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Sommario del 06/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: la Conferenza Onu sul clima si impegni per i poveri e le generazioni future. E, nella seconda domenica d'Avvento, sottolinea che la Chiesa ha continuamente bisogno di purificarsi
  • Oggi in Primo Piano

  • I Grandi della Terra tendano la mano verso i Paesi poveri: l’appello dell’associazione “Greenaccord” per la Conferenza di Copenaghen sul clima
  • Messa del cardinale Vallini al carcere romano di Regina Coeli: il Natale sia un momento di rinascita anche per i detenuti
  • L’Avvento a Firenze tra segni di crisi e voglia di ripensare la propria vita: intervista con mons. Giuseppe Betori
  • "Dio oggi. Con lui o senza di lui tutto cambia": è il tema di un convegno promosso dalla Cei a Roma. La riflessione del cardinale Ruini
  • Da 50 anni, un’informazione al servizio dei cittadini: con noi, il presidente dell’Ucsi, Andrea Melodia
  • La Rete gesuita africana contro l’Aids: puntare sulla formazione della persona per sconfiggere la pandemia
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Luca Ravaglia, maratoneta del Vangelo
  • Chiesa e Società

  • Giornata per la liberazione dei Dalit: a New Delhi una marcia pacifica verso il Parlamento
  • Il cardinale Ricard, vicepresidente Ccee, incontra il Patriarca di Mosca Kirill
  • Rapporto Coldiretti: le famiglie numerose italiane in riduzione negli ultimi anni
  • L’episcopato del Giappone dice no alla riforma della Costituzione sul riarmo
  • Hong Kong: 39 neo laureati al Seminario diocesano Holy Spirit
  • Colombia: un progetto per combattere il morbo di Chagas
  • Al Museo di Hong Kong, la collezione dei ritrovamenti archeologici di padre Maglioni
  • Allieva del conservatorio di Benevento compone Missa brevis per la sua consacrazione religiosa
  • Al via a Roma il Convegno nazionale degli educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi
  • Avvento: Messina ricostruice il suo furturo dopo l’alluvione di ottobre
  • 24 Ore nel Mondo

  • Bolivia e Romania al voto per scegliere i rispettivi presidenti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: la Conferenza Onu sul clima si impegni per i poveri e le generazioni future. E, nella seconda domenica d'Avvento, sottolinea che la Chiesa ha continuamente bisogno di purificarsi

    ◊   All’Angelus in Piazza San Pietro, nella seconda domenica di Avvento, il pensiero del Papa va alla Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, che si aprirà domani a Copenaghen. Il Papa chiede alla comunità internazionale un impegno soprattutto in favore dei poveri e delle generazioni future. Commentando il brano evangelico di oggi, il Papa ha quindi ribadito la centralità della Parola di Dio nella storia dell’uomo. Ha inoltre rammentato che il peccato insidia sempre i membri della Chiesa, che ha dunque bisogno continuamente di purificarsi. Infine, un appello per le famiglie numerose. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Individuare azioni rispettose della creazione e promotrici di uno sviluppo solidale, fondato sulla dignità della persona umana e orientato al bene comune”: è l’auspicio di Benedetto XVI alla vigilia dell’apertura della Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici. All’Angelus, il Papa si rivolge alla comunità internazionale, affinché affronti concretamente il fenomeno del riscaldamento globale:

     
    “La salvaguardia del creato postula l’adozione di stili di vita sobri e responsabili, soprattutto verso i poveri e le generazioni future. In questa prospettiva, per garantire pieno successo alla Conferenza, invito tutte le persone di buona volontà a rispettare le leggi poste da Dio nella natura e a riscoprire la dimensione morale della vita umana”.

     
    Prima dell’appello per la Conferenza di Copenaghen, il Papa si è soffermato sulla liturgia della seconda domenica d’Avvento che “punta il riflettore su Giovanni Battista”, il precursore del Messia. L’evangelista Luca, annota il Pontefice, “traccia con grande precisione le coordinate spazio-temporali della sua predicazione”. Un fatto, rileva, che attira la nostra attenzione:

     
    “Evidentemente l’Evangelista vuole avvertire chi legge o ascolta che il Vangelo non è una leggenda, ma il racconto di una storia vera, che Gesù di Nazaret è un personaggio storico inserito in quel preciso contesto".

    Il secondo elemento degno di nota, ha detto il Papa, è che, dopo questa ampia introduzione storica, il soggetto diventa “la Parola di Dio”, presentata come “una forza che scende dall’alto e si posa su Giovanni il Battista”. Evento, questo, sul quale il Pontefice ha offerto la sua riflessione, riprendendo uno scritto di Sant’Ambrogio di cui domani ricorre la memoria liturgica:

    “La Parola di Dio è il soggetto che muove la storia, ispira i profeti, prepara la via del Messia, convoca la Chiesa. Gesù stesso è la Parola divina che si è fatta carne nel grembo verginale di Maria: in Lui Dio si è rivelato pienamente, ci ha detto e dato tutto, aprendoci i tesori della sua verità e della sua misericordia. Prosegue ancora Sant’Ambrogio nel suo commento: “Discese dunque la Parola, affinché la terra, che prima era un deserto, producesse i suoi frutti per noi”.

    Di qui, ha rivolto il pensiero alla Vergine Maria, "primizia della Chiesa", "giardino di Dio sulla Terra":

    “Ma, mentre Maria è l’Immacolata – così la celebreremo dopodomani –, la Chiesa ha continuamente bisogno di purificarsi, perché il peccato insidia tutti i suoi membri. Nella Chiesa è sempre in atto una lotta tra il deserto e il giardino, tra il peccato che inaridisce la terra e la grazia che la irriga perché produca frutti abbondanti di santità".

     
    Il Papa ha dunque chiesto ai fedeli di pregare, affinché la Madre del Signore “ci aiuti, in questo tempo di Avvento”, a “raddrizzare” le nostre vie, “lasciandoci guidare dalla Parola di Dio”. Al momento dei saluti ai pellegrini, che hanno gremito Piazza San Pietro, parlando in francese ha salutato i responsabili della Comunità Sant’Egidio che stanno riflettendo sulle questioni legate alla terza età. In polacco, ha ringraziato quanti in Polonia e all’estero pregano per la “Chiesa dell’Est che sta rinascendo”. Quindi, salutando i fedeli italiani ha rivolto un pensiero speciale all’“Associazione nazionale famiglie numerose”, che ha per motto “Più bimbi, più futuro”:

     
    “Cari amici, prego per voi, perché la Provvidenza vi accompagni sempre in mezzo alle gioie e alle difficoltà, ed auspico che si sviluppino dovunque efficaci politiche di sostegno alle famiglie, specialmente a quelle con più figli”.

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    Oggi in Primo Piano



    I Grandi della Terra tendano la mano verso i Paesi poveri: l’appello dell’associazione “Greenaccord” per la Conferenza di Copenaghen sul clima

    ◊   Si apre domani a Copenaghen la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per cercare di raggiungere un nuovo accordo mondiale sulla riduzione dei "gas serra". La Conferenza, che si concluderà il 18 dicembre, vedrà nella sua fase finale la partecipazione di oltre 100 capi di Stato e di governo, tra cui il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Sulle aspettative per questo importante evento, Marina Tomarro ha intervistato Andrea Masullo presidente del comitato scientifico di Greenaccord, associazione culturale d’ispirazione cristiana per la salvaguardia del Creato:

    R. – L’aspettativa è che si giunga ad un accordo definitivo preciso e vincolante che coinvolga sia i Paesi industrializzati che i Paesi in via di sviluppo; che si risolva la controversia tra questi due schieramenti, anche perché va ricordato che i Paesi in via di sviluppo sono quelli che più fortemente stanno già oggi subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici, senza esserne i responsabili. Speriamo che ci sia un atteggiamento di disponibilità da parte dei Paesi più ricchi per aiutare anche i Paesi poveri a fare la loro parte, aiutarli economicamente come è necessario.

     
    D. – Quanto la presenza di Obama al Vertice potrà contribuire ad un buon esito dei lavori?

     
    R. – E’ di fondamentale importanza, perché conferma l’intenzione degli Stati Uniti – tra l’altro dichiarata nei giorni scorsi – di entrare in campo e giocare la stessa partita, aperta dai Paesi europei, cioè quella dell’impegno vincolante per la riduzione delle emissioni. Anche se con difficoltà e con ritardo, è di fondamentale importanza che gli Usa entrino in gioco, anche per poter creare quelle dinamiche di competizione sui mercati, sulle tecnologie pulite che possono dare anche il coraggio e la spinta all’Unione Europea di confermare gli impegni che hanno dichiarato di voler prendere.

     
    D. – Benedetto XVI ha auspicato più volte nella sua Enciclica "Caritas in veritate" nuovi stili di vita, più sobri. Quali possono essere questi nuovi stili di vita?

     
    R. – Questo è molto importante: che ogni persona impronti la propria vita ad un maggior senso di responsabilità e di consapevolezza, e soprattutto una maggiore sobrietà nei consumi. Adesso siamo alla vigilia del Natale. Ci auguriamo che prevalga il senso vero della festa: anche per chi magari non è credente, non prevalga semplicemente l’euforia consumistica.

     
    D. – Invece, dall’altra parte, i Grandi della Terra cosa potrebbero fare, tutti insieme?

     
    R. – I Grandi della Terra dovrebbero tendere la mano ai Paesi in via di sviluppo, ai Paesi più poveri che sono in prima linea nei cambiamenti climatici. Già oggi stanno subendo conseguenze molto gravi, che sono soltanto l’anticipazione di quello che in futuro potrebbe accadere in vaste parti del pianeta e anche da noi. Quindi, aiutarli in questo momento significa anche aiutare noi stessi a risolvere i problemi che toccheranno anche noi in futuro.

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    Messa del cardinale Vallini al carcere romano di Regina Coeli: il Natale sia un momento di rinascita anche per i detenuti

    ◊   “Vi porto il saluto e gli auguri del Santo Padre”: così, il cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini, ha aperto la celebrazione eucaristica in preparazione al Santo Natale, che si è tenuta questa mattina nel carcere di Regina Coeli. Alla Messa erano presenti volontari, guardie carcerarie e un centinaio di detenuti della casa circondariale. Il servizio di Marina Tomarro:

    "Nel deserto della vita è possibile aprire una nuova strada. Anche io ho passato momenti difficili e la mia forza è stata sempre la Parola di Dio. Che sia anche per voi così". Con questo messaggio di speranza, il cardinale Vallini ha salutato i detenuti presenti alla Messa in preparazione al Natale. Ma cosa vuol dire vivere questo giorno di festa in carcere? Padre Vittorio Trani, cappellano del carcere Regina Coeli:

     
    “Se dovessi fare una sintesi di come si vive il Natale in carcere, direi che è il giorno più pesante. Ma non perché il Natale sia pesante, ma per quello che rappresenta: è un giorno di grossa difficoltà, per loro, perché sono lontani dai parenti, dai figlioli, dalla famiglie … Non ho visto mai piangere se non a Natale, molti detenuti. E’ un giorno che, in genere, si prepara bene, si cerca di viverlo al meglio e proprio questa condivisione porta anche a pensare che cos’è il Natale in sé e alle cose a cui si rinuncia rimanendo in carcere, stando lontano dalla famiglia”.
     
    Molto sentita è stata la partecipazione dei detenuti a questa celebrazione. Il commento del cardinale Agostino Vallini:

     
    “Il padre Vittorio Trani mi ha spiegato il senso della rotonda di Regina Coeli, dove transita un mondo pieno di angoscia, di dolore, di fragilità, di peccato, ma anche un mondo dove avviene la ricostruzione. Questo è il luogo della preghiera: Regina Coeli non ha una cappella e i detenuti, la domenica, si ritrovano qui a celebrare e – vorrei dire – a ricominciare la loro vita, ad avere la fiducia di ricominciare. Perché dove il Signore entra, lì si può ricominciare. Naturalmente, anche noi che siamo fuori dobbiamo far qualcosa per aiutare questi uomini a ricominciare. Penso quanto sarebbe importante far crescere il senso di solidarietà, per esempio offrendo lavoro a queste persone. Il carcere non è la soluzione a tante devianze; è una soluzione d’emergenza. Ma la soluzione vera, forse, è quella di ridare occasioni di dignità a questi uomini”.
     
    E dopo la celebrazione, il porporato, rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, ha ricordato la dolorosa vicenda di Stefano Cucchi:

     
    “Certamente, tanta vicinanza, tanta sofferenza. Un vescovo non può non essere accanto a chiunque soffra proprio nel nome del Signore. Le vie misteriose della vita, che sono molto più grandi di noi, possono però essere illuminanti per tutti. Speriamo che certe vicende non si ripetano”.

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    L’Avvento a Firenze tra segni di crisi e voglia di ripensare la propria vita: intervista con mons. Giuseppe Betori

    ◊   Fate il presepe e mettetelo al centro di tutti i doni: è l’invito dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, rivolto a tutti i bambini della sua diocesi. Roberta Gisotti ha chiesto al presule quali iniziative ha promosso in questo Avvento 2009, per risvegliare nei suoi fedeli il senso cristiano del Natale:

    R. – La prima è di carattere spirituale: introdurre l’Avvento con una settimana di Esercizi Spirituali nella quotidianità. Vuole essere un richiamo per ogni fedele ad avere momenti di riflessione e di preghiera durante la giornata. La seconda iniziativa è invece di carattere caritativo, perché in questi giorni di Avvento si attua quell’aiuto alle persone in difficoltà a causa della crisi economica e che, perdendo il lavoro, non ritrovano poi una immediata soluzione per la loro vita familiare. Vengono, quindi, aiutate da un prestito che la diocesi garantisce per riprendere poi un lavoro di tipo autonomo. La terza iniziativa è quella di spingere i bambini e i ragazzi a fare il presepe, che a Firenze si chiama la “Capannuccia”. Il titolo dell’iniziativa è “Capannucce in città”: verranno premiati nel giorno dell’Epifania tutti i ragazzi, indipendentemente dall’esito del loro lavoro, solo per aver fatto il presepe in casa, o a scuola o in parrocchia. Questo è un tentativo per cercare di mantenere vivo il senso, appunto, del Natale come festa di Gesù attraverso il segno del presepe.

     
    D. – Eccellenza, a proposito di mantenere vivo il senso cristiano del Natale, anche attraverso appunto il riunirsi in famiglia per fare il presepe, quale aria si respira in questo Avvento 2009 nella sua diocesi?

     
    R. – La preoccupazione per la situazione economica è forse l’elemento più evidente e questo rischia un po’ di mettere in ombra quello che è il significato spirituale del Natale. Noi abbiamo cercato di promuoverlo con una quarta piccola iniziativa: quella per cui la Caritas mette in vendita una piccola candela e per la quale io ho creato una piccola preghiera, il cui ricavato va per le attività caritative della Caritas stessa. La famiglia è invitata ad accendere questa candela il giorno di Natale al momento del pranzo familiare. Anche questo è un modo per sottolineare la presenza del Signore in mezzo alla realtà famiglia.

     
    D. – Si può pensare che i momenti di crisi o i momenti di sofferenza siano anche l’occasione per un ripensamento della propria vita e dei valori veri?

     
    R. – Lo si spera. Come dice anche il Santo Padre, abbiamo bisogno che questa crisi non solo ci riporti ai fondamenti etici di tutta la vita e, quindi, anche della dimensione economica della nostra società, ma soprattutto sia capace di rivedere gli stili di vita delle persone per arrivare ad una condivisione più aperta fra di noi.

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    "Dio oggi. Con lui o senza di lui tutto cambia": è il tema di un convegno promosso dalla Cei a Roma. La riflessione del cardinale Ruini

    ◊   Proporre nel contesto di oggi il Dio di Gesù Cristo. E’ l’obiettivo del convegno “Dio oggi. Con lui o senza di lui tutto cambia”, illustrato dal cardinale Camillo Ruini, alla presentazione, in questi giorni, al Campidoglio, a Roma. Organizzato dal Comitato per il Progetto culturale della Cei di cui lo stesso porporato è presidente, l’evento comprende dibattiti, presentazioni di libri e anche concerti e si terrà dal 10 al 12 dicembre a Roma. A confronto dunque non solo teologia, filosofia e scienza, ma anche arte, musica e cinema. Il servizio di Debora Donnini.

    In un mondo dove si registra un predominio dell’ateismo e del nichilismo con una leadership delle scienze empiriche, emerge un paradosso. Da una parte, Dio è sempre più presente nelle menti e nei cuori degli uomini, ma dall’altra viene sempre più espulso dalla cultura, con il rischio, tra l’altro, che gli stessi credenti si isolino culturalmente e che la cultura occidentale si chiuda in un razionalismo che taglia il dialogo su Dio. “Bisogna invece aprire agli uomini l’accesso al Dio di Gesù Cristo”, afferma il cardinale Camillo Ruini richiamandosi alle parole di Benedetto XVI. Ma quali sono le priorità da mostrare? Ai nostri microfoni, il cardinale Ruini:

     
    “Che Dio esiste, e che non esiste un Dio generico, ma il Dio personale, il Dio di Gesù Cristo. Va dimostrato anche sul piano culturale. In secondo luogo, dimostrare la rilevanza di Dio per gli uomini, per la vita personale, sociale, per l’intelligenza, come per la volontà, per la sensibilità dell’uomo, per l’uomo tutto. Per questo il sottotitolo ‘Dio oggi: con Lui o senza di Lui cambia tutto’”.

     
    Ad intervenire alla presentazione anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Ai diversi incontri, che si terranno dal 10 al 12 dicembre a Roma, prenderanno parte esponenti della Chiesa come il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ma anche giornalisti come Giuliano Ferrara e filosofi come Emanuele Severino. L’approccio è dunque quello dell’apertura, non solo razionalistico ma globale, per parlare della questione centrale nella vita di ogni uomo.

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    Da 50 anni, un’informazione al servizio dei cittadini: con noi, il presidente dell’Ucsi, Andrea Melodia

    ◊   L’Ucsi, Unione cattolica della stampa italiana, ha celebrato, in questi giorni, il 50.mo anniversario della sua fondazione. Una lunga storia, cominciata nel 1959 e contraddistinta da un’attenzione costante ad un’informazione responsabile al servizio dei cittadini e della dignità della persona umana. Per un bilancio di questo anniversario, Roberta Rizzo ha raccolto il commento del presidente dell’Ucsi, Andrea Melodia:

    R. – Credo che l’Ucsi, pur essendo una piccola associazione di giornalisti, è però un’associazione che è stata lievito nel mondo cattolico per un’informazione responsabile, per un’informazione al servizio dei cittadini. Oggi abbiamo il problema di adeguare la nostra azione alle trasformazioni profonde che da una parte le tecnologie, dall’altra i comportamenti hanno portato nel mondo dell’informazione. Quindi, c'è il bisogno di adeguarla soprattutto al modo dei giovani di avvicinarsi all’informazione. Questa, certamente, è una sfida importantissima per il futuro.

     
    D. – Celebrare il cinquantenario lanciando un manifesto per un’etica dell’informazione: è un messaggio simbolico?

     
    R. – E’ anche qualcosa di più di un messaggio simbolico: è un manifesto che costituisce un primo nucleo di considerazioni su come ci si debba accostare alla professione giornalistica, all’informazione professionale, ed è un nucleo – credo – molto solido e strutturato. Su questo lavoreremo ancora per tentare di capire sempre più in che modo l’essere informatori nel mondo contemporaneo comporti delle responsabilità nei confronti dei cittadini e della società intera.

     
    D. – Padre Borgomeo, che è stato a lungo direttore della Radio Vaticana, scomparso di recente, aveva un tema caro, che era quello della concretezza dell’etica. Come si può tradurre, oggi?

     
    R. – Oggi significa fondamentalmente essere fino in fondo uomini responsabili, cioè in tutte le azioni concrete che si svolgono, in tutto quello che si scrive, in tutto quello che ci passa per le mani nel momento in cui dobbiamo trasferire ad altri delle conoscenze, pensare all’uomo che si ha di fronte e non astrattamente al proprio mondo di convinzioni. Non sono le nostre convinzioni che dobbiamo trasmettere: dobbiamo trasmettere dei contenuti concreti informativi che servono alle persone. Questa è la concretezza che credo padre Borgomeo, con un grandissimo contributo alla vita dell’Ucsi, ci abbia lasciato. La vera sfida è quella generazionale, in questo momento, perché certamente il mondo dei giovani ha molto bisogno di etica e di professionalità, e noi possiamo aiutarli a costruirla sapendo però che sono loro il luogo dove l’etica della professionalità deve essere sviluppata.

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    La Rete gesuita africana contro l’Aids: puntare sulla formazione della persona per sconfiggere la pandemia

    ◊   “La Chiesa non è seconda a nessuno nell’affrontare l’Hiv in Africa e nel prendersi cura delle persone sieropositive malate di Aids”: è quanto sottolineato dai vescovi africani in messaggio per la Giornata Mondiale contro l’Aids celebrata martedì scorso. Per una riflessione sulle diverse dimensioni della lotta contro questa pandemia, Fabio Colagrande ha intervistato padre Michael Czerny, coordinatore della Rete gesuita africana contro l’Aids:

    R. – Una persona che ha contratto l’Hiv è molto probabile che perderà il lavoro. La perdita del lavoro, in un certo senso, è più drammatica e drastica per la persona e la famiglia perfino rispetto al prendere o non prendere una medicina. La medicina aiuta, ma se la persona non può lavorare a causa della stigmatizzazione, ciò diventa una condanna a morte.

     
    D. – Quindi voi sottolineate che oltre all’atteggiamento sessuale ci sono anche altre cause che contribuiscono al diffondersi del virus Hiv e dell’Aids: cause anche di tipo sociale che non vanno sottovalutate, che bisogna affrontare …

     
    R. – L’Aids è una finestra che si apre su tutte le dimensioni della vita in Africa. Lottare contro l’Aids, contro la povertà, contro la violenza diventa una sola lotta e in questo senso mi sembra che la nostra pastorale nel campo dell’Aids sia un contributo importante allo sviluppo e all’avvenire dell’Africa come continente, come popolo e come cultura.

     
    D. – In sette anni di attività vedete già dei risultati concreti?

     
    R. – Ciò che abbiamo fatto è incorporare la lotta contro l’Aids all’interno di quelle opere tipiche della Compagnia di Gesù in Africa: parrocchie, scuole, centri di spiritualità e di ricerca, centri d’insegnamento. L’Hiv non è un’emergenza a parte, ma è parte della vita, anzi è una delle sfide della vita qui in Africa, e vogliamo affrontare quest’aspetto come gli altri grandi aspetti della problematica africana.

     
    D. – Con il Papa, i vescovi africani del Secam hanno riaffermato che il problema non può essere risolto solo affidandosi esclusivamente, o anche in prima battuta, alla distribuzione dei profilattici. Voi siete d’accordo?

     
    R. – Hanno pienamente ragione. Mi sembra evidente che il problema siano le decisioni prese o non prese rispetto a se stessi, all’altra persona e con la fede in Dio. Questo è il punto centrale.

     
    D. – Diciamo quindi che nel vostro approccio l’educazione, la formazione sono al primo posto?

     
    R. – Certo. La Chiesa non ha soluzioni tecniche da proporre. La Chiesa è una comunità di persone alla ricerca di Dio e di se stessi, della propria vocazione. Noi sottolineiamo la formazione e la preparazione per la vita – che è un aspetto tipico della Chiesa – e la cosa bella è che siamo già presenti, la Chiesa è qui e accompagna la gente. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Luca Ravaglia, maratoneta del Vangelo

    ◊   Bibbia, scarponi e silenzio: è quanto porta nello zaino don Luca Ravaglia, sacerdote della diocesi di Faenza-Modigliana. Quarantacinque anni, biblista, assistente diocesano dell’Azione Cattolica locale, don Luca è un appassionato camminatore fra i monti: per lui, infatti, “il camminare è un esercizio spirituale”. Quest’anno, questa sua passione lo ha portato a partecipare alla 100 km del Passatore, la maratona Firenze-Faenza. Una gara che don Luca ha corso in memoria dell’Apostolo Paolo, come spiega al microfono di Isabella Piro:

    R. – Mi piace camminare. Trovo che la formula scarponi-Bibbia-natura sia valida per rinfrancare lo spirito e quindi, ogni tanto, faccio qualche camminata. Quest’anno, poi, l’occasione è nata dall’Anno Paolino. Leggendo i testi di San Paolo si vede che spesso lui usa la metafora della corsa per parlare della sua vita. E’ un Apostolo che ha percorso più di 15 mila chilometri a piedi per annunciare il Vangelo e così mi è venuta voglia di fare 100 chilometri con San Paolo. Mi sono fermato davanti alle chiese e ai luoghi significativi del percorso tra Firenze e Faenza e sette-otto volte mi sono appunto fermato a pregare con i testi di San Paolo più adatti al luogo in cui stavo passando.

     
    D. – Lei è un appassionato camminatore fra i monti. Cosa impara dalla fatica fisica del camminare?

     
    R. – Imparo la perseveranza nel cammino, a far silenzio e a guardarmi attorno, ad ammirare il silenzio della natura. Impari anche a tenere il passo dell’ultimo, di chi fa più fatica e a rallentare il tuo per cercare di arrivare insieme. Impari anche la gioia dell’accoglienza: quando arrivi in un rifugio e trovi un po’ d’acqua fresca o un ambiente confortevole, gente che ti accoglie dopo la fatica.

     
    D. – Tra i suoi incarichi c’è anche quello d’insegnante di religione presso un istituto tecnico commerciale. E’ difficile, oggi, portare avanti questa missione?

     
    R. – Partirei in positivo dicendo che è bello e che è una delle più grosse fortune che possa capitare: stare con i giovani. Stando con loro, stando vicino alla loro vita che cresce e stando anche un po’ attenti alle loro domande e ai loro perché, credo che ci si mantenga giovani. Le difficoltà, invece, sono legate alla nostra povera umanità, a volte per la mia stanchezza o per quella dei ragazzi. Si vede che la lezione non riesce o magari non si crea quell’interesse attorno alla materia. L’impegno bello – ed anche difficile – credo sia quello di tenere unito “l’aspetto-lezione”, quindi con riferimento alla Scrittura, al magistero e alla storia della Chiesa, e “l’aspetto-incontro”, cioè l’attenzione alla vita dei giovani, alle loro domande come anche ai linguaggi che gli stessi ragazzi oggi usano.

     
    D. – Ci racconta com’è nata in lei la vocazione?

     
    R. – La parrocchia e l’Azione cattolica, da giovane, mi hanno fatto capire che la vita è vocazione, che non siamo nel mondo a caso ma che c’è un disegno di Dio su di noi. Tra le tante vocazioni, poi, magari una persona ti parla di quella sacerdotale e tu dici: “Perché no?” e senti che questa vita potrebbe essere adatta per te. Ci sono tante parole che ascoltiamo e che passano; quella Parola che ho sentito quel giorno non mi è passata.

     
    D. – Ci sono stati momenti particolarmente difficili?

     
    R. – Chiaramente ci sono dei momenti in cui uno sente la stanchezza, la sua inadeguatezza rispetto ad una missione che è più grande delle nostre forze. Possono essere momenti in cui uno dice anche: “Con la mia povertà mi affido a Dio”. Ognuno di noi con la sua vocazione deve chiedere aiuto. Siamo poveri e quindi bisogna che ci affidiamo anche all’aiuto di altri. Capiamo che da soli non ce la possiamo fare e che dove non arrivo io, per i miei limiti, magari arriva un mio confratello.

     
    D. – L’Anno Sacerdotale è attualmente in corso. Quale nuovo slancio può portare alla Chiesa?

     
    R. – Intanto, fa piacere sapere che c’è della gente che, in quest’Anno Sacerdotale, pregherà per noi. Poi se devo proprio dire un desiderio, mi viene da citare il dono dell’unità, della stima vicendevole tra i laici ed i preti, la collaborazione, il senso di corresponsabilità, l’amicizia tra laici e preti come anche l’amicizia e la stima maggiore tra noi presbiteri, un maggior senso d’unità nel presbiterio diocesano e con il vescovo. Ecco, sono questi i doni da chiedere in continuazione al Signore e spero che l’Anno Sacerdotale sia un anno anche proficuo per camminare in questo senso.

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    Chiesa e Società



    Giornata per la liberazione dei Dalit: a New Delhi una marcia pacifica verso il Parlamento

    ◊   Il cambiamento del clima e le disastrose conseguenze sulle popolazioni più povere del pianeta sono stati i temi della Giornata Internazionale dei Dalit celebrata a New Delhi con una marcia pacifica verso il Parlamento. In un messaggio per l'occasione, la Commissione episcopale indiana per le caste, le popolazioni tribali e le classi discriminate, sottolinea che bisogna sradicare i pregiudizi alla base delle discriminazioni e delle violenze contri i dalit. La comunità dei dalit - oltre 160 milioni di persone in India - è all’ultimo gradino della rigida classificazione castale e ancora oggi soffre pesanti discriminazioni, nonostante le politiche anti povertà e anti esclusione sociale introdotte dal governo di centro sinistra guidato dal partito del Congresso dell’italo-indiana Sonia Gandhi che lo scorso maggio ha ottenuto un secondo mandato elettorale di cinque anni. La Confederazione nazionale dei Dalit, che conta oltre mille organizzazioni sparse su tutto il territorio indiano, ha organizzato una “Marcia per la Dignità”, con lo scopo di attirare l’attenzione sulla questione dei fuori casta e di coloro che sono esclusi dal boom economico indiano degli ultimi anni. Poca o quasi nulla è stata però la risonanza su stampa e televisione. A un giorno dall’apertura del summit di Copenaghen, l’ambiente è stato il tema principale. Le popolazioni più povere del Sud del mondo sono anche le più vulnerabili alle carestie e alle inondazioni provocate dal surriscaldamento prodotto dall’inquinamento atmosferico. I dalit indiani hanno invocato il rispetto di una “giustizia climatica” a Copenaghen che assicuri i diritti delle nazioni più povere e l’impegno dei Paesi ricchi a trasferire tecnologie pulite. Le celebrazioni sono continuate con una cerimonia al Parlamento della capitale davanti alla statua di B.R Ambedkar, leader dei dalit indiani, in occasione dell’anniversario della sua morte. (A cura di Maria Grazia Coggiola)

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    Il cardinale Ricard, vicepresidente Ccee, incontra il Patriarca di Mosca Kirill

    ◊   “È urgente unire le nostre forze, assieme a tutti gli uomini di buona volontà, per promuovere un umanesimo autentico, quello di cui la fede cristiana è portatrice”. Queste le parole del cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e vice-presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee), durante un incontro, svoltosi giovedì a Mosca, con il Patriarca di Mosca Kirill. Un incontro, riferisce "L'Osservatore Romano", voluto fortemente da quest'ultimo, nel quale sono state sottolineate le ottime relazioni fra la Chiesa cattolica francese e la Chiesa ortodossa russa e poste le basi di una collaborazione di fronte alle nuove sfide del secolarismo, alle quali, ha detto il Patriarca di Mosca, "bisogna rispondere insieme, poggiandoci sulla nostra esperienza storica". Il cardinale Ricard guidava una delegazione della quale facevano parte il vescovo di Autun, mons. Benoît Rivière, e il vescovo ausiliare di Bordeaux, mons. Jacques Blaquart. Hanno partecipato alla riunione l'arcivescovo Hilarion, presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, padre Igor Vyzhanov, segretario alle relazioni intercristiane, e lo ieromonaco Alexandre Siniakov, rettore del Seminario ortodosso russo in Francia. "Noi - ha detto il Patriarca di Mosca - diamo una grandissima importanza allo sviluppo delle relazioni fraterne tra la Chiesa cattolica in Francia e la Chiesa ortodossa russa". Kirill ha ricordato lo storico evento della recente apertura, a Epinay-sous-Sénart, in Essonne, del primo Seminario ortodosso russo in Francia che "permetterà non solo di formare dei sacerdoti per le nostre comunità all'estero ma anche di arricchire le diocesi russe di persone che, più di altre, conosceranno bene la vita religiosa e culturale in Europa occidentale e la teologia della Chiesa cattolica". Il Patriarca – si legge su L’Osservatore Romano - ha anche espresso la sua preoccupazione per gli immigrati dell'ex Unione Sovietica in Europa occidentale sottolineando che "la Chiesa russa può aiutarli, anche nel processo di integrazione nelle società locali". (V.V.)

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    Rapporto Coldiretti: le famiglie numerose italiane in riduzione negli ultimi anni

    ◊   Negli ultimi cinque anni, in Italia le famiglie numerose con più di cinque componenti si sono ridotte dell’11% ed oggi sono solo un milione e trecentomila, il 5,6% del totale. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione dell’incontro dell’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn), che stamattina si è radunata a Roma in Piazza San Pietro per l’Angelus del Santo Padre. La Coldiretti ha risposto “ad un appello di accoglienza” delle famiglie presenti con l’allestimento di stand per offrire ai partecipanti prodotti come pane con olio nuovo, kiwi, yogurt e formaggi. L’iniziativa vuole sottolineare la situazione di difficoltà in Italia dove più di una famiglia numerosa su quattro si trova in una condizione di povertà, in aumento secondo l'lstat. Le famiglie numerose – si legge in un comunicato della Coldiretti - sono quelle in cui più alta è l’incidenza sul bilancio della spesa alimentare. (V.V.)

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    L’episcopato del Giappone dice no alla riforma della Costituzione sul riarmo

    ◊   I vescovi del Giappone si schierano contro il progetto di emendamento dell'articolo 9 della Costituzione che vieta il riarmo del Paese. “Questo tema - ha affermato l'arcivescovo di Nagasaki, mons. Joseph Mitsuaki Takami - è stato in questi ultimi anni riproposto dai partiti di destra e dagli esponenti dell'ala nazionalista dell'ex maggioranza liberal-democratica”. “Dopo le recenti elezioni – ha continuato il presule, citato da "L’Osservatore Romano" - credo che l'attuale maggioranza di centro-sinistra, guidata dal nuovo leader Yukio Hatoyama, non sia favorevole a emendare l'articolo 9; ritengo inoltre che le attuali Forze armate siano più che sufficienti per adempiere al loro compito di difendere il Giappone da un eventuale attacco esterno e che la rinuncia di ricorrere alla guerra per risolvere i contrasti tra gli Stati, anch'essa sancita nella Costituzione, sia quanto mai attuale”. Negli anni recenti, anche alcuni politici giapponesi di tendenza moderata avevano proposto diverse volte l'ipotesi del riarmo con la motivazione di volere rendere il Paese in grado di partecipare con una forza militare adeguata alle missioni internazionali sotto l'egida delle Nazioni Unite. Per l'arcivescovo Takami questa motivazione non può essere accettata: "Il nostro Paese – spiega - ha già partecipato a diverse missioni internazionali inviando personale militare con armamento leggero per procedere alla distribuzione di aiuti umanitari. Ritengo, invece, che a una vera forza armata possono essere assegnati dei compiti non compatibili con il nostro dettato costituzionale". Il tema dello sviluppo di relazioni esclusivamente pacifiche con i Paesi vicini è stato tra l'altro proposto nel corso del quindicesimo incontro annuale tra vescovi coreani e giapponesi avvenuto a Osaka il 16 e 17 novembre scorso. (V.V.)

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    Hong Kong: 39 neo laureati al Seminario diocesano Holy Spirit

    ◊   La diocesi di Hong Kong abbraccia con gioia i suoi 39 neo laureati (hanno conseguito il baccalaureato) del Seminario diocesano Holy Spirit. Mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, li ha incoraggiati a “servire la Chiesa e a compiere la missione dei cristiani con la sapienza concessa da Dio”. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, la solenne Eucaristia di ringraziamento si è svolta il 29 novembre, prima domenica di Avvento, nella parrocchia dedicata a San Francesco Saverio invece che nella cappella del Seminario. Secondo mons. Tong “questa scelta è stata molto ben pensata. E’ così più evidente che i neo laureati iniziano il loro cammino di fede verso la società, per testimoniare la fede concretamente”. Padre William Lo, rettore del Seminario, insieme a decine di sacerdoti hanno concelebrato la Santa Messa con il vescovo. Mons. Tong nell’omelia ha esortato i neo laureati ad “imparare dalla conversione di San Paolo, a sacrificare se stessi ed a testimoniare la fede”. I neo laureati dell’anno scolastico 2008/2009 del Seminario diocesano di Hong Kong, sono 9 seminaristi e 30 laici e laiche della facoltà di scienze religiose. Parlando di quest’ultima facoltà, padre William Lo ha sottolineato che “oltre alla formazione dei sacerdoti, il Seminario offre anche la formazione ai laici. Grazie ad un ciclo di 4 anni di studio, possono conoscere ed approfondire la fede sistematicamente, riflettere sul senso della vita e favorire la missione e la vocazione cristiana”. (V.V.)

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    Colombia: un progetto per combattere il morbo di Chagas

    ◊   Un piano per la diagnosi e il trattamento per le persone colpite dal morbo di Chagas nel dipartimento di Arauca, nel nord-est della Colombia, è stato appena avviato da "Medici Senza Frontiere" (Msf). La regione presenta il più alto tasso di questa infezione in Colombia: si stima infatti che circa l’8% della popolazione sia contagiata. Tuttavia, fino ad oggi, il trattamento nel Paese non era disponibile e molti malati non sanno nemmeno di aver contratto il morbo dal momento che, per individuare la presenza del Chagas in una persona, occorre una diagnosi specifica. Attraverso un servizio di cliniche mobili, Msf garantisce visite mediche, sostegno psicologico e assistenza prenatale soprattutto alla popolazione che vive in zone remote e senza accesso ai servizi sanitari. Una volta confermata la malattia, il paziente è sottoposto a una visita medica iniziale a cui fa seguito un trattamento della durata di due mesi. L’equipe di Msf periodicamente effettua un controllo medico per monitorare possibili effetti collaterali o altre difficoltà nel corso del trattamento. Il morbo di Chagas è endemico nella maggior parte dei Paesi dell’America Latina. La trasmissione è anche possibile per via materno-infantile, attraverso trasfusioni di sangue, trapianti di organi e alimenti contaminati. Le persone colpite dal morbo di Chagas in Colombia, riferisce l’agenzia Fides, hanno poche alternative di ricevere un trattamento e molte di esse moriranno nel silenzio totale. La lotta contro il morbo si concentra oggi nel controllo del vettore della stessa, con programmi di eradicazione dell’insetto che lo trasmette. Medici Senza Frontiere dal 1999 ha offerto diagnosi e trattamento alle popolazioni colpite dal morbo in Honduras, Nicaragua, Guatemala e Bolivia. (V.V.)

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    Al Museo di Hong Kong, la collezione dei ritrovamenti archeologici di padre Maglioni

    ◊   Da alcune settimane, il Museo di storia di Hong Kong espone la collezione degli artefatti archeologici di padre Raffaele Maglioni, missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime). La mostra, dal titolo “L’archeologo pioniere. La collezione dei ritrovamenti archeologici di padre Maglioni”, dedicata al sacerdote vissuto tra il 1891 e il 1953, durerà fino all’1 febbraio 2010 e permetterà al pubblico di avere una comprensione profonda dei primi lavori archeologici nella zona est del Guangdong, compresi Haifeng e Wuhua (in Cina) e Hong Kong. Secondo gli esperti, il lavoro archeologico del sacerdote italiano getta luce sulla vita dei cinesi nell’antichità e accresce la consapevolezza delle civiltà preistoriche del sud della Cina. Ma soprattutto, mostra il contributo del missionario al progresso della cultura e della scienza cinesi. “Gli archeologi del Guangdong – dice Ray MK Ma, assistente e curatore del settore archeologia del museo – sono pronti a visitare di nuovo i siti dei ritrovamenti. È importante condividere con il pubblico quanto gli studiosi locali apprezzino i lavori di questo missionario negli anni ‘30 e ’50”. Per padre Gianni Criveller, del Pime, è stupefacente vedere quanta esplorazione archeologica il padre Maglioni abbia compiuto, oltre al suo impegno pastorale nella parrocchia di Haifeng. “È un segno di amore e rispetto verso la civiltà cinese – spiega all’agenzia AsiaNews -, per la cultura e il progresso nella conoscenza della storia della Cina antica, e nel campo culturale e scientifico”. Padre Criveller sottolinea che questa è la prima mostra dedicata al missionario-archeologo. La collezione di padre Maglioni è stata donata al governo locale da mons. Lorenzo Bianchi, vescovo di Hong Kong, nel 1955. Alcuni degli artefatti sono stati messi in mostra a Milano negli anni scorsi. (V.V.)

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    Allieva del conservatorio di Benevento compone Missa brevis per la sua consacrazione religiosa

    ◊   Un’allieva del conservatorio di Benevento diventa suora e compone una Missa Brevis per la sua consacrazione religiosa. È la storia di Carmela Penna, che ha scritto un’opera che sarà eseguita dagli studenti dell’Istituzione sannita di Alta Formazione Musicale in occasione della sua professione religiosa. La celebrazione per la professione semplice di suor Carmela Penna delle Suore Francescane Immacolatine si svolgerà, oggi alle ore 17.00, presso la Chiesa parrocchiale Sant’Agnese e Santa Margherita di San Giorgio del Sannio. Sarà il Maestro Adriana Accardo a dirigere l’ensemble vocale e strumentale del Conservatorio “Nicola Sala” nell’esecuzione della Missa Brevis “La Prima”, che comprende il Kyrie, il Gloria in excelsis Deo, il Sanctus e l’Agnus Dei. (V.V.)

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    Al via a Roma il Convegno nazionale degli educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi

    ◊   Inizia, oggi pomeriggio alle 16, il Convegno nazionale degli educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi (Acr), dal titolo “Come vasi di creta. La qualità della relazione educativa per dare forma alla vita”, a Roma, presso la Domus Pacis. Sono attesi all’appuntamento oltre tremila operatori provenienti da tutta Italia, che nei tre giorni dell’incontro rifletteranno sulla figura e sul ruolo dell’educatore, all’inizio del decennio dedicato dalla Chiesa in Italia all’emergenza educativa. In apertura, interverrà il Custode di Terra Santa, padre Pier Battista Pizzaballa, che illustrerà tre iniziative specialmente rivolte alla Terra Santa dall’Azione Cattolica Italiana nel corso dell’anno 2010: il restauro della sala cinematografica del Centro dell’Azione Cattolica a Betlemme, un progetto di formazione biblica per giovani e un pellegrinaggio nazionale nei Luoghi Santi da tenersi a dicembre prossimo. (V.V.)

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    Avvento: Messina ricostruice il suo furturo dopo l’alluvione di ottobre

    ◊   “In questo difficile Natale, Messina, duramente colpita dall’alluvione del primo ottobre, deve pensare a ricostruire il suo futuro”. Lo ha detto l’arcivescovo della città mons. Calogero La Piana, presentando la rassegna "Fede, Arte e Musica - Natale 2009" che si concluderà il 6 gennaio. Il titolo è suggestivo: “Se guardo il cielo, la luna, le stelle. Messina ricostruisce il suo futuro” e spiega bene lo spirito con il quale l’arcidiocesi di Messina ha promosso l’evento. “La cultura - ha detto mons. La Piana - terrà vivo lo spirito religioso che in questo momento ci deve aiutare a sperare”. “Non si può dimenticare la tragedia del primo ottobre – ha aggiunto - ma bisogna guardare avanti, risollevarsi”. Una speranza di cui personalmente si farà portatore il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che il 28 dicembre – giorno dell’anniversario del terremoto del 1908 - visiterà gli sfollati per ricordare i morti dell’alluvione ma anche quelli del sisma. "Fede Arte e Musica 2009" proporrà eventi non solo all’insegna dell’unione in termini “spirituali” ma anche culturali. Significativi in questo senso gli apporti del Teatro di Messina, del Museo e della Biblioteca comunale. Fra gli appuntamenti di rilievo, sabato 19 dicembre la presentazione del dipinto “Natività” di Filippo Tancredi del XVIII secolo, e l’inaugurazione della mostra “Scene di Natale da pitture su vetro siciliane”. Inoltre, fino al 10 gennaio, potrà essere visitata l’esposizione “Il presepe fra arte e tradizione”. Dopo la mostra sarà sorteggiato un presepe artistico i cui proventi saranno destinati alle famiglie alluvionate di Messina. In programma anche rassegne sulla storia e le tradizioni del Natale e concerti di musica sacra in Cattedrale con pianisti di livello europeo. (A cura di Patrizia Casale)

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    24 Ore nel Mondo



    Bolivia e Romania al voto per scegliere i rispettivi presidenti

    ◊   Bolivia oggi al voto per le elezioni generali convocate per scegliere il presidente del Paese e gli oltre 160 deputati della nuova Assemblea legislativa. Sembra scontata la rielezione per Evo Morales, favorito sui suoi sfidanti. Per la prima volta, i boliviani residenti all’estero potranno votare. Il servizio di Francesca Ambrogetti:

    Corsa alla rielezione senza ostacoli per Evo Morales, il primo presidente indio dell’America Latina. Si vota oggi in Bolivia in un clima sereno con un record di oltre cinque milioni di aventi diritto. Si prevede che l’affluenza alle urne sarà tra le più alte della storia del Paese, tra i più poveri del Continente latinoamericano. Un Paese che spera in un rilancio dell’economia attraverso l’industrializzazione. Esercito e polizia hanno mobilitato oltre 50 mila uomini per controllare la giornata elettorale che è incominciata senza incidenti. Secondo i sondaggi, l’intenzione di voto per il presidente è del 52%, ma esponenti del partito al governo "Movimento al socialismo" prevedono per il loro leader un appoggio ancora più vasto. Praticamente nulle le possibilità del principale oppositore, l’ex militare di destra Manfred Reyes Villa: nessun sondaggio gli attribuisce più del 20%. Si vota anche per i 130 deputati e 30 senatori dell’Assemblea plurinazionale, il nome del Parlamento secondo la nuova Costituzione che, in vigore dall’inizio dell’anno, ha consentito ad Evo Morales di partecipare ad un nuovo turno elettorale. Il presidente spera di ottenere una maggioranza che gli consenta di affrontare le sfide dei prossimi quattro anni: la più difficile è la storica e profonda esclusione sociale di un vasto settore della popolazione. Una situazione che l’ex dirigente “cocalero”, giunto alla più alta carica dello Stato, conosce bene.

    Romania-elezioni
    Giornata di consultazioni anche in Romania. Più di 18 milioni di cittadini dovranno scegliere il nuovo presidente nel ballottaggio che vede contrapposti il capo dello Stato in carica Basescu e il candidato socialdemocratico Geoana. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Ballottaggio storico in corso in Romania, il primo dopo l’adesione del Paese all’Unione Europea e giusto a 20 anni dalla fine del regime di Ceausescu. A contendersi la presidenza, il capo dello Stato uscente, Troian Basescu, ed il socialdemocratico Mircea Geoana. I sondaggi della vigilia sono discordanti tra loro e prevedono un arrivo in volata. Negli ultimi giorni di campagna elettorale è stato registrato un forte recupero di Basescu, nonostante Geoana abbia stretto un’alleanza con il candidato giunto terzo il 22 novembre scorso. Al primo turno il presidente uscente ha ottenuto il 32,44% delle preferenze, mentre l’ex ministro degli Esteri il 31,15%. I seggi sono stati aperti alle 6 ore italiana e si chiuderanno alle 20. Si prevede un’alta affluenza. I primi risultati in nottata, quelli ufficiali domani mattina. Il programma del liberale Basescu propone l’accelerazione delle riforme e la riduzione delle spese pubbliche; mentre quello di Geoana il ritorno alla stabilità e la pacificazione della politica nazionale dopo anni di contrapposizioni. Ambedue i candidati spingono per una più effettiva lotta alla corruzione ed alla povertà. Il vincitore dovrà affidare rapidamente l’incarico di formare il governo ad un nuovo primo ministro. Lo scontro politico ha portato poi al blocco di una trance di un prestito già accordato dal Fondo Monetario Internazionale per un valore totale di 20 miliardi di euro. La Romania è uno dei Paesi dell’Europa centrale che più è stato colpito dalla recessione internazionale.

    Isole Comore-elezioni
    Si vota anche nelle Isole Comore dove circa 360mila elettori sono chiamati a rinnovare l’Assemblea Nazionale in carica per i prossimi 5 anni. Sono 33 i parlamentari che verranno scelti, ma 9 di essi saranno nominati dai Consigli di ciascuna delle tre isole che compongono l’arcipelago. La campagna elettorale è ruotata intorno al presidente Ahmed Abdallah Mohamed Sambi che ha più volte espresso l’intenzione di prolungare il mandato presidenziale da 4 a 5 anni. Un’affermazione del suo partito potrebbe assicurargli la proroga dell’incarico di un altro anno.

    Iran-nucleare
    Si riaccende la tensione tra l’Iran e la comunità internazionale. La Guida suprema Ali Khamenei ha accusato gli Stati Uniti e la Gran Bretagna di avere montato una “propaganda” contro il programma nucleare della Repubblica islamica, al quale - ha detto il leader religioso - non si rinuncerà. Intanto in vista della manifestazione di domani per la “Giornata dello Studente”, il governo – temendo nuove proteste da parte dell’opposizione – ha deciso la sospensione degli accrediti per i giornalisti stranieri residenti in Iran. La Giornata vuole ricordare l’uccisione, avvenuta il 7 dicembre 1953, di tre giovani universitari da parte della polizia in occasione delle proteste per la visita dell’allora vice presidente americano Richard Nixon.

    Afghanistan-cronaca
    Dopo la decisione della Nato di aumentare la presenza di truppe in Afghanistan, continua la violenza sul terreno. Ieri un militare americano è stato ucciso dall’esplosione di una bomba nell’est del Paese asiatico. Con quest’ultima perdita sale a 301 il numero delle vittime statunitensi a Kabul dall’inizio dell’anno.

    Medio Oriente-Netanyahu
    Sono state rafforzate le misure di sicurezza intorno al premier israeliano Benyamin Netanyahu dopo le dure proteste dei coloni contro il congelamento dei loro insediamenti per i prossimi dieci mesi in Cisgiordania. Intanto, per mercoledì è prevista una manifestazione di protesta del movimento dei coloni accanto alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme. Fonti di stampa hanno poi riferito che quattro medici francesi avrebbero visitato la settimana scorsa il soldato Ghilad Shalit, prigioniero di Hamas a Gaza dal 2006. Il padre del giovane però non ha confermato la notizia.

    Grecia-manifestazione
    Alta tensione ad Atene, in Grecia, nel primo anniversario della morte di Alexis Grigoropoulos, il 15enne ucciso dalla polizia durante le proteste contro la riforma dell’università cui seguirono violenti scontri di piazza. Almeno 6mila agenti vigileranno sul corteo ma già sono 162 gli arresti effettuati tra militanti anarchici e della sinistra estrema, tra di loro 5 italiani. Il governo socialista di Papandreou ha minacciato la linea dura contro qualsiasi manifestazione di violenza.

    Italia-Mafia
    Importante colpo contro la Mafia. Ieri le autorità italiane hanno arrestato rispettivamente a Palermo e a Milano due boss di "Cosa Nostra": Gianni Nicchi e Gaetano Fidanzati. Il premier Berlusconi ha parlato della “migliore risposta a tutte le calunnie rivolte al governo che - ha aggiunto - ha fatto più di tutti contro la criminalità organizzata”. “La Mafia – ha proseguito il presidente del Consiglio – è un fenomeno pericoloso, da estirpare”. Per il ministro dell’Interno Maroni ora l’obiettivo è il superlatitante Matteo Messina Denaro per il quale “il cerchio si sta stringendo”.

    Italia-No B-day
    Cifre divergenti sul corteo “No B-day” che si è svolto ieri a Roma. Secondo gli organizzatori della manifestazione - nata spontaneamente su Internet per chiedere le dimissioni del premier italiano Silvio Berlusconi - un milione di persone avrebbe partecipato all’evento. Novantamila presenze, invece, per la Questura. Diversi leader politici dell’opposizione hanno preso parte all’iniziativa anche se non c’è stata un’adesione ufficiale dei partiti di minoranza.

    Guinea-Giunta militare
    Fonti ufficiali hanno riferito che il capo della Giunta militare al potere in Guinea, il capitano Moussa Dadis Camara, è fuori pericolo dopo un intervento al quale è stato sottoposto nell’ospedale militare di Rabat, in Marocco, dove è ricoverato. Camara era stato gravemente ferito da uno dei suoi luogotenenti nel corso di una sparatoria costata la vita a due persone. Secondo la Giunta Militare, si è trattato di un colpo di Stato. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 340

     
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