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Sommario del 01/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai teologi: se non si ha l'umiltà di sentirsi piccoli non è possibile alcuna comprensione di Dio
  • Il Papa: chi segue la lezione di Galileo non confida solo nella scienza, ma alza lo sguardo oltre se stesso, verso il Creatore di tutto
  • Benedetto XVI visiterà i servizi della Caritas di Roma alla Stazione Termini il 14 febbraio 2010
  • Il cardinale Kasper a Istanbul: il Vescovo di Roma è "servo dei servi di Dio"
  • Il cardinale Tauran in visita in Indonesia: segnali incoraggianti per il dialogo interreligioso
  • Mons. Migliore guiderà la delegazione vaticana alla Conferenza di Copenaghen sul clima
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • In vigore il Trattato di Lisbona: le istituzioni Ue parlano di “nuova era”
  • Giornata mondiale contro l’Aids: l'impegno della Chiesa
  • Il Patriarcato di Mosca pubblica una raccolta di scritti di Benedetto XVI
  • Ultimo saluto a padre Blet, grande studioso del Pontificato di Pio XII
  • Avvento nella terra di San Francesco per incontrare Gesù nella preghiera e nella gioia
  • Chiesa e Società

  • Trattato di Lisbona: le Chiese partner ufficiali nel dialogo con l'Unione Europea
  • Giornata mondiale Aids: cattolici indiani in prima linea nella cura dei malati
  • Mini-sito di Medici Senza Frontiere sulla lotta all'Aids in Sudafrica
  • L’impegno delle Suore Dorotee di Alèpè in Costa d’Avorio per combattere l’Aids
  • Comunicato dei vescovi di Senegal, Capo Verde, Guinea-Bissau e Mauritania
  • Campagna di Avvento dei Missionari della Consolata per madri e neonati di Congo ed Etiopia
  • Annuncio del governo del Rwanda: il Paese è “libero dalle mine”
  • India: attaccate tre chiese nel Tamil Nadu
  • L’Onu chiede quasi 5 miliardi di euro per soccorrere oltre 48 milioni di persone
  • Il cardinale Bagnasco: no ad un “uso strumentale della religione”
  • I movimenti cattolici a Copenaghen per la Conferenza sul clima
  • Sud Corea: dichiarazione comune di cristiani e buddisti per l’abolizione della pena di morte
  • Forte appello di pace dei vescovi di Colombia, Ecuador e Venezuela
  • Bolivia: migliaia di partecipanti all'Incontro internazionale della nuova Pentecoste
  • Cuba: 50 anni fa il primo Congresso cattolico nazionale
  • Vescovi australiani: i disabili “sono una benedizione e non un peso”
  • Messaggio dei vescovi italiani per la 14.ma Giornata mondiale della vita consacrata
  • Il cardinale Caffarra: l'Emilia-Romagna non equipari alla famiglia convivenze di diversa natura
  • A Camaldoli la 30.ma edizione dei colloqui ebraico-cristiani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dubai World annuncia trattative per la ristrutturazione del debito: in rialzo l'apertura di Borse europee e Wall Street
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai teologi: se non si ha l'umiltà di sentirsi piccoli non è possibile alcuna comprensione di Dio

    ◊   Il vero teologo è colui che non cede alla tentazione di misurare con la propria intelligenza il mistero di Dio, spesso svuotando di senso la figura di Cristo, ma è colui che è cosciente della propria limitatezza, come lo furono molti grandi Santi riconosciuti anche come grandi maestri. E’ questo il pensiero di sintesi che Benedetto XVI ha rivolto all’omelia della Messa celebrata stamattina con i membri della Commissione Teologica Internazionale, impegnati da ieri nella plenaria annuale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il prototipo del teologo saccente che studia la Sacra Scrittura come certi scienziati studiano la natura - cioè con una freddezza accademica che pretende di vivisezionare il mistero e ignora la scintilla del trascendente - Benedetto XVI lo ravvisa negli antichi scribi che indicano ai Magi la strada per Betlemme, per il Dio Bambino. Costoro, osserva, sono “grandi specialisti: possono dire dove nasce il Messia” ma “non si sentono invitati ad andare”. La notizia “non tocca la loro vita, rimangono fuori. Possono dare informazioni, ma l’informazione non diventa formazione della propria vita”:
     
    “E così anche nel nostro tempo, negli ultimi duecento anni, osserviamo la stessa cosa. Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede che ci hanno insegnato tante cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura, della storia della salvezza. Ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo: che questo Gesù era realmente Figlio di Dio (…) Si potrebbe facilmente fare grandi nomi della storia della teologia di questi duecento anni dai quali abbiamo imparato tanto, ma non è stato aperto agli occhi del loro cuore il mistero”.
     
    Il Papa è severo con questo modo di procedere che, afferma, “si mette sopra Dio”. Lo è con gli scienziati che adottano, dice, un metodo nel quale “Dio non entra” e quindi “non c’è”. Ma lo è ancor più con certa teologia che mortifica il divino e della quale spiega i difetti con un’immagine efficace:

     
    “Si pesca nelle acque della Sacra Scrittura con una rete che permette solo una certa misura per questi pesci e quanto va oltre questa misura non entra nella rete e quindi non può esistere. E così il grande mistero di Gesù, del Figlio fattosi uomo, si riduce a un Gesù storico, realmente una figura tragica, un fantasma senza carne e ossa, uno che è rimasto nel sepolcro, è corrotto, è realmente un morto”.
     
    La storia della Chiesa, tuttavia, è ricca di uomini e donne capaci di riconoscere la loro piccolezza al cospetto della grandezza di Dio, capaci di umiltà e dunque di arrivare alla verità. E di questa lunga schiera Benedetto XVI cita qualche nome:
     
    “Da Bernardette Soubirous a Santa Teresa di Lisieux con una nuova lettura della Sacra Scrittura, non scientifica, ma entrando nel cuore della Sacra Scrittura, fino ai santi e beati del nostro tempo: suor Bakhita, madre Teresa, Damian de Veuster. Potremmo elencarne tanti”.
     
    Ecco, ha proseguito il Papa, una categoria di “piccoli che sono anche dotti”, modelli cui ispirarsi perché, ha auspicato, ci aiutino “a essere veri teologi che possono annunciare il suo mistero perché toccati nella profondità del loro cuore”. Come lo fu la Madonna, o San Giovanni, o il centurione sotto Croce. O ancora San Paolo, che nella sua vicenda racchiude in modo emblematico la parabola del passaggio dalla falsa alla vera sapienza:

     
    “E così anche dopo la sua risurrezione il Signore, sulla strada verso Damasco, tocca il cuore di Saulo, che è uno dei dotti che non vedono. Lui stesso, nella prima lettera a Timoteo, si chiama ignorante in quel tempo, nonostante la sua scienza. Ma il risorto lo tocca. Diventa cieco e diventa realmente vedente. Comincia a vedere. E il dotto grande diviene un piccolo e proprio così vede la stoltezza di Dio che è saggezza, sapienza più grande di tutte le saggezze umane”.
     
    I lavori della Commissione Teologica Internazionale, presieduta dal cardinale William Levada, proseguiranno in Vaticano fino venerdì prossimo. In questa prima sessione del nuovo quinquennio, la Commissione deciderà i temi da trattare nei prossimi cinque anni e l’organizzazione concreta dei lavori. Tra i temi che il cardinale presidente ha chiesto alla Commissione di prendere in considerazione figura la questione della metodologia teologica, già affrontata durante il precedente quinquennio.

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    Il Papa: chi segue la lezione di Galileo non confida solo nella scienza, ma alza lo sguardo oltre se stesso, verso il Creatore di tutto

    ◊   “Chi guarda al cosmo, seguendo la lezione di Galileo, non potrà fermarsi solo a ciò che osserva con il telescopio, dovrà procedere oltre per interrogarsi circa il senso e il fine a cui tutto il creato orienta”. E’ quanto afferma il Papa in un messaggio inviato in occasione del convegno iniziato ieri alla Pontificia Università Lateranense sul tema “Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva. Scienza, Filosofia e teologia in dialogo”. L’evento si svolge nel contesto dell'Anno Internazionale dell'Astronomia, per celebrare il quarto centenario della scoperta del telescopio. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Il Papa descrive la meraviglia e l’emozione di Galileo, quando 400 anni fa, nel 1609, puntò per la prima volta il cielo con il telescopio, “da me escogitato – ebbe a dire lo scienziato pisano – illuminandomi prima la grazia divina”. Con questa scoperta, “tappa decisiva per la storia dell’umanità” - rileva Benedetto XVI – “la scienza diventava qualcosa di diverso da come gli antichi l'avevano sempre pensata”. “Galileo si era addentrato nelle vie sconosciute dell'universo” spalancando “la porta per osservarne gli spazi sempre più immensi” e provocando nuove domande circa l'origine stessa del cosmo. “Anche oggi – prosegue il Papa - l'universo continua a suscitare interrogativi a cui la semplice osservazione, però, non riesce a dare una risposta soddisfacente: le sole scienze naturali e fisiche non bastano”. “È la lezione di Galileo – afferma il Papa - che conduce a questa considerazione”. E’ stato infatti lo stesso scienziato pisano a sostenere che “Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico”. “Eppure – prosegue - la matematica è un'invenzione dello spirito umano per comprendere il creato”. Così, la perfetta coincidenza tra la struttura oggettiva dell'universo e la struttura intellettuale del soggetto umano, "invita a guardare ad un'unica Intelligenza creatrice” che collega queste due realtà.

     
    “Le domande sull'immensità dell'universo, sulla sua origine e sulla sua fine, come pure sulla sua comprensione – ribadisce Benedetto XVI - non ammettono una sola risposta di carattere scientifico. Chi guarda al cosmo, seguendo la lezione di Galileo, non potrà fermarsi solo a ciò che osserva con il telescopio, dovrà procedere oltre per interrogarsi circa il senso e il fine a cui tutto il creato orienta”. E in questo senso il Papa auspica un rinnovato dialogo tra conoscenze scientifiche, filosofiche e teologiche: tra loro non c’è alcun conflitto. “Al contrario, solo nella misura in cui esse riusciranno ad entrare in dialogo e a scambiarsi le rispettive competenze saranno in grado di presentare agli uomini di oggi risultati veramente efficaci”. Il Papa invita infine a evitare “un sottile rischio sotteso a tante conquiste: che l'uomo confidi solo nella scienza e dimentichi di innalzare lo sguardo oltre se stesso verso quell'Essere trascendente, Creatore di tutto, che in Gesù Cristo ha rivelato il suo volto di Amore”.

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    Benedetto XVI visiterà i servizi della Caritas di Roma alla Stazione Termini il 14 febbraio 2010

    ◊   “Un segno concreto di vicinanza e adesione alla Campagna europea di lotta alla povertà indetta per il 2010 dall'Unione Europea”. Con queste parole il cardinale vicario, Agostino Vallini, ha annunciato la visita che Benedetto XVI farà ai servizi della Caritas diocesana di Roma alla Stazione Termini, il 14 febbraio 2010. L’avvenimento è stato annunciato da una nota pubblicata sul sito web della Caritas. La struttura, realizzata venti anni fa allo scopo di offrire un riparo, cure e un pasto ai poveri e ai senzacasa che affollavano i dintorni della principale Stazione capitolina - dotata di mensa e di un poliambulatorio - è intitolata a don Luigi Di Liegro, storico fondatore della Caritas romana. Con questa visita, sottolinea la nota, “il Pontefice, quale vescovo di Roma, ha raccolto l'invito che la Conferenza Episcopale Europea ha rivolto ai vescovi del continente di aderire alla campagna visitando le opere di carità nelle loro diocesi”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Il cardinale Kasper a Istanbul: il Vescovo di Roma è "servo dei servi di Dio"

    ◊   Prosegue la visita della delegazione della Santa Sede ad Istanbul, in occasione delle celebrazioni in onore della festa liturgica di Sant’Andrea, Patrono della Chiesa di Costantinopoli: oggi parteciperà alle conversazioni bilaterali con i rappresentanti del Patriarcato Ecumenico. Lydia O’Kane ha intervistato il capo della delegazione vaticana, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani:
     
    R. - Yesterday, we had the feast of St Andrew …
    Ieri abbiamo festeggiato Sant’Andrea con una lunga liturgia ed un ricevimento. Ogni anno c’è un’ospitalità molto calorosa che ci fa vedere come i nostri rapporti siano molto amichevoli. Non ci sono problemi tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, le relazioni sono eccellenti. Il messaggio che il Santo Padre ha inviato per l’occasione è stato importante: una lunga lettera in cui ha ricordato l’impegno al dialogo delle due parti, i colloqui degli ultimi decenni per far avanzare il ristabilimento della piena comunione. Ha affrontato la questione difficile e delicata del primato del Vescovo di Roma, che non deve essere inteso in termini di potere, ma deve essere interpretato nel contesto dell’ecclesiologia di comunione, nella dimensione del servizio dell’unità, nella verità e nella carità. Il Vescovo di Roma è “servo dei servi di Dio”, secondo quanto afferma San Gregorio Magno, e “presiede nella carità”, come ha detto Sant’Ignazio di Antiochia. Ed il Papa spera si possa procedere in questa direzione. Viene anche ricordato il contributo di Giovanni Paolo II con l’Enciclica Ut Unum Sint, dove il Papa ha invitato a ricercare assieme, ispirati dal modello del primo millennio, le forme nel quale il ministero del Vescovo di Roma possa svolgere un servizio di amore riconosciuto da ognuno e da tutti. Il messaggio, per quello che ho potuto constatare, è stato ben accolto.

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    Il cardinale Tauran in visita in Indonesia: segnali incoraggianti per il dialogo interreligioso

    ◊   Si avvia a conclusione la visita in Indonesia del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, su invito dei presuli indonesiani. La visita del poporato è stata contrassegnata da incontri religiosi ed accademici con le diverse istanze musulmane del Paese e da momenti di raduno con la comunità cattolica indonesiana. Alla vigilia della fine del viaggio, il cardinale Jean-Louis Tauran traccia un primo bilancio al microfono di Romilda Ferrauto:

    R. – Je dirais qu’il était très positive…
    Posso dire che è stata una visita molto positiva nella misura in cui ho potuto anzitutto incoraggiare i vescovi e i sacerdoti a continuare il loro impegno nel dialogo interreligioso. Ciò è certamente facilitato dal fatto che la filosofia politica, se così si può dire, della società e dei responsabili indonesiani si basa sul principio che armonizza le diversità nell’unità, proprio perché l’Indonesia è un Paese caratterizzato da una grande varietà non soltanto geografica, ma anche etnica e religiosa. Nel corso della mia visita ho avuto la possibilità di parlare in tre università, un’università cattolica e due musulmane. In queste occasioni ho potuto constatare un grande desiderio degli studenti di progredire nel dialogo. Questa mattina ho anche avuto una colazione di lavoro con il ministro degli Esteri ed un certo numero di diplomatici, affrontando il tema del dialogo interreligioso ed anche in questa occasione ho potuto sentire un grande interesse affinché questo dialogo non sia soltanto teorico, ma sia soprattutto concreto. Qui c’è un’armonia reale e tutti sono d’accordo nell’affermare che la priorità è quella dell’educazione, vedere cioè cosa abbiamo in comune e come poter collaborare insieme per il bene della società. Io stesso ho proposto ai vescovi un’iniziativa molto concreta, affinché durante l’anno liturgico una domenica venga dedicata al dialogo interreligioso in modo tale da sensibilizzare i fedeli alla necessità di dialogare con gli altri credenti. Anche nei miei contatti con le personalità accademiche e politiche ho ugualmente insistito sulla necessità, forse, anche di rivedere i nostri testi di storia nelle scuole e nelle università in modo da cambiare un poco il corso delle cose.

     
    D. – Possiamo dire, allora, che una tale visita era davvero necessaria in un Paese come l’Indonesia?

     R. – Voilà, il est nécessaire et je dirais…
    Direi che era necessaria e posso dire che si è svolta in un clima di grande disponibilità intellettuale e spirituale. Tornerò, quindi, a Roma contento e soddisfatto. Evidentemente ora sono i vescovi e i sacerdoti – e su questo ho veramente molto insistito – che dovranno continuare su questa strada, dicendo che il dialogo interreligioso non viene fatto a Roma in Via della Conciliazione, ma nelle Chiese locali e a livello di comunità locali.

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    Mons. Migliore guiderà la delegazione vaticana alla Conferenza di Copenaghen sul clima

    ◊   La delegazione della Santa Sede alla XV sessione della Conferenza delle Parti alla Convenzione Onu sui cambiamenti climatici e alla V sessione della Conferenza delle Parti al Protocollo di Kyoto, in programma a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre prossimo, sarà guidata da mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu di New York.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell’informazione internazionale, l’appello dell’Onu per nuovi fondi al fine di risolvere le crisi umanitarie in varie parti del mondo.

    Dubai ristruttura il debito ma le Borse non si fidano: secondo le autorità degli Emirati Arabi Uniti la solidità economica del Paese non è a rischio.

    L’Europa e le intimidazioni del secolarismo: in cultura, l’introduzione dell'arcivescovo Hilarion (Alfeyev), presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, al libro “Europa patria spirituale” che raccoglie, in un’edizione bilingue russa e italiana, i discorsi che Joseph Ratzinger ha dedicato all’Europa nell'arco dell’ultimo decennio.

    Un articolo di Claudio Baglioni dal titolo “Quel sottile filo di luce che passa sotto la porta”: un artista risponde al Papa.

    Nell’informazione vaticana, Nicola Gori intervista suor Maria Begona Sancho, superiora delle Visitandine.

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    Oggi in Primo Piano



    In vigore il Trattato di Lisbona: le istituzioni Ue parlano di “nuova era”

    ◊   Lisbona celebra questa sera con fuochi d'artificio e una breve cerimonia ufficiale alla Torre di Belem l'entrata in vigore del Trattato dell'Unione Europea cui ha dato il suo nome, approvato due anni fa al termine dell'ultimo semestre di Presidenza europea del Portogallo. In programma discorsi dei presidenti della Commissione e dell'Europarlamento, José Manuel Barroso e Jerzy Buzek, e del nuovo presidente permanente del Consiglio europeo, il belga Herman Van Rumpuy. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    L’Unione Europea riforma le istituzioni e il loro funzionamento. Con l'entrata in vigore del nuovo Trattato, il Parlamento Ue - unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini - rafforzerà molto i suoi poteri: acquisirà un potere determinante ad esempio su agricoltura, immigrazione, bilancio e fondi strutturali che fino ad oggi sono stati fuori dal suo campo di competenza. E ci sono poi le nuove figure di riferimento: un presidente in carica per due anni e mezzo e non più per sei mesi, e un ministro degli Esteri che dovrebbe rappresentare l’UE sulla scena internazionale. Viene inoltre ridimensionato il diritto di veto di un singolo Paese nell’ambito del Consiglio europeo, il tavolo dei capi di Stato e di governo: non più voto all’unanimità (davvero difficile a 27) ma a maggioranza qualificata, praticamente per tutte le proposte normative ad eccezione di quelle riguardanti la politica estera e di sicurezza (Pesc-Pesd) e le questioni fiscali. Domani anche la Carta dei diritti fondamentali dei cittadini acquisirà la forza di un Trattato e la Corte di giustizia (da distinguere dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo che fa capo al Consiglio d’Europa organismo a 47 Paesi distinto dall’UE) sarà chiamata a giudicare sul rispetto dei suoi principi da parte degli Stati membri. Vale per tutti, tranne Gran Bretagna, Polonia e Repubblica Ceca, i quali, ricorrendo alla clausola di 'opt-out', hanno chiesto di non aderire a questa parte del nuovo Trattato. Ma c’è anche un’opzione per chi piuttosto vuole maggiore integrazione: un gruppo ristretto di Paesi potrà decidere di formare un'avanguardia e procedere più rapidamente degli altri. Se questo avverrà nel campo della Difesa, ad esempio per la formazione di un esercito 'europeo', si chiamerà 'cooperazione strutturata'. Se invece interesserà altri settori prenderà il nome di 'cooperazione rafforzata' e dovrà coinvolgere almeno nove Paesi. Diciamo che l'attesa è durata ben otto anni: partito nel 2001 tra grandi aspettative, il lavoro della Convenzione sul futuro dell'Europa aveva portato a un Trattato costituzionale affossato nel 2005 dai referendum in Francia e Olanda. Sulle sue ceneri è nato Lisbona, meno ambizioso nella forma ma con contenuti innovativi che superano i precedenti Trattati.

    Per riflettere su quale sarà da oggi in poi l’Europa dei 27, Giancarlo La Vella ha intervistato il prof. Vincenzo Buonomo, docente di Diritto Internazionale alla Pontificia Università Lateranense:

    R. – Certamente è un’Europa che cercherà di rafforzare la sua capacità operativa e non soltanto in termini di efficienza, ma anche in termini di risultati concreti, che possono riguardare un po’ tutti i cittadini. E’ un’Europa che ha ancora bisogno di tanti passaggi, per poter veramente essere un sistema integrato. Non siamo di fronte ad un’Europa federale, così come ci aveva prospettato la Costituzione firmata a Roma nel 2004, ma siamo di fronte ad un processo intergovernativo che è maggiormente integrato. Alcuni elementi sono di immediata recezione e penso alla figura del presidente del Consiglio europeo, che durerà in carica per due anni e mezzo e, quindi non un cambio ogni sei mesi; penso alla figura dell’Alto Rappresentante per la politica estera comune, anche se questo aspetto rimane ancora saldamente nelle mani degli Stati membri, perché non c’è una devoluzione completa di competenze all’Unione per questo settore.

     
    D. – Proprio su questo aspetto sono tante ancora le materie importanti che rimangono di competenza dei singoli Stati. Perché non si è voluto cedere su questo punto?

     
    R. – Io credo che gli Stati, con molto realismo, abbiano preso atto che siamo ancora lontani dall’idea di una Federazione di Stati europei. Ognuno mantiene saldamente il proprio ambito di sovranità e, quindi, di decisione. Le procedure rimangono quelle proprio di co-decisione o di armonizzazione delle legislazioni. Per alcuni aspetti ci sono dei passi in avanti e penso, per esempio, a tutta la questione del bilancio della comunità, al ruolo che potrà avere il Parlamento. Rimane, però, l’amarezza di fronte al limitato riferimento ad aspetti cosiddetti fondativi dell’integrazione europea e penso, ad esempio, alla dimensione più direttamente religiosa e quindi ai diritti legati alla libertà religiosa.

     
    D. – Il nuovo ruolo più decisivo del Parlamento europeo fa intravedere anche una considerazione maggiore per il singolo cittadino?

     
    R. – Il Parlamento europeo continua ad essere una grande cassa di risonanza in cui si esprimono valutazioni e istanze che provengono da realtà diverse presenti in Europa. Bisognerebbe in ogni caso che il Parlamento potesse veramente reagire come corpo unitario dei popoli unitari e portare cioè nell’ambito delle competenze dell’Unione anche quegli aspetti che interessano in genere tutti i cittadini europei e non soltanto una parte di essi.

     
    D. – Sarà da oggi in poi un’Europa che parlerà ad una voce sola con i grandi del mondo?

     
    R. – Certamente per quanto riguarda la risposta al famoso quesito “Chi è l’Europa?”, credo che la risposta sia ancora da costruire e proprio in ragione del funzionamento che l’Unione avrà.

     
    D. – Prof. Buonomo, c’è una considerazione particolare per le prerogative fondamentali della persona?

     
    R. – Il Trattato di Lisbona incorpora quella che è la Carta d’inizio dei diritti fondamentali del cittadino europeo e questo, però, con luci ed ombre che sono intorno a quelle disposizioni. Penso, per esempio, a tutte le questioni riguardanti le interpretazioni dei diritti e di alcuni diritti particolari come quelli riguardanti la famiglia o riguardanti le cosiddette situazioni sensibili.

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    Giornata mondiale contro l’Aids: l'impegno della Chiesa

    ◊   Reagire ad ogni forma di discriminazione relativa all’Aids e impegnarsi per raggiungere, entro il 2010, un accesso universale alla prevenzione: è quanto scrive il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata mondiale contro l’Aids. Il rapporto annuale dell’Onu sulla pandemia indica che sono 33,4 milioni i sieropositivi, mentre si registrano ogni giorno 7400 nuovi casi. L’Africa sub-sahariana rimane l’area più colpita con oltre 22 milioni di contagiati. “La Chiesa – ha detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa – non cessa di prodigarsi per combattere l’Aids”. Un impegno quotidiano svolto a tutto campo, sempre in vista della promozione della dignità dell’uomo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nell’ultimo anno, 430 mila bambini sono nati con il virus dell’Hiv e meno della metà delle donne incinte nel Sud del Mondo ha disposizione i farmaci per evitare il contagio: basterebbero questi due dati, emersi dal rapporto dell’Onu sull’Aids, per sottolineare tutta la gravità di una pandemia ben lontana dall’essere sconfitta. Anzi - è la recente denuncia dei vescovi africani - per governi e organizzazioni internazionali la lotta all’Aids non è più una priorità, complice anche la crisi economica. Resta invece una priorità per la Chiesa. Nel continente africano, le istituzioni cattoliche impegnate al fianco dei sieropositivi operano in oltre mille ospedali e 5 mila cliniche. Sono inoltre 800 gli orfanotrofi cattolici per bambini malati di Aids. In sintesi, il 40 per cento di tutti i trattamenti per l’Aids in Africa sono garantiti da enti cattolici. Il 25 per cento, se allarghiamo l’orizzonte a tutto il mondo. L’educazione è la vera sfida per la prevenzione e la cura, sottolineano le Ong cattoliche impegnate su questo fronte. In Kenya, per esempio, scuole cattoliche e parrocchie hanno dato vita a 600 programmi di informazione sull’Hiv rivolti ai più giovani. D’altro canto, evidenzia il network dei gesuiti in Africa contro l'Aids (Ajan), grazie alla capillarità della presenza di religiosi e missionari, la Chiesa arriva dove altri non possono, per portare cure, assistenza e speranza ai malati di Aids.

    In prima linea, da oltre 20 anni, nel contrasto all’Aids è la Caritas Internationalis, che in questi giorni, attraverso il suo presidente, il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, ha levato un forte appello ai governi affinché si garantiscano le cure ai bambini sieropositivi. Per una riflessione sulla Giornata dell’Onu contro l’Aids e l’impegno della Chiesa su questo fronte, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Nairobi, mons. Robert Vitillo, consigliere speciale per l’Aids della Caritas Internationalis:

     
    R. – La Chiesa è sempre molto vicina alle persone che soffrono di più. Questa pandemia continua e le stime che sono state pubblicate dall’Onu hanno indicato che più di due milioni di persone sono state infettate soltanto nel corso del 2008. Questo significa, dunque, che dobbiamo dedicarci di più alla prevenzione di questa malattia.

     
    D. – Si può dire che la Chiesa non è seconda a nessuno nell’affrontare l’Aids?

     
    R. – Sicuramente. La Chiesa è molto, molto impegnata in tanti Paesi, nei quali provvede alla maggior parte dei trattamenti, si impegna nel sostegno, nell’educazione ed anche nella prevenzione.

     
    D. – La Chiesa punta soprattutto sulla formazione dell’uomo. Un qualcosa che non costa nulla… ma chiaramente ci sono spesso interessi economici quando si parla di Aids…

     
    R. – Certamente si può dire che l’educazione ai valori non costa nulla, ma costa molto in impegno e in fatica, costa molto riuscire a scoprire questi valori e scoprire la propria dignità. E’ necessario poi aiutare i giovani a stabilire dei rapporti sani fra di loro.

     
    D. – Al momento stesso sappiamo quanto Benedetto XVI, anche nel suo viaggio in Africa, abbia fatto appello ai Paesi ricchi affinché rendano accessibili i medicinali che sono necessari per la cura…

     
    R. – L’Onu stima che al momento quasi il 40 per cento della popolazione dei Paesi poveri adesso ha accesso ai medicinali. Questo, però, significa anche che c’è ancora un 60 per cento della popolazione dei Paesi poveri che non ha accesso! C’è, poi, un problema ancora più grave che riguarda i bambini: al momento soltanto il 20 per cento dei bambini sieropositivi ha accesso ai medicinali e questo perché i medicinali non sono specifici per uso pediatrico. Bisogna, dunque, chiedere alle case farmaceutiche e agli stessi governi di promuovere la ricerca per sviluppare questi medicinali adatti specificatamente ad uso pediatrico.

    Per un aggiornamento sui progressi raggiunti dalla ricerca scientifica nella cura dell’Aids, Eliana Astorri ha intervistato il prof. Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive del Policlinico Gemelli e membro della Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids:

    R. - La ricerca non solo prosegue ma ci sono oggi degli elementi di maggiore speranza rispetto a quanti non ce ne fossero ieri perché abbiamo dei farmaci antiretrovirali potenti, molto più potenti che nel passato, ma probabilmente da soli non ce la fanno. Si è anche capita meglio quella che è la modifica cui il virus va incontro nei cosiddetti “santuari” e quindi cercare di capire come da questi “santuari” può essere sradicato. C’è tutta una lunga teoria su questo, da parte di alcuni è stata anche indicata una possibile via, quello che è certo è che si tratta di una via estremamente in salita. Il secondo aspetto riguarda il vaccino. Io credo che non sia sfuggito a chi si occupa dell’argomento quello studio americano condotto in Thailandia in cui c’è stato per la prima volta un risultato positivo nei soggetti vaccinati. Ora è chiaro che non si tratta di un vaccino già totalmente efficace. Però quel 30 per cento di efficacia e di prevenzione riscontrato rappresenta già un evento estremamente positivo.

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    Il Patriarcato di Mosca pubblica una raccolta di scritti di Benedetto XVI

    ◊   Una prima assoluta: il Patriarcato di Mosca ha pubblicato un libro che raccoglie una serie di interventi di Benedetto XVI sull’Europa. Il volume, intitolato “Europa, patria spirituale”, è in edizione bilingue italiana e russa ed è corredato da un’introduzione del presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, l’arcivescovo Hilarion di Volokolamsk. Sull’importanza ecumenica di questa pubblicazione, che verrà presentata domani a Roma, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Pierluca Azzaro, presidente vicario dell’associazione “Sofia”, che ha realizzato l’iniziativa editoriale assieme al Patriarcato di Mosca:

    R. – E’ senz’altro una pubblicazione di un valore storico enorme. Evidentemente è un segno dei tempi, tra l’altro un segno molto bello in un tempo dove - lo vediamo – sembra prevalere l’odio, il pessimismo, lo scoraggiamento. Noi cristiani siamo sempre stati accusati di essere poco credibili nella nostra testimonianza perché divisi. Ci si è sempre detto in sostanza: voi ci dite di fare la pace, di amarci, di essere generosi ma voi stessi non fate altro che litigare dalla mattina alla sera. Io credo che da questo momento in poi, dalla pubblicazione di un libro del Papa da parte del Patriarcato di Mosca, questa accusa non la si potrà più muovere a cattolici e ortodossi.

     
    D. – Ecco, gli scritti di Joseph Ratzinger, cardinale e Papa, raccolti in questo libro sono preceduti da un’introduzione dell’arcivescovo Hilarion. Si può parlare di identità di visione tra Mosca e Roma per il futuro dell’Europa che poi è il tema di questo volume?

     
    R. - Assolutamente sì. Una grande novità di questa introduzione è quella per cui si supera la dualità Occidente d’Europa-Russia. Molte volte nel testo il vescovo Hilarion sottolinea l’appartenenza della Russia all’Europa. L’identità di vedute sulla situazione europea ma anche sulla situazione mondiale dal punto di vista degli sviluppi sociali è assoluta.

     
    D. - Cosa ci si può aspettare sul fronte ecumenico da iniziative come questa pubblicazione pensando anche soprattutto all’Europa?

     
    R. – Approfitto di questa occasione per fare un annuncio: l’arcivescovo Hilarion ben volentieri verrà nell’aprile prossimo all’Università cattolica per presentare un libro che l’associazione Sofia pubblica insieme alla Libreria Editrice Vaticana, un libro del Patriarca Kirill. Anche questo è un fatto inedito nella storia dei rapporti tra le Chiese: l’editore del Papa, la Libreria Editrice Vaticana, pubblica un libro del Patriarca. Il libro è intitolato “Libertà e responsabilità alla ricerca dell’armonia. Dignità dell’uomo, libertà della persona”. Quali sviluppi? Noi non mettiamo limiti. Sicuramente è che nel mondo attuale, uniti, testimoniamo le stesse cose.

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    Ultimo saluto a padre Blet, grande studioso del Pontificato di Pio XII

    ◊   Si sono svolti stamani a Roma, nella cappella della Curia della Compagnia di Gesù, i funerali del gesuita francese padre Pierre Blet, morto domenica all’età di 91 anni. Le sue ricerche storiche sono un importante contributo per la comprensione del Pontificato di Pio XII e del magistero della Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Storico attento alla complessità, ricercatore che non prescindeva mai da una scrupolosa inchiesta negli archivi, contribuì alla realizzazione dei dodici volumi degli “Atti e documenti della Santa Sede nella Seconda Guerra Mondiale”. Si tratta di una preziosa documentazione, voluta da Papa Paolo VI, per far luce sul Pontificato di Pio XII. E’ una fonte essenziale – sottolinea l’Osservatore Romano - per chi vuole ricostruire non solo la storia della Chiesa in quel periodo, ma anche per chi vuole conoscere risvolti diplomatici, sociali, religiosi. Anche Giovanni Paolo II, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano di illustrare il magistero della Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale, aveva consigliato di leggere l’opera di padre Blet. Nato il 18 novembre 1918, padre Blet nel 1950 venne chiamato come professore di storia moderna presso la Facoltà di storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana. Insegnò storia diplomatica presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica dal 1965 al 1995 e formò molti grandi diplomatici della Santa Sede. Padre Blet era conosciuto soprattutto per i suoi studi sul modernismo e per quelli sulla vicenda del clero francese tra Seicento e Settecento, durante il regno di Luigi XIV. Era conosciuto per il suo rigore nella ricerca e nell'uso degli archivi. Era anche un esperto della diplomazia pontificia, di cui aveva tracciato un ampio panorama dalle origini sino all'inizio dell'Ottocento. Studioso dell'età moderna e delle relazioni internazionali, padre Blet studiò gli anni di Pio XII con la convinzione, maturata nelle lunghe frequentazioni delle carte della Santa Sede, che la Chiesa non avesse nulla da temere dalla storia. Nella sua ultima intervista concessa ad Avvenire, aveva detto che all’apertura degli archivi vaticani si potrà constatare che non è stato nascosto niente.

    Per un ritratto di padre Pierre Blet ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il gesuita padre Peter Gumpel, relatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Pio XII:

    R. – L’ho conosciuto bene, era un eccellente sacerdote, un uomo di grande preghiera. I nostri colloqui vertevano soprattutto su contesti storici: era una persona di fama mondiale. A suo tempo fu nominato da Paolo VI come membro del gruppo di quattro gesuiti incaricati di esaminare tutti i documenti conservati negli archivi segreti vaticani. Contribuì alla realizzazione di un’opera di 12 volumi, con oltre 5 mila pagine e documenti che si riferivano al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Questa è un’opera monumentale di permanente valore.

     
    D. – Quali passi sono stati compiuti nella comprensione del Pontificato di Pio XII, grazie alle ricerche e agli studi di padre Blet?

     
    R. – Proprio il risultato di questa ricerca, fatta da padre Blet e da tre colleghi, si trova in questa monumentale opera che fa testo e che, purtroppo, non è stata sufficientemente studiata, né dagli storici, tanto meno dai giornalisti. Uno dei meriti di padre Blet è quello di aver sempre insistito sul fatto che una persona debba esaminare i documenti, non fare speculazioni, che costano poco.

     
    D. – Lei, padre Gumpel, è relatore della Causa di Canonizzazione di Papa Pio XII. In questo percorso verso la Canonizzazione quale contributo può dare l’opera di padre Blet?

     
    R. – L’opera di padre Blet non solo può dare ma ha dato un contributo essenziale nel mio lavoro di giudice, di investigazione per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Pio XII. E' importante ricordare che l’8 maggio 2007, tredici tra cardinali e vescovi hanno giudicato unanimamente, entusiasticamente positive le virtù del Sommo Pontefice Pio XII. E questa posizione, naturalmente in parte essenzialissima, è basata proprio su questa opera alla quale padre Blet ha contribuito in modo preminente.

     
    D. – Quindi il suggerimento per cogliere la verità sul Pontificato di Pio XII, come aveva detto anche Giovanni Paolo II ai giornalisti, è di leggere l’opera di padre Blet...

     
    R. – Certamente, tempo fa ho avuto un colloquio con uno dei più famosi storici della storia moderna. Questo storico mi ha detto: “Caro collega, lei sa qual è la tragedia di noi storici di oggi? Noi facciamo per anni studi, poi ci mettiamo a scrivere, poi infine il libro esce. Chi lo legge però? Forse qualche specialista. Ma non il grande pubblico. La gente legge sempre di meno. I giornalisti ancora di meno. E allora cosa capita? Il primo idiota – sono le sue parole, non le mie – si mette davanti alle telecamere della televisione, dice le cose più sciocche e a queste la gente crede. Così si forma un’opinione pubblica. Le nostre ricerche storiche invece non vengono sufficientemente studiate o non vengono studiate affatto”. E concludeva: “Questa è la tragedia di noi storici oggi”.

     
    D. – Padre Blet, grande storico e ricercatore, quale modello indica a chi si accosta agli archivi, alla storia?

     
    R. – La storia non si può fare con speculazioni, la storia si studia esaminando i documenti. Questa è l’essenza. Il suo insegnamento era, come deve essere, anche un insegnamento sulla metodologia. E qui il principio sacrosanto è semplicemente quello di studiare i documenti: è un lavoro che prende tempo e fatica, ma se non si ha la volontà di farlo o non se ne ha la possibilità, è meglio tacere e non uscire in avventate affermazioni che, francamente, sono contraddette e in evidente contrasto con la verità dei fatti.

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    Avvento nella terra di San Francesco per incontrare Gesù nella preghiera e nella gioia

    ◊   L’Avvento nella terra di Francesco d’Assisi. Molti gli eventi in programma per accogliere Gesù, 2009 anni dopo la sua venuta tra gli uomini nel mondo. Roberta Gisotti ha intervistato padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento e direttore della rivista “San Francesco d’Assisi Patrono d’Italia”.

    D. - Saper parlare al cuore della gente, oggi poca propensa alla riflessione interiore, sempre più distratta e affaticata da mille incombenze: padre Enzo, quali iniziative d’Avvento avete predisposto quest’anno?

     
    R. – Nelle domeniche di Avvento ci sarà il Vespro nella Basilica inferiore proprio per accogliere l’invito del Papa che ci ha ricordato come l’Avvento è chiamato ad essere soprattutto un momento di sosta, di silenzio e di meditazione. Oltre a questo momento ci sono due Novene, la Novena alla festa dell’Immacolata e quella del Natale. Poi c’è un’iniziativa molto forte che è quella legata alla comunicazione, soprattutto con la rivista “San Francesco Patrono d’Italia”: abbiamo pensato in vista del Natale di stamparne circa 500 mila copie e grazie ad una convenzione con le Ferrovie italiane doneremo a tutti coloro che si metteranno in viaggio questa rivista, perché crediamo che proprio il viaggio sia un momento che possa aiutare alla riflessione, al pensarsi, al progettarsi alla luce di questa bussola che ha l’umanità, che è Gesù per il credente ma anche per coloro che non credono Gesù può dire, può donare una parola buona. Ancora, l’altra iniziativa è l’accensione dell’Albero di Natale per la prima volta quest’anno sulla piazza inferiore di San Francesco. In fondo Francesco è stato l’inventore del Presepe, lo ha messo in scena perché l’uomo possa commuoversi e possa accogliere Gesù. Direi che è stato colui che ha anticipato i mezzi di comunicazione.

     
    D. - Padre Enzo, sarà di certo un Avvento di buone intenzioni, ma quanto è difficile mantenere le promesse che pure in buona fede ci ripromettiamo nei nostri cuori?

     
    R. – A me viene in mente sempre un’affermazione: il Signore non ci chiederà quante volte abbiamo vinto, ma se abbiamo combattuto, se nella nostra vita c'è stata continuamente questa attenzione che poi permette di rialzarsi, di riprendere il cammino e di andare incontro a Gesù che viene.

     
    Chi volesse aderire alle iniziative dei Francescani di Assisi può riferirsi al sito internet www.sanfrancescopatronoditalia.it e chi fosse interessato a ricevere la rivista può telefonare al numero verde 800333733.

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    Chiesa e Società



    Trattato di Lisbona: le Chiese partner ufficiali nel dialogo con l'Unione Europea

    ◊   Entra, dunque, in vigore oggi il Trattato di Lisbona che, oltre alla riforma delle istituzioni Ue, introduce nel diritto primario dell’Unione Europea un articolo di gande importanza per le Chiese. In una nota diffusa oggi, la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), osserva che “con l’articolo 17” del Trattato, “l’Unione Europea riconosce l’identità e il contributo specifico delle Chiese e su tale base intrattiene con esse un dialogo ‘aperto, trasparente e regolare’”. In virtù di tale articolo, - riferisce l'agenzia Sir - “le Chiese e le comunità religiose potranno rafforzare il proprio dialogo con la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europei e contribuire in modo più efficace alla riflessione politica europea. Ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa e forti della propria esperienza sul campo, le Chiese potranno intrattenere un dialogo critico e costruttivo con i responsabili decisionali europei sulle politiche elaborate dall’Unione europea”. Oggi, “alla vigilia di un nuovo decennio”, le sfide urgenti che preoccupano l’Ue e le Chiese, si legge ancora nella nota, “sono le stesse: la solidarietà con i più deboli all’interno delle nostre società, l’economia al servizio dell’uomo, la solidarietà intergenerazionale e con i Paesi in via di sviluppo, il cambiamento climatico e la conservazione del creato, l’accoglienza degli immigrati e il dialogo interculturale”. “Le Chiese d’Europa – sottolinea ancora la Comece - accolgono quindi volentieri il dialogo con l’Unione Europea come strumento che permetterà loro di accompagnare più efficacemente l’Unione europea a divenire una comunità di popoli e di valori, consapevole delle proprie responsabilità, unita ed accogliente”. In questi ultimi anni è stato di fatto avviato un dialogo tra le istituzioni europee e la Comece e i suoi partner ecumenici. “Grazie a tale «dialogo di fatto» - prosegue la nota - la fiducia tra le istituzioni europee e le Chiese è cresciuta con gli anni. La Comece si augura che questo dialogo possa ora intensificarsi e approfondirsi in base all’articolo 17”. Di qui l’appello dei vescovi europei “alle Chiese e ai cristiani attraverso l’Europa, affinché colgano questa opportunità di dialogo per contribuire con competenza ed umanità al progetto europeo”. Prossimamente, la Comece presenterà, unitamente ai propri partner ecumenici della Kek (Conferenza delle Chiese europee), alcune proposte concrete alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio europei per “ancorare tale dialogo ad una pratica istituzionale regolare”. (R.P.)

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    Giornata mondiale Aids: cattolici indiani in prima linea nella cura dei malati

    ◊   Emarginazione, mancanza di cure mediche e discriminazione: in India l’Hiv colpisce milioni di persone fra adulti e bambini. In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che si celebra oggi, la Chiesa cattolica indiana ribadisce il proprio impegno nella lotta al virus. Quasi l’80% dei centri che si occupano di sieropositivi in India – ricorda l’agenzia AsiaNews - è gestito dalla Chiesa cattolica, che ha fondato circa 140 istituti sparsi per il territorio. Ad oggi la Catholic Health Association of India (Chai) ha formato circa 4 mila persone fra dottori e personale paramedico. Insieme ai cinque ospedali universitari, la rete degli istituti cattolici si è sviluppata anche nelle aree più sperdute, per garantire assistenza al maggior numero di persone. Mons. Percival Fernandez, presidente dell’Accademia nazionale St. John di Scienze mediche, sottolinea l’importanza di un approccio “umano” verso i malati, vittime in molti casi di emarginazioni. “Vi sono episodi documentati – afferma – di bambini discriminati nelle scuole. Invitiamo gli educatori a mostrare particolare attenzione ai più piccoli, con un approccio all’insegna della compassione”. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia accademia per la vita, ricorda che “milioni di indiani e centinaia di migliaia di bambini convivono con l’Aids e l’Hiv”. Anche se non vi sono dati certi, sarebbero “più di un milione i bambini sotto i 15 anni in India che hanno perso uno o entrambi i genitori” colpiti da Aids. “Il numero è in continua crescita”. I casi più drammatici di discriminazione riguardano i figli di prostitute, dalits e bambini di strada. (A.L.)

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    Mini-sito di Medici Senza Frontiere sulla lotta all'Aids in Sudafrica

    ◊   In occasione dell'odierna Giornata Mondiale per la lotta all’Aids 2009, Medici Senza Frontiere (Msf) lancia un mini-sito dedicato all’Aids in Sudafrica dove vengono raccontate le storie della gente di Khayelitsha, alla periferia di Città del Capo, sieropositiva o malata di Aids, e il modo in cui le loro vite sono cambiate in seguito all’introduzione della terapia antiretrovirale e alla cura contro la tubercolosi. E’ interessante leggere le loro storie, - riferisce l'agenzia Fides - le loro speranze e i loro sogni, mentre lottano contro la povertà, l'emarginazione e il pregiudizio. Nelle strade di Khayelitsha, una baraccopoli in continua crescita, immersa nella povertà della periferia di Città del Capo, circola un detto: “Vivere con l’Hiv, morire con la tubercolosi”, che riassume la vita in questa zona, in cui una persona su tre è sieropositiva e le infezioni derivanti dal virus Hiv rappresentano la principale causa di morte. In Sudafrica 5,5 milioni di persone, ovvero più di ogni altro Paese al mondo, convive con il virus Hiv o con l’Aids. Sebbene si tratti del maggior numero di persone al mondo sottoposte alla terapia antiretrovirale (circa 850mila), ce ne sono altrettanti milioni che non possono accedere ai farmaci salvavita di cui hanno bisogno, perché sono troppo cari o semplicemente non disponibili. Tutto questo provoca più di 350mila decessi all’anno in Sud Africa. Il virus attacca il sistema immunitario rendendo l’individuo vulnerabile a malattie infettive come la tubercolosi, che si diffonde facilmente grazie alle pessime condizioni di vita della popolazione di Khayelitsha. Fin dalle prime cure contro l’Hiv/Aids a Khayelitsha, risalenti a 10 anni fa, Medici Senza Frontiere, in collaborazione con il Ministero della Sanità sudafricano, ha sottoposto 13mila pazienti alla terapia antiretrovirale e sviluppato un modo efficace di combattere la battaglia contro la duplice epidemia mortale. Attraverso l’integrazione delle terapie contro l’Hiv e contro la tubercolosi, nella clinica di Ubuntu, dove ogni anno più di 6mila pazienti affetti da Hiv e tubercolosi, i pazienti ricevono cure migliori e i medici sono in grado di gestire meglio le loro condizioni. (R.P.)

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    L’impegno delle Suore Dorotee di Alèpè in Costa d’Avorio per combattere l’Aids

    ◊   Sono tante le attività e le iniziative della Chiesa cattolica di tutto il mondo a favore dei malati di Aids. Tra queste, grande è l’impegno delle Suore Dorotee di Vicenza in Costa d’Avorio da oltre 25 anni. Suor Tiziana Maule, giunta nel Paese africano nel 1985, fresca di laurea in medicina, fu tra i primi medici ad affrontare quella che all'epoca era una malattia nuova e incontrollabile. “Da 10 giorni – ha detto alla Fides suor Tiziana - mi ritrovo in Costa d’Avorio dopo 3 mesi di assenza dalla missione e dal servizio all’ospedale di Alèpè”. “Di specifico, di personale, per la Giornata mondiale contro l’Aids non abbiamo organizzato niente di particolare”. Il ministero della Sanità del Paese sollecita tutte le strutture pubbliche ad organizzare incontri, campagne di sensibilizzazione, di informazione. Nel Centro di Educazione Sanitaria Polivalente delle Suore Dorotee di Alèpè “stiamo elaborando il piano di attività educative e formative 2009/2010 per combattere diversamente l’Hiv/Aids nella Regione di Alèpè, del quale rimaniamo in attesa di approvazione”. La missione si occupa di educazione dei giovani, di prevenzione delle malattie e di cura degli infermi. L’ospedale di Alépé - fortemente voluto da suor Tiziana – è stato inaugurato nel 2003. Si tratta di una struttura indispensabile per una popolazione esposta a flagelli come l'Aids. (A.L.)

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    Comunicato dei vescovi di Senegal, Capo Verde, Guinea-Bissau e Mauritania

    ◊   “Sono stati compiuti progressi importanti ma restano le preoccupazioni per le difficoltà e i problemi che rischiano di minare lo sviluppo integrale delle persone”. Così i vescovi della Conferenza episcopale interterritoriale (Cei) di Senegal, Capo Verde, Guinea-Bissau e Mauritania, valutano la situazione sociale dei loro Paesi in un comunicato pubblicato al termine della prima sessione ordinaria dell’anno pastorale 2009-2010. L’incontro si è concluso domenica scorsa nella diocesi di Kolda in Senegal. “Con l’aiuto di un esperto - si legge nel comunicato inviato all’agenzia Fides - i vescovi hanno affrontato la situazione dei loro Paesi. I vescovi riconoscono alcuni progressi innegabili, i miglioramenti nel campo della democrazia e dello sviluppo umano. Ma restano preoccupati per le difficoltà e i problemi che compromettono il benessere delle popolazioni e l’effettivo sviluppo integrale di ogni persona”. Tra i problemi più gravi i vescovi indicano “l’aumento della povertà derivante dalla mancanza di una reale educazione politica, sociale, agricola e industriale, gli impegni non mantenuti, la corruzione, l'insicurezza e la crescente instabilità politica, che ostacolano gli sforzi di riconciliazione, di giustizia e di pace, e che impediscono un vero sviluppo per migliorare le condizioni di vita”. Tra gli altri temi discussi dalla Cei vi erano le conclusioni dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi; l’esortazione per la Quaresima 2010 (“Quaresima cristiana, cammino di fedeltà. Fedeltà a Cristo, fedeltà al sacerdozio”); l’Anno Sacerdotale (i vescovi invitano i sacerdoti ad approfondire la bellezza del sacerdozio e i fedeli laici a prendere coscienza del sacerdozio battesimale); il Forum sulla catechesi che si terrà dal 22 al 27 febbraio 2010 presso il Centro di formazione pedagogica di Mbour in Senegal. Il cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, nella Messa conclusiva dell’incontro, domenica scorsa, ha esortato i fedeli “a coltivare lo spirito di una vita armoniosa nella pace sociale” e ha ricordato ai responsabili politici che “coloro che sono al potere devono pensare che la politica è anche la gestione della città, non è solo vincere le elezioni”. (R.P.)

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    Campagna di Avvento dei Missionari della Consolata per madri e neonati di Congo ed Etiopia

    ◊   Parte oggi, 1° dicembre 2009, la campagna della Fondazione Mco - Missioni Consolata Onlus, denominata "A Natale regala la vita". Obiettivo della campagna è assicurare un parto sicuro e le cure postnatali alle madri e ai neonati di due regioni africane fra le più martoriate, dove da oltre trent'anni operano i Missionari della Consolata. La campagna interesserà la Provincia orientale della Repubblica Deocratica del Congo, ai confini con la regione del Kivu dove sono tuttora in corso conflitti interetnici, e l'Etiopia meridionale, recentemente colpita da una delle più gravi carestie degli ultimi vent'anni. Secondo il comunicato inviato all’agenzia Fides, l'Ospedale Nostra Signora della Consolata di Neisu, in Congo, e la clinica di Modjo, in Etiopia assicurano già servizi sanitari gratuiti ad oltre settantamila persone, fra le quali cinquemila partorienti e neonati. "Ma a Neisu e Modjo", afferma il responsabile della cooperazione di Mco, padre Antonio Rovelli, "il numero delle donne incinte che si rivolgono alle nostre strutture per un parto sicuro e le cure ai neonati sono in continuo aumento". Per questo, la Fondazione Missioni Consolata Onlus sta ampliando a Neisu e Modjo i servizi di salute matena e neonatale: sono previsti l'acquisto di nuova attrezzatura medica e di farmaci, la formazione di venticinque ostetriche professioniste, il rafforzamento dei servizi di vaccinazione neonatale, l'ampliamento del centro nutrizionale e dei servizi di prevenzione e trattamento della malaria. Senza dimenticare la lotta all'Hiv/Aids. (R.P.)

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    Annuncio del governo del Rwanda: il Paese è “libero dalle mine”

    ◊   Con un anno di anticipo rispetto ai programmi, il governo rwandese ha dichiarato di aver completato lo sminamento di 52 aree minate per un totale di circa di due milioni di metri quadrati di territorio. La notizia, diffusa dai media locali e ripresa dalla Misna, è stata riferita dal ministero della Difesa. Secondo questo dicastero, il lavoro condotto in questi anni ha consentito di neutralizzare 600 mine anti-uomo, 29 anti-carro e oltre 2000 ordigni inesplosi. Il materiale bellico risaliva agli anni 1990-1994 e le operazioni di bonifica erano cominciate nel 1995. “Il ministero della Difesa – ha detto un portavoce dello stesso dicastero – è felice di poter dichiarare che l’intero territorio rwandese è adesso libero da mine e da altri ordigni”. Le operazioni di bonifica erano state condotte rispettando le scadenze dettate dal Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine. Il Rwanda aveva aderito al Trattato nel 2000. Proprio in questi giorni a Cartagena, in Colombia, è in corso la II Conferenza di revisione del Trattato di Ottawa. Fino al 4 dicembre, i rappresentanti di oltre 150 Paesi faranno il punto sui progressi compiuti nella bonifica di territori minati in aree prima teatro di conflitto. (A.L.)

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    India: attaccate tre chiese nel Tamil Nadu

    ◊   Un gruppo composto da estremisti indù ha attaccato di nuovo una chiesa cristiana. A farne le spese, questa volta, è stata la Church of South India di Sulur, quartiere periferico di Coimbatore, nello Stato meridionale del Tamil Nadu. Gli assalitori hanno colpito ieri: dopo aver distrutto le vetrate dell’edificio, hanno lanciato pietre all’interno. Subito dopo gli scontri, è stata trovata nei pressi della chiesa una borsa piena di petrolio, diesel e pezzi di cotone: evidentemente, l’intento era quello di bruciare il luogo di culto. I leader cristiani locali credono che lo scopo sia quello di creare il panico fra i non indù che vivono nella zona. Sajan Gorge, presidente nazionale del Consiglio globale dei cristiani indiani, dice ad AsiaNews: “L’attacco è il terzo avvenuto nello Stato in due giorni. Domenica scorsa, una bomba ha distrutto i muri della chiesa di Thammathukonam”. Lo stesso giorno, “dei fondamentalisti hanno attaccato la chiesa di Konamkade, dove hanno dissacrato la statua di san Francesco Saverio proprio mentre la congregazione locale si era riunita per una processione in vista dell’Avvento. Questi attacchi contro la minoranza cristiana rappresentano una vergogna per l’anima secolare della nazione indiana. I cristiani vivono in pace e vogliono la pace: questi episodi devono spingere le autorità a fornire sicurezza e garantire la libertà di culto”. (R.P.)

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    L’Onu chiede quasi 5 miliardi di euro per soccorrere oltre 48 milioni di persone

    ◊   “Il nostro scopo è di aiutare le persone a sopravvivere il prossimo anno, e iniziare a lavorare per farle uscire da uno stato di vulnerabilità e garantire loro la dignità, la sicurezza e l’autosufficienza cui ogni essere umano ha diritto”. Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha rivolto ai Paesi ricchi un accorato appello per raccogliere gli aiuti umanitari di emergenza per il 2010. La somma richiesta è pari a 4 miliardi e 800 milioni di euro. Il denaro – riferisce la Misna – serve prevalentemente a finanziare la fornitura di alimenti, medicine, rifugi e acqua potabile a circa 48 milioni di persone in 25 Paesi. Il sottosegretario generale dell’Onu per gli Affari Umanitari, John Holmes, ha chiesto infine ai paesi ricchi di non tagliare gli aiuti per le crisi umanitarie sotto la pressione delle manovre finanziarie necessarie per affrontare la crisi economica internazionale. (A.L.)

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    Il cardinale Bagnasco: no ad un “uso strumentale della religione”

    ◊   "Da qualunque parte venga, l'uso strumentale della religione è sempre qualcosa di scorretto": ad affermarlo è l'arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, rispondendo ad una domanda dei giornalisti in merito alla vicenda del referendum sull'edificazione di nuovi minareti che si è svolto domenica in Svizzera. Il porporato – riferisce il Sir - è intervenuto ieri sera a margine della presentazione del libro 'Benedetto XV, profeta di pace in un mondo in crisi' che si è svolta presso il Museo diocesano di Genova. Parlando dell'opera di Papa Benedetto XV, il cardinale ha rivolto un appello "a tutti gli uomini di buona volontà a ricercare la pace”. E' urgente - ha affermato - "mettere in atto cammini di riconciliazione, di collaborazione e quindi di pacificazione”. E' necessario, ha aggiunto il cardinale, “percorrere cammini di pace, cammini di pace concreti e non solamente dichiarati, ma operati, sia a livelli alti, nelle istituzioni internazionali, sia anche a livelli ordinari, quotidiani". Infatti, ha proseguito il presidente della Cei, “sappiamo che sarebbe un'illusione credere che i cammini della pace debbano essere decisi e messi in atto solamente da chi ha responsabilità ad alto e ad altissimo livello". Tali percorsi “sono necessari ma richiedono un ethos comune dei popoli” che devono trovare attuazione sempre “nella vita quotidiana, dalla famiglia, al lavoro, alla società civile nei suoi diversi aspetti”. Un ethos “ispirato, non alla conflittualità, ma al superamento delle tensioni - ha spiegato - è la condizione necessaria affinché i cammini di pace a livello alto ed internazionale possano avere un riscontro e possano essere realizzabili”. “Altrimenti – ha concluso il cardinale Angelo Bagnasco - come ben sappiamo diventa solamente una utopia difficilmente attuata ed attuabile”. (A.L.)

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    I movimenti cattolici a Copenaghen per la Conferenza sul clima

    ◊   Leader della Chiesa cattolica, sostenitori, agenzie di aiuto e gruppi di sostegno stanno unendo le loro forze per esortare i leader mondiali a parlare di “giustizia climatica” al vertice sui cambiamenti del clima. La Caritas Internationalis e il Catholic Group International Cooperation for Development and Soidarity (Cidse) rappresentano 180 agenzie cattoliche che lottano per un nuovo accordo sui cambiamenti climatici che metta i poveri al primo posto. L'obiettivo, spiega un comunicato Caritas, è portare rappresentanti e vescovi di 25 Paesi a Copenaghen per esercitare pressioni sui Governi affinché “lascino un'eredità verde alle generazioni future”. Tra i Paesi interessati, figurano Messico, Zambia, Sudafrica, Mozambico e Kenya, così come Stati nordamericani ed europei. Il Segretario generale di Caritas Internationalis, Lesley-Anne Knight, che sarà presente all'incontro, ha affermando che “i leader mondiali devono concordare su impegni legalmente vincolanti per tagliare le emissioni di gas serra e pagare per i danni che i cambiamenti climatici stanno avendo sulle comunità povere. Devono stabilire una nuova visione con una responsabilità condivisa nei confronti della Terra. Dobbiamo optare tutti per stili di vita meno consumistici e più sostenibili. Sarà doloroso, ma non così doloroso come non fare nulla. Il risultato di Copenaghen dovrà far parte di una nuova etica globale che ci ricolleghi alla natura, altrimenti avrà fallito”. Al Vertice nella capitale danese sarà presente anche il Segretario generale del Cidse, Bernd Nilles. “I sostenitori della Caritas e del Cidse svolgono campagne da più di 12 mesi per raggiungere un accordo giusto a Copenaghen – ha osservato –. Le comunità cattoliche del mondo vogliono che i loro leader prendano le misure necessarie per salvaguardare il nostro futuro”. Le due organizzazioni hanno condannato anche le strategie politiche e la campagna mediatica mirate a minimizzare le aspettative per il risultato del Vertice. “Rimandare è inaccettabile. Vogliamo vedere la giustizia a Copenaghen”, ha detto Nilles. Per questo, Cidse e Caritas Internationalis chiedono un accordo “giusto, efficace e vincolante” basato su “una serie di criteri fondamentali”. In primo luogo, sottolineano che i Paesi sviluppati devono impegnarsi in un finanziamento ulteriore annuale di almeno 131 miliardi di euro entro il 2020, “sfruttando meccanismi di finanziamento sicuri e prevedibili, al fine di sostenere i Paesi in via di sviluppo nel processo di adattamento ai cambiamenti climatici e per creare sostenibilità”. Ci deve essere inoltre un impegno globale a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, a ridurre le emissioni che dovrebbero raggiungere il loro picco tra il 2013 e il 2017 e a raggiungere un livello stabile di concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera intorno ai 350ppm. I Paesi industralizzati nel loro insieme, inoltre, dovranno arrivare entro il 2020 a un livello di emissioni di oltre il 40% inferiore a quello del 1990. Le decisioni di Copenaghen dovranno poi essere legalmente vincolanti e avere forza esecutiva. (R.P.)

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    Sud Corea: dichiarazione comune di cristiani e buddisti per l’abolizione della pena di morte

    ◊   “Ogni vita venuta ad esistere su questa terra è sacra. La pena di morte è per noi un ‘omicidio di stato’ che in nome della legge e dell’istituzione priva artificialmente un essere umano della sua vita insostituibile”. Inizia così il testo della dichiarazione congiunta per l’abolizione della pena di morte firmata dai cristiani e dai buddisti coreani, diffusa dalla Comunità di Sant’Egidio in occasione della ottava Giornata Mondiale “Città per la Vita, Città contro la Pena di Morte”, celebrata ieri. La Corea, - riferisce l'agenzia Fides - non avendo eseguito condanne a morte negli ultimi dodici anni, ha abolito la pena capitale de facto, “ora – prosegue la dichiarazione - non rimane altro che la sua cancellazione di diritto da parte dell’Assemblea Nazionale. Noi sosteniamo in qualsiasi caso la completa eliminazione di tale punizione estrema che non considera il carattere sacro della vita”. Dopo aver ricordato i solenni pronunciamenti delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea per l’abolizione della pena di morte, i firmatari del documento sottolineano: “La Corea del Sud deve assumere un forte senso di responsabilità nella partecipazione a tale corrente abolizionista della comunità internazionale in quanto paese membro del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite”. Poichè è stato ampiamente dimostrato che la pena di morte non ha alcun effetto sulla prevenzione del crimine, addolora che “si discuta ancora sull’uso o meno della pena di morte e di una ripresa delle esecuzioni, ogni volta che avvenga un crimine violento”. La dichiarazione sottolinea che quanti si macchiano di un reato crudele devono essere puniti severamente secondo quanto prevede la legge, “occorre peraltro lo sforzo della società per prevenire i crimini, e bisogna offrire la possibilità di una espiazione sincera e di un risveglio della propria coscienza anche a coloro che si macchino di un crimine violento”. La dichiarazione si conclude con un appello al governo, “affinché cessi di parlare di una ripresa delle esecuzioni e si adoperi più attivamente per abolire la pena di morte”, e all’Assemblea Nazionale, perché si impegni ad approvare nel corso dell’attuale legislatura, “la legge speciale abolizionista che era già stata proposta successivamente nelle ultime tre legislature”. Il testo è stato firmato a Seul dal Presidente della Conferenza episcopale della Corea, mons. Peter Kang U-il, per la Chiesa cattolica; per le altre Chiese Cristiane dal rev. O-Seong Kwon (Segretario generale del National Council of Churches of Korea); per il buddhismo dal ven. Ji Kwan (Presidente dell’Ordine Jogye) e per il buddismo Won dal rev. Seong-Taek Lee (Segretario generale). (R.P.)

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    Forte appello di pace dei vescovi di Colombia, Ecuador e Venezuela

    ◊   Continuare a lavorare per preparare la pace e la convivenza pacifica tra i popoli delle tre nazioni confinanti. E’ quanto hanno ribadito venerdì scorso a Bogotà i presidenti della Conferenze episcopali di Colombia, mons. Rubén Salazar Gómez, dell’Ecuador, mons. Antonio Arregui Yarza, e del Venezuela, mons. Ubaldo Santana Sequera. I presuli hanno rifiutato con fermezza recenti dichiarazioni da parte di esponenti politici che sembrerebbero accettare, quale sbocco ineluttabile, la guerra come metodo per risolvere alcune controversie. Mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla, parlando con i giornalisti ha sottolineato l’importanza di “essere sempre preparati per la pace e mai per lo scontro e la violenza”. “Certamente, ha precisato il presule, nessuno deve confondere quest’atteggiamento con una passività che consenta di essere offesi gratuitamente”. D’altra parte commentando il blocco commerciale venezuelano contro la Colombia, l’arcivescovo di Barranquilla, ha ricordato che questa “misura purtroppo colpisce gravemente le persone e le imprese che si trovano ad operare nelle regioni confinanti tra le due nazioni” e perciò ha espresso l’augurio che possa essere superata il più presto possibile. Mons. Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil, ha toccato un altro tema molto delicato: la corsa agli armamenti. Su tale questione ha sostenuto che si tratta “di spese inutili e pericolose”. Sarebbe auspicabile - ha affermato - che il “denaro dei popoli fosse impiegato nelle scuole e negli ospedali”. Mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera, arcivescovo di Maracaibo, ha rilevato che i vescovi del Venezuela in ogni momento lavorano per superare qualsiasi controversia o malinteso poiché si tratta di popoli fratelli e di chiese sorelle che condividono “lo stesso destino”. Il presule ha nuovamente rivolto un appello ai governanti affinché non dimentichino che in questo momento così delicato “occorrono saggezza e impegno in favore della cultura della pace”. Interpellato dai giornalisti sulla delicata situazione esistente in alcune zone di frontiera tra la Colombia e il Venezuela, l’arcivescovo di Maracaibo ha affermato infine che “è necessaria la massima vigilanza in queste zone per impedire che queste terre possano diventare santuari di gruppi armati irregolari”. (A cura di Luis Badilla)

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    Bolivia: migliaia di partecipanti all'Incontro internazionale della nuova Pentecoste

    ◊   E’ stato celebrato a Santa Cruz, a La Mansion, il 30° Incontro internazionale della nuova Pentecoste con il tema "L'Eucaristia forza dell’evangelizzazione". Questo incontro ha visto la partecipazione di persone provenienti da tutto il Paese e anche dall'estero: Perù, Cile, Paraguay, Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador, e perfino Stati Uniti d’America. L’incontro, organizzato dal Movimento di Rinnovamento Carismatico Cattolico, ha presentato un’agenda molto ricca: conferenze, celebrazioni, tavole rotonde, momenti di preghiera e momenti per condividere le testimonianze di vita. All'incontro hanno partecipato come relatori, diversi rappresentanti della Chiesa nei vari paesi, come padre José Leonardo Arboleda, il predicatore principale, venuto dall’Ecuador, che è un religioso eudista e ha lavorato proprio sul tema dell'Eucaristia come forza evangelizzatrice. Hanno partecipato anche altri sacerdoti, come Cesar Etrem arrivato dalla Colombia, José Luis Aguilar, proveniente dall’Argentina, Víctor Hugo Andrade, anche lui colombiano. Lungo tutto il tempo dell'incontro, durato una settimana, sono stati realizzati dei seminari che hanno risposto alle aspettative dei partecipanti. Ogni giorno c'erano tra le 3.000 e le 4.000 persone che partecipavano ai seminari. Alle Messe della sera si contavano tra i 5.000 e i 6.000 fedeli. Il giorno di apertura e quello di chiusura, da 6.000 a 7.000 persone hanno affollato il Pahuichi, un immenso locale in cui si è svolto questo evento. La Messa di chiusura è stata celebrata da mons. Braulio Sáez, vescovo ausiliare di Santa Cruz. (R.P.)

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    Cuba: 50 anni fa il primo Congresso cattolico nazionale

    ◊   “La convivenza umana e l'ordine sociale devono ricevere la loro forza principale da una multiforme azione guidata dalla convinzione dei membri della comunità verso il bene comune.” Così scriveva Papa Giovanni XXIII il 29 novembre 1959 ai fedeli di Cuba a motivo del Primo Congresso Cattolico Nazionale. La Commissione della Cultura della Diocesi di Santa Clara, preparò le celebrazioni. L’evento fu strutturato attorno alle assemblee dei quattro rami dell’Azione Cattolica. Una processione notturna con le torce accese, proveniente dal Cobre, dopo aver attraversato tutto il Paese, culminò nella Piazza Civica, oggi Piazza della Rivoluzione, dove venne celebrata la Santa Messa di chiusura del Congresso alla presenza dell'Immagine della Virgen de la Caridad (Madonna della Carità), con la partecipazione di circa un milione di persone, e l'Assemblea plenaria dell’Azione Cattolica. La commemorazione che si è tenuta il 28 e 29 novembre presso la Biblioteca Diocesana, a Santa Clara, piuttosto che ricordare, ha inteso guardare da una prospettiva nuova, le sfide alla Chiesa, provando a scoprire l’impegno dei cristiani di oggi. E’ stata anche allestita un’esposizione fotografica di questi 50 anni. Durante una tavola rotonda – rende noto l’agenzia Fides - sono state offerte delle testimonianze sul lavoro svolto in tutto questo tempo. Anche a Miami i cubani hanno ricordato con delle celebrazioni questo grande evento. In una loro lettera scrivono: “La Vergine della Carità aveva mobilitato tutto il popolo di Cuba”. “Ciò dimostrò la vitalità di una Chiesa impegnata per il bene comune della nazione”. Attualmente Cuba è suddivisa in 11 diocesi. Gli abitanti sono oltre 11 milioni. (A.L.)

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    Vescovi australiani: i disabili “sono una benedizione e non un peso”

    ◊   Giovedì prossimo si celebrerà la Giornata internazionale delle persone diversamente abili sul tema “Sostenere le persone disabili e i loro familiari”. Anche la Chiesa cattolica australiana (Acbc) si unisce all’evento, invitando tutti i fedeli delle parrocchie e delle diocesi del Paese a pregare per loro e affermando il ruolo importante che le persone con diversa abilità ricoprono nella stessa Chiesa e nel mondo. In una nota ripresa dal Sir i vescovi australiani ricordano anche il legame che spesso unisce povertà con chi è portatore di disabilità. “Questo giorno – afferma mons. Peter Elliott, delegato dell’Acbc alla pastorale per i disabili - può essere un’occasione per considerare e promuovere una pastorale che riconosca ogni persona parte del corpo di Cristo”. “Siamo chiamati ad agire per spronare le nostre comunità ad aprirsi in attività che includano persone con disabilità, in particolare quelle che vivono in zone isolate del paese”, come Janelle, aborigena madre di tre figli, sordo-muta fin dalla nascita, che vive nei pressi di Alice Spring nel centro dell’Australia assunta come testimonial della Giornata. “Credo sia importante considerare questa Giornata - spiega mons. Elliott - come sfida per creare un cambiamento nell’atteggiamento della società che vede nella disabilità un peso dell’umanità piuttosto che una benedizione”. (A.L.)

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    Messaggio dei vescovi italiani per la 14.ma Giornata mondiale della vita consacrata

    ◊   “Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica 'Novo millennio ineunte', si diceva lieto di aver potuto beatificare e canonizzare tanti cristiani che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita. Aggiungeva che ‘è ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria’ (n. 31). Nella stessa linea, il Santo Padre Benedetto XVI offre a tutta la Chiesa un Anno Sacerdotale, al cui centro ha posto il ricordo di un santo sacerdote, il Curato d’Ars”: si apre così il “Messaggio per la 14ª Giornata mondiale della vita consacrata”, diffuso oggi dalla Commissione episcopale italiana per il clero e la vita consacrata, col titolo “Una vita intagliata nell’essenziale”. Rivolgendosi in particolare “alle anime di vita consacrata”, nel messaggio ripreso dall'agenzia Sir, i vescovi chiedono loro “di fare proprie le intenzioni che il Papa raccomanda a tutti in questo anno” e in particolare sottolineano la “prima preoccupazione” che “riguarda i sacerdoti”. “Occorre pregare – scrivono - perché siano immagine viva del Signore Gesù e portino l’amore di Dio alle comunità loro affidate. Una seconda intenzione tocca i giovani: siamo invitati a pregare perché possano apprendere dal santo Curato d’Ars quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotale che Gesù affida a quanti accolgono la sua chiamata”. Parlando del “santo Curato d’Ars”, nel Messaggio si nota che su di lui ebbe un notevole influsso l’incontro con la vita consacrata. “Si possono ricordare in proposito almeno tre momenti: la Prima Comunione, la preparazione al sacerdozio, il desiderio costante di una vita contemplativa”. Circa la sua preparazione alla Prima Comunione, si ricorda che le artefici “furono due religiose il cui convento, negli anni della rivoluzione francese, era stato distrutto e la cui comunità era stata dispersa. Le chiese erano chiuse e per pregare ci si doveva nascondere”. Così come avvenne il giorno della Prima Comunione, nascosti in una casa protetta da carri di fieno. “San Giovanni Maria Vianney – si dice nel Messaggio - non dimenticherà mai la grazia di quel giorno e si sentì sempre debitore nei confronti delle due religiose che, con sprezzo del pericolo e fedeli alla loro consacrazione, lo accompagnarono a ricevere, per la prima volta, Gesù nel sacramento dell’Eucaristia”. Dopo aver ricordato l’aiuto che ricevette da un religioso per prepararsi al sacerdozio, dato che era quasi analfabeta, e i dubbi del Vianney che per lui fosse meglio la vita contemplativa, il Messaggio si chiude con l’invito a tutti i credenti a conoscere e familiarizzare con “la storia della santità, fonte di grande illuminazione e conforto”. (R.P.)

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    Il cardinale Caffarra: l'Emilia-Romagna non equipari alla famiglia convivenze di diversa natura

    ◊   “Onorevoli Signori, è la mia coscienza e responsabilità di cittadino, di cristiano, e di vescovo che mi induce a rivolgervi questo appello”: si apre con queste parole il testo dell’ “Appello” del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, al presidente della Regione Emilia-Romagna e ai membri della giunta e del consiglio regionale, perché non si proceda alla equiparazione alla famiglia di forme di convivenza di natura diversa. Il testo – diffuso stamane dall’ufficio stampa della arcidiocesi bolognese e ripreso dall'agenzia Sir – entra subito nel merito tecnico della vicenda, riferendosi al comma 3 dell’art. 42 del “Progetto di legge di iniziativa della Giunta Regionale (n. 274 – 11 novembre 2009) che “pone sullo stesso piano singoli individui, famiglie e convivenze nell’accesso dei servizi pubblici locali”. Caffarra richiama il fatto che “già l’Osservatorio giuridico – legislativo della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna ha espresso con pacate e convincenti argomentazioni giuridiche l’inaccettabilità di questa equiparazione. Non intendo ripeterle. Desidero rivolgermi alla vostra coscienza di responsabili del bene comune su un altro piano”. Dopo aver ricordato come “nell’omelia pronunciata in San Petronio il 4 ottobre scorso dissi che chi non riconosce la soggettività incomparabile del matrimonio e della famiglia ‘ha già insidiato il patto di cittadinanza nelle sue clausole fondamentali’, il cardinale Caffarra afferma: “E’ ciò che fareste, se quel comma fosse approvato: un attentato alle clausole fondamentali del patto di cittadinanza. Non sto giudicando le vostre intenzioni: - prosegue l'appello - nessuno ha questo diritto. Ma l’introduzione di una norma giuridica nel nostro ordinamento regionale, è un fatto pubblico che veicola significati che vanno ben oltre le intenzioni di chi lo compie. L’approvazione eventuale avrebbe a lungo andare effetti devastanti sul nostro tessuto sociale”. Il cardinale afferma quindi che “il matrimonio e la famiglia fondata su di esso è l’istituto più importante per promuovere il bene comune della nostra regione. Dove sono erosi, la società è maggiormente esposta alle più gravi patologie sociali”. Nel suo “Appello” alla Regione il cardinale Caffarra afferma poi che “la prima erosione avviene quando si pongono atti che obbiettivamente possono far diminuire la stima soprattutto nella coscienza delle giovani generazioni, dell’istituto del matrimonio e della famiglia. E ciò accadrebbe se al matrimonio e alla famiglia, così come sono costituzionalmente riconosciuti, venissero pubblicamente equiparate convivenze di natura diversa. (R.P.)

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    A Camaldoli la 30.ma edizione dei colloqui ebraico-cristiani

    ◊   Giungono quest’anno alla XXX edizione i Colloqui ebraico-cristiani. L’iniziativa, che si tiene a Camaldoli, è un’occasione per fare il punto della situazione del dialogo in Italia, tra oggettive difficoltà e nuove possibili aperture. Dal 3 al 7 dicembre, accanto a rappresentanti delle diverse fedi (il rabbino Jack Bemporad, Amos Luzzatto e il pastore Paolo Ricca) e ad esperti della storia e delle tematiche del dialogo (Anna Foa e Massimo Giuliani), verrà dato spazio alle concrete esperienze che operano da anni nel nostro paese. Le Amicizie ebraico cristiane italiane e internazionali, le riviste specializzate (SeFeR, Qol, Confronti), i gruppi e i centri di studio (Gruppo Teshuvà, Sae, Centro Cardinal Bea) che con il loro lavoro hanno reso e rendono il dialogo ebraico-cristiano possibile e fecondo in Italia, si danno appuntamento per sottolineare l’importanza del 30.mo anniversario dei Colloqui di Camaldoli. Una ricorrenza – sottolinea il Sir - in cui guardare al passato ed aprirsi al futuro, anche grazie alla presenza di giovani di entrambe le fedi e di diverse confessioni, ideali continuatori del progetto di conoscenza e rispetto che ha contraddistinto questi anni. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Dubai World annuncia trattative per la ristrutturazione del debito: in rialzo l'apertura di Borse europee e Wall Street

    ◊   Le Borse del Golfo hanno aperto la giornata in forte ribasso per il dodicesimo giorno consecutivo. Intanto, la società degli Emirati Arabi Dubai World è in trattative “costruttive” con le banche per la ristrutturazione del debito di 26 miliardi di dollari. L'annuncio fa segnare dei rialzi nelle Borse europee e a Wall Street. Il processo di ristrutturazione - spiega Dubai World in una nota - “comprenderà diverse fasi, fra le quali la valutazione delle opzioni in campo, come la cessione di beni”. Eventuali dismissioni potrebbero farsi sentire a New York, dove a Dubai World fanno capo importanti proprietà. L'annuncio dell'avvio delle trattative arriva dopo che il governo di Dubai ha fatto sapere che non ha garantito il debito della holding statale, alle prese con passività per 59 miliardi di dollari, ma ha rimandato ai creditori la responsabilità di ristrutturare il debito del colosso in crisi. Luca Collodi ha intervistato Maurizio Dallocchio, docente di Finanza aziendale all’Università Bocconi di Milano:

    R. - L’origine fondamentale di questo ulteriore momento di crisi è stata l’incapacità dello Stato di Dubai di far fronte ai suoi debiti contratti con una serie di istituzioni internazionali, fra le quali sicuramente importantissime le banche. Ora, il nervo scoperto generato recentemente, negli ultimi 18-24 mesi, da parte della crisi del subprime è ancora molto delicato e l’effetto di contagio - ovvero, sia il fatto che tutti i mercati internazionali reagiscano con paura, sia che mettano in campo delle reazioni anche estreme - è davvero dietro l’angolo. Fa piacere riscontrare che negli ultimi giorni, da venerdì scorso ad oggi, non ci sono state reazioni di vero e proprio panico. Va detto, però, che la dimensione di questa crisi è molto limitata: i 60 miliardi di dollari - cifra che fa impallidire ciascuno di noi - nella dimensione dei mercati finanziari globali è veramente poca cosa. Si pensi che il programma che il governo americano ha messo in campo agli inizi di quest’anno solo per salvare le banche americane si aggirava intorno a qualcosa come 900 miliardi di dollari. In ogni caso, quello che spaventa è che la finanza non ha ancora probabilmente manifestato tutti i suoi veri danni, tutti i danni che sono realmente in capo alle famiglie, alle organizzazioni internazionali, alle imprese: è questo ciò che ci deve far veramente riflettere. L’ingordigia della finanza ha portato adei risultati che ancora oggi non sono stati portati tutti all’incasso e in ogni caso non sono ancora tutti completamente percepiti, trasparenti.

     
    D. - La finanza, di fatto, sembra ancora andare senza limiti, si fanno ancora speculazioni a mani basse…

     
    R. - Io ho la sensazione che non sia possibile modificare le regole del gioco nel breve periodo. Il sistema si deve prima riprendere e poi lo dobbiamo riformare profondamente.

     
    Pakistan: ucciso in un attentato suicida un deputato pakistano
    Nella Valle pakistana dello Swat, a Kabal, un attentatore suicida ha ucciso Shamsher Ali Khan, deputato dell'Assemblea della Provincia della frontiera del nord-ovest (Nwfp), assieme al fratello del deputato, ferendo inoltre sette persone. Secondo una prima ricostruzione dell'attacco, l'uomo con indosso un giubbotto imbottito di esplosivo si è lanciato contro l'ingresso della residenza di Khan. L'area di Kabal si trova ad appena un chilometro dalla zona di Imam Dehri, roccaforte del leader dei talebani pakistani, Maulana Fazllullah. Mesi fa le forze di sicurezza interne hanno condotto un’offensiva nello Swat per allontanare i talebani che ne avevano il controllo. Il bilancio è stato di un centinaia di estremisti uccisi e altrettanti arrestati.

    Il ministro degli Esteri iraniano condanna la risoluzione dell’Aiea
    Il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, è tornato oggi a condannare la risoluzione del programma nucleare di Teheran, approvata venerdì scorso dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), che chiede alla Repubblica islamica di chiudere l'impianto nucleare in via di sviluppo a Fordo, vicino la città di Qom. In risposta, l’Iran ha annunciato di volere costruire dieci nuovi impianti nucleari, esprimendo rincrescimento nei confronti di tutti i Paesi dell'Aiea che hanno votato in favore della risoluzione. La Russia, che finora con la Cina ha frenato prese di posizione troppo dure nei confronti dell'Iran, ha fatto sapere di essere "seriamente preoccupata".

    Iran: Teheran conferma arresto dei cinque velisti britannici
    Il capo di gabinetto del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha confermato l'arresto dei cinque velisti britannici arrestati nel Golfo con l'accusa di essere entrati con il loro yacht in acque territoriali iraniane. I cinque erano stati intercettati dalla Marina iraniana il 25 novembre scorso, mentre erano a bordo del loro yacht da gara durante una regata dal Barhein a Dubai. L'imbarcazione, dotata di un apparecchio satellitare, potrebbe essere finita "inavvertitamente" in acque iraniane, a causa di un guasto dell'elica. Un comandante delle Guardie della rivoluzione iraniane ha aggiunto che è dovere del corpo d'elite contrapporsi a "forze straniere" nell'area strategica del Golfo. Gli arresti potrebbero acuire le tensioni tra Teheran e Londra: la Gran Bretagna è tra le potenze occidentali coinvolte da tempo in una disputa con l'Iran sulle sue ambizioni nucleari. Ma il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, ha detto che i diplomatici britannici sono in stretto contatto con le autorità iraniane e che si augura che la questione venga risolta "rapidamente".

    Trasferiti in Italia ed in Francia detenuti di Guantanamo
    Sono arrivati in Italia, nella tarda serata di ieri, due tunisini provenienti dal carcere statunitense di Guantanamo, a Cuba. I detenuti sono accusati di terrorismo e l'Italia ne aveva chiesto l'estradizione. Anche in Francia è arrivato oggi un uomo algerino in precedenza detenuto nello stesso campo di prigionia. L'uomo era uno dei cinque cittadini algerini arrestati in Bosnia Herzegovina alla fine del 2001: lo scorso 20 novembre, un giudice federale statunitense ne aveva ordinato la liberazione. Il governo di Parigi tiene a precisare che questa decisione sostiene la disposizione del presidente Obama sulla chiusura del carcere di Guantanamo.

    Disoccupazione in Italia a livelli record
    Sono oltre due milioni i disoccupati in Italia: è il dato record reso noto oggi dall’Istat. Preoccupa soprattutto la disoccupazione giovanile, che sfiora il 27%. Cifre non meno pesanti anche nell’eurozona: il numero dei senza lavoro cresce soprattutto in Spagna e Lettonia. Per il direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, l’economia è in ripresa, ma è troppo presto per parlare di un’uscita generale. Il servizio di Cecilia Seppia:

     
    La disoccupazione in Italia sale a livelli record, e il numero dei senza lavoro, per la prima volta dal marzo del 2004, sfonda la soglia dei due milioni. E’ questo il dato allarmante reso noto dall’Istat, che mette in evidenza come alla base di questa brusca impennata ci siano ancora gli effetti della crisi economica. A ottobre di quest’anno, il tasso di disoccupazione è salito all'8% dal 7,8% di settembre, un aumento del 2% che, tradotto, significa 39 mila persone senza lavoro nell’arco di 30 giorni, 236 mila invece se si guarda l’aumento su base annua. Sorprende però una particolarità: dietro l'accelerazione del ritmo di crescita della disoccupazione, e a fronte di un’occupazione per lo più stabile, ci sarebbe - secondo l’Istat - l’aumento della tendenza a cercare lavoro. Dato questo che riguarda prevalentemente l’universo delle donne e quello dei giovani, penalizzati da contratti a progetto o tempo determinato. Laura Sabbadini, direttore centrale Istat:

     
    “Noi abbiamo un certo numero di persone che non hanno lavoro. Non tutte sono disoccupate: vengono considerate disoccupate nel momento in cui lo cercano. Questo vuol dire che più persone cercano attivamente lavoro. Si tratta di un dato particolarmente evidente nella componente giovanile. Il tasso di disoccupazione fra i giovani sta crescendo dall’inizio dell’anno, fin da gennaio, e si è attestato al 26,9 per cento, cioè tre volte più elevato di quelloa complessivo. In particolare, quando parliamo di disoccupazione giovanile parlaimo di una fascia tra 15 e 24 anni. Quello che va detto è che la componente giovanile è stata particolarmente colpita dalla crisi, proprio perché era la componente più coinvolta nell’ambito dei contratti a tempo determinato, che hanno visto una diminuzione molto accentuata nei mesi della crisi”.

     
    Una conferma alle stime Istat arriva dall’Ufficio statistico europeo, secondo il quale tutti i Paesi dell’area euro su base annua hanno registrato un aumento della disoccupazione. Il tasso più basso di crescita è stato registrato in Germania (dal 7,1% al 7,5%), seguito dall’Austria, mentre quello più alto è in Lettonia (dal 9,1% al 20,9%) e Spagna. Dunque, come afferma il direttore dell’Fmi, Strauss Khann, l'economia mondiale si trova sulla "cuspide della ripresa", ma - specialmente per quanto riguarda le economie avanzate - le stime rimangono altamente incerte e l’occupazione continua a risentirne.

     
    All’Onu comincia l’esame del caso Kossovo
    La Corte internazionale di Giustizia, che per conto dell'Onu regola le controversie tra Stati, ha cominciato questa mattina all'Aja ad esaminare la legalità della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo dalla Serbia. Il parere della Corte arriverà dopo alcuni mesi. Il Kosovo ha proclamato la propria indipendenza il 17 febbraio del 2008. Ad oggi, sono 63 i Paesi che lo hanno riconosciuto come Stato indipendente. La Serbia si è tuttavia sempre opposta alla secessione ritenendola contraria al diritto internazionale, e per questo ha voluto portare il caso davanti alla Corte internazionale di Giustizia.

    Giappone: tassi fermi a 0,1%
    Prestiti al tasso dello 0,1% indirizzati alle banche commerciali: sono questi gli interventi previsti per arginare la deflazione, limitare la speculazione sui cambi e frenare la corsa dello yen. Il primo ministro giapponese, Yukio Hatoyama, ha espresso giudizi positivi sui provvedimenti presi dalla Bank of Japan (BoJ) per agevolare ancora di più le condizioni monetarie. “Anche se lieve, la tendenza deflazionistica è in aumento e abbiamo bisogno di rivitalizzare l'economia”, ha commentato.

    Rilancio di trattative per un accordo tra Mercosur e UE
    I quattro Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) e i due europei (Portogallo e Spagna) aderenti al Vertice iberamericano si sono pronunciati oggi a Estoril, in Portogallo, per un rilancio delle trattative fra il blocco commerciale sudamericano e l'Ue, avviate nel 1999 ma "in sonno" da cinque anni. Dopo una riunione a margine del Vertice iberamericano di Estoril, i sei Paesi si sono pronunciati in una dichiarazione congiunta per una “rapida ripresa dei negoziati” in vista di “un accordo equilibrato e ambizioso fra Ue e Mercosur”. La Spagna ha indicato che considererà il rilancio delle relazioni fra l'Europa e l'America Latina una priorità del suo semestre di presidenza dei 27 dal primo gennaio prossimo.

    Berlusconi in Bielorussia: critiche dall’opposizione locale e dall’opposizione italiana
    Il premier italiano, Silvio Berlusconi, ha concluso la sua visita in Bielorussia, la prima di un leader occidentale da quasi quindici anni, che ha sollevato le critiche dell'opposizione bielorussa, ma anche di quella italiana. Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, è stato accusato di violazione dei diritti fondamentali e di brogli elettorali. Lo scorso aprile, Lukashenko venne a Roma grazie al fatto che l'Ue, a seguito di alcune aperture, gli aveva sospeso il blocco del visto. Proprio ieri, il parlamento bielorusso ha concesso maggiori libertà ai partiti nelle elezioni. In Italia, il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, si è detto “sbigottito” perché Berlusconi ha parlato dell’apprezzamento per Lukashenko da parte della popolazione e ha chiesto al presidente del Consiglio di riferire in parlamento per spiegare “la nuova linea di politica estera italiana”.

    Honduras: i sostenitori di Zelaya manifestano nella capitale
    “Il popolo è con te!” hanno gridato centinaia di sostenitori dell'ex presidente di sinistra dell'Honduras, Manuel Zelaya, deposto da un golpe lo scorso giugno, durante un vivace corteo nella capitale dell’Honduras, Tegucigalpa. I manifestanti si sono uniti per protestare contro l'elezione presidenziale di domenica, che giudicano illegittima, sfilando davanti all'ambasciata del Brasile, dove Zelaya si è rifugiato da più di due mesi.

    Sri Lanka
    Il governo dello Sri Lanka ha autorizzato 128 mila profughi Tamil ad “uscire ed entrare liberamente” dai campi nel nord del Paese dove erano stati raccolti a maggio, alla fine del conflitto con l'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte). Lo riferiscono i media a Colombo. Secondo le prime informazioni raccolte nei cosiddetti "campi del benessere", dove i Tamil erano in realtà obbligati a risiedere, sotto sorveglianza dell'esercito, in attesa di controlli sulla loro posizione, non vi sono state oggi fughe di massa. Solo in seimila, secondo alcune fonti, sono definitivamente partiti nelle prime ore del via libera, anche perchè molti profughi hanno perso tutto quello che avevano nelle zone dove operava la guerriglia Tamil. Ad un certo punto, il numero dei profughi interni Tamil aveva raggiunto le 250 mila unità. Ogni famiglia che lascerà i campi riceverà generi di prima necessità da parte dell'Unicef e una somma di denaro dal governo, che spera di completare l”'operazione ritorno” dei profughi nelle loro case entro il 31 gennaio. Le difficili condizioni di vita dei profughi interni hanno creato tensioni fra le autorità cingalesi e gli organismi di assistenza internazionali e dell'Onu, al punto che Colombo aveva espulso in settembre il portavoce dell'Unicef, James Elder. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 335

     
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