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Sommario del 18/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Accensione dell'albero di Natale in Piazza San Pietro. Il Papa: è simbolo della vera Luce che viene nel mondo per fare nuove tutte le cose
  • Il Papa agli universitari degli Atenei romani: la vera Sapienza è Gesù
  • Predica d’Avvento di padre Cantalamessa: i sacerdoti sono chiamati ad imitare Maria, modello di chi dona con gioia
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Bertone visita il Presepe dei Netturbini: Babbo Natale non sostituisca Gesù
  • Mons. Piacenza traccia un bilancio dell'Anno Sacerdotale a metà del suo cammino
  • Il cardinale Glemp compie 80 anni. I cardinali elettori sono ora 112
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Obama al vertice di Copenaghen. L'intervento di mons. Migliore
  • Paura in Umbria dopo la scossa di terremoto. Con noi, l'arcivescovo di Perugia
  • A Torino le celebrazioni conclusive per i 150 anni della Congregazione salesiana: intervista col rettore maggiore
  • Chiesa e Società

  • Spagna: sì della Camera alla depenalizzazione dell’aborto
  • Portogallo approvate le unioni gay. I vescovi: gravi conseguenze sulla famiglia
  • Giornata del migrante: appello per la ratifica della Convenzione Onu
  • L’appello di Medici Senza Frontiere per i migranti
  • Iraq. Appello di mons. Warduni: “Non ci abbandonate!”
  • Ancora un omicidio mirato contro i cristiani iracheni di Mosul
  • In vista del Natale si aprono i varchi nella Striscia di Gaza
  • La preghiera di padre Musallam a un anno dai bombardamenti su Gaza
  • I vescovi del Sudan in vista delle elezioni invocano una pace duratura
  • Congo: la Chiesa teme un Natale di sangue come quello del 2008
  • Indonesia: gruppo di estremisti islamici attacca cappella in costruzione
  • Sri Lanka: autorizzata la celebrazione della Messa nei campi di internamento dei ribelli Tamil
  • La Corea del Sud ammette: solo le Chiese aiutano il Nord
  • Lo spirito natalizio del Messico in Vaticano
  • Perù: celebrazione comunitaria del matrimonio per dar vita a famiglie missionarie
  • Cile: Decalogo di Natale per ricordarsi del valore della famiglia
  • Spagna: una giornata di digiuno in vista dell’Anno Santo Compostelano
  • Svizzera: iniziativa natalizia della Caritas a favore delle famiglie colpite dalla crisi
  • Natale all’Aquila: marcia della Pace il 31 dicembre
  • Il cardinale Vallini invita a mettersi alla scuola di San Giuseppe
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: arresti nel governo e voci di golpe
  • Il Papa e la Santa Sede



    Accensione dell'albero di Natale in Piazza San Pietro. Il Papa: è simbolo della vera Luce che viene nel mondo per fare nuove tutte le cose

    ◊   Manca una sola settimana al Natale: tante case di tutto il mondo sono ormai adornate da tempo con presepi e alberi natalizi. Oggi pomeriggio in Piazza San Pietro si svolgerà la cerimonia per l’accensione dell’Albero di Natale donato quest’anno dal Belgio. Il Papa ha ricevuto stamane una delegazione di questo Paese per ringraziarla del dono. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    E’ un abete rosso di 100 anni, alto 30 metri e pesante 14 tonnellate: proviene dalla Foresta delle Ardenne, nella Vallonia, una delle regioni più verdi di tutta l’Europa. Fa parte di quegli alberi che devono essere abbattuti per ragioni di diradamento. Con il suo legno verranno create delle apposite sculture per raccogliere fondi a favore dei poveri. Il Papa ricorda che nel bosco gli alberi crescono vicini creando un luogo ombreggiato, a volte oscuro. L’abete in Piazza San Pietro ora è addobbato con luminose decorazioni che sono come tanti frutti meravigliosi:

     
    “Laissant sa robe sombre…”
    “Lasciando il suo abito scuro per una lucentezza scintillante, si trafigura, diventa portatore di una luce che non è sua, ma che rende testimonianza alla vera Luce che viene in questo mondo”. Anche noi – prosegue il Papa – “siamo chiamati a dare buoni frutti per dimostrare che il mondo è stato veramente visitato e redento dal Signore”. Posto accanto al presepe in Piazza San Pietro “questo albero manifesta, a suo modo, la presenza del grande mistero rivelato nel luogo povero e semplice di Betlemme” invitando tutti ad accogliere “il Bambino-Dio, Colui che è venuto a fare nuove tutte le cose e a chiamare tutte le creature, dalle più umili alle più grandi, ad entrare nel mistero della Redenzione”.

     
    “Je prie pour que les populations…”
    Il Papa prega perché le popolazioni del Belgio “rimangano fedeli alla luce della fede”, arrivata in queste terre centinaia di anni fa e diffusa da tanti missionari belgi fino agli estremi confini del mondo. “La Chiesa in Belgio – ha concluso il Papa - possa ancora a lungo essere una terra dove fiorisca con generosità il seme del Regno, che Cristo è venuto a gettare nella terra”.

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    Il Papa agli universitari degli Atenei romani: la vera Sapienza è Gesù

    ◊   La vera Sapienza non è una conoscenza: è una Persona, è Gesù: è quanto ha sottolineato Benedetto XVI agli universitari romani riuniti nella Basilica di San Pietro, ieri pomeriggio, per la celebrazione dei Vespri in preparazione del Natale. La prima forma di carità intellettuale - ha affermato il Papa - è aiutare gli altri a scoprire il vero volto di Dio che è l'Amore fattosi bambino nella Grotta di Betlemme. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    La Sapienza che confonde la logica del mondo al centro delle parole del Papa agli universitari romani: quella Sapienza nata a Betlemme, uscita “dalla bocca dell’Altissimo” e che nel Presepe giace avvolta in fasce dentro una mangiatoia:

     
    “Il paradosso cristiano consiste proprio nell’identificazione della Sapienza divina, cioè il Logos eterno, con l’uomo Gesù di Nazaret e con la sua storia”.
     
    “Non c’è soluzione a questo paradosso – ha spiegato Benedetto XVI – se non nella parola Amore” scritta con la ‘A’ maiuscola: “l’anelito dell’uomo alla vita eterna ha intenerito il cuore di Dio, Logos, che non si è vergognato di assumere la condizione umana”. Senza la Sapienza – ha aggiunto - niente è stato fatto di ciò che esiste:

     
    “Cari amici, un professore cristiano, o un giovane studente cristiano, porta dentro di sé l’amore appassionato per questa Sapienza! Legge tutto alla sua luce; ne coglie le tracce nelle particelle elementari e nei versi dei poeti; nei codici giuridici e negli avvenimenti della storia; nelle opere artistiche e nelle espressioni matematiche”.
     
    Da qui una scomoda, ma utile riflessione per il mondo accademico: “chi c’era la Notte di Natale alla Grotta di Betlemme ad accogliere e adorare la Sapienza quando è nata?”, ha chiesto Benedetto XVI. “Non dottori della legge o sapienti. C’erano Maria, Giuseppe e poi i pastori”: i “piccoli” del Vangelo. Ma non ne consegue che studiare è inutile: i due millenni di cristianesimo escludono infatti questo assunto e suggeriscono il giusto atteggiamento:

     
    “Si tratta di studiare, di approfondire le conoscenze mantenendo un animo da ‘piccoli’, uno spirito umile e semplice, come quello di Maria, la ‘Sede della Sapienza’. Quante volte abbiamo avuto paura di avvicinarci alla Grotta di Betlemme perché preoccupati che ciò fosse di ostacolo alla nostra criticità e alla nostra ‘modernità’!”.
     
    Nella Grotta di Betlemme ognuno può scoprire la verità su Dio e quella sull’uomo. Ha proseguito il Papa indicando agli studenti la prima forma di carità intellettuale: aiutare gli altri a scoprire il vero volto di Dio. Un'esortazione, questa, rivolta da Benedetto XVI a tutti gli Atenei e ai responsabili delle istituzioni accademiche perché collaborino “alla costruzione di comunità in cui tutti i giovani possano formarsi ad essere uomini maturi e responsabili per realizzare la civiltà dell’amore”.

     
    Al termine della celebrazione una delegazione universitaria australiana ha consegnato a quella africana l’icona di Maria Sedes Sapientiae: gesto accompagnato dall’affidamento alla Vergine Maria da parte del Santo Padre di tutti gli studenti del continente africano e della cooperazione, sviluppatasi dopo il recente Sinodo dei vescovi, tra gli Atenei di Roma e quelli africani.

     
    E numerosi erano gli universitari presenti alla celebrazione dei Vespri. Ma come hanno accolto l’ invito del Pontefice a cercare la Sapienza di Dio nel loro quotidiano e nello stesso tempo a mantenere uno spirito umile e semplice? Ascoltiamo alcune testimonianze dei giovani raccolte da Marina Tomarro:

    R. – Farci testimoni del messaggio cristiano, di questo grande segno d’amore di Gesù che nasce in mezzo a noi, di Dio che manda il Suo Figlio: questo è l’amore ed è la sapienza di Dio. Attraverso una vita di testimonianza nell’Università, questo è l’impegno che tutti noi universitari dovremmo condividere.

     
    R. – Dice il nostro Pontefice: “La Sapienza nasce a Betlemme”, e noi abbiamo il dovere in quanto cristiani e in quanto giovani universitari, di adoperarci quotidianamente attraverso la nostra attività di ricercatori. Quella che Rosmini chiamava la “carità intellettuale”, non è altro che una ricerca approfondita della verità di Gesù Cristo.

     
    R. – Prima del Natale è una cosa fondamentale pregare più intensamente e ricevere l’aiuto del Santo Padre per andare avanti nel corso degli studi. Ma proprio per il periodo difficile che sta vivendo l’Italia, penso che aggrapparsi ad una speranza come quella divina sia la cosa principale.

     
    R. – Facendo attenzione ai più piccoli, ai poveri, cercando di non essere mai distanti …

     
    R. – Coglieremo l’invito del Papa mettendoci nei panni dei pastori, che nella loro umiltà di spirito hanno potuto ammirare la saggezza che si è incarnata in Gesù Bambino. Contemporaneamente, però, accogliamo l’invito alla persistenza nello studio, a fare della cultura una possibilità di miglioramento e dell’introduzione del mistero divino nella scuola.

     
    R. – La vedo come una cosa naturale, che troviamo Gesù Cristo in ogni nostro studio, sempre in base all’insegnamento del Papa. Come egli stesso dice anche nella “Caritas in veritate”: l’amore è ricco di intelligenza e l’intelligenza è piena d’amore. E come ha detto lui, è per amore che Dio si fa umile e piccolo ed è con amore che noi ci dedichiamo agli studi e in questo amore ci mettiamo l’intelligenza. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Predica d’Avvento di padre Cantalamessa: i sacerdoti sono chiamati ad imitare Maria, modello di chi dona con gioia

    ◊   Maria, Madre e modello del sacerdote: è questo il tema sviluppato stamani da padre Raniero Cantalamessa nella terza ed ultima predica di Avvento alla presenza del Papa, nella Cappella “Redemptoris Mater” in Vaticano. Il predicatore della Casa Pontificia si è soffermato sul legame speciale che unisce Maria e i sacerdoti, chiamati a vivere e donare con gioia la fede in Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Qual è il rapporto tra Maria e il sacerdote? Quali relazioni vi sono tra la maternità di Maria e il sacerdozio apostolico? Padre Raniero Cantalamessa è partito da queste domande nella sua ultima predica d’Avvento ed ha subito indicato una forte analogia tra Maria e il sacerdote:
     
    “Maria, per opera dello Spirito Santo, ha concepito Cristo e, dopo averlo nutrito e portato nel suo seno, lo ha dato alla luce a Betlemme; il sacerdote, unto e consacrato di Spirito Santo nell’ordinazione, è chiamato anche lui a riempirsi di Cristo per poi darlo alla luce e farlo nascere nelle anime mediante l’annuncio della parola, l’amministrazione dei sacramenti”.
     
    Se questa è dunque un’analogia sul piano oggettivo, della grazia, ha rilevato, c’è anche un’analogia sul piano soggettivo. Ed ha sottolineato che il sacerdote “non può limitarsi a trasmettere agli altri un Cristo imparato dai libri che non è diventato prima carne della sua carne e sangue del suo sangue”:

     
    “L’apporto personale, comune a Maria e al sacerdote, si riassume nella fede. Maria, scrive Agostino, 'per fede concepì e per fede partorì' (fide concepit, fide peperit); anche il sacerdote per fede porta Cristo nel suo cuore e mediante la fede lo comunica agli altri”.

    Padre Cantalamessa si è così soffermato sul “sì” di Maria a Dio, che non fu certo un atto di fede facile:

    “Maria viene a trovarsi in una solitudine assoluta. A chi può dire quello che lei sa? Quello che è avvenuto? Non ha che Dio di cui fidarsi. E Maria, come ogni ragazza adolescente in Israele che si avvicinava al matrimonio, sapeva bene quello che era scritto nella legge di Mosé, nel Deuteronomio al cap. 22, e cioè che la ragazza che il giorno delle nozze non era trovata vergine doveva essere portata sull’uscio della casa paterna e lapidata dalla gente del villaggio”.

    “Dio – rileva padre Cantalamessa – non strappa mai alle creature dei consensi, nascondendo loro le conseguenze”. Lo vediamo in tutte le grandi chiamate di Dio. E rammenta che Simeone ben presto dirà a Maria che una spada le avrebbe trapassato l’anima. Ecco allora che Maria si pone davanti a noi come modello di chi dona con gioia:

    “Maria disse amen a Dio, un amen totale, con tutto il significato che questa parola ha nella Bibbia, al punto che Gesù diventa l’amen: 'Io, Padre, perché così è piaciuto a te'. Maria ha detto veramente un pieno 'sì' a Dio, talmente da poter abbracciare la volontà di tutta l’umanità. In quel momento rappresentava tutti noi. Dunque, la fede di Maria, venerabili padri e fratelli, è un atto di amore, di docilità e libero, perché Dio vuole solo atti liberi, anche se suscitato dalla grazia di Dio”.

     
    E ribadisce che, come evidenziato dal Concilio Vaticano II, la grandezza di Maria è la fede. Maria ha camminato nella fede, ha progredito in essa. Tutti dunque “devono e possono imitare Maria nella sua fede, ma in modo tutto speciale deve farlo il sacerdote”:

    “Ciò che i fedeli colgono immediatamente in un sacerdote e in un pastore, è se ci crede, se crede in ciò che dice e in ciò che celebra. Chi dal sacerdote cerca anzitutto Dio, se ne accorge subito; chi non cerca da lui Dio, può essere facilmente tratto in inganno e indurre in inganno lo stesso sacerdote, facendolo sentire importante, brillante, al passo coi tempi, mentre, in realtà, è un “bronzo che tintinna e un cembalo squillante”.

     
    Il predicatore della Casa Pontificia ha, quindi, rammentato che ci sono due brevissime parole che Maria pronunciò al momento dell’Annunciazione che vengono dette dal sacerdote al momento della sua ordinazione: “Eccomi” e “Amen”. Proprio da questo “sì”, da questo “Amen” deve sempre ripartire il sacerdote:

    "Il rinnovamento spirituale del sacerdozio cattolico, auspicato dal Santo Padre, sarà proporzionato allo slancio con cui ognuno di noi, sacerdoti o vescovi della Chiesa, saremo capaci di pronunciare di nuovo un gioioso: 'Eccomi!' e 'Sì, lo voglio!', facendo rivivere l’unzione ricevuta nell’ordinazione. Gesù entrò nel mondo dicendo: 'Ecco, io vengo, per fare, o Dio, la tua volontà!' (Eb 10,7). Noi lo accogliamo, in questo Natale, con le stesse parole: 'Ecco, io vengo, Signore Gesù, a fare la tua volontà!'".

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong.

    In Sud Africa, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Cape Town (Sud Africa), presentata da mons. Lawrence Patrick Henry, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Stephen Brislin, finora vescovo di Kroonstad.

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo-vescovo di Treviso (Italia) mons. Gianfranco Agostino Gardin, con il titolo di arcivescovo "ad personam", finora arcivescovo tit. di Torcello e segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica. Mons. Gianfranco Agostino Gardin è nato a San Polo di Piave (provincia di Treviso, diocesi di Vittorio Veneto) il 15 marzo 1944; vissuto a Venezia dal 1946. Entrato nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, ha emesso la professione solenne il 4 ottobre 1965 ed è stato ordinato sacerdote il 21 marzo 1970. Ha conseguito il dottorato in Teologia morale a Roma, presso l’Accademia Alfonsiana. È stato docente di Teologia morale presso l’Istituto Teologico S. Antonio Dottore di Padova e in altri Istituti teologici dal 1973 al 1988. Vicerettore nel Seminario teologico della sua Provincia dal 1973 al 1976. Dal 1978 al 1988 ha lavorato nella redazione del mensile Messaggero di S. Antonio, e dal 1980 al 1988 ha curato la nascita e poi diretto la rivista di divulgazione teologica Credereoggi. Dal 1988 al 1995 è stato ministro provinciale della sua Provincia religiosa. Dal 1995 al 2001 è stato ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Nel 1999 ha partecipato al Sinodo dei Vescovi sull’Europa. È stato anche presidente dell’Unione Superiori Generali. Dal 2001 al 2005, risiedendo a Treviso, si è dedicato prevalentemente ad attività di formazione permanente a favore di vari Istituti di vita consacrata in Italia e all’estero. Nel luglio 2005 è stato nominato direttore generale dell’opera Messaggero di S. Antonio a Padova. Il 10 luglio 2006 è stato nominato arcivescovo titolare di Cissa (successivamente trasferito a Torcello) e segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 agosto 2006. Ha scritto vari articoli, particolarmente su temi di vita consacrata.
     
    Il Papa ha nominato capo ufficio nella Congregazione per le Chiese Orientali mons. Arnaud Bérard.

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    Il cardinale Bertone visita il Presepe dei Netturbini: Babbo Natale non sostituisca Gesù

    ◊   “Il Presepe sottolinea la grandezza del Mistero che ci apprestiamo a celebrare: l’evento unico e straordinario dell’Incarnazione del Figlio di Dio, per la nostra salvezza”: è quanto ha detto oggi il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in visita al Presepe dei Netturbini a Roma, allestito nella sede dell’Ama in Via Cavalleggeri. Ha partecipato all’evento anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il porporato, che ha portato il saluto del Papa, ha auspicato che il Natale sia compreso nel suo reale significato: Babbo Natale – ha esortato – non sostituisca Gesù, che è il vero protagonista di questa festa. “Purtroppo – ha aggiunto - molti scambiano il Natale per una festa fatta di doni materiali, o puntano unicamente al guadagno migliore dell’anno, bandendo Gesù e il suo messaggio di fratellanza universale. E’ invece a Lui che dobbiamo far festa”. Parlando del Presepe, “tradizionale espressione di fede e di arte popolare, molto cara alle famiglie italiane, ma anche a tanti che non condividono la fede cristiana” lo ha definito “un incomparabile messaggio di amore e di verità, che apre il cuore di chi si ferma a contemplarlo a riscoprire l’umanità presente in ciascuno di noi, oggetto di particolare amore da parte di Dio, a vivere in comunione fraterna e ad essere solidali con tutti. Collocato nelle case, nei luoghi di lavoro e negli spazi pubblici, invita, altresì, a guardare con stupore ogni persona che il Bambino è venuto a salvare, specialmente i piccoli, i sofferenti e quanti vivono ai margini della nostra società opulenta”. Infine ha invitato tutti ad impegnarsi a preparare la strada per la venuta di Gesù, “a predisporgli una degna dimora non soltanto nell'ambiente che ci circonda, ma soprattutto nel nostro cuore, perché questa festa possa recare a tutti gli uomini la pace e la gioia della nascita del Salvatore, annunciata dagli Angeli”.

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    Mons. Piacenza traccia un bilancio dell'Anno Sacerdotale a metà del suo cammino

    ◊   “L’Anno Sacerdotale, aperto da Benedetto XVI il 19 giugno scorso nel 150.mo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, sta avendo un’ampia risonanza in tutte le diocesi del mondo”. Ne è convinto mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, il dicastero vaticano che lo sta promuovendo. Al microfono di Roberto Piermarini mons. Piacenza traccia un bilancio dell’Anno Sacerdotale, giunto a metà del suo cammino:

    R. - Noi possiamo solo affermare, con soddisfazione, che da ogni parte del mondo, da intere Conferenze episcopali come da singole Diocesi, si moltiplicano le iniziative, soprattutto di preghiera, legate all’Anno Sacerdotale. La grande “rete di preghiera” che si voleva tessere, affinché abbracciasse tutti i sacerdoti, si sta pian piano tessendo, secondo i modi ed i tempi che non noi ma lo Spirito decide. Le Ore Eucaristico-mariane, animate dalla Congregazione per il Clero, nei primi giovedì del mese dell’Anno Sacerdotale, che si terranno a Santa Maria Maggiore, vogliono essere un esempio offerto a tutti ed uno stimolo a realizzare simili “cenacoli di preghiera” con Maria. Sarebbe molto bello che ogni Diocesi del mondo avesse un appuntamento mensile del genere ed avesse un luogo di adorazione perpetua per la santificazione dei Sacerdoti.

     
    D. Quali sono i prossimi importanti appuntamenti ecclesiali per l’Anno Sacerdotale?

     
    R. - Oltre a quelli più strettamente liturgici, nei quali ascolteremo quanto il Santo Padre vorrà ricordare, anche rispetto all’Anno Sacerdotale - penso particolarmente alla prossima Santa Messa Crismale e quella In Coena Domini - abbiamo di fronte a noi, in ordine cronologico, un impegnativo Convegno Teologico Internazionale, che si terrà il prossimo 11-12 marzo 2010, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense. Si tratta di un’occasione particolarmente propizia, per fare il punto delle situazione, ribadendo quanto di permanente ed immutabile vi è nel Sacerdozio ministeriale e guardando alle circostanze concrete ed ai veri segni dei tempi, nei quali oggi quotidianamente si è chiamati a svolgere il ministero. Interverranno Cardinali, Vescovi, Teologi e Studiosi da tutto il mondo, i quali si rivolgeranno, in special modo, ai responsabili della formazione del Clero delle varie Conferenze Episcopali, come pure a tutti i Vescovi ed Ordinari particolarmente sensibili ai temi del Sacerdozio ministeriale. Le stesse Università dell’Urbe stanno facendo giungere il proprio riconoscimento accademico al Convegno, con la possibilità di ottenere crediti per i giovani seminaristi e sacerdoti che vi parteciperanno. A giugno avremo poi l’Incontro Internazionale di chiusura dell’Anno Sacerdotale, aperto a tutti i sacerdoti del mondo. Ci troveremo, stretti attorno al Papa, a meditare su temi centrali della vita sacerdotale, in un ideale pellegrinaggio tra le papali Basiliche di San Paolo Fuori le Mura, Santa Maria Maggiore e San Pietro. Si tratta dei giorni 9-10-11 giungo 2010, che si concluderanno nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo, preceduta da una veglia Eucaristico-Sacerdotale in piazza San Pietro, la sera del Giovedì 10, in immedesimazione spirituale con il Cenacolo di Gerusalemme, dove gli Apostoli, stretti attorno a Maria e con Pietro, pregano in attesa del dono dello Spirito per la missione. Si auspica che tutte le Diocesi del mondo siano presenti con una rappresentanza del proprio presbiterio, guidata dal Vescovo; così pure si auspica la presenza di tutti gli Istituti di vita consacrata guidati del loro Superire Generale, ma si attendono anche seminaristi e quei fedeli laici che intendono dimostrare così la loro fede nel Sacerdozio e il loro sostegno ai Sacerdoti.

     
    D. - Sulla Confessione verrà anche preparato un documento. Tuttavia pare che la “crisi” di questo sacramento permanga.

     
    R. - Esattamente, più che un documento sulla confessione, si tratta di una sorta di “Vademecum” per Confessori e Direttori Spirituali. Il “Vademecum” per i confessori dovrebbe aiutare a riscoprire la bellezza della celebrazione di questo sacramento, sia per il sacerdote sia per il penitente, ed eventualmente evidenziare come esso sia in stretta connessione con l’identità stessa del sacerdote, che ne riceve da Cristo Signore il mandato. Ritengo che ciascun sacerdote, anche guardando all’esempio straordinario del Santo Curato d’Ars, che il Santo Padre ha indicato come modello, debba e possa confessare quotidianamente e dedicare un tempo ed uno spazio stabilito e costante alle confessioni sacramentali! L’esperienza suggerisce, con infallibile costanza, che quando il Sacerdote “si mette in confessionale”, con umiltà e fedeltà, i penitenti arrivano. Ci sarà anche la “crisi del sacramento”, ma ci sono, forse contemporaneamente, troppi confessionali deserti. Bisognerà pensare ad organizzarsi bene e a stabilire delle priorità, sapendo che le priorità sono tali considerando il posto che occupano nell’opera di redenzione e non in relazione alle richieste del momento.

     
    D. - Il Sacerdote, nella mentalità corrente, è presente sul territorio, accanto alla gente. Le nuove strutture pastorali ed il calo del numero dei sacerdoti, garantiranno ancora tale presenza?

     
    R. - La creazione di nuove “strutture”, per quanto talvolta necessaria, come le cosiddette “unità pastorali”, può rispondere ad un’esigenza concreta di garantire un certo servizio anche in condizioni di scarsità di Clero e porta con se, laddove vissuta con equilibrio e responsabilità, anche la fioritura di nuove vivaci collaborazioni tra Sacerdoti e tra Sacerdoti e laici. Tuttavia, in tali circostanze, è sempre necessario salvaguardare due elementi: da un lato il ruolo del Sacerdote, come primo responsabile della pastorale a lui affidata, in comunione con il Vescovo - e non subordinato ad altri presbiteri suoi pari - dall’altro la prossimità, e perfino la “raggiungibilità”, del Sacerdote da parte dei comuni fedeli laici, senza troppe “barriere” o filtri “pastorali”, che proprio perché “filtri”, di pastorale non hanno che il nome e, per di più, improprio. Il popolo, al di là di tutte le “strutture”, ha bisogno del Sacerdote, della sua parola, del suo conforto, della sua vicinanza, che è la vicinanza di Cristo stesso.

     
    D. - Ma in condizioni di scarsità numerica, come realizzare tutto questo? Ci sono novità per le vocazione al sacerdozio?

     
    R. - Il primo segno del rinnovamento è proprio una maggiore coscienza e fedeltà alla propria identità sacerdotale, visibilmente documentata, sia dalla presenza sul territorio accanto alle persone, in ogni loro circostanza di vita (dalle scuole agli ospedali, dalle università alle carceri etc.). L’abito stesso è molto più importante di quanto non si creda. Esso, fra l’altro, permette di non mimetizzarsi e di essere inequivocabilmente riconoscibili da tutti e dimostrare che il Sacerdote è sempre e dovunque in servizio. Dalla chiarezza sull’identità e dal primato di Dio, esplicitato da un rinnovato vigore nella preghiera, in particolare con l’Adorazione Eucaristica, per le vocazioni, fioriscono la “risposte” alla chiamata del Signore che sempre c’è ed anche in proporzione adeguata alle esigenze della Chiesa. Le “vocazioni”, ovvero le chiamate di Dio, ci sono sempre, ma occorre avere l’udito per sentirsi chiamati e perché ciò accada occorre silenzio interiore. Occorre “sentire” e “vedere”. La legittima creazione di nuove “strutture pastorali” può rispondere temporaneamente ad una situazione di emergenza, ma non deve mai indebolire la pastorale vocazionale, che si nutre fondamentalmente dell’incontro con “sacerdoti santi”, né può lontanamente far pensare ad un ipotetico tempo nel quale si potrà “far tutto” senza sacerdoti! Senza sacerdoti, semplicemente, non ci sarebbe più la Chiesa di Cristo e il flusso salvifico della redenzione non sarebbe più in atto.

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    Il cardinale Glemp compie 80 anni. I cardinali elettori sono ora 112

    ◊   Il cardinale Józef Glemp, arcivescovo emerito di Varsavia, compie oggi 80 anni. I cardinali elettori diventano dunque 112, mentre i non-elettori sono 73, per un totale di 185 porporati. Gli 8 cardinali polacchi sono ora cinque ultraottantenni e tre elettori.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Realtà e metodo dell’Incarnazione: in prima pagina, un fondo dell’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero.

    L’impegno della Chiesa per l’educazione ambientale: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici.

    La Madre e il Precursore: in cultura, Timothy Verdon sul tema della vocazione nella storia dell’arte.

    La storia di Roma vista dal basso: Domenico Rocciolo ricorda Luigi Fiorani, già direttore della Sezione archivi della Biblioteca Vaticana.

    Un articolo di Vincenzo Cerami dal titolo “Ripenso a Pasolini e mi viene in mente l’Ecclesiaste”: il mondo raccontato dagli artisti.

    Il saggio di Mariano Dell’Omo contenuto nel libro “Papa Benedetto XVI a Montecassino” curato dall’arciabate dom Pietro Vittorelli per ricordare la visita del Pontefice il 24 maggio scorso e presentato ieri a Roma.

    Dare la pace senza sapere di averla: sul prete nella letteratura del Novecento l’articolo di Ferdinando Castelli nell’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica”.

    La notizia del completamento del restauro della facciata nord della Basilica di San Marco a Venezia.

    La carità intellettuale al servizio dell’uomo e della società: nell’informazione vaticana, i Vespri celebrati dal Papa con gli universitari di Roma.

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    Oggi in Primo Piano



    Obama al vertice di Copenaghen. L'intervento di mons. Migliore

    ◊   Giornata decisiva per il raggiungimento di un accordo al vertice sul clima di Copenaghen. Presenti oltre 120 capi di Stato e di governo, tra i quali il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha parlato questa mattina al "Bella Center" confermando gli impegni che gli Stati Uniti avevano messo sul tavolo dei negoziati nei giorni scorsi. Nelle prossime ore i leader mondiali dovranno trovare almeno un accordo politico, da tramutare in trattato nel 2010, per non far fallire la conferenza. Da Copenaghen, ci riferisce il nostro inviato, Salvatore Sabatino:

     
    "Siamo qui per agire, non per parlare". Usa parole chiare il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, davanti alla plenaria del vertice Onu sui cambiamenti climatici, a Copenaghen; parole chiare che si traducono in concretezza e portano un messaggio importante: i leader riuniti nella capitale danese hanno sulle spalle la responsabilità per il futuro del mondo. Ed "il mondo ci guarda – ha detto il capo della Casa Bianca – è fondamentale fare passi in avanti e indicare soluzioni” tanto da spingerlo a dire che “il mondo deve accettare un accordo anche imperfetto”. Poi la conferma che gli Stati Uniti sono pronti a fare la propria parte sia per il finanziamento dei Paesi più poveri che nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra; proprio su questo fronte, ha detto di sperare che saranno in grado di ridurre le loro emissioni di gas del 17% entro il 2020 rispetto al 2005, così come previsto dalla legislazione pendente al Congresso. Obama, dunque, ha confermato quanto già detto ieri dal suo segretario di Stato, Hillary Clinton, consapevole che le sue parole pesano come un macigno su questo vertice, che rischia di fallire o far decollare l’accordo solo in quest’ultima giornata.

     
    Una vera corsa contro il tempo, dunque, tanto che le trattative sono andate avanti per tutta la notte; i leader hanno prodotto una bozza, concentrata su due punti nodali: l'impegno a ridurre le emissioni di gas inquinanti per mantenere l'aumento delle temperature sotto i due gradi e l'obiettivo di finanziare a lungo termine i Paesi in via di sviluppo con 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020. Resta, invece, da definire la posizione della Cina, la maggiore economia emergente ed il Paese maggiormente inquinante. Oggi il premier Wen Jiabao ha detto che il suo Paese è pronto ''a raggiungere, e anche a superare gli obiettivi'' necessari per la lotta al riscaldamento globale.

     
    Intanto, qui a Copenaghen è giunto anche un appello ai leader dell’Unione europea presenti, ad essere “moralmente coraggiosi in questo momento cruciale dei negoziati”. A rivolgerlo alcuni vescovi europei di Germania, Regno Unito, Austria, Belgio e Irlanda, in una lettera sottoscritta ieri e inviata al presidente della Commissione europea e ai capi di Stato Ue.

    Interessi nazionali contrastanti e predominio di politiche energetiche: sono tra i tanti fattori che ostacolano un accordo sul clima a livello mondiale. Lo ha ricordato mons. Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu di New York, intervenendo nella giornata di ieri alla Conferenza sui cambiamenti climatici a Copenaghen. Mons. Migliore ha sottolineato che le soluzioni tecniche, pur necessarie, non possono essere risolutive e che servono responsabilità, educazione e stili di vita più rispettosi del Creato. Ha parlato della “crisi morale che l’umanità sta attraversando” sottolineando come sia parallela a quella sul piano dell’economia, delle risorse alimentari, dell’ambiente, dell’ambito sociale. Al microfono di Salvatore Sabatino, mons. Migliore si sofferma sulle difficoltà a raggiungere un accordo a livello mondiale:
     
    R. – C’è veramente una grossa difficoltà ad arrivare ad una comune volontà politica. La Santa Sede, nel suo intervento, ha fatto rilevare che, se si guarda a tutte le analisi che sono state fatte su questo fenomeno, si trova grande convergenza sul fatto che al di là dei dati statistici, di questioni tecnologiche e di somme da investire o indici di emissione di gas serra da ridurre, c’è una questione fondamentale: quella di avviarci verso il ripensamento del nostro sistema economico, del nostro sistema di produzione e di consumo. E questo, ovviamente, richiede contributi sul piano morale, educativo, formativo, che si devono accompagnare alle questioni più tecniche per risolvere il problema del riscaldamento globale. Ovviamente, si fa riferimento al messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, che evidenzia tutti gli aspetti della responsabilità comune che tutte le fasce della società civile, oltre ai governi, hanno nel risolvere questi problemi. E si conclude con la stessa domanda che il Santo Padre ha posto nella sua Enciclica “Caritas in veritate”, in cui dice: “Stiamo chiedendo sempre più spesso ai giovani, alle nuove generazioni, un maggiore rispetto per la creazione". Ma come possiamo ottenere grande rispetto quando il sistema educativo e le leggi non aiutano i giovani a rispettare se stessi, a rispettare la vita? Ecco, questa è una domanda che credo interpelli le coscienze di quelli che lavorano attorno a tale questione.

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    Paura in Umbria dopo la scossa di terremoto. Con noi, l'arcivescovo di Perugia

    ◊   Proseguono in Umbria gli interventi a sostegno degli sfollati dopo il terremoto di magnitudo 5,3 della scala Richter che martedì scorso ha colpito la zona di Perugia. La Caritas italiana ha stanziato un fondo di 50 mila euro per far fronte alle necessità più urgenti. Diversi edifici sono gravemente danneggiati. Sono inagibili anche le chiese di San Biagio della Valle e Spina. Fortunatamente non ci sono state vittime. E’ quanto sottolinea, al microfono di Antonella Palermo, l’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, mons. Gualtiero Bassetti, raggiunto telefonicamente ieri pomeriggio nel comune di Marsciano, zona dell’epicentro del sisma.

    R. – Innanzitutto, devo ringraziare il Signore perché dopo una scossa così intensa nessuno è rimasto ferito. Tutti si sono salvati. La zona è abbastanza circoscritta, però la scossa è stata molto intensa. Quindi anche i danni sono notevoli, soprattutto per le abitazioni di alcune frazioni.

     
    D. - Che cosa le hanno detto le persone che sono state costrette a lasciare le loro abitazioni? Quante sono queste persone e dove si trovano adesso?

     
    R. – Le persone che hanno dovuto lasciare le abitazioni sono circa 500 e hanno passato queste due notti presso i parenti, anche se sono state allestite delle strutture sportive, che avrebbero anche potuto accoglierli tutti.

     
    D. – Quale è il loro stato d’animo?

     
    R. – Quello di un grande timore, anche perché è stata una scossa assai anomala, avvenuta in una zona dove non era mai accaduto. Hanno addirittura paura che si possa ripetere. Quindi la gente per ora è impaurita.

     
    D. – Cosa dicono gli esperti?

     
    R. – I tecnici proprio non si esprimono, perché è la prima volta che succede in questa zona. Si meravigliano dell’intensità. Secondo i tecnici doveva essere una zona dove non doveva nemmeno accadere. Quindi, è tutto un po’ imprevedibile.

     
    D. – Lei cosa ha detto a queste persone?

     
    R. – Ho detto che non li abbandono. Si sono subito attivati i sacerdoti, stando vicino alle persone e, anzi, io avevo invitato i sacerdoti della zona più colpita a venire a dormire a Perugia, ma loro hanno preferito rimanere presso la gente, perché la gente si sente molto confortata. E’ una zona di campagna, una zona rurale di religiosità popolare e la gente è molto vicina alla Chiesa. Questo ci deve far capire la provvisorietà di tutte le cose e che la nostra fiducia può essere soltanto in Dio. La grande speranza del Natale è questa solidarietà: il Figlio di Dio che è stato totalmente solidale con l’uomo, con ciascuno di noi, e quindi ci chiama a condividere questa solidarietà in una fraternità totale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    A Torino le celebrazioni conclusive per i 150 anni della Congregazione salesiana: intervista col rettore maggiore

    ◊   Si svolgono oggi e domani, a Torino, le celebrazioni conclusive del 150.mo anniversario di fondazione della Società di San Francesco di Sales, nota come Congregazione salesiana. L’anno celebrativo è iniziato il 31 gennaio e ha voluto ricordare con liturgie, incontri e conferenze la nascita della famiglia salesiana avvenuta il 18 dicembre 1859 nell’alloggio di Don Bosco a Valdocco. “Amore all’Eucaristia, devozione alla Madonna, fedeltà al Papa”: sono questi gli ideali salesiani, ricorda il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nella prefazione al volume “Salesiani da centocinquant’anni” della Libreria Editrice Vaticana, sottolinenando che gli insegnamenti di Don Bosco spesso diventano argomenti con i capi di Stato o i grandi esponenti religiosi. La Congregazione salesiana oggi è presente in 129 nazioni con 16.092 salesiani; sono 15mila invece le figlie di Maria Ausiliatrice, e non sono da dimenticare i cooperatori, gli ex allievi e altri 23 gruppi che dirigono oratori, scuole, centri di formazione professionale, case editrici, stazioni radio e tv. Tiziana Campisi ha chiesto al rettore maggiore, don Pascual Chávez Villanueva un bilancio di questo anno di celebrazioni:

    R. – Noi avevamo tracciato un cammino di rinnovamento spirituale e pastorale, basato su tre punti: il primo recuperare la nostra identità di consacrati, il secondo riconoscere nelle Costituzioni salesiane il dono più prezioso che Don Bosco ci ha lasciato, ossia quella che è stata la sua esperienza spirituale, pastorale, pedagogica. Rileggere le Costituzioni significa identificarsi con Don Bosco, essere fedeli al suo carisma, alla sua missione che passa attraverso l’assunzione cordiale di questo progetto di vita. Terzo punto orientarci verso ciò che ha spinto Don Bosco a dar vita alla Congregazione salesiana, proiettati nella Chiesa e nel mondo, contando sui giovani.

     
    D. – Questo 150.mo anniversario di fondazione, che cosa vi ha fatto riscoprire?

     
    R. – Innanzitutto, non c’è dubbio, la figura di Don Bosco, perché la stiamo approfondendo molto di più dal punto di vista storico. Poi la sua pedagogia; in fondo noi dobbiamo definirci come una Congregazione di educatori, per cui la pedagogia di Don Bosco e il suo sistema preventivo rappresentano un elemento carismatico di identificazione essenziale. E ancora abbiamo riscoperto la sua vita spirituale ed abbiamo iniziato ad approfondire altre figure legate a Don Bosco, come ad esempio quella del suo primo successore, don Rua …

     
    D. – La famiglia salesiana comprende religiosi, religiose, laici e molti altri gruppi. Che cosa consegnate al mondo?

     
    R. – Ci sentiamo chiamati soprattutto a rendere visibile ed efficace l’amore con cui Dio si cura dei giovani, attraverso il dono dell’educazione, inteso non soltanto come istruzione o come lavoro accademico, ma come l’arte di formare la persona umana. Poi vogliamo consegnare il dono dell’evangelizzazione, perché l’evangelizzazione lascia emergere le grandi aspirazioni che sono nel cuore dei giovani, ossia l’aspirazione alla vita, alla libertà e all’amore, che si realizzano pienamente soltanto in Dio!

     
    D. – C’è una frase di Don Bosco di cui fare tesoro, in particolare?

     
    R. – Sì: lui diceva – tra le altre cose – “i ragazzi, amateli”, perché se c’è una cosa cui aspirano, che vogliono maggiormente, è non soltanto ‘essere’ amati ma sentire di essere amati, e quello che fa che si sentano amati è l’affabilità, il trattarli prima di tutto come ‘soggetti’ e non come ‘oggetti’, responsabili della loro propria crescita, che trovano in noi amici che diventano compagni di strada …

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    Chiesa e Società



    Spagna: sì della Camera alla depenalizzazione dell’aborto

    ◊   Dopo mesi di polemiche il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato con una maggioranza più ampia del previsto il discusso disegno di legge di depenalizzazione dell'aborto del governo socialista del premier Jose' Luis Zapatero, contestato da vescovi e movimenti pro-vita. Ora passa al Senato che dovrebbe esaminarlo a gennaio. Il disegno di legge prevede la libera scelta, se abortire o meno, per ogni donna fino alla 14ma settimana di gravidanza, anche per le minorenni a partire dai 16 anni. Le minorenni dovranno però, in base a un emendamento concordato con i nazionalisti baschi che in cambio hanno appoggiato il testo finale, informare i genitori. Il progetto iniziale non prevedeva né il consenso – tuttora non richiesto - né l'informazione dei genitori delle minorenni. Ma c’è da dire che informare la famiglia può essere evitato se si denunciano “tensioni con i genitori”. Una clausola molto criticata dagli oppositori alla legge. Ma d’altra parte vescovi spagnoli e associazioni pro vita hanno ribadito più volte la loro contrarietà a tutto il testo, sottolineando che “i bambini non nati rimarranno indifesi” e che “è davvero triste che si parli dell’aborto come di un diritto”. Ci sono possibili eccezioni anche per le settimane di gestazione: l'aborto diventa possibile fino alla 22ma settimana in caso di rischi per la salute della madre o di malformazione del feto, dietro parere medico. Il disegno di legge prevede inoltre un’obiezione di coscienza per i medici, ma limitata a coloro che direttamente praticano l'intervento, mentre introduce l'obbligo di studiare le tecniche di aborto nelle università di medicina e le scuole di infermieri. Bisogna dire che la legge attualmente in vigore, adottata 25 anni fa, non depenalizza l'aborto ma lo consente in tre casi: stupro, malformazione del feto o rischio per la salute fisica o psichica della donna, senza limiti di tempo. Una disposizione invocata nel 98% dei casi di aborto in Spagna. In alcune cliniche private si sono anche verificati abusi, con aborti a 6-7 mesi di gravidanza. In favore del disegno di legge oggi hanno votato socialisti, nazionalisti moderati baschi, di sinistra di Galizia e Canarie e la sinistra di Iu-Erc-Icv. Voto contrario e' venuto dal Partido Popular, che ha annunciato un ricorso contro la legge davanti alla corte costituzionale, i centristi di Upyd ed i nazionalisti catalani di Ciu. I vescovi in vista del voto di oggi hanno avvertito i deputati cattolici che votare per l'aborto significa porsi in situazione di ''peccato pubblico mortale'' e doversi astenere dalla comunione. (A cura di Fausta Speranza)

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    Portogallo approvate le unioni gay. I vescovi: gravi conseguenze sulla famiglia

    ◊   Il governo portoghese ha approvato ieri le norme di legge che permettono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, come annunciato nel suo programma elettorale. Si tratta in realtà di piccole modifiche del Codice civile che eliminano i riferimenti alla diversità di sesso dei coniugi come elemento per la validità del matrimonio. La proposta sarà presentata con la massima rapidità in Parlamento dove il governo minoritario socialista potrà in questo modo ottenere la sua prima vittoria, visto che a favore voteranno, oltre ai socialisti, anche il blocco di sinistra, i verdi e i comunisti. L’opposizione di centrodestra pensa di proporre soluzioni alternative, ma da sola non può bloccare la legge. Pur consentendo il matrimonio omosessuale, la proposta del governo non permette l’adozione alle coppie formate da persone dello stesso sesso. “Mentre sul matrimonio c’è stato un ampio dibattito nella società – dice il governo – sull’adozione tale dibattito non c’è stato, né essa faceva parte del programma elettorale”. Il portavoce della Conferenza episcopale portoghese, padre Manuel Morujao, ha parlato di “ingegneria ideologica” da parte del governo per reinventare un’istituzione millenaria. “Questa decisione, presa senza un’approfondita discussione – ha proseguito il portavoce – avrà gravi conseguenze sulla famiglia”. L’azione concreta è lasciata alle organizzazioni cattoliche laiche, che stanno raccogliendo numerose firme per chiedere un referendum sull’argomento. Infine, vari giuristi pensano che la legge potrebbe essere incostituzionale in quanto una simile misura dovrebbe essere preceduta da una modifica della Costituzione. (Da Lisbona, Riccardo Carucci)

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    Giornata del migrante: appello per la ratifica della Convenzione Onu

    ◊   “Agire immediatamente per far cessare le violazioni e gli abusi sofferti ogni giorno dai migranti nel mondo”: è questo il contenuto dell’appello fatto oggi, Giornata internazionale del migrante, dal Comitato internazionale per la ratifica della convenzione sui diritti dei migranti, una rete composta da agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali e non governative. All’appello di ratifica della Convenzione esistente, riportato dalla Misna, si unisce una campagna mondiale per la protezione dei diritti umani dei migranti e delle loro famiglie. La Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie, infatti, è stata approvata dall’Onu nel 1990 ed entrata in vigore nel 2003, ma è stata ratificata da 42 Stati membri, mentre 15 l’hanno solo firmata e non ratificata: si tratta di tutti Paesi del cosiddetto sud del mondo. La Giornata internazionale del migrante è stata introdotta nel 2000 ed è stata stabilita la data del 18 dicembre per ricordare l’approvazione della Convenzione, su iniziativa delle Filippine e di altre nazioni e associazioni di migranti asiatiche che già da alcuni anni dedicavano la giornata al riconoscimento pubblico del contributo portato da milioni di migranti nel mondo allo sviluppo e al benessere di tanti Stati, che fossero quelli di origine o di destinazione. Infine, l’Organizzazione internazionale del lavoro stima che nel 2010 saranno 214 milioni le persone che vivranno fuori dai loro Paesi di origine e circa la metà di loro, 95 milioni, sono lavoratori attivi. (R.B.)

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    L’appello di Medici Senza Frontiere per i migranti

    ◊   L’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere, in occasione della Giornata internazionale dei migranti, ha affermato che “i richiedenti asilo e i migranti privi di permesso di soggiorno stanno pagando un caro prezzo per le politiche sempre più restrittive, in termini di accoglienza e di accesso alla salute, messe in atto dai governi europei”. Per questo motivo è stato lanciato l’appello, riportato dal Sir, in cui si legge “È fondamentale che le politiche migratorie in Europa rispettino la vita e la dignità di queste persone, e che vengano migliorate le condizioni di accesso alle cure mediche, incluse quelle psicologiche”. Liesbeth Schockaert, esperta di assistenza umanitaria per Msf, dichiara “La nostra esperienza di lavoro nei Paesi d’origine ci dà una visione d’insieme di questo complesso fenomeno. Si tratta di persone vulnerabili che attraversano un percorso molto difficile fatto spesso di violenze e abusi. Le politiche di controllo delle frontiere messe in atto dall'Ue o dagli Stati membri sempre più spesso lasciano molti migranti bloccati per lunghi periodi alla periferia del continente”, e “quando finalmente raggiungono l'Europa, sperando sia la fine delle loro vicissitudini, li aspettano la detenzione o condizioni di vita terribili, con esclusione sociale e un limitato accesso ai servizi sanitari”. (C.P.)

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    Iraq. Appello di mons. Warduni: “Non ci abbandonate!”

    ◊   Il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, lancia un appello a tutti i cristiani del mondo, al Santo Padre e alla comunità internazionale: “Non abbandonateci”. In un’intervista alla Fides, infatti, racconta la drammatica situazione in cui vivono i cristiani in Iraq, dopo le ultime due settimane in cui si sono verificate esplosioni in tre diverse chiese di Mosul, come già tre mesi fa a Baghdad un’autobomba davanti a una chiesa uccise due giovani e ne ferì 30. “La tranquillità è una piccola pausa tra due attentati”, dice. Questi episodi spingono molti cristiani a emigrare, mentre quelli che restano hanno paura e si sentono “privi della speranza”. Gli attentati “sono segni di un preciso disegno di intimidazione – secondo mons. Warduni – noi vogliamo solo vivere in pace, annunciare il Vangelo e contribuire a costruire la nostra nazione”. Il vescovo rifiuta anche la proposta di riunire tutti i cristiani d’Iraq nella Piana di Ninive: “È un progetto assurdo e insensato, significherebbe ridurre i cristiani in un ghetto. Noi siamo chiamati a essere sale, luce e lievito per la nazione. Non possono confinarci in un unico territorio sulla base dell’appartenenza religiosa”. Mons. Warduni, infine, denuncia le strumentalizzazioni di cui sono oggetto i cristiani iracheni: “Tutti sono sempre pronti a dichiararci solidarietà, ma in realtà non siamo così amati – afferma – siamo presi di mira anche politicamente perché ogni parte politica vuole attirarci nella sua orbita per i propri fini”. (R.B.)

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    Ancora un omicidio mirato contro i cristiani iracheni di Mosul

    ◊   A pochi giorni dal duplice attentato che ha colpito due Chiese a Mosul, costato la vita a una neonata di soli otto giorni, si ripetono gli attacchi contro i cristiani. Una minaccia peraltro già anticipata dalle fonti di AsiaNews in città, che parlano di “comunità destinata a morire”. La banda di assalitori, a bordo di una vettura, ha freddato Zeid Majid Youssef mentre stava entrando in casa dopo aver parcheggiato la propria auto. Mohammad Abdel al-Jabbar, che ha assistito alla scena, aggiunge che uno dei criminali “è sceso dall’auto per assicurarsi che fosse morto”, prima di risalire a bordo “e fuggire in tutta fretta”, secondo una procedura che ricorda una esecuzione. L’omicidio rientra nel progetto di “pulizia etnica” contro i cristiani irakeni, denunciato ad AsiaNews da mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk. Attacchi mirati che il governo nazionale e il governatorato locale non riescono a fermare, mentre le varie etnie araba, curda e turcomanna – con possibili infiltrazioni di cellule estremiste – si rimbalzano le responsabilità. Nella provincia di Babilonia, 90 km a sud di Baghdad, le autorità hanno chiuso l’ultimo negozio di alcolici. Esso apparteneva a una famiglia di yazidi, il cui proprietario è stato arrestato dalla polizia il 14 dicembre scorso. Firas Sardar, giovane di 25 anni, conferma che lo zio “Mourad, di 45 anni, è stato fermato da un gruppo di agenti… da allora non l’abbiamo più visto”. Il figlio Sardar aggiunge che si trattava di agenti in borghese, intervenuti perché “i vicini si lamentavano delle grida e del baccano provocato dai clienti”. Firas Sardar spiega che Hilla, capoluogo della provincia di Babilonia, conta solo due famiglie di yazidi, unite da legami di parentela e dedite alla vendita di alcolici da più di 40 anni. Fino alla caduta del regime di Saddam Hussein disponevano di una “regolare autorizzazione” al commercio. Oggi l’ala fondamentalista islamica ha acquisito sempre più potere ed esercita pressioni per l’applicazione integrale della Shariah, la legge islamica, che proibisce la vendita e il consumo di alcolici. (R.P.)

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    In vista del Natale si aprono i varchi nella Striscia di Gaza

    ◊   “Sarà Natale anche per Gaza. Dobbiamo festeggiare anche nella Striscia”. Così padre Jorge Hernandez, parroco di Gaza, racconta il clima in cui la comunità cattolica locale, che accoglie circa 206 persone, si appresta a vivere le prossime festività natalizie. “Fino allo scoppio della prima Intifada era normale andare a festeggiare nei Luoghi Santi. Ma quello era il tempo della Gaza gioiosa”, continua padre Jorge, in un’intervista all’agenzia Sir. A lenire la sofferenza giunge la decisione delle autorità israeliane di aprire i varchi della Striscia in occasione del Natale per permettere ai cristiani di recarsi a Betlemme. “Gli israeliani hanno promesso di rilasciare permessi ai palestinesi cristiani che abbiano dai 35 anni in su. Nel migliore dei casi questi visti potrebbero essere consegnati il 23 o il 24 dicembre. E’ un alito di speranza che ci incoraggia ad andare avanti. Sarebbe importante per le nostre famiglie uscire anche se solo per poco tempo dalla Striscia per festeggiare il Natale a Betlemme che dista solo un’ora e mezza dalla Striscia”. Per il 20 dicembre, è attesa la visita del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che come consuetudine, celebra il Natale a Gaza nella IV domenica di Avvento. “E’ significativo che il Patriarca venga qui tra noi, in questo Natale, che giunge un anno dopo la guerra. Oggi la situazione è sempre precaria, non c’è una pace stabile. La gente coltiva l’incertezza che da un momento all’altro tutto potrebbe cambiare, il pericolo latente pervade la vita quotidiana. Viviamo nella paura e il ricordo di quei giorni è una ferita sempre aperta, in tutta la popolazione. E’ arduo gioire in questa condizione di vita”. Tuttavia, prosegue padre Hernandez, “il Signore è nato e dobbiamo festeggiare, nonostante le difficoltà”. (C.P.)

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    La preghiera di padre Musallam a un anno dai bombardamenti su Gaza

    ◊   Padre Manuel Musallam, per 14 anni parroco a Gaza, fino all’ultimo conflitto scoppiato un anno fa, ha scritto una preghiera che è stata tradotta in sei lingue e che sarà letta domenica 20 dicembre durante la celebrazione del Natale della comunità cristiana a Gaza, officiata dal Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. L’agenzia Sir annuncia che sarà una vera e propria Giornata mondiale di preghiera per Gaza, in cui saranno ricordate le grandi sofferenze della popolazione locale e l’indifferenza del mondo a quanto accaduto l’anno scorso: “Signore nostro Dio, un anno fa un disastro si è abbattuto su di noi come una tempesta – si legge nella preghiera – sotto i bombardamenti eravamo affamati e assetati, i nostri bambini piangevano, non trovavamo pane per loro né acqua per placare la loro sete”. “Signore Gesù, quando sei passato da Gaza, fuggendo la minaccia di Erode, noi ti abbiamo protetto, nutrito, abbiamo riscaldato il tuo corpo indebolito – è l’appello contenuto nella preghiera di padre Musallam – ti supplichiamo: ritorna ancora a Gaza! Non dimenticare il tuo popolo di più di tremila cristiani e un milione e mezzo di musulmani. Signore della pace, dona pace alla nostra terra. Siamo assetati di giustizia: vieni Signore Gesù”. (R.B.)

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    I vescovi del Sudan in vista delle elezioni invocano una pace duratura

    ◊   Richiama l’attenzione su ritardi e inadempienze negli accordi di pace in vista delle cruciali elezioni programmate nei prossimi due anni il documento pubblicato dai vescovi del Sudan a conclusione della loro Assemblea plenaria svolta a Torit, nel Sud del paese. Nella dichiarazione intitolata “Per una pace equa e duratura”, a preoccupare i presuli sono soprattutto le lentezze registrate per l’applicazione di alcuni punti chiave del ‘Comprehensive peace agreement’ (Cpa), l’intesa firmata nel 2005 per porre fine a un ventennale conflitto tra il governo di Khartoum e gli indipendentisti del Sud. I vescovi - riferisce l'agenzia Misna - citano in particolare la demarcazione dei confini, l’abrogazione di leggi repressive, la risoluzione del conflitto in Darfur e della crisi nella zona di Abyei, i ritardi nella promulgazione di una legge referendaria, necessaria per organizzare il voto popolare del 2011 sull’autodeterminazione del Sud. “Il fallimento delle prossime elezioni sarebbe inaccettabile per i sudanesi e una minaccia per la pace e la stabilità” scrivono i 14 vescovi riferendosi alle elezioni generali dell’aprile prossimo, deplorando che non tutti gli aventi diritto si siano potuti iscrivere sui registri elettorali e pertanto non potranno esercitare il diritto di voto. I vescovi chiedono al governo di unità nazionale di accelerare l’attuazione degli accordi e al governo del Sud Sudan di rispettare maggiormente le regole del buon governo, ostacolate da corruzione, tribalismo, nepotismo e ozio. Ad allarmare i vescovi è anche la situazione dei profughi di guerra, per i quali l’assistenza umanitaria non è stata sufficiente e manca ancora un vero programma di rimpatrio e reinserimento. Una situazione aggravata – sottolinea la Conferenza episcopale – dalla siccità e da una nuova fonte d’insicurezza causata dagli attacchi contro civili perpetrati durante l’anno appena trascorso dai ribelli del gruppo ugandese ‘Esercito di resistenza del signore’ (Lra). A tale proposito, i firmatari del documento auspicano una ripresa dei colloqui di pace tra il governo di Kampala e i capi della ribellione. (R.P.)

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    Congo: la Chiesa teme un Natale di sangue come quello del 2008

    ◊   “Temiamo un nuovo massacro come quello del Natale 2008. Viviamo nell’insicurezza totale” afferma all’agenzia Fides mons. Julien Andavo Mbia, vescovo di Isiro-Niangara, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, dove i ribelli ugandesi del Lord’s Resistence Army (Lra) minacciano di ripetere il massacro di Natale del 2008, che è costato la vita ad almeno 800 civili innocenti. “Due giorni fa i ribelli dell’Lra hanno attaccato il villaggio di Tapili (circa 50 km da Niangara), provocando la morte di alcune persone e costringendo alla fuga più di 2mila abitanti, che si trovano adesso a Niangara, senza alcuna assistenza”. La popolazione della zona afferma di aver visto dei volantini dell’Lra che minacciano il ripetersi di massacri simili a quelli del 2008. “Festeggeremo il Natale con voi” è scritto in un volantino. “Se non intervengono in tempo la comunità internazionale e le autorità locali, esiste il rischio concreto di un nuovo Natale di sangue” conclude il vescovo di Isiro-Niangara. Nelle ultime settimane i ribelli dell’Lra hanno attaccato diverse località del nord-est del Congo, in un’area limitrofa al confine con il sud Sudan. I ribelli ugandesi si muovono da anni in una vasta area che comprende il nord-est della Repubblica Democratica del Congo, il sud Sudan e la parte orientale della Repubblica Centrafricana. Dopo la fallita offensiva del dicembre 2008 condotta dagli eserciti congolese, ugandese e sud-sudanese contro il quartiere generale dell’Lra nella foresta congolese di Garamba, i guerriglieri si sono divisi in piccoli gruppi che conducono rappresaglie contro i civili. Il leader dell’Lra, Joseph Kony, sul cui capo pende un ordine di cattura della Corte Penale Internazionale, si sarebbe rifugiato in Centrafrica, dove gli danno la caccia i commandos ugandesi intervenuti con il consenso delle autorità locali. (R.P.)

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    Indonesia: gruppo di estremisti islamici attacca cappella in costruzione

    ◊   Avrebbe dovuto essere utilizzata per la messa di Natale, ma ora non è più possibile: la chiesa di Sant’Alberto, nella reggenza di Bekasi, una trentina di km a est di Jakarta, in Indonesia, la notte scorsa è stata oggetto di un assalto da parte di un gruppo di estremisti islamici. Alcuni testimoni che vogliono rimanere anonimi, hanno raccontato ad Asianews che gli estremisti, a bordo di moto, hanno fatto irruzione in chiesa brandendo striscioni e taniche di kerosene. La folla comprendeva un migliaio di persone, secondo i testimoni abitanti di Tarumajaya e Babelan, due villaggi del nord, ma i motivi dell’aggressione restano ignoti. Correre a bordo di moto e auto è uno dei rituali tradizionali con cui i musulmani indonesiani celebrano le ‘feste nazionali’ e ieri ricorreva il primo giorno del Nuovo anno islamico, noto come Islamic Muharram New year. Ora la situazione è tornata sotto controllo, ma la comunità cattolica locale teme un escalation di violenza in vista del Natale. La costruzione della chiesa di Sant’Alberto, una cappella dipendente da Sant’Arnoldo a Bekasi, è iniziata l’11 maggio 2008 con un regolare permesso di costruzione ed era pronta all’80%: complete mura e tetto, restavano da posizionare le piastrelle per il pavimento. (R.B.)

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    Sri Lanka: autorizzata la celebrazione della Messa nei campi di internamento dei ribelli Tamil

    ◊   Per la prima volta, nello Sri Lanka, i sacerdoti cattolici sono stati autorizzati a celebrare la Messa nei campi di internamento dei ribelli Tamil, situati nel nord del Paese. Come rende noto padre Emilianuspillai Santhiappillai, della diocesi di Mannar, ai primi di dicembre i capi militari hanno permesso ad alcuni preti di recarsi, esclusivamente “a scopo religioso”, presso “i campi di riabilitazione”. L’esercito regolare del Paese ha quindi autorizzato una dozzina di sacerdoti a visitare i detenuti dalle 6.30 alle 9.30 del sabato. I preti hanno potuto celebrare la Santa Messa sia all’aperto, all’ombra degli alberi, che al chiuso, in piccoli centri di preghiera. Al loro arrivo, i religiosi sono stati perquisiti e non hanno potuto portare messaggi ai detenuti da parte dei rispettivi familiari. Infine, qualche dato: il conflitto tra i ribelli Tamil e l’esercito regolare è andato avanti per circa 26 anni. Oggi, a sette mesi dalla fine delle ostilità, più di 12mila ribelli continuano ad essere detenuti nei campi di internamento. Secondo i dati della Chiesa cattolica locale, di questi 12mila, circa 3mila sono cattolici, mentre i rimanenti sono indù. Da segnalare che attualmente la Croce Rossa Internazionale non ha accesso ai campi e che i detenuti possono incontrare i propri familiari per un tempo limitato e solo all’entrata del campo stesso. (I.P.)

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    La Corea del Sud ammette: solo le Chiese aiutano il Nord

    ◊   Sono i network religiosi e le organizzazioni non governative a fornire le uniche notizie che dalla Corea del Nord raggiungono la Corea del Sud, poiché il governo di Seul “non è in grado di vigilare con precisione cosa avviene nella parte settentrionale della penisola”. Così scrive il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo citato da Asianews, che denuncia: “Gli unici che riescono a sapere qualcosa del Nord sono coloro che lavorano con i dissidenti e i fuggitivi, circa 20mila persone che non si fidano più del governo”. Ad esempio, ultimamente la notizia della riforma della valuta decisa da Pyongyang è stata diffusa dal blog Daily Nk, mentre il rogo di banconote per le strade della capitale voluto dal regime stalinista, è stato riferito dall’agenzia dei cristiani protestanti sudcoreani Good friends. “I dissidenti aiutano le organizzazioni religiose perché sono le uniche che non ci discriminano – racconta un anonimo rifugiato – il governo di Seul ha sempre delle belle parole per noi, ma all’atto pratico viviamo come emarginati. Questo non ti porta ad avere eccessiva fiducia in loro”. La Chiesa cattolica sudcoreana, inoltre, ha una serie di progetti umanitari tesi verso il Nord, che porta avanti da decenni. Tra i più noti ci sono il Centro per l’unità sul confine e l’ospedale, in territorio nordcoreano, gestito dai religiosi di Sant'Ottone: l’unica struttura autorizzata a operare su tutto il territorio nazionale. (R.B.)

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    Lo spirito natalizio del Messico in Vaticano

    ◊   Durante l'Udienza generale che ha avuto luogo questo mercoledì, nell'Aula Paolo VI del Vaticano, sono stati presentati al Papa il presepe e l'albero entrambi provenienti dal Messico, che rimarranno fino agli inizi di febbraio. Con questa iniziativa il Messico vuole condividere lo spirito natalizio insieme ai romani e con le decine di migliaia di pellegrini che si recheranno in questi giorni nella Città Eterna. Monsignor Aguiar Retes, vescovo di Texcoco e presidente della Conferenza Episcopale Messicana, ha constatato che il Messico, nelle sue celebrazioni natalizie “ha assimilato le tradizioni di altri Paesi, come il presepio italiano”, ma dall'altro lato sta contribuendo con la sua arte e la sua storia a far sì che il resto dell'umanità viva questi giorni con nuove espressioni di gioia. Da parte sua il Governatore dello Stato del Messico, Enrique Peña Nieto, ha chiarito a Zenit che attraverso questo dono si è voluto dimostrare l’esistenza di “una grande ricchezza culturale, storica e di costume sulle celebrazioni natalizie, che si spiega senz'altro con l'influenza dell'evangelizzazione nel nostro Paese”. In questa occasione inoltre è stata presentata a Roma una mostra fotografica senza precedenti. Si tratta di murales di paesaggi dello Stato del Messico esposte per i turisti, pellegrini e curiosi lungo Via della Conciliazione. All'inaugurazione dell'esposizione erano presenti rappresentanti del Governatorato della Città del Vaticano, una delegazione dei 13 Vescovi dello Stato del Messico, guidata dall'arcivescovo di Tlalnepantla e presidente della Conferenza episcopale messicana, monsignor Carlos Aguiar Retes, il governatore dello Stato del Messico, Enrique Peña Nieto, e gli ambasciatori messicani presso la Santa Sede e l'Italia. (C.P.)

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    Perù: celebrazione comunitaria del matrimonio per dar vita a famiglie missionarie

    ◊   La parrocchia El Sagrario della cattedrale di Huancayo, sta ultimando i preparativi per la celebrazione comunitaria del sacramento del matrimonio di molte coppie, che avrà luogo domani. Questo evento si realizza tenendo conto del fatto che molte coppie non sono state in grado di regolarizzare prima il loro stato. La preparazione è avvenuta presso la parrocchia. A tutti è stato chiesto un contributo economico simbolico, come forma di sostegno alle famiglie povere, in particolare quelle che vengono dalle zone rurali. La celebrazione - riferisce l'agenzia Fides - sarà presieduta da padre Belealdo Vilchez Zarate, che ha chiamato a partecipare tutta la comunità, in quanto il sacramento del matrimonio è la base per istituire la famiglia, come cellula fondamentale della Chiesa e della società. Padre Vilchez ha sottolineato che la Missione continentale chiede la formazione di famiglie “discepole missionarie”, come risposta all'incarico di proclamare la Buona Novella della Salvezza dell'umanità. Il documento di Aparecida propone il tema della famiglia anche come “famiglia missionaria”. Si tratta di “trasformare la Chiesa in una comunità più missionaria. A questo scopo si promuovono la conversione pastorale e il rinnovamento missionario delle Chiese particolari, delle comunità ecclesiali e degli organismi pastorali” (cap. 7). Tutto il capitolo 9 del documento presenta la famiglia come nucleo importante di questo compito ecclesiale: “Con il titolo Famiglia, persone e vita, a partire dall’annuncio della Buona Novella della dignità infinita di ogni essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio e ricreato come figlio di Dio, si promuove una cultura dell’amore nel matrimonio e nella famiglia, e una cultura del rispetto per la vita nella società; allo stesso tempo, si desidera accompagnare pastoralmente le persone nelle loro varie condizioni di bambini, giovani e anziani, donne e uomini, e si promuove la cura dell’ambiente come casa comune.” (R.P.)

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    Cile: Decalogo di Natale per ricordarsi del valore della famiglia

    ◊   Il "Decalogo di Natale" è un’iniziativa lanciata dai rappresentanti della Fondazione Padre Hurtado e del Centro per la Famiglia della Pontificia Università Cattolica del Cile. Il Decalogo, distribuito nelle piazze da decine di volontari della fondazione, è un invito alla popolazione a compiere gesti che permettano di vivere il Natale nel senso cristiano e senza sprechi, secondo il suo autentico significato e nell’ambito della propria famiglia. La professoressa Carolina Salinas, del Centro per la Famiglia, ha detto "Ci siamo resi conto che, con il passare del tempo, la famiglia ha perso il suo ruolo di fondamento della società. Noi, per questa data così importante, abbiamo voluto che la gente si rendesse conto che la famiglia è più importante dei regali". Per questo motivo sono state consigliate, e riportate dall’agenzia Fides, alcune opere ed alcuni gesti da svolgere nell’ambito familiare: preparare il presepio con i figli e raccontare loro la storia di Gesù, invitandoli a seguire il suo esempio nel futuro; costruire un giocattolo con cose vecchie e giocare con i figli, in quanto essi devono sentire il dono come una dimostrazione di affetto; improvvisare una rappresentazione insieme ai figli di ciò che è accaduto a Betlemme; scrivere una lettera per riconciliarsi con qualcuno che è stato dimenticato; mostrarsi allegro e gioiosi il giorno della nascita di Gesù; andare con tutta la famiglia alla messa di mezzanotte; invitare a cena la vigilia di Natale qualcuno che è solo; visitare i presepi che rappresentano il luogo dove è nato Gesù; festeggiare in modo solenne, senza sprechi. “Nessuno è così povero da non riuscire a regalare un sorriso”. Il rappresentante della Fondazione Padre Hurtado, Benito Baranda, ha detto che "attraverso questa iniziativa si vuole creare la consapevolezza tra le persone che il Natale non è preoccuparsi dal regalo, invece la cosa importante è pensare all'altro, e motivarsi per compiere gesti semplici che in realtà riempiono l'anima" . (C.P.)

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    Spagna: una giornata di digiuno in vista dell’Anno Santo Compostelano

    ◊   Una giornata di digiuno per offrire un aiuto economico “alla Caritas diocesana perché questa possa far fronte ad alcune delle necessità dei poveri e degli emarginati”. È la proposta lanciata da mons. Julián Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, in occasione della terza settimana d’Avvento per prepararsi degnamente alla celebrazione dell'Anno Santo Compostelano del 2010. “Avvenimento di grazia”, come possiamo leggere tra le righe riportate dall’agenzia Sir, che la diocesi “deve vivere con gioia ed entusiasmo” perché “favorirà la rivitalizzazione della nostra vita cristiana in una situazione di preoccupante indifferenza nei confronti dei valori religiosi”. Per questo oltre all'odierna giornata di digiuno, il presule propone che il 30 dicembre, vigilia dell'apertura della Porta Santa, si svolga un atto di adorazione al Santissimo Sacramento nella principale cattedrale, nelle chiese parrocchiali e nei centri di culto delle comunità religiose. (C.P.)

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    Svizzera: iniziativa natalizia della Caritas a favore delle famiglie colpite dalla crisi

    ◊   “Un milione di stelle”: si intitola così l’iniziativa promossa dalla Caritas Svizzera e che avrà luogo domani, 19 dicembre, a partire dalle ore 16.00. Centottanta città e villaggi svizzeri saranno illuminati a festa, in segno di solidarietà con i più bisognosi ed i più deboli, in particolare con le famiglie colpite dalla crisi economica e finanziaria. Si tratta della quinta volta consecutiva che la Caritas Svizzera mette in atto questa iniziativa. “Le conseguenze sociali della crisi economica – afferma il direttore dell’organizzazione, Hugo Fasel – si propagano rapidamente: più di 200mila persone e i loro familiari sono stati colpiti dalla disoccupazione, il cui tasso non è mai stato così alto dalla fine della seconda Guerra Mondiale”. Secondo i dati della Caritas elvetica, infatti, il numero di famiglie e di giovani che ricorrono agli aiuti sociali è aumentato del 50% negli ultimi due anni”. “Ovunque – continua Hugo Fasel – il numero di persone che soffre per la povertà e la fame non fa che crescere. Ma nei Paesi del Sud del mondo, mancano i mezzi per mettere in piedi programmi congiunturali che blocchino la crisi”. Sottolineando poi l’impegno della Caritas, il suo direttore sottolinea: “Noi sosteniamo le persone che non hanno possibilità nella vita. E grazie all’iniziativa “Un milione di stelle”, vogliamo far sapere a coloro che sono stati colpiti dalla povertà che noi non li dimentichiamo. Attraverso le nostre luci a forma di stelle, vogliamo trasmettere loro calore, attenzione e sostegno materiale”. Numerose le personalità del mondo politico, culturale, sportivo e sociale che hanno accettato di aderire all’iniziativa. Tra le città coinvolte, Bulle, Neuchâtel e Losanna. (I.P.)

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    Natale all’Aquila: marcia della Pace il 31 dicembre

    ◊   L’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, ha presentato ieri le iniziative della diocesi per il periodo delle festività natalizie. L’evento più atteso, specifica l’agenzia Sir, è la marcia della Pace che si terrà il 31 dicembre e che, per la sua 43esima edizione, si svolgerà a L’Aquila, città distrutta dal terremoto del 6 aprile. “Organizzare la marcia della pace a L’Aquila, in una città ferita dal terremoto, significa trasmettere in maniera più forte e credibile il messaggio scelto dal Papa: se vuoi coltivare la pace custodisci il creato”. La manifestazione è promossa dalla Conferenza episcopale italiana, dalla Caritas e da Pax Christi. Quest’anno si attendono tremila persone alla marcia, cui parteciperanno anche mons. Arrigo Miglio, presidente della commissione episcopale per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace; mons. Giovanni Giudici, presidente Pax Christi; mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas italiana. All’arrivo in piazza D’Armi, che fino a poco tempo fa era occupata dalle tende degli sfollati, sarà celebrata una messa. La celebrazione del giorno di Natale, invece, sarà officiata nella Basilica di Collemaggio che per l’occasione sarà coperta da una struttura di acciaio e plastica: il via libera è stato dato dopo gli ultimi sopralluoghi della Protezione civile. La chiesa, infatti, ha il transetto completamente crollato. Sempre il 25, inoltre, l’arcivescovo visiterà il carcere Costarelle di Preturo. (R.B.)

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    Il cardinale Vallini invita a mettersi alla scuola di San Giuseppe

    ◊   Un invito a mettersi alla scuola di San Giuseppe al "servizio del bene comune". È venuto, stamattina, dal cardinale vicario Agostino Vallini nella messa natalizia per il Comune di Roma nella basilica di S.Maria in Ara Coeli, alla presenza del sindaco Alemanno. “Come il giovane Giuseppe – ha detto il porporato - abbiamo bisogno anche noi di abbeverarci alla fonte genuina della Parola di Dio, per dare vigore alla nostra fede, tante volte fragile e vacillante”. Infatti, “in un mondo nel quale siamo bombardati ogni giorno da mille contrastanti messaggi, che ci arrivano prevalentemente dai mezzi della comunicazione e, in certo modo, ci abituano a sentimenti strani e poco nobili, che hanno come effetto di farci assuefare lentamente ad essi o, al contrario, a renderci insensibili e diffidenti verso tutti, invitandoci a chiuderci in noi stessi e a ridurre l’orizzonte della vita, la Parola di Dio squarcia le tenebre e apre alla speranza e all’impegno, nonostante tutto”. Il Vangelo, è l'invito, “sia il libro nel quale attingiamo luce e forza, sia l’ispiratore della nostra preghiera e alimento alla nostra fede”. “Pensiamo anche all’anima, alla nostra vita interiore, resistiamo alla tentazione di vivere solo fuori di noi stessi”, ha aggiunto, riservando “spazi di silenzio, di riflessione, di revisione di vita” e approfittando della grazia del sacramento della confessione “per ossigenarci interiormente”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: arresti nel governo e voci di golpe

    ◊   Ennesimo attentato, oggi, in Pakistan nei pressi di una moschea nel distretto di Lower Dir, nella Provincia della frontiera di nord-ovest, in cui hanno perso la vita almeno sette persone. Intanto, dopo le voci di un possibile colpo di Stato, è sempre più turbolenta la situazione sul fronte politico. L'agenzia anticorruzione pachistana (Nab) ha emesso 52 mandati d'arresto nei confronti di importanti esponenti politici del governo e pubblici funzionari. Il servizio di Marco Guerra:

    Terremoto politico sul governo pakistano. Questa mattina l'agenzia anticorruzione pachistana (Nab) ha emesso 52 mandati d'arresto per corruzione, tra i quali spiccano quelli contro il ministro degli Interni, Rehman Malik, il ministro del governo provinciale del Sindh, l'ex direttore delle acciaierie del Pakistan e il cognato del presidente Ali Zardari. Il provvedimento arriva a due giorni dalla decisione della Corte Suprema di annullare il decreto di amnistia che salvava il presidente Zardari, vari suoi ministri e migliaia di altre persone dall'accusa di corruzione. Sempre su ordine della Corte Suprema è stato vietato a oltre 200 persone di lasciare il Paese. Quest’ultima misura ha portato al fermo del ministro della Difesa avvenuto ieri all’aeroporto di Nuova Delhi mentre si stava recando in Cina. Dopo questo episodio sono perfino circolate voci di un imminente colpo di Stato, subito smentite dal governo. Intanto il principale partito di opposizione, la Lega musulmana del Pakistan, ha chiesto le dimissioni del presidente Zardari e dei ministri interessati dal provvedimento della Corte. In questo quadro si aggiungono le violenze di un conflitto sempre più aspro con le milizie talebane. Stamani una bomba è esplosa durante le preghiere del venerdì in una moschea nel distretto nord occidentale di Lower Dir. L’area è teatro di una vasta offensiva militare contro le roccaforti dei ribelli.

     
    Afghanistan
    In Afghanistan sono in corso diverse offensive antitalebane portate avanti in modo congiunto dalle forze della coalizione internazionale e quelle afghane. Nella provincia sud-occidentale di Nimroz 20 miliziani, fra i quali un importante comandante talebano, sono stati uccisi a seguito di alcuni raid aerei. Mentre la Legione straniera francese ha lanciato ieri un'offensiva a tutto campo nella valle di Uzbin, a est di Kabul. Lo scopo dell'operazione, considerata la più imponente del contingente di Parigi dal suo intervento in Afghanistan nel 2001, è quello di riaffermare la sovranità delle forze di sicurezza afghane in una delle più importanti roccaforti dei ribelli talebani nell'Afghanistan orientale.

    Tensioni Iran-Iraq
    Altissima tensione lungo la frontiera tra Iran e Iraq: le truppe di Teheran sono sconfinate ieri nel campo petrolifero di Faqqa, nella provincia irachena a maggioranza sciita di Maysan, e hanno piantato la bandiera della Repubblica Islamica sul pozzo petrolifero numero quattro. La notizia, riferita da una fonte delle autorità di sicurezza locali, è stata confermata dal portavoce delle forze Usa, secondo il quale non c'è stato alcuno scontro a fuoco nella zona. Si attende intanto la versione ufficiale dell’accaduto che a breve sarà fornita dal governo iracheno. Intanto il ministro dell'Interno, Jawad al-Bolani, ha avvertito che Baghdad “non rinuncerà mai alla sua ricchezza petrolifera, per “nessun motivo”.

    Libano
    Tragedia del mare a largo delle coste del Libano. Una nave cargo panamense con a bordo 83 membri dell’equipaggio è naufragata ieri a 20 chilometri a largo di Tripoli. Al momento si contano quattro morti e 40 dispersi. Mentre i soccorritori hanno tratto in salvo 38 marinai. Alle operazioni di soccorso partecipano imbarcazioni libanesi e anche 3 unità navali della forza Onu-Unifil.

    Sahara occidentale
    Ritorno in patria per Aminatu Haidar, l’attivista non violenta del fronte Polisario che si batte per l’indipendenza del Sahara occidentale dal Marocco. La donna, da oltre un mese in sciopero della fame e dopo un ricovero in ospedale, è giunta oggi ad Elayoun - città principale del Sahara occidentale - a bordo di un aereo proveniente dalle Canarie, in Spagna, dove si trovava in seguito all’espulsione decretata a novembre dalle autorità di Rabat. Sugli obiettivi del Fronte Polisario, Eugenio Bonanata ha intervistato Omar Mih, rappresentante del movimento in Italia:

    R. – Quello che chiediamo alla comunità internazionale è quello che la stessa comunità ha già individuato come soluzione al conflitto del Sahara occidentale, attraverso centinaia di risoluzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza e dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Cioè che si permetta al popolo del Sahara occidentale, attraverso un referendum, di scegliere che cosa vuole fare della sua terra: essere un Paese indipendente o integrato nel Marocco ma in autonomia. Il popolo Saharawi e il suo rappresentante, il Fronte Polisario, hanno scelto la via pacifica ormai dagli Anni Novanta: hanno rinunciato alla guerra e si sono affidati alla diplomazia internazionale per risolvere questo conflitto attraverso un referendum di autodeterminazione. Devo ricordare che altri sette attivisti sono stati arrestati e rischiano una condanna a morte per alto tradimento. Altri ancora nel territorio rimangono sotto pressione: i loro documenti sequestrati, non hanno libertà di movimenti. C’è, quindi, un’incredibile e terribile situazione di violazione dei diritti umani. E questa non è propaganda, ci sono le testimonianze della comunità internazionale, di organizzazioni come Amnesty International, Human Rights Watch …

     
    D. – Il referendum, e quindi l’autonomia della regione, consentirebbe fra l’altro lo sfruttamento delle tante risorse naturali presenti sul territorio?

     
    R. – La prima cosa che noi desideriamo è che tutto si possa risolvere in termini legali. Secondo, che la parte della popolazione Saharawi che vive nei campi profughi da 35 anni possa tornare in dignità nelle proprie case. Il popolo Saharawi sarà un popolo molto disponibile a collaborare con il Marocco, anche per la presenza stessa di centinaia di coloni marocchini nel territorio del Sahara occidentale. Per quanto riguarda le risorse, abbiamo anche fatto delle proposte al Marocco: se il referendum si farà, se l’opzione dell’indipendenza sarà quella vincente, la Repubblica Saharawi sarà disposta a dare al Marocco il 50 per cento delle risorse che sono in questo momento in sfruttamento, ma anche quelle che saranno scoperte in futuro.

     
    D. – Il riferimento è al petrolio?

     
    R. – Ovviamente, al petrolio, ai fosfati, al pesce … C’è una grande disponibilità delle autorità saharawi a prendere in considerazione gli interessi del Marocco.

     
    Myanmar
    È di sette morti e 11 feriti il bilancio dell’esplosione nello Stato di Kayin, nel sudest del Myanmar, dove vive la minoranza etnica dei Karen. L'attacco è avvenuto mentre la comunità locale stava celebrando il capodanno. La giunta militare al potere ha accusato i separatisti Karen, ma non sono state fornite prove di un loro coinvolgimento.

    Cambogia
    L'ex capo dello Stato del sanguinoso regime comunista dei khmer rossi in Cambogia, Khieu Samphan, è stato incriminato per genocidio da un giudice del tribunale di Phnom Penh patrocinato dalle Nazioni Unite. Si stima che almeno 2 milioni di persone, pari a un quarto della popolazione sul finire degli Anni Settanta, abbia perso la vita sotto tortura, per sfinimento o malnutrizione.

    Rubata l'insegna all'ingresso del campo di Auschwitz
    In Polonia sdegno e costernazione hanno fatto seguito al furto, compiuto da ignoti, dell’insegna in ferro battuto che campeggiava all’ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau. L’insegna, con la scritta “Arbeit macht frei” – “Il lavoro rende liberi” – era stata realizzata dagli stessi prigionieri nel 1940. Le autorità israeliane e polacche hanno parlato di “atto ripugnante”.

     
    Europa visti
    Tra meno di 24 ore i cittadini di Macedonia, Montenegro e Serbia non avranno più bisogno del visto per entrare nei Paesi dell’Unione Europea. Da domani, 19 dicembre, entra infatti in vigore il nuovo regime dei visti deciso da Bruxelles che consentirà la libera circolazione in Europa ai cittadini di questi Paesi. Se ne riparlerà in primavera per i due Paesi esclusi, Bosnia e Albania. Con la liberalizzazione dei visti ci si attende un rilancio delle relazioni economiche tra l’Ue e la regione balcanica.

    Francia
    L'ex presidente francese, Jacques Chirac, è ''indagato'' nel caso degli impieghi fittizi del Comune di Parigi. L’ex capo dell’Eliseo ha respinto ogni addebito e ha ''ribadito che nessun sistema'' di remunerazioni in cambio di prestazioni che non venivano effettuate è ''mai esistito''. Le accuse risalgono al lungo periodo in cui Chirac fu sindaco di Parigi, fino al 1995 anno in cui fu eletto presidente. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 352

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