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Sommario del 20/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Natale non è una favola per bambini ma la risposta di Dio all’umanità in cerca di pace. Benedetto XVI all’Angelus ricorda Betlemme città-simbolo di pace attesa
  • Gli auguri del Papa per il Concerto di Natale ospitato dal Senato
  • Il ruolo del sacerdote nella Chiesa e nella società odierne: le meditazioni d’Avvento di p. Raniero Cantalamessa
  • Oggi in Primo Piano

  • Alta tensione in Pakistan per la crisi politica del governo
  • Mons. Sako: cristiani, messaggeri di speranza in Iraq
  • La luce vince le tenebre: p. Renato Chiera sul Natale dei bambini di strada in Brasile
  • Il vescovo di Terni: la nascita di Gesù deve essere l’inizio di una nuova solidarietà
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Maurizio Spreafico, salesiano a Betlemme
  • Sugli schermi in Italia torna il classico Disney con La Principessa e il Ranocchio dei fratelli Grimm
  • Chiesa e Società

  • Oggi a Gaza la tradizionale celebrazione del Natale officiata dal patriarca latino di Gerusalemme
  • Maltempo: Europa e Nord America nella morsa del gelo
  • Spagna: il messaggio dei vescovi per l’Anno sacerdotale
  • Sri Lanka: a cinque anni dallo tsunami la vita riprende
  • Repubblica democratica del Congo: nuovo ospedale dedicato p. Giuseppe Crippa
  • Australia: la Chiesa plaude le misure governative sulla sicurezza informatica
  • La ‘Somma teologica’ di San Tommaso sbarca sul web
  • Bangladesh: il Natale delle suore di madre Teresa è tra i poveri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Apprensione per i due italiani rapiti in Mauritania. Si segue la pista di Al Qaida
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Natale non è una favola per bambini ma la risposta di Dio all’umanità in cerca di pace. Benedetto XVI all’Angelus ricorda Betlemme città-simbolo di pace attesa

    ◊   “Il Natale non è una favola per bambini”: cosi il Papa stamane all’Angelus. Nella quarta domenica di Avvento, il pensiero di Benedetto XVI corre a Betlemme città simbolo di una pace, oggi faticosamente ricercata e attesa, in Terra Santa. Poi l’invito a fare ciascuno la propria parte per portare amore dove c’è odio. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    Se “il Natale del Signore è ormai dinanzi a noi” l’invito del Papa è di guardare a Betlemme, la piccola città della Giudea testimone del grande evento, perché “c’è un disegno divino – ha ricordato - che comprende e spiega i tempi e i luoghi della venuta del Figlio di Dio nel mondo”. “E’ un disegno di pace” perché – come annunciato dal profeta Michea – Gesù stesso è la pace. Betlemme, dunque “città simbolo della pace, in Terra Santa e nel mondo intero”.

     
    “Purtroppo, ai nostri giorni, essa non rappresenta una pace raggiunta e stabile, ma una pace faticosamente ricercata e attesa. Dio, però, non si rassegna mai a questo stato di cose, perciò anche quest’anno, a Betlemme e nel mondo intero, si rinnoverà nella Chiesa il mistero del Natale, profezia di pace per ogni uomo, che impegna i cristiani a calarsi nelle chiusure, nei drammi, spesso sconosciuti e nascosti, e nei conflitti del contesto in cui si vive, con i sentimenti di Gesù, per diventare ovunque strumenti e messaggeri di pace, per portare amore dove c’è odio, perdono dove c’è offesa, gioia dove c’è tristezza e verità dove c’è errore”.
     
    “Oggi, come ai tempi di Gesù, il Natale non è una favola per bambini ma la risposta di Dio al dramma dell’umanità in cerca della vera pace”, ha sottolineato Benedetto XVI, Da qui l’invito a riconoscere in Cristo la vera pace.

     
    “A noi spetta aprire, spalancare le porte per accoglierlo. Impariamo da Maria e Giuseppe: mettiamoci con fede al servizio del disegno di Dio. Anche se non lo comprendiamo pienamente, affidiamoci alla sua sapienza e bontà. Cerchiamo prima di tutto il Regno di Dio, e la Provvidenza ci aiuterà. Buon Natale a tutti!".
     
    Dopo la preghiera mariana i saluti del Papa alle migliaia di fedeli e turisti raccolti in piazza san Pietro, tra questi un gruppo di polacchi ai quali Benedetto XVI ha affidato gli auguri per l’arcivescovo di Gniezno, mons. Henryk Muszynski, da ieri nuovo Primate della Polonia, titolo onorario che torna alla più antica metropoli sulle terre polacche, legata al culto di san Adalberto, patrono della Polonia. Benedetto XVI ha colto questa occasione ha per ringraziare il cardinale Jozef Glemp, che compiuti gli 80 anni ha lasciato “la missione primaziale” attribuita pro tempore alla sede di Varsavia “nel difficile periodo della transizione.

     
    Indirizzi particolari Benedetto XVI ha rivolto poi ai figuranti del Presepe Vivente di Pereto, paese dell’Aquilano, di quarantennale tradizione, ai partecipanti all’iniziativa promossa dalla “Federazione Cultura, Sport, Spettacolo, Solidarietà nel Mondo”, in collaborazione con l’Opera Romana Pellegrinaggi e al personale de “L’Osservatore Romano”, che, nel periodo natalizio, ogni domenica e mercoledì è presente con una postazione mobile in Piazza San Pietro, dove è possibile acquistare il giornale insieme con una piccola icona della Natività.

     
    “Auguro ogni bene per questa iniziativa che, oltre a diffondere il quotidiano vaticano, si propone di sostenere la realizzazione di una scuola nella Repubblica Democratica del Congo”.

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    Gli auguri del Papa per il Concerto di Natale ospitato dal Senato

    ◊   "In questa significativa circostanza del Concerto di Natale, sono lieto di porgere al signor presidente della Repubblica italiana, ai signori presidenti del Senato e della Camera dei deputati, al presidente della Corte costituzionale e alle altri distinte autorità presenti il mio più cordiale augurio di buon Natale e per l'Anno nuovo, manifestando vivo compiacimento per l'iniziativa di sostenere l'ospedale pediatrico Bambino Gesu'". Con questo messaggio Benedetto XVI ha inviato il suo saluto al presidente del Senato Renato Schifani, in occasione del Concerto di Natale svoltosi stamane a Palazzo Madama, che ha visto esibirsi l'Orchestra giovanile 'Luigi Cherubini' diretta dal maestro Riccardo Muti. Come è ormai tradizione, anche l'edizione 2009 ha avuto scopo benefico: l'intero incasso dei biglietti sarà infatti devoluto, come già lo scorso anno, all'ospedale pediatrico Bambino Gesu' di Roma. (R.G.)

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    Il ruolo del sacerdote nella Chiesa e nella società odierne: le meditazioni d’Avvento di p. Raniero Cantalamessa

    ◊   Con l’incisività e la ricchezza di riferimenti biblici e teologici che caratterizza le sue meditazioni, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa ha concluso venerdì scorso il tradizionale ciclo di prediche d’Avvento, tenute al Papa e ai membri della Curia Romana. Nell’intervista di Fabio Colagrande, il religioso ritorna sui temi e gli esempi più significativi delle meditazioni, ispirate all’Anno Sacerdotale:

    R. – Quello che ho detto nell’ultima predica circa i sacerdoti, in realtà, nella tradizione viene applicato anche ad ogni anima credente: ogni anima credente può imitare la Vergine Maria nel concepire e dare alla luce Gesù. Lei l’ha fatto in maniera fisica e l’anima credente – il sacerdote in modo speciale – fa questo in un’altra maniera: concepisce Gesù - diceva San Bonaventura - quando nel suo cuore concepisce il proposito di convertirsi, di aderire al Vangelo, di fare un salto di qualità nella vita spirituale. San Bonaventura dice che lì si concepisce Cristo e lo si dà poi alla luce quando con le opere e il modo di comportarsi si manifesta chiaramente la presenza di Cristo in noi.

     
    D. – Nella sua prima predica dell’Avvento di quest’anno lei ha rivolto un invito particolare ai sacerdoti: evitare il pericolo dell’eresia dei nostri tempi, cioè l’attivismo frenetico, per dedicarsi alle priorità, cioè la preghiera, il rapporto vivo con Gesù e la parola. Perché ha scelto proprio questo tema?

     
    R. – Credo che in fondo anche il Papa richiami continuamente a questa anima interiore del sacerdozio. L’azione e l’attivismo del mondo secolare rischia di entrare anche nella vita della Chiesa. Il pericolo è quindi di un’enfasi, di un’ipertrofia dell’attività, dell’attivismo che è presente, tanto più che il clero è diminuito e le opere sono le stesse, anzi sono aumentate. Se però non c’è questo radicamento interiore in una vita di preghiera, di unione con Gesù, tutto questo si risolve in un attivismo vuoto.

     
    D. – Lei ha proposto ai sacerdoti un modello inconsueto: il Don Camillo di Guareschi, quello che parlava ad alta voce con il Crocifisso sia delle cose che succedevano in parrocchia sia dei suoi dissidi con Peppone. Perché ha avuto quest’immagine?

     
    R. – Perché la verità che esprime è vera. Il sacerdote dovrebbe essere uno capace di dialogare con Gesù, ma non così astrattamente come chi pensa con i propri pensieri; egli dovrebbe credere che Gesù risorto è vivo e vive accanto al sacerdote ed è pronto ad aiutarlo, ad entrare in dialogo con lui. Certamente non in un dialogo a voce alta – anche se qualche volta può capitare anche quello – e non è necessario che il Crocifisso risponda perché spesso risponde nel cuore. Dio parla come scrive, Lui scrive nel cuore la sua legge e così parla nel cuore. Sarebbe bello se almeno in questo tutti i sacerdoti imitassero Don Camillo.

     
    D. – Nella sua seconda predica di Avvento ha sottolineato anche l’infedeltà di quei sacerdoti che, dando scandalo, provocano il rifiuto di Cristo da parte della gente, ma anche il fatto che ci sono tanti sacerdoti ignorati dal mondo, che diffondono nel loro ambiente il buon odore di Cristo e del Vangelo. Di questi secondi, forse, si parla un po’ poco…

     
    R. – Come del resto avviene in tutto il mondo dei media, dove si parla solo delle cose negative, che fanno scalpore, dei disastri, delle tragedie. Si dice che un albero che cade fa più chiasso di una foresta che cresce. Effettivamente c’è, nella Chiesa, una foresta di sacerdoti che si sforzano, naturalmente con risultati diversi, di essere fedeli, servire la gente e poi c’è qualche albero che cade. Nella predica ho ricordato le parole di Gesù: “Voi siete il sale della terra ma se il sale perde il sapore non serve a nulla, se non ad essere gettato e calpestato dagli uomini”. Però, come dice il Papa, un rinnovamento di entusiasmo per i sacerdoti non verrà da un’analisi puntigliosa delle deficienze ma verrà dal riscoprire la bellezza originaria del sacerdozio, che è veramente qualcosa di straordinario. Il Santo curato d’Ars ha parole meravigliose sul sacerdote, soltanto più credibili perché lui le viveva. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi in Primo Piano



    Alta tensione in Pakistan per la crisi politica del governo

    ◊   Cresce la tensione in Pakistan mentre il governo è al centro della più grave crisi politica degli ultimi anni. Ieri tre agenti di polizia sono morti in un attacco da parte di un commando a Quetta. Quattro giorni fa la Corte suprema di Islamabad aveva annullato il decreto del 2007 che concedeva l’immunità al presidente e ad alcuni ministri, aprendo la strada ai processi per corruzione. Ma che cosa rappresenta oggi il Pakistan, da sempre ago della bilancia in un’area in continua emergenza tra Medio ed Estremo Oriente? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

    R. – In questo momento, la vera frontiera è a cavallo tra l’Afghanistan e il Pakistan, ma il Pakistan – da un certo punto di vista – è in una posizione di maggiore emergenza in quanto la fragile democrazia pakistana corre dei pericoli di golpe interni e alle sue frontiere non vi è assolutamente stabilità. Quindi, il Pakistan oggi è una somma di problemi e, a mio parere è stato – come dire – abbandonato molto anche dai suoi alleati, a partire dagli americani, ma sostanzialmente da quasi tutta la comunità internazionale.

     
    D. – Perché, secondo lei, è venuto a mancare questo appoggio molto forte in passato ed ora sempre più labile?

     
    R. – Ritengo intanto che comunque il cambio di strategia americana abbia fatto concentrare quasi tutte le forze sul fronte afghano, nel tentativo poi di abbandonare rapidamente quell’area, dimenticando che si era detto più volte – a livello strategico – che il fronte afghano e pakistano facevano sostanzialmente parte di un teatro operativo e di una necessità di coesione e di intervento militare ed economico e diplomatico. Questo cambio di rotta ha in qualche modo pian piano fatto abbandonare il Paese anche dagli alleati. Il Pakistan ha trattative che riguardano molto alla lontana Paesi che sicuramente oggi non possono intervenire, lasciando assolutamente insoluto il rapporto con l’India. Quindi, una delle peggiori situazioni di questi ultimi anni.

     
    D. – Quanto è importante il fatto che il Pakistan sia uno dei Paesi in possesso dell’arma nucleare?

     
    R. – Questa è una delle vicende più importanti, perché nello spostamento della guerra verso Est – che sta chiarissimamente avvenendo – il Pakistan è oggi la prima linea. In questa prima linea ora vi sono tutti i Paesi dotati di armamento nucleare, con tutti i vicini o in cerca di dotarsi dell’arma, come l’Iran, o già provvisti dell’arma, come la Cina e la Russia. Quindi, una situazione che veramente ha necessità di essere risolta molto, molto rapidamente e va presa in seria considerazione e non tenuta così, marginalmente, come mi sembra che la comunità internazionale stia facendo attualmente.

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    Mons. Sako: cristiani, messaggeri di speranza in Iraq

    ◊   Chi crede in Cristo ha il dovere di essere messaggero della Buona Novella, della pace e della speranza anche in un Paese come l’Iraq, dove non è facile essere cristiani. E' quanto afferma mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, di fronte alle violenze anticristiane che continuano a verificarsi in questa terra. Claudio Cavallaro ha chiesto al presule iracheno quale testimonianza vogliono dare i cristiani della sua diocesi in occasione del prossimo Natale.

    R. – Noi siamo scioccati per gli attentati contro le Chiese ed anche contro i civili a Baghdad. Quindi, il messaggio di quest’anno è quello degli angeli: i cristiani devono essere messaggeri di pace e di speranza. Il messaggio sia per i cristiani che per tutti gli altri è quello che dobbiamo vivere nella pace e nella fraternità.

     
    D. – Come concretizzare questo messaggio nella vita quotidiana?

     
    R. – Ci saranno gruppi che andranno a visitare gli ammalati, i portatori di handicap e le famiglie povere. Si celebreranno le festività in gruppo: con i giovani, con le famiglie. D’altra parte, anche alcuni gruppi musulmani hanno visitato alcune famiglie cristiane. Questo per dire che la pace è possibile e che il problema è la politica. Mettiamo la politica da parte e come cittadini facciamo in modo che questa convivenza, che dura da quattordici secoli, cresca.

     
    D. – Qual è la sfida più grande per i cristiani in Iraq?

     
    R. – Sono due. L’immigrazione, perché quando i cristiani vanno via il Paese si svuota di questa presenza e testimonianza. Ed anche la divisione dei cristiani, perché anche le Chiese cristiane devono cercare di avere una sola voce. Il dialogo oggi è molto importante ed urgente se vogliamo continuare ad avere una presenza.

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    La luce vince le tenebre: p. Renato Chiera sul Natale dei bambini di strada in Brasile

    ◊   “Natale con i tuoi…”, recita un proverbio popolare. Certo, la dimensione familiare, il ritrovarsi assieme è uno degli aspetti che più contraddistinguono il giorno di Natale. Una gioia che, purtroppo, non possono vivere i bambini di strada, abbandonati dai propri genitori. In Brasile, dove tale piaga è particolarmente diffusa, per molti di loro la famiglia ha le sembianze di un sacerdote piemontese, Renato Chiera, che da oltre 30 anni opera con la sua “Casa do Menor” in favore dei meninos de rua. Raggiunto telefonicamente a Rio de Janeiro da Alessandro Gisotti, padre Renato Chiera ci racconta come i suoi ragazzi si stanno preparando al Natale:

    R. – Com’è il nostro Natale? Proprio questa mattina abbiamo saputo che abbiamo un ragazzo che era di strada e che abbiamo portato qua perché aveva un tumore alla testa; ci ha telefonato l’assistente sociale per dirci che viene per morire, per morire e per andare in paradiso. Allora, io chiedevo: chi è disposto a fare il Natale con lui? Perché se lui viene qua, noi dovremmo stare con lui! Adesso proprio, prima di parlare con voi, è venuto a parlare con me un ragazzo, che ha 18 anni, che lavora qui con noi; lui ha voluto “svuotare il sacco” con me, ha voluto raccontarmi la sua storia di dolore, di abbandono da parte della mamma che non lo vuole e lui a 15 anni, o anche prima, è entrato nel giro della droga. Ha girato tutte le favelas. Mi raccontava delle barbarie vissute; mi ha detto che è riuscito a scappare sette-otto volte alla morte … Però, la cosa bella, ora che il Natale sta arrivando, è che lui mi dice: “Padre, tu hai parlato di Salomon, questo ragazzo che ha il cancro nella testa, che voi amate da molti anni: se tu vuoi, io passo il Natale con lui!”. E lui mi dice: “Io, che ho fatto tutte queste cose, io voglio passare il Natale con lui, perché io sono buono. Io sono entrato nella droga e nel narcotraffico perché avevo un vuoto nel mio cuore. Io non sono amato, non mi sono sentito amato ma qui ho trovato la possibilità di avere una professione e qui mi sono sentito amato”. Ecco. In queste tenebre arriva la luce.

     
    D. – Di fronte a questa situazione disastrosa, tragica, il messaggio è anche per i genitori e i bambini in Italia, nei Paesi – diciamo – ricchi, industrializzati per capire quanto siano fortunati, che è l’amore che li lega e non i regali, a fare davvero il Natale …

     
    R. – Un bambino deve avere un papà e una mamma: è un grande dono. Ma papà e mamma devono essere papà e mamma, devono essere presenza! Il Natale è diventato un commercio di regali. E’ bello darsi dei regali, perché ci diciamo che ci vogliamo bene, però attenzione: il regalo non può sostituire la nostra presenza! Noi dobbiamo essere il maggiore regalo. Gesù è diventato presenza: ecco il regalo! E anche in Europa io so che la droga sta entrando: attenzione, attenzione! Noi lavoriamo tanto, vogliamo che i figli stiano bene, ma non siamo più presenti al loro lato, i genitori non ci sono più, non hanno più tempo! Non è che sono cattivi: non hanno più tempo, perché il ritmo dell’Europa, il ritmo del mondo, ma anche qui, è un ritmo per cui tu devi lavorare, devi lavorare … e i figli? Rimangono là davanti all’internet e cercano di parlare con qualcuno in senso virtuale, ma l’essere umano è fatto per creare delle relazioni, ma relazioni non virtuali! Gesù ha creato dei rapporti reali: vedete, siate presenza! E voi figli, che avete dei genitori che stanno con te, che ti ascoltano, che bisticciano con te, che non ti lasciano fare quello che vuoi: questi sono i genitori veri! L’altro giorno io bisticciavo con un nostro ragazzo, e c’era uno che era a lato e mi dice: “Padre, che bello avere un papà come te che bisticcia con i figli! Io, quando vado a casa, non c’è nessuno che bisticci con me. I miei genitori ci sono ma non mi dicono una parola: è come se io non esistessi. Io vorrei avere qualcuno che bisticcia con me perché si interessa a me, perché mi ama!”.

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    Il vescovo di Terni: la nascita di Gesù deve essere l’inizio di una nuova solidarietà

    ◊   Il tempo di Avvento per il vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia, è scandito dagli incontri con gli studenti e gli insegnanti di una scuola, con gli operai dell’acciaieria Thyssen Krupp, con i detenuti della casa circondariale di Vocabolo Sabbione e con i malati, i medici e gli operatori sanitari dell’ospedale Santa Maria. Seguirà poi il pranzo di Natale con i poveri, gli anziani e le persone sole. Ma quale significato hanno questi incontri? Ascoltiamo lo stesso mons. Vincenzo Paglia intervistato da Fabio Colagrande:

    R. – Tutto questo sta ad indicare la riscoperta di quell’amore gratuito che a Natale ci viene manifestato. In fondo il Natale non è altro che la discesa tra gli uomini di un Amore impensabile e sconosciuto. Quell’amore che non richiede reciprocità, che non vede se stesso ma, anzitutto, gli altri. Noi abbiamo bisogno di cogliere, da questo mistero, almeno alcune gocce di quest’amore che devono riversarsi – almeno per me – tra i carcerati, i malati, i bambini e tra tutti coloro che aspettano una vita migliore e più serena. I tempi non sono facili. Anzi sono molto difficili. Il rischio è quello di ripiegarsi su se stessi, oppure di accontentarsi di qualche luccichìo di festa ma che non tocca il cuore. Ecco perché sento l’urgenza di rendere vero questo Natale, di renderlo un momento di rinascita interiore, nel cuore.

     
    D. – La Conferenza episcopale umbra, nei giorni scorsi, ha posto l’attenzione sulla grave situazione occupazionale determinata dalla crisi economica ma anche da particolari casi di criticità…

     
    R. – Noi crediamo che la prima preoccupazione della Chiesa sia quella di portare una parola di speranza nel cuore stesso della società nella quale vive. Proprio adesso facciamo un piccolo convegno anche sulla condizione della regione: una regione che sta invecchiando, che vede i suoi giovani cercare lavoro fuori dal territorio. Una regione colpita da una crisi occupazionale e che stenta ad impegnarsi nell’innovazione. Tutto questo deve preoccupare le otto diocesi dell’Umbria proprio perché è loro compito ridare speranza. La “Gaudium et Spes” non a caso inizia dicendo appunto che le gioie e le speranze, i dolori e le sofferenze della società sono le nostre gioie e le nostre sofferenze. Per questo la Chiesa non deve affermare principi astratti. La Chiesa è chiamata a consolare, a confortare e a spingere affinché anche la società diventi più umana, più giusta e più solidale per tutti. E’ quella preoccupazione per il bene comune che Papa Benedetto ci ha richiamato con grande chiarezza nell’enciclica “Caritas in veritate”. Ecco perché tutto quello che angustia la nostra società è parte delle nostre preoccupazioni.

     
    D. – Che significato può assumere la festa cristiana del Natale per chi vive queste situazioni di incertezza e di sofferenza?

     
    R. – Credo che la festa cristiana del Natale in questi momenti così difficili debba significare appunto un sussulto di vicinanza, di preoccupazione per chi vive situazioni difficili. In questo senso la nascita di Gesù non può essere un rito astratto o puramente esteriore. Deve significare la nascita di una nuova solidarietà, di un nuovo impegno, la nascita di una nuova responsabilità, soprattutto nei confronti di coloro che vivono in situazioni difficili. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Maurizio Spreafico, salesiano a Betlemme

    ◊   Aiutare i giovani a costruire un futuro di speranza: è quanto fanno, ogni giorno, i missionari salesiani che operano in Medio Oriente. Una realtà numerosa, suddivisa in quindici comunità situate in sette Paesi: cinq ue in Terra Santa, tre in Egitto, due in Siria, altre due in Libano, una in Turchia e l’ultima in Iran. A questi missionari è dedicata la nostra rubrica odierna sull’Anno Sacerdotale. Isabella Piro ne ha parlato con don Maurizio Spreafìco, Superiore Provinciale dei Salesiani in Medio Oriente, che risiede a Betlemme:

    R. – Il mio servizio è soprattutto quello di animare le comunità e i confratelli ma anche di incontrare i giovani, i ragazzi, la gente che collabora con noi. Credo che il nostro lavoro sia significativo per il fatto che cerchiamo di essere una presenza di speranza e di futuro per tanti ragazzi e giovani sia cristiani che musulmani.

     
    D. – Quali sono le difficoltà maggiori che si trova ad affrontare nella vita quotidiana?

     
    R. – Io ho lasciato l’Italia soltanto sei anni fa perché ho lavorato fino a 45 anni in Italia nella pastorale giovanile e poi ho scelto di rendermi disponibile per il Medio Oriente e ho dovuto affrontare un impegno notevole con lo studio della lingua araba che ho fatto in Egitto per due anni. All’inizio è stato un po’ difficile perché dopo tanto lavoro con tanti giovani in Italia mi sono sentito un po’ inutile: tanto studio e poi la comunicazione diventava difficile. Ma poi ho capito una cosa importante, cioè che anche attraverso le piccole cose della vita quotidiana fatte con amore, i ragazzi, i giovani, sono conquistati e veramente si crea un rapporto che va al di là della differenza linguistica, culturale e religiosa.

     
    D. – Una missione come la sua, indubbiamente, vede anche dei momenti di gioia. Ce ne vuole raccontare uno in particolare?

     
    R. – Ho vissuto tanti momenti belli, soprattutto i tre anni passati in Siria, ad Aleppo, una cittadina del nord della Siria, dove ho fatto un’esperienza di graduale inculturazione e sono stato ben accolto da questi ragazzi, da questi giovani. Ho ricevuto molto rispetto a quello che ho cercato di dare.

     
    D. - Come è nata in lei la vocazione?

     
    R . – Io ho frequentato da giovane la scuola salesiana di Sesto San Giovanni vicino a Milano e naturalmente sono stato affascinato da alcune testimonianze di confratelli, di salesiani che vivevano con gioia e con laboriosità la loro vita quotidiana. Allora, dopo la maturità, ho iniziato il mio cammino e sono diventato salesiano e prete e poi c’è stata un’altra chiamata dentro questa esperienza, appunto quella missionaria. Sei anni fa ho fatto questa scelta nuova che è stata per me un rinnovamento radicale anche della mia consacrazione.

     
    D. - Oggi rifarebbe la stessa scelta?

     
    R. – Ma senz’altro! Perché ogni giorno ho la gioia di poter contare sull’amore di Dio che riempie la mia vita, il mio cuore, i miei pensieri, e sull’amore di tante persone, piccoli e grandi collaboratori, confratelli che sono il volto concreto dell’amore di Dio per me.

     
    D. - Cosa si sente di dire ad un ragazzo che volesse intraprendere la vita consacrata?

     
    R. – Di non avere paura, di fidarsi del Signore, di essere contenti di dare non qualcosa ogni tanto, un po’ di tempo, ma di dare la vita per Lui e per le persone che hanno bisogno.

     
    D. - L’Anno Sacerdotale, a suo parere, quali frutti porterà?

    R. – Credo che sia un anno davvero molto bello e significativo se è vissuto con disponibilità da parte dei sacerdoti ma anche da parte di tutte le persone che aiutano i sacerdoti a vivere con autenticità la loro vocazione. Porterà frutti di rinnovamento. Io credo che un prete debba essere innanzitutto un innamorato del Signore, vivere una piena comunione con Lui, essere una persona contenta della sua vocazione gioiosa e esprimerlo, manifestarlo agli altri, e poi una persona totalmente a disposizione della gente, delle persone, 24 ore su 24.

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    Sugli schermi in Italia torna il classico Disney con La Principessa e il Ranocchio dei fratelli Grimm

    ◊   Liberamente tratto da una delle più famose fiabe dei fratelli Grimm, è da venerdì scorso sugli schermi italiani La Principessa e il Ranocchio, l’ultimo capolavoro animato della Disney: un ritorno alla cara e vecchia tecnica del passato, con tanto colore e tanta musica, buffi e indimenticabili personaggi per una storia senza tempo in cui trionfano i buoni sentimenti e trovano posto i sogni di tutti i bambini. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Un bacio e la rana non ritorna Principe. Anzi, è la bella ed elegante Tania, pelle dal colore scuro e indomabile passione per la cucina, che si è prestata con riluttanza e coraggio a quell’azione romantica e appassionata, a prendere le sembianze della ranocchia. Bisognerà attraversare molte avventure e pericoli tra le paludi della Lousiana, i vicoli di New Orleans, le belle ville dei ricchi del Quartiere Francese e le stamberghe dei poveri, l’oscuro cimitero e gli scatenati festeggiamenti per il Mardi Gras, affinché tutti riprendano la loro forma originaria e, naturalmente, i cattivi siano puniti e i buoni possano vivere “felici e contenti”. Torna il vecchio, amato e spesso rimpianto cartone animato, senza occhialini da inforcare e storie futuribili; torna la fiaba, quella senza tempo raccontata ai piedi del letto prima di prendere sonno, ancora una volta attinta a quel serbatoio quasi inesauribile fornito dalle raccolte dei fratelli Grimm; tornano il colore sgargiante disegnato soltanto con la matita e la musica a profusione, declinata nei ritmi tradizionali del profondo sud americano (jazz, blues, gospel) che apre il sipario su sgargianti numeri corografici. La Principessa e il Ranocchio è, dunque, una grande e costosa operazione messa in piedi dagli studi della Walt Disney e dal suo direttore creativo, il maestro indiscusso dell’animazione John Lasseter, un dono per tutti i bambini che forse hanno perso negli anni la ricchezza e l’autenticità della “scuola Disney” del tempo che fu e che potrebbero trovare loro stessi erroneamente infantile un film come questo, nei quali poesia, ritmo, immaginazione e sentimenti trionfano senza bisogno di sotterfugi narrativi e orpelli violenti e volgari. I personaggi sono quelli tradizionali, ossia una felice commistione tra esseri umani mossi da diversi interessi e passioni – lo stregone del woodoo dottor Faciler, Mama Odie la Regina del Bayou, la capricciosa Charlotte e il pacioso papà Big Daddy, l’irresponsabile e diseredato Principe Naveen e tutta quella varietà zoologica del quale lo stesso Disney fu creatore originale: l’alligatore con la passione della tromba che vuole diventare umano, la lucciola piuttosto sfortunata e pasticciona dal cuore grande e irrimediabilmente innamorata di una stella, una serie divertentissima di creature di diversa stazza e genere che fanno da corona e spettatori alle disavventure delle nostre ranocchie. Trionfo finale con sfarzoso matrimonio, felicità sparsa e la realizzazione dei nostri sogni che, non dimentichiamolo, sono desideri che possono diventare realtà. Per questo non è soltanto un ritorno al passato, quello voluto dalla Disney e dai due registi della Principessa e il Ranocchio, Ron Clements e John Musker: è la felice intuizione che tutte le fiabe disegnate per il cinema possono trovare spazio non solo nello stupore dei piccoli, ma anche nel cuore dei grandi.

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    Chiesa e Società



    Oggi a Gaza la tradizionale celebrazione del Natale officiata dal patriarca latino di Gerusalemme

    ◊   Nella chiesa della Santa Famiglia, alle 11 di questa mattina, è stato scoperto il Bambinello: una celebrazione semplicissima ma gioiosa, la Santa Messa della quarta domenica di Avvento, celebrata poche ore fa dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Fouad Twal, che ha fatto visita alla comunità latina di Gaza. Nella sua omelia, mons. Twal ha offerto parole di conforto e di speranza ai fedeli, circa 300, latini e ortodossi, riuniti in occasione di questa celebrazione natalizia: "O Bambino di Betlemme, che sei passato nella Città di Gaza nella tua fuga in Egitto, donaci la tua pazienza, la tua carità e la tua bontà - ha detto il Patriarca - possa questo nuovo anno portare la riconciliazione, la purificazione delle intenzioni e l'incontro dei cuori, la fine delle divisioni, la distruzione dei muri e la costruzione di ponti della comprensione, della riconciliazione e dell'incontro tra le genti". Ha concelebrato, tra gli altri, anche don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, che si è detto felicissimo di unire Gaza in comunione di preghiera con altre 50 città italiane. Al termine della Messa, il Patriarca ha avuto un incontro con i dignitari musulmani prima di benedire l’ambulanza donata da Caritas Jerusalem all’ospedale cristiano Al Ahli Arab. Quindi il Patriarca ha inaugurato la casa “Hogar de Cristo” affidata ai Missionari del Verbo Incarnato, che accoglierà bambini handicappati. Il tempo è poco: il Patriarca deve ripartire prima che il valico di Erez chiuda. Ma è stata una grande gioia celebrare oggi questo Natale con i cristiani che mantengono salda la testimonianza della loro fede. “Purtroppo non possiamo andare a Betlemme”, dicono giovani cattolici e ortodossi; “comunque, è stato un privilegio per noi celebrare il Natale con il Patriarca”. (A cura di Sara Fornari)

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    Maltempo: Europa e Nord America nella morsa del gelo

    ◊   Non accenna a diminuire la morsa del gelo che attanaglia in particolare l’Europa e il Nord America: una straordinaria tempesta di neve, la più pesante che si ricordi, ha colpito nelle ultime ore la East Coast degli Stati Uniti, dove ci sono stati cinque morti per il freddo. Gravi i disagi ai trasporti aerei e ferroviari e alla circolazione stradale, soprattutto in quelle zone in cui sono caduti fino a 50 cm di neve; molte le persone rimaste senza corrente elettrica o bloccate nel traffico. Dichiarato lo stato di emergenza negli Stati di Washington, Virginia, West Virginia e Maryland; la tormenta si sta ora spostando verso New York e Boston, ma nella capitale Washington sono stati chiusi i musei e il centro sembra quello di una città fantasma. La situazione non è migliore in Europa, dove nei giorni scorsi molte città come Parigi sono state coperte da una fitta coltre di neve. Dopo i disagi di due giorni fa, quando a causa della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno, cinque treni Eurostar sono andati in avaria nel tunnel sotto la Manica, lasciando di fatto centinaia di persone sotto terra, l’Eurotunnel che collega Londra con la Francia e con Bruxelles è stato chiuso, con la speranza di poter ripristinare il servizio domani. Anche in Italia la colonnina di mercurio è scesa in modo inconsueto: la temperatura più bassa è stata registrata oggi nell’area disabitata di Piana di Marcesina, in Veneto: meno 29 gradi centigradi. Si registrano ancora ritardi nella circolazione, avverte la Protezione civile italiana, che fornisce anche le previsioni per i prossimi giorni: da domani al Nord si alzeranno le temperature e tornerà, dunque, la neve; pioggia al centro e forti venti al Sud. (R.B.)

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    Spagna: il messaggio dei vescovi per l’Anno sacerdotale

    ◊   E’ stato pubblicato in questi giorni un messaggio della Conferenza episcopale spagnola indirizzato a tutti i sacerdoti in occasione dell’Anno sacerdotale. Diviso in tre parti, il documento ne precisa, citando Benedetto XVI, l’obiettivo principale: promuovere l’impegno di rinnovamento interno da parte dei sacerdoti, affinché la loro testimonianza evangelica nel mondo di oggi sia più intensa e incisiva”. Il messaggio intende sopratutto offrire speranza e conforto, raccomanda la lettura della dottrina conciliare, del magistero pontificio e dei documenti della Conferenza episcopale in materia di sacerdozio. La relazione personale, intima, del sacerdote con la persona di Cristo è all’origine della sua vocazione e del suo ministero; la conoscenza dell’amore di Gesù è il fondamento della sua testimonianza. Citando, poi, le parole della ‘Evangelii nuntiandi’ di Paolo VI, i vescovi affermano che “il mondo di oggi preferisce i testimoni ai maestri”. Anche rinnovare il carisma ricevuto e consolidare il rapporto di amicizia con Gesù deve essere un obiettivo fondamentale in questo Anno sacerdotale. Il dialogo personale con Gesù si realizza nella preghiera: a imitazione di Gesù, il sacerdote deve essere un uomo di preghiera, in comunione di pensiero e di volontà con il Signore. Tuttavia, non va dimenticata la fragilità umana del sacerdote, il quale, però, trova nel Signore la sua forza. Nella seconda parte del documento viene affrontata, invece, la missione apostolica come elemento costitutivo della vocazione sacerdotale. Oggi più che mai, come Gesù, il sacerdote deve andare incontro anche ai più lontani: se in passato ci si preparava per la cura di comunità costituite, oggi, invece, si è chiamati a cercare anche le pecore che si trovano lontano dal gregge. E spesso c’è bisogno di nuova evangelizzazione e del primo annuncio perfino all’interno del proprio territorio. Tuttavia, la Chiesa, che è in mezzo al mondo, non è del mondo, anche se deve continuare la sua missione senza allontanarsi dagli uomini. In queste condizioni, la missione sacerdotale è a volte difficile, ma conta sulla promessa dell’aiuto del Signore: tutta la vita del sacerdote ruota intorno alla celebrazione dell’Eucaristia e il messaggio d’amore che veicola trova la più straordinaria manifestazione nel Sacramento della Riconciliazione. Infine, la comunione con i vescovi e con gli altri presbiteri, con le persone consacrate e con i laici, è un requisito essenziale della missione sacerdotale. Il documento si conclude con un apprezzamento verso la persona del sacerdote che, come diceva il Curato d’Ars, “rappresenta uno tra i più grandi doni fatti da Dio al mondo”. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Sri Lanka: a cinque anni dallo tsunami la vita riprende

    ◊   Sono passati cinque anni dal 26 dicembre 2004, quando un terremoto di magnitudo 9,5 sulla scala Richter, al largo dell’isola di Sumatra, causò l’onda anomala che inghiottì le coste di Sumatra stessa, ma anche di Thailandia, Sri Lanka e India meridionale. Lo tsunami in questione è stato classificato come uno dei peggiori disastri naturali della storia: 28mila vittime, 1,8 milioni di sfollati, uno stanziamento di fondi, da parte della comunità internazionale, pari a 13,5 miliardi di dollari. “A cinque anni dalla catastrofe la qualità della vita in alcune zone è più alta e i servizi sono migliori rispetto all’epoca precedente lo tsunami”: è questo il bilancio positivo che al microfono dell’agenzia Fides fa Oliver Muller di Caritas Germania che, insieme con Unicef, Croce Rossa e Agenzia di aiuto della Chiesa luterana ha stanziato 330 milioni di euro per la ricostruzione. “Oggi ci sono scuole, servizi sanitari, pozzi. Molti che in passato erano emarginati dalla società, oggi sono integrati e svolgono un’attività economica che consente loro di sostenersi”. Il segreto della ripresa, in quest’area, è stato il coinvolgimento delle comunità locali che si sono fatte protagoniste della ricostruzione: “È stata l’occasione per un nuovo inizio, uno dei rari momenti di unità senza ostacoli”, ricorda Muller, che lancia un appello: “Oggi i cambiamenti climatici sono lo tsunami di domani: urge un impegno di tutta la comunità internazionale per contrastarli”. (R.B.)

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    Repubblica democratica del Congo: nuovo ospedale dedicato p. Giuseppe Crippa

    ◊   Si occuperà della cura delle malattie polmonari, cardiache, intestinali, della pelle e di tutte le altre emergenze necessarie, l’ospedale in costruzione nell’area di Kamanyola, diocesi di Bukavu, regione del sud Kivu nella Repubblica democratica del Congo, sconvolta da anni di guerre. La struttura sarà dedicata a padre Giuseppe Crippa, il missionario saveriano che qui trascorse 43 anni della sua vita e che è scomparso lo scorso 26 ottobre. Il missionario ha tanto lavorato perché venisse costruito questo nosocomio e la sua famiglia ha devoluto tutto il proprio patrimonio alla causa, come riporta l’agenzia Fides. I lavori per l’ospedale sono iniziati circa un anno fa e termineranno, si prevede, nel luglio 2010: la struttura disporrà di 100-150 posti letto, comprenderà un blocco centrale con ambulatori, laboratori d’analisi e Pronto soccorso, padiglioni d’eccellenza per la Maternità e la Chirurgia. Lo gestirà un gruppo di suore che avranno a disposizione anche un terreno intorno per le coltivazioni agricole. L’ospedale diverrà il punto di riferimento per gli abitanti dell’area che attualmente, per raggiungere il presidio medico più vicino, devono percorrere 75 km di strada asfaltata o 35 km di sterrato. (R.B.)

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    Australia: la Chiesa plaude le misure governative sulla sicurezza informatica

    ◊   Soddisfazione è stata espressa dalla Chiesa cattolica australiana per le misure messe in atto dal governo locale per garantire la sicurezza nella “rete” Internet. L’esecutivo del Paese ha, infatti, annunciato passi avanti significativi nella realizzazione di speciali filtri che blocchino i siti contenenti materiale violento e pornografico. “Ciò potrebbe essere – ha affermato mons. Peter Ingham, delegato della Conferenza episcopale australiana per i Rapporti con i media – un passo avanti molto positivo verso la sicurezza dei bambini nel mondo di Internet”. “Il governo – ha ribadito il presule – ha sperimentato che i filtri possono essere attivati con un impatto minimo sulla velocità operativa della rete”. Quindi, mons. Ingham ha sottolineato che, malgrado gli allarmismi, sistemi simili sono già operativi, con successo, in diversi Paesi europei. (I.P.)

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    La ‘Somma teologica’ di San Tommaso sbarca sul web

    ◊   La ‘Somma teologica’ di San Tommaso d’Aquino tradotta gratuitamente sul web: oggi è possibile, grazie all’opera di due frati domenicani: Tito Centi, 94 anni, e il suo collaboratore, dottore in teologia e scrittore, Angelo Belloni. L’idea è venuta proprio a quest’ultimo, con l’obiettivo di rendere fruibile ad un pubblico più vasto possibile, com’è quello di Internet, il lavoro del Dottore della Chiesa. La ‘Somma teologica’, infatti, per San Tommaso fu il lavoro di una vita, scritto in latino, in cui sintetizzò tutto lo scibile filosofico e teologico allora conosciuto, un’opera mastodontica, un’enciclopedia, capolavoro di chiarezza e importanza ancora oggi studiato in tutte le università del mondo. Ma anche per padre Centi la ‘Somma’ è il lavoro di una vita: ne iniziò la traduzione subito dopo la guerra, nel 1946, per concluderla negli anni Settanta e infine pubblicarla nel 1976 in 36 volumi, in vendita ad una cifra consistente. “Io sono un domenicano come lui – racconta il frate alla Zenit – siamo legati dagli stessi ideali: lo studio di Dio e il desiderio di far conoscere le nostre ricerche alla gente”. Nonostante i suoi 94 anni, padre Centi ha intuito immediatamente le potenzialità divulgative della Rete e per questo ha immediatamente dato il permesso di utilizzare il suo lavoro: “Per me Internet resta un mistero, ma ho subito detto ‘mettiamo la traduzione su Internet in modo che chiunque possa usufruire di questo capolavoro’ – scherza – capisco però di trovarmi di fronte a un evento meraviglioso, quasi un miracolo. Ringrazio Dio per il dono di Internet e prego che si diffonda sempre più e che venga usato con il rispetto che merita”. (R.B.)

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    Bangladesh: il Natale delle suore di madre Teresa è tra i poveri

    ◊   Non sono solo cattolici, ma anche fedeli di religione indù, poveri senza cibo e senza lavoro, malati gravi in cerca di un riparo, persone che hanno bisogno di conforto, bambini abbandonati: tutti ogni anno, e specialmente a Natale, raggiungono Shishu Bhavan, il piccolo convento delle suore di Madre Teresa che sorge su viale Islampur, a Dhaka, in Bangladesh. Le suore accolgono tutti indistintamente, “perché è un nostro compito nell’apostolato, seguendo le orme di Madre Teresa”, spiega ad AsiaNews la superiora generale, suor Mary Olivet. A loro si sono rivolte le due gemelle siamesi Trishna e Krishna, poi operate con successo in Australia, ma ci sono molte persone che chiedono una grazia, donne che pregano di rimanere incinta: tutti si recano al convento perché “è l’unico posto in cui ti aiutano senza chiedere nulla in cambio”. Il Bangladesh è un Paese di 143 milioni di abitanti, a larga maggioranza di fede musulmana (il 90 per cento), i cristiani sono lo 0,3 per cento del totale, ma l’opera delle Missionarie della carità è riconosciuta da tutti. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Apprensione per i due italiani rapiti in Mauritania. Si segue la pista di Al Qaida


    ◊   Non si hanno ancora notizie di una coppia di italiani, Sergio Cicala di 65 anni e la moglie Philomène Kabourée, originaria del Burkina Faso di 39, rapiti nella Mauritania sudorientale. Secondo fonti della sicurezza locali, dietro il sequestro si nasconderebbe la mano al Qaeda. La figlia di Cicala ha rivolto un appello al ministro degli Esteri, Franco Frattini, perché “avvii urgentemente i contatti con i sequestratori”.  Il servizio di Roberta Rizzo:

     “Un gruppo di uomini armati, la notte scorsa, ha bloccato il minibus su cui viaggiavano i due italiani, lungo la strada che collega la città di Koben, (un migliaio di chilometri a sud-est di Nouakchott, capitale della Mauritania). Il pulmino è stato ritrovato dalla polizia locale a una ventina di chilometri al confine con il Mali occidentale. Le gomme a terra. La carrozzeria crivellata di proiettili. I bagagli della coppia erano ancora lì sul posto, insieme ad alcuni oggetti di valore. Nessuna traccia nemmeno dell’autista. Ora è massimo stato d’allerta per le forze di sicurezza del Paese africano secondo cui molti indizi condurrebbero alla rete terroristica di al Qaeda nel Maghreb islamico. La stessa che, tre settimane fa, ha rivendicato il rapimento, sempre in Mauritania, di tre cooperanti di una Ong spagnola, ora prigionieri in Mali, e di un francese di 61 anni, sequestrato un mese fa in un hotel della città malese di Menaka. I due italiani erano partiti a fine novembre da Carini, centro a pochi chilometri da Palermo, dove vivevano. Dopo una sosta in Mauritania avrebbero dovuto raggiungere in macchina il Burkina Faso, per andare a trovare i parenti della donna, originaria di quel Paese. L'ultimo contatto telefonico con la figlia di Cicala, Alexia, risale a ieri sera. L'Unità di Crisi della Farnesina, in accordo con l'ambasciata d'Italia a Dakar e le autorità mauritane, sta seguendo il caso ed ha “attivato tutti i canali politici e diplomatici”. Compito non facile in quanto la zona, compresa tra la Mauritania orientale, il Mali settentrionale e l'Algeria meridionale, è in gran parte desertica e scarsamente controllata dalle autorità: qui sono attivi vari gruppi armati collegati alla rete locale di al Qaeda, una delle organizzazioni terroristiche più attive del nord Africa”.

    Iran - si è spento l’ayatollah Montazeri difensore dei diritti umani
    Migliaia di iraniani si stanno dirigendo verso Qom, la città santa dove si è spento, la notte scorsa, all’età di 87 anni il Grande Ayatollah dissidente Ali Montazeri. Protagonista di primissimo piano della Rivoluzione iraniana del 1979, Ali Montazeri è stato uno dei religiosi iraniani più critici del regime. Per le sue posizioni, era stato escluso dalla successione a Khomeini come guida suprema della Repubblica islamica nel 1988. Da allora è vissuto quasi recluso, sorvegliato dai servizi di sicurezza, ma ha fatto spesso sentire la propria voce critica.

    Iran – Iraq
    Baghdad torna a chiedere il ritiro delle truppe iraniane dall’area petrolifera di Fakka, nel sud dell'Iraq, dopo che una decina di militari e tecnici iraniani avevano occupato, venerdì scorso, il pozzo numero 4 del campo petrolifero, che si trova alla frontiera tra i due Paesi. Questa mattina una fonte locale aveva affermato che i militari di Teheran si erano ritirati. In realtà a lasciare il campo era stato un esiguo numero di militari arretrati solo per una cinquantina di metri. Baghdad ha condannato come una “violazione della sovranità” lo sconfinamento iraniano in un territorio conteso, però, da entrambi i Paesi. Si tratta del primo incidente di questo genere dalla caduta del regime di Saddam Hussein.

    Iraq - bloccate esportazioni greggio per sabotaggio oleodotto
    Le esportazioni di petrolio iracheno sono state bloccate dopo il sabotaggio di un oleodotto nel nord del Paese che conduce al terminale turco di Ceyhan. Lo ha riferito il portavoce del ministero del petrolio, Assem Jihad. L'attacco ha colpito una conduttura e causato il blocco delle attività. Ceyhan è un nodo cruciale per la distribuzione di greggio e gas per il Medio Oriente, l'Asia centrale e la Russia. Baghdad ha fatto appello alla Forza multinazionale perchè metta a disposizione diverse pattuglie a protezione dell’oleodotto. Si tratta, infatti, del quarto sabotaggio in sole sei settimane.

    Afghanistan
    Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha espresso apprezzamento per la formazione del nuovo governo afghano presentato ieri in Parlamento dal presidente Hamid Karzai. Nel comunicato diffuso a Bruxelles, Rasmussen assicura che l'Alleanza seguirà con attenzione tutta la fase del dibattito parlamentare in cui ogni singolo ministro dovrà ricevere il gradimento dell'Assemblea. La lista presentata da Karzai comprende 23 ministri, 12 dei quali già presenti nel precedente governo. Undici, invece, i volti nuovi, fra i quali alcuni tecnocrati su cui si concentra l'annunciato rinnovamento.

    Siria - Libano
    Il primo ministro libanese Saad Hariri e il presidente siriano Bashar Assad hanno avuto, ieri, fruttuosi colloqui a Damasco. Lo hanno confermato fonti delle due parti, al termine di un incontro che mette fine a cinque anni di forte tensione, da quando Hariri ha accusato la Siria di aver organizzato l'attentato in cui morì suo padre Rafiq, il 14 febbraio 2005. Il primo ministro libanese aveva affermato, di recente, di voler costruire “rapporti fraterni” con Damasco.

    Nigeria - incidente
    Un camion che trasportava cemento è uscito fuori di strada in Nigeria uccidendo almeno 55 persone. L'incidente è avvenuto sabato a Dekian, nello Stato di Kogi. Il camionista ha perso il controllo del veicolo ed è finito su una fila di persone che camminavano ai bordi della strada. Secondo altre fonti, le vittime nell'incidente, tra cui molte donne e bambini, sarebbero almeno 90.

    Strage di Lockerbie, si aggravano le condizioni di Al-Megrahi
    Si sono aggravate le condizioni dell'ex agente dei servizi segreti libici Abdelbaset Al-Megrahi, condannato in Scozia per la strage aerea di Lockerbie del 21 dicembre 1988. La notizia è stata riferita dall'ospedale di Tripoli nel quale l'ex agente è ricoverato. Megrahi, affetto da tumore in fase terminale, è stato rilasciato lo scorso agosto per motivi umanitari. La sua liberazione ha suscitato aspre polemiche in Scozia e negli Stati Uniti, specie tra i familiari delle vittime.

    Furto scritta ad Auschwitz - appello Netanyahu a Polonia
    Un appello al governo polacco affinchè individui i responsabili del furto della scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) dall'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz è stato lanciato, oggi, dal premier israeliano Benyamin Netanyahu, all'apertura della seduta settimanale del consiglio dei ministri. “Mi rivolgo al governo polacco - ha detto Netanyahu - affinchè trovi i depravati criminali che hanno profanato il luogo dove oltre un milione di ebrei furono sterminati”. “È importante - ha affermato il premier - preservare il luogo del crimine dove maturò l'evento più terribile nella storia del popolo ebraico e di tutta l'umanità”.

    Filippine – allerta per imminente eruzione vulcano
    È allerta nelle Filippine per l'imminente eruzione del vulcano Mayon, nella regione centrale dell'arcipelago. Il governo ha messo in guardia la popolazione, avvertendo che l’evento potrebbe verificarsi nel giro di pochi giorni. “C’è stata un’accelerazione dell'attività del vulcano”, ha spiegato July Sabit, capo dello staff di scienziati che monitora la situazione. Finora sono state evacuate circa 9 mila famiglie che vivono entro un raggio di otto chilometri dalle falde del Mayon. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 354

     
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