, che in aramaico significa "tappeto d'erba". “L’impegno, in questi giorni di Natale, è provare a costruire una storia diversa per il Medio Oriente e per quasi tre milioni di bambini”. Occupata militarmente da Israele sin dal 1967, questa terra di olivi, culture e religioni continua a subire la violenza del conflitto. Passa qui vicino il muro di divisione costruito da Tel Aviv nonostante la sentenza contraria della Corte internazionale di giustizia dell’Onu, opera simbolo di un dialogo molto difficile. (C.P.)

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    Terra Santa: eccezionale ritrovamento di una casa dei tempi di Gesù

    ◊   E’ stata scoperta una casa dei tempi di Gesù accanto alla Basilica dell'Annunciazione di Nazareth, in occasione della costruzione del Centro Internazionale Maria di Nazareth. Un ritrovamento archeologico senza precedenti, che aiuterà a comprendere lo stile di vita di quell'epoca. I resti, risalenti al periodo romano, sono apparsi durante gli scavi svolti dall'Autorità per le Antichità di Israele, nella zona in cui secondo la tradizione visse Cristo. Dror Barshod, direttore per il Distretto Nord dell'Autorità per le Antichità di Israele, accompagnato da Yardenna Alexandre, responsabile degli scavi, hanno presentato i primi studi sui resti durante una conferenza stampa svoltasi ieri mattina. Come riporta l’agenzia Fides, secondo la direttrice Alexandre “Finora era stato trovato un certo numero di tombe dell'epoca di Gesù, ma non si era mai scoperto alcun resto che potesse essere attribuito a questo periodo”. Nella casa, ricorda l'Autorità per le Antichità di Israele, sono stati rinvenuti alcuni oggetti, per la maggior parte frammenti di ceramica dell'epoca romana (I e II secolo), in particolare attrezzi “utilizzati solo da ebrei in quel periodo”. La Alexandre ha rivelato anche di aver trovato nella casa una fossa realizzata probabilmente nel contesto dei preparativi compiuti dagli ebrei per difendersi dalla grande rivolta contro i romani, nel 67 d.C. Il Centro Internazionale Maria di Nazareth proporrà agli abitanti, ai turisti e ai pellegrini che si recheranno in Terra Santa, un percorso multimediale per aiutare a comprendere il ruolo di Maria di Nazareth nella fede cristiana. Questo progetto è cattolico con vocazione ecumenica e vuole allacciare ponti di convivenza e dialogo con ebrei e musulmani. (C.P.)

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    Manifestazione degli universitari a Siviglia contro la legge sull'aborto

    ◊   Continua, in Spagna, la mobilitazione contro la riforma della legge sull'aborto in senso ancora più liberista. A Siviglia i Giovani di HazteOir.org e di Derecho a vivir (Dav), in collaborazione con l'Associazione di universitari per l'Andalusia, hanno invitato la cittadinanza a partecipare alla manifestazione che promuovono oggi pomeriggio. Gli studenti degli insegnamenti sanitari - riferisce l'agenzia Sir - manifesteranno a partire dal complesso ospedaliero Vergine Macarena fino ad arrivare al Parlamento andaluso. “La mobilitazione civile non si fermerà finché non sarà ritirata questa legge inumana, incostituzionale e profondamente ingiusta, che non solo attenta contro la vita del bambino ancora non nato e abbandona la donna, ma anche attenta contro i nostri diritti e libertà”, spiega Antonio Infantes, portavoce dei Giovani de HazteOir.org e di Dav di Andalusia. Gli studenti protestano perché con la riforma della legge si vuole obbligarli a studiare, nel loro curriculum studiorum, una concezione ideologica dell'aborto: “Noi come sanitari c'impegniamo a preservare e migliorare la qualità della vita, non a essere sterminatori, che è quello in cui ci vorrebbero trasformare sotto la minaccia di non ottenere il nostro titolo universitario, in dispregio della nostra libertà e del nostro diritto costituzionale all'obiezione di coscienza”, aggiunge Infantes. (R.P.)

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    Spagna: la Conferenza episcopale dona 3 milioni di euro alla Caritas locale

    ◊   Tre milioni di euro, pari all’1,5% del Fondo comune interdiocesano: a tanto ammonta la donazione fatta dalla Conferenza episcopale spagnola (Ces) alla Caritas del Paese. L’entità del contributo è stata stabilita nel corso dell’ultima Assemblea plenaria della Ces, come “segno per stimolare la generosità di tutti”. “Quest’anno – ha spiegato in una nota il Segretario generale della Caritas spagnola, padre Sebastián Mora – circa 800mila persone hanno usufruito dei nostri servizi di accoglienza e assistenza. Si tratta di un record storico, perché significa 200mila persone in più rispetto al 2008 ed il doppio rispetto al 2007”. Dal suo canto, il presidente della Caritas iberica, mons. Martínez Camino, ha ricordato che “la Caritas è la Chiesa e la Chiesa è la Caritas”, Quindi, l’organizzazione ha lanciato un appello “a tutti i cattolici e a tutti coloro che credono nella Caritas perché continuino a donare il loro contributo personale ed economico”. (I.P.)

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    Gravi intimidazioni alla stampa in Kirghizistan: morto il giornalista gettato dalla finestra

    ◊   E' morto in ospedale il giornalista kirghizo d'opposizione Ghennadi Pavliuk, che nei giorni scorsi era stato gettato dalla finestra del sesto piano di un palazzo di Almaty, capitale finanziaria del Kazakhstan. Lo riferisce oggi l'agenzia Interfax citando un portavoce della polizia locale. Pavliuk era entrato in coma e non ha mai più ripreso conoscenza. Inizialmente era stata accreditata l'ipotesi dell'incidente o di un atto volontario. Le autorità locali hanno aperto un'inchiesta per omicidio. Il giornalista, molto attivo su internet, stava per battezzare il nuovo progetto di una nuova pubblicazione on line ed un quotidiano intitolato al partito Ata Meken, guidato da un politico di spicco dell'opposizione kirghiza, Omurbek Tekebaev. Pavliuk aveva lavorato in precedenza per le edizioni kirghise dei giornali russi "Argumenti i fakti" e "Komsomolskaia Pravda", poi aveva fondato il quotidiano "Vaporetto bianco". Negli ultimi tempi in Kirghizistan è salita la pressione nei confronti dei giornalisti: ben otto di loro hanno ricevuto minacce di morte ed altri due sono stati picchiati. (R.G.)

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    Macao: l’Istituto Inter-Universitario diventa “Università di San Giuseppe”

    ◊   L’Istituto Inter-Universitario di Macao (Iium) ha assunto il nuovo nome di “Università di San Giuseppe”, che è anche quello del seminario diocesano che lo ospita nelle sue strutture. La cerimonia di dedicazione ha avuto luogo la settimana scorsa in occasione della posa della prima pietra di un nuovo campus dell’ateneo cattolico alla presenza delle autorità civili locali e del vescovo di Macao José Lai Hung-seng. “Il nuovo nome darà un chiaro messaggio che si tratta di un istituto di educazione gestito dalla Chiesa”, ha detto il presule che all’agenzia Ucan ha espresso la speranza che i due eventi possano rilanciare lo sviluppo dell’educazione cattolica nel territorio. La costruzione del campus, che sorgerà a Ilha Verde nella parte settentrionale della penisola di Macao su un terreno di 1,5 ettari di proprietà della diocesi, dovrebbe essere completata entro il 2011. Esso potrà accogliere fino a 2.200 studenti universitari e 800 studenti del Seminario di San Giuseppe. Al suo interno sono previsti un dormitorio con 250 posti, un teatro, un auditorium una sala comunitaria, una libreria ristoranti e altri servizi in parte aperti al pubblico. Fondato nel 1996 grazie alla Fondazione cattolica per l’educazione superiore di Macao e alla collaborazione tra la diocesi e l’Università cattolica del Portogallo, lo Iium offre una sessantina di corsi di laurea e post-laurea (tra cui Master in Management, Educazione e Tecnologia dell’informazione) frequentati da 1.200 studenti e 400 specializzandi da diversi paesi: Cina, Macao, Filippine, Portogallo, India, Tanzania, Hong Kong, Giappone. Anche il personale docente proviene da diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Portogallo, Polonia, Filippine, Hong Kong, Taiwan, Cina. I gradi accademici sono attribuiti dall’Università Cattolica del Portogallo controfirmati dal rettore dello Iium. (L.Z.)

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    Gli auguri natalizi del cardinale Bagnasco all'Italia

    ◊   “Vorrei che il messaggio del Natale quest’anno ci facesse sentire quanto Dio ha avuto e continua ad avere fiducia verso gli uomini”. Con queste parole il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, si è rivolto a “tutto il Paese, alla comunità cristiana e a tutta la società italiana” per porgere “un Buon Natale che, nella sua concretezza vuole augurare, a cominciare dalle famiglie, di trovare il tempo per contemplare Gesù Bambino nella grotta di Betlemme, che di solito secondo la nostra bella tradizione è raffigurato nel presepe”. Il Natale, ha aggiunto il presidente della Cei, “senza il mistero del Verbo di Dio fatto uomo, il figlio di Dio fatto carne, evidentemente resterebbe solo una festa e non il vero Natale del Signore. Quindi, auguro a tutti e a ciascuno che il Natale sia veramente un Natale cristiano perché centrato appunto sulla nascita di Dio. Con Dio nella storia è entrato l’eterno nel tempo, l’infinito nel nostro limite, il senso grande della nostra vita di uomini pellegrini verso il cielo”. Il cardinale Bagnasco, secondo quanto riportato dall'agenzia Sir, ritiene che “una maggiore fiducia dei rapporti umani, a tutti livelli, sia un augurio che non solo mi viene dal cuore di pastore, a nome mio e a nome di tutti i miei confratelli vescovi, ma che sia anche richiesto da questo momento della nostra storia. Avere più fiducia fra di noi, valorizzarci a vicenda perché Dio ha valorizzato l’uomo in profondità e non cessa di avere fiducia in ciascuno di noi”. (C.P.)

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    Italia: lettera per il Natale dell’arcivescovo dell’Aquila a Gesù Bambino

    ◊   Sono trascorsi quasi nove mesi dal quel 6 aprile, quando la città de L’Aquila venne sconvolta dal violento terremoto che provocò oltre 300 morti, 1.600 feriti e più di 20mila sfollati. Ed ora la città si prepara a vivere un Natale particolare, anche in memoria di chi non c’è più. Per l’occasione, mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo metropolita, ha scritto una lettera a Gesù Bambino, che è stata pubblicato sul quindicinale diocesano “Vola”. “Caro Gesù Bambino – si legge nella missiva - in questo Natale anche noi, cristiani dell’Aquila, siamo lieti di poterti contemplare come Figlio di Dio che si è fatto uomo. Noi, i sopravvissuti alla grande tragedia, Ti porteremo quest’anno le nostre lacrime, le nostre paure e le nostre speranze. Un dono poco bello, è vero. Eppure Tu, un giorno hai chiamato “Beati” tutti coloro che sono poveri, afflitti e impauriti. Come lo siamo noi in questo Natale”. “Noi crediamo a questa Tua parola – scrive ancora mons. Molinari – Noi sappiamo che la gioia Tu la doni proprio a chi non ha più nulla e si affida totalmente a Te. E Tu aiutaci, allora, in questo Natale a non vergognarci della nostra povertà, del nostro dolore e delle nostre paure. Per chi giudica tutto con un metro umano noi siamo dei poveri “terremotati” senza certezze né presenti né future. Ma per chi giudica con il metro della Fede noi siamo i più ricchi e i più vicini alla felicità”. L’arcivescovo non nasconde le difficoltà materiali: “Molti – ricorda – ancora non abbiamo una casa, ma abbiamo trovato riparo nel tuo Cuore. Molti non abbiamo più un lavoro, ma sappiamo che la Tua Provvidenza che pensa ai fiori del campo e agli uccelli del cielo, non si dimenticherà di noi. E non abbiamo più la nostra bella città, i suoi monumenti, le sue chiese, i suoi cantieri, la sua poesia e la sua cultura. Ma Tu un giorno dicesti anche: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato”. Noi crediamo a questa Tua promessa”. Infine, mons. Molinari rivolge una preghiera speciale al Signore: “Caro Gesù Bambino, non ci dimenticare. Quest’anno Ti aspettiamo in modo particolare perché sappiamo che insieme con te niente è perduto e tutto è ancora possibile. Anche la nostra rinascita. Caro Gesù Bambino aiutaci a vivere un Natale vero, vicino a Te, sperimentando la Tua presenza in mezzo a noi. E una gioia vera ed autentica, come quella dei pastori, duemila anni fa in quella prima stupenda notte di Natale”. (I.P.)

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    Ciclo di seminari a Roma sulla “Caritas in veritate”

    ◊   Il Centro Studi Tocqueville-Acton, in collaborazione con Rubbettino Editore, dedicherà l'edizione 2009/2010 della Scuola di formazione "Luigi Sturzo" alla Caritas in veritate: 12 seminari di approfondimento sulle tematiche dell'Enciclica sociale di Benedetto XVI. Tra i relatori Flavio Felice, Florindo Rubbettino, Dario Antiseri, Massimo Serretti, Gaspare Sturzo e Luca Diotallevi. I seminari sono a numero chiuso. Tra tutti i curricula pervenuti all’indirizzo m.serio@rubettino.it entro il 15 gennaio 2010, saranno selezionati i partecipanti al corso. Nell’ultimo incontro sarà rilasciato un attestato di partecipazione a chi avrà frequentato almeno 8 lezioni su 12. Laddove è previsto dalle convenzioni vigenti, la frequenza al corso darà diritto all’acquisizioni di crediti universitari. Tutti i seminari si svolgeranno dalle ore 17.45 alle ore 19.30 presso la sede romana di Rubbettino Editore, in Lungotevere Sanzio, 9. (A.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Cina e Taiwan vicini a un importante accordo economico

    ◊   Si sono svolti oggi nella città taiwanese di Taichung, i nuovi colloqui bilaterali tra Repubblica popolare cinese e Taiwan, l’isola di fatto indipendente dal 1949 ma che Pechino considera parte del proprio territorio. Obiettivo del vertice: negoziare un futuro accordo economico, riguardante in particolare lo scambio dei prodotti agricoli e una diversa tassazione degli investimenti. Col presidente taiwanese, Ma Ying-Jeou, eletto nel maggio 2008, si è registrata una forte crescita delle relazioni con Pechino, soprattutto sul piano commerciale. Sulle intese tra Cina continentale e Taiwan, Giada Aquilino ha intervistato Fernando Mezzetti, esperto di Estremo Oriente:

    R. - Queste intese economiche avvengono in un deciso allentamento della tensione che c’è stata negli ultimi anni tra Cina continentale e Taiwan. La Cina continentale non vuole alzare la tensione, perché ha bisogno di sicurezza e di distensione nell’area per poter proseguire nel suo sviluppo. Questo abbassamento di tensione è stato possibile dopo che a Taiwan è stato estromesso dalla massima carica il presidente indipendentista, colui che perseguiva cioè la proclamazione dell’indipendenza di Taiwan. Il partito nazionalista che fu di Chiang Kai-Shek è tornato al potere a Taiwan con legittime elezioni e lo stesso partito nazionalista ha istaurato rapporti più distesi con Pechino, che - a sua volta - sa che il Koumintang persegue il principio di un’unica Cina.

     
    D. - Per alcuni, questi incontri possono quindi essere un ulteriore passo verso una graduale integrazione, ma per i critici questi incontri potrebbero segnare una dipendenza più accentuata dell’economia taiwanese da quella cinese…

     
    R. - Certamente, c’è questo rischio, ma Taiwan ha già una forte dose di integrazione con Pechino. Taiwan stessa ha fatto enormi investimenti in Cina. Parlare di integrazione sarebbe quindi esagerato, ma la componente di Cina continentale nell’economia di Taiwan è già molto forte.

     
    D. - Quindi verso quale strada si va?

     
    R. - Gli indirizzi politici sono diversi e resteranno diversi. Ci sarà, però, questa intesa economica che si svilupperà e - a meno di nuovi elementi traumatici - Pechino punta sui tempi lunghi alla riunificazione e Taiwan non accetterà mai una riunificazione completa sia che l'isola venga guidata dagli indipendentisti, sia dai nazionalisti del Koumintag.

     
    Iran
    “Un malinteso”. Così Teheran ha definito l'incidente di frontiera con l'Iraq avvenuto sabato scorso, quando le truppe iraniane hanno occupato un'area petrolifera contesa alla frontiera fra i due Paesi. Il portavoce del ministro degli Esteri ha detto che i due Stati hanno raggiunto un “chiarimento” in una conversazione telefonica e ha aggiunto che dovrebbe essere formata una commissione per affrontare la questione della demarcazione dei confini. Si registrano invece nuove tensioni nei rapporti fra Iran e Stati Uniti. In un’intervista alla tv americana ABC, il presidente, Ahmadinejad, ha detto che il documento pubblicato sul quotidiano britannico Times, che descrive gli sforzi di Teheran per mettere a punto un innesco per una bomba atomica, è un falso prodotto da Washington. La notizia che l’Iran sta lavorando su un innesco è “fondamentalmente non vera”, ha aggiunto il presidente iraniano.

    Pakistan
    È di tre morti e 17 feriti il bilancio dell’attentato kamikaze avvenuto questa mattina davanti il club della stampa a Peshawar, nel nord del Pakistan. Secondo le autorità locali, l’attentatore voleva entrare nell’edificio ma gli agenti di polizia all'ingresso lo hanno fermato e l'uomo ha azionato l'esplosivo che aveva con sé.

    Afghanistan
    Almeno due talebani sono stati uccisi e diversi altri sono stati arrestati in una serie di operazioni congiunte condotte dall’esercito afghano e le forze dell’Isaf in cinque diverse provincie afghane. Vittime si registrano anche tra il contingente internazionale. Ieri, il Ministero della difesa britannico ha reso noto che un soldato della Royal Military Police è stato ucciso in una sparatoria nella provincia di Helmand.

    Medio Oriente
    In Israele, sono ore decisive per la sorte del caporale Ghilad Shalit, nelle mani di Hamas dal giugno 2006. Il governo sta decidendo se liberare numerosi detenuti palestinesi, responsabili di diverse stragi. Secondo la stampa israeliana, la liberazione avverrà a condizione che gli uomini richiesti da Hamas siano poi espulsi all'estero o confinati a Gaza per impedire una riorganizzazione della rete terroristica in Cisgiordania. Al momento, si attende una risposta da parte di Hamas attraverso il mediatore tedesco che in questi giorni fa la spola fra Gerusalemme e Gaza.

    Arabia Saudita
    Settantatré sauditi sono stati uccisi e 26 sono stati feriti dall’inizio delle operazioni militari nel sud contro i ribelli zaidi yemeniti. Lo ha reso noto oggi il ministro della Difesa saudita, il principe Khaled Ben Sultan Ben Abdel Aziz.

    Clima
    Oggi riunione dei ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea a Bruxelles, la prima dopo il vertice di Copenhagen il cui risultato ha ricevuto aspre critiche da più parti. Lo stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha preso atto dei limiti dell'accordo raggiunto, auspicando che il prossimo anno porti alla sigla di un trattato legalmente vincolante. Di “accordo inferiore alle aspettative” ha poi parlato questa mattina il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Salvatore Sabatino ha chiesto a Giampiero Maracchi, climatologo del Centro nazionale delle ricerche (Cnr), un parere sui risultati raggiunti nella capitale danese:

    R. - Secondo me, non si è trattato di un insuccesso, perché per la prima volta nelle sezioni di preparazione ci sono stati una serie di documenti tecnici assolutamente importanti e in cui si mette in evidenza che il problema non è fare un trattato, ma il problema è quello di riuscire ad identificare il modello economico che permette di mantenere lo stesso livello di benessere, ma modificando l’impatto ambientale. E questo - francamente - è un problema che ha affrontato il Papa nella sua Enciclica, a cui io sono particolarmente sensibile.

     
    D. - L’obiettivo dei due gradi di aumento massimo della temperatura la convince?

     
    R. - Secondo me, è proprio lì il problema e non è quello l’obiettivo. L’obiettivo è quello di riuscire a capire quale modello permetta di ridurre le emissioni, mantenendo una condizione di benessere nei Paesi industrializzati, così come nei Paesi in via di sviluppo.

     
    D. - Attendere ancora un anno o forse due per avere un accordo vincolante può creare oggettivamente danni all’ambiente e peggiorare la situazione?

     
    R. - Secondo me, no, e insisto nel dire che il problema non è l’accordo. Io credo che gli accordi si faranno sempre con grande difficoltà. Prima di fare un accordo, è necessario capire come si fa. Alcuni documenti tecnici che sono stati presentati cominciano a tracciare una strada ed è su quella strada lì che bisogna muoversi.

     
    D. - Professore, un parere di un tecnico che è stato a Copenaghen come lei: si può dire che ha perso l’Europa viste le ambizioni con cui si era presentata?

     
    R. - Anche in questo caso ritengo di no, e questo perché ha presentato un ottimo rapporto l’Agenzia europea per l’ambiente. E’ un documento sul quale si dovrà ragionare e, a mio avviso, i mezzi di informazione che hanno una grande responsabilità verso i cittadini dovrebbero focalizzarsi più sul documento che non sulla presenza di personalità importanti come Obama o come il presidente della Cina o su altro. Non sono le loro dichiarazioni, ma sono i documenti approvati e la linea di tendenza che comincia a configurarsi che ha un senso.

     
    Ue Serbia-Turchia
    Il presidente serbo, Tadic, è a Stoccolma per presentare alla presidenza di turno svedese dell’Ue la candidatura di Belgrado per l’ingresso nei 27. Intanto, ieri Bruxelles ha aperto un nuovo capitolo negoziale con la Turchia che, già da tempo, ha chiesto l’adesione all’Unione Europea.

    Colombia
    Paura per la vita del governatore del dipartimento colombiano di Cacheta, rapito a Florencia da un presunto commando delle Farc, Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Gli uomini armati hanno assalito la sua residenza privata lanciando granate e ingaggiando un pesante scontro a fuoco con la scorta del governatore. Un agente sarebbe rimasto ucciso.

    Obama su riforma sanitaria
    “È una grande vittoria per il popolo americano". Così il presidente Usa, Barak Obama, ha commentato il primo voto procedurale avvenuto ieri al Senato che ha spianato la strada alla riforma sanitaria. Per oggi, è prevista un'altra sessione di voto e per giovedì il via libera definitivo del senato.

    Etiopia
    In Etiopia, cinque dirigenti dell’opposizione sono stati condannati a morte per aver ordito un complotto contro il governo. L’Alta corte federale di Addis Abeba li ha accusati di aver organizzato un piano per assassinare esponenti dell’esecutivo. Deciso il carcere a vita per altre 33 persone. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 356

     
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