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Sommario del 03/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio del Papa per la Giornata del Malato: l’esperienza della malattia e della sofferenza può diventare scuola di speranza
  • L'intenzione missionaria del Papa per il mese di dicembre: le nazioni si aprano alla luce di Cristo
  • Il Papa riceve il presidente russo Medvedev
  • Nomine
  • Fonti del governo di Hanoi: il presidente vietnamita in visita dal Papa l’11 dicembre
  • Il commento del cardinale Tauran sulla questione dei minareti in Svizzera
  • Mons. Tomasi all'Omc: i poveri dimenticati dal mercato
  • Messa del cardinale Bertone per i suoi 75 anni
  • Un Dvd per celebrare i 50 anni della Filmoteca vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Fisichella sulla Ru486: difendere la vita contro le lobby farmaceutiche
  • L'arcivescovo di Bhopal: nessuna giustizia per i poveri a 25 anni dal disastro provocato dalla Union Carbide
  • Giornata internazionale dei diritti dei disabili per abbattere barriere e pregiudizi
  • La Chiesa ricorda San Francesco Saverio, Patrono delle missioni
  • La Cei inaugura il nuovo sito internet
  • Al cinema "A Christmas Carol" ispirato al Canto di Natale di Charles Dickens

  • Chiesa e Società

  • Solenne inaugurazione a Roma dell'Anno accademico dell'Università Lateranense
  • La Croce Rossa destinerà più fondi a favore delle vittime dei conflitti armati
  • Bonifica di mine anti-uomo: dalla Conferenza di Cartagena segni di speranza
  • Conferenza di Copenaghen: appello delle Chiese di Francia al presidente Sarkozy
  • Pakistan: per le minacce dei talebani annullate le celebrazioni giubilari delle Figlie della Croce
  • In Spagna celebrazioni per la festa di San Francesco Saverio
  • Il dolore della Chiesa congolese per i naufragi nel lago di Mai Ndombe
  • A Kinshasa Congresso internazionale della donna africana
  • Colombia: la Chiesa auspica la liberazione di due soldati rapiti dalle Farc
  • I vescovi del Messico chiedono profonde riforme strutturali per far uscire il Paese dalla crisi
  • Terra Santa: primo catechismo per bambini in lingua ebraica
  • Libano: i francescani celebrano l’ottavo centenario dell’Ordine di San Francesco
  • Hong Kong: la famiglia salesiana ricorda i 150 anni della Congregazione
  • Corea del Sud: il cardinale Cheong Jinsuk esorta i cristiani a vincere la cultura della morte
  • Senegal: il vescovo di Kolda chiede alle autorità una nuova area da dedicare al culto
  • Aperto il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina
  • Calabria: il cardinale Sandri alle celebrazioni per i 90 anni dell’eparchia di Lungro
  • Nasce l’Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici
  • Meeting nazionale del Centro sportivo italiano
  • Napoli: all'aeroporto di Capodichino inaugurata una cappella ecumenica
  • Svizzera: premio cattolico per la comunicazione al giornalista televisivo André Marty
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato a Mogadiscio: tra le vittime tre ministri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio del Papa per la Giornata del Malato: l’esperienza della malattia e della sofferenza può diventare scuola di speranza

    ◊   Nel mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo, “l’umana sofferenza attinge senso e pienezza di luce”: è quanto scrive il Papa nel Messaggio per la 18.ma Giornata Mondiale del Malato, che ricorre il prossimo 11 febbraio, nella Memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. Nel documento, pubblicato stamani, Benedetto XVI ricorda il 25.mo anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ed esorta i cristiani a vivere concretamente la parabola del Buon Samaritano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il servizio pastorale nel vasto mondo della salute, scrive Benedetto XVI, fa parte integrante della missione della Chiesa, “poiché si inscrive nel solco della stessa missione salvifica di Cristo”. Esprime quindi l’auspicio che la Giornata Mondiale del Malato “sia occasione per un più generoso slancio apostolico al servizio dei malati e di quanti se ne prendono cura”. Ogni cristiano, si legge nel messaggio, “è chiamato a rivivere, in contesti diversi e sempre nuovi, la parabola del Buon Samaritano”. Anche oggi, come alla fine della parabola, sottolinea il Papa, Gesù ci esorta “a chinarci sulle ferite del corpo e dello spirito di tanti nostri fratelli e sorelle che incontriamo sulle strade del mondo”. Invita così i fedeli “a comprendere che, con la grazia di Dio accolta e vissuta nella vita di ogni giorno, l’esperienza della malattia e della sofferenza può diventare scuola di speranza”. Quindi, riecheggiando la “Spe Salvi” sottolinea che “non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo”.

     
    L’azione umanitaria e spirituale della Chiesa verso gli ammalati e i sofferenti, ricorda ancora il Papa, si è espressa in molteplici forme e strutture sanitarie anche di carattere istituzionale. La creazione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari 25 anni fa, rileva, rientra proprio “in tale sollecitudine ecclesiale per il mondo della salute”. Nell’attuale momento storico-culturale, constata, “si avverte anche più l’esigenza di una presenza ecclesiale attenta e capillare accanto ai malati, come pure di una presenza nella società capace di trasmettere in maniera efficace i valori evangelici a tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal suo concepimento alla sua fine naturale”.

     
    Nell’Anno Sacerdotale, non manca poi il pensiero del Papa ai sacerdoti “ministri degli infermi”, “segno e strumento della compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla sofferenza”. E ribadisce che “il tempo trascorso accanto a chi è nella prova si rivela fecondo di grazia per tutte le altre dimensioni della pastorale”. Infine, il Pontefice chiede ai malati di pregare ed offrire le proprie sofferenze per i sacerdoti, “perché possano mantenersi fedeli alla loro vocazione e il loro ministero sia ricco di frutti spirituali, a beneficio di tutta la Chiesa”.

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    L'intenzione missionaria del Papa per il mese di dicembre: le nazioni si aprano alla luce di Cristo

    ◊   “Perché a Natale i popoli della terra riconoscano nel Verbo la luce che illumina ogni uomo e le Nazioni aprano le porte a Cristo, Salvatore del mondo”. Le parole con le quali Benedetto XVI esprime l’intenzione missionaria per il mese di dicembre portano la Chiesa direttamente nel mistero del prossimo Natale. Un auspicio espresso più volte in modo analogo dal Papa, soprattutto durante le omelie delle Messe di Natale da lui presiedute durante l’arco del Pontificato. Alessandro De Carolis ne ripropone alcuni passaggi in questo servizio:

    Che cos’è la stalla di Betlemme senza il Dio Bambino? E’ come il mondo senza Cristo: un luogo povero, freddo, buio. La stalla, afferma Benedetto XVI la notte di Natale del 2007, “rappresenta la terra maltrattata”. Eppure è anche il segno di qualcos’altro. Il segno di una presenza che riscalda il freddo e illumina l’ombra. Ma non solo:
     
    “Nella stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per questo, da lì emana una luce per tutti i tempi; per questo lì s’accende la gioia; per questo lì nasce il canto."
     
    Un canto al quale, però, le orecchie di alcuni restano sorde. Molte altre indifferenti. Altri ancora, riconosce il Papa nell’omelia del 24 dicembre 2005, “sanno di aver bisogno” della bontà della quale quel Bambino è portatore, “anche se non ne hanno un’idea precisa”. In qualche modo, osserva il Pontefice ancora nel 2007:

    "…l’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui. È tanto occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l’altro - per il prossimo, per il povero, per Dio”.
     
    Se pure una sola Betlemme al mondo si apre al Cristo che viene, “Dio - assicura Benedetto XVI - non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio, entrando magari per la stalla”. Egli sa che “esistono degli uomini che vedono la sua luce” e desiderano farne dono, secondo lo spirito più bello del Natale, come dice il Papa nella Notte Santa del 2006:

     
    “Tra i tanti doni che compriamo e riceviamo non dimentichiamo il vero dono: di donarci a vicenda qualcosa di noi stessi! Di donarci a vicenda il nostro tempo. Di aprire il nostro tempo per Dio. Così si scioglie l'agitazione. Così nasce la gioia, così si crea la festa”.
     
    Una festa che ieri come oggi reclama di essere celebrata soprattutto in quella terra definita “santa” per la nascita del Principe della pace, ma per paradosso sempre lontana dal godere dei frutti di quel privilegio, come riconobbe il Pontefice nella Messa natalizia dello scorso anno:

     
    “Che cessino l’odio e la violenza. Che si desti la comprensione reciproca, si realizzi un’apertura dei cuori che apra le frontiere. Che scenda la pace di cui hanno cantato gli angeli in quella notte".

     
    Perché quel canto non si è mai allontanato da Betlemme, né il cielo dalla quella piccola stalla vuota che spesso è il mondo senza Cristo. E’ questa, ha ripetuto Benedetto XVI nel 2007, la speranza immutabile del Natale:

     
    "Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l’umiltà di Dio è il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo. Allora diventa nuova anche la terra." 

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    Il Papa riceve il presidente russo Medvedev

    ◊   Benedetto XVI riceve questo pomeriggio in udienza il presidente della Federazione Russa, Dmitrij Anatolievic Medvedev, e seguito.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bertoua (Camerun), presentata da mons. Roger Pirenne per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Joseph Atanga, Gesuita, finora vescovo della diocesi di Bafoussam.

    Sempre in Camerun, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Obala presentata da mons. Jérôme Owono-Mimboe, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Sosthène Léopold Bayemi Matjei, del clero di Eséka, professore di Filosofia presso l’Università dell’Africa Centrale di Yaoundé e collaboratore presso la nunziatura apostolica in Camerun. Il rev. Sosthène Léopold Bayemi Matjei è nato il 26 dicembre 1964 a Matomb, nell’allora arcidiocesi di Douala, attualmente diocesi di Eséka. È stato ordinato sacerdote il 12 febbraio 1994 ed incardinato nella diocesi di Eséka.
     
    E ancora in Camerun, il Santo Padre ha nominato vescovo di Batouri padre Faustin Ambassa Ndjodo, superiore provinciale dei Padri Scheutisti e presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori del Camerun e di quelli d’Africa e Madagascar. Padre Faustin Ambassa Ndjodo è nato il 26 luglio 1964 a Ekouda, nell’allora arcidiocesi di Yaoundé, attualmente appartenente alla diocesi di Obala. È stato ordinato sacerdote il 26 luglio 1997.

    In Spagna, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Guadix presentata da mons. Juan García Santacruz Ortiz, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Ginés Ramón García Beltrán, canonico della Cattedrale di Alméria. Il rev. Ginés Ramón García Beltrán è nato a Lora, provincia di Murcia e diocesi di Cartagena, il 3 ottobre 1961. È stato ordinato sacerdote il 20 settembre 1985.
     
    Il Papa ha nominato presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche il padre premostratense Bernard Ardura, finora segretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Padre Bernard Ardura è nato il 1° settembre 1948 a Bordeaux (Francia). Canonico Regolare Premostratense, è stato ordinato sacerdote il 16 dicembre 1972.
     Il Santo Padre ha nominato segretario del Pontificio Consiglio della Cultura il rev. Barthélemy Adoukonou, del clero della diocesi di Abomey (Bénin), segretario generale della Conférence Episcopale Régionale de l’Afrique de l’Ouest Francophone (C.E.R.A.O.) e della Association of the Episcopal Conferences of Anglophone West Africa (A.E.C.A.W.A.), consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Il rev. Barthélemy Adoukonou è nato a Abomey (Bénin), il 24 agosto 1942. È incardinato nella diocesi di Abomey (Bénin), dove è stato ordinato sacerdote il 16 dicembre 1966.

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    Fonti del governo di Hanoi: il presidente vietnamita in visita dal Papa l’11 dicembre

    ◊   Il presidente vietnamita, Nguyen Minh Triet, avrà un incontro in Vaticano con Benedetto XVI l’11 dicembre prossimo. E’ quanto riferisce l’agenzia France Presse, che cita fonti del governo di Hanoi. La visita al Papa si inserisce nell’ambito di un tour europeo del presidente vietnamita che lo condurrà in Italia, Spagna e Slovacchia, dal 9 al 19 dicembre. Il 25 gennaio del 2007, Benedetto XVI aveva ricevuto il premier vietnamita, Nguyên Tân Dung, nella prima visita ufficiale in Vaticano di un primo ministro del governo della Repubblica Socialista del Vietnam. L’incontro del Papa con Nguyen Minh Triet avviene pochi giorni dopo l’inizio di uno speciale Anno giubilare della Chiesa vietnamita, inaugurato lo scorso 24 novembre.

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    Il commento del cardinale Tauran sulla questione dei minareti in Svizzera

    ◊   Continua a far discutere il ‘no’ degli svizzeri, nel referendum di domenica scorsa, alla costruzione di nuovi minareti nella Confederazione elvetica. Al termine della loro assemblea ordinaria, i vescovi della Svizzera hanno pubblicato un comunicato in cui riaffermano che questa decisione rappresenta un ostacolo sulla via dell’integrazione. “Il divieto dei minareti – rilevano - è il segno di una crisi dell’identità cristiana nella nostra società”: inoltre questo divieto “non risolve alcun problema di convivenza con l'Islam”. Anzi: “il divieto dei minareti non faciliterà la situazione dei cristiani nei Paesi musulmani, ma l’aggraverà”. I vescovi svizzeri sottolineano poi il fatto che “il ‘no’ ai minareti significa anche il ‘no’ alla visibilità pubblica delle religioni e colpisce tutte le comunità religiose. La recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo contro il Crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche in Italia – concludono - è un altro esempio di pressione esercitata contro la visibilità della religione”. Sulla questione Olivier Tosseri ha sentito il parere del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:

    “La questione dei minareti pone, secondo me, prima di tutto il problema della libertà di religione, e la libertà di religione suppone la libertà di culto e quindi la libertà di praticare la propria fede in privato e in pubblico e quindi di avere anche i propri luoghi di culto. Ma, ovviamente, quando si costruisce una chiesa in un Paese a maggioranza islamica o una moschea in un Paese a maggioranza cristiana, la preoccupazione di chi costruisce l’edificio di culto deve essere di armonizzare la costruzione nel paesaggio urbanistico e nel contesto culturale della società. Ma al di là di questi aspetti, penso che il problema pone, in realtà, la questione dello statuto giuridico dell’islam in Europa, oggi: quindi, va molto al di là dei fatti di cui parliamo”.

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    Mons. Tomasi all'Omc: i poveri dimenticati dal mercato

    ◊   Il principio della giustizia sociale nel mercato globale: ne ha parlato l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede, presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto alla Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), chiusa ieri nella città elvetica. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “L’attuale crisi economica – ha esordito mons. Tomasi - è pesantemente ricaduta sui poveri del mondo”: una realtà drammatica, soprattutto per l’alta disoccupazione, su cui la Santa Sede in più occasioni “ha richiamato l’attenzione degli Stati e delle organizzazioni commerciali”. E questa riunione dell’Omc – ha sottolineato il presule – è un importante opportunità per rivedere il mandato della comunità internazionale “per concertare un’azione che porti i Paesi sviluppati e in via di sviluppo sulla strada della ripresa e della crescita”. Come indica l’Encliclica “Caritas in veritate” “ogni Paese – ha ricordato l’osservatore vaticano - ha diritto a definire il proprio modello economico, ma nell’ambito di un’inclusiva ed equa globalizzazione dove solidarietà, investimenti, trasferimenti tecnologici, capacità di costruire e condivisione di saperi siano messi a servizio di uno sviluppo” “basato sulla centralità della persona”, riconoscendo che ogni essere umano ha una dignità, e un desiderio di libertà e di appagare le sue aspirazioni più profonde in tutti i processi economici. Allora quale “equivalenza di valori” possiamo proporre al miliardo di uomini, donne e bambini che soffrono la fame? Sono infatti troppo poveri per apparire sul mercato, ma se il mercato non li vede non può rispondere alle loro necessità. Il mercato non può essere autoreferenziale, ma deve essere volto verso il “bene comune”, concetto che richiama in particolare la responsabilità della comunità politica. E, dunque ai progressi registrati in questa riunione riguardo il monitoraggio su dispute, accessi, sostegno agli scambi, assistenza tecnica e governance, deve aggiungersi – ha sollecitato infine l’arcivescovo Tomasi – “un passo decisivo verso un sistema di commercio basato sul principio della giustizia sociale”.

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    Messa del cardinale Bertone per i suoi 75 anni

    ◊   In occasione del suo settantacinquesimo compleanno, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha celebrato ieri mattina la Messa di ringraziamento nella cappella Paolina del Palazzo Apostolico. Lo riferisce l’Osservatore Romano. Insieme con il porporato hanno concelebrato numerosi membri del personale ecclesiastico della Segreteria di Stato, tra i quali:gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto, Luciano Suriani, delegato per le rappresentanze pontificie, e Luigi Travaglino, nunzio apostolico a disposizione; i monsignori Peter Brian Wells, assessore per gli Affari generali, Ettore Balestrero, sotto-segretario per i rapporti con gli Stati, Fortunatus Nwachukwu, capo del Protocollo, Nicolas Henry Marie Denis Thevenin e Lech Piechota. Al termine del rito, nella Sala ducale il sostituto Filoni ha rivolto al cardinale Bertone gli auguri dei presenti, ai quali si è unito l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Un Dvd per celebrare i 50 anni della Filmoteca vaticana

    ◊   Si è svolta ieri a Roma la conferenza stampa di presentazione del Dvd “La Filmoteca vaticana. Immagini dal Concilio”, realizzato in occasione del 50.mo anniversario dell’istituzione della Filmoteca Vaticana - da parte di Papa Giovanni XXIII, il 16 novembre 1959 - attraverso le immagini del Concilio Vaticano II, custodite nell’archivio. Ma com’è nata l’idea della Filmoteca? Philippa Hitchen lo ha chiesto a Claudia Di Giovanni, delegata della Filmoteca presso il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali:
     
    R. – L’idea era quella di poter creare una struttura che conservasse il materiale relativo all’attività della Chiesa, dei Pontefici, un po’ tutta l’opera che la Chiesa ed anche i sacerdoti portavano avanti nel mondo. Ha anche contemplato l’idea di poter conservare il materiale che, in un certo senso, testimoniasse l’attività culturale dell’uomo. In questo sono rientrati anche i film commerciali di un certo valore artistico e che hanno segnato un po’ la storia della cinematografia dalle origini ad oggi.

     
    D. – Adesso avete tanto materiale catalogato…

     
    R. – Abbiamo 7.800 titoli catalogati.

     
    D. – Per festeggiare questi 50 anni della Filmoteca avete deciso di fare un Dvd, una cosa un po’ speciale, un po’ originale…

     
    R. – Abbiamo deciso di fare un Dvd perché ci sembrava che la cosa migliore per celebrare la Filmoteca fosse quella di utilizzare le immagini conservate e quindi far conoscere un po’ meglio quello che significa un archivio che si occupa – se vogliamo – di una parte della storia della storia della Chiesa. Abbiamo allora seguito quel filo conduttore dell’anno ’59 - l’annuncio del Concilio, l’istituzione della Filmoteca Vaticana - per far vedere, attraverso immagini conservate unicamente nel nostro archivio, che cosa ha significato quell’anno per la storia della Chiesa, ma anche per la storia della società in generale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’economia convalescente chiede ancora di essere aiutata: in rilievo, nell’informazione internazionale, un rapporto dell’Onu in cui si sottolinea che è prematuro il ritiro delle misure straordinarie anticrisi varate dai governi.

    In cultura, gli interventi del cardinale Tarcisio Bertone e di Gianpaolo Romanato alla presentazione del volume - presso il Senato della Repubblica italiana – “Chiesa e Stato in Italia dalla Grande Guerra al nuovo Concordato (1914-1984)” di Roberto Pertici.

    Hermine salvata dai Musei Vaticani, e tante altre storie: il saggio introduttivo di Antonio Paolucci al volume “I Musei Vaticani nell’ottantesimo anniversario della firma dei Patti Lateranensi, 1929-2009”.

    Sacro e profano nell’“Oratorio di Natale”: Marcello Filotei su un concerto, alla Sistina, dedicato al Papa.

    E dalla penna di Dickens uscì zio Paperone: Luca Pellegrini recensisce il film “Christmas Carol” di Robert Zemeckis.

    La Chiesa nel mondo della salute a tutela della vita umana: nell’informazione vaticana, il messaggio del Papa per la diciottesima giornata mondiale del malato.

    Nicola Gori intervista i brasiliani mons. Ramos Krieger, arcivescovo di Florianopolis, e mons. José Mario Stroeher, vescovo di Rio Grande, in visita “ad limina”.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Fisichella sulla Ru486: difendere la vita contro le lobby farmaceutiche

    ◊   “Davanti ad una pillola che ha valore ed effetto abortivi credo che ogni atto di richiamo alla responsabilità sia fondamentale”. È il commento di mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, alla decisione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) di non modificare le linee guida per l’immissione in commercio della pillola abortiva Ru486. Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, se non si rispetterà la legge 194 sull’interruzione di gravidanza, ci saranno azioni conseguenti. Intanto, l’Aifa ha declinato il compito di esprimersi sul rispetto della legge e sul tipo di ricovero necessario per la somministrazione della pillola, che spetta, secondo l’Agenzia, a governo e regioni. Al microfono di Alessandra De Gaetano, la riflessione di mons. Rino Fisichella:

    R. – L’aborto è un dramma per la donna che lo vive e che non può – innanzitutto – essere lasciata sola in una situazione così drammatica. Bisogna garantire il più possibile la salute della donna.

     
    D. – A proposito della compatibilità tra la pillola abortiva Ru486 e la legge 194, quando è stata fatta la legge non c’era la possibilità dell’aborto chimico. Secondo lei, può essere auspicabile andare a rivedere la legge 194?

     
    R. – Le leggi sono sempre perfettibili. Il problema non è rivedere la 194; il problema, io credo, sia verificare se le nuove scoperte scientifiche debbano essere coerenti con la legislazione. I cattolici non hanno mai approvato la 194. Chiedere ai cattolici di approvare la 194, credo che sia ingiusto e fuori luogo. Non abbiamo mai approvato la 194, riteniamo che la 194, pur andando incontro a esigenze politiche, sia una legge, come tutte le leggi abortive, che viene meno al rispetto della dignità della vita innocente; però, come cattolici, ci siamo impegnati molto per creare innanzitutto una cultura di accoglienza della vita e, laddove questo è stato possibile e realizzabile, noi abbiamo cercato di mettere in pratica tutto ciò che la 194 ancora non è riuscita a fare, vale a dire tutte le opere di prevenzione dell'aborto e di accoglienza della vita. La legalizzazione della Ru486 – non dimentichiamo – è un’operazione prima di tutto economica: questa operazione è una pressione di una forte lobby farmaceutica. Dobbiamo ancora una volta ribadire che la dimensione giusta è quella della prevenzione non quella di mettere le donne in condizione di abortire e tantomeno di dover attentare alla vita innocente.

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    L'arcivescovo di Bhopal: nessuna giustizia per i poveri a 25 anni dal disastro provocato dalla Union Carbide

    ◊   Proteste in India nel 25.mo anniversario della tragedia di Bhopal: nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984 decine di migliaia di persone furono contaminate da una sostanza tossica fuoriuscita da una cisterna dell’impianto della Union Carbide, società statunitense. In tre giorni morirono quasi 10 mila persone. Altri 15 mila morirono negli anni successivi, ma ancora oggi in tanti soffrono di malformazioni congenite, tumori ed altre patologie. I manifestanti hanno chiesto giustizia e che sia completata la bonifica della fabbrica e delle aree circostanti. A questo proposito ascoltiamo l’arcivescovo di Bhopal, Leo Cornelio, al microfono di Emer McCarthy:
     
    R. – Ancora non è fatta giustizia! Tante persone soffrono ancora, soprattutto i poveri. Certamente dopo questi 25 anni il ricordo di quella tragedia rimane, perché anche l’ingiustizia rimane. Ci sono tante manifestazioni di protesta, ma sono di scarso impatto sul mondo, non fanno notizia. Si tratta di poveri e quindi non hanno voce. Non c’è giustizia. Questa società multinazionale ha dato qualcosa, ma non quello che i poveri hanno chiesto. Ci sono tanti problemi che non sono stati ancora risolti. Deve esserci la volontà di fare ciò che è necessario per risolvere questi problemi.

     
    D. – Mons. Cornelio, 25 anni dopo quella tragedia si dice che la terra sia ancora inquinata dagli scarichi tossici …

     
    R. – Questa zona certamente è contaminata, e loro devono ripulire tutto: questo è importante! Alla gente che ha perso tutto, il governo dice di non temere, ma anche minimizzare costantemente le conseguenze dell’incidente non è una cosa buona. Certamente ci sono ancora problemi; ci deve essere la volontà di risolverli definitivamente. E allora forse i poveri avranno un po’ di giustizia.

     
    D. – Cosa fa la Chiesa di Bhopal?

     
    R. – Fin dall’inizio di questo disastro, la Chiesa è sempre stata affianco ai poveri e ha sempre fatto quanto in suo potere, e questa sua opera continua ancora. Ora abbiamo tre scuole per disabili, frequentate da più di 200 bambini che sono grati e riconoscenti. Poi abbiamo anche due ospedali, nei quali i malati sono assistiti, ricevono tutto l’aiuto possibile: con una spesa minima possono avere le medicine di cui hanno necessità. Noi abbiamo anche tre o quattro centri sociali nei quali la gente che viene è assistita secondo le nostre possibilità: ciò che abbiamo, diamo. In questo modo, la Chiesa è sempre coinvolta attivamente nell’aiuto alle persone. Poi abbiamo anche un dialogo aperto con il governo per aiutare i poveri.

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    Giornata internazionale dei diritti dei disabili per abbattere barriere e pregiudizi

    ◊   Promuovere la diffusione dei temi della disabilità e l’integrazione dei disabili in ogni aspetto della vita sociale. Sono le finalità dell’odierna “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità” indetta dall’Onu. Ma cosa sta facendo la comunità internazionale per abbattere le barriere e promuovere l’integrazione? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Paolo Beccegato, di Caritas Italia:

    R. – Il cammino è stato avviato ma ci sono alcune contraddizioni. Sono reduce da incontri, con vescovi e referenti Caritas dall'Asia. Quando mi espongono tutte le difficoltà complessive e in particolare anche quelle legate alla disabilità, ci sono veramente situazioni distanti anni luce dalla teoria e anche dal mondo sviluppato.

     
    D. – Spesso i disabili sono poveri o emarginati a causa di lacune nella società, oppure a causa di una chiusura, di una sfiducia dei disabili stessi nelle istituzioni. Come aiutare la società a costruire una rete di solidarietà, e anche i disabili ad aprirsi, a cogliere delle opportunità?

     
    R. – In primo luogo c’è il problema del non avere paura: farsi vedere, entrare in relazione con gli altri, uscire dalle case, cancellare lo stigma e considerarsi comunque a pieno titolo persone attive e partecipanti a questa umanità. E questo aiuta perché si abbattono diffidenze, paure, pregiudizi, banalizzazioni, superficialità. E poi è un discorso politico: laddove si promuovono una normativa e delle leggi, una campagna che tenda all’integrazione, all’attenzione, alla valorizzazione di queste persone che sono poi in mezzo a noi – sono molto più vicine a noi di quanto normalmente si pensi – un approccio in questa chiave educativa e culturale, in fondo politica e istituzionale, può veramente trasformare la realtà in meglio e in modo più ampio, più condiviso ed esteso a tutti.

    L’odierna Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità è anche un’occasione per riflettere su possibili, molteplici forme di barriere per i disabili. Ricevendo lo scorso 20 novembre i partecipanti alla Conferenza internazionale sul tema “Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa” Benedetto XVI aveva affermato: “E’ la sordità dello spirito che alza barriere sempre più alte alla voce di Dio e del prossimo, specialmente al grido di aiuto degli ultimi e dei sofferenti”. Ma quale è la missione dei disabili nella vita della Chiesa e, in particolare, dei sacerdoti non udenti? Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco padre Savino Castiglione della Piccola Missione per i Sordomuti:

    R. – Rifacendoci a quello che ha detto il Papa rivolgendosi alle persone non udenti ha affermato: “Voi siete non solo i destinatari della pastorale: voi dovete essere, in virtù del vostro battesimo, anche gli annunciatori, i missionari”. Benedetto XVI ha capovolto quello che è un modo di pensare: il povero sordo, il povero handicappato, il povero disabile che è lì per ricevere. Ma il Papa ha detto: voi avete la possibilità di essere annunciatori.

     
    D. - E uno straordinario esempio di missionario disabile al servizio della Parola è quello offerto dal sacerdote sordo cieco sudafricano, padre Cirill Axelrod…
     
    R. - Lui è nato sordo, in Sud Africa. A 20 anni si è accorto della vocazione. Nel 1970 fu ordinato prete: si dedicava ai sordomuti ciechi senza sapere che dieci anni dopo sarebbe, pian piano, diventato anche lui cieco. La sua vita è stata una vita come quella di tutte le persone sorde: un camminare in salita. Ricordo poi che l’uno per mille della popolazione è sorda, queste persone vorrebbero partecipare pienamente. Diamo loro la possibilità di potere approfondire il discorso di fede nella loro vita! 

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    La Chiesa ricorda San Francesco Saverio, Patrono delle missioni

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di San Francesco Saverio. Nato nel 1506 in Spagna, compagno di studi di Sant’Ignazio di Loyola, fu tra i fondatori della Compagnia di Gesù e missionario instancabile. Apostolo delle Indie e del Giappone, seppe adattare il messaggio evangelico alle culture locali e, secondo la tradizione, battezzò oltre 30 mila persone. Sulla figura e l’attualità di San Francesco Saverio, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Mario Menin, presidente dello Csam, il Centro Saveriano di Animazione Missionaria:

    R. – San Francesco Saverio è un Santo giovane: di fatti, è morto a 46 anni, consumato dalle fatiche della missione alle porte della Cina, per cui interpella molto i giovani in quanto giovane egli stesso. Giovane studente a Parigi, si infiamma per la causa missionaria incontrando Ignazio di Loyola, con il quale fa questo cammino di conversione al Vangelo e all’amore di Gesù Cristo.

     
    D. – San Francesco Saverio è stato davvero un missionario straordinario. Pensiamo a quanto ha operato, a quanti frutti sono nati grazie a lui in Asia …

     
    R. – Sì, la sua è un’esistenza sempre in viaggio tra mare e terra, ma sappiamo che i suoi viaggi non sono dettati da altro se non da questo desiderio di far giungere il Vangelo in tutto il mondo. Scoperto da lui come la cosa più bella della sua vita, San Francesco Saverio vuole condividere questo grande dono del Vangelo con tutti, soprattutto con i non cristiani, perché ritiene che la scoperta, la conoscenza del Vangelo poteva trasformare qualunque vita: non solo quella di un cristiano, come era lui, ma anche quella dei non cristiani.

     
    D. – L’esempio di San Francesco Saverio è particolarmente vivo, sperimentato ogni giorno dai missionari saveriani anche in situazioni difficili: pensiamo, per esempio, alle ultime notizie che vengono dalla Repubblica Democratica del Congo …

     
    R. – Senz’altro. Questi missionari che sono stati accusati ingiustamente, impropriamente di finanziare i movimenti di guerriglia, sono invece ispirati al carisma di Francesco Saverio di donare la loro vita per tutti, indistintamente. Si sono lasciati commuovere, questi missionari, dalla situazione di miseria delle persone che vivono rifugiate in alta montagna, per cui non c’è alcuna complicità con la guerriglia da una parte o dall’altra, ma solo solidarietà con i più poveri, quelli che non sono aiutati da nessuno, nemmeno dalle grandi organizzazioni internazionali. Il missionario che vive sul posto, che non fugge nemmeno nei tempi della guerra e che sacrifica la sua vita, secondo me incarna l’ideale di Francesco Saverio che dà tutto per gli altri.

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    La Cei inaugura il nuovo sito internet

    ◊   Sarà on line martedì prossimo il nuovo sito internet della Conferenza Episcopale Italiana, presentato oggi nella Sala Marconi della nostra emittente. Si tratta di un restyiling per rispondere al meglio alle esigenze delle diocesi e delle parrocchie ma anche per imprimere uno slancio alla “conversione culturale” che viene richiesta alla Chiesa. Attualmente sono 400mila i visitatori mensili e oltre 2milioni e mezzo le pagine cliccate. Benedetta Capelli:

    Semplicità di accesso, facilità di reperire informazioni e attenzione particolare alle 226 diocesi e 26mila parrocchie presenti in Italia. Sono i punti di forza sui quali poggia il nuovo sito della Cei, ritoccato per rilanciare il nesso profondo tra Chiesa e comunicazione. Un concetto espresso da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei:

     
    “Comunicare è nel Dna, nel costitutivo stesso della Chiesa. Se la Chiesa non comunica e non annuncia, non esiste nemmeno. Per la Chiesa esistere significa comunicare, annunciare”.

     
    Una missione che si esprime e corre sulla rete. Ancora mons. Mariano Crociata:

     
    “Comunicare con immediatezza e usabilità. Le informazioni che riguardano la Cei e in particolare le attività e le iniziative”.

     
    Tra le novità di chiesa cattolica.it la pagina personale del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, del segretario mons. Crociata e la visualizzazione dei prodotti di Tv 2000 e Radio Inblu, ma anche di Avvenire e Sir. Un passo sempre più indirizzato a informare, costruire ed operare, ma attenzione a non confondere realtà e virtualità, in particolare sul fenomeno delle confessioni on line. Mons. Mariano Crociata:

     
    “Qui c’è tutto l’ambito del rapporto tra virtuale e reale e diretto che andrebbe chiarito. Per noi il fondamento è l’Incarnazione del Verbo e il carattere di segno concreto che hanno tutti i Sacramenti”.

     
    Una sfida nuova per la Chiesa sempre più attenta alla “generazione digitale” come l’ha definita Benedetto XVI.

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    Al cinema "A Christmas Carol" ispirato al Canto di Natale di Charles Dickens
     

    ◊   Due nuove pellicole in cui un vecchio uomo scorbutico e avaro e un giovane astronauta solitario si confrontano con la loro coscienza e il loro futuro: Scrooge è il protagonista di 'A Christmas Carol', nuova, bellissima versione cinematografica della Disney che Robert Zemeckis ha tratto dal capolavoro di Dickens in uscita oggi sugli schermi italiani; domani invece nei cinema approda una delle più raffinate pellicole di fantascienza degli ultimi anni, 'Moon', con uno straordinario Sam Rockwell, unico protagonista, che nel silenzio siderale si interroga sul dolore, sulla solitudine e sulla morte. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Non tutte le lune sono uguali. C’è prima di tutto quella che risplende nella notte della vigilia di Natale e fa da sfondo ad una ridda di fantasmi che terrorizzano Scrooge, un vecchio iroso che ha in odio la gioia, la festa e tutta l’umanità. Il suo pensiero è stato solamente quello di accumulare soldi, nel corso di una tristissima vita, angariando tutti e pure se stesso. Ma sappiamo bene che cosa un cuore impaurito e una coscienza sporca possono produrre quando la morte si avvicina: così, Charles Dickens in sei settimane di assiduo lavoro nel lontano 1843, scrive uno dei racconti natalizi diventato un classico della letteratura, quel suo Canto di Natale che ha ispirato decine di pellicole e che trova ora una nuova veste, tecnologicamente avanzatissima, nel film di Robert Zemeckis girato in performance capture, ossia con gli attori che soltanto recitano in un ambiente spoglio e vengono poi inseriti nei set disegnati al computer, e in Real 3D, con la tridimensionalità che ormai fa vivere grandi emozioni.

     
    Questa volta la vecchia Londra ammantata di neve e attraversata dai canti di Natale diventa protagonista suggestiva e tenebrosa che accoglie le paure notturne di Scrooge visitato dai tre Spiriti di Natale, quello del Passato, del Presente e del Futuro, che gli mostrano rispettivamente le occasioni perdute, le colpe di cui è responsabile e il terrore che lo aspetta. Jim Carey dà a questo personaggio tutta l’espressività possibile, mentre viaggia nel tempo e sui comignoli che fumano a mille nel cielo della città. Un film avvincente, fedele al libro e al suo autore, accompagnato anche da una splendida colonna sonora, sinfonica e natalizia, scritta da Alan Silvestri.

     
    Mentre siderale è la musica di Clint Mansell che accompagna le giornate di un solitario astronauta, interpretato in modo straordinario da Sam Rockwell, sulla luna sfruttata per ricavarne energia. Il satellite non fa più da sfondo a una favola, ma è il luogo di una angosciosa scoperta. Si tratta di Moon, esordio al lungometraggio del britannico Duncan Jones, figlio di David Bowie. Su quella luna lontana e silenziosa, anche un computer dimostrerà pietà per quanto l’uomo è capace di fare e comprenderà il senso del dolore. Qui non c’è più un fantasma che porta Scrooge a convertirsi e a guardare con speranza il futuro; qui c’è un’umanità che nel futuro prossimo ha perso il suo valore e il suo senso e riesce a far del male anche a chi è stato soltanto creato per ragioni di comodo. Un lamento che si leva affinché nel Natale possiamo riconoscere in tempo i nostri possibili errori e i tanti pericoli che corriamo.

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    Chiesa e Società



    Solenne inaugurazione a Roma dell'Anno accademico dell'Università Lateranense

    ◊   È stata celebrata ieri la solenne inaugurazione del nuovo anno accademico della Pontificia Università Lateranense. Introdotta dalle note del “Veni Creator”, la cerimonia si è aperta con il saluto del cardinale Agostino Vallini, Vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e cancelliere dell’ateneo. Poi la prolusione del rettore mons. Rino Fisichella. Tema centrale è stato la ricerca appassionata della verità che rende liberi, illuminata dal faro dell’enciclica di Benedetto XVI "Caritas in veritate". Il cardinale Vallini ha invitato gli studenti presenti alla cerimonia ad aprirsi ai sentieri della verità, attraverso il confronto con altri saperi, ed impegnarsi nello studio delle virtù teologali, “perché l’oggetto della scienza teologica è Dio stesso rivelato in Gesù Cristo”. Il porporato ha anche sottolineato la necessità, per i giovani presenti, di seguire i segni dello Spirito Santo nella propria vita e coltivare una “robusta vita interiore”, per scoprire la sapienza e la scienza di Dio e per essere testimoni dell’amore di Gesù, nell’esercizio del proprio ministero. Poi il porporato si è rivolto ai docenti affinché “aprano agli studenti i sentieri della verità” e siano consapevoli di avere un ruolo fondamentale nella formazione dei giovani che andranno, un domani, a ricoprire ruoli importanti all’interno della società civile ed ecclesiastica. Ed un’esortazione alla ricerca della Verità è giunta anche dal rettore dell’ateneo, mons. Rino Fisichella che, citando le parole del Papa nell’enciclica "Caritas in veritate", ha esordito dicendo che “senza libertà non ci sarebbe realizzazione di sé e costruzione di identità e personalità mature. Nessun atto personale può essere realmente libero se non parte dalla consapevolezza della gratuità e del dono”. Gratuità che si deve ritrovare anche nella formazione degli studenti - ha sottolineato il rettore - perché il diritto all’insegnamento è “una delle esigenze costitutive che aiutano la società a progredire”. “In una università – ha continuato il presule - in cui siamo nella condizione di formare le nuove generazioni a ritrovare non soltanto una verità teorica, ma anche legata al senso della propria vita, la dimensione del dono è determinante”. Mons. Fisichella ha poi parlato della fede cristiana come una ricchezza che porta con sé “verità e libertà in un’unità indissolubile che è garanzia di un autentico progresso per il bene di tutti e la salvaguardia della dignità della persona”. La cerimonia si è conclusa con la testimonianza di fede di Nicola Legrottaglie, noto calciatore della Juventus e della nazionale, che ha vissuto la sua conversione nel 2006 dopo un momento difficile nella sua squadra, avvicinandosi al movimento evangelico degli “Atleti di Cristo”. “Abbiamo pensato – ha spiegato mons. Fisichella – che fosse giusto che un giovane parlasse ai giovani utilizzando un linguaggio immediato e convincente”. Dai sogni di bambino al debutto in serie A e con la nazionale, dal successo al denaro. E poi, tre anni fa, il bisogno di “colmare un vuoto che sentivo dentro di me”, ha ammesso Legrottaglie. Da lì la riscoperta della fede, della Parola del Signore e la volontà di raccontare questa sua esperienza di Dio ad altri giovani. “Perché – ha continuato – bisogna essere fautori della Parola, non solo uditori”. Il difensore della Juventus ha spronato i ragazzi a proseguire sempre nello studio e li ha esortati a coltivare il perdono “in un mondo – ha concluso – dove questo valore sembra essere sparito”. (A cura di Alessandra De Gaetano)

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    La Croce Rossa destinerà più fondi a favore delle vittime dei conflitti armati

    ◊   Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha appena annunciato che è stato deciso di aumentare i fondi destinati ai servizi sanitari per le vittime dei conflitti armati. E’ previsto che le attività sanitarie aumentino del 7.0%. “Milioni di persone colpite dai conflitti armati non hanno accesso ai servizi sanitari di base, e molti feriti muoiono perchè non ricevono le cure necessarie” ha detto Jakob Kellenberger, presidente del Cicr, in occasione della presentazione del bilancio annuale 2010. I fondi aggiuntivi - riferisce l'agenzia Fides - serviranno principalmente per ampliare la capacità degli ospedali di periferia in Pakistan, migliorare l’accesso alle cure primarie e i primi soccorsi, e potenziare gli aiuti ai centri ortopedici nei paesi come l’Afghanistan, che sarà, inizialmente la maggiore operazione umanitaria del Cicr, con 57 milioni di euro, il 18% in più rispetto al bilancio iniziale del 2009. A seguire verranno Iraq (56 milioni) e Sudan (50 milioni). Secondo le ultime stime, nel 2008, circa 3.5 milioni di persone sono state assistite nei centri sanitari sostenuti dal Cicr con oltre 108 mila interventi chirurgici in ospedali di 21 Paesi. (R.P.)

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    Bonifica di mine anti-uomo: dalla Conferenza di Cartagena segni di speranza

    ◊   Dipinti e sculture sui progressi realizzati in Cambogia per liberare il territorio dalle mine sono i protagonisti dell’esposizione artistica “Impact”. La mostra è stata allestita a Cartagena, in Colombia, dove è in corso la II Conferenza di revisione del Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine anti-uomo. “Spero che il messaggio degli artisti – ha detto alla Misna Prak Sokhonn, uno dei promotori dell’iniziativa – contribuisca a riaffermare l’impegno per un mondo libero dall’impatto delle mine e di altri ordigni”. Miguel Berneo, portavoce del “Mine action team” dell’Onu ha sottolineato che la mostra testimonia i successi ottenuti per salvare vite umane grazie ad uno sforzo congiunto della comunità internazionale e delle singole società. Oltre alla Cambogia, anche il Nicaragua ha fatto registrare importanti passi avanti. E’ stata completata, infatti, l’opera di bonifica in tutto il Paese. Attualmente tutto il Centroamerica risulta libero dai micidiali ordigni. Durante la Conferenza a Cartagena si sono ricordate, in particolare, due priorità: bonificare i territori minati e fermare la produzione di mine. Firmato nel 1997 ed entrato in vigore nel 1999, al Trattato di Ottawa hanno aderito 156 Paesi. All’appello mancano ancora, tra gli altri, Stati Uniti, Cina, Russia, India e Pakistan. La Colombia, il Paese dove è in corso la II Conferenza Conferenza di revisione del Trattato di Ottawa, è lo Stato con il più alto numero di vittime al mondo a causa delle mine. (A.L.)

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    Conferenza di Copenaghen: appello delle Chiese di Francia al presidente Sarkozy

    ◊   Le Chiese cristiane di Francia hanno lanciato un appello al presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, perché in occasione del vertice Onu a Copenaghen i leader delle grandi Nazioni del mondo possano “aprire un cammino nuovo per una umanità in pericolo. L’urgenza è forte, la speranza immensa”. Il testo dell’appello – diffuso oggi e ripreso dal Sir – è firmato dai co-presidenti del Consiglio delle Chiese cristiane in Francia, il cardinale André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese, il pastore Claude Baty, presidente della Federazione delle Chiese protestanti e il metropolita Emmanuel a nome dell’Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia. “Come responsabili delle Chiese cristiane in Francia – si legge nell’appello – noi crediamo che la nostra terra sia un dono di Dio. Egli ce l’ha affidata affinché noi la gestissimo con grande rispetto e preoccupandoci della giustizia per tutti. E’ in gioco la sopravvivenza della Creazione, ma già ora e qui, sono i popoli più deboli del pianeta a essere le principali vittime delle scorrettezze che assistiamo”. “Non è più il momento dei sentimenti generosi, ma delle decisioni concrete. Un uso più ragionevole dei beni di questo mondo richiede una revisione coraggiosa dai nostri stili di vita”. “La nostra speranza – concludono - è che la Conferenza di Copenaghen segni una tappa importante in questo processo”. (A.L.)

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    Pakistan: per le minacce dei talebani annullate le celebrazioni giubilari delle Figlie della Croce

    ◊   In Pakistan, a causa del clima di terrore dei talebani, le suore della congregazione delle Figlie della Croce, hanno dovuto rinunciare a due celebrazioni giubilari, vale a dire, il 175.mo di fondazione, e lo speciale anno 2008-2009 indetto per l'occasione. Cancellato anche il 20.mo di fondazione di un centro di formazione professionale nella periferia di Lahore. Le minacce dei talebani rivolte direttamente alle suore e il generale clima di insicurezza hanno costretto le religiose a fare in forma privata le celebrazioni giubilari cancellando diversi appuntamenti con i fedeli. Il 25 novembre, a chiusura dello speciale anno giubilare, l’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha, ha celebrato per la quarantina di religiose e di novizie soltanto una Santa Messa nella cappella del loro istituto. All’omelia l’arcivescovo ha insistito sull’importanza della denominazione della congregazione. “La Croce – ha detto – ha un significato speciale in Pakistan, quello delle sofferenze e delle difficoltà, che dobbiamo affrontare ogni giorno, in questo clima di terrore regnante nel Paese. Non lasciamoci scoraggiare!”. “C’è stato un allarme per una bomba in una delle nostre scuole all’inizio di novembre – racconta suor Parveen Dildar, prima Provinciale delle Figlie della Croce in Pakistan -. Per la crescente insicurezza abbiamo poi annullato tutti gli incontri nelle località dove siamo presenti”. Qualche giorno fa, alcune scuole gestite dalle religiose, sono state minacciate di essere attaccate con le bombe. Le Figlie della Croce sono una congregazione di diritto pontificio fondata a Liegi nel 1833 da due sorelle, Ferdinande e Jeanne Haze, con la collaborazione del sacerdote Jean-Guillaume Habets. Dal Belgio la congregazione si è estesa in diversi Paesi nel mondo. Nel Pakistan esse sono presenti dal 1860 dove hanno 11 case, 3 scuole femminili e dirigono la St. Joseph’s Convent School, fondata a Karachi nel 1862 e ritenuta scuola di formazione dell’elite femminile pakistana. (A.M.)

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    In Spagna celebrazioni per la festa di San Francesco Saverio

    ◊   L'odierna festività di San Francesco Saverio si celebra oggi in tutta la Spagna e nella Navarra, in particolare nel castello di Saverio, con diverse manifestazioni liturgiche, culturali e popolari. L’arcivescovo di Pamplona-Tudela, mons. Francisco Pérez González, ha presieduto la celebrazione eucaristica. Alla celebrazione erano presenti autorità locali e regionali. La Corale Nora di Sangüesa di Navarra, ha eseguito un ampio programma di composizioni di musica sacra, classica e popolare. Dopo la celebrazione eucaristica le autorità regionali sono rientrate a Pamplona, capoluogo di Navarra dove erano previste diverse manifestazioni sociali e culturali nel giorno del santo patrono. In occasione di questa festività l’arcivescovo Pérez González ha reso noto un messaggio dal contenuto missionario ricordando la vocazione apostolica di San Francesco Saverio patrono delle missioni. Dopo aver ricordato la chiamata del Signore ai primi discepoli, mons. Pérez González ha sottolineto che è “impossibile rendere autentico l’annuncio di Cristo se prima non c’è stata una personale esperienza con Lui”. Rievocando poi le parole di Giovanni Paolo II su questo argomento ha aggiunto: “Il missionario è un testimone dell’esperienza di Dio e deve essere in grado di poter dire come gli apostoli: noi vi annunciamo quello che noi stessi contempliamo sulla parola di Vita”. L’arcivescovo di Pamplona ha messo inoltre in risalto l’importanza della vita in famiglia, nella comunità locale dove nasce e si sviluppa la vocazione al sacerdozio. “Il missionario nasce in una comunità guidata dallo Spirito Santo. Sicuramente è la famiglia la prima comunità. Poi vengono talvolta la parrocchia o il gruppo. Quando la comunità dà prova di vitalità nascono le vocazioni al sacerdozio, alla vita religiosa, alla vita missionaria”. L’arcivescovo ha invitato infine tutti a ridare speranza alla famiglia, alle parrocchie e a tutte le comunità cristiane. Sempre nel castello di Saverio oggi a mezzogiorno ha avuto luogo un’altra solenne cerimonia eucaristica nell’auditorio con la partecipazione di centinaia di fedeli. Anche questa celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Pamplona. L’arcivescovo ha consegnato il crocifisso ad un gruppo di missionari, uomini e donne, destinati in diversi Paesi. Infine nel Castello di Saverio si è tenuto un concerto di musica corale. Altre celebrazioni liturgiche proseguiranno questo pomeriggio. (Dalla Spagna, Ignacio Arregui)

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    Il dolore della Chiesa congolese per i naufragi nel lago di Mai Ndombe

    ◊   Il vescovo di Inongo, mons. Philippe Nkiere Kena, denuncia in un accorato appello “l’indifferenza dei dirigenti politici di fronte alla miseria della popolazione del lago Mai Ndombe e la strumentalizzazione politica degli ultimi tragici fatti”. Il presule si riferisce al naufragio dello scorso 25 novembre di un’imbarcazione della Sosider (Società di sfruttamento delle foreste) dovuto alle condizioni avverse del tempo e al sovraccarico. Secondo un bilancio, ancora provvisorio, sono morte 52 persone. Ma l’incidente della scorsa settimana è solo l’ultimo di una lunga serie: nel corso degli anni - spiega mons. Philippe Nkiere Kena - sono decedute centinaia di persone costrette a viaggiare “in condizioni disumane a bordo di imbarcazioni adibite al solo trasporto di legno”. In assenza di una rete di trasporto fluviale adeguata, monsignor Nkiere Kena si chiede “cosa stia facendo il governo per garantire la libera circolazione delle persone e dei beni in condizioni di totale sicurezza”. Proseguono, infine, le ricerche e l’indagine di una delegazione governativa e parlamentare per fare la luce sulle responsabilità nel naufragio del battello della Sosider. Alle popolazioni - ricorda l'agenzia Misna - sono stati consegnati aiuti di emergenza, soprattutto medicinali e coperte. (A.L.)

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    A Kinshasa Congresso internazionale della donna africana

    ◊   Promuovere e sviluppare il ruolo delle donne africane nel mondo: questo l’obiettivo del terzo congresso internazionale della donna di colore in corso in questi giorni a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Per la prima volta l’incontro si tiene in un Paese del continente. Nato da un’idea di Patricia Faro, di origine camerunense e presidente dell’associazione ‘Africa femmes performantes’, la manifestazione di quest’anno, alla quale partecipano oltre un migliaio di persone, è dedicata all’integrazione delle donne nel processo di sviluppo economico e della cooperazione internazionale. “Noi donne africane, sogniamo un’Africa in grado di sfruttare appieno le sue numerose risorse agricole, minerali e soprattutto umane”. Marie Olive Lembe Kabila, moglie del presidente congolese ha esortato le donne africane “a investire di più per migliorare le proprie competenze”. Rivolgendosi a una platea di imprenditrici, intellettuali, ministri e ‘first-ladies’ la signora Kabila ha detto che la presenza delle donne di colore in diversi Paesi del mondo come conseguenza della schiavitù e dell’emigrazione “rappresenta un’opportunità per la crescita economica e lo sviluppo globale dell’Africa”. Durante l’incontro – rende noto l’agenzia Misna - si è anche sottolineato che le donne “possono fare la differenza, mettendo l’etica prima, servendo la comunità e non solo i legami, la famiglia, o il clan di appartenenza”. Possono favorire così lo sviluppo democratico e sociale. La scorsa settimana, prima dell’apertura del congresso, una delegazione di partecipanti al forum si è recato in visita a Goma, capitale del Nord Kivu, ancora oggi teatro di conflitto, per testimoniare il sostegno alle donne vittime di violenze e stupri. (A.L.)

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    Colombia: la Chiesa auspica la liberazione di due soldati rapiti dalle Farc

    ◊   Mons. Juan Vicente Córdoba Villota, vescovo ausiliare di Bucaramanga, e attuale segretario della Conferenza episcopale della Colombia ha auspicato di poter ricevere, prima di Natale, “la buona notizia” della liberazione di due militari colombiani sequestrati da gruppi armati. Al termine di un incontro, tenutosi presso la sede dell’episcopato, con l’alto Commissario per la pace Frank Pearl e con il direttore in Colombia del Comitato internazionale della Croce Rossa Cristophe Benney, il presule ha spiegato che si “sta lavorando intensamente”. Sono molteplici gli sforzi – ha detto ai giornalisti – per “la liberazione del sergente Pablo Emilio Moncayo e del soldato Josué Daniel Calvo, annunciata alcuni mesi fa”. L’auspicio è che si possa verificare “il più presto possibile, magari prima di Natale”. Il gruppo armato delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) da diverse settimane promette la liberazione dei due ostaggi e la restituzione dei resti del maggiore Julián Guevara. Ma per motivi ancora non precisati si susseguono promesse e rinvii accrescendo ancor di più il dolore dei parenti delle persone coinvolte e l’angoscia dell’intero Paese. Mons. Córdoba Villota ha precisato di essere consapevole che operazioni di questo tipo sono molto complesse dal punto di vista logistico e, dunque, non si possono realizzare in poche ore. Allo stesso tempo, però, ha rilevato che è ormai trascorso diverso tempo dal giorno in cui le Farc si sono impegnate a liberare i due militari. Il presule ha infine ribadito che lui personalmente e la Chiesa colombiana sono disponibili in qualsiasi momento a dare il loro contributo per accelerare la liberazionie dei due soldati. Per questo ci saranno altri incontri con il Commissario Pearl e la senatrice dell’opposizione, Piedad Córdoba, autorizzata dal presidente Alvaro Uribe a prendere parte ai negoziati con le Farc. (L.B.)

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    I vescovi del Messico chiedono profonde riforme strutturali per far uscire il Paese dalla crisi

    ◊   Sul sito dell’episcopato del Messico una nota editoriale commenta il recente discorso del Presidente della Repubblica, Felipe Calderón Hinojosa. Lo scorso 29 novembre il capo di Stato ha annunciato l’avvio di un processo drastico di riforme strutturali con lo scopo di far uscire la nazione dalla crisi economica e sociale in cui si trova. Il tema - si legge nella nota dell’episcopato messicano - è importante per il futuro del Messico, ma occorre rilevare che parlare genericamente di riforme è un qualcosa che il cittadino medio ormai non capisce. Di riforme se ne parla da molto tempo - prosegue la nota - ma poi, quando sono state realizzate, i risultati non si vedono. “Sono questi i motivi per cui la gente resta scettica quando si parla di questi temi”. “Perciò i nostri rappresentanti in Parlamento – si sottolinea nel documento - devono assumere la responsabilità, quali rappresentanti del potere che è stato dato loro dai cittadini, di realizzare in pieno le profonde riforme di cui ha bisogno il Messico del XXI secolo”. Nella nota editoriale si ricorda anche che i dati e le statistiche continentali parlano, nel caso del Messico, di un Paese con un’economia arretrata proprio per la mancanza di riforme strutturali. “Il Messico non può continuare a vivere ancorato a schemi del passato o ad illudersi che si possa cambiare anche se, alla fine, si resta nel medesimo punto. Non è questo il cammino”, si precisa nella nota. Si ricordano quindi le priorità di queste riforme urgenti: l’ordinamento statale, l’ambito lavorativo, quello energetico e finanziario e anche quello giudiziario. Sono solo alcuni esempi degli ambiti dove occorre intervenire anche se in realtà occorre “una nuova cornice costituzionale”. Si riconosce infine che non si tratta di “un compito facile” e che tra l’altro è necessaria “la partecipazione di tutti gli attori della società”. Occorre “molta buona volontà e umiltà”. “E’ arrivato il momento - conclude la nota editoriale del sito dell’episcopato Messico - di guardare in avanti, lasciando da parte pregiudizi e ragionamenti particolari, e di dare l’appoggio a tutte le buone azioni dei governi” che s’indirizzino in questo senso. (A cura di Luis Badilla)

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    Terra Santa: primo catechismo per bambini in lingua ebraica

    ◊   “Conoscere il Cristo”: è il titolo del primo volume del catechismo per bambini in lingua ebraica che verrà presentato ufficialmente a Gerusalemme nei prossimi giorni del periodo di Avvento. Ad annunciarlo all'agenzia Sir è padre David Neuhaus, vicario delle comunità cattoliche di espressione ebraica nello Stato di Israele. “Sarà il nostro regalo di Natale ai bambini delle nostre comunità così come a tutti quelli che vogliono accostarsi alla figura del Cristo. Il testo interesserà anche le comunità di lingua araba poiché ci sono bambini nelle città miste che frequentano la scuola ebraica”. “Anche loro – spiega padre David Neuhaus - hanno bisogno di questo libro come i figli degli operai stranieri, filippini e latinoamericani soprattutto, che leggono l’ebraico meglio che ogni altra lingua”. “Si tratta – aggiunge il vicario - di un bel volume ricco di foto della Terra Santa e di illustrazioni della vita di Gesù, molte delle quali realizzate dagli stessi bambini e poi adattate al testo grazie alla collaborazione di una religiosa di origini francesi”. Il testo è stato redatto da un prete di origini polacche, don Gregor Pawlowski, dal 1970 in Israele. “Dopo questo volume – conclude padre Neuhaus - è nostra intenzione pubblicarne altri due: ‘Conoscere la Chiesa’ e ’L’Anno liturgico’; sono rivolti sempre alla formazione dei bambini che sono il nostro futuro". (A.L.)

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    Libano: i francescani celebrano l’ottavo centenario dell’Ordine di San Francesco

    ◊   Si è chiuso con un congresso, a Beirut, in Libano, l’VIII centenario della fondazione dell’Ordine francescano. Sul tema San Francesco e l’Oriente, i francescani di Terra Santa, i cappuccini e i conventuali del Libano si sono ritrovati la scorsa settimana nel convento delle suore di Santa Croce. Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ha ricordato qual è la missione dei figli spirituali di San Francesco nei luoghi che sono legati al Vangelo dove oggi ai cristiani vanno assicurati aiuti e sostegno attraverso opere di solidarietà sociale, perché non lascino la loro terra. Padre Tanios Rizeq, Superiore dei Cappuccini, ha invece augurato e incoraggiato tutti a tener viva e attraente la spiritualità francescana, infondendole nuova vitalità, mentre padre Cesare Assayan, Superiore dei Conventuali, ha ricordato che Dio invita oggi a formare una unica famiglia nel mondo, che supera i confini e che faccia nascere una fratellanza universale; uomini e donne di tutti i ceti sociali che promuovano la Giustizia e la Pace, nel rispetto delle differenze e della dignità di ogni persona, con una speciale attenzione ai più poveri. Al congresso hanno preso parte anche dei musulmani e del loro dialogo con i cristiani ha parlato padre Antonio Daou. Le giornate di studio si sono concluse con una processione al lume di candele, dal convento di Nostra Signora del Pozzo a quello di Santa Croce, per terminare nella Cappella del Beato Abuna Ya’coub dove si è svolta una celebrazione eucaristica durante la quale tutti i religiosi hanno rinnovato i loro voti. (T.C.)

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    Hong Kong: la famiglia salesiana ricorda i 150 anni della Congregazione

    ◊   Riconfermare la validità del carisma salesiano e riaccendere lo zelo apostolico applicando la raccomandazione dell’Ispettore Generale: “Mobilitare la collaborazione di tutta la grande famiglia salesiana per aiutare i giovani”. Sono queste le motivazioni che hanno spinto la famiglia salesiana di Hong Kong e Macao ad organizzare tre Seminari sul tema della “Formazione preventiva” nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni di fondazione della Congregazione Salesiana. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), oltre mille tra religiosi/e salesiani/e di Hong Kong e Macao, impegnati nelle scuole salesiane, insieme a genitori e studenti che le frequentano e ai volontari, hanno partecipato ai tre seminari svoltisi nei giorni scorsi. Il vice ispettore provinciale, don Andrew Fung, ha presieduto l’apertura degli incontri, sottolineando il patrimonio prezioso del fondatore, San Giovanni Bosco, circa la Formazione preventiva che aiuti i giovani, soprattutto i giovani disagiati. Con questo impegno “Don Bosco ha prolungato la sua vocazione e la chiamata del Signore”. Inoltre “la Formazione preventiva è un’educazione del cuore”. Gli operatori del campo giovanile e scolastico della famiglia salesiana hanno condiviso anche l’esperienza di unire il metodo salesiano alla cultura pedagogica tradizionale cinese, mentre le religiose salesiane hanno parlato dell’applicazione della Formazione preventiva dal punto di vista delle donne, mettendo in evidenza l’insegnamento e il sostegno amorevole, la continua invocazione dell’aiuto del Signore. Don Simon Lam, ispettore provinciale della provincia cinese della Società di Don Bosco, ha concluso i tre seminari rinnovando l’invito alla mobilitazione generale di tutta la grande famiglia salesiana per aiutare i giovani. (R.P.)

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    Corea del Sud: il cardinale Cheong Jinsuk esorta i cristiani a vincere la cultura della morte

    ◊   Le diocesi sudcoreane esortano i fedeli ad evangelizzare la società e il mondo. I cristiani - scrive il cardinale Nicholas Cheong Jinsuk nella lettera dal titolo “La Chiesa per cambiare il mondo” - devono essere “un esempio di pratica evangelica nella famiglia e nei luoghi di lavoro”. I cristiani - aggiunge l’arcivescovo di Seoul - sono chiamati a diffondere la Parola in una società dominata dall’adorazione del denaro, dall’edonismo, dal consumismo e dalla “cultura contro la vita”. L’arcivescovo di Kwangju, mons. Andreas Choi Chang-mou, sottolinea inoltre che è necessaria “una nuova evangelizzazione basata sul pentimento e sul rinnovamento personale e comunitario”. Per questo il presule suggerisce un’evangelizzazione a diversi livelli: nella persona e nella famiglia, tra i vicini di casa e in tutta la società. Mons. Thaddeus Cho Hwan-gil, amministratore diocesano di Daegu, invita infine i fedeli a partecipare alle celebrazioni, previste nel 2010, per i 100 anni dell’arcidiocesi. In programma – ricorda l’agenzia AsiaNews – ci sono la costruzione di una chiesa e la pubblicazione di un libro sulla storia dell’arcidiocesi di Daegu. L’esortazione finale di mons. Thaddeus Cho Hwan-gil ai cattolici è di rinnovarsi con la preghiera. (A.L.)

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    Senegal: il vescovo di Kolda chiede alle autorità una nuova area da dedicare al culto

    ◊   “Alle autorità chiediamo un terreno più grande per adibirlo a luogo di culto”: lo ha detto mons. Jean-Pierre Bassène, vescovo della diocesi di Kolda, in Senegal, durante la Messa di chiusura della Conferenza episcopale inter-territoriale dei vescovi di Senegal, Capo Verde, Guinea Bissau e Mauritania. La cattedrale di Notre-Dame delle Vittorie di Kolda è ormai troppo piccola per accogliere i fedeli e mons. Bassène ha sollecitato le autorità locali perché concedano alla Chiesa cattolica una nuova area. Nella sua omelia il presule ha inoltre esortato i fedeli ad adoperarsi per una pace sociale durevole fra cristiani e musulmani. “Si va alla moschea o in chiesa per accogliere qualcosa di più della parola divina, per concretizzarla nella vita di tutti i giorni attraverso relazioni fraterne e una stima di vita di qualità” – ha aggiunto il vescovo di Kolda che esortando al dialogo interreligioso ha voluto formulare alla comunità musulmana i propri auguri per la festa del Tabaski. (T.C.)

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    Aperto il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina

    ◊   Amare Dio più di ogni altra cosa e amare il prossimo come te stesso: è la cosa più importante nel servizio di un vescovo. Lo ha ribadito il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di kyiv – Halyč, aprendo a Lviv, in Ucraina, il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina. I lavori proseguiranno fino a domenica prossima. Quando raggiungiamo la pienezza del sacramento del sacerdozio – ha spiegato il porporato – ci troviamo davanti ad un triplice obiettivo: “insegnare, santificare ed essere pastori delle persone che hanno fiducia di noi”. “Prima di tutto – ha poi affermato il cardinale Lubomyr Husar – dobbiamo considerare le parole rivolte da Gesù Cristo al maestro della legge che gli chiedeva quale fosse il comandamento più importante. Il Signore rispose che è amare Dio e il prossimo”. Il Sinodo è dedicato al tema dell’evangelizzazione. Al centro della discussione – ricorda l’osservatore Romano – ci sono le proposte riguardanti il piano di evangelizzazione della Chiesa greco-cattolica ucraina redatte sulla base di programmi a lungo termine. Un contributo prezioso è stato fornito direttamente dai fedeli: i loro suggerimenti sono stati presi in considerazione dalla commissione patriarcale incaricata delle questioni legate all’evangelizzazione. (A.L.)

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    Calabria: il cardinale Sandri alle celebrazioni per i 90 anni dell’eparchia di Lungro

    ◊   La diocesi di Lungro, in Calabria, ha celebrato nei giorni scorsi il novantesimo dell’eparchia e il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale del vescovo Ercole Lupinacci. Le celebrazioni, tenutesi il 28 ed il 29 novembre scorsi, hanno coinvolto il clero e i fedeli, con la presenza del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e di mons. Maurizo Malvestiti, sottosegretario del medesimo dicastero. “Il Signore – ha detto il porporato – ci faccia scorgere nella comunione con Lui e nel servizio d’amore a Dio e ai fratelli il vero tesoro per il cuore umano”. “Per i giovani e le giovani di oggi è la Parola di Cristo: Vieni e seguimi. Egli e fedele e non delude perché ha parole di vita eterna”. Le cerimonie sono state un’occasione anche per ricordare la storia della comunità albanese nell’Italia meridionale. La presenza della tradizione della Chiesa Orientale in Italia ha origini antiche: risalgono alla prima metà del VI secolo, quando Giustiniano, imperatore dell’Impero Romano d’Oriente, estese il proprio dominio sul territorio dell’attuale Italia. Successivamente la sovranità fu conservata solo nelle zone meridionali, tra cui Puglia, Calabria e Sicilia. La conquista della Sicilia da parte degli arabi spinse poi molti monaci ad emigrare verso la Calabria. In questa regione si assistette perciò ad una grande fioritura del monachesimo basiliano, detto così perché i monaci si ispiravano alla regola di San Basilio. Nel 1054, con il reciproco anatema tra il Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, e Papa Leone IX, i destini della Chiesa Cattolica e della Chiesa Ortodossa si divisero. Gli albanesi che raggiunsero l’Italia durante il XV secolo appartenevano alla Chiesa d’Oriente, al rito bizantino. La storia dell’eparchia di Lungro per gli albanesi di Calabria è più recente: ad istituirla fu Benedetto XV il 13 febbraio 1919 con la Bolla Catholici fideles. Primo vescovo fu mons. Giovanni Mele, nato ad Acquaformosa nel 1885. (A.L.)

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    Nasce l’Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici

    ◊   Sarà presentata sabato prossimo l’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (Aigoc), presieduta dal professor Giuseppe Noia, responsabile del Centro di diagnosi e terapia fetale del Policlinico Gemelli. La presentazione – rende noto l’agenzia Zenit - avverrà in occasione del convegno “La difesa della vita nascente”, che compirà un bilancio sui 30 anni di attività del Day hospital ostetrico del Gemelli. La giornata di lavori - ricordano gli organizzatori - vuole “fare il punto della situazione sulla difesa della vita prima, durante e dopo il concepimento, grazie all’incontro con laici, religiosi, esperti e soprattutto le famiglie e le testimonianze della associazioni che si battono per la difesa della vita”. Il convegno sarà presieduto dal professor Noia e da Alessandro Caruso, direttore dell’Unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico Gemelli. L’Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici - ha spiegato il professor Noia - “nasce in un periodo storico della società italiana in cui il valore ‘vita’ in tutte le sue espressioni viene fortemente colpito”. In questo contesto, l’Associazione intende inserirsi nel dibattito culturale, proponendo un linguaggio basato sui dati scientifici e sui fondamenti filosofici, giuridici e antropologici, per aprire spazi di riflessione sulla dignità della persona umana accettabili da credenti e non credenti. “E’ dunque una grande sfida culturale nell’ambito dell’attuale emergenza educativa che ci proponiamo di affrontare non per agitare un vessillo di vittoria o di supremazia ideologica – ha detto il prof. Noia - ma per fare un servizio di chiarificazione del pensiero e di promozione del discernimento; non per alzare muri o steccati d'incomprensione, ma per costruire ponti di condivisione con la finalità di essere più consapevoli e più liberi e riappropriarci così del vero significato di umanità”. (A.L.)

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    Meeting nazionale del Centro sportivo italiano

    ◊   “Lo sport di oggi per l'Italia di domani. Il contributo del Centro sportivo italiano alla costruzione del bene comune”. E’ il tema del tradizionale meeting nazionale di fine anno del Centro sportivo italiano (Csi) che si terrà da dal 5 al 7 dicembre prossimi ad Assisi. Durante l’incontro verrà preso in esame il ruolo dello sport “come laboratorio di educazione civica e promozione umana”. Su questa base si confronteranno i 677 membri rappresentanti dei 96 comitati provinciali del Centro sportivo italiano. “Sarà una riflessione ad ampio raggio – afferma Massimo Achini, presidente nazionale del Centro - sul contributo che il Csi può offrire al bene comune dell’intero Paese”. Il meeting si chiuderà lunedì 7 dicembre con l'intervento di don Alessio Albertini (segretario Commissione Sport della Diocesi di Milano) e dell'onorevole Mario Pescante, vicepresidente del Comitato olimpico internazionale. Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana ha inviato un messaggio a tutti i partecipanti riconoscendo che “la disciplina sportiva include, purtroppo, molti segnali legati all'emergenza giovanile (violenza, doping, intolleranza, eccessiva mercificazione)”. Ma offre anche grandi possibilità – si legge nel messaggio ripreso dall’agenzia Zenit – “per incidere positivamente sulla crescita dei ragazzi”. Il presidente del Coni Gianni Petrucci ha sottolineato inoltre in una nota che “lo sport ha valori etici di grande contenuto” e che “la loro applicazione favorisce l'aggregazione, il rispetto per il prossimo, la cultura della vittoria e del confronto, senza dimenticare la lealtà e la trasparenza”. Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha sottolineato infine in una nota che “lo sport ha valori etici di grande contenuto”. “La loro applicazione favorisce l'aggregazione, il rispetto per il prossimo, la cultura della vittoria e del confronto, senza dimenticare la lealtà e la trasparenza”. Il programma integrale del meeting è disponibile sul sito www.csi-net.it (A.L.)

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    Napoli: all'aeroporto di Capodichino inaugurata una cappella ecumenica

    ◊   Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha inaugurato ieri una cappella ecumenica nell’aeroporto internazionale di Capodichino: “E’ la casa di Dio dove si può sostare, dove avere un momento di pausa al ritorno o nell’attesa del prossimo volo”. “Noi viaggiamo, raggiungiamo tanti posti – ha detto il porporato – ma non sempre ci accorgiamo del nostro peregrinare della presenza di Dio nonostante sentiamo di volerlo avere con noi come compagno di viaggio”. Oltre al cardinale Crescenzio Sepe hanno partecipato all’inaugurazione della cappella anche i rappresentanti di diverse Chiese e comunità cristiane. “Avere una cappella ecumenica in cui ognuno può ritrovarsi – ha osservato il cardinale Crescenzio Sepe – diventa il segno concreto dell’incontro nel segno della fraternità, della solidarietà, dell’amicizia”. “E’ lo spirito di Napoli – ha concluso il porporato le cui parole sono state riprese dall’Osservatore Romano – che in sintonia con lo spirito di Assisi continua a soffiare”. E’ una realtà che nasce per stare insieme, ha detto infine don Mario Conto, incaricato diocesano per l’ecumenismo. La cappella completa la trasformazione dell’aeroporto di Capodichino e lo arricchisce con lo spirito ecumenico mettendo insieme la vocazione internazionale dello scalo e la vocazione ecumenica della Chiesa di Napoli. (A.L.)

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    Svizzera: premio cattolico per la comunicazione al giornalista televisivo André Marty

    ◊   Al giornalista televisivo André Marty è stato consegnato martedì scorso lo speciale premio per la comunicazione assegnatogli dalla Commissione episcopale svizzera per le comunicazioni sociali. Marty è corrispondente per il Medio Oriente della Televisione svizzera (SF) di lingua tedesca ed ha il proprio ufficio a Gerusalemme. I vescovi hanno voluto così premiare gli eccellenti servizi di Marty sugli avvenimenti politici e sulla situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente. La cerimonia di consegna del Premio per la comunicazione ha avuto luogo nella collegiata di Lucerna, nel corso di una sessione pubblica della Commissione episcopale per i mezzi di informazione. Mons. Peter Henrici, presidente di questa Commissione, ha consegnato personalmente il premio. La ‘laudatio’ per l’occasione è stata pronunciata dalla consigliera nazionale Barbara Schmid-Federer, vice presidente della Associatione Soccorso ai Bambini di Betlemme. (A.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato a Mogadiscio: tra le vittime tre ministri

    ◊   Sale ad almeno 19 morti e numerosi feriti il bilancio delle vittime causate dall’attentato kamikaze avvenuto in un importante hotel di Mogadiscio, dove sembra fosse in corso una riunione tra ministri. Tra le vittime ci sono infatti tre ministri del governo transitorio somalo e numerosi studenti della Facoltà di Medicina dell'Università del Benadit, che partecipavano ad una festa di laurea. Un altro ministro sarebbe in coma. Ad essere rimasti uccisi sono stati anche un giornalista locale e un cameraman della Tv al-Arabia. Intanto, molti attribuiscono l’attentato agli Shabaab, il gruppo integralista islamico ritenuto il braccio armato somalo di al-Qaeda, e gli inquirenti rivolgono l’attenzione ai giovani Mujahidin del Partito islamico somalo. Salvatore Sabatino ne ha parlato con un esperto, Enrico Casale, redattore di Popoli, Rivista internazionale dei Gesuiti:

    R. - Questo attentato, che avviene in una zona che era considerata sicura di Mogadiscio - e cioè una zona pienamente sotto il controllo del governo di transizione nazionale - dimostra la forza degli Shabaab, gli studenti islamici la cui origine è simile a quella dei talebani afghani. Quindi gli Shabaab escono vittoriosi da una lotta intestina con l’altra fazione di fondamentalisti islamici e che si chiama Isbu Ali Islam.

     
    D. - Uno dei ministri uccisi è un componente delle Corti islamiche. Solo un caso o il segnale di una ulteriore radicalizzazione della lotta?

     
    R. - Secondo me, non significa una radicalizzazione ulteriore. E’ già una situazione abbastanza estrema rispetto al passato e questo perché gli Shabaab controllano gran parte del territorio nazionale e gran parte di Mogadiscio e, quindi, stanno cercando di prendere il sopravvento sul governo.

     
    D. - Cosa ci possiamo attendere a questo punto come risposta da parte del governo di transizione?

     
    R. - Dal punto di vista militare, ben poco. E questo perché non hanno un esercito strutturato e che sia in grado di reagire alle milizie degli Shabaab. Dal punto di vista politico, certamente si tratta di un governo sostenuto dalla comunità internazionale e possiamo aspettarci una reazione se non altro di condanna da parte dell’intera comunità internazionale e quindi di ulteriore sostegno, soprattutto da parte dell’Onu, al governo di transizione nazionale.

     
    Torna positivo il Pil di Eurolandia
    La ripresa dell'economia europea è davvero partita. A certificarlo sono i dati di Eurostat che - confermando la stima flash diffusa lo scorso mese - indicano un Prodotto interno lordo (pil) di Eurolandia tornato in terreno positivo dopo ben 15 mesi di caduta libera: +0,4% nel terzo trimestre 2009, contro lo -0,2% dei tre mesi precedenti. Anche nell'Ue dei 27, il pil nel terzo trimestre 2009 è tornato a crescere dello 0,3%.

    Pakistan
    Le Forze di sicurezza pakistane hanno ucciso 12 militanti islamici, recuperando tre cadaveri, nel corso di un’operazione nella Valle dello Swat, fino a pochi mesi fa nelle mani dei talebani. Tra i talebani morti, ci sono due comandanti, Muhammad Nasim, conosciuto come Abu Faraj, e Zahid Khan.

    Esplosione sul bus di Damasco: secondo le autorità non è attentato
    Mistero sull'esplosione di un pullman di pellegrini iraniani, avvenuta oggi a Damasco. Fonti di stampa parlano di una bomba e affermano che i morti per la deflagrazione sarebbero cinque o sei e numerosi i feriti. Il ministro dell’Interno siriano, Said Sammur, esclude invece l'ipotesi di un attentato: per le autorità di Damasco le vittime sarebbero tre e l'esplosione sarebbe “stata causata dallo scoppio di un pneumatico”. La deflagrazione è coincisa con la visita ufficiale in città di Said Jalili, segretario generale del Supremo consiglio iraniano per la sicurezza nazionale. La Siria è il principale partner regionale della Repubblica islamica: da trent'anni, i due Paesi sono legati da una solida alleanza politico-militare. Sulle relazioni tra Damasco e Teheran, Giada Aquilino ha intervistato Mirella Galletti, docente di Storia dei Paesi islamici alla II Università di Napoli e autrice del libro “Storia della Siria contemporanea - Popoli, istituzioni e cultura”:

    R. - È un’alleanza di interessi. Vorrei ricordare come la Siria sia stata l’unico Paese arabo ad appoggiare l’Iran nella guerra tra Iran e Iraq, quando tutto il mondo arabo sosteneva la politica di Saddam Hussein. E dovrei ricordare che l’Iran ha fornito alla Siria petrolio, ricevendo in cambio dalla Siria alcuni luoghi che prima non erano considerati di confessione sciita. Di fatto, sono state costruite delle grandi moschee in un quartiere periferico di Damasco, perché i pellegrini iraniani - parlo degli anni ’80 e ’90 - non potevano andare alla Mecca e a Medina, le città sante dell’islam, come pure a Kerbala e Najaf, che sono le città sante degli sciiti in Iraq. Quindi, in qualche misura, la Siria, con questo pellegrinaggio di iraniani, si sdebitava del fatto di ottenere petrolio ad un prezzo estremamente favorevole da parte dell’Iran.

     
    D. - Quanto è importante l'alleanza tra Iran e Siria in questo particolare momento storico, con le tensioni ancora in atto tra israeliani e palestinesi, le difficoltà politiche in Libano, la questione nucleare iraniana ancora da risolvere?

     
    R. - Sicuramente, questo rappresenta un asse molto importante per la regione. Vorrei inoltre ricordare che la Siria accoglie almeno due o tre milioni di profughi iracheni. Per dire come tante tensioni che sono del territorio e del vicino Oriente stanno sempre più accumulandosi verso la Siria.

     
    Consiglio dei ministri sull’Everest: il Nepal chiede così attenzione per il clima
    Tutto è pronto a Kala Patthar, la località a 5.262 metri di quota su un fianco dell'Everest, che domani accoglierà uno storico Consiglio dei ministri convocato in questo inedito contesto per richiamare l'attenzione della comunità mondiale sui problemi climatici, prima dell'apertura del Vertice sul clima di Copenaghen. Il premier, Madhav Kumar Nepal, accompagnato da 24 ministri del suo gabinetto, da collaboratori e dalla stampa nazionale ed internazionale, è arrivato oggi nell'aeroporto di Lukla, per una fase di acclimatazione, prima di salire domani sull'altipiano. Kala Patthar è un luogo di solito usato da tutti gli scalatori come tappa prima di arrivare al campo base della montagna più alta del mondo. In ottobre, sempre per sensibilizzare i grandi del mondo sul problema ambientale prima del vertice Copenaghen, il governo delle Maldive si è riunito sott'acqua.

    Honduras: no del congresso al reinsediamento di Zelaya
    Il parlamento dell'Honduras si è pronunciato oggi, dopo più di sei ore di dibattito, per abrogare il reinsediamento di Manuel Zelaya all'incarico di presidente: 111 deputati su 128 hanno votato contro il ritorno al potere di Zelaya fino al termine del suo mandato, che scade il 27 gennaio, e solo 14 si sono espressi a favore. L’ex presidente ha definito "nemici della democrazia" i deputati che hanno ratificato la sua uscita dal potere ed ha chiamato i suoi sostenitori a "non fermare la lotta contro la dittatura". Ha quindi insistito nel denunciare l'irregolarità delle elezioni del 29 novembre scorso ed ha definito il vincitore e nuovo presidente, Porfirio Lobo Sosa, "un presidente della frode".

    Corea: esplosione in istituto di ricerca militare, un morto e cinque feriti
    È di un morto e cinque feriti il bilancio di un'esplosione avvenuta in un laboratorio dell'Agenzia della Difesa a Pocheon, a nord della capitale della Corea del sud, dove erano in corso test su armi convenzionali. Il deposito si trova a 45 chilometri da Seul, e a circa 30 chilometri dal blindatissimo confine con la Corea del Nord. "C'è stata un’esplosione nel momento in cui i nostri collaboratori stavano testando dei detonatori di obice", ha dichiarato un portavoce della struttura nella quale è avvenuto l'incidente.

    Grecia: attentato ad Atene, nessuna vittima
    Un ordigno è esploso nelle prime ore di stamani davanti alla sede di una banca alla periferia di Atene. L'esplosione ha danneggiato l'ingresso di una filiale della Banca del Millennio, nel sobborgo di Nea Smyrna, senza però provocare vittime. Ieri, attacchi incendiari contro banche e un supermarket erano stati compiuti in un quartiere della capitale da un gruppo di persone incappucciate, che secondo gli inquirenti farebbero parte di un movimento anarchico. Intanto, sono stati prosciolti i tre imputati che erano accusati di collaborazione negli attentati dinamitardi e tentativi di omicidio, in nome della Ela, un'organizzazione armata il cui principale obiettivo dichiarato era di cacciare le forze militari americane dalla Grecia. Solo uno di loro, Christos Tsigarida, si è assunto la responsabilità politica per le attività dell’organizzazione fino al 1989, ma è stato ugualmente assolto per insufficienza di prove, sia perché i reati sono caduti in prescrizione. Le forze dell'ordine temono manifestazioni e non escludono neppure azioni più violente.

    Putin - terrorismo, economia e la possibile candidatura alle presidenziali 2012
    Il premier russo, Vladimir Putin, nella sua diretta mediatica con il Paese ha detto che la minaccia terroristica “rimane molto alta” e che “bisogna agire in modo molto fermo”. Dell’economia ha detto che “il picco della crisi finanziaria ed economica mondiale è stato superato, ma restano ancora alcune turbolenze sia nell'economia mondiale che in quella russa". Rispondendo poi a una domanda dei giornalisti, ha affermato che “penserà se partecipare come candidato alle elezioni presidenziali del 2012”.

    Cina: giustiziate altre cinque persone per scontri etnici nello Xinjiang
    Altri cinque condannati sono stati giustiziati a causa del loro coinvolgimento negli scontri etnici esplosi lo scorso luglio a Urumqi, capitale della regione cinese autonoma del Xinjiang. Altre due persone sono state condannate all'ergastolo dal Tribunale di Urumqi, capitale della regione. Lo scorso 30 ottobre la Corte suprema dello Xinjiang ha condannato altre nove persone per la rivolta esplosa la scorsa estate, durante la quale sono morte circa 150 persone tra cinesi han e uiguri. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 337

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