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Sommario del 17/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a otto nuovi ambasciatori presso la Santa Sede: la pace universale si costruisce rispettando il creato e riconoscendo il contributo delle religioni
  • La dignità dell’uomo, la pace e l’ambiente al centro dei discorsi del Papa agli ambasciatori
  • Il Papa ai vescovi bielorussi: cattolici e ortodossi insieme per testimoniare il Vangelo in una società secolarizzata
  • Messa presieduta dal Papa per i 90 anni del cardinale Špidlik
  • Benedetto XVI presiede la celebrazione dei Vespri con gli universitari degli atenei romani
  • Rinuncia
  • Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka, dimesso dallo stato clericale
  • Firmata a Bruxelles la Convenzione monetaria tra Vaticano e Unione Europea
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Congo: attacchi contro la Chiesa
  • L'ombra del fallimento sul vertice di Copenaghen. Barroso: no alla retorica nazionalista
  • Chiesa e Società

  • Europarlamento: rinviato il voto sul Crocifisso nelle scuole
  • Monito del Patriarca russo al Consiglio dell'Ue sui diritti delle comunità religiose
  • Il Metropolita Emmanuel di Francia è il nuovo presidente della Kek
  • Iraq: mons. Sako chiede maggiori misure di sicurezza per il periodo natalizio
  • Cina continentale: le statistiche 2009 della Chiesa cattolica
  • Pakistan: liberi due cristiani in carcere per blasfemia
  • Appello della Caritas-Congo alla comunità internazionale: “Riportare la pace nel Paese”
  • La testimonianza di un missionario sulla situazione in Guinea Conakry
  • Zambia: le Chiese cristiane unite contro la violenza sessuale
  • Appello Onu a sostegno delle popolazioni dello Zimbabwe
  • Guatemala: dichiarazione dei vescovi in occasione del Natale
  • Colombia: celebrato il primo incontro delle donne dell’America Latina
  • Piogge torrenziali nello Sri Lanka: tre morti e migliaia di case sommerse
  • Filippine: la "Messa del Gallo" per la novena di Natale
  • Indonesia: indagato sacerdote per aver aiutato coltivatori locali
  • Forum ecumenico chiede di affrontare gli esiti dei cambiamenti climatici in Oceania
  • Kenya: Messa a Kericho per il missionario irlandese ucciso
  • Filippine: missionario vincenziano e Apostolato del Mare tra i vincitori del Premio per i migranti
  • Germania: delusione delle Chiese per le scelte del governo sulle esportazioni delle armi
  • Taiwan: l’autobiografia del cardinale Shan Kuo-hsi in una versione per l’infanzia
  • Pubblicato il sussidio per la Giornata di Dialogo tra ebrei e cattolici
  • Il cardinale Bagnasco ai parlamentari italiani: fermare l'odio che avvelena la politica
  • Ostensione della Sindone: serie TV per ragazzi ne spiega i "misteri"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Verso nuove sanzioni internazionali all’Iran dopo i test missilistici condotti da Teheran
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a otto nuovi ambasciatori presso la Santa Sede: la pace universale si costruisce rispettando il creato e riconoscendo il contributo delle religioni

    ◊   Il mondo non conoscerà mai davvero la pace se chi ne governa le sorti cercherà di relegare le religioni e i valori dello spirito ai margini della vita sociale, invece di riconoscerne il contributo. E’ il concetto al quale Benedetto XVI ha dedicato ampio spazio nel suo discorso rivolto collegialmente questa mattina, in Vaticano, agli otto nuovi ambasciatori di Danimarca, Uganda, Sudan, Kenya, Kazakhstan, Bangladesh, Finlandia e Lettonia, ricevuti in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il punto di partenza della sua riflessione, Benedetto XVI lo ha riservato ancora al “corretto rapporto” che, ha affermato, deve instaurarsi fra la creazione - “dono prezioso che Dio nella sua bontà ha dato agli uomini” - e l’uomo stesso che ha la “responsabilità” di amministrarla. Una tale responsabilità, ha detto con chiarezza il Papa, comporta delle “conseguenze”:

     
    “Les hommes ne peuvent ni la décliner…
    Gli uomini non possono né declinarla, né fuggirla rinviandola alle generazioni a venire. E’ evidente che la responsabilità ambientale non può essere opposta all’urgenza di mettere fine allo scandalo della povertà e della fame. E' possibile, tuttavia, separare queste due realtà, perché il continuo degrado dell'ambiente è una minaccia diretta per la sopravvivenza umana e lo stesso sviluppo, e può anche rappresentare una minaccia diretta alla pace tra gli individui ed i popoli”.

     
    Dunque, è stata l’esortazione di Benedetto XVI, gli Stati devono assumere impegni “più decisi” e condivisi “a salvaguardia dell’ambiente”, ma anche dimostrare poi - ha osservato con realismo il Papa - di possedere volontà e i mezzi per “realizzare accordi internazionali vincolanti che siano utili ed equi per tutti”. E qui, in modo analogo alla riflessione proposta nel suo Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace, il Pontefice ha posto sullo stesso piano dell’ecologia ambientale la necessità di una “ecologia” sociale aperta allo “sviluppo integrale della persona umana”. Un concetto per cui, ha ribadito Benedetto XVI:

     
    “Le bien de l’homme ne réside pas dans…
    Il bene dell’uomo non sta nel consumo sempre più sfrenato e nell'accumulo illimitato di beni, consumo e accumulo che sono riservati ad un numero ristretto ma proposti come modelli di massa. A questo proposito, non spetta solo alle diverse religioni riconoscere e difendere il primato dell'uomo e dello spirito, ma anche allo Stato. Esso ha il dovere di farlo in particolare attraverso una politica ambiziosa che favorisca per tutti i cittadini - in modo egalitario - l'accesso ai beni dello spirito”.

     
    Spirito che si esprime attraverso una fede: Benedetto XVI ha ricordato a questo punto di aver “più volte” indicato - specie durante il suo viaggio in Terra Santa - la religione come “nuovo inizio per la pace”. E’ vero, ha riconosciuto il Papa, “che nella storia le religioni sono stete spesso fonte di conflitti. Ma è anche vero le religioni vissute nella loro essenza sono state e sono una forza per la riconciliazione e la pace”. Ma, ha ammesso:

     
    “La coexistence pacifique des différentes traditions…
    La convivenza pacifica di diverse tradizioni religiose all'interno di alcune nazioni è a volte difficile. Più che un problema politico, tale coesistenza è anche una questione religiosa che si pone all’interno di ciascuna di queste tradizioni (...) Per la persona di fede o l'uomo di buona volontà, la risoluzione dei conflitti umani, come la delicata convivenza di diverse espressioni religiose, può essere trasformata in una convivenza umana all'interno di un ordine pieno di bontà e saggezza che ha la sua origine e il suo dinamismo in Dio”.

     
    Il dialogo interreligioso offre, dunque, un contributo specifico a quella che il Papa ha definito la “lenta genesi che sfida gli immediati interessi umani, politici ed economici”. Talvolta, ha riconosciuto ancora con realismo, è “difficile per il mondo politico ed economico dare all'uomo il primo posto, ed è ancor più difficile ammettere l'importanza e la necessità della religione, riconoscendo la sua vera natura e il suo posto sul versante pubblico”:

     
    “La paix, tant désiréè, ne naîtra que de l’action…
    La pace, tanto desiderata, non nascerà se non dall'azione congiunta dei singoli, che ne scoprono la sua vera natura in Dio, e dai leader della società civile e religiosa che - nel rispetto della dignità e della fede di tutti - riconosceranno alla religione il suo nobile e autentico ruolo di accompagnamento e perfezionamento della persona umana”.

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    La dignità dell’uomo, la pace e l’ambiente al centro dei discorsi del Papa agli ambasciatori

    ◊   Pace e dialogo, giustizia sociale, ruolo delle religioni nello sviluppo della società e, ancora, difesa dei più deboli e libertà religiosa: questi i temi forti affrontati da Benedetto XVI nei singoli discorsi agli ambasciatori che hanno presentato oggi le Lettere Credenziali. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Al centro del discorso del Papa all’ambasciatore di Danimarca, Hans Klingenberg, il summit dell’Onu sui cambiamenti climatici, in corso a Copenaghen. Benedetto XVI ha affermato che “le decisioni politiche e diplomatiche in gioco nell'affrontare le esigenze di una materia così complessa mettono alla prova la volontà delle parti di rinunciare a presunti vantaggi nazionalistici o di breve termine a favore di benefici di lungo termine per l'intera famiglia umana”. Quindi, il Papa ha ricordato che “mentre un certo consenso può senza dubbio essere raggiunto attraverso l'elaborazione di aspirazioni condivise, abbinate a politiche e obiettivi, il cambiamento fondamentale in ogni forma di comportamento umano, individuale o collettivo, richiede la conversione del cuore”. È importante, quindi, fare tutto il necessario in modo che le generazioni future possano chiamare “casa” l’intero Creato. Benedetto XVI ha sottolineato poi come “troppo spesso gli sforzi per promuovere una comprensione integrale dell’ambiente sono stati posti a fianco di un’interpretazione riduttiva della persona” ed invita a rispettare la dimensione spirituale dell’uomo e la famiglia, secondo il disegno di Dio.

     
    Tutto incentrato sulla pace, il discorso all’ambasciatore del Sudan, Sulieman Mohamed Mustafa. La popolazione del Darfur, è stato il richiamo del Papa, “continua a soffrire grandemente”. Ed ha evidenziato che i negoziati tra le parti armate devono urgentemente essere sostenuti da tutti. “Il rispetto della popolazione civile e dei loro diritti umani”, ha ribadito, “richiedono un rinnovato tentativo per ricercare degli accordi duraturi”. L’unica via per la stabilità nel Darfur e nel resto del Paese, ha aggiunto, è il dialogo e la risoluzione pacifica del conflitto, attraverso la giustizia, la verità e la riconciliazione. La pace e lo sviluppo, ha affermato ancora, non possono sussistere senza la salvaguardia dei diritti umani dei cittadini, senza eccezioni. Infine, il Papa ha sottolineato che i cattolici sudanesi chiedono il rispetto della propria missione ed identità, esortando le autorità a rispettare i diritti e la libertà religiosa delle minoranze.

     
    Con l’ambasciatore dell’Uganda, Francis K. Butagira, il Papa si è soffermato in particolare sulla drammatica condizione in cui vive la popolazione nel nord del Paese, teatro di continue violenze che non hanno risparmiato i bambini perfino “costretti a commettere crimini deplorevoli”. Il Papa ha denunciato la “condizione di estrema povertà” degli sfollati, vedove ed orfani, che temono di ritornare nei propri villaggi. Di qui l’auspicio che “la mancanza di sicurezza sia alla fine sostituita da una pace stabile”, incoraggiando a mettere in pratica la Dichiarazione di Kampala in favore di quanti sono stati costretti a fuggire dalle proprie case. Il Papa ha così ribadito l’importanza dell’educazione, della protezione dell’ambiente e della lotta alla corruzione per favorire un ambizioso programma di sviluppo dell’Uganda.

     
    Nel discorso al nuovo ambasciatore del Kenya, Elkanah Odembo, il Papa ha auspicato che il Paese africano ritrovi “pace e stabilità” dopo l’esplosione di violenza che è seguita alle elezioni di due anni fa. Il dialogo e il consenso popolare, ha sottolineato, sono il fondamento di un autentico governo democratico. Non ha poi mancato di riferirsi al recente Sinodo dei Vescovi per l’Africa, ribadendo che è essenziale impegnarsi per risolvere quei mali, dalla fame al cambiamento climatico, che affliggono i popoli africani. Al contempo, il Pontefice ha messo l’accento sulla necessità della lotta alla corruzione e di un’equa distribuzione delle risorse, affinché sia promossa una globalizzazione della solidarietà.

     
    Nel discorso al nuovo ambasciatore della Lettonia, Einars Semanis, Benedetto XVI ha rammentato i pesanti effetti della crisi economica sulla popolazione lettone. Una crisi che ha generato povertà, disoccupazione e incertezza nel futuro. “Questi tempi – ha osservato il Papa – richiedono coraggio e risolutezza” ed ha espresso l'auspicio che le misure per ricostruire l’economia della Lettonia siano portate avanti “in uno spirito di genuina giustizia ed equità” con una speciale attenzione per i più vulnerabili. Non ha poi mancato di riferirsi alle radici cristiane della Lettonia, definita da Innocenzo III “Terra Mariana”. Promuovendo un umanesimo, aperto ai valori spirituali e trascendenti, ha affermato, la Lettonia diventerà sicuramente un modello di sviluppo sostenibile che difende la dignità della persona.

     
    Con il neoambasciatore della Finlandia, Alpo Rusi, Benedetto XVI ha affrontato i temi dell’aiuto umanitario, specie verso gli Stati africani, e dell’immigrazione, campi nei quali - ha riconosciuto il Papa - la Finlandia si distingue da molto tempo. Quindi, il Pontefice si è soffermato sul “pericolo” di erosione subìto, ha detto, da “alcuni valori” a causa della secolarizzazione. Comprendo, ha affermato, le “pressioni che i governi devono affrontare quando”, in “nome della tolleranza”, si fanno portavoce di “richieste insistenti” da parte di vari gruppi per l’accettazione “di una gamma sempre più ampia di punti di vista e stili di vita”. Tuttavia, ha obiettato, la virtù della tolleranza non equivale a definire la “verità sulla dignità della persona umana”. Ed ha concluso esortando il governo finlandese a difendere i valori della legge naturale in modo che l’attenzione posta dallo Stato nordeuropeo nei riguardi della famiglia e del rispetto per la vita possa rispondere “alle delicate tematiche sociali, che hanno implicazioni a lungo termine per la salute di ogni società umana”.

     
    Al nuovo ambasciatore del Kazakhstan, Mukhtar B. Tileuberdi, il Papa ha sottolineato la necessità di un “rafforzamento delle relazioni e della reciproca comprensione tra il mondo cristiano e islamico, a vantaggio di tutti”. Ha quindi ricordato l’invito della Santa Sede alle nazioni perché siano rispettati i diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla libertà religiosa. E ha ribadito che “le religioni hanno molto da offrire allo sviluppo soprattutto se Dio trova un posto nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica”. Poi, riferendosi all’anniversario della caduta del Muro di Berlino, ha affermato che “la Santa Sede è impegnata a consolidare le libertà politiche che hanno vinto venti anni fa in Europa, la cui espressione esterna può prosperare solo se il dono divino della libertà interiore è rispettata e promossa”.

     
    Al nuovo ambasciatore del Bangladesh, Abdul Hannan, il Papa ha ricordato che l’istruzione dei giovani è alla base della lotta alla povertà che ancora affligge il Paese. “La Chiesa cattolica locale – ha detto - sta facendo la sua parte in questo settore attraverso la sua capillare rete di scuole e altre istituzioni educative”. Ha quindi apprezzato il successo delle iniziative di micro-credito e micro-finanza, che stanno gradualmente portando un nuovo livello di prosperità nel Paese, proteggendo inoltre i più deboli dal rischio dell’usura. La società, è stata l’esortazione del Papa, mostri un amore preferenziale verso i poveri e i sofferenti. “Io prego – ha concluso - affinché musulmani, indù, cristiani e tutte le persone di buona volontà nel vostro Paese diano la costante testimonianza di una coesistenza pacifica che resta la vocazione di tutto il genere umano”.(Con la collaborazione di Sergio Centofanti, Alessandro De Carolis e Isabella Piro)

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    Il Papa ai vescovi bielorussi: cattolici e ortodossi insieme per testimoniare il Vangelo in una società secolarizzata

    ◊   Di fronte alle sfide della società odierna, Benedetto XVI raccomanda alla Chiesa bielorussa una rinnovata testimonianza di unità, che potrà favorire i rapporti con l’autorità civile, le relazioni ecumeniche, il dialogo con altre culture e religioni. L’auspicio del Papa nel discorso stamane ai presuli bielorussi in visita ad limina, accompagnati da mons. Aleksander Kaskiewicz, presidente della Conferenza episcopale della Repubblica ex sovietica. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Corresponsabilità, comunione, condivisione delle decisioni”. Benedetto XVI ha incoraggiato i presuli bielorussi ad avanzare in questo impegno, per “annunciare con rinnovato entusiasmo ed incisività il perenne Messaggio del Vangelo in una società – ha sottolineato - che non è immune dalle tentazioni della secolarizzazione, dell’edonismo e del relativismo”, di cui sono segno la denatalità, la fragilità delle famiglie, l’illusione di trovare fortuna al di fuori della propria terra. Di fronte a tali sfide occorre da parte dei Pastori mostrare “la forza della fede”, “radicata in una solida tradizione”, preservando “la profonda identità cristiana della Nazione, nel dialogo rispettoso con le altre culture e religioni”, formulando con “grande cura” programmi e metodi pastorali “sempre più adeguati”, applicando “le decisioni della Conferenza episcopale”, così favorendo anche “il rapporto con l’Autorità civile e, particolarmente, le relazioni ecumeniche”.

     
    Ha poi raccomandato il Papa “speciale attenzione” alla “dimensione educativa” dei giovani se oggi viviamo – ha ricordato – “in una sorta di ‘emergenza’” in questo settore. E così anche ha auspicato “una solida e rigorosa formazione spirituale e teologica” dei candidati al sacerdozio, guidati a “compiere una seria e profonda verifica della chiamata divina”.

     
    Per questo ha chiesto il Santo Padre che nei seminari di Grodno e a Pinsk si continui ad offrire ai giovani candidati per il clero diocesano e per quello religioso un comune “itinerario formativo completo e qualificato”, “risultato di intensa collaborazione tra il vescovo e i rispettivi superiori religiosi”.

     
    Benedetto XVI ha quindi auspicato “gesti concreti” di fraternità per affermare la pace, in particolare richiamando “la fraterna collaborazione con la Chiesa ortodossa di Bielorussia”, i cui pastori condividono “la ricerca e l’impegno per il bene dei fedeli”.

     
    Riguardo infine i rapporti Chiesa-Stato, il Papa ha richiamato “la volontà delle parti di stipulare un Accordo”, in via di elaborazione, così come ribadito nel recente incontro in Vaticano con il presidente della Repubblica bielorussa, oltre “l’impegno di fattiva collaborazione su materie di comune interesse, al fine di promuovere, nel rispetto delle competenze di ciascun ambito, il bene dei cittadini".

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    Messa presieduta dal Papa per i 90 anni del cardinale Špidlik

    ◊   Stamattina il Papa ha presieduto nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, una celebrazione eucaristica con la Comunità del Centro "Aletti" di Roma, in occasione del 90.mo compleanno del cardinale Tomas Špidlik. Ce ne parla Sergio Centofanti:

     
    Il Papa, nella sua omelia, ha ricordato il lungo itinerario di pensiero del cardinale Špidlik, teologo gesuita, nato il 17 dicembre 1919 a Boskovice (diocesi di Brno) in Moravia - allora Cecoslovacchia, oggi Repubblica Ceca - e celebre per i suoi numerosi studi sulla spiritualità delle Chiese d'Oriente. Ha sempre comunicato “con ardore e profonda convinzione – ha sottolineato Benedetto XVI - che il centro di tutta la Rivelazione è un Dio Tripersonale e che, di conseguenza, l’uomo creato a sua immagine è essenzialmente un mistero di libertà e di amore, che si realizza nella comunione: il modo stesso di essere di Dio”:

     
    “Questa comunione non esiste per se stessa, ma procede – come non si stanca di affermare l’Oriente cristiano – dalle Persone divine che liberamente si amano. La libertà e l’amore, elementi costitutivi della persona, non sono afferrabili per mezzo delle categorie razionali, per cui non si può comprendere la persona se non nel mistero di Cristo, vero Dio e vero uomo, e nella comunione con Lui, che diventa accoglienza della ‘divinoumanità’ anche nella nostra stessa esistenza”.

     
    Il cardinale Špidlik è stato dunque cantore del mistero della libertà, lui che in gioventù aveva conosciuto i lavori forzati, impostigli prima dai nazisti e poi dai comunisti. Ma la fedeltà di Dio – ha aggiunto il Papa – si attua talora “attraverso vie tortuose e impreviste”. In questo contesto il Pontefice si riferisce al Vangelo odierno che presenta la genealogia di Gesù: accanto a Maria – nota – non vengono ricordate le grandi figure della storia d’Israele:

     
    “Paradossalmente, invece, sono quattro donne pagane: Racab, Rut, Betsabea, Tamar, che apparentemente ‘disturbano’ la purezza di una genealogia. Ma in queste donne pagane, che appaiono in punti determinanti della storia della salvezza, traspare il mistero della chiesa dei pagani, l’universalità della salvezza. Sono donne pagane nelle quali appare il futuro, l’universalità della salvezza. Sono anche donne peccatrici e così appare in loro anche il mistero della grazia: non sono le nostre opere che redimono il mondo, ma è il Signore che ci dà la vera vita. Sono donne peccatrici, sì, in cui appare la grandezza della grazia della quale noi tutti abbiamo bisogno”.

     
    Il mistero della grazia è ben riproposto dagli stupendi mosaici della Cappella Redemptoris Mater, opera del padre gesuita Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti. E il legame tra teologia ed arte è stato al centro degli studi del cardinale Špidlik, ha ricordato il Papa che ha concluso citando Giovanni Paolo II quando 10 anni fa inaugurò la Cappella:

     
    “L’immagine della Redemptoris Mater, che campeggia nella parete centrale pone davanti ai nostri occhi il mistero dell’amore di Dio, che si è fatto uomo per dare a noi, esseri umani, la capacità di diventare figli di Dio… (E’ il) messaggio della salvezza e di gioia che Cristo, nato da Maria, ha portato all’umanità”.

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    Benedetto XVI presiede la celebrazione dei Vespri con gli universitari degli atenei romani

    ◊   Questo pomeriggio, alle 17.30, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI con la preghiera dei Vespri darà inizio alla Novena di Natale insieme agli universitari degli atenei romani. Durante la celebrazione, l’icona di Maria "Sedes Sapientiae", dono fatto agli universitari del mondo da Giovanni Paolo II nel 2000, sarà consegnata dalla delegazione universitaria australiana, che l’ha custodita durante quest’anno, a quella africana. Ascoltiamo mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, al microfono di Marina Tomarro:

    R. – Quest’anno, l’incontro tradizionale degli universitari con il Papa ha un carattere particolare perché, per la prima volta, Benedetto XVI presiede la celebrazione dei Vespri nel giorno in cui la Chiesa dà inizio al suo cammino di immediata preparazione al Natale. E’ importante anche perché quest’anno i giovani universitari arrivano a questo incontro all’inizio del loro cammino che è tutto ritmato sul rapporto tra Eucaristia e carità intellettuale. Credo che questo tema costituisca una risposta concreta all’invito del Santo Padre di coniugare insieme fede e ragione in una prospettiva nuova e soprattutto una nuova capacità progettuale.

     
    D. – “Eucaristia e carità intellettuale” è il tema di questo nuovo anno pastorale. Ma in che modo è vissuto nelle università?

     
    R. – Noi proponiamo ai giovani universitari le settimane culturali, cioè vogliamo invitare i giovani a organizzare insieme ai docenti momenti di riflessione che siano anche testimonianza concreta di questo impegno che desiderano maturare tra ciò che studiano e ciò che poi sono chiamati a realizzare nella vita oggi, come studenti e domani come professionisti, in modo tale che si possa veramente sollecitare questa maggiore sintesi vitale tra vita di studio ed esperienza di fede.

     
    D. – Quest’anno, l’icona di Maria "Sedes Sapientiae" viene affidata agli universitari africani. Perché questa scelta?

     
    R. – La partenza dell’icona per la Nigeria, da cui inizierà il cammino che impegnerà l’icona per tutta l’Africa, costituisce un momento importante perché la cooperazione universitaria deve costituire sempre di più il cuore di una cooperazione allo sviluppo più ampia, che possa raggiungere quegli obiettivi che il Papa più volte ha indicato, cioè di uno sviluppo umano integrale che mette in condizioni la società africana di raggiungere quei traguardi di pace, di serenità e di progresso a cui tutti veramente aneliamo.

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    Rinuncia

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Limerick (Irlanda), presentata da mons. Donal Brendan Murray, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka, dimesso dallo stato clericale

    ◊   Perdita dei diritti e doveri connessi allo stato clericale, eccetto l’obbligo del celibato; proibizione dell’esercizio del ministero; scomunica per le ordinazioni episcopali senza mandato pontificio: sono alcune delle decisioni assunte dalla Santa Sede circa l’arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo, contenute in un comunicato della Sala Stampa vaticana. Il servizio di Roberto Piermarini:

    Da diversi anni - si legge nella nota - la Chiesa segue con particolare sofferenza gli sviluppi legati agli incresciosi comportamenti dell'arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo. Numerosi sono stati i tentativi intrapresi per riportarlo alla comunione con la Chiesa Cattolica, cercando anche forme adeguate per consentirgli di esercitare il ministero episcopale, con un coinvolgimento diretto da parte dei Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che personalmente e con spirito di paterna sollecitudine seguivano il signor Milingo”. Dopo aver ricordato “l’attentato matrimonio con la signora Maria Sung” nel 2001, il testo vaticano ricorda i tentativi di Milingo “per l’abolizione del celibato sacerdotale” e i moti di “aperta ribellione ai ripetuti interventi della Santa Sede”, oltre alle ordinazioni episcopali a Washington “senza mandato pontificio”. Dopo aver ricordato la “scomunica” in cui Milingo incorse nel 2006 “e che rimane in vigore” – precisa la nota vaticana –, il testo ricorda che lo stesso “ha continuato nell'esercizio illegittimo degli atti dell'ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l'unità della santa Chiesa. In particolare, nei mesi scorsi egli ha proceduto ad alcune nuove ordinazioni episcopali. Tali gravi delitti – prosegue il documento - hanno costretto la Sede Apostolica ad aggiungergli l’ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale”. La nota afferma quindi che “di conseguenza, risulta illegittima la partecipazione dei fedeli ad eventuali nuove celebrazioni promosse da Milingo". La nota della Sala Stampa rileva che "la dimissione dallo stato clericale di un vescovo è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa Sede si è vista costretta per la gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione ecclesiale”. Nella parte conclusiva dal testo si afferma a proposito dei vescovi ordinati da Milingo che la Chiesa “non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni e tutte le ordinazioni da esse derivate e pertanto lo stato canonico dei presunti vescovi resta quello in cui si trovavano prima dell'ordinazione conferita da Milingo”.

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    Firmata a Bruxelles la Convenzione monetaria tra Vaticano e Unione Europea

    ◊   E’ stata sottoscritta oggi a Bruxelles la Convenzione monetaria tra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione Europea. A nome della Santa Sede, in quanto rappresentante dello Stato della Città del Vaticano, ha firmato mons. André Dupuy, nunzio apostolico presso l’Ue, mentre Joaquín Almunia, membro della Commissione europea, ha firmato per conto dell’Unione Europea. Le disposizioni della nuova Convenzione monetaria, che sostituisce quella del 29 dicembre 2000 - con la quale si introduceva nello Stato della Città del Vaticano l’euro come moneta ufficiale - entreranno in vigore a partire dal primo gennaio 2010.

    Tre le novità principali della Convenzione. Innanzitutto, viene innalzato a 2.300.000 euro fissi, più una quota supplementare variabile, il valore nominale della massa monetaria che può essere battuta dal Vaticano (prima il valore nominale era di 1.074.000 euro). La seconda novità significativa consiste nel fatto che, d’ora in poi, almeno il 51% della moneta vaticana dovrà essere destinata alla circolazione. In passato, infatti, poteva succedere che gran parte degli euro vaticani venissero destinati al collezionismo. Infine, con la firma della Convenzione, il Vaticano recepisce tutte le normative comunitarie contro il riciclaggio di denaro, la frode e la falsificazione delle banconote. La Convenzione prevede infine l’istituzione di un Comitato misto che si riunirà annualmente per verificare l’applicazione della stessa Convenzione monetaria.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Accordi internazionali vincolanti per la salvaguardia dell'ambiente: in prima pagina, l'auspicio di Benedetto XVI durante l'udienza a otto nuovi Ambasciatori.

    Cattolici e ortodossi insieme per testimoniare la fraternità che genera la pace: nell'informazione vaticana, il Papa ai vescovi della Conferenza episcopale di Bielorussia in visita "ad Limina".

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Una pedina russa sullo scacchiere afghano".

    La Fed non crede nella ripresa di un'America senza lavoro: via libera del Congresso all'aumento del tetto del debito e al progetto per il rilancio dell'occupazione.

    Nell'informazione religiosa, il cardinale Angelo Bagnasco contro il clima di odio nel confronto politico italiano.

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    Oggi in Primo Piano



    Congo: attacchi contro la Chiesa

    ◊   La Chiesa cattolica ancora sotto attacco, nel Sud Kivu, nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo. Domenica scorsa un gruppo armato ha assaltato un monastero nei dintorni di Bukavu: una religiosa è rimasta uccisa. Nel Sud Kivu continua a regnare l’insicurezza: milizie irregolari compiono impunemente massacri, stupri, incendiano villaggi e prendono ostaggi. Martedì i cristiani di Bukavu e di Uvira hanno partecipato ad una marcia per la pace. Il clero e i religiosi dell’arcidiocesi di Bukavu hanno scritto al presidente Kabila chiedendo un suo intervento. Claire Malapert, della nostra redazione francese, ha intervistato l’abate Justin Nbungi, direttore della Commissione diocesana giustizia e pace dell’arcidiocesi di Bukavu:

    R. – L’Eglise catholique est prise come cible, la population locale aussi, …
    La Chiesa cattolica è presa di mira e anche la popolazione locale. Il punto è capire perché questo accade, anche perché finora non c’è stata alcuna rivendicazione per questo crimine. Noi pensiamo che la Chiesa cattolica costituisca un’autorità morale indiscussa che sostiene gli sforzi della popolazione che cerca di sopravvivere, e probabilmente i nemici della pace non sono contenti della nostra vicinanza alla gente, meno che meno del nostro messaggio che probabilmente destabilizza tutti coloro che invece vorrebbero risolvere i problemi con le armi.

     
    D. – Alcuni ritengono che non si tratti di casi isolati di banditismo, quanto piuttosto di azioni premeditate. Cosa ne pensa?

     
    R. – Nous ne pouvons pas penser que ce soient des cas isolés …
    Non possiamo pensare che si tratti di casi isolati, perché il monastero è stato attaccato e il giorno dopo gli stessi banditi sono ritornati. Penso che in realtà si voglia creare il panico; ma come è già stato detto, noi continueremo a svolgere il nostro ruolo di Chiesa, continueremo sempre a parlare della pace, continueremo sempre a privilegiare il dialogo: le armi non hanno mai risolto alcun problema in alcun Paese al mondo!

     
    D. – Sembra quasi che l’obiettivo sia quello di indurre la popolazione ad abbandonare le proprie terre per rifugiarsi nei campi profughi: c’è forse questo dietro a tutte queste violenze?

     
    R. – Nous pensons effectivement que on veut plutôt terroriser la population …
    Pensiamo che vogliano terrorizzare la popolazione, attaccando prima di tutto quanto è sacro per la gente: da queste azioni, la popolazione esce traumatizzata ed avvilita. Noi abbiamo invitato la popolazione a non cedere al ricatto: non vogliamo inoltrarci sulla strada del disordine e dello scontro perché quella è la strada delle armi. Abbiamo chiesto alla popolazione di rimanere serena, di tenere gli occhi bene aperti, di essere vigile nei quartieri e nelle strade e di non cedere alle provocazioni!

     
    D. – La Chiesa ha reagito a queste violenze con discorsi, con lettere rivolte al governo ma anche con le marce per la pace …

     
    R. – Bien sûr! L’archevêque de Bukavu…
    Certamente! L’arcivescovo di Bukavu, mons. Rusengo, ha detto – a chiunque lo volesse intendere – che la Chiesa s’inginocchia solo di fronte ai Sacramenti, ma mai si prostrerà davanti alle violazioni provocate dal rumore delle armi. Noi utilizziamo le armi a nostra disposizione, che sono la preghiera, e attraverso la preghiera chiediamo che sia fatta giustizia. Ed io credo che la popolazione del Sud Kivu sia convinta che se ancora sopravvive, probabilmente è perché Dio abita tra di noi.

     
    D. – La giustizia, il governo stanno cercando i colpevoli con impegno reale?

     
    R. – Le chef de l’Etat l’a promis; les services de l’ordre sont a l’œuvre. …
    Il capo dello Stato l’ha promesso; i servizi di polizia sono al lavoro. Aspettiamo i risultati.

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    L'ombra del fallimento sul vertice di Copenaghen. Barroso: no alla retorica nazionalista

    ◊   Proseguono a ritmo serrato le trattative al vertice Onu sui cambiamenti climatici a Copenaghen. Il rischio fallimento è forte, ma si spera in una svolta finale. Oltre 120 i capi di Stato e di governo presenti nella capitale danese, tutti uniti per evitare che il summit si concluda senza risultati. Da Copenaghen, ci riferisce il nostro inviato Salvatore Sabatino:

    Trentasei ore basteranno per raggiungere un accordo? A Copenaghen sono in molti a chiederselo; le 193 delegazioni che partecipano al più grande vertice Onu sul clima mai organizzato nella storia, proseguono le trattative in maniera serrata, ma l’ottimismo dei primi giorni sembra essere scomparso. Da più parti si vocifera che alla fine non verrà prodotto nessun accordo, ma solo una dichiarazione non vincolante, che vorrebbe dire – di fatto – il fallimento. A confermare le preoccupazioni espresse da più parti anche le dichiarazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel, che da Berlino ha detto che ''le notizie provenienti da Copenaghen non sono buone'', chiedendo un impegno più concreto a Stati Uniti e Cina, al fine di evitare il blocco delle trattative, che provocherebbe conseguenze drammatiche per il pianeta. ''I negoziati stanno procedendo a passo di lumaca'', ha aggiunto il primo ministro australiano Kevin Rudd, sottolineando che la soluzione in questi casi potrebbe rimanere bloccata o ''subire una svolta finale''. Più rassicurante, invece, la posizione espressa dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che in un’affollata conferenza stampa ha dichiarato che Washington è pronta a contribuire con gli altri Paesi industrializzati ad uno stanziamento di 100 miliardi di dollari per le economie in via di sviluppo. Un primo passo concreto, dunque, verso le richieste dei Paesi poveri, che da sempre si sono battuti per gli aiuti economici. Il capo della diplomazia statunitense ha, però, lanciato un monito a Pechino, chiedendo più trasparenza. Il premier cinese Wen Jiabao, che è arrivato ieri sera nella capitale danese, da parte sua ha sottolineato invece la ''determinazione'' e la ''sincerità'' con cui il suo Paese intende affrontare la lotta al cambiamento climatico. Poco fa, infine, ha tenuto un incontro con i giornalisti il segretario esecutivo della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, l'olandese Yvo De Boer, che ha annunciato la disponibilità di Washington ad un trattato vincolante. E cresce, intanto, l’attesa per l’arrivo, domani, del presidente statunitense Barack Obama, il quale spera che la sua presenza al vertice danese sblocchi definitivamente la situazione.

     
    “Senza rispetto del Creato non può esserci pace nel mondo”. A Copenhagen risuonano ancora le parole del Papa contenute nel Messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2010. Dei valori e dell’impegno etici per la difesa ambientale, il nostro inviato al vertice sul clima Salvatore Sabatino ha parlato col presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso:

    R. – I believe it is exactly...
    Il tema dei cambiamenti climatici rappresenta un test in termini di responsabilità e di solidarietà globale. La crisi finanziaria a cui assistiamo dimostra il grado d’interdipendenza che lega tutti noi. E questa di Copenaghen è la prima occasione per dimostrare che possiamo lavorare in una direzione comune. Questo è lo spirito col quale siamo venuti qui. Ripeto quanto già più volte ribadito: in questo tipo di negoziati non possiamo permetterci di metterci gli uni contro gli altri. Occorre invece lavorare insieme perché siamo di fronte all’obiettivo comune del futuro del pianeta e della qualità della vita delle nuove generazioni. Dobbiamo smetterla con la tradizionale retorica legata ai singoli interessi nazionali in nome del senso di appartenenza ad una medesima comunità: abitiamo tutti sullo stesso pianeta. A parte alcuni temi specifici, qui trattati da un gruppo di esperti competenti, per il resto Copenaghen, lo ripeto, rappresenta un test importante per definire una risposta globale alle sfide globali del XXI secolo.

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    Chiesa e Società



    Europarlamento: rinviato il voto sul Crocifisso nelle scuole

    ◊   Il Parlamento europeo ha deciso di rinviare alla prossima seduta plenaria il voto sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul divieto di esporre simboli religiosi come il Crocifisso nelle aule scolastiche italiane. Con 283 no, 259 sì e 27 astensioni l’aula di Strasburgo ha così accolto la proposta del presidente dell'eurogruppo socialista e democratico europeo Martin Schulz che ha chiesto un rinvio per fare una verifica di ammissibilità del soggetto della votazione. “Ricordo, ha detto, che quello che viene condotto qui nell'aula di Strasburgo è un dibattito italiano e non europeo, non ha senso che una risoluzione di questo tipo venga presa in considerazione dal Parlamento europeo". Il Partito popolare europeo (Ppe) avrebbe invece voluto che il Parlamento si pronunciasse. “Milioni di persone sono toccate dalla sentenza della Corte e noi dobbiamo votare oggi”, ha affermato a nome dei popolari Manfred Weber. A Strasburgo non si era comunque riusciti a trovare un accordo sulle diverse risoluzioni: in un nulla di fatto si è risolto il tentativo di una posizione comune fra popolari e socialisti. Alla fine sono rimaste in piedi due risoluzioni: quella dei popolari e quella degli euroscettici di Europa della libertà e democrazia, che rappresenta anche la Lega. I liberaldemocratici, i socialisti, la sinistra europea e i verdi hanno invece ritirato le loro. I parlamentari italiani in modo trasversale hanno intanto presentato una dichiarazione per la libertà di esposizione in luoghi pubblici di simboli religiosi rappresentativi della cultura e dell’identità di un popolo. La sentenza della Corte europea, lo ricordiamo, sostiene che la presenza dei Crocifissi nelle aule scolastiche sia «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e della «libertà di religione degli alunni».(A cura di Debora Donnini)

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    Monito del Patriarca russo al Consiglio dell'Ue sui diritti delle comunità religiose

    ◊   La Corte europea dei diritti dell'uomo, spesso non considera correttamente i diritti della Chiesa. È il parere espresso dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, in una lettera inviata al segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland. Secondo quanto riferisce una nota del Sir, nella missiva il Patriarca si sofferma sull’uso asimmetrico che la Corte a volte fa delle “diverse interpretazioni dei diritti individuali a scapito dei diritti collettivi delle tradizionali organizzazioni religiose che sono radicate nella storia e nella cultura dei popoli europei”. Il capo della chiesa ortodossa russa indica la necessità di una “seria discussione sulle tematiche e sulle prassi giudiziarie in cui le leggi secolari entrano nel campo del diritto canonico e nelle secolari tradizioni morali e spirituali dei popoli europei”. “Noi crediamo – prosegue Kirill - che ignorando gli aspetti morali dei diritti umani si rischia di minare la credibilità del concetto stesso di diritti e libertà che sono uno delle più importanti acquisizioni nella storia moderna”. Il Patriarca di Mosca ha infine espresso l’augurio che il Consiglio d'Europa intensifichi i suoi sforzi per implementare “una cooperazione permanente e sistematica con le organizzazioni religiose che rappresentano le principali tradizioni religiose europee”. (R.R.)

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    Il Metropolita Emmanuel di Francia è il nuovo presidente della Kek

    ◊   E’ il metropolita Emmanuel di Francia (Patriarcato di Costantinopoli) il nuovo presidente della Conferenza delle Chiese europee (Kek), l’organismo ecumenico con sede a Ginevra che coordina circa 120 chiese di tradizione ortodossa, protestante, anglicana e vertero-cattolica presenti nel continente europeo. Eletto ieri dal Comitato centrale della Kek riunito nella città svizzera, il metropolita assume la carica ricoperta, fino ad oggi, dal pastore protestante Jean Arnold de Clermont. La carica di vice-presidenti è andata alla Rev. Cordelia Kopsch, della Chiesa protestante di Germania, e al vescovo anglicano Christopher Hill. Nel suo discorso di accettazione - secondo quanto riferisce il Sir - il metropolita ha indicato come priorità la ristrutturazione della Kek e il coordinamento delle attività delle Commissioni: “E’ missione della Kek – ha dichiarato – favorire il legame tra Europa orientale e occidentale” rafforzando il coinvolgimento delle Chiese ortodosse. Il Metropolita Emmanuel è originario della Grecia. Nel 1995, è stato nominato dal Patriarcato Ecumenico direttore dell’ “Ufficio di collegamento della Chiesa ortodossa presso l'Unione europea”, con sede a Bruxelles. Eletto successivamente vescovo, è divenuto metropolita di Francia nel 2003. In seguito è stato scelto come Presidente dell'Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia, co-presidente del Consiglio delle Chiese cristiane di Francia, nonché co-presidente della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (WCRP). Dal 2003 era membro del Comitato centrale della Kek. (R.R.)

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    Iraq: mons. Sako chiede maggiori misure di sicurezza per il periodo natalizio

    ◊   A Mossul, città dell’Iraq, è in atto una “pulizia etnica e religiosa” contro i cristiani che si è acuita “nell’imminenza del Natale”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk. La situazione è molto tesa, il prelato invita infatti il Governo a rafforzare le misure di sicurezza durante il periodo delle festività. Il governo centrale e i partiti, aggiunge, si preoccupano però solo delle elezioni, in programma il 7 marzo 2010, e soprattutto della “spartizione del petrolio”. In città si respira un clima di tensione e paura, accresciuto dal nuovo attacco avvenuto giorni fa a due luoghi di culto, uccidendo una neonata e ferendo altre 40 persone, fra cui cinque liceali. Un’autobomba è esplosa nei pressi della chiesa dell’Annunciazione, nel quartiere al-Mohandiseen, danneggiando muri e vetrate. Un secondo attentato ha preso di mira la chiesa siro-cattolica dell’Immacolata, nel quartiere di al-Shifaa, a nord di Mossul. Questi attacchi sono solo l’ultimo episodio di una serie di violenze contro i luoghi di culto cristiani della città: il 26 novembre scorso i terroristi hanno raso al suolo la chiesa di Sant’Efrem e colpito la Casa Madre delle suore domenicane di Santa Caterina. L’arcivescovo di Kirkuk auspica ad una maggiore coesione all’interno della comunità cristiana, perché riesca a creare un “potere forte” in grado di respingere le violenze. “Distruggere questo mosaico – aggiunge – è come distruggere tutto l’Iraq”. (C.P.)

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    Cina continentale: le statistiche 2009 della Chiesa cattolica

    ◊   Risalgono all’8 dicembre 2009 le ultime statistiche condotte dalla Chiesa cattolica nella Cina continentale e redatte dal Faith Institute for Cultural Studies (FICS). Secondo l’organizzazione i cattolici nel Paese fino a quel momento erano circa 6 milioni, assistiti pastoralmente da 3.397 tra Vescovi, sacerdoti e diaconi. Tra loro ci sono 3.268 sacerdoti attivi in un centinaio di diocesi. Oltre 300 sono i giovani sacerdoti di congregazioni religiose presenti in Cina. Inoltre 628 seminaristi maggiori studiano in 18 Seminari, 630 seminaristi minori si preparano nei 30 Seminari propedeutici o minori. Le religiose che hanno emesso i voti sono 5.451 suddivise in 106 Congregazioni religiose. La comunità cattolica continentale gestisce 381 strutture caritative (esclusi i Centri di accoglienza dei lebbrosi). Tra queste ci sono 220 cliniche, 11 ospedali, 81 case per anziani, 44 asili, una scuola superiore, 2 istituti di formazione professionale, 22 orfanotrofi e centri di accoglienza per i bambini disabili, 3 Centri di riabilitazione, 34 Centri di servizio sociale. Il lavoro di elaborazione delle statistiche in cui ha preso parte il Fics, e la successiva raccolta dei dati, riportati dall’agenzia Fides, sono elementi abbastanza precisi, soprattutto per quanto riguarda i numeri dei seminaristi maggiori e dei seminari e le strutture di servizio sociale delle diocesi. (C.P.)

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    Pakistan: liberi due cristiani in carcere per blasfemia

    ◊   Sono stati scarcerati lunedì scorso i due cristiani incriminati e arrestati in Pakistan, nell’ottobre del 2008 con l’accusa di blasfemia contro l’Islam. Gulsher Masih e sua figlia Sandal, originari di un villaggio vicino Faisalabad, erano stati incriminati per aver strappato alcune pagine del Corano e per averle gettate per strada. A riferirlo, ad AsiaNews, è l’avvocato dei Gulsher, Khalil Tahir che riporta la sentenza del tribunale di Faisalabad. A muovere l’accusa sarebbero stati alcuni musulmani che si trovavano nei pressi della casa dei Gulsher. La vicenda pare fosse stata montata ad arte da un gruppo di estremisti che avevano sparso la voce dell’accaduto nelle Moschee vicine, innescando la rivolta di una folla inferocita. Per due mesi i Gulsher sono stati al centro di episodi di violenza: lanci di pietre contro la loro casa, manifestazioni e cortei lungo le strade del villaggio al grido di “a morte i balsfemi”. Poi, finalmente, la sentenza di assoluzione emessa dal giudice Mohammad Ghazanfer che ha permesso la scarcerazione. Secondo i dati raccolti dalla Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana, dal 1986 all’agosto 2009, almeno 964 persone sono state incriminate in base alla legge sulla blasfemia: fra queste 479 erano musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e 10 di religione sconosciuta. Almeno 33 gli omicidi extra-giudiziali, compiuti da singoli o folle inferocite. L’ultimo della lista è Fanish, morto nel settembre scorso. (R. R.)

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    Appello della Caritas-Congo alla comunità internazionale: “Riportare la pace nel Paese”

    ◊   “Il governo di Kinshasa e la comunità internazionale devono agire adesso per riportare la pace in Congo” è l’appello del direttore della Caritas nazionale, Bruno Miteyo, riportato dall’agenzia Misna. A quasi un anno dai massacri commessi dai ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) nella Provincia orientale, che provocarono centinaia di vittime, la gente vive ancora nella paura di essere aggredita, rapita o uccisa. A fare il quadro della situazione è la Caritas stessa secondo cui per le popolazioni locali mancano protezione, cibo e servizi di base. L’organismo umanitario cattolico ricorda che l’instabilità nel nord del Congo s’inserisce in un più ampio quadro d’insicurezza regionale. In una nota, Caritas internationalis ha denunciato anche l’inefficienza della missione Onu in Congo, la Monuc: nonostante la presenza di oltre 20.000 caschi blu e costi elevatissimi (circa 900 milioni di euro tra luglio 2008 e giugno 2009), non ha saputo proteggere la popolazione civile. (R. R.)

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    La testimonianza di un missionario sulla situazione in Guinea Conakry

    ◊   Non sembra migliorare la situazione economica in Guinea. Dopo la svalutazione della moneta locale negli ultimi mesi, è raddoppiato anche il prezzo del sacco di riso d’importazione. “Otto mesi fa servivano 5000 franchi locali per comprare un euro, oggi ne occorrono 9000”, lo dice alla MISNA padre Yves Duteil, missionario Spiritano a Conakry, capitale della Guinea, e segretario della Commissione giustizia e pace. “La povertà diffusa non è una novità – continua il missionario francese - però la situazione si è ulteriormente deteriorata con la sospensione degli aiuti internazionali alla cooperazione, il ritiro dal paese di alcune società minerarie straniere e lo stato di salute del capo della giunta, Moussa Dadis Camara – dato per morto da alcuni, in coma da altri o, secondo altri ancora, trattenuto in un ospedale militare del Marocco contro la sua volontà”. In Guinea intanto aumenta l’attesa per il rapporto di una commissione d’indagine dell’Onu incaricata di far luce sulle responsabilità della repressione avvenuta il 28 settembre, quando nel centro di Conakry sarebbero stati uccisi almeno 150 civili. “I fondi a disposizione dello stato – sostiene Yves Duteil - sono stati spesi a fini soltanto politici”. (C.P.)

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    Zambia: le Chiese cristiane unite contro la violenza sessuale

    ◊   Le Chiese cristiane dello Zambia hanno lanciato un’iniziativa comune contro la violenza sessuale. Come riportato sul quotidiano “Times of Zambia”, tre organizzazioni ecclesiali, ovvero la Conferenza episcopale cattolica locale, il Consiglio delle Chiese del Paese e l’Alleanza evangelica dello Zambia hanno promosso una campagna intitolata “Risposta della Chiesa di fronte alla violenza sessuale e alla disparità tra i sessi”. L’iniziativa, lanciata a fine novembre, prevede una campagna capillare di sensibilizzazione sul tema, della durata di cinque settimane e rivolta in particolare a cinque distretti del Paese: Mazabuka, Mansa, Kasama, Ndola e Livingostone, in cui si sono verificati molti episodi di violenza sessuale. Dal suo canto, il capo dello Stato, Rupiah Banda, si è congratulato con le Chiese cristiane per il loro operato e, in un messaggio, le ha incoraggiate e fermare tutte le forme di violenza, l’anarchia o la discriminazione fondate sull’identità individuale, come la tribù, il sesso, l’appartenenza politica, la religione, il ceto sociale o economico. “È dovere di tutti gli abitanti dello Zambia – ha aggiunto il Consiglio delle Chiese del Paese – contribuire alla lotta contro questo fenomeno e contro la disparità sessuale”. (I.P.)

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    Appello Onu a sostegno delle popolazioni dello Zimbabwe

    ◊   Secondo fonti ufficiali delle Nazioni Unite, la comunità internazionale deve impegnarsi per mantenere e garantire un costante miglioramento della situazione umanitaria in Zimbabwe. Negli ultimi anni questo Paese è stato colpito dalla mancanza dei viveri, dal deterioramento dei servizi sociali e da una forte recessione economica dovuta a lunghi scontri politici. “Bisogna continuare a lavorare insieme per evitare di perdere tutto ciò che è stato raggiunto”, ha riferito Catherine Bragg, assistente del Segretario Generale per gli Affari Umanitari. La Bragg, durante la sua visita in Zimbabwe durata tre giorni, ha sottolineato l’importanza del ruolo del Governo per i traguardi raggiunti fin’ora, esortando le autorità ad accelerare l’erogazione di permessi di lavoro per le Ong. Ha lanciato anche un appello per raggiungere un totale di 378 milioni di dollari entro il 2010 per aiutare i Paesi dell’Africa Meridionale. “La comunità internazionale è stata generosa con il popolo dello Zimbabwe nel 2009, offrendo 642 milioni di dollari per aiuti umanitari. Spero che si possa continuare con lo stesso spirito nel 2010”. L’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA), ha aggiunto la Bragg, continuerà a collaborare con i governi locali per coordinare gli aiuti a livello nazionale ed internazionale. Tra i progetti umanitari sostenuti dall’ONU sono previsti, un ospedale regionale con scorte di medicinali in caso di pandemia da colera, un programma di addestramento per assistenti ospedalieri ed una fattoria comunale destinata a diventare luogo di dimostrazione per i coltivatori che vogliano condividere pratiche di “buon’agricoltura”. (C.P.)

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    Guatemala: dichiarazione dei vescovi in occasione del Natale

    ◊   Un forte “invito alla preghiera in occasione del Natale e dell’inizio del nuovo anno”. È l’auspicio che i vescovi del Guatemala hanno rivolto ai cattolici del loro Paese. I presuli hanno rinnovato il messaggio di augurio e di speranza, già più volte espresso, in riferimento alla preoccupante situazione in cui versa oggi il Guatemala. “Per alcuni cristiani, purtroppo - affermano i presuli - commemorare la nascita di Gesù si traduce spesso nel lasciarsi intrappolare da comportamenti eccessivi come il consumismo sfrenato, l’abuso di alcol e la mancanza di austerità nei comportamenti”. È necessario, spiegano i vescovi, “recuperare il significato profondo del Natale” ricordando che “Dio si fece uomo dando dignità umana ad un valore divino”. È in questo modo che "Cristo ci ha insegnato il senso della vita cristiana”, che affonda le sue radici nella “condivisione e nella generosità”. L’episcopato guatemalteco ha ricordato che al centro della ricorrenza natalizia resta il valore della famiglia: i genitori e i figli, il focolare, dove tutti possono essere amati e accolti perché poi l’intera società, famiglia delle famiglie, sia anch’essa capace di accogliere tutti, soprattutto la vita che nasce. “Solo l’amore di Dio, manifestato nell’esercizio della nostra carità e nella nostra pratica della giustizia – si legge in un documento firmato dal presidente dell’episcopato, mons. Vizcaíno Prado, vescovo di Suchitepéquez-Retalhuleu - può salvare il nostro Paese. La nostra nazione sprofonda nella voragine degli assassini quotidiani, nei linciaggi, nell’impunità crescente, nell’incertezza, nella disoccupazione e nelle sofferenze dei migranti”. Il testo del prelato conclude sottolineando il dolore dei pastori di fronte a queste realtà e rinnovando un accorato appello alla preghiera, ora e sempre. “Dopo il Natale, che ricorda che Dio si incarnò in una famiglia” hanno aggiunto i vescovi “celebreremo anche la festa della Sacra Famiglia” per rammentare l’importanza “dell’istituzione familiare dove si assimilano i valori etici che guidano la libertà” e che rappresenta “la scuola migliore per trasmettere un’affettività autentica e ricca di valori”. Nel saluto conclusivo, i vescovi hanno ribadito come sia proprio la famiglia il luogo “dove ogni persona impara a conoscere la sua dignità e a relazionarsi con gli altri” e dunque a scoprire il volto di Gesù in ognuno di noi. (A cura di Luis Badilla)

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    Colombia: celebrato il primo incontro delle donne dell’America Latina

    ◊   Il primo incontro delle donne dell’America Latina, organizzato dal dipartimento Famiglia e Vita del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) si è concluso ieri dopo tre giorni di lavori. Seguendo le linee guida della V Conferenza generale dell’episcopato latinaericano di Aparecida, - riferisce l'agenzia Fides - l'obiettivo immediato di questo incontro è stato quello di elaborare i sussidi che possano contribuire alla formazione integrale delle donne e allo sviluppo della loro missione nella Chiesa e nella società. In collaborazione con le singole Conferenze episcopali, l'obiettivo finale è quello di definire un cammino di discepolato missionario assegnato alle donne e renderle capaci di svolgere il loro ruolo in tutti gli ambiti della Chiesa e della società. Durante i lavori, aperti da una celebrazione eucaristica, sono state presentate diverse relazioni, come quella della teologa suor Marta Ines Restrepo, sul tema: "La donna nella Missione Evangelizzatrice della Chiesa". Ha partecipato anche suor Rosemery Castaneda, illustrando il tema "Leggere la Bibbia nella chiave della donna" e anche "La donna segno dei tempi" che presentava il pensiero di Papa Giovanni Paolo II. Dopo diverse tavole rotonde, ci sono stati momenti di scambio delle esperienze pastorali dei diversi paesi latinoamericani, considerando tutto ciò che riguarda la pastorale della donna. L'evento è stato incentrato su tre temi principali: "la donna come protagonista di evangelizzazione e di missione," "la donna come costruttrice della società, strategie di intervento" e "i processi formativi del discepolato e della missione dalla donna e per la donna". (R.P.)

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    Piogge torrenziali nello Sri Lanka: tre morti e migliaia di case sommerse

    ◊   Almeno tre persone morte e migliaia di case sommerse dall’acqua. È questo il primo bilancio dell’alluvione che, da lunedì scorso, sta mettendo in ginocchio l’est dello Sri Lanka. Nell’emergenza ci sono circa 50 mila famiglie mentre i senzatetto hanno raggiunto quota 300 mila. Le zone più colpite sono quelle di Trincomalee, Batticaloa e Ampara. La Caritas Sri Lanka-Sedec è già all’opera per prestare soccorso alle vittime attraverso i suoi uffici diocesani di Batticaloa e Trincomalee. Il direttore dell’organizzazione caritativa della Chiesa dell’isola, padre Damian Piyasiri Fernando, ha dichiarato ad AsiaNews che l’entità dell’emergenza si va definendo di ora in ora e che la Caritas cercherà di attivarsi in aiuto delle vittime con tutti i mezzi a sua disposizione. Le piogge non hanno risparmiato nemmeno i centri di transito temporanei dove sono raccolti migliaia di profughi della guerra. I cosiddetti “welfare village”, dei distretti di Muthur East, Eechchilampattu e Trincomalee sono infatti sommersi dall’acqua. Alcune centinaia di rifugiati sono stati trasferiti in diverse scuole di Batticaloa che per ora hanno prestato accoglienza a circa 500 famiglie. (R.R.)

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    Filippine: la "Messa del Gallo" per la novena di Natale

    ◊   Milioni di filippini hanno iniziato ieri il “Simbang Gabi”, o Messa del Gallo, la tradizionale novena di preghiera in preparazione al Natale che coinvolge tutte le parrocchie del Paese fino al 24 dicembre. Come riportato da AsiaNews la novena pone particolare attenzione alla figura della Vergine Maria, ma quest’anno è dedicata soprattutto alle vittime dei tifoni Ketsana e Parma che hanno sconvolto il Paese nei mesi scorsi. Tra le più importanti e antiche celebrazioni della tradizione cattolica filippina, il “Simbang Gabi” deve il suo nome alla Messa quotidiana che viene celebrata per nove giorni prima dell’alba. Da alcuni anni il gesto coinvolge anche le comunità filippine all’estero, dove risiedono oltre 10 milioni di lavoratori migranti. “Invito tutti i cattolici a celebrare il Natale con generosità e solennità – ha affermato ieri alla prima messa di novena il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila – e ciò proprio attraverso i nove giorni di preghiera del Simbang Gabi”. Oltre a condividere questo momento di comunione, la tradizione vuole che i fedeli mangino insieme al termine della messa cibi tradizionali a base di riso. L’arcidiocesi di Manila e altre sette diocesi hanno organizzato insieme alla Caritas diverse iniziative come l’ “Hapag–Asa” (tavolo della speranza), una raccolta di denaro e generi di prima necessità da distribuire agli sfollati al termine della Messa. Su richiesta di molti fedeli le parrocchie hanno anche attivato un servizio di “adozione” che dà alle famiglie dei rifugiati la possibilità di ricevere un sostentamento quotidiano. La tradizione della “Messa del gallo”, è stata introdotta dai missionari messicani giunti nelle Filippine, nel XVII secolo circa. I religiosi celebravano la funzione alle quattro del mattino, quando il canto del gallo annunciava il nuovo giorno, ciò per consentire ai contadini di seguire la messa prima del lavoro nelle piantagioni di riso. L’usanza, un tempo quotidiana, si è tramutata nei secoli diventando un saluto del mondo al “nuovo giorno”. (C.P.)

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    Indonesia: indagato sacerdote per aver aiutato coltivatori locali

    ◊   Sacerdoti, suore, laici, cristiani e musulmani. Centinaia di persone si sono riunite davanti al quartier generale delle forze dell’ordine di Nord Sumatra, in Indonesia, per manifestare contro il fermo e l’interrogatorio di padre Rantius Manalu Pr, sacerdote a attivista per i diritti umani. A guidarle c’era mons. Ludovicus Manullang, vescovo di Sibolga, diocesi della provincia di Nord Sumatra. Secondo quanto riferisce l’Agenzia AsiaNews, il sacerdote è stato convocato e interrogato per sette ore dagli investigatori per aver “distribuito sementi di gomma ai coltivatori”, da impiantare in un terreno abbandonato ormai da tempo. Terreno la cui proprietà è rivendicata dall’ente governativo North Sumatra’s Forestry Ministry Charter. Padre Rantius dovrà quindi rispondere di appropriazione indebita. Mons. Manullang si è subito schierato a difesa del sacerdote, sottolineando che “la decisione di distribuire i semi ai coltivatori è stata presa in accordo con la diocesi” e il prete ha “adempiuto alla sua missione pastorale, rivendicando i diritti della popolazione”. Vicinanza al sacerdote cattolico è stata espressa anche da Sodikin Lubis, un coltivatore locale ma anche figura di primo piano della comunità musulmana. (R.R.)

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    Forum ecumenico chiede di affrontare gli esiti dei cambiamenti climatici in Oceania

    ◊   Un Forum ecumenico delle Chiese in Oceania ha deciso di mettere in campo iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e sostegno a quelle popolazioni che, specialmente nelle isole del Pacifico, rischiano di essere vittime impotenti dei fenomeni indotti dai cambiamenti climatici. Il Forum parla della nascita di una nuova categoria di persone, i cosiddetti “migranti ecologici”, che irromperà sulla scena mondiale nei prossimi anni e che saranno costretti ad una vita nomade a causa di siccità, tifoni, uragani e per l’innalzamento del livello del mare. Oltre 200 milioni di persone diventeranno profughi o “sfollati interni” entro il 2050, in particolar modo nell’area del Sudest asiatico e del Pacifico. Tale previsione è stata riportata dall’agenzia Fides, e diffusa a Copenaghen dagli esperti a livello internazionale. “Il legame fra povertà, salute ed ecologia – nota il Forum - si fa sempre più stretto, mentre il pianeta si dibatte fra una grave crisi ecologica e la crisi economica”. Oltre un terzo della popolazione dei poveri esistente in tutto mondo vive in Asia e nel Pacifico, e lo stato di estrema indigenza riduce la capacità delle popolazioni di contrastare i cambiamenti climatici. Per questo urge un impegno chiaro dei governi e della comunità internazionale, che non possono aggirare tali questioni, centrali per la vita stessa e lo sviluppo delle popolazioni dell’Asia e del Pacifico. (C.P.)

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    Kenya: Messa a Kericho per il missionario irlandese ucciso

    ◊   Si è tenuta oggi a Kericho, nella parte sud-occidentale del Kenya, una messa di commemorazione per padre Jeremiah Roche (68 anni), il missionario della Società missionaria di San Patrizio ucciso nella notte tra il 9 e il 10 dicembre all’interno della sua abitazione. Fonti missionarie dei Kiltegan Fathers (come sono anche noti gli appartenenti alla Società di San Patrizio) hanno riferito alla Misna che il corpo di padre Jeremiah arriverà all’aeroporto di Dublino sabato e che domenica si svolgeranno i funerali nella sua natia Athea. Intanto, secondo notizie riferite da diverse fonti, la polizia ha arrestato tre persone sospettate dell’omicidio e sarebbe alla ricerca di altri presunti complici. Secondo una prima ricostruzione, il missionario - che viveva in Kenya dal 1968 - è stato sorpreso nella notte, legato a una sedia, picchiato e quindi accoltellato; gli aggressori hanno poi abbandonato l’abitazione portando via vestiti (lasciati in strada a qualche chilometro di distanza), un lettore cd e due telefonini. L’allarme è stato dato qualche ora dopo da un assistente del missionario. I Kiltegan Fathers hanno sottolineato che il loro confratello, unico prete cattolico dell’area di Kericho, aveva da sempre messo al centro della sua attività missionaria e pastorale i più svantaggiati e bisognosi e aveva da poco completato la costruzione di una chiesa. (R.P.)

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    Filippine: missionario vincenziano e Apostolato del Mare tra i vincitori del Premio per i migranti

    ◊   Il governo filippino ha insignito un missionario vincenziano di stanza in Libano per il suo attivo impegno a favore degli immigrati. Padre Agustin Advincula, originario della Provincia filippina di Capiz, riceverà domani la prima edizione del “Premio 18 Dicembre” destinato a persone e associazioni che si sono distinte per la loro opera in difesa dei diritti degli emigrati filippini e delle loro famiglie. Il premio – riferisce l’agenzia Ucan – è stato istituito l’anno scorso dalla Commissione governativa per gli espatriati filippini (CFO) e dal Philippine Migrants Rights Watch, un’organizzazione co-fondata dalla Commissione episcopale per i Migranti e gli Itineranti, in occasione della Giornata Internazionale del Migrante che si celebra ogni anno appunto il 18 dicembre. Padre Advincula è stato premiato per l’assistenza data a un centinaio di espatriati filippini intrappolati nella guerra in Libano del 2006 tra Hezbollah e l’esercito israeliano, in particolare per averli aiutati a fuggire dai bombardamenti e a ripararsi nella Chiesa della Medaglia Miracolosa di Beirut. Insieme a lui sono stati insigniti l’”Afro-Asian Migrant Center”, un centro di assistenza per immigrati diretto in Libano dal padre gesuita Theo Vlugt e l’Apostolato del Mare, l’opera caritativa della Chiesa che si occupa dell’assistenza spirituale e materiale al personale navigante. Altri premiati sono il deputato statunitense delle isole Hawaii Romeo Caccola e Benedica Gomez-Offen, un’ex collaboratrice della Commissione governativa per i lavoratori migranti filippini. La cerimonia di consegna del “Premio 18 dicembre” si terrà a Quezon City. (L.Z.)

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    Germania: delusione delle Chiese per le scelte del governo sulle esportazioni delle armi

    ◊   Le Chiese tedesche sono “deluse e insoddisfatte” dalle scelte politiche della nuova coalizione di governo in materia di esportazione di armi che, a loro giudizio, continuano ad essere più attente agli interessi economici in gioco che alle ripercussioni sulla pace e lo sviluppo nel mondo. Lo ha detto il direttore dell’Ufficio cattolico presso il Governo federale, Karl Jüsten, in occasione della presentazione a Berlino del Rapporto annuale 2009 sulle esportazioni di armi preparato dalla Conferenza comune Chiesa e Sviluppo (Gkke), di cui è co-presidente insieme al vescovo luterano Bernhardt Felmberg. Quest’ultimo – riferisce l’agenzia Kna, ripresa dall’Apic – ha confermato che il numero delle autorizzazioni concesse dal governo tedesco per le esportazioni di armi “continua ad essere molto elevato”. A preoccupare la Gkke – ha detto Jüsten – è in particolare l’aumento delle esportazioni verso Stati problematici, come ad esempio il Pakistan. La quantità di armi vendute a Paesi via di sviluppo – ha osservato – è certamente in diminuzione, ma resta ancora sproporzionata se si considera il loro livello di povertà. L’esponente della Conferenza episcopale tedesca ha inoltre deplorato l’aumento delle autorizzazioni concesse per l’esportazione di armi leggere, che – ha ricordato – sono quelle che di solito causano il maggior numero di vittime. L'autore della relazione del Gkke, Bernard Moltmann, ha da parte sua definito inadeguato il codice di condotta dell'Unione Europea in materia che ha permesso, tra l’altro, di esportare armi di produzione tedesca in 41 Stati in cui la situazione dei diritti umani è critica e in 24 Stati dove sono in atto gravi conflitti armati. Di qui la richiesta di un maggiore controllo e trasparenza. In particolare Jüsten ha chiesto al nuovo esecutivo di fornire informazioni più tempestive sulle autorizzazioni e più potere di controllo al Parlamento. Le critiche della Conferenza comune Chiesa e Sviluppo non sono nuove. Va ricordato che l'industria militare tedesca è tra le più importanti al mondo, grazie a settori particolarmente trainanti come le navi da guerra e i blindati. (L.Z.)

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    Taiwan: l’autobiografia del cardinale Shan Kuo-hsi in una versione per l’infanzia

    ◊   Il cardinale Paul Shan Kuo-hsi, vescovo emerito di Kaohsiung, ha pubblicato, lunedì scorso, una “versione per l’infanzia” della propria autobiografia per condividere con tutti i bambini la sua perseveranza nel combattere il cancro ed il suo amore per la vita. Intitolato “Seminare per chi ama: storia di Shan Kuo-hsi”, il nuovo libro è stato lanciato a Kaohsiung ed è dedicato a tutti i bambini come “ultimo regalo di Natale” del cardinale. I fondi raccolti con la vendita del libro saranno devoluti ad un fondo per l’educazione dei bambini orfani e bisognosi che vivono nelle zone montuose nella regione meridionale di Taiwan. Leo Hsiao, segretario del porporato, spiega ad AsiaNews come “il cardinale Shan desideri costruire un orfanotrofio all’interno del complesso del Catholics’ Mount Beatitude di Kaohsiung, i cui i lavori sono già in corso, dedicato alla formazione ed alla cura dei bambini orfani delle popolazioni indigene delle contee di Kaohsiung e di Pingtung”. “Il cardinale – aggiunge Hsiao – spera che il libro possa essere un regalo di Natale per tutti i bambini del Paese a testimonianza della sua gioia e del suo gusto per la vita”. Il volume è semplice nel linguaggio e contiene alcune foto ed illustrazioni. Esso è stato stampato in 30mila copie e verrà distribuito a Taiwan prima di Natale al prezzo di 180 dollari taiwanesi, circa 4 euro. (A.M.)

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    Pubblicato il sussidio per la Giornata di Dialogo tra ebrei e cattolici

    ◊   Ebrei e cattolici italiani di nuovo insieme per celebrare la ''Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei'', il 17 gennaio 2010. Un momento di incontro – riferisce il Sir – che verrà suggellato dalla visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, dove incontrerà la Comunità Israelitica. Il sussidio pastorale per la giornata - pubblicato sul sito www.chiesacattolica.it - sarà dedicato al tema “Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo”, ed è firmato dal Rabbino Giuseppe Laras, Presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia, e da mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Cei. Il tema riprende il percorso di riflessione avviato da ebrei e cattolici italiani sui comandamenti, soffermandosi sul quarto, secondo la numerazione ebraica. L’Assemblea dei rabbini italiani, lo scorso anno, aveva deciso di sospendere la celebrazioni in seguito alla pubblicazione dell’ “Oremus et pro Iudaeis”. Decisione revocata dopo l’incontro, il 22 settembre scorso a Roma, tra il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, e i rabbini Giuseppe Laras, Presidente dell’Assemblea rabbinica italiana e Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma. (R.R.)

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    Il cardinale Bagnasco ai parlamentari italiani: fermare l'odio che avvelena la politica

    ◊   “Il messaggio del Natale ritorna in tutta la sua bellezza e urgenza. Infatti esso sembra stridere rispetto al clima che stiamo vivendo come Paese”. Così il cardinale Angelo Bagnasco nell’omelia pronunciata ieri sera durante la messa celebrata per i parlamentari in preparazione al Natale. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, scrive il Sir, ha fatto riferimento all’aria di “odio personale che avvelena la politica” e sfocia in “gravi e inaccettabili episodi di violenza”. “La gente è stanca e non merita questo – ha spiegato il porporato nell’omelia - senza un’evidente, onesta e concreta svolta si alimenta il senso di insicurezza”. Nonostante la situazione che il Paese sta vivendo “la gente non desiste dalla fiducia e dall’impegno nella famiglia, nel lavoro, nella società. Il nostro popolo merita il meglio di tutti i responsabili, a qualunque livello e titolo, perché – ha aggiuto Bagnasco - al di fuori dei riflettori che a volte snaturano ed enfatizzano, porta avanti i propri doveri quotidiani con grande dignità, senso del dovere, con una serietà morale e capacità professionale che fanno onore al Paese, in Italia e nel mondo”. Il presidente della Cei ha rivolto a tutti il suo monito: “Questo patrimonio – ha detto – non vogliamo sperperare mai, né possiamo permettere che si annebbi dietro a settarismi che nulla hanno a vedere con la dialettica culturale, politica e sociale. Questa mira a costruire, quella vuole distruggere”. (R.R.)

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    Ostensione della Sindone: serie TV per ragazzi ne spiega i "misteri"

    ◊   Ventisei episodi della durata di due minuti ciascuno, per illustrare ai ragazzi (ma con un occhio anche ai “grandi”) il mistero della Sindone, per la quale è in programma nel 2010 una solenne Ostensione a Torino dal 10 aprile al 23 maggio: questa l’iniziativa editoriale - riferisce l'agenzia Sir - presentata oggi nel copoluogo piemontese da parte di due realtà operanti nel campo dei film di animazione e della tivu, “Nova-T” (dei Frati Minori Cappuccini) ed “Enanimation”. Come spiega il direttore di produzione di Nova-T Paolo Pellegrini, “alcuni simpatici personaggi, adatti al pubblico dei ragazzi, introducono a una delle realtà più misteriose quale è la Sindone”. Gli episodi di “Mystery after Mystery”, questo il titolo scelto per la prima serie in animazione che affronta alcuni dei misteri legati al famoso telo conservato a Torino da metà del XVI secolo, hanno l’intento – aggiunge Pellegrini – “di avvicinare gli spettatori a questa vicenda affrontandola con un linguaggio accessibile a tutti e con rigore storico e scrupolo scientifico”. Le puntate raccontano come la Sindone sia arrivata sino a noi, evidenziano i dubbi che la scienza ha sollevato e illustrano alcune particolarità che ammantano la Sindone di mistero. La serie verrà tradotta in diverse lingue e distribuita sui circuiti internazionali, diversi dei quali l'hanno già prenotata. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Verso nuove sanzioni internazionali all’Iran dopo i test missilistici condotti da Teheran

    ◊   I Paesi del "5+1" (Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, più la Germania) stanno discutendo sanzioni che potrebbero essere imposte all’Iran il prossimo anno in materia di nucleare. Lo ha fatto sapere la Casa Bianca. Il portavoce del presidente Obama, Robert Gibbs, ha detto che ''il tempo sta per scadere'' per Teheran. Il riferimento è al lancioa avvenuto ieri di un missile iraniano a media gittata, capace di colpire un bersaglio a duemila chilometri di distanza: un raggio, dunque, entro cui ricadono Israele, la maggior parte dei Paesi arabi, la Turchia e le regioni più orientali dell'Europa. Sul significato di questo ennesimo test da parte della Repubblica islamica, nel pieno della crisi sul programma nucleare, Giada Aquilino ha intervistato Alberto Zanconato, corrispondente Ansa da Teheran:

    R. - E’ un evento che ha un effetto psicologico notevole ed ovviamente negativo in una situazione di crescente tensione con la comunità internazionale, e in particolare con l’Occidente, sul programma nucleare iraniano. L’Iran ha respinto una bozza di accordo con le grandi potenze, che poteva portare ad una soluzione diplomatica della crisi e si è tornati a parlare insistentemente nelle ultime settimane - soprattutto da parte di Stati Uniti e Paesi europei - di possibili nuove sanzioni dure contro l’Iran.

     
    D. - Dalla comunità internazionale arriva dunque la minaccia di nuove sanzioni per il prossimo anno. Che effetti avrebbero sul Paese, in questo momento di tensioni interne?

     
    R. - Per l’Iran e per il regime iraniano, in questo momento sarebbe probabilmente un colpo duro. L’Iran, da quando sono state applicate le sanzioni leggere da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha sempre detto di non essere toccato, di non essere preoccupato dalle sanzioni. In una situazione come quella di oggi, nella quale c’è una forte opposizione interna, caratterizzata da manifestazioni e proteste nelle piazze che si susseguono ormai da sei mesi, c’è sicuramente il timore che nuove sanzioni che colpissero le condizioni economiche delle classi sociali anche meno abbienti potrebbero dare nuova forza alle manifestazioni di protesta contro il regime.

     
    Collaborazione Nato-Russia per l’Afghanistan
    La Russia non deve più considerare l’Occidente come una minaccia. Sono parole del segretario generale della Nato, Rasmussen, durante la sua visita a Mosca durante la quale si è parlato anche di una forte collaborazione in Afghanistan. In particolare, la Russia ha accettato di aprire al transito militare verso l'Afghanistan ai Paesi della coalizione. Al centro degli accordi, anche la fornitura di equipaggiamento militare (in particolare elicotteri) e il rafforzamento del programma di addestramento della polizia afghana.

    Trattato Start disarmo nucleare
    Il ministro degli Esteri russo, Lavarov, ha detto che è “altamente improbabile” che un nuovo trattato Start sul disarmo nucleare tra Washington e Mosca possa essere ratificato a Copenaghen. Pur ammettendo che “i negoziati di Ginevra vanno avanti registrando progressi”, e che le due delegazioni “si avvicinano all'obiettivo” finale, il capo della diplomazia russa ha tuttavia affermato che da parte americana c'è stata una “frenata”. Al summit nella capitale danese partecipano sia il presidente americano, Barack Obama, che quello russo, Dmitry Medvedev, e questo aveva fatto pensare che la Conferenza sul clima potesse essere l'occasione per firmare il nuovo Trattato che rimpiazzi quello del 1991, scaduto il 5 dicembre.

    Yemen terrorismo
    Giro di vite nello Yemen contro la rete terrorista di al-Qaeda. La polizia yemenita ha eseguito alcune operazioni in contemporanea contro terroristi presenti in diverse città del Paese. Il bilancio parla di 34 miliziani uccisi e di 17 tratti in arresto. Secondo quanto reso noto oggi dalle autorità locali, sono state colpite in particolare le cellule presenti nella provincia meridionale di Abyan, nella capitale Sana'a e nella zona di Arhab, che si trova nel nord del Paese. Un portavoce del Ministero della difesa afferma, inoltre, che almeno otto delle persone arrestate erano pronte ad entrare in azione con cinture esplosive contro scuole, uffici pubblici e alcuni giacimenti di petrolio.

    Pakistan
    In Pakistan, la Corte suprema ha annullato il decreto di amnistia che riguardava l’attuale presidente, Ali Zardari, accusato di corruzione. La decisione rischia di rendere ulteriormente fragile il già precario equilibrio politico del Paese. Tesissima resta anche la situazione sul terreno: due agenti della sicurezza sono morti e molti altri sono rimasti feriti in un attentato avvenuto oggi nella Khyber Agency, territorio tribale a ridosso della frontiera con l'Afghanistan. Nello scontro a fuoco che ne è seguito, tre talebani sono stati uccisi. Sempre al confine con l’Afghanistan, talebani sono entrati in azione a Bannu dove è stata distrutta una scuola femminile, la terza in città nell’ultimo anno. Infine, almeno due miliziani integralisti sono stati uccisi in un raid effettuato da un drone statunitense contro un covo di talebani nel Waziristan del Nord.

    Medio Oriente
    Tutto rinviato nell’Autorità nazionale palestinese (Anp), per la definizione dei nuovi vertici, tra i quali la carica di presidente. Il comitato esecutivo ha infatti prorogato il mandato presidenziale per altri sei mesi al leader 74.enne Abu Mazen, dopo la conferma del rinvio a data da destinarsi delle elezioni indette inizialmente indette per il 24 gennaio. Un appuntamento al quale Abu Mazen ha insistito di non volersi ripresentare. Secondo la comunità internazionale, la situazione di stallo sicuramente non influirà positivamente nei negoziati di pace con Israele.

    Italia - Berlusconi
    Il premier italiano, Silvio Berlusconi, è stato dimesso questa mattina dall’ospedale San Raffaele di Milano dove si trovava ricoverato da domenica scorsa, in seguito all’aggressione subita in Piazza Duomo, nel capoluogo lombardo. Attraverso una nota, il presidente del Consiglio ha auspicato che quanto accaduto possa portare ad una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato. Intanto, il suo medico personale ha ribadito che Berlusconi dovrà astenersi da attività pubbliche impegnative per almeno 10-15 giorni.

    Italia - disoccupazione
    L’onda lunga della crisi internazionale continua a far sentire i suoi effetti sulla disoccupazione. Il nuovo allarme arriva dall’Italia, dove l’Istat ha rivelato una perdita di oltre 500 mila posti di lavoro nel terzo trimestre del 2009, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad ottobre, il tasso di disoccupazione è salito così al'8,2%, il dato peggiore dall’aprile 2004. Quella che si profila per i prossimi anni, afferma Confindustria, rimane una ripresa “lenta e faticosa, in salita e ostacolata da venti contrari”.

    Grecia - sciopero nazionale
    In Grecia, migliaia di lavoratori sono scesi in piazza per lo sciopero nazionale di oggi contro il piano di rilancio dell’economia, varato in questi giorni dall’esecutivo socialista di Papandreou. Numerosi i cortei organizzati in varie città dal Partito comunista e da alcune associazioni di categoria. All’agitazione non hanno aderito i due principali sindacati. Partecipa invece quello dei giornalisti.

    Madagascar
    In Madagascar, l’ex sindaco di Antananarivo e attuale uomo forte del paese, Andry Rajoelina, ha annunciato ieri che le prossime elezioni legislative si terranno il prossimo 20 marzo. Dal voto, dovrebbe uscire la futura Assemblea costituente. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 351

     
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