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Sommario del 15/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: il mondo avrà pace se gli uomini custodiranno responsabilmente il creato, dono di Dio a tutti
  • Il cardinale Martino: il Messaggio del Papa invita a superare ego-centrismo ed eco-centrismo
  • Motu proprio di Benedetto XVI sulla modifica di due canoni del Codice di Diritto Canonico relativi a diaconato e matrimonio
  • Messaggi di Benedetto XVI, Bartolomeo I e Rowan Williams per l’incontro dei giovani di Taizé in Polonia
  • Nomine
  • Riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana: intervista con mons. Pasini
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iraq: nuovi attacchi contro chiese
  • Petizione per la vita all'Europarlamento. Carlo Casini: alla radice dei diritti umani
  • Il cardinale Comastri: l'Europa non esiste senza l'anima cristiana
  • Chiesa e Società

  • Iraq. Mons. Sako: a Kirkuk cristiani e musulmani insieme per le feste natalizie
  • Per Natale le suore caldee in Iraq distribuiranno cibo alle famiglie povere
  • Congo: ancora un assalto al monastero di Bukavu dove il 7 dicembre era stata uccisa una religiosa
  • I religiosi di Bukavu chiedono al presidente Kabila la sicurezza della Chiesa e degli abitanti
  • Irlanda: domenica nella città natale di Athea, i funerali di padre Roche ucciso in Kenya
  • Brasile: ucciso don Alvino Broering, cappellano universitario e direttore di una Radio comunitaria
  • I leader religiosi della Nigeria uniti contro la malaria
  • Sri Lanka: per Natale i cristiani ricordano le vittime sconosciute della guerra
  • India: in 5 anni oltre 3800 casi di violenze dell'estremismo etnico e religioso
  • Vietnam: accolte con favore le notizie sulla visita compiuta in Vaticano dal presidente Triet
  • Terra Santa: la Caritas riporta a Gaza la speranza
  • Le conclusioni a Gerusalemme del Congresso interreligioso sulla cultura della vita
  • Oltre 5 milioni di fedeli festeggiano in Messico la ‘Virgen morena’ patrona di tutta l’America Latina
  • Il cardinale Urosa auspica per il Venezuela un 2010 di pace e riconciliazione
  • Cina: morto a 91 anni il vescovo di Leshan, mons. Matteo Luo Duxi
  • Myanmar. Evangelizzare i popoli delle montagne: la sfida del nuovo vescovo di Hpa-An
  • Le sfide del Pianeta all’esame del “Parlamento delle religioni” riunito a Melbourne in Australia
  • Campagna per la tutela dei “bambini stregone” del Congo
  • È arrivata la Bibbia per Comics, iPhone e iPod Touch
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scontro politico sull'aggressione a Berlusconi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: il mondo avrà pace se gli uomini custodiranno responsabilmente il creato, dono di Dio a tutti

    ◊   Il “rispetto del creato”, e la sua difesa dalla noncuranza o dagli abusi dei quali spesso l’ambiente è vittima, è oggi “essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità”. E’ la tesi di fondo che Benedetto XVI afferma e articola nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2010, intitolato “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” e presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana. In 14 punti, il Papa entra nel merito delle problematiche politico-finanziarie dominate dalla crisi, ma anche delle relazioni tra nazioni ricche e povere e dei comportamenti collettivi o singoli, che mettono a rischio la salute del pianeta. E lancia un appello per un governo responsabile e condiviso dell’ambiente e delle sue risorse, nel rispetto di quel creato che porta impressa in sé l’immagine di Dio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La prima cosa che colpisce sta nel titolo, nella scelta del “tu” piuttosto che di un generico plurale, a sottolineare che il succo del discorso sta nell’assunzione personale di una responsabilità dalla quale, afferma Benedetto XVI a più riprese, nessuno - né Stato né individuo, né ricco né povero - può sentirsi sollevato o estraneo: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Inoltre, nel titolo del Messaggio il Papa lega in rapporto di causa-effetto due aspetti che all’apparenza non appaiono vincolati: la pace nel mondo e la cura dell’ambiente. Al contrario, spiega il Pontefice, i documenti della Chiesa dimostrano che da oltre 100 anni i Papi hanno compreso e messo in luce questa connessione. Lo aveva fatto Leone XIII con la sua celebre Rerum Novarum, lo aveva ribadito Paolo VI scrivendo chiaramente: se l’uomo spadroneggia sulla natura piuttosto che governarla, “rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima” di un tale degrado. E Giovanni Paolo II già 20 anni fa osservava: “Si avverte ai nostri giorni la crescente consapevolezza che la pace mondiale sia minacciata... anche dalla mancanza del dovuto rispetto per la natura”. Perché questo legame?

     
    Benedetto XVI lo dimostra chiamando anzitutto in causa una nuova categoria, tipica della nostra epoca, quella dei “profughi ambientali”. Come trascurare, si chiede, queste “persone che, a causa del degrado dell'ambiente in cui vivono, lo devono lasciare - spesso insieme ai loro beni - per affrontare i pericoli e le incognite di uno spostamento forzato?”. E ancora: “Come non reagire di fronte ai conflitti già in atto e a quelli potenziali legati all'accesso alle risorse naturali?”. Se a ciò si aggiungono, osserva il Papa, “le problematiche che derivano da fenomeni quali i cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l'inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l'aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali”, è chiaro - afferma - che siamo di fronte a “questioni che hanno un profondo impatto sull'esercizio dei diritti umani, come ad esempio il diritto alla vita, all'alimentazione, alla salute, allo sviluppo”. “Saggio è, pertanto - suggerisce il Pontefice - operare una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, nonché riflettere sul senso dell'economia e dei suoi fini, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni”.

     
    E qui il Papa entra nel merito delle situazioni contingenti. Le crisi che oggi l’umanità patisce, che siano esse economiche o ambientali, alimentari o sociali, “sono in fondo - sostiene Benedetto XVI - anche crisi morali collegate tra loro”. Il problema sta nel cuore dell’uomo che, spiega, “perdendo il senso del mandato di Dio”, ha finito per rapportarsi al creato come “sfruttatore”, come dominatore “assoluto”, tiranneggiando la natura piuttosto che governarla. La riprova, per il Pontefice, sta in quella massa di persone che, “in diversi Paesi e regioni del pianeta, sperimenta crescenti difficoltà a causa della negligenza o del rifiuto, da parte di tanti, di esercitare un governo responsabile sull'ambiente”. Molti dimenticano che “l'eredità del creato” appartiene “all'intera umanità” e oggi sfruttano le risorse della terra a un “ritmo”, stigmatizza Benedetto XVI, che ne mette “seriamente in pericolo la disponibilità”, non solo “per la generazione presente, ma soprattutto per quelle future”. “Non è difficile allora - incalza il Papa - costatare che il degrado ambientale è spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti o del perseguimento di miopi interessi economici, che si trasformano, purtroppo, in una seria minaccia per il creato”.

     
    Al contrario, ripete il Pontefice, “quando ci si avvale delle risorse naturali, occorre preoccuparsi della loro salvaguardia, prevedendone anche i costi - in termini ambientali e sociali - da valutare come una voce essenziale degli stessi costi dell'attività economica”. E, aggiunge, “compete alla comunità internazionale e ai governi nazionali dare i giusti segnali per contrastare in modo efficace quelle modalità d'utilizzo dell'ambiente che risultino ad esso dannose”. Una battaglia che va combattuta con “norme ben definite anche dal punto di vista giuridico ed economico” e soprattutto con quella “solidarietà dovuta a quanti abitano le regioni più povere della terra e alle future generazioni”. Solidarietà, insiste Benedetto XVI, che va intesa in sia senso “intergenerazionale” - che porta cioè ad assumersi la responsabilità verso le generazioni future - sia in senso “intragenerazionale”, specialmente - dice il Pontefice – “nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e quelli altamente industrializzati”. E questo perché, asserisce, occuparsi dell'ambiente richiede “una visione larga e globale del mondo; uno sforzo comune e responsabile per passare da una logica centrata sull'egoistico interesse nazionalistico ad una visione che abbracci sempre le necessità di tutti i popoli”. Ma con una distinzione. Se infatti, asserisce il Papa, è “importante riconoscere, fra le cause dell'attuale crisi ecologica, la responsabilità storica dei Paesi industrializzati”, quelli “meno sviluppati e, in particolare, quelli emergenti, non sono tuttavia esonerati dalla propria responsabilità rispetto al creato, perché il dovere di adottare gradualmente misure e politiche ambientali efficaci appartiene a tutti”.

     
    La parte restante del Messaggio, Benedetto XVI la dedica in parte all’importanza della ricerca scientifica e tecnologica, perché favorisca un “sistema di gestione delle risorse della terra meglio coordinato a livello internazionale”, indicando “soluzioni soddisfacenti ed armoniose alla relazione tra l’uomo e l’ambiente”. Bisogna incoraggiare, elenca il Pontefice, le ricerche sull’energia solare, fare attenzione alla questione dell’acqua su scala planetaria, esplorare “appropriate strategia di sviluppo rurale” come pure “idonee politiche per la gestione dello foreste, per lo smaltimento dei rifiuti”, il “contrasto ai cambiamenti climatici e la lotta alla povertà”. In particolare, il Papa indica come “indispensabile” il mutamento degli “stili di vita”, dei “modelli di consumo e di produzione” attuali e invita istituzioni a vario livello, soggetti della società civili e ong a lavorare per un cambio di mentalità in direzione di una “responsabilità ecologica”.

     
    La Chiesa, assicura Benedetto XVI, è in prima linea nel campo della sensibilizzazione e della formazione delle coscienze in questo senso, perché - si legge nel Messaggio - “quando l'’ecologia umana’ è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio". C’è una “grammatica” nella creazione e la Chiesa - invita a rispettarla: è la grammatica per cui da Dio, e attraverso la Croce del Cristo, lo Spirito guida la storia e gli uomini verso il giorno in cui “verranno inaugurati nuovi cieli e una terra nuova”. E’ in questa visione si comprende meglio l’auspicio concreto del Papa, quando chiede “l'adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell'essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza”. Virtù, conclude, “che indica gli atti da compiere oggi, in previsione di ciò che può accadere domani”.

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    Il cardinale Martino: il Messaggio del Papa invita a superare ego-centrismo ed eco-centrismo

    ◊   Il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace è stato, dunque, illustrato stamani alla Sala Stampa della Santa Sede. Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e mons. Mario Toso, segretario del medesimo dicastero. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI, ha affermato il cardinale Renato Raffaele Martino, sottolinea che per custodire il Creato è necessario un “profondo rinnovamento etico e culturale”. Il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, ha detto il porporato, richiama tutti al senso di responsabilità per la costruzione della pace nel rispetto del creato. E rifugge da una visione riduttiva della natura e dell’uomo:

     
    “Il Santo Padre rigetta quindi i due estremi dell’ego-centrismo, che consentirebbe all’uomo di tiranneggiare sul creato, e dell’eco-centrismo, che priverebbe l’uomo della sua trascendente e superiore dignità. Quello indicato dal Santo Padre è un percorso di profondo equilibrio, interiore ed esteriore, tra il Creatore, l’umanità e il creato”.

     
    Del resto, ha detto il cardinale Martino, il Papa, pur denunciando una vera e propria crisi ecologica, offre una lettura realistica “eppure mai catastrofica della realtà e dell’attuale crisi ecologica”. Nel messaggio, infatti, non si perde mai la speranza nell’intelligenza e nella dignità dell’uomo. Il presidente emerito di Giustizia e Pace ha quindi sottolineato che la scelta del Papa di dedicare il Messaggio al tema dell’ecologia non è casuale. Quest’anno, infatti, ricorre il 30.mo anniversario della proclamazione di San Francesco d’Assisi a Patrono dei cultori dell’ecologia. Il Cantico delle Creature, è stata la riflessione del cardinale Martino, ci insegna che l’amore per il creato, “se proiettato in un orizzonte spirituale, può condurre l’uomo alla fratellanza con il prossimo e all’unione con Dio”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il porporato ha espresso l’auspicio che la Conferenza Onu sul clima, in corso a Copenaghen, si concluda con un successo:

     
    “Io spero che trovino una base comune. La responsabilità maggiore è stata, fino ad ora, dei Paesi altamente sviluppati; però, anche i Paesi in via di rapido sviluppo non fanno tanta attenzione a questa produzione di CO2. Ci auguriamo che invece di scontrarsi, si incontrino”.

     
    Il cardinale Martino ha ribadito l’importanza delle energie rinnovabili, ma anche dell’energia nucleare civile. Quindi, ha affermato che, anche di fronte a fenomeni come il surriscaldamento globale, il Papa incoraggia tutti ad assumere stili di vita improntati alla sobrietà. Ogni anno, ha denunciato il porporato, nei Paesi industrializzati finisce nei rifiuti il 30% degli alimenti.

     
    “Solo in Italia restano invendute 240 mila tonnellate di alimenti ogni anno, per un valore di oltre un miliardo di euro, e questi sarebbero sufficienti per nutrire 600 mila persone con tre pasti al giorno”.

     
    Dal canto suo, mons. Mario Toso ha indicato, da una parte, la necessità di un’autorità mondiale che regoli le dinamiche ambientali, dall’altra un coinvolgimento della società civile. Il Messaggio del Papa, ha detto mons. Toso, invita alla responsabilizzazione ribadendo l’importanza dell’educazione. In questo periodo natalizio, ha dunque auspicato che non si ricorra allo shopping selvaggio, ma si adotti piuttosto un atteggiamento di sobrietà.

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    Motu proprio di Benedetto XVI sulla modifica di due canoni del Codice di Diritto Canonico relativi a diaconato e matrimonio

    ◊   E’ stato pubblicato oggi il Motu proprio di Benedetto XVI “Omnium in mentem” sulla modifica di alcuni canoni del Codice di Diritto Canonico relativi a due questioni: il diaconato e il matrimonio. Le modifiche arrivano dopo lunghi anni di studio che risalgono al Pontificato di Giovanni Paolo II. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    La prima modifica riguarda due canoni sul sacramento dell’Ordine (1008 e 1009) ed è stata operata per meglio precisare la distinzione tra episcopato, presbiterato e diaconato, laddove “la facoltà di agire in persona di Cristo Capo” – spiega in una nota mons. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi - è riservata solo ai vescovi e ai presbiteri, mentre i diaconi “ricevono l’abilitazione a servire il Popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della Parola e della Carità”. Una questione dunque solo formale.

     
    La seconda modifica riguarda tre canoni sul matrimonio (1086, 1117 e 1124) relativi ai fedeli separati dalla Chiesa “con atto formale”. Ascoltiamo in proposito mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi:

     
    R. – La modifica riguarda la soppressione della frase sulla separazione dalla Chiesa “con atto formale”, che escludeva dall’obbligo di sposarsi in chiesa quei battezzati cattolici che avessero lasciato la Chiesa, entrando per esempio nelle sette. Si pensava che - per evitare che il loro matrimonio, una volta rientrati nella Chiesa, fosse ritenuto non valido per difetto di forma - si dovesse introdurre quella frase. Poi si è visto che quella frase non funzionava nemmeno pastoralmente, complicando le cose nel momento in cui queste persone volevano ritornare nella Chiesa: infatti, si trovavano con una difficoltà in più, perché la Chiesa considerava valida un’unione che invece era effimera.

     
    D. – Quali sono, dunque, le conseguenze pratiche?

     
    R. – Queste persone, in questo caso, si trovano come due cattolici, i quali, anziché sposarsi in Chiesa, si sposano in comune: la Chiesa non considera questo un matrimonio valido.

     
    D. – Quindi, per quei battezzati che si sono separati dalla Chiesa con atto formale - e che desiderano ritornare cattolici - è più facile regolarizzare le unioni…

     
    R. – E’ più facile regolarizzare le unioni ed è più facile accogliere quelle persone nella Chiesa.

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    Messaggi di Benedetto XVI, Bartolomeo I e Rowan Williams per l’incontro dei giovani di Taizé in Polonia

    ◊   Il Papa e i leader delle Chiese cristiane d’Europa hanno fiducia nei giovani e si aspettano da loro una testimonianza di “speranza” nel mondo. Sono messaggi di incoraggiamento quelli inviati da Benedetto XVI, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ai 30 mila giovani che da tutta Europa si apprestano a vivere anche quest’anno il 32.mo incontro dei giovani animato dalla comunità di Taizé, in programma dal 29 dicembre al 2 gennaio a Poznan, in Polonia. Il servizio di Roberto Piermarini:

    “Attraverso la preghiera - si legge nel Messaggio di Benedetto XVI - il Santo Padre si unisce a voi che siete riuniti, rispondendo all’invito della comunità di Taizé, a Poznan, nella patria del suo grande predecessore Giovanni Paolo II. Egli chiede allo Spirito Santo di trasmettervi sempre più il desiderio di Dio e di approfondire la vostra fiducia in Lui affinché possiate avanzare con coraggio verso il futuro e le sue molteplici sfide. Il Papa - continua nel suo Messaggio - ha fiducia in voi per andare ad incontrare uomini e donne che hanno perduto il senso di Dio, che lo cercano a tastoni, talvolta senza neppure saperlo. Essi hanno bisogno di incontrare dei veri testimoni affinché risplenda per loro il volto di Cristo. Che Dio ispiri in voi i gesti e le parole che renderanno accessibile ad altri, dopo il vostro ritorno nei vostri paesi, la speranza che vi permette di vivere e lo slancio che il suo Spirito vuole dare ad ogni vita umana. Si, rallegratevi della sete che Egli ha deposto in voi: essa esprime la vostra dignità di figli e figlie di Dio. Durante questo 32.mo incontro europeo in Polonia, nuova tappa del vostro pellegrinaggio di fiducia sulla terra, scoprirete la gioia di attingere insieme alle sorgenti del Dio Vivente, la gioia della comunione in Cristo. È a questa gioia - conclude il Papa - che vi guida la sua chiamata". Ai giovani l'arcivescovo Rowan Williams, primate della Comunione anglicana, scrive: “Abbiamo visto come l’umanità è sfigurata e ferita da false idee di ricchezza, da false idee di sicurezza, da false idee di libertà. La nostra vocazione di cristiani è quella di svelare di fronte al mondo la verità del nostro destino umano”. Ma ciò comporta – aggiunge – “una generosità senza limite di fronte ad esse, risolutezza di fronte al pericolo ed al sacrificio che ciò comporta, e soprattutto, gioia nel perseguire questo cammino. Ecco la verità, ecco l’umanità svelata, ecco la vita”. Dal Patriarca Bartolomeo giunge l’invito ai giovani “ad essere testimoni viventi di Cristo che è nato, testimoni di Cristo che è risorto, del Dio entrato nella storia, del Dio della creazione. In che modo portare questa testimonianza? Lo dice Cristo stesso nel Vangelo di San Giovanni: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Giovanni 13, 35). Dunque, non abbiate paura!”. Risalgono al 1978 gli incontri europei animati dalla Comunità di Taizé. L'incontro ha avuto luogo già tre volte in Polonia, due volte a Wroclaw (1989 e 1995), ed una volta a Varsavia (1999).

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Pretoria (Sud Africa) nonché dall’ufficio dell’ordinario militare per il Sud Africa, presentata da mons. Paul Mandla Khumalo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Sempre in Sud Africa, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kimberley presentata da mons. Erwin Hecht, per raggiunti limiti di età.

    In Papua Nuova Guinea, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bougainville presentata da mons. Henk Kronenberg, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Bernard Unabali, finora vescovo titolare di Cuicul ed ausiliare della medesima diocesi.


    Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha nominato vescovo di Owensboro il rev. William F. Medley, del clero dell’arcidiocesi di Louisville, parroco della "Saint Bernadette Parish". Il rev. William F. Medley è nato il 17 settembre 1952 a Loretto nell’arcidiocesi di Louisville (Kentucky). È stato ordinato sacerdote il 22 maggio 1982 per l’arcidiocesi di Louisville.

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    Riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana: intervista con mons. Pasini

    ◊   Riaprirà i battenti il prossimo anno, con qualche mese d’anticipo rispetto al previsto, la Biblioteca Apostolica Vaticana, chiusa nel luglio 2007 per lavori di restauro e consolidamento strutturale. Lo ha annunciato sul sito "www.vaticanlibrary.va" il prefetto della Biblioteca, mons. Cesare Pasini che nell’occasione ha ricordato gli eventi celebrativi che accompagneranno la riapertura. Un convegno sulla Biblioteca come luogo di ricerca e come istituzione al servizio degli studiosi, dall'11 al 13 novembre 2010, e l’allestimento in contemporanea al Braccio di Carlo Magno della mostra "Conoscere la Vaticana. La Biblioteca Apostolica Vaticana: una storia aperta al futuro". Ad annunciare al microfono di Fabio Colagrande la data di riapertura, tanto attesa dagli studiosi di tutto il mondo, è lo stesso Prefetto della Biblioteca, mons.Pasini.

    R. – E’ il lunedì, 20 settembre 2010.

     
    D. – Vogliamo ricordare brevemente in cosa sono consistiti questi importati lavori di restauro?

     
    R. – Hanno interessato molte aree: sia una parte che aveva problemi di statica, il deposito dei manoscritti che è stato messo in ordine quanto a cadute di polveri che sono state evitate, sia degli ascensori – l’uno totalmente nuovo, l’altro ampliato per un miglior servizio agli studiosi; sia il cosiddetto “deposito periodici” che è stato rinnovato con armadi compattati, rifatto dalla struttura fondamentale fino agli armadi. Tutta una serie di lavori che, al 31 dicembre circa, saranno conclusi salvo l’ultima area di lavoro che è quella dell’ingresso della Biblioteca che ancora comporterà intervento edile e altro.

     
    D. – In questi anni, voi della Biblioteca avete sentito la mancanza dei lettori, degli studiosi?

     
    R. – Siamo contenti di riaprire! In qualche modo il bibliotecario ha da fare; chi doveva catalogare ha catalogato, chi restaurare i volumi lo ha fatto, chi fotografare è andato avanti a farlo per il servizio degli altri … e tutto il resto della vita di una biblioteca, salvo il servizio al pubblico. Ma proprio questo, ad un certo punto, ci ha fatto sentire e ci fa sentire che siamo in una situazione anomala: non si può essere una biblioteca e non avere il nostro pubblico, cioè i nostri studiosi, i nostri amici – ci accorgiamo che sono amici, quelli che vengono - quindi, per carità, dire una data significa mettersi con trepidazione a starci dentro, a quella data, perché un conto è che escano i muratori e un conto è che tutto sia pronto! Però, è bello che gli studiosi possano venire e noi siamo fieri di poterli accogliere! Siamo contenti di tornare a svolgere la nostra missione, in pienezza.

     
    D. – Cosa farete per riaprire la Biblioteca quel lunedì mattina?

     
    R. – Niente! Cioè, ci mettiamo ai nostri posti, in particolare chi deve stare all’ingresso, ad accogliere per le iscrizioni, chi deve stare nelle sale per i servizi di sala … per sé, non vogliamo fare nulla di eccezionale e di straordinario, salvo dire: “Noi siamo qui per il servizio a cui siamo deputati e a cui teniamo tanto. Il fatto di partire quella mattina senza singolari cerimonie: la Biblioteca quando apre le porte agli studiosi fa quello per cui è, e tutti gli altri sono contenti che questo finalmente si avveri di nuovo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La centralità dell'uomo: in prima pagina, un editoriale del direttore sul Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace, primo gennaio 2010.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la notizia di nuovi attacchi, a Mossul, contro i cristiani iracheni.

    Rispetto reciproco per evitare il ritorno di ogni forma di violenza: nuovo intervento del presidente Napolitano.

    Nell’informazione vaticana, Giampaolo Mattei intervista il cardinale Tomas Spidlik, che compie novant’anni.

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    Oggi in Primo Piano



    Iraq: nuovi attacchi contro chiese

    ◊   Dall’Iraq ancora notizie di attacchi alla comunità cristiana. Stamani una persona ha perso la vita e oltre 30 sono rimaste ferite nell’esplosione a Mossul, nel nord del Paese, di tre potenti ordigni. Nel mirino dei terroristi la chiesa siriaco-cattolica della Vergine Maria, che ha subito lievi danni nella deflagrazione di due autobomba, mentre una terza esplosione ha investito la chiesa siriaca-ortodossa della Purezza con la vicina scuola cristiana. Altri tre attentati sono avvenuti nel centro di Baghdad con un bilancio di tre morti e 14 feriti. Per un commento su questa nuova ondata di attentati, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi, appena rientrato dall’Iraq:

    R. – Credo che sia da leggere come prima motivazione guardando agli interessi di potere legati alle elezioni fissate per il 7 marzo prossimo, con la spartizione di potere con minoranze portate con la forza ad allinearsi con qualche potere. La seconda cosa è sicuramente nella spartizione del petrolio: in questi giorni ci sono in corso grandi appalti, qualcuno vorrebbe avere fuori dai piedi le minoranze e forse qui entra anche la motivazione religiosa di fare una città etnicamente pulita – Mossul – per potere decidere liberamente. Io credo che sia un invito anche per noi a prepararci al Natale con una speranza vera, senza dimenticare chi vive queste violenze. Loro ci chiedono: “Non dimenticateci: la sensazione è che a volte siamo soli!”.

     
    D. – Secondo lei, perché questi attentati cercano di colpire la storica prerogativa dell’Iraq, cioè la pacifica convivenza – da sempre – di etnie e di religioni diverse?

     
    R. – L’Iraq, di fatto, è la culla non solo della civiltà ma anche di questa convivenza secolare di religioni, di etnie, di culture diverse. Voler distruggere questo, credo sia voler distruggere l’Iraq. Sicuramente qualcuno ha questo progetto diabolico! Credo che dobbiamo leggere questo davvero come un richiamo per noi a sostenere chi è là – cristiani, musulmani, tutte le minoranze che ci sono – perché possano resistere e continuare. Se viene meno questa compresenza cristiana, chi ci rimette non sono solo i cristiani che fuggono o che vengono uccisi, ma ci rimette tutto l’Iraq, e come un’onda lunga ci rimette anche l’Occidente: pagheremo anche noi questo clima di sconfitta della convivenza. Quindi potremmo dire che è anche interesse nostro impegnarci di più perché in Iraq continui la convivenza e cresca la pace.

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    Petizione per la vita all'Europarlamento. Carlo Casini: alla radice dei diritti umani

    ◊   Una petizione a favore della vita, firmata da cittadini europei dei 27 Paesi Ue, è stata consegnata stamani a Strasburgo al presidente del parlamento europeo, Jerzy Buzek, e alla presidente della Commissione petizioni, Erminia Mazzoni. Si tratta di un’iniziativa dei Movimenti per la vita d’Europa. Il servizio della nostra inviata a Strasburgo, Fausta Speranza:
     
    Centinaia di migliaia di cittadini europei hanno firmato la petizione con la quale si chiede che nell’interpretazione e applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, così come nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali, si riconosca il "diritto alla vita di ogni essere umano” fin dal suo concepimento. L’on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano e presidente della Commissione Affari costituzionali dell’europarlamento:

    R. - Manca il riferimento al diritto alla vita dei bambini non ancora nati, come in tutte le carte internazionali. Allora, è nata l’idea di far sentire anche alle istituzioni la voce di chi non ha voce, immaginando questa petizione da realizzarsi in tutti i Paesi dell’Unione Europea e da presentarsi dopo un anno. In pratica, l’iniziativa è partita soltanto nel maggio del 2008, dopo che il Movimento per la vita italiano, ricevuto dal Santo Padre, ricevette da lui l’incoraggiamento per questa iniziativa, il 12 maggio scorso. Ci sono i nemici della vita che negano la vita, ma ci sono in più quelli che non ne vogliono parlare, non vogliono sentire: considerano l’olocausto vero e proprio che sta avvenendo in tutti i Paesi d’Europa e nel mondo - con milioni e milioni di bambini non ancora nati che vengono uccisi, ora anche nei laboratori di biotecnologie, e non solo con l’aborto - un fatto semplicemente morale, secondario, da lasciarsi alla libera votazione dell’individuo. Invece, è un fatto politico di primo ordine, una questione di difesa dei diritti umani alla loro stessa radice. Bisogna avere il coraggio, nonostante le difficoltà, di ripetere, ripetere, ripetere che c’è un diritto alla vita del bambino non ancora nato e che, dunque, anche le politiche devono ispirarsi a questo principio.

     
    D. - Primo passo sarebbe aprire un vero e proprio dibattito su temi che dalla vita portano alla famiglia...

    R. - Noi speriamo, con questa iniziativa, di spingere il Parlamento europeo almeno ad un dibattito, ad un grande dibattito. Non chiediamo che sia fatto immediatamente, ma almeno, dopo adeguata preparazione, sentendo esperti, raccogliendo documenti, che finalmente si risponda. Insomma, c’è di mezzo, nell’aborto, nella procreazione artificiale, c’è di mezzo anche la vita di un essere umano, di ognuno di noi, di un bambino, di una persona, oppure non è così? Abbiamo aggiunto a questa prima richiesta anche quella di un riconoscimento della famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio, e del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro idee e i loro criteri etici, perché anche questi due aspetti sono oggi in fortissima crisi.

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    Il cardinale Comastri: l'Europa non esiste senza l'anima cristiana

    ◊   “Non c’è dubbio che l’anima dell’Europa è il Cristianesimo”. Così il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, ieri in Campidoglio, in occasione della 39.ma Giornata d’Europa. Obiettivo della manifestazione è sottolineare il valore di una cultura, quella europea, che è espressione di tutti. Nel corso dell’iniziativa sono stati consegnati oltre 100 premi a esponenti del mondo culturale, sportivo, del giornalismo e a rappresentanti delle Forze dell’Ordine. A consegnare i riconoscimenti, tra gli altri, mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontifico Consiglio per i Migranti e gli Itineranti. Il servizio di Roberta Rizzo:

     
    Arte, teatro, musica. Ma anche ricerca, medicina, lavoro. Scoprire e riconoscere l’apporto che l’Italia può dare alla cultura europea. È questo il significato della 39.ma edizione della “Giornata d’Europa 2009”. Una manifestazione nata per premiare le personalità che si sono maggiormente distinte nel proprio campo e hanno fatto emergere la qualità della cultura italiana in Europa. Come spiega il segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto:

     
    R. – La cultura ha molte espressioni. Sono state onorate tutte. E’ bello che ci sia un avvenimento come questo che lo pone di rilievo. Mi sono permesso di fare un pensiero religioso e soprattutto perché questo premio è dato ogni anno in una atmosfera natalizia. I premi sono certamente meritati, ma sono anche un dono per eccellenza del Signore Gesù.

     
    D. – Siamo vicini al Natale, un pensiero va anche alle persone emarginate e quindi ai migranti che sono – anche questi – un dono…

     
    R. – Credo che dobbiamo porci come davanti a dei fratelli in umanità, specialmente tenendo conto dei più disgraziati fra di loro e mi riferisco ai rifugiati, ai richiedenti asilo. Tutte realtà, queste, che devono essere viste alla luce di questo mistero di grandezza e di umiltà, che è quello del Natale. Noi auguriamo una pace, certamente frutto della giustizia, della solidarietà, della libertà.

     
    Oltre ad esponenti del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo, hanno ricevuto il riconoscimento anche rappresentanti delle Forze dell’Ordine per il loro contributo mostrato nella difesa della legalità e del diritto in Italia e in tutti i Paesi Europei. Il vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, il cardinale Angelo Comastri:

     
    R. – E’ un premio che vorrebbe soprattutto suscitare un impegno per riscoprire il dovere che abbiamo tutti di costruire l’Europa. L’Europa è soltanto una parola, una parola che riecheggia il passato e che però non risponde più al presente. Coloro che oggi hanno un responsabilità nel promuovere la cultura devono ricordarsi che l’Europa non esiste se non ha un’anima.

     
    D. – E l’anima dell’Europa è proprio il cristianesimo?

     
    R. – Non c’è dubbio che l’anima dell’Europa sia il cristianesimo, perché i valori che sono alla base della civiltà europea sono valori che vengono dal cristianesimo. Lo stesso Emmanuel Kant, che poi non era un fervente cristiano, anzi tutt’altro, ebbe a dire: “Il Vangelo è la sorgente di tutta la nostra cultura”. Non ci sarebbe il rispetto per la vita senza il cristianesimo; non ci sarebbe rispetto per i bambini senza il cristianesimo; non ci sarebbe rispetto della donna senza il cristianesimo; non ci sarebbe il rispetto per la pari dignità degli uomini - quando è nato Gesù Cristo il mondo era diviso in liberi e schiavi – non ci sarebbe il culto della pace, perché la pace è nata con il Canto a Betlemme. Oggi, tutto questo impegno e questa passione per la pace – molti non lo sanno – ma è frutto di una cultura cristiana.

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    Chiesa e Società



    Iraq. Mons. Sako: a Kirkuk cristiani e musulmani insieme per le feste natalizie

    ◊   Natale nel segno della condivisione e del dialogo. É quanto stanno vivendo, in questi giorni, le comunità cattoliche ed islamiche di Kirkuk. A raccontarlo all'agenzia Sir è lo stesso arcivescovo della città irachena, mons. Louis Sako: “nei giorni scorsi, in occasione della festività islamica di Aid Al-Adha, cattolici dell’arcivescovado locale accompagnati da alcuni imam si sono recati a trovare delle famiglie musulmane bisognose portando loro aiuto e solidarietà. La stessa cosa sta accadendo adesso, in occasione del Natale, a parti invertite, sacerdoti che accompagnano fedeli islamici a salutare famiglie cristiane portando loro dei doni. La cosa acquista particolare rilievo in quanto molte di queste famiglie cristiane hanno avuto un loro congiunto rapito o ucciso in attentati”. Mons. Sako rivela anche che “un musulmano ha devoluto all’arcivescovado ben 4000 dollari che serviranno per i bisogni dei poveri, dei profughi e dei bambini. In questi giorni – aggiunge l’arcivescovo - stiamo pregando la preghiera universale della pace in tutte le lingue della città, in arabo, curdo, siriaco e turkmeno, per accomunare tutti nella gioia del Natale, non solo i cristiani”. Come avviene ormai da qualche anno le celebrazioni del 24 e 25 dicembre saranno trasmesse da una rete locale di Kirkuk. (R.P.)

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    Per Natale le suore caldee in Iraq distribuiranno cibo alle famiglie povere

    ◊   È iniziata la scorsa settimana la distribuzione degli alimenti da parte delle suore caldee nel nord dell’Iraq, in occasione del Natale. Questo progetto, riproposto per la terza volta, ha ricevuto il sostegno dell'associazione caritativa internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), che a tale scopo ha donato 25.000 euro, ma che in precedenza aveva già devoluto 20.000 euro ai cristiani iracheni rifugiati in Siria. L'aiuto di ACS si inserisce in un più vasto programma di sostegno alla comunità cristiana della regione, segnata da un vero e proprio esodo. La conseguenza di tale sventura è stato un drastico calo di fedeli iracheni, si è passato infatti dal milione di presenze del 2003 a meno di 350.000 membri alla fine di quest’anno. Il Vescovo siriano, Antoine Audo di Aleppo, che coordina il lavoro dell'associazione nella regione, ha sottolineato l'importanza di provvedere ad offrire qualsiasi tipo di aiuto possibile. Com’è stato riportato dall’agenzia ZENIT, la coordinatrice dei progetti di ACS in Iraq, Marie-Ange Siebrecht, ha affermato che "le suore sono molto apprezzate per il loro lavoro". "Ciò che stanno facendo darà a molta gente un vero incoraggiamento e ricorderà loro che non sono soli, che i loro fratelli e le loro sorelle nella fede in altri luoghi pensano a loro e cercano di aiutarli", ha aggiunto. Migliaia di persone beneficeranno dell'iniziativa, che darà priorità agli anziani, ai disabili e ad altre fasce che si trovano in situazioni di particolare bisogno. (C.P.)

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    Congo: ancora un assalto al monastero di Bukavu dove il 7 dicembre era stata uccisa una religiosa

    ◊   Ancora violenze contro la Chiesa a Bukavu, capoluogo del sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Secondo un comunicato pervenuto all’agenzia Fides, nella notte di domenica 13 dicembre il monastero di Nostra Signora della Luce di Muresa è stato di nuovo assalito da uomini armati. Gli assalitori sono stati messi in fuga dalla polizia che sorveglia la zona dopo l’attacco subito dallo stesso monastero il 7 dicembre, quando venne uccisa suor Denise Kahambo Murahirwa. Di fronte alla grave situazione di insicurezza nel sud Kivu, il Presidente Joseph Kabila e i Ministri della Repubblica hanno trascorso il weekend a Bukavu, dove sabato 12 dicembre hanno tenuto il Consiglio dei Ministri. Oggi i cristiani di Bukavu effettueranno una marcia della pace, seguita dalla celebrazione di una Messa nelle parrocchie dell’arcidiocesi di Bukavu e della diocesi limitrofa di Uvira. Dal 15 al 31 dicembre infine la popolazione di Bukavu è stata invitata a suonare una campana, un fischietto o il claxon alle 12 di ogni giorno, per chiedere il ritorno della pace. Anche nel nord Kivu permane una situazione di forte insicurezza, come hanno constatato lo scorso 4 novembre i sacerdoti diocesani e religiosi della diocesi di Butembo-Beni (Nord Kivu), che riuniti in assemblea hanno analizzato la situazione socio-politica. Nel loro messaggio finale si denuncia l’insicurezza crescente, sia in ambiente rurale che urbano. “Tutto porta a credere all'esistenza di una volontà deliberata di seminare panico e desolazione, affinché la popolazione abbandoni la sua terra e viva in campi profughi. Si è tentati di credere che ciò che sta avvenendo nelle Province del Nord e del Sud-Kivu non sia effetto accidentale del caso, ma la realizzazione di un piano ben preciso. Da parte sua, il popolo ha già fatto la sua scelta: ‘Preferiamo restare a casa nostra’. In questo caso, bisognerà aspettarsi massacri generalizzati". (R.P.)

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    I religiosi di Bukavu chiedono al presidente Kabila la sicurezza della Chiesa e degli abitanti

    ◊   “Ci rivolgiamo a Lei, per chiederLe di garantire la nostra sicurezza e quella delle popolazioni di cui abbiamo la cura”: così i sacerdoti, i religiosi e le religiose dell'arcidiocesi di Bukavu si sono rivolti al Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, in un messaggio consegnato al Capo dello Stato nel corso della sua visita nel capoluogo del sud Kivu, ad est del martoriato Paese. Nella missiva, inviata all’agenzia Fides, vengono elencati i recenti episodi di violenza nei quali sono rimasti vittime sacerdoti, religiosi e religiose che operano nel territorio dell’arcidiocesi. Il 3 ottobre 2009 alle ore 20: attacco e saccheggio della casa parrocchiale a Ciherano con la presa in ostaggio di un prete e di un seminarista. La loro liberazione è avvenuta l'indomani, dietro pagamento di un riscatto di 5.000 dollari. Il 5 ottobre 2009: attacco e saccheggio del complesso scolastico di Nyangezi, diretto dai fratelli Maristi. Il 6 dicembre 2009: alle 2 del mattino: attacco alla casa parrocchiale di Kabare e assassinio di don Daniel Cizimaya. Il 7 dicembre 2009, alle ore 19,30: assalto al Monastero di Murhesa, con l’assassinio di Suor Dénise Kahambu. “La popolazione del Sud Kivu è sotto shock, perché si è presa di mira la Chiesa cattolica, di cui Lei conosce il ruolo sociale e l'implicazione nella democratizzazione del nostro Paese” afferma il messaggio. “Il personale ecclesiastico (preti, religiosi e religiose) sarebbero dunque considerati come i testimoni imbarazzanti di tutte le violazioni dei diritti umani massicciamente perpetrate nel Sud Kivu da quasi 14 anni ?” I firmatari della lettera denunciano inoltre la mancanza di mezzi della polizia locale (“non si possano trovare nemmeno 5 litri di carburante da dare alla polizia di pronto intervento, per soccorrere la popolazione in pericolo, come nel caso di suor Denise che aspettava, invano, di essere soccorsa a Murhesa”) e chiedono l’invio di elementi della polizia militare per frenare gli atti di banditismo commessi da alcuni militari dell’esercito. “La nostra Chiesa non cessa di alzare la sua voce verso Dio per implorare la sua benedizione sui nostri dirigenti e i loro amministrati, affinché il tempo della celebrazione del nostro giubileo d'oro, ci permetta di cominciare realmente un’era nuova di pace, di giustizia e di lavoro, per la ricostruzione e la prosperità del nostro Paese, la Repubblica Democratica del Congo” conclude il messaggio. (R.P.)

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    Irlanda: domenica nella città natale di Athea, i funerali di padre Roche ucciso in Kenya

    ◊   “La nostra speranza è celebrare i funerali del nostro confratello domenica prossima nella sua città natale, Athea, qui in Irlanda” riferisce padre Thomas Kiggins della Società missionaria di San Patrizio, interpellato dall’agenzia Misna, nella casa di Kicklow, in merito ai preparativi per accogliere le spoglie di padre Jeremiah Roche, 68 anni, ucciso nella notte tra giovedì e venerdì scorsi a Kericho, nel sud-ovest del Kenya, dove operava come missionario dal 1968. La morte del sacerdote - ieri c’è stata l’autopsia - sarebbe maturata nel corso di una rapina. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti - riportate dalla stampa locale e irlandese - il missionario, che viveva da solo, sarebbe stato aggredito da più persone nella notte, legato, picchiato e accoltellato; gli aggressori avrebbero rubato un lettore cd e due telefonini, oltre a dei vestiti, poi abbandonati in strada. L’allarme è stato dato qualche ora dopo da un assistente di padre Roche. I missionari dei Kiltegan Fathers - come sono noti gli appartenenti alla Società di San Patrizio - hanno riferito che il loro confratello, unico prete cattolico dell’area, aveva da sempre messo al centro della sua attività missionaria e pastorale i più svantaggiati e bisognosi e aveva da poco completato la costruzione di una chiesa. Il sacrificio di padre Roche è stato ricordato da Benedetto XVI domenica durante l’Angelus, insieme a quello di altri tre missionari uccisi la scorsa settimana in diversi Paesi africani. Nei prossimi giorni sarà celebrata una Messa commemorativa a Kericho – ha detto padre Kiggins – e poi il corpo sarà trasferito in Irlanda”. (R.G.)

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    Brasile: ucciso don Alvino Broering, cappellano universitario e direttore di una Radio comunitaria

    ◊   E’ morto ieri, in seguito alle ferite riportate durante un’aggressione, don Alvino Broering, sacerdote brasiliano, 46 anni, cappellano dell’Università di Vale do Itajaí e direttore dell’emittente cattolica ‘Radio Conceição’ di Itajaí, nello Stato meridionale di Santa Catarina. In serata si sono svolti i funerali del religioso nella località di Santo Amaro da Imperatriz, così come riferito in una nota dell’arcidiocesi di Florianopolis senza aggiungere particolari sull’accaduto. Dalle prime ricostruzioni della Polizia locale – riporta l’agenzia Misna - il religioso sarebbe stato ucciso a Itajaí da un uomo che lo avrebbe assalito nei pressi di un distributore di carburante e derubato dell’auto; alle grida di don Broering, alcuni passanti lo hanno soccorso trasferendolo all’Hospital Marieta Konder Bornhausen, dove è spirato poco dopo. Al momento gli inquirenti seguono la pista dell’omicidio a scopo di rapina. Commozione e sconcerto ha causato la notizia della morte di don Broering a Itajaí, dove la Radio fondata dal sacerdote trasmette da nove anni promuovendo la solidarietà, la carità, la giustizia sociale e la difesa dell’ambiente. (R.G.)

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    I leader religiosi della Nigeria uniti contro la malaria

    ◊   Per combattere la piaga della malaria, i leader religiosi nigeriani hanno stanziato la somma di un miliardo di dollari, così come si può leggere sull’Osservatore Romano. La campagna di sensibilizzazione “Faith united for health”, che riunisce musulmani, cattolici e cristiani del Paese, si propone di fornire 63 milioni di zanzariere a trenta milioni di famiglie entro la fine del prossimo anno, e di formare trentamila persone in grado di diffondere messaggi efficaci e positivi per la prevenzione della malaria in tutto il Paese. “Il loro impegno – ha spiegato Ray Chambers inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Malaria – contribuirà ad assicurare che la prossima generazione di bambini della Nigeria avrà la forza e la salute necessaria per dare seguito alle loro speranze e realizzare i loro sogni”. Secondo l’ufficio dell’Onu, entro il 2015 bisogna garantire l’accesso universale ad una prevenzione efficace e agli strumenti di controllo, come le zanzariere insetticide, al fine di ridurre il numero delle vittime di malaria a livello mondiale. Le parole di Chambers promettono esiti positivi, ha infatti evidenziato come “in appena un anno la Nigeria si è preparata adeguatamente per raggiungere l’obiettivo nel 2010. La competenza con la quale il Governo nigeriano sta affrontando l’emergenza malaria è un esempio da seguire per tutti i paesi dell’area sub-sahariana”. In tutto il mondo, ogni anno si verificano 350-500 milioni di casi, e circa trenta mila vittime tra i bambini. (C.P.)

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    Sri Lanka: per Natale i cristiani ricordano le vittime sconosciute della guerra

    ◊   Cattolici e anglicani hanno ricordato insieme le vittime sconosciute della guerra con una preghiera ecumenica svoltasi a Colombo il 10 dicembre scorso. L’iniziativa, promossa dal Christian Solidarity Movement (Csm), ha voluto associare il ricordo delle vittime della guerra che non hanno mai ricevuto sepoltura in prossimità del Natale. Sotto il titolo “Dalla morte alla vita, dai defunti ai vivi, dalla tristezza alla speranza” sacerdoti, pastori e fedeli hanno pregato insieme in singalese e tamil per i soldati, i ribelli delle Tigri ed i civili morti nei quasi 30anni di conflitto. La commemorazione, svoltasi presso la chiesa anglicana di San Michele, ha voluto sottolineare che la nascita di Gesù è l’unica speranza di pace e riconciliazione per il Paese. Con un gesto simbolico, i partecipanti si sono raccolti attorno ad una mappa dello Sri Lanka e acceso delle lampade in memoria dei defunti di ogni distretto dell’isola. La preghiera ecumenica è stata guidata da padre Sathivel e da Mahinda Namal, leader della comunità singalese, che ad AsiaNews spiega: “Abbiamo anche acceso altri due tipi di candele. Una per le persone defunte, l’altra per l’avvento di Gesù. In questo Natale Dio ci invita a dedicare noi stessi per la costruzione del suo Regno sulla terra attraverso il dono di una ‘Speranza’ alle vittime del conflitto, agli sfollati, a chi ha fame, a chi non ha un riparo o protezione. Dio ci chiama per portare loro la speranza. Per questo dobbiamo tenere alte queste luci d’Avvento con determinazione”. (R.P.)

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    India: in 5 anni oltre 3800 casi di violenze dell'estremismo etnico e religioso

    ◊   Negli ultimi 5 anni l’India ha registrato un forte aumento delle violenze su base religiosa ed etnica. È quanto emerge dal rapporto presentato da Ajay Maken, ministro di Stato per gli Affari interni, al Rajya Sabha, la Camera alta del Parlamento di New Delhi. Negli ultimi cinque anni gli attacchi estremisti sono più di 3800. Il rapporto si riferisce solo a quelli rilevati dalle autorità, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto. Dai 677 casi registrati nel 2004 - riferisce l'agenzia AsiaNews - si è passati, in un crescendo progressivo, ai 943 del 2008. Il rapporto afferma che 11 Stati dell’Unione non hanno registrato casi durante il 2009, ma nonostante questo il Paese è segnato da una media di due attacchi al giorno. Gli Stati che guidano la triste classifica sono Maharashtra (681), Madhya Pradesh (654) e l’Uttar Pradesh (613). Il rapporto sulle violenze del radicalismo religioso ed etnico è arrivato al Rajya Sabha sulla scia della revisione della apposita legge, il cosiddetto Communal violence Bill del 2005, tornata al centro del dibattito politico dopo le recenti ondate di attacchi contro le minoranze religiose, in particolare i musulmani nel Gujarat ed cristiani nell’Orissa. Mentre il governo di New Delhi studia nuovi strumenti giudiziari e di polizia per arginare il fenomeno, le vittime delle violenze lamentano la latitanza delle istituzioni ed il perdurare dell’insicurezza. Il caso dell’Orissa è il più eclatante. In un incontro promosso il 7 dicembre scorso a Berhampur, leader cristiani, attivisti per i diritti umani e abitanti del Kandhamal hanno fatto il punto sulla situazione: oltre 5mila case bruciate o saccheggiate, quasi 300 chiese distrutte, più di 50mila sfollati e quasi 2.500 denunce di cui solo 823 registrate dalle autorità di polizia. Le vittime dei pogrom diffidano del buon esito dei processi e della completa erogazione dei risarcimenti promessi dalle autorità (ad oggi non è ancora conclusa la distribuzione degli indennizzi per le violenze 2007). Per questo hanno dato vita alla Sampradayik Hinsa Prapidita Sangathana, Associazione delle vittime delle violenze dell’estremismo, con il sostegno dei vescovi cattolici di Bhubaneswar e Berhampur, di quello evangelico di Bardhan e di organizzazioni come All India Christian Council e Human Rights Law Network. I problemi irrisolti sono innumerevoli: dalla lentezza della ricostruzione di case e chiese all’insicurezza in cui sono ancora costretti a vivere oggi i cristiani della regione. La Sampradayik Hinsa Prapidita Sangathana si propone di monitorare i singoli bisogni delle vittime, promuovere progetti in aiuto soprattutto di donne e bambini e di agire in modo unitario per far pressione sulle autorità civili. (R.P.)

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    Vietnam: accolte con favore le notizie sulla visita compiuta in Vaticano dal presidente Triet

    ◊   I cattolici vietnamiti hanno accolto con favore le notizie provenienti da Roma sulla visita del loro presidente, Nguyen Minh Triet, a Benedetto XVI. Anche la stampa governativa - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha sottolineato il fatto che la visita del presidente al Papa rientra nel cammino per i rapporti diplomatici e dà spazio ai colloqui avuti dal secondo leader del Paese che si è recato dal Papa, dopo che nel gennaio 2007 c’era stato il primo ministro Nguyen Tan Dung. Da parte sua, la Conferenza episcopale già durante i lavori per la visita “ad limina” di quest’anno ha fatto sapere che i vescovi hanno invitato Benedetto XVI a venire nel Paese in occasione del Giubileo in corso per i 350 anni dall’inizio della evangelizzazione e i 50 dell’istituzione della gerarchia cattolica e che si concluderà il 6 gennaio 2011. In occasione della visita “ad limina” dei vescovi vietnamiti, Benedetto XVI ha detto che i cattolici sono persone per bene, volendo dire che sono buoni cittadini. “Noi – ha detto – viviamo nel Vangelo e nella nazione e non vogliamo sostituire il governo. Noi vogliamo dialogare e avere una buona collaborazione”. Il 28 novembre di quest’anno, anche mons. Bui Van Doc, vescovo di My Tho e presidente del Comitato per la catechesi e la fede della Conferenza episcopale ha parlato del dialogo e della collaborazione con il governo, dicendo che “la Chiesa invita tutti a contribuire onestamente per costruire una società giusta, vera e umana. La Chiesa non vuole rimpiazzare il governo, ma spera solo in uno spirito di dialogo e cooperazione, nel reciproco rispetto. La Chiesa è parte della vita del Paese e vogliamo servire tutto il popolo”. Le relazioni diplomatiche con la Santa Sede negli ultimi 20 anni hanno visto grandi progressi. Le parti hanno stretto i contatti e scambiato delegazioni a tutti i livelli. In particolare, a febbraio, c’è stato un incontro del “gruppo congiunto” per lavorare insieme ufficialmente: il tema principale è stato il ristabilimento dei rapporti diplomatici. Entrambe le parti hanno segnalato progressi, anche se ancora non sono in grado di annunciare relazioni diplomatiche. (R.P.)

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    Terra Santa: la Caritas riporta a Gaza la speranza

    ◊   Nella Striscia di Gaza, territorio segnato da miseria, emarginazione, abbandono, la Caritas di Gerusalemme porta assistenza che si traduce in nuova speranza per la popolazione. A gennaio 2009, quando l’esercito israeliano ha sferrato la sua offensiva contro Gaza, migliaia di famiglie nella Striscia si sono ritrovate senza acqua, senza cibo, senza alloggio, senza accesso a cure mediche. In risposta a questa crisi, la Caritas di Gerusalemme ha mobilitato le sue risorse, raccogliendo oltre 1,4 milioni di euro per realizzare progetti di aiuto a Gaza, che oggi danno i primi frutti. Come afferma una nota inviata all'agenzia Fides, oltre 10mila famiglie sono state raggiunte dagli aiuti di emergenza come beni alimentari di prima necessità, kit igienico-sanitari, assistenza medica itinerante. Attualmente, visto il persistente blocco imposto dall’esercito israeliano, possono entrare a Gaza sono alcuni prodotti sanitari e pochissimi, selezionati oggetti. La Caritas di Gerusalemme ha compiuto molti sforzi nel campo dell’assistenza sanitaria, dedicandosi alla riabilitazione dei feriti, provvedendo alla fornitura di protesi ortopediche o sedie a rotelle, di cui hanno beneficiato oltre mille persone mutilate a causa della guerra. Tutti i pazienti hanno mostrato una rinnovata voglia di vivere, di riprendere le proprie attività, di lavorare e dare un contributo alla propria famiglia, pur nel dolore e nelle condizioni di menomazione fisica, raccontano gli operatori Caritas, rimarcando quanto sia importante restituire la speranza alla martoriata popolazione della Striscia. (R.P.)

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    Le conclusioni a Gerusalemme del Congresso interreligioso sulla cultura della vita

    ◊   Si è concluso ieri sera a Gerusalemme, città simbolo per il dialogo tra religioni e culture, il VII congresso internazionale della Federazione Internazionale dei Centri ed Istituti di Bioetica di Ispirazione Personalista (Fibip), svoltosi in due giornate presso il Centro Pontificio Notre Dame, organizzato dalla Cattedra in Bioetica e Diritti umani dell’Unesco in collaborazione con la Facoltà di Bioetica dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, sede italiana della Cattedra insieme all’Università Europea di Roma. Nella giornata di ieri, dal titolo “Bioetica, Diritto e Religione, alla fine della vita” esperti di fede ebraica, islamica e cristiana hanno esposto i diversi approcci morali rispetto alle scelte mediche nelle rispettive religioni. Una tavola rotonda che ha riguardato soprattutto eutanasia e cure palliative, trapianto, proporzionalità delle cure, e disposizioni sul fine vita. Tra i partecipanti c'erano medici, teologi, giuristi e bioeticisti. E' intervenuto anche mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita e presidente della Fibip, che ha sottolineato la dignità inviolabile dell’uomo creato a immagine di Dio, l’illiceità degli interventi volti a impedire il concepimento e ad interrompere la vita concepita ma anche di tutte le forme di fecondazione artificiale intra ed extra corporee, ribadendo la tutela della vita fino al suo termine naturale. Tra i relatori anche padre Gonzalo Miranda, dei Legionari di Cristo, docente della Facoltà di Bioetica dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, che ha sottolineato il realismo dell’etica cattolica e la necessità di approfondire la riflessione sul significato della vita, della morte e della sofferenza, tanto nel dialogo interculturale quanto nell’insegnamento della bioetica al personale medico. Due giorni vissuti in spirito d'ascolto, che hanno promosso l'indagine e lo scambio su temi fondamentali quali il diritto naturale, la dignità dell’uomo, le antropologie sottese alle scelte mediche, incoraggiando il dialogo tra culture e la tutela della sacralità della vita, primo passo di un cammino verso la riconciliazione e la comprensione reciproca. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)

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    Oltre 5 milioni di fedeli festeggiano in Messico la ‘Virgen morena’ patrona di tutta l’America Latina

    ◊   Oltre cinque milioni di fedeli – riferisce l’agenzia Misna - hanno reso omaggio alla patrona del Messico e di tutta l’America Latina, affollando la Basilica sul colle di Tepeyac, a Città del Messico, dedicata alla Vergine di Guadalupe, nel 478° anniversario dell’apparizione all’indio Juan Diego Cuauhtlatòhuac (Aquila che parla). Oltre mezzo milione di persone aveva raggiunto il ‘cerro’ (colle) - il luogo sacro più visitato del mondo dopo La Mecca – già venerdì sera, per cantare, insieme ai ‘mariachi’ la canzone tradizionale messicana ‘Las Mañanitas’ e dare inizio alle celebrazioni. Il rettore del santuario, mons. Diego Monroy, ha invocato la protezione della Madonna meticcia - conosciuta anche come ‘Virgen Morena’ o ‘Morenita’ - “per questa nostra patria – ha detto - che a volte sembra sbriciolarsi tra le nostre mani quando la violenza, la corruzione, l’ingiustizia, l’impunità e il narcotraffico ci raggiunge, ferisce e disintegra”. Mons. Monroy ha anche pregato la Vergine di vegliare sui messicani “quando l’ambizione e gli interessi smodati dei potenti rendono inaccessibile, per i nostri fratelli più poveri, i loro diritti elementari, come la salute, il cibo, la casa e l’istruzione”, in un momento in cui il Messico affronta una crisi di insicurezza derivata dalla violenza legata al narcotraffico e alle gravi previsioni per il 2010, anno che comincerà con sei milioni e mezzo di poveri in più rispetto a quello che sta per concludersi. (R.G.)

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    Il cardinale Urosa auspica per il Venezuela un 2010 di pace e riconciliazione

    ◊   “Oggi è dovere di tutti, governanti, operatori della comunicazione e partiti politici, far sì che nel Paese ci sia pace e l’anno che sta arrivando sia quello della riconciliazione perché i venezuelani non possono essere tra loro nemici”. E’ l’auspicio espresso sabato scorso, dall’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni della presenza salesiana in Venezuela. “Al di sopra delle differenze, ha precisato il porporato, tutti siamo membri dello stesso popolo e dunque dobbiamo vivere come fratelli. Tra noi non deve e non può esistere inimicizia. La vicinanza del Natale è il tempo migliore per meditare sulla pace e sulla riconciliazione, consapevoli che dai nostri cuori dobbiamo sradicare qualsiasi intento di scontro”. D’altra parte, l’arcivescovo di Caracas, ha voluto ricordare la delicata situazione che vive il sistema giudiziario del Paese, in particolare, il “fatto che ci siano persone in carcere a causa delle loro simpatie politiche. Occorre, ha spiegato, che la giustizia agisca con imparzialità. Non è possibile sottoporre a processo una persona perché non è d’accordo con le azioni del governo”. Senza fare riferimento a nessuna situazione in particolare, il cardinale Jorge Urosa ha molto insistito sul fatto che “è compito di tutti lavorare sempre per la pace e la riconciliazione” per creare un clima adeguato alle intese, “alla collaborazione e alla difesa del bene di tutti”. Il porporato venezuelano ha poi rilevato che la presenza salesiana nel Paese sin dal primo momento è stata al servizio del bene comune della nazione per la quale, i “salesiani hanno fatto tanto, dando sempre il meglio del loro carisma”, in particolare al servizio dei giovani nei settori più umili. I salesiani in Venezuela sono presenti con le loro attività pastorali in diverse realtà ecclesiali, in particolare amministrano decine di parrocchie, spesso in luoghi lontani e difficili; guidano numerosi centri giovanili e di formazione professionale e agiscono anche nel campo dell’editoria e degli audiovisivi. Una pagina di grande rilievo nella storia dei salesiani venezuelani che si ricorda anche in questi giorni sono i 76 anni dell'arrivo dei primi missionari di don Bosco nelle regioni amazzoniche, in particolare a Puerto Ayacucho. Dall'11 febbraio 1933 sino ad oggi il "progetto missionario di don Bosco nell'Amazzonia" è cresciuto enormemente, stabilendo vincoli importanti con la medesima opera salesiana nella parte brasiliana. Si tratta, in sostanza, di una delle più rilevante presenze missionaria della Chiesa cattolica nella regiona latinoamericana. (A cura di Luis Badilla)

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    Cina: morto a 91 anni il vescovo di Leshan, mons. Matteo Luo Duxi

    ◊   Il 4 dicembre scorso è deceduto il vescovo della diocesi di Kiating (Leshan) Sichuan, nella Cina Continentale, mons. Matteo Luo Duxi, di 91 anni a causa di un infarto. Il presule era nato il 2 luglio 1919 a Renshou. Dal 1931 al 1934 - riferisce l'agenzia Fides - aveva studiato nel pre-seminario di Yibin e dal 1935 al 1940 nel seminario “XiaoMing” a Ya’an e dopo fino al ’50 nel seminario Maggiore di Bailu, Chengdu. Dal 1951 al 1980 era tornato al paese natale lavorando nei campi. Nel 1983 fu ordinato sacerdote, all’età di 64 anni, e lavorando nella diocesi di Leshan dove fu Vicario generale dal 1985 al 1993, anno in cui fu consacrato vescovo di Leshan. Mons. Luo, nel rispetto sempre delle leggi della patria, ha compiuto il ministero episcopale con una donazione disinteressata e generosa, ha amato la Chiesa come la propria famiglia, ha dato gloria a Dio per il bene di tutti. Il presule era molto stimato e rispettato dai sacerdoti e dai fedeli. Ha dato un grande contributo alla vita religiosa, al lavoro di ricostruzione delle chiese, e alla formazione dei sacerdoti, riportando risultati eccellenti. Era una persona umile che ha saputo tessere rapporti armoniosi con persone di ogni ceto sociale. Fu molto stimato e riconosciuto anche dalle Autorità locali, dal Governo e da ogni parte della società. I funerali di Mons. Luo , presieduti da mons. He Zeqing di Wanzhou, nella Chiesa di Nostra Signora del Rosario, con la partecipazione del clero locale e di molti sacerdoti venuti dalle quattro diocesi del Sichuan, si sono tenuti il 7 dicembre nella Chiesa di Chailou, Città di Emei. Dal giorno del suo decesso a quello dei funerali è stata allestita una sala di commemorazione nella chiesa del vescovado dove autorità, sacerdoti e fedeli si sono recati a esprimere le loro condoglianze. La salma è stata sepolta nel cimitero cattolico presso la chiesa che si trova ai piedi del Monte Emei, montagna nel sudovest della Cina molto cara ai buddisti. (R.P.)

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    Myanmar. Evangelizzare i popoli delle montagne: la sfida del nuovo vescovo di Hpa-An

    ◊   La sfida più grande per il popolo di Dio nella nuova diocesi di Hpa-An, creata a gennaio 2009 dal territorio dell’Arcidiocesi di Yangon, è quella di “portare vicinanza, cura pastorale e particolare attenzione ai popoli delle montagne, contribuendo al loro sviluppo umano, nel campo dell’istruzione e della sanità, portando loro l’amore di Cristo”: è quanto ha detto il nuovo vescovo di Hpa-An, mons. Justin Saw Min Thide, insediatosi nei giorni scorsi, nel corso della cerimonia di dedicazione della nuova cattedrale della diocesi, dedicata a San Francesco Saverio. Come l’agenzia Fides apprende dalla Chiesa locale, alla celebrazione di accoglienza del nuovo vescovo hanno partecipato il delegato apostolico in Myanmar, mons. Salvatore Pennacchio, 9 Vescovi di diverse diocesi del Myanmar, numerosi sacerdoti e religiosi, migliaia di fedeli laici. Si respirava grande entusiasmo fra i fedeli della nuova diocesi, territorio dove la Buona Novella è stata portata dai sacerdoti delle Missioni Estere di Parigi (Mep) agli inizi del 1900. La diocesi di Hpa-An si trova nella regione di Kayin, dove vive la popolazione di etnia Kayin, in zone soprattutto montuose. Questa popolazione necessita di speciale assistenza e cura, a livello sociale ed ecclesiale, dispensate nei villaggi in luoghi impervi, dove le comunità vivono soprattutto di agricoltura e pastorizia. “Il seme del Vangelo e l’amore di Cristo devono giungere anche a loro”, ha sottolineato il vescovo, affermando che questo sarà un prezioso compito affidato soprattutto ai laici e ai giovani. La nuova diocesi copre un territorio in cui vivono oltre 1, 6 milioni di abitanti, di diverse etnie, soprattutto Kayin, ma anche Pa-O, Mon, Shan, e di altri gruppi indigeni. Il numero dei fedeli cattolici è di oltre 20.700. Vi sono 12 parrocchie, 15 preti diocesani, 28 fra religiosi e religiose, 40 catechisti, 7 seminaristi maggiori. (R.P.)

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    Le sfide del Pianeta all’esame del “Parlamento delle religioni” riunito a Melbourne in Australia

    ◊   Pace, dialogo, lotta alla povertà e salvaguardia dell’ambiente: le principali sfide del nostro tempo sono state dibattute da rappresentanti di circa 80 fedi al "Parlamento delle religioni mondiali”, riunito in sessione plenaria a Melbourne, in Australia. Dal Dalai Lama, capo del buddismo tibetano, all’ex-presidente americano Jimmy Carter, esponente della Chiesa battista, dall’imam Tariq Ramadan a Giani Gurbachan Singh, massimo esponente dell’autorità dei Sikh indiani, per una settimana personalità di tutte le religioni hanno rivolto appelli contro le armi nucleari, le discriminazioni, a favore del dialogo interreligioso e della solidarietà. In coincidenza con la Conferenza internazionale sul clima, in corso a Copenhagen, in Danimarca, i partecipanti hanno discusso del ruolo delle religioni per la preservazione del Pianeta, chiedendo ai dirigenti mondiali di “risanare la Terra per le generazioni future”. Per la prima volta dalla sua creazione nel 1893, il Parlamento delle religioni mondiali - che si riunisce ogni cinque anni – ha eletto alla guida del suo Consiglio un musulmano, l’imam Abdul Malik Mujahid, di Chicago, che succederà nel prossimo gennaio al pastore luterano William E. Lesher. Riunito per la prima volta a Chicago, il Parlamento delle religioni mondiali ha per obiettivo la promozione dell’armonia tra le fedi per un mondo equo, sostenibile e pacifico. (R.G.)

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    Campagna per la tutela dei “bambini stregone” del Congo

    ◊   Dal 7 al 27 dicembre 2009 chiunque può sostenere l’Associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi.), che si sta impegnando attraverso la campagna “Magia Nera”, a far conoscere e debellare il fenomeno della “stregoneria” nel Congo. Donando 2 euro con un SMS solidale al numero 48542, si può aiutare a restituire un’infanzia serena agli oltre 500 adolescenti ospiti dei sei Centri di assistenza di Kinshasa, capitale del Congo, nell’attesa che siano accolti in una famiglia. Nella sola Kinshasa sono 18 mila i minori che prima vengono accusati di “stregoneria” e poi abbandonati o uccisi. Con i fondi raccolti e con il sostegno di educatori, medici, psicologi e animatori i bambini potranno gradualmente superare il trauma ed imparare a non sentirsi più colpevoli e rifiutati. L’associazione si propone di garantire ai minori i loro diritti essenziali, rafforzare le capacità dei Centri nel gestire interventi di reinserimento familiare e, laddove non sia possibile, di promuovere la loro adozione. (C.P.)

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    È arrivata la Bibbia per Comics, iPhone e iPod Touch

    ◊   È partito quest’anno e proseguirà fino a marzo 2011, il progetto mondiale che prevede la pubblicazione di un comics sulla Bibbia, che apparirà simultaneamente nei formati cartaceo e digitale. Divulgare la parola di Dio, vuol dire anche stare al passo con i tempi. Per questo motivo sono state previste anche delle versioni compatibili per iPhone e iPod Touch, in varie lingue. Nel progetto si utilizzano versioni della Bibbia di varie società bibliche e Conferenze episcopali, come ha reso noto a Zenit la casa editrice Barcelona Multimedia. Per il testo biblico, è stata impiegata la Bibbia Interconfessionale “Dio Parla Oggi”, un'opera il cui testo è stato elaborato da cattolici e protestanti senza l’aggiunta di alcun elemento estraneo al testo originale. L'opera è organizzata in quattro album: "Gesù. La parola", pubblicato il 1° dicembre scorso; "Gesù. La luce", che si pubblicherà il 1° marzo 2010; "Antico Testamento. La Genesi", previsto per il 1° dicembre 2010; "Antico Testamento. L'Esodo", 1° marzo 2011. L'edizione digitale comprende invece sei album, di cui tre del Nuovo Testamento: "Terra di Nazareth", pubblicato il 1° dicembre; "Cammini della Galilea", previsto per il 15 gennaio 2010; "Vie di Gerusalemme", 15 febbraio 2010; e tre dell'Antico Testamento: "Paradiso perduto", 15 aprile 2010; "Nel deserto", 15 maggio 2010; "Parola di profeta", 15 giugno 2010. Il comics digitale verrà offerto in sette lingue in tutto il mondo attraverso i 77 negozi App Store dell'iTunes di Apple, al prezzo di 2,39 €. L'opera può essere usata dai bambini e dalle loro famiglie, da catechisti e professori, da quanti desiderano avvicinarsi alla Storia Sacra come fatto culturale, da coloro che provengono da altre culture e religioni e dai credenti di qualsiasi età. Gli utenti potranno inoltre comprare il comics in formato cartaceo mediante un sistema di acquisto on-line. (C.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Scontro politico sull'aggressione a Berlusconi

    ◊   Il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, sarà dimesso domani dall’ospedale San Raffaele di Milano dove è ricoverato da domenica sera in seguito all’aggressione subita in Piazza Duomo. Il suo medico personale gli ha prescritto due settimane di riposo. L’aggressore Massimo Tartaglia ha confermato le proprie responsabilità durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto. I suoi avvocati hanno chiesto il ricovero dell’uomo in una comunità terapeutica. Intanto, questa mattina alta tensione alla Camera durante l’informativa del ministro dell’Interno Roberto Maroni. Intanto, in un messaggio che appare sul sito ufficiale del Pdl, Berlusconi ringrazia quanti gli hanno inviato messaggi di vicinanza e di affetto, affermando: “Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Il servizio di Giampiero Guadagni:

    Il nuovo appello di ieri sera del capo dello Stato alle forze politiche ad un confronto civile sembra rimasto inascoltato. A Montecitorio questa mattina ha preso la parola Di Pietro e i deputati del Pdl hanno lasciato l’aula. Il leader dell’Italia dei Valori, che subito dopo l’aggressione al premier aveva accusato Berlusconi di istigare la violenza, ha ribadito la sua posizione, sottolineando: sono le politiche della maggioranza ad armare le mani. Replica Cicchitto, Pdl: la mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna d’odio. I cui mandanti, afferma Cicchitto, sono lo stesso Di Pietro, il giornale “Il Fatto quotidiano” e la trasmissione televisiva "Annozero".  Al capogruppo del Pdl alla Camera risponde il segretario del Pd, Bersani: c’è il rischio che qualcuno si vesta da pompiere per fare l’incendiario. Ma Bersani, che ieri aveva visitato in ospedale il premier, manda un messaggio anche a Di Pietro: l’opposizione deve fare il suo ruolo e preparare l’alternativa ad un governo che deve pensare a governare. Gli interventi al termine dell’informativa del ministro dell’Interno Maroni, che teme una spirale emulativa e conferma l’ipotesi di oscurare i siti Internet che diffondono messaggi di istigazione a delinquere. Il responsabile del Viminale aggiunge che nessun rilevo è da fare sulla sicurezza alle forze dell’ordine di Milano. Maroni sostiene la tesi della premeditazione da parte dell’aggressore Massimo Tartaglia, che ieri ha inviato al premier una lettera di scuse per il suo gesto che definisce vigliacco. Tartaglia assicura di aver agito da solo. Ma gli inquirenti cercano di capire se l’uomo, psicolabile, sia stato invece manipolato da qualcuno. Al premier intanto continuano ad arrivare auguri e solidarietà dai leader di tutto il mondo. E ieri in un telegramma a firma del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, Benedetto XVI ha indirizzato al presidente del Consiglio un messaggio in cui esprime conforto e vicinanza.

    Vertice di Copenaghen
    A Copenhagen, dove è in corso il vertice mondiale sul clima, sono scoppiati nella notte nuovi scontri tra agenti di polizia e attivisti no-global. In seguito all’intervento delle forze dell’ordine sono state arrestate oltre 200 persone. In questo clima difficile continuano comunque i lavori del vertice: domani si terrà il dibattito incentrato sulle vittime dei cambiamenti climatici. Secondo diverse organizzazioni non governative, decine di milioni di persone restano senza terra a causa di fenomeni legati al clima e vagano in cerca di asilo. Tra le organizzazioni che chiedono di riconoscere i diritti di queste vittime c’è anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il nostro inviato a Copenhagen, Salvatore Sabatino, ne ha parlato con Laura Boldrini, portavoce dell’Acnur in Italia:

    R. – La parola rifugiato ha una connotazione particolare: si intende una persona che è perseguitata per dei motivi specifici che sono quelli stabiliti dalla convenzione di Ginevra del 1951: per motivi di razza, di nazionalità, per idee politiche, per la propria religione o per l’appartenenza ad un gruppo. Quindi è una persona perseguitata per motivi specifici. Ora però è vero che esiste un problema serio dello sradicamento a causa del cambiamento climatico; questo oggi è uno degli argomenti all’ordine del giorno nella comunità internazionale.

     
    D. – Alcuni accusano che concentrarsi su una specificità come quella ambientale rischia di indebolire l’insieme dell’organizzazione degli aiuti e la definizione stessa di rifugiato. Quale è il vostro punto di vista?

     
    R. – Il punto di vista è che comunque ad oggi ci sono già sfollati, persone sradicate che fuggono non necessariamente per una persecuzione personale, ma per altri motivi e, comunque, hanno bisogno di protezione. Gli effetti del cambiamento climatico già ci sono e noi stiamo vedendo in tante parti del pianeta che, a causa della scarsità di piogge oppure delle inondazioni, ci sono tante persone che sono costrette ad andare via, a scappare altrove e chiaramente in questa situazione hanno bisogno anche di protezione.

     
    D. – Le vostre stime parlano di un numero sempre maggiore di persone costrette ad emigrare in conseguenza di catastrofi naturali. Esistono dei numeri concreti?

     
    R. – Numeri concreti no, però ci sono delle previsioni, delle proiezioni. Secondo l’Onu, almeno 700 mila africani nel 2008 sono stati costretti a lasciare le proprie case come conseguenza dei cambiamenti climatici. Quindi se non si riuscirà a porre un rimedio a questo, il numero delle persone, solo nel continente africano, sarà necessariamente maggiore nei prossimi anni.

     
    D. – L’Acnur porta questi dati a Copenaghen nell’ambito della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici. Quali le risposte che vi attendete?

     
    R. – Risposte concrete, risposte che ci mettano in condizione di lavorare meglio, perché il cambiamento climatico è già entrato a far parte del nostro lavoro, già sta complicando il lavoro umanitario. Quindi un segnale chiaro da parte della comunità internazionale in termini proprio di risorse, ma anche di provvedimenti da qui ai prossimi anni.

    Punjub - attentato
    E’ di almeno 20 morti il bilancio, ancora provvisorio, di un attentato compiuto nel Punjub, regione orientale del Pakistan. Un’autobomba è esplosa nei pressi dell'abitazione di Mohammad Khosa, ministro del governo provinciale.

    Afghanistan - attacco kamikaze
    In Afghanistan, almeno 8 persone sono morte in seguito ad un attacco kamikaze a Kabul. L’attentato, rivendicato dai talebani, è stato compiuto presso un hotel dove era in corso una conferenza sulla corruzione nel Paese. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche il presidente afghano Hamid Karzai.

    Fatah - Abu Mazen
    Nei Territori Palestinesi il Consiglio rivoluzionario di Fatah ha chiesto per il presidente Abu Mazen l’estensione del mandato presidenziale ormai scaduto. La richiesta è giunta poco prima della riunione del Comitato esecutivo dell’Olp, il cui controllo è ancora nella mani di Fatah. Abu Mazen, intanto, ha ribadito le condizioni per tornare al tavolo con Israele: riconoscere i confini precedenti al 1967 e congelare tutte le colonie. Il presidente palestinese ha escluso il ritorno ad ogni forma di lotta violenta.

    Tzipi Livni - Piombo fuso
    Il ministero degli Esteri di Israele ha definito “un atto cinico'' il mandato di arresto emesso e poi ritirato da un giudice britannico nei confronti dell'ex ministro e attuale leader dell'opposizione israeliana, Tzipi Livni. All’origine del mandato, una denuncia per crimini di guerra presentata da ''elementi radicali'' della comunità locale di origine araba in relazione all'offensiva denominata “Piombo Fuso” condotta lo scorso inverno nella Striscia di Gaza.

    Somalia - esplosione mina
    In Somalia sei fratelli, tra i tre e gli 11 anni di età, sono morti in seguito all’esplosione accidentale di una mina. La tragedia è avvenuta ieri a Balambane, piccolo villaggio del centro ovest del Paese africano. I genitori e un fratellino sono sopravvissuti allo scoppio della mina. Secondo un rapporto del "Mine Action Center", organismo dell’Onu, in Somalia ci sono almeno 357 comunità intorno alle quali si trovano ordigni inesplosi. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 349

     
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