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Sommario del 27/04/2009
Dal Papa il presidente bielorusso Lukashenko
◊ Questa mattina Benedetto XVI ha ricevuto il presidente della Repubblica di Bielorussia Aleksandr Lukashenko, che successivamente, accompagnato dal ministro degli Affari Esteri, Sergei Martinov, ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Durante le conversazioni, svoltesi in un clima positivo – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - sono state affrontate questioni attinenti al rapporto tra fede e ragione e al dialogo interconfessionale e interculturale. Inoltre sono stati trattati temi di carattere internazionale legati alla promozione della pace e dell’autentico progresso dell’umanità, come pure alcune problematiche interne del Paese, argomenti concernenti la Chiesa cattolica in Bielorussia e le prospettive di approfondimento della collaborazione tra le due Parti. Si è infine rilevata la pacifica convivenza che caratterizza le relazioni tra le comunità cattolica e ortodossa, nonché con le altre confessioni religiose".
Benedetto XVI riceve il principe del Galles e la duchessa di Cornovaglia
◊ Sempre, questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il principe di Galles, accompagnato dalla duchessa di Cornovaglia. Successivamente ha avuto luogo l’incontro con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “I cordiali colloqui – rileva un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede - hanno permesso lo scambio di idee su alcuni temi di interesse comune, tra cui la promozione umana e lo sviluppo dei popoli, la difesa dell’ambiente e l’importanza del dialogo interculturale e interreligioso per la promozione della pace e della giustizia nel mondo”.
Altre udienze
◊ Il Papa, sempre oggi, ha ricevuto un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale dell’Argentina, in visita "ad Limina".
Domani il Papa in visita nelle zone terremotate
◊ Benedetto XVI si recherà domani mattina in Abruzzo per incontrare le popolazioni terremotate. Alle 9.30 giungerà ad Onna, in elicottero: poi, in automobile, si trasferirà all’Aquila. Prima tappa alla Basilica di Collemaggio per l’atto di venerazione all’urna di Celestino V. Quindi, la breve sosta alla Casa dello studente, seguita dall’incontro, nel piazzale della Scuola della Guardia di Finanza a Coppito, con i sindaci e i parroci dei Comuni più colpiti dal sisma e poi con i fedeli e il personale impiegato nei soccorsi. Il Papa guiderà la recita del Regina Coeli. Infine il saluto alle rappresentanze delle categorie presenti. Alle 12.00 la partenza per il Vaticano. Ma diamo la linea ad uno dei nostri inviati in Abruzzo, Massimiliano Menichetti.
L’Aquila si prepara ad accogliere il Papa, che domani verrà nei luoghi più colpiti dal sisma del 6 aprile scorso. Benedetto XVI sarà ad Onna, Collemaggio, la Casa dello studente – nel centro città – ed infine il congedo nella Caserma di Coppito, dove si raccoglierà in preghiera con tutta L’Aquila, con tutto l’Abruzzo. Questa mattina la terra ha tremato ancora, durante i preparativi per quest’attesa visita, mentre si montano le ultime strutture. La città abbraccerà il Papa, ferita, ma non nel cuore, che batte vigoroso, come prima; me lo ha detto Mario, una delle tante persone con le quali ho parlato questa mattina. In questo scenario di attesa, proseguono i rilievi tecnici, strutturali sulle abitazioni: su oltre 15 mila crollate, sarebbero più del 54% quelle agibili. Oggi, nei pressi della stazione, sono iniziate le prime demolizioni; qui tutti attendono, però, da ieri, l’ordinanza del sindaco, che permetterà il rientro in casa per i più fortunati. Negli accampamenti, intanto, la vita è migliorata: c’è acqua calda, i riscaldamenti nelle tende funzionano ed i pasti sono assicurati a tutti. Lo ricordiamo, in città, nelle tendopoli, sono oltre 35 mila le persone; altri sono ospitati lungo la costa adriatica, nelle strutture alberghiere. Oltre 65 mila, comunque – secondo gli ultimi dati della Protezione civile – gli sfollati a causa del terremoto; senza soste il lavoro dei volontari, Protezione civile, Vigili del Fuoco. Questi ultimi, impegnati anche a recuperare gli oggetti delle persone, che pazientemente si mettono in fila per essere accompagnati davanti a quella che era la propria casa.
Ad accogliere il Papa in Abruzzo sarà l’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari. Ascoltiamolo al microfono di Massimiliano Menichetti:
R. – E’ stata un’iniziativa che viene proprio dal suo cuore di padre, di pastore, vedendo la nostra sofferenza di questo momento. La nostra tragedia è conosciuta in tutto il mondo, però la presenza del Papa, la farà conoscere ancora di più e questo ci porterà anche, certamente, ad avere ancora più solidarietà da parte di tutti e per noi questo è importante. Però, a prescindere da questo, quello che è più importante, è proprio sul piano religioso, sul piano della fede.
D. – Mons. Molinari, che cosa vi porterà il Papa?
R. – Quello che conta è che lui ci confermi nella fede. E’ lui che ci indica la strada da seguire, è lui che ci dice da quale parte sta la verità che guida il popolo cristiano; è lui che ci rassicura e che ci libera dal dubbio. In questo momento, veramente, confermare i propri fratelli nella fede, questi fratelli che sono nella prova, nella sofferenza, diventa ancora più bello, ha un sapore ancora più profondo, un significato ancora più bello. In fondo, una volta mi disse un teologo: “Io mi aspetto dal mio vescovo solo questo: che mi confermi nella fede del Cristo risorto”. Il Papa quindi, viene a confermarci in questa fede, nel Cristo risorto, con tutto quello che questo significa. Significa buttarsi dietro alle spalle tutto quello che sa di sfiducia, di rassegnazione, di dubbio; di rinuncia ad impegnarci a lottare per andare avanti. Credere nel Cristo risorto significa mettere da parte tutto quello che è cultura di morte, che è crisi della speranza per imboccare, invece, decisamente la strada dell’affidarsi totalmente al Signore, anche quando sembra tanto, tanto difficile: ed in questo momento è difficile. Di fronte ad una prova così grande, il nostro popolo ha tanta fede però, indubbiamente, è un momento difficile e quindi, la presenza del Papa ci richiama alla centralità di questa fede. E' vero, noi sappiamo che abbiamo bisogno davvero di tanta solidarietà da parte di tutti e per questo ringraziamo tutti, ma prima di tutto abbiamo bisogno di profonda fede, quella fede che genera anche la speranza, che genera la forza di andare avanti e tutto questo non lo ritroviamo nei ragionamenti umani. La povera ragione umana, di fronte a questo mistero del dolore, di una prova così grande, si arrende, non trova spiegazione. Alla luce della fede, non è che abbiamo delle spiegazioni preconfezionate, astratte, però abbiamo l’esempio di Cristo che, salendo sulla Croce, soffrendo, dando la sua vita, ha salvato tutto il mondo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Sull’attesa del Papa in Abruzzo ecco alcune testimonianze raccolte sempre da Massimiliano Menichetti:
D. – Domani ci sarà l’arrivo del Papa: che cosa vi aspettate da questa visita?
R. – (Paolo) Sarà un segno di grande speranza; incoraggiante insomma. Dà quella speranza di andare avanti, anche al di là delle macerie.
D. – E che cosa porterete al Papa?
R. – Sicuramente tanta sofferenza per la situazione che si vive; anche tanta preoccupazione per il futuro. Però, c’è la speranza di un futuro.
D. – Come stanno andando le cose?
R. - (Lucia) Per quanto riguarda l’accoglienza e l’assistenza sono ottime. Abbiamo degli angeli qui dentro. Abbiamo la Protezione civile, i Vigili del Fuoco, che danno veramente un aiuto a livello psicologico, anche fisiologico, per quanto riguarda gli ammalati. Certo, mancano le nostre quattro mura. Speriamo, però, che al più presto Dio ci dia una mano per poter rientrare nelle nostre case.
D. – Trovo straordinario il fatto che voi siate in una tenda e mi diciate: “Abbiamo di tutto e di più”. Com’è possibile una cosa del genere?
R. – Sì, perché abbiamo visto di peggio: le persone che ormai non ci sono più. E a questo punto possiamo dire veramente che Dio ci ha aiutato. Dobbiamo, allora, continuare ed andare avanti.
D. – Domani ci sarà l’arrivo del Papa. Che cosa si aspetta da questo incontro?
R. – Noi avvertiamo nell’aria questa presenza. L’avvertiamo.
D. - Come sta vivendo questa situazione?
R. – (Luciana) Con tanta pace dentro perché penso che la mia casa sia questa. Quando sono venuta qui ed ho trovato i frati, per me è stata una cosa molto importante perché sento la presenza di Cristo; nonostante tutto, vedo che Dio non ci abbandona.
D. – Lei dice: “la mia casa è questa” e sta indicando una cappella-tenda…
R. – Sì, perché qui trovo veramente, in Gesù Cristo, la forza di andare avanti.
D. – Cosa significa per lei questo arrivo del Papa?
R. – Io penso che sia molto importante, sento veramente che è Cristo sulla terra.
D. – Che cosa porterà al Papa, nel suo cuore?
R. – La preghiera per lui. Io penso che la preghiera è importante, la preghiera reciproca.
D. – Lei è dell’Aquila?
R. – (Norma) Sì, proprio aquilana. Mi manca l’Aquila, è finito tutto. Il Corso e i Portici non ci sono più ed allora è triste, ci viene da piangere.
D. – Domani verrà il Papa. Che cosa si aspetta da questo incontro con il Papa?
R. – Sempre cose buone perché quando uno ha la fede, deve sperare sempre. Già che siamo salvi, è tanto; pensando a tutte quelle persone che sono rimaste sotto le macerie, è triste.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Ascoltiamo infine don Cesare Cardoso, parroco di Onna e Monticchio, al microfono di un altro dei nostri inviati, Fabio Colagrande:
R. – Ho visto nella gente tanto entusiasmo. La gente ha detto: “Che bello”. Certamente poi, andando più in là e toccando i sentimenti di alcune persone, soprattutto quelli più feriti, che sono stati più colpiti, perché hanno perso dei cari, alcuni di loro mi hanno detto: “Noi aspettiamo il Papa”, come quelle persone o quei figli, che quando hanno un problema ad un certo punto bussano alla porta e si vedono arrivare il papà. Certamente quel papà, quel padre spirituale, non cambierà gli eventi, o quello che è successo, però ci darà tanta forza, tanta serenità, ci aiuterà spiritualmente a superare queste difficoltà.
D. – Sappiamo che Benedetto XVI ha espresso proprio il desiderio di incontrare i terremotati, di incontrare i familiari delle vittime. Come avete preparato l’accoglienza al Papa?
R. – In modo molto semplice. Se fosse stato un clima diverso, avremmo fatto chissà quante belle cose. Adesso, però, lo facciamo con tanta semplicità. Una signora mi diceva: “Padre, l’unica cosa che vorrei fare, quando vedrò il Sommo Pontefice è dargli un abbraccio e dirgli ‘la ringrazio Santità, perché è qui con noi. La sua presenza ci spinge a dare un senso alla nostra sofferenza’”.
D. – Lei don Cesare ha vissuto la Pasqua qui ad Onna nel dramma. Come è riuscito ad infondere la speranza della Resurrezione alla sua comunità?
R. – Ricordandomi le parole di San Paolo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo: la tribolazione, la fame, l’angoscia”. Nessuno e niente ci potrà separare da Lui, perché noi siamo in tutto questo più che vincitori, perché Cristo è la nostra forza ed è Cristo che ci dà tutto ed è la nostra speranza. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Raccolti in un libro gli interventi del cardinale Ratzinger sul primato della coscienza
◊ Esce domani in libreria per i tipi della Cantagalli il libro “Elogio della coscienza” (pag.176, 13,50 euro), raccolta di interventi del cardinale Joseph Ratzinger sulla questione fondamentale della coscienza. L’opera raccoglie una serie di testi preparati dal futuro Benedetto XVI, tra il 1990 e il 2000. Prendendo spunto da riflessioni su Socrate, Platone, Agostino, i Padri della Chiesa e in particolare John H. Newman, il cardinale Ratzinger si sofferma su fede, verità e coscienza. In questo servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni passaggi dell’articolato intervento del futuro Papa del 16 marzo del 1991 che dà anche il titolo alla raccolta:
“Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo — cosa che non è molto indicato fare — allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa”: il cardinale Joseph Ratzinger prende l’abbrivio dalla famosa affermazione del cardinale Newman, nella Lettera al Duca di Norfolk, per un elogio appassionato della coscienza dell’uomo. In una conferenza tenuta il 16 marzo del 1991, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sottolinea la connessione fondamentale tra coscienza e verità. Per questo, avverte, bisogna rifuggire dalla falsa concezione della coscienza soggettiva. Altrimenti, annota il porporato, anche i membri delle SS naziste sarebbero giustificati perché hanno portato a compimento le loro atrocità “con un’assoluta certezza di coscienza”. Di qui il ruolo essenziale del senso di colpa, “necessario per l’uomo quanto il dolore fisico quale sintomo che permette di riconoscere i disturbi alle normali funzioni dell’organismo”.
Chi “non è più capace di percepire la colpa – è la sua riflessione – è spiritualmente ammalato”. Il “non vedere più le colpe, l’ammutolirsi della voce della coscienza in così numerosi ambiti della vita – ribadisce – è una malattia spirituale molto più pericolosa della colpa, che uno è ancora in grado di riconoscere come tale”. La colpa è proprio quella trascuratezza che “mi ha reso sordo alla voce della verità e ai suoi suggerimenti interiori. Per questo motivo, anche i criminali che agiscono con convinzione rimangono colpevoli”. La “riduzione dell’uomo alla sua soggettività – prosegue – non libera affatto ma rende schiavo” e “significa al tempo stesso rinuncia alla verità”. Proprio la verità, soggiunge il cardinale Ratzinger, è al centro del pensiero di Newman sulla coscienza. Per il grande teologo inglese, infatti, era doveroso obbedire alla verità piuttosto che al proprio gusto, anche in contrasto con i propri sentimenti. “Un uomo di coscienza – scrive il cardinale Ratzinger – è uno che non compra mai a prezzo della rinuncia alla verità, l’andar d’accordo, il benessere, il successo, la considerazione sociale e l’approvazione da parte dell’opinione dominante”.
Per il futuro Papa qui si tocca “il punto veramente critico della modernità: l’idea della verità è stata nella pratica eliminata e sostituita con quella di progresso”. Ma, rileva, la conseguenza è che “in un mondo senza punti fissi di riferimento non ci sono più direzioni” e prendono così il sopravvento “considerazioni di utilità”. Eppure, costata, l’uomo è in grado di conoscere la verità, giacché è iscritta nel proprio cuore e la coscienza ne dà testimonianza. Richiamando San Basilio e Sant’Agostino, il cardinale Ratzinger afferma che l’amore di Dio “non ci viene imposto dall’esterno”, ma “viene infuso in noi precedentemente”. E così si comprende correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza. Il Papa, infatti, “non può imporre ai fedeli cattolici dei comandamenti solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile”, “tutto il potere che egli ha è potere della coscienza”. Ancora, mette l’accento sulla “certezza della memoria cristiana”, “l’originaria memoria del bene e del vero”. Il Papa, scrive il porporato, è garante di questa memoria che dev’essere continuamente purificata, ampliata e difesa contro le diverse forme di distruzione. Ma qual è dunque, in definitiva, la novità del Cristianesimo? Il Logos, la Verità in persona, risponde il futuro Benedetto XVI e aggiunge: solo quando conosciamo e sperimentiamo interiormente questa Verità, che "ci ha amato ed ha bruciato le nostre colpe nel suo amore", “diventiamo liberi di ascoltare con gioia e senza ansia il messaggio della coscienza”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Quei mille euro arrivati dalla Somalia: in prima pagina, Vittorio Nozza sulle iniziative delle Caritas del mondo per l’Abruzzo
Teheran apre alla soluzione dei due Stati, ma solo se lo vorranno i palestinesi: in rilievo, nell’informazione internazionale, il Vicino Oriente; per la prima volta il presidente Ahmadinejad non esclude un possibile riconoscimento dello Stato ebraico
Statale (e non pontificia) come la volle Papa Ratti: in cultura, anticipazione della relazione di Gianpaolo Romanato al convegno “Nel cuore della realtà. Agostino Gemelli e il suo tempo” organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore per il cinquantesimo anniversario della morte di padre Agostino Gemelli
Un sangue che non vuole scontentare nessuno: Gaetano Vallini recensisce il film “Il sangue dei vinti” di Michele Scavi tratto dall’omonimo romanzo di Giampaolo Pansa
La direzione finale del cosmo, contrapposizioni superabili tra scienza e teologia: Marc Leclerc alla conferenza “La questione del finalismo nei processi della natura”
Un articolo di Marco Tibaldi dal titolo “La dimensione etica dell’arte contemporanea”: riaperta a Bologna la Galleria Lercaro.
Influenza suina: oltre 100 morti in Messico. Primo caso in Spagna
◊ E’ stata fissata per giovedì a Bruxelles la riunione urgente dei ministri europei della Sanità per discutere della possibile minaccia dovuta all’influenza suina. Dell’emergenza si parla oggi anche a Lussemburgo nella riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue. L’allarme intanto è alto in tutto il mondo per il propagarsi dell’epidemia partita dal Messico, dove ha già causato almeno 103 morti, ed oltre 1.600 contagiati, mentre il Governo spagnolo ha confermato il primo caso nel Paese iberico: si tratta di un uomo tornato recentemente dal Messico. Sulle caratteristiche dell’influenza e sulle possibili ricadute sull’uomo, Roberta Rizzo ha intervistato il coordinatore italiano del dipartimento di ambiente e salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Roberto Bertollini. Ascoltiamo:
R. – Questo virus dell’influenza suina si è trasmesso all’uomo ed ha assunto delle caratteristiche tali per cui sembra avere una capacità di diffusione anche tra le persone, non direttamente in contatto con i suini. Quindi, ha sviluppato una capacità, se pure ancora non ben definita, probabilmente ancora non molto consolidata, e questo è un dato negativo di trasmettersi da persona a persona, non più soltanto da suino a persona o tra suini, evidentemente.
D. – Che cosa comporta per l’uomo, eventualmente, se c’è, diciamo, questo contatto con il virus influenzale, mutato dai suini?
R. – Diciamo che questo virus, attualmente, ha determinato appunto un numero abbastanza significativo – alcune centinaia – di casi con una polmonite piuttosto severa nei casi che si sono manifestati, e con una mortalità piuttosto alta.
D. – Si può avvicinare alla febbre aviaria che ha colpito nel passato la Cina o all’eventuale caso della “mucca pazza”?
R. – No, con la “mucca pazza” non c’è nessun riferimento, la “mucca pazza” era una cosa di tutt’altra natura, diciamo. Questo dell’influenza suina è un virus di origine animale, che si è modificato, che ha mutato alcuni geni che sono stati capaci di attaccare l’uomo, diversamente dalla forma originaria, e quindi però diciamo che si tratta di due virus diversi, due virus di gruppi diversi.
D. – C’è la possibilità di un rischio di pandemia?
R. – Ogni qualvolta che si manifesta un virus nuovo con caratteristiche patogene nuove, quindi con capacità di incidere sull’uomo rispetto ad un mancato contatto nel passato, c’è sempre questa possibilità. Quindi, questo è il motivo per il quale noi stiamo, in questo momento, sorvegliando la situazione insieme alle strutture degli Stati Uniti, del Messico, del Canada, per cercare di capire, appunto, le caratteristiche di questo virus: la sua letalità, la sua aggressività. In questo momento, però, non siamo in grado di concludere se si tratta di un inizio di una pandemia o di un virus che sta determinando, diciamo, il primo nucleo di una pandemia. Direi che bisogna stare molto cauti, prudenti e cercare di aspettare, di osservare attentamente la situazione, la sua evoluzione e capire che cosa stiamo osservando. Per il momento non va fatta nessuna conclusione né in un senso, né nell’altro.
D. – Ci sono rischi per l’Italia?
R. – No, al momento non ci sono rischi per l’Italia perché il virus è confinato nella popolazione che vive in tre zone del Messico e quella zona del sud degli Stati Uniti, quindi a noi non risultano segnalazioni di nessun tipo. L’Italia, inoltre, ha un sistema di sorveglianza sull’influenza particolarmente brillante quindi credo che, se dovessero esserci dei casi di questo tipo, sarebbero identificati molto rapidamente.
D. – Noi comunque, importiamo carne quindi, un’eventuale possibilità di contagio ci potrebbe essere in futuro oppure è un caso limitato?
R. – Non è un problema di importazioni di carni, questo. Questo è un problema, casomai, di viaggi di individui, eventualmente, che possano avere l’influenza in fase di incubazione e portarla in un territorio lontano.
Dramma dei civili in Sri Lanka: il governo rallenta l'offensiva
◊ Si aggrava di ora in ora in Sri Lanka la situazione umanitaria delle decine di migliaia di civili intrappolati nelle zone di combattimento tra Tigli Tamil ed esercito. Il governo di Colombo dopo aver respinto un appello per il cessate il fuoco da parte dei ribelli tamil ha deciso stamane di rallentare le operazioni militari per evitare di causare nuove vittime civili. Una dichiarazione che è stata, tuttavia, smentita dai portavoce dell’Esercito di liberazione delle Tigri Tamil. Sulla condizione dei civili coinvolti nel conflitto Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente nel Paese asiatico Rodolfo Pistoni, delegato internazionale della Croce Rossa Italiana:
R. – La situazione è abbastanza drammatica per quanto riguarda i civili, che sono all’interno della zona delle Tigri Tamil. Il problema è che il governo non fa passare gli aiuti umanitari. La popolazione civile all’interno era di circa 300 mila; credo che ne siano usciti 50-60 mila negli ultimi giorni. Sono all’estremo delle forze, senz’acqua, senza cibo e medicinali; le epidemie ora stanno anche avanzando.
D. – Come mai si è arrivati a questa situazione, perché nessuno dei contendenti è riuscito a cedere sulla questione dei civili?
R. – Perché non li lasciano proprio uscire; sembra che i ribelli si facciano anche un po’ scudo della popolazione civile. Diciamo che l’ultima forza che rimane ai ribelli è farsi scudo della popolazione civile per non permettere l’avanzata delle forze militari del governo all’interno.
D. – Qual è la situazione di quelli che sono riusciti ad uscire dalle zone dei combattimenti?
R. – Una volta fuori, purtroppo, quelli feriti vengono subito spostati in campi d’assistenza - ospedali o ospedali da campo - fintanto che si rimettono in forze, dopodiché vengono mandati in campi profughi, e lì rimangono perché il governo vuole effettivamente sapere se erano civili effettivi oppure facevano inizialmente parte delle Tigri, dei ribelli e poi sono divenuti civili. Quindi, queste persone, questi poveri civili resteranno ancora, per anni, in campi profughi di transito.
D. – La situazione degli operatori umanitari è difficile; quali sono i principali ostacoli che incontrate nel vostro operato?
R. – I principali ostacoli vengono soprattutto da parte dei militari governativi, che vedono quasi tutto il movimento internazionale abbastanza male, nel senso che per loro noi siamo solo la parte-Tamil. Chiaramente, noi abbiamo provato a spiegare che siamo la parte sofferente della popolazione, e per quello siamo presenti nelle zone di guerra.
D. – La situazione, secondo voi, potrebbe migliorare con la fine delle ostilità?
R. – Sì, magari in parte migliorerà di sicuro per quanto riguarda la popolazione civile, che ora è sotto il controllo dei ribelli; però, il problema è che non finirà la guerra, inizierà una mini-rappresaglia di tutti i gruppi che sono sparsi per tutto lo Sri Lanka.
D. – Comunque, la presenza umanitaria resta estremamente indispensabile…
R. – Ora sì, perché nel caso in cui queste forze internazionali umanitarie andassero via ora, potrebbe succedere veramente uno sterminio.
Iraq: uccisi tre cristiani
◊ In Iraq nuova ondata di violenza contro la comunità cristiana: tre cristiani - due donne caldee e un siro ortodosso - sono stati uccisi nella zona di Kirkuk. A riferirlo è il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni. Gli autori dell'uccisione dei cristiani al momento sarebbero sconosciuti. L’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako ha parlato di crimini terroristici. Intanto domani si aprirà, presso la sede del seminario di Ankawa, nel nord Iraq, il sinodo della Chiesa caldea. “Al centro dei lavori ci saranno la situazione della Chiesa e del popolo iracheno. I lavori, cui sono attesi circa 15 vescovi, dovrebbero durare fino alla fine del mese” spiega al Sir il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni. Il Sinodo giunge in un momento segnato da una nuova ondata di violenza. Nei giorni scorsi a Baghdad in alcuni attentati sono morte circa 60 persone. “Gli interessi in gioco in Iraq sono moltissimi – spiega Warduni - e tanti sono anche gli stranieri che entrano nel Paese; tutto ciò rende la situazione complicata. Le potenze internazionali non riescono a mettersi d’accordo per dare una soluzione ai problemi dell’Iraq che resta un Paese martoriato. Nel Sinodo pregheremo Dio e invocheremo la sua misericordia per questo popolo straziato. Tuttavia – conclude il presule – non mancano le buone notizie. Venerdì nel seminario di Ankawa ordineremo tre sacerdoti”. (A.V.)
50 milioni di nuovi poveri nei Paesi in via di sviluppo
◊ Doccia fredda sugli scenari economici mondiali. Il Comitato per lo sviluppo del FMI, riunito a Washington, ha lanciato ieri in chiusura dei lavori, un allarme aggiuntivo. Sono oltre 50 milioni le nuove vittime, soprattutto donne e bambini, della crisi economica e finanziaria, che “si è trasformata in una calamità umanitaria” per i Paesi in via di sviluppo. Da qui la richiesta alla Banca mondiale di rivedere la disponibilità di risorse finanziarie, oltre ai 100 miliardi stimati per i prossimi tre anni. “Dobbiamo tradurre – sollecita in una nota il Fondo monetario internazionale – i nostri rispettivi impegni, inclusi quelli assunti dai partecipanti del vertice del G20 di Londra, in azioni coordinate e risorse addizionali”. Gli esperti del FMI ritoccano anche le stime di ripresa per i Paesi del G20. Occorrono infatti maggiori stimoli fiscali rispetto a quelli previsti: passando da 780 a 820 miliardi di dollari nel 2009 e da 590 a 660 per il 2010, pari rispettivamente al 2 e all’1,5 del Prodotto interno lordo. A pesare sulle economie in evoluzione – ha spiegato Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, intervenuto ai lavori del FMI - il peggioramento del credito, il ridursi dei flussi di capitale verso i Paesi emergenti e la caduta dei ricavi dell'export per effetto del declino dei volumi del commercio mondiale”. Al di là dei segnali di ripresa – sottolineati nell’ultimo mese - nei Paesi industrializzati, c’è pure da annotare il taglio drastico delle stime di crescita annunciato oggi dal Giappone: da 0 per l’anno in corso a -3,3. Se fosse confermata sarebbe la peggiore contrazione dalla fine della seconda guerra mondiale. A preoccupare il Governo nipponico è la permanenza sui mercati dei cosidetti asset tossici, titoli inesigibili; una questione aperta – ha commentato il ministro delle finanze di Tokyo - che banche ed istituzioni finanziarie negli Stati Uniti e in Europa “non hanno ancora risolto del tutto”. (A cura di Roberta Gisotti)
I vescovi del Messico: rilanciare il dinamismo delle parrocchie
◊ I vescovi messicani, a conclusione della loro 87.ma Assemblea Plenaria, hanno diffuso un documento nel quale si rivolgono a tutti i “fedeli membri del Popolo di Dio pellegrini in Messico”. Nel testo i presuli sottolineano l’importanza della consacrazione della nazione allo Spirito Santo il giorno dell'apertura dell'Assemblea, così come è stato fatto il 12 ottobre 1924, e ricordano di aver chiesto la sua assistenza nel corso delle deliberazioni dedicate al rinnovamento pastorale delle parrocchie alla luce del documento di Aparecida e del magistero di Benedetto XVI. I presuli ringraziano per il contributo offerto dai vicari per la pastorale delle diverse diocesi che con le loro esperienze hanno arricchito le elaborazioni delle linee guida, in particolare nella cornice della Missione continentale. "Certamente – scrivono i vescovi - non ignoriamo né sottovalutiamo le luci e le ombre che caratterizzano questa istituzione così importante nella vita pastorale" della Chiesa messicana. I presuli ricordano anche di aver trattato la materia già nel documento episcopale del 2000 dove si richiamava l'attenzione sulla necessaria "riflessione sulla situazione che vivono le nostre parrocchie". Nel testo si esortano inoltre tutti "ad un vero rinnovamento a partire dal principio fondamentale secondo il quale le parrocchie devono continuare ad essere anzitutto comunità eucaristiche, cellule vive della Chiesa, casa e scuole di comunione". Cosa fare – si domandano i vescovi - perché le nostre parrocchie, a partire del proprio ambiente di lavoro pastorale, siano sempre più sensibili alle condizioni storiche, culturali e sociali e possano irradiare i principi della Dottrina sociale della Chiesa? Si tratta - avvertono i presuli - di "una sfida che può essere affrontata solo con una risposta pastorale inculturata". Per questo – si legge nel documento – tutti sono chiamati ad intraprendere, a partire del Documento di Aparecida, "un'azione coraggiosa di rinnovamento delle parrocchie affinché siano veri spazi di autentica iniziazione cristiana, di educazione e celebrazione della fede, all'interno delle quali i laici abbiano una parte attiva e creativa sia nell'elaborazione sia nell'esecuzione dei progetti pastorali in favore della comunità". In queste comunità - osservano i presuli - "i movimenti e le organizzazioni apostoliche devono trovare lo spazio propizio per arricchire gli altri con i propri carismi e con la testimonianza di vita dei suoi membri e, allo stesso tempo, essere parte integrante del dinamismo della vita parrocchiale". I presuli messicani sottolineano infine l'importanza del parroco come rappresentante del vescovo. Nel ringraziare i sacerdoti per il lavoro, svolto fra non poche difficoltà, ricordano che aspetta a ciascuno la prima responsabilità nel rinnovamento della pastorale. "Nel momento di concludere i lavori della nostra assemblea - si legge infine nel testo - ribadiamo tutta la nostra adesione a Benedetto XVI assicurando a lui la nostra vicinanza spirituale in quest'ora difficile del suo pontificato e ringraziandolo per aver voluto l'Anno sacerdotale". (A cura di Luis Badilla)
Bolivia: attacco informatico al sito dei vescovi
◊ In Bolivia il sito web della Conferenza episcopale www.iglesia.org.bo è stato oggetto di un attacco informatico. L’attacco è avvenuto giovedì scorso in concomitanza con l’inizio dell’Assemblea plenaria dell’episcopato che si è conclusa ieri con il lancio della Missione continentale presieduta dall'arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas. Nella grave emergenza, l'Episcopato boliviano ha potuto contare sul sostegno del sito dell'arcivescovado di Cochabamba www.iglesiacbba.org, di Infodecom www.infodecom.com e di Radio Vaticana www.radiovaticana.va. Numerosi altri siti delle chiese latinoamericane hanno dato il loro contributo per diffondere notizie sullo svolgimento della Plenaria episcopale boliviana e sugli avvenimenti di ieri, giorno dell’inizio ufficiale della Missione Continentale. Nei giorni scorsi è stato attaccato anche il sito “Bolivia Missionaria”, creato per fornire informazioni su eventi legati alla Missione Continentale. (L.B.)
Scozia: vescovi preoccupati per un progetto sulle staminali
◊ La Chiesa scozzese guarda con preoccupazione al via libera dato dal Primo Ministro Alex Salmond a un progetto di collaborazione tra scienziati cinesi e scozzesi sulle cellule staminali embrionali umane. Lo riferisce il settimanale cattolico "Scottish Catholic Observer", ripreso dall’agenzia Sir. Il progetto è stato siglato tra il Centro per la medicina rigenerativa dell'Università di Edimburgo e un centro di ricerca di Pechino specializzato in ricerca sulle cellule staminali. A firmarlo per conto del Centro scozzese è stato il prof. Ian Wilmut, il “padre” della pecora Dolly. "È preoccupante che scienziati scozzesi aiutino questo tipo di lavoro, che non è etico e non ha successo", ha dichiarato un portavoce della Chiesa cattolica scozzese. Il portavoce ha quindi ricordato che la Chiesa si oppone a ricerche che fanno uso di cellule staminali di embrioni umani, mentre non ha nulla contro ricerche condotte su cellule staminali adulte. (L.Z.)
Giunto a Gaza un altro sacerdote cattolico
◊ Padre Jorge Hernández, sacerdote argentino dell'Istituto del Verbo Incarnato, è arrivato lo scorso primo aprile a Gaza per promuovere la missione permanente della sua Congregazione nella città palestinese. La settimana successiva alla Pasqua è stato realizzato il passaggio formale della parrocchia della Sacra Famiglia, che appartiene al Patriarcato Latino di Gerusalemme, alla cura pastorale di questa famiglia religiosa nata nella città argentina di San Rafael (Mendoza). A padre Hernández, si unirà entro pochi mesi un altro sacerdote dell'Istituto del Verbo Incarnato. In tutta la Striscia di Gaza c'è un'unica parrocchia cattolica che conta 205 fedeli. Nella regione – ricorda l’agenzia Zenit – vivono anche altri 3.000 cristiani, per la maggior parte ortodossi. Il resto degli abitanti, un milione e mezzo, è di fede musulmana. Il nome della parrocchia, dedicata alla Sacra Famiglia, deriva dalla tradizione per cui Gaza sarebbe uno dei luoghi in cui San Giuseppe, la Vergine Maria e il Bambino Gesù passarono nella loro fuga verso l'Egitto. Padre Hernández ha sottolineato che “la comunità cattolica, anche se molto esigua, costituisce una grande missione. Ha lo stesso numero di fedeli che aveva la città di Ars quando arrivò il Santo Curato padre Vianney. E da Ars iniziò il rinnovamento di tutta la Francia, e in parte di tutta l'Europa”. (A.L.)
Convegno a Bordeaux sul dialogo cristiano-musulmano
◊ Si svolge oggi e domani a Bordeaux, in Francia, il primo Incontro europeo dei vescovi e delegati delle Conferenze episcopali responsabili per i rapporti con i musulmani in Europa. I partecipanti faranno il punto sulla situazione del dialogo, prendendo in esame le sfide e le questioni poste alla Chiesa Cattolica, e si consulteranno circa l’avvio di progetti comuni di collaborazione. Dopo il saluto del cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), la relazione del cardinale Jean-Louis Tauran sullo “status quaestionis”. Altro contributo di spicco, atteso nella mattinata del 28 aprile, è quello di padre Hans Vöcking, che si soffermerà sugli attuali sviluppi del dialogo cristiano-islamico, alla luce delle esperienze del Ccee e della Commissione degli episcopati delle Comunità europee con la Conferenza delle Chiese Europee (Cec-Kek, che riunisce le Chiese ortodosse, protestanti e anglicane del vecchio continente), portate avanti nell’ambito della cooperazione ecumenica. Alla seconda e terza generazione dei musulmani emigrati è inoltre dedicata la relazione di don Andrea Pacini, responsabile dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della Regione Piemonte-Valle d’Aosta.
Seminario a Nairobi sulle nuove tecnologie della comunicazione
◊ Le nuove tecnologie come strumenti per “la promozione della giustizia, della pace e della riconciliazione dei popoli che convivono con la realtà o con l’eredità della guerra e dei conflitti civili”. Su questo tema si concentra il seminario di studio promosso su iniziativa del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali (Pccs) in collaborazione con l'Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa orientale. Si terrà fino al prossimo 30 aprile a Nairoibi per “introdurre i giovani africani al tema della comunicazione sociale come veicolo di rispetto e di pace”. Circa cento i partecipanti, che cercheranno di identificare i punti di forza e di debolezza delle tradizionali forme di comunicazione all’interno delle proprie culture. I partecipanti saranno invitati “a riflettere sulle tecnologie della comunicazione sia quelle emergenti sia quelle già affermate (radio, tv, telefonia mobile, satelliti e internet) e sul loro impatto negli schemi comunicativi. Verrà anche approfondita la potenziale convergenza tra radio e internet e lo sviluppo delle possibilità di collaborazione e programmazione condivisa tra radio locali e radio operatori di diverse parti del mondo. Ai giovani dell’Africa sarà sottolineata anche “l’importanza di internet nello sviluppo di network di comunicazione, informazione e apprendimento che possono contribuire in modo significativo alla socializzazione umana e alla solidarietà per la possibile creazione di network locali e regionali”. Network “che possano servire alla promozione della giustizia, della pace e della riconciliazione”. Sarà evidenziata infine “l’importanza delle radio nazionali e locali in Africa per la promozione della risoluzione dei conflitti e la comprensione reciproca tra popoli di diverse origini religiose, politiche e tribali”. Al convegno prendono parte anche accademici, specialisti internazionali e operatori locali qualificati. (A.V.)
I giovani dell’Abruzzo nel cuore dei giovani del Meeting di Pompei il primo maggio
◊ Donare la speranza e un aiuto concreto a quanti sono stati colpiti dal terremoto dell’Abruzzo sarà uno degli obiettivi cardine del XXIII Meeting dei Giovani di Pompei, la kermesse giovanile in programma nella città mariana il prossimo primo maggio. Conto alla rovescia, dunque, per questo appuntamento che è ormai tra i maggiori d’Italia per la sua forza aggregativa e per la magia dell’atmosfera creata da migliaia di giovani riuniti insieme per pregare, fare festa, riflettere e ascoltare Dio. A dare il via alla manifestazione sarà il nuovo inno ufficiale, la canzone “Ti cercherò”. Il testo di Espedito Caiazzo, musicato da Nicola Chicchinelli, ha trionfato al concorso canoro “Dai vita al talento che è in te!”, tra le decine di canzoni in lizza per la XXIII edizione dell’happening pompeiano. “Abbiamo posto la nostra Speranza nel Dio vivente” (1 Tm 4,10) sarà il tema che guiderà, quest’anno, le riflessioni. Ma il Meeting 2009 si pone nella scia del terzo anno dell’Agorà dei giovani italiani, quello della “dimensione culturale e sociale dell’evangelizzazione” e ha scelto, nell’ambito delle sue linee guida, di dar voce alla “cultura della legalità”. A questa cultura ha dedicato ampio spazio già nei mesi precedenti attraverso incontri di preghiera, animati dalla Gioventù Francescana e dal Rinnovamento nello Spirito Santo della Campania, e da spettacoli musicali. Il viaggio attraverso il mondo della legalità passerà anche attraverso le sbarre della Casa Circondariale di Napoli – Secondigliano, da dove, alle 18.30, in un collegamento trasmesso in diretta televisiva da Napoli Canale 21, i detenuti si raccoglieranno in preghiera insieme con i giovani del Meeting per l’Adorazione Eucaristica. L’Area Meeting, inoltre, ospiterà quest’anno tantissime novità, a cominciare dallo stand con l’enorme modello plastico che riproduce il progetto di un oratorio giovanile che, con una raccolta fondi, si vuole costruire a Baga, nel Nord-Est del Togo. Metà del ricavato sarà, invece, destinato ai terremotati dell’Abruzzo. (A cura di Giovanni Peduto)
Uscite di denaro illecite nei Paesi in via di sviluppo: India al primo posto
◊ Ogni anno dall'India escono illegalmente circa 27 miliardi di dollari. E' quanto sostiene la ''Global Financial Integrity'' (GFI), organizzazione americana, che ha curato il rapporto, intitolato ''Uscite illecite dai Paesi in via di Sviluppo dal 2002 al 2006'', che comprende anche le cosiddette economie in transizione. Nello studio si legge che l'India figura al 5° posto nella lista dei Paesi nei quali ogni anno si registrano ingenti uscite di denaro attraverso canali illeciti. Il direttore della GFI ha detto che non è solo un problema dell'India. In cima alla lista infatti figurano la Cina con uscite illecite stimate da 233 a 289 miliardi di dollari, l'Arabia Saudita da 54 a 55 miliardi di dollari, il Messico da 41 a 46 miliardi di dollari e la Russia da 32 a 38 miliardi di dollari. Il rapporto del Global Financial Integrity è stato stilato sulla base dei dati relativi agli scambi commerciali e al debito estero forniti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. (R.G.)
Roma: inaugurata nuova chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe
◊ E’ stata inaugurata ieri a Roma, a Ponte di Nona, la nuova chiesa parrocchiale dedicata a San Massimiliano Kolbe. E’ stata una festa per tutta la comunità e i fedeli che da 24 anni hanno partecipato alla liturgia in un prefabbricato. La Santa Messa è stata presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Progettata dall’architetto Mattia Del Prete la struttura si compone di diversi spazi: la casa canonica, le aule per la catechesi e gli uffici parrocchiali che affacciano tutti su una corte interna coperta. La pala dell’altare è a ridosso del presbiterio con dodici quadri sulla vita di Gesù. I dipinti nella cappella sono opera di Kiko Arguello, uno degli iniziatori del Cammino neocatecumenale. Nel suo indirizzo di saluto il cardinale Vallini ha elogiato la pittura, definita il "Vangelo dei poveri" perchè attraverso le immagini i fedeli possono contemplare il Mistero. La nuova chiesa rappresenta, in particolare, un grande passo avanti proprio per il percorso neocatecumenale guidato da don Duilio e don Giuseppe. La nuova chiesa riqualifica inoltre una periferia troppo spesso dimenticata. Il vescovo Ernesto Mandara, direttore dell’Opera romana per la provvista delle nuove chiese ha sottolineato che “il Comune ha risanato la zona creando un bellissimo parco, al cui interno c’è proprio il terreno per la chiesa”. Massimiliano Kolbe è nato in Polonia nel 1894. Dopo essere entrato nell’ordine dei francescani, ha svolto un intenso apostolato missionario in Europa e Asia. Nel 1941 è deportato nel campo di concentramento di Auchwitz. Qui ha offerto la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. E' morto il 14 agosto del 1941. (A.L.)
Riapre la cucina economica del Circolo San Pietro
◊ E’ di nuovo operativa la mensa del Circolo San Pietro di via Adige, che serve 20 mila pasti caldi all'anno. Mons. Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ha benedetto lo scorso 24 aprile le due sale riaperte dopo un periodo di ristrutturazione dei locali. “Il Circolo S. Pietro – ha sottolineato mons. Boccardo – da 140 anni tenta di essere come quel Samaritano che vede il bisognoso sul ciglio della strada e vuole farsi strumento della carità del Papa. Siamo qui quindi – ha aggiunto – a prendere coscienza di questa opera di attività incessante di cui il Circolo ci dà testimonianza”. Il segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano – rende noto la rivista diocesana RomaSette - ha invocato quindi la benedizione sui volontari del Circolo San Pietro e “coloro che ogni giorno vengono qui a cercare qualcosa da mangiare ma anche consolazione, ascolto e speranza”. Entusiasta della riapertura della mensa di via Adige è stata anche Lavinia Mennuni, consigliere comunale e delegata del sindaco allo sviluppo dei rapporti con il mondo cattolico, che ha spiegato come “da sempre il Circolo S. Pietro si distingue per l'eccellenza dei servizi offerti ed è un vero e proprio punto di riferimento per il sociale. Speriamo – ha spiegato – che questo tipo di iniziative possano proliferare su tutto il territorio capitolino”. Il presidente del Circolo, il duca Leopoldo Torlonia, ha sottolineato che “le Cucine sono aperte a tutti: si conserva l'anonimato di chi siede alla mensa per mangiare un pasto caldo e nessuno va via senza essere stato servito”. (A.L.)
Sospese le trattative in Pakistan tra talebani e governo nella valle dello Swat
◊ Le trattative fra talebani e governo nella valle dello Swat, zona tribale nel nordovest del Pakistan, sono state sospese fino a quando l'esercito cesserà l’offensiva lanciata ieri. Lo ha annunciato il portavoce dei talebani che aveva negoziato un cessate il fuoco a febbraio in cambio dell'instaurazione dei tribunali islamici nella valle dello Swat. Da oltre 24 ore reparti dell'esercito pachistano sono entrati in azione in varie località del distretto, mentre Madan e Kal sono state oggetto di pesanti bombardamenti notturni. Le autorità hanno inoltre imposto il coprifuoco a tempo indeterminato a Lal Qila, Islampura, Kal Kot ed altre località vicine. In particolare, reparti militari hanno preso il controllo pieno di Lal Qila, territorio chiave nel sottodistretto di Madan. Qui i responsabili hanno ordinato la chiusura delle scuole governative, mentre tutti i mercati sono rimasti chiusi. Secondo fonti giornalistiche, nella giornata di ieri un soldato è morto, insieme ad una quarantina di talebani, fra cui il comandante Qari Shahid.
Il premier britannico Brown a Kabul
Una strategia comune per debellare il terrorismo locale, che si registra al confine col Pakistan: di questo il premier britannico Gordon Brown, giunto in visita a Kabul, ha parlato stamane con il presidente afghano Hamid Karzai. Brown ha cominciato il suo viaggio con la visita ai soldati britannici a Camp Bastion e Lashkar Gah, nella provincia meridionale di Helmand. La neo collaborazione tra i due Paesi sarà annunciata ufficialmente mercoledì prossimo e mira ad occuparsi, secondo Brown, di Afghanistan e Pakistan insieme: “Differenti ma complementari”. Nel corso della visita, Karzai in conferenza stampa ha sciolto ogni dubbio sulla sua candidatura, confermando che si ripresenterà alle prossime elezioni presidenziali, il 20 agosto prossimo.
Nucleare: nuovo appello Ue all’Iran
Appello dai ministri degli Esteri dell’Ue all’Iran sul nucleare affinché si impegni ad affiancare la comunità internazionale e venga sfruttata la grande opportunità rappresentata dalla nuova politica dell'Amministrazione Usa verso Teheran. L’appello è stato rivolto dai ministri riuniti oggi a Lussemburgo. L’obiettivo – scrivono i ministri, a conclusione dei lavori del Consiglio – è “impegnarsi seriamente, in uno spirito di rispetto reciproco, allo scopo di trovare una soluzione negoziata alla questione nucleare che soddisfi gli interessi dell'Iran, incluso lo sviluppo di energia nucleare civile, e dia una risposta alle preoccupazioni della comunità internazionale”. I ministri Esteri dell’Ue hanno espresso un “grande sostegno” alla nuova amministrazione Usa verso l'Iran.
Inizia la missione di osservatori UE per le elezioni di giugno in Libano
In vista delle consultazioni legislative libanesi del 7 giugno prossimo, il primo nucleo della missione dell'Unione Europea di osservatori elettorali ha iniziato il suo lavoro a Beirut. Nel comunicato si precisa che una squadra di nove ispettori, arrivata nella capitale libanese il 18 aprile scorso, ha preso possesso del proprio quartier generale in attesa dell'arrivo, nelle prossime settimane, di altri 90 membri della missione. Questa sarà guidata, come avvenne già per le elezioni libanesi dell'estate 2005, da Josè Ignacio Salafranca Sanchez-Neyra, eurodeputato spagnolo e membro della commissione esteri al parlamento di Strasburgo, atteso a Beirut la prossima settimana assieme ad altri 30 ispettori. Entro la seconda metà di maggio, arriveranno a Beirut i restanti 50 osservatori.
Somalia
Gli estremisti islamici di al Shabaab, ritenuto il braccio armato somalo di al Qaeda, hanno arrestato tre giornalisti e chiuso l'emittente radiofonica privata per cui lavoravano, che si chiama Jubba. Lo rende noto un comunicato dell'Unione Nazionale dei Giornalisti somali (Nusoj) diffuso oggi a Nairobi. L'operazione degli Sbabaab è avvenuta ieri a Baidoa, 245 km a nord ovest di Mogadiscio, città importante (era sede del parlamento somalo), controllata, come le zone limitrofe ed ampia parte del sud e del centro del Paese, dagli integralisti islamici. Non è la prima volta che Shabaab arresta giornalisti con motivi pretestuosi; finora, peraltro, li hanno sempre rilasciati in tempi brevi. Quelli incarcerati ieri sono rispettivamente il direttore, il redattore capo ed un cronista della radio.
In Islanda vince il partito socialdemocratico, dopo 18 anni di governi conservatori
L’Islanda, il piccolo Paese nord europeo alle prese con una grave crisi economico-finanziaria, ha scelto il cambiamento: dopo 18 anni di governo da parte dei conservatori, nelle elezioni di sabato la maggioranza è andata ai socialdemocratici. Il servizio di Giovanni Del Re:
È una netta vittoria per i socialdemocratici dell’attuale primo ministro ad interim, Johanna Sigurdardottir. Spazzando via il Partito dell’Indipendenza dell’ex premier Geir Haarde, dopo il disastro dei fallimenti bancari e del conseguente tracollo dell’economia e della valuta, la sinistra ha ottenuto in totale il 52 per cento dei voti, contando anche i Verdi. È la prima volta dal ‘44, quando l’Islanda si rese pienamente indipendente dalla Danimarca, che i socialdemocratici vincono così un’elezione. “La nazione - ha detto Sigurdardottir - ha saldato il conto con il neo-liberalismo ed il Partito dell’Indipendenza che ha governato per troppo tempo”. In effetti, questa forza politica di centro destra è stata al potere per 18 anni: adesso è crollata al 23,7 per cento. Una vittoria che segna anche una svolta nell’atteggiamento del Paese verso il Vecchio Continente. I socialdemocratici appoggiano in pieno l’adesione all’Unione Europea ma soprattutto gli islandesi sono ansiosi di poter adottare l’Euro, proprio quella moneta, fino a di recente disprezzata, e vista ora, invece, come l’unica salvezza dopo il disastro della crisi finanziaria, una crisi che ha portato le tre maggiori banche del Paese al tracollo ed ha costretto lo Stato a chiedere un urgente soccorso del Fondo monetario internazionale che ha dovuto fornire dieci miliardi di euro, indispensabili per evitare una drammatica bancarotta del Paese. (Per Radio Vaticana, Giovanni Del Re, Aki).
Accordo Fiat - Chrysler
Il sindacato Uaw ("united autoworker") ha raggiunto un accordo con Fiat, Chrysler e il governo americano sulle concessioni alla più piccola delle case automobilistiche di Detroit per il taglio dei costi in base alle richieste dell'amministrazione Usa. Intanto, General Motors presenterà oggi a Detroit la revisione del piano per tornare alla redditività. Il nuovo piano della casa di Detroit, secondo quanto riferisce il "Financial Times", comprende la chiusura di altre fabbriche, oltre alle 14 chiusure già annunciate a febbraio, e la scomparsa del marchio Pontiac.
Coree
Le tensioni montate a marzo tra le due Coree, culminate con la chiusura della frontiera da parte di Pyongyang, hanno fatto crollare gli scambi bilaterali di oltre il 30% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Secondo i dati forniti oggi dal ministero per l'Unificazione di Seul, il giro d'affari tra i due Paesi a marzo 2009 si è attestato a 108,74 milioni di dollari, il 31,1% in meno rispetto ai 157,9 milioni segnati nello stesso periodo del 2007. Il crollo degli scambi provenienti dall'area industriale di Kaesong, la città nordcoreana al confine dove sono presenti oltre 100 aziende del Sud che danno lavoro a 39.000 operai del Nord, è conseguenza diretta della chiusura totale del confine per alcuni giorni. Una chiusura decisa unilateralmente dal regime comunista per protestare contro un'imponente esercitazione militare congiunta Usa-Corea del Sud dal 9 al 20 marzo. La settimana scorsa Pyongyang ha ventilato la possibilità di porre fine al trattamento di favore garantito alle imprese sudcoreane operanti nel complesso industriale. L'operatore sudcoreano Hyundai Asan, intanto, ha annunciato l'avvio a maggio di un nuovo progetto turistico, che prevede un tour di due giorni lungo la linea smilitarizzata che divide le due Coree da oltre 50 anni.
Ecuador: Correa confermato presidente col 51% dei voti
Secondo mandato per Rafael Correa, che ha vinto ieri al primo turno delle elezioni presidenziali col 51% di voti. Alle sue spalle l'ex militare ed ex capo dello Stato Lucio Gutierrez, e l’uomo più ricco del Paese, l'imprenditore Alvaro Noboa. Il voto ha confermato le previsioni dei giorni scorsi. Il rieletto presidente ha dichiarato di “non dare alcuna importanza” alle accuse di brogli sollevate dallo sconfitto Gutierrez, il quale aveva contestato i primi dati, relativi sia alle proiezioni sia agli exit poll. Nato a Guayaquil nel 1963, il leader andino, che è economista, ha conseguito diversi master negli Usa e in Belgio. Nell’ultimo decennio in Ecuador, ben otto presidenti, per sommosse popolari, non erano riusciti a terminare il mandato - tra i quali i suoi tre predecessori.
Mosca non manderà osservatori alle esercitazioni Nato in Georgia
Mosca “non partecipera”' alle prossime manovre Nato previste in maggio in Georgia, alle quali sono stati invitati i suoi osservatori: lo ha annunciato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che ha anche “sconsigliato” gli altri Paesi di prendere parte a queste operazioni “dannose”. “È pericoloso assecondare l'attuale regime georgiano, che non ha ancora rinunciato ai tentativi di risolvere i suoi problemi con la militarizzazione e l'uso della forza”, ha dichiarato il capo della diplomazia russa, citato dall'agenzia Interfax. “Invece di tenere le esercitazioni in Georgia bisogna costringere l'attuale regime georgiano a rispettare gli impegni assunti nel quadro del piano Medvedev-Sarkozy”, ha proseguito. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 117
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