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Sommario del 25/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI agli insegnanti di religione: la dimensione religiosa rende più umano l'uomo e fa apprezzare il valore della redenzione cristiana
  • Dal Papa in udienza il primo ministro di Saint Vincent e Grenadine, piccolo Stato insulare delle Antille
  • Altre udienze e nomine
  • Il Papa ha nominato sette cardinali come suoi inviati alle celebrazioni conclusive dell'Anno Paolino, in programma il 29 giugno
  • Medio Oriente e dialogo interreligioso al centro dell'udienza del Papa al segretario della Lega araba, Amre Moussa
  • La Commissione bilaterale Israele-Santa Sede parla di "significativi progressi" dopo l'ultima riunione del 23 aprile sull'Accordo finanziario
  • Domani, in Piazza San Pietro, le canonizzazioni di cinque nuovi Santi presiedute da Benedetto XVI. Le loro storie, dal Medioevo all'inizio del Novecento
  • Il mandato francescano di "riparare" la Chiesa a 800 anni della Protoregola: un pensiero di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il commento al Vangelo della terza Domenica di Pasqua del teologo, don Massimo Serretti
  • Chiesa e Società

  • Giornata Mondiale sulla Malaria: assicurata prevenzione per il 40% delle persone a rischio, ma resta molto da fare
  • I vescovi del Venezuela denunciano la grave "crisi della democrazia" in atto nel Paese
  • Costantinopoli: incontro fraterno tra il Patriarca Bartolomeo I e il cardinale Tettamanzi
  • Presentata a Praga la nuova Piattaforma europea per l'inclusione dei Rom
  • Irlanda: per la prima volta il cardinale Brady incontra i paramilitari unionisti. Impegno comune per la pace
  • Pubblicato il messaggio della Chiesa coreana per la Giornata del Migrante 2009
  • La difficile eredità di 27 anni di guerra in Angola: le armi da fuoco e le mine
  • Usa: uno studio mostra il legame tra educazione cattolica e vocazioni
  • Papua Nuova Guinea: la missione va di pari passo con l’impegno nel servizio dell’istruzione
  • Brasile: il Fondo Misericordia destina risorse per l'evangelizzazione ad oltre 40 città del Paese
  • Colombia: il governo decide di sostenere la Dichiarazione Onu sui diritti delle popolazioni indigene
  • Nelle Filippine un anno di preghiera in vista delle elezioni presidenziali
  • Si aprirà il 30 aprile in Messico il terzo Congresso internazionale della Famiglia francescana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq: visita a sorpresa a Baghdad del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. La sicurezza al centro dei colloqui con le autorità irachene
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI agli insegnanti di religione: la dimensione religiosa rende più umano l'uomo e fa apprezzare il valore della redenzione cristiana

    ◊   “L’insegnamento della religione cattolica è parte integrante della storia della scuola in Italia e l’insegnante di religione costituisce una figura molto importante nel collegio dei docenti”. “La vostra presenza è un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto recirpoco e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno”. Con queste parole, Benedetto XVI si è rivolto stamani agli insegnanti di religione che hanno partecipato all’incontro, conclusosi oggi e incentrato sul tema: “Io non mi vergogno del Vangelo”. Il Papa ha anche sottolineato che “l’altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di questa disciplina” è il segno del suo valore insostituibile nel percorso formativo e un indice degli elevati livelli di qualità raggiunti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Papa sottolinea il contributo originale e specifico dell’insegnamento della religione cattolica: grazie a questa disciplina - spiega il Santo Padre - “la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro”. “L’insegnamento della religione cattolica - aggiunge Benedetto XVI - favorisce la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle singole conoscenze, un senso unitario e un’intuizione globale”:

    “Ciò è possibile perché tale insegnamento pone al centro la persona umana e la sua insopprimibile dignità, lasciandosi illuminare dalla vicenda unica di Gesù di Nazaret, di cui si ha cura di investigare l’identità, che non cessa da duemila anni di interrogare gli uomini”.

    Il Papa ribadisce anche l’esigenza di riaprire gli spazi della razionalità alle grandi questioni del vero e del bene e di “coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze” nel pieno rispetto della loro reciproca autonomia. La dimensione religiosa - sottolinea il Pontefice - è intrinseca al fatto culturale, “concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita”:

    “Il vostro servizio, cari amici, si colloca proprio in questo fondamentale crocevia, nel quale - senza improprie invasioni o confusione di ruoli - si incontrano l’universale tensione verso la verità e la bimillenaria testimonianza offerta dai credenti nella luce della fede, le straordinarie vette di conoscenza e di arte guadagnate dallo spirito umano e la fecondità del messaggio cristiano che così profondamente innerva la cultura e la vita del popolo italiano. Con la piena e riconosciuta dignità scolastica del vostro insegnamento, voi contribuite, da una parte, a dare un’anima alla scuola e, dall’altra, ad assicurare alla fede cristiana piena cittadinanza nei luoghi dell’educazione e della cultura in generale”.

    Agli insegnanti di religione il Papa indica poi come modello San Paolo, che nel suo insegnamento non separa la formazione religiosa da quella umana. L’Apostolo delle genti - spiega il Santo Padre - è un vero “maestro” che ha a cuore “sia la salvezza della persona educata in una mentalità di fede, sia la sua formazione umana e civile, perché il discepolo di Cristo possa esprimere in pieno una personalità libera, un vivere umano completo e ben preparato, che si manifesta anche in un’attenzione per la cultura, la professionalità e la competenza nei vari campi del sapere a beneficio di tutti”:

    “Grande è il fascino che l’Apostolo delle genti continua ad esercitare su tutti noi: in lui riconosciamo il discepolo umile e fedele, il coraggioso annunciatore, il geniale mediatore della Rivelazione. Caratteristiche, queste, a cui vi invito a guardare per alimentare la vostra stessa identità di educatori e di testimoni nel mondo della scuola".
     
    La dimensione religiosa - osserva Benedetto XVI - è parte integrante della persona sin dalla primissima infanzia:

    “La dimensione religiosa rende l’uomo più uomo. Possa il vostro insegnamento essere sempre capace, come lo fu quello di Paolo, di aprire i vostri studenti a questa dimensione di libertà e di pieno apprezzamento dell’uomo redento da Cristo così come è nel progetto di Dio, esprimendo così, nei confronti di tanti ragazzi e delle loro famiglie, una vera carità intellettuale”.

    Uno degli aspetti principali dell’insegnamento della religione cattolica è la comunicazione della verità e della bellezza della Parola di Dio. La conoscenza della Bibbia - sottolinea il Papa - è un elemento essenziale del programma di insegnamento della religione cattolica”. Esiste un nesso che lega l’insegnamento scolastico della religione e l’approfondimento esistenziale della fede, quale avviene nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali:
     
    “Tale legame è costituito dalla persona stessa dell’insegnante di religione cattolica: a voi, infatti, oltre al dovere della competenza umana, culturale e didattica propria di ogni docente, appartiene la vocazione a lasciar trasparire che quel Dio di cui parlate nelle aule scolastiche costituisce il riferimento essenziale della vostra vita”.

     
    Il Santo Padre augura infine che il Signore doni agli insegnanti di religione la gioia di non vergognarsi mai del Suo Vangelo, “la grazia di viverlo, la passione di condividere e coltivare la novità che da esso promana per la fine del mondo”.

    L’insegnamento della religione cattolica non può prescindere dal Vangelo, codice vitale della tradizione cristiana per la trasmissione alle nuove generazioni di valori e modelli densi di autentici significati. E’ quanto sottolinea al microfono di Alessandro Guarasci il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata:

    R. - Il Vangelo è come la radice del nostro essere Chiesa, ma anche del nostro impegno culturale. Quindi, lo è anche rispetto all’insegnamento della religione che conserva il suo caratteristico impianto culturale, laicamente presentabile e spendibile nei confronti di tutti, perché si riferisce ad un patrimonio di cultura che è condiviso da un ambiente, da una tradizione, oltre che un’opzione confessionale di fede consapevole e voluta. Si deve ritornare sempre, riattingere sempre a questa radice evangelica e paolina, perché ripresa da San Paolo.

     
    D. - C’è bisogno di una maggiore formazione per gli insegnanti, oppure ritiene che le cose così come sono vadano bene?

    R. - Io non direi né l’uno né l’altro, perché nemmeno una situazione buona consente di adagiarsi, in quanto c’è un’evoluzione, una crescita propria della cultura della scuola, del mondo dell’insegnamento. C’è un bisogno di evoluzione costante in chiunque operi in questo campo. L’impegno dell’istituzione ecclesiastica, oltre che della scuola, è stato sempre molto intenso nella formazione dei docenti. Devo però anche dire che c’è l’esigenza di tenere viva una qualificazione, non solo costante, ma anche crescente in questo ambito. E’ un ruolo che oltre la formula istituzionale è dato dalla qualità di sintesi culturale che obiettivamente - dal punto di vista dell’ambiente, della tradizione, del patrimonio culturale che abbiamo consegnato dalle generazioni passate - questo insegnamento assicura nella scuola di oggi, come nella cultura e nella società in genere.

    L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole è dunque una risorsa per tutti, credenti e non credenti, perché concorre allo sviluppo della persona. Alessandro Guarasci ne ha parlato con don Vincenzo Annichiarico, responsabile del Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica:

    R. - Questa disciplina scolastica concorre all’educazione dei giovani, soprattutto quando aiuta i giovani a crearsi un orizzonte di senso, a dare anche valore e significato a tanti aspetti, propri della cultura del nostro popolo italiano. Credo che all’interno della scuola sia un’opportunità: questo induce l’insegnante ad essere un insegnante di qualità e a proporre, all’interno della scuola, una disciplina che aiuti davvero il ragazzo a crescere.

     
    D. - Alcuni genitori dicono, però: “Non facciamo fare catechismo ai nostri ragazzi, questo non è un compito della scuola”. Lei come risponde?

     
    R. - Certamente non c’è catechesi. Se la media nazionale dice che il 91,1% degli studenti in età scolare si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, non credo che il 91% di questi ragazzi frequenti la nostra Chiesa. Questo significa che hanno capito che non si chiede l’adesione di fede. Ma nello stesso tempo, sanno che l’insegnante con cui hanno a che fare è credente e propone, da un punto di vista culturale, il Vangelo. Propone tutti gli aspetti che riguardano proprio la radice - la Bibbia - ed i frutti, cioè tutto ciò che poi ha riguardato la Chiesa in questa realtà del popolo italiano.

     
    D. - Tutti gli insegnanti sono adatti a raccogliere questa importante sfida?

     
    R. - La Conferenza episcopale italiana ha promosso gli Istituti superiori di Scienze religiose. Oggi possiamo dire che c’è una buona competenza.

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    Dal Papa in udienza il primo ministro di Saint Vincent e Grenadine, piccolo Stato insulare delle Antille

    ◊   Prima dell'incontro con gli insegnati di religione, Benedetto XVI aveva ricevuto questa mattina in udienza il primo ministro di Saint Vincent e Grenadine, Ralph Everard Gonsalves, il quale successivamente - informa una nota della Sala Stampa Vaticana - si è incontrato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Dominique Mamberti. "Nei cordiali colloqui - si legge nel comunicato - sono stati passati in rassegna i principali temi di politica riguardanti la regione, come pure sono state esaminate questioni sociali, etiche e religiose che interessano in modo particolare il Paese".

    San Vincenzo e Grenadine è uno Stato insulare composto da circa 125 isole facenti parte delle Piccole Antille. L'isola principale è Saint Vincent, con capitale Kingstown. Sotto il dominio inglese dal 1783, nel 1969, Saint Vincent ottenne l'indipendenza per gli affari interni, a seguito di un referendum, ma rimasse nell’ambito del Commonwealth. È una democrazia parlamentare e il Capo dello stato è la Regina Elisabetta. Saint Vincent e Grenadine è suddivisa in sei parrocchie, con cinque su Saint Vincent una della quale è la stessa Grenadine. La capitale Kingstown si trova nella Parrocchia di St. George. Circa l'80% degli abitanti è di fede protestante (suddivisi fra anglicani e metodisti), mentre l'11% è di fede cattolica. Il principale gruppo etnico (66% della popolazione) è rappresentato dai discendenti degli schiavi africani, portati sull'isola per lavorare nelle piantagioni. Vi è poi una consistente minoranza di meticci (19%), oltre a piccoli gruppi di indiani provenienti dall'Asia (6%), di caribi (originari abitanti dell'isola, 2%) e di bianchi (discendenti di coloni inglesi e portoghesi).

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il primo ministro di San Vincenzo e Grenadine, Ralph E. Gonsalves, con la consorte e il seguito, e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi

    In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Caserta, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Raffaele Nogaro. Al suio posto, il Pontefice ha nominato mons. Pietro Farina, finora vescovo di Alife-Caiazzo. Originario di Maddaloni, nella diocesi e provincia di Caserta, mons. Farina ha 67 anni. Dopo gli studi nei Seminari locali, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana, ove ha conseguito la Licenza in Teologia e il Baccellierato in Scienze Sociali. Fa parte dell’Istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo. Ordinato sacerdote, ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di parroco, delegato vescovile, rettore del Seminario minore di Caserta e di docente. Attualmente è Membro del Consiglio per gli Affari economici della Cei e presidente del Comitato per la promozione del sostegno alla Chiesa cattolica.

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    Il Papa ha nominato sette cardinali come suoi inviati alle celebrazioni conclusive dell'Anno Paolino, in programma il 29 giugno

    ◊   In occasione della chiusura dell'Anno dedicato all'Apostolo San Paolo, che si terrà contemporaneamente il 29 giugno 2009 nei diversi “luoghi paolini”, Benedetto XVI ha nominato sette cardinali come suoi Inviati speciali alle rispettive celebrazioni. In particolare: in Terra Santa si recherà il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, a Malta andrà il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, a Cipro sarà il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in Turchia rappresenterà il Pontefice il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, mentre in Grecia sarà cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Infine, in Siria sarà presente il cardinale arcivescovo di Madrid Antonio María Rouco Varela, e in Libano il cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois.

    Il Papa ha nominato il cardinale Keith Michael Patrick O'Brien, arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh, come suo Inviato speciale alle celebrazioni del centenario della fondazione della chiesa di Long Tower, nella città irlandese di Derry, che avranno luogo il 9 giugno 2009.

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    Medio Oriente e dialogo interreligioso al centro dell'udienza del Papa al segretario della Lega araba, Amre Moussa

    ◊   I percorsi della pace per il Medio Oriente, l’importanza del dialogo tra fedi e culture, l’intesa con la Santa Sede. Sono i temi principali che ieri pomeriggio hanno occupato il colloquio tra Benedetto XVI e il segretario generale della Lega degli Stati Arabi, Amre Moussa. Prima dell’udienza, informa un comunicato della Sala Stampa Vaticana, il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti, e il responsabile della Lega araba avevano firmato “un Memorandum of Understanding tra la Segreteria di Stato e la menzionata Organizzazione araba”.

    Nel corso dei “cordiali colloqui - prosegue la nota - è stata sottolineata l’importanza dell’Accordo, inteso a favorire una sempre maggiore collaborazione tra le due Parti in favore della pace e della giustizia nel mondo. Particolare rilievo è stato dato al ruolo del dialogo interculturale ed interreligioso”. Non è mancato, infine, conclude la nota, “uno scambio di idee sulla situazione internazionale, soprattutto in Medio Oriente, e sulla necessità di trovare una giusta soluzione al conflitto israeliano-palestinese e agli altri conflitti che travagliano la regione”.

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    La Commissione bilaterale Israele-Santa Sede parla di "significativi progressi" dopo l'ultima riunione del 23 aprile sull'Accordo finanziario

    ◊   La Commissione di Lavoro Bilaterale Permanente tra lo Stato di Israele e la Santa Sede - informa un comunicato congiunto - si è riunita nella mattinata dello scorso 23 aprile presso il Ministero degli Affari Esteri di Gerusalemme per proseguire i negoziati sull’”Accordo Finanziario” riguardante questioni fiscali e di proprietà. L’incontro, si legge nella nota, "si è svolto in un clima di grande cordialità e spirito di cooperazione. Sono stati compiuti significativi progressi grazie alla consegna di un Report da parte di un gruppo di lavoro e le delegazioni hanno rinnovato il proprio impegno per raggiungere l’Accordo il prima possibile. La prossima riunione plenaria della Commissione - conclude il comunicato - si terrà il giorno 30 aprile 2009 presso il Ministero degli Affari Esteri di Israele".

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    Domani, in Piazza San Pietro, le canonizzazioni di cinque nuovi Santi presiedute da Benedetto XVI. Le loro storie, dal Medioevo all'inizio del Novecento

    ◊   Cinque nuovi Santi, che abbracciano un arco temporale molto ampio: dal Medioevo delle lotte fra i regni europei al 19.mo secolo, particolarmente ricco di testimoni del Vangelo e di fondatori di Istituti religiosi, che dilatano i confini della missione della Chiesa contemporanea. Sono i Santi che Benedetto XVI canonizzerà domattina, durante la solenne cerimonia in Piazza San Pietro, che inizierà alle ore 10. Alessandro De Carolis tratteggia in sintesi le loro storie:

    (musica)

     
    Giovanni è un quarantunenne di buoni studi, cavaliere dell’Impero, docente di diritto. Un uomo in vista per la società del suo tempo - la Siena del 1300 - ma non per la sua anima, che lui desidera spazzare da frenesie e convenienze che lo appesantiscono. A 30 chilometri da Siena c’è una zona arida, sparsa di collinette di creta, dove perfino l’ulivo stenta a crescere. E’ chiamata “Deserto di Accona”: lì Giovanni - che prende il nome di Bernardo - si stabilisce con due amici, scavando grotte e vivendo da eremita. E lì la loro esistenza semplice, di stampo benedettino, tra lavoro e Lectio divina, finisce per attirare nobili e popolani. E’ la comunità iniziale che darà vita, nel 1319, al celebre Monastero di Monte Oliveto. Col tempo oltre ai monaci, tutti vestiti con sai bianchi, si moltiplicano anche i monasteri e si diffonde la particolare spiritualità mariana tipica del nuovo Ordine, che Clemente VI approva nel 1344. Quattro anni dopo arriva la stagione della grande peste. L’antico eremita rinuncia al ritiro e si trasforma in un apostolo della carità: svuota il convento e va con i suoi 82 monaci a Siena ad assistere i malati. Morirà con tutti loro nel 1348, colpito dal morbo, lasciando non reliquie - perché la sepoltura è una fossa comune coperta di calce viva - ma un carisma ancora oggi prospero di vocazioni dopo oltre 600 anni.

     
    Dodici anni dopo la morte di Bernardo Tolomei, il Portogallo vede nascere un suo futuro eroe nazionale, Nuno Alvares Pereira, fondatore della casa di Braganza. Conestabile del Regno di Portogallo, circondato da grande rispetto, viene nominato generale a soli 23 anni. La fiducia è ben riposta. Il giovane comandante guida le truppe alla vittoria nella battaglia di Atoleiros, grazie alla quale il Portogallo si affranca definitivamente dagli altri regni della penisola iberica. Poi, in modo simile a Bernardo - ma con echi nel suo caso molto più fragorosi - l’eroe abbandona la spada per il saio. Rimasto vedovo, nel 1423 entra a Lisbona nel convento da lui fondato per l'Ordine dei Carmelitani. Vuole essere un semplice "donato" e prende il nome di fra Nuno di Santa Maria. Muore il giorno di Pasqua del 1431, lasciando di sé il ricordo di un uomo di preghiera e di penitenza, generoso verso i poveri, devoto della Madonna.

     
    Con un salto temporale di quasi 400 anni, si arriva alla storia di una famiglia della ricca borghesia di Napoli. In essa vive Caterina Volpicelli che a 20 anni, intorno al 1860, vede frustrato a causa della salute malferma il suo grande desiderio di consacrarsi come religiosa. Abbandona il monastero ma non il suo proposito, come dice sempre, di arrivare “all’intima unione con Dio”. Nel 1864, viene a conoscenza dell’Associazione “Apostolato della Preghiera”. E’ la svolta. Ne diventa zelatrice, la prima a Napoli, e con le sue prime compagne decide più tardi di fondare l’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore. La loro casa diventa un centro di irradiazione dell’Eucaristia e del loro apostolato, che contrariamente agli Istituti religiosi femminili dell’epoca - dediti soprattutto alla contemplazione e alle opere assistenziali - si spende per la santificazione delle anime. L’Istituto non ha un abito proprio e conta tre rami, uno religioso e due laicali. Con lo studio della teologia e il servizio alla Chiesa anticipano di quasi un secolo alcune novità del Concilio Vaticano II.

     
    Quando Caterina Volpicelli muore, nel 1894, un umile ma intraprendente parroco del bresciano, don Arcangelo Tadini, ha appena fondato l’anno prima nella sua zona la Società di Mutuo soccorso, allo scopo di fornire agli operai un fondo di assistenza in caso di infortunio. La Società è una delle molte istituzioni create per la sua gente da questo sacerdote che, come diranno, compie in silenzio veri miracoli di giustizia sociale. Nato nel 1846 a Verolanuova, provincia di Brescia, nel 1887 don Tadini diventa parroco a Botticino Sera, una frazione che non lascerà più fino alla morte ma che sarà fulcro di continue iniziative. Il culmine arriva nel 1900, con la fondazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, che vivono con i tre voti dei religiosi ma condividono a tutt’oggi la vita, gli orari, anche la fabbrica delle operaie laiche. Muore il 20 maggio 1912.

     
    Anche Caterina Comensoli è del bresciano ed ha solo un anno in meno di don Tadini quando nasce a Bienno il 18 gennaio 1847. Vive un’infanzia serena in famiglia: papà Carlo è “fucinaro” e la mamma Anna Maria fa la sarta. Come la Volpicelli, è subito sensibile all’Eucaristia, tanto che a 6 anni e mezzo riesce a infilarsi tra la gente inginocchio davanti alla balaustra e a ricevere la sua Comunione “segreta”, come ne parlerà più avanti. Nel 1866 entra nella Compagnia di Sant’Angela Merici. Nasce in lei l’idea di un Istituto di Adoratrici attente ai bisogni educativi del tempo. Con don Francesco Spinelli, fonda nel 1882 a Bergamo l’Istituto delle “Suore Adoratrici” e prende il nome di Madre Geltrude, ma nel 1889 un dissesto finanziario causa la separazione dei due Fondatori. Suor Geltrude, insieme con le 73 suore rimaste con lei, continua la vita dell’Istituto “Suore Sacramentine di Bergamo”, mentre don Francesco con un altro gruppo di religiose continua la sua opera a Rivolta d’Adda. Gertrude si spegne a mezzogiorno del 18 febbraio 1903, a soli 56 anni.

    (musica)

    Sul profilo dei nuovi Santi, si sofferma in questa intervista il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l’arcivescovo Angelo Amato:

    R. - Vorrei ricordare anzitutto il Beato Arcangelo Tadini, sacerdote della diocesi di Brescia, fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth. E’ provvidenziale questa canonizzazione in vista dell'imminente anno sacerdotale. Don Tadini era un sacerdote, pio, zelante, particolarmente vicino al mondo del lavoro soprattutto femminile. E’ di grande attualità il suo carisma oggi.

     
    D. - E qual è l'attualità degli altri?

     
    R. - La loro attualità è la santità, che è la vocazione specifica dei battezzati, tutti chiamati alla santificazione. Ma la loro santità, radicata su Gesù Eucaristico e sul suo amore misericordioso, si espande nel servizio ai più bisognosi. Servizio il più svariato: educazione, catechesi, assistenza, accoglienza, missio ad gentes.

     
    D. - In prospettiva ci sono altre novità al riguardo?

     
    R. - Per quanto riguarda l'Italia, ad ottobre ci sarà a Milano la Beatificazione di Don Carlo Gnocchi, anche lui un eroe dell' assistenza ai bambini feriti dalle vicende belliche. Come sempre la carità cristiana entra con il suo intuito spirituale a sanare persone in difficoltà e situazioni di emarginazione e di indigenza. Insomma, i Santi non sono degli alieni, ma dei veri benefattori dell'umanità bisognosa.

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    Il mandato francescano di "riparare" la Chiesa a 800 anni della Protoregola: un pensiero di padre Lombardi

    ◊   Sabato scorso un'udienza pontificia dai contorni inusuali si è svolta nell'Aula Paolo VI. Circa tremila religiosi dei quattro Ordini francescani, dopo aver ascoltato le parole di Benedetto XVI, hanno rinnovato davanti a lui le promesse religiose. Un'udienza che ha suggellato per tutti i Francescani un anniversario che sta alla radice stessa del loro carisma, come spiega in questa nota il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

    La celebrazione degli 800 anni della approvazione pontificia della prima “regola” di vita francescana è un evento che meritava il bel discorso del Papa del 18 aprile e il commovente rinnovamento - alla sua presenza - dei voti religiosi di tanti rappresentanti delle diverse famiglie francescane. Tutti i Santi della Chiesa hanno preso il Vangelo come regola della loro vita, ma nella figura di Francesco esso risplende con particolare trasparenza, fin nelle ferite di passione e di amore che riflettono le piaghe di Cristo. Nella povertà, nella semplicità e nella carità di Francesco il popolo cristiano ha sempre riconosciuto facilmente la genuinità dell’ispirazione evangelica, e anche aldilà dei confini della Chiesa uomini di ogni fede religiosa od umana hanno colto un genuino e potente messaggio di amore e di pace.

     
    Un carisma straordinario, dunque, che supera il tempo, e che ha voluto fin dall’inizio sottoporsi al discernimento dell’autorità della Chiesa per inserire - come ha detto il Papa - il piccolo “noi” della nascente comunità dei frati nel grande “noi” della Chiesa una ed universale. Certo, la fecondità del carisma francescano ne è stata autorevolmente garantita e immensamente moltiplicata. “Vai, Francesco, e ripara la mia chiesa!”, dice il Crocifisso al Poverello. “Andate e continuate a riparare la casa del Signore, la sua Chiesa!”, dice Benedetto XVI, invitando i seguaci di Francesco a riparare ogni uomo dalla rovina del peccato, a continuare ad aiutare i pastori della Chiesa a rinnovare il gregge del Signore. Freschezza perenne di una vocazione che è un dono per tutti! Vangelo tradotto in vita per la giovinezza continua della Chiesa e per la pace della famiglia umana!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La dimensione religiosa rende l'uomo più uomo: Benedetto XVI rivendica la piena cittadinanza della fede nei luoghi dell'educazione e della cultura.

    Il diritto non è neutrale: in prima pagina, un editoriale di Stefano Semplici a proposito dello Stato etico.

    Nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sulle elezioni legislative in Islanda.

    Troppa grammatica uccide il latino: in cultura, il presidente dell'Accademia Vivarium Novum, Luigi Miraglia, propone - in un'intervista di Rossano Salini apparsa sul quotidiano ilsussidiario.net - di insegnare le lingue antiche come l'inglese.

    De Gasperi? Un fuoriclasse assoluto: il vice direttore intervista il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro.

    Più che la peste e la mitraglia poterono le buone intenzioni: Antonio Paolucci recensisce il volume "Sub tuum Presidium", che narra splendori e sventure del santuario della Madonna della Misericordia di Macerata.

    Medievista per caso o per ripicca: Silvia Guidi presenta la traduzione in italiano di "Le latin mystique", una delle opere principali di Remy de Gourmont.

    Nell'informazione religiosa, intervista di Nicola Gori all'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in occasione della canonizzazione, domani,di quattro italiani e un portoghese.

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    Oggi in Primo Piano



    Il commento al Vangelo della terza Domenica di Pasqua del teologo, don Massimo Serretti

    ◊   Nel Vangelo della terza Domenica di Pasqua, la liturgia presenta il brano di Luca nel quale Gesù risorto appare nel Cenacolo provocando timore e stupore nei discepoli. Mostrando le mani e piedi trafitti e mangiando davanti a loro, Gesù spiega nuovamente loro la sua Risurrezione, a partire dalle Scritture, dicendo:

    "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni".

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    In questo racconto della apparizione di Gesù risorto agli Undici e ai discepoli Luca annota che essi «per la gioia non credevano ed erano pieni di stupore» (41).
    Due osservazioni si impongono per la loro evidenza. La prima è che la gioia che è in loro è una gioia santa, fiorita in virtù della Risurrezione, è la «pienezza della gioia pasquale». L'origine di quella gioia è in Dio, è Dio stesso e pertanto essa, in coloro che stanno con Cristo, ha un inizio, ma, per sua stessa natura non ha fine. E' una gioia divina, senza fine. (Esto perenne mentibus/ paschale, Iesu, gaudium).
    La seconda osservazione riguarda il fatto che la gioia sgorga in noi a prescindere da noi, la fede, invece, no. La fede richiede l'assenso (cum assensione cogitare). Qui si aprono due sviluppi. Il primo è quello in cui la gioia è talmente traboccante che l'atto di fede ne viene ritardato. Qui lo stupore rimane dominante e non matura in riconoscimento aperto. L'altro è quello per cui la gioia può essere presente in noi, ma noi possiamo non crederci, non aderire con fede ad essa, lasciare che i dubbi (dialogismoi) salgano nel nostro cuore. L'uomo può contraddire in se stesso ciò a cui tutto il suo essere corrisponde.
    E' a questi due pericoli che Gesù pone riparo con le Sue ripetute apparizioni dopo la Sua Risurrezione. Così alla grazia della gioia Egli aggiunge la grazia della sua accoglienza e quindi della sua permanenza in noi nella fede.

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    Chiesa e Società



    Giornata Mondiale sulla Malaria: assicurata prevenzione per il 40% delle persone a rischio, ma resta molto da fare

    ◊   Sono stati compiuti importanti progressi nella lotta contro la malaria, in particolare in Africa, dove la malattia è maggiormente diffusa, ma occorre fare di più per affrontare questa piaga a livello mondiale. E' quanto sottolinea l'UNICEF in occasione dell’odierna Giornata mondiale sulla Malaria. I dati presentati nel Rapporto "Malaria and Children, Progress in Intervention Coverage", realizzato congiuntamente dalla Roll Back Malaria Partnership (RBM) e dal Fondo mondiale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, mostrano importanti segnali di progresso in tutta l'Africa, in particolare, in Eritrea, Rwanda, Zambia e Madagascar. Dal 2004 al 2008, il numero di zanzariere trattate con insetticida in tutto il mondo è più che triplicato, passando da 30 a 100 milioni, e la loro distribuzione ha coperto oltre il 40% delle popolazioni a rischio malaria. Tuttavia, ogni anno - denuncia il direttore generale dell’UNICEF, Ann M. Veneman - questa malattia uccide ancora un milione di persone, in maggior parte bambini africani. E ci sono poi alcuni Paesi in cui le morti per malaria sono raddoppiate di due terzi. Dunque, c’è ancora molto lavoro da fare. Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, chiede un raddoppiato impegno. (A cura di Fausta Speranza)

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    I vescovi del Venezuela denunciano la grave "crisi della democrazia" in atto nel Paese

    ◊   “Riconosciamo che in questi anni sono stati attuati sforzi reali per realizzare l’integrazione dei settori più emarginati della società, ma al tempo stesso si sono moltiplicate le azioni che generano o aggravano l'esclusione di altri settori, mentre si riducono o si negano spazi di partecipazione e cittadinanza”. Così si sono espressi ieri i vescovi del Venezuela nel messaggio conclusivo della 39.ma Assemblea straordinaria plenaria, chiusasi lo scorso 23 aprile con un documento in 15 punti dal titolo “Convivenza democratica”. Parlando delle “inquietudini del momento presente”, i presuli venezuelani scrivono: “Ci preoccupa che diversi protagonisti della vita sociale stiano ignorando la volontà popolare emersa dalle elezioni generali del novembre 2008 e stiano quindi bloccando o ostacolando l'azione delle autorità elette legittimamente e democraticamente dal popolo. In questo modo, si avvilisce l'esistenza di una società plurale e si dà origine a dubbi sulla validità ed efficacia del voto nei comizi elettorali”. Spiegando il motivo per cui la Chiesa del Venezuela ritiene suo dovere non tacere mai, i vescovi osservano che i loro riferimenti continui alla situazione sociale e politica del Paese rispondono al “diritto e al dovere di cercare il bene dell'intera società venezuelana al cui interno esistono molte voci che richiamano l’attenzione sulla gravità del momento attuale” e al tempo stesso “denunciano problemi che minacciano la nostra convivenza democratica”. “In particolare - rilevano - negli ultimi tempi si sono radicalizzate ancora di più le posizioni, mentre i detentori del potere politico prendono decisioni al margine del dettato costituzionale, se non addirittura contro di esso (...), conseguenza, questa, della radicalizzazione del processo rivoluzionario”. Ricordando che la Chiesa e i cattolici lavorano per “costruire la pace (...) in favore del rispetto reciproco, del superamento di scandalose disuguaglianze scandalose e della mancanza di opportunità (...) in favore della possibilità di esercitare responsabilmente la libertà senza timori e minacce”, i vescovi sottolineano: “Non è possibile raggiungere intese né avere la pace in una nazione in cui il governo pretende di imporre con la forza il suo progetto di nazione a tutta la popolazione, soprattutto se si considera che tale pretesa fu respinta per via elettorale con il referendum del 2 dicembre 2007”. D'altra parte, il documento dell'Episcopato elenca numerose situazioni specifiche a conferma di quanto detto. Al riguardo si ricorda la “crescente arbitrarietà nell'amministrazione della giustizia (...) i frequenti conflitti nel mondo del lavoro, che rivelano una crisi economica e sociale acuta, aggravata dalla crisi internazionale (...) la precarietà occupazionale (...) la disoccupazione, l'assistenzialismo (...) il diritto all'informazione veritiera corroso da una escalation di interventi ufficiali (...) l'identificazione tra partito-governo-stato”. Secondo i vescovi, questa pericolosa identificazione, “produce una crisi del sistema democratico”. “La democrazia - scrivono infatti - presuppone la separazione dei poteri, la pluralità di pensiero e l’uguaglianza di condizioni”. Sentendo il dovere si accompagnare il popolo e i fedeli, secondo la loro missione, l’espiscopato conclude questo accorato documento con un insieme di proposte, tra cui “l'esigenza di razionalità nel momento in cui si cercano delle soluzioni” e la necessità di esercitare una “collaborazione critica (...) orientata dal bene comune”. In quest'ambito, ricordano che non è il momento per sottrarsi alle proprie responsabilità e esortano tutti a “cercare e proporre sentieri per l'intesa e il consenso per migliorare, correggere e crescere, generando speranza”. “E' indispensabile che ciascuno riconosca l'esistenza di coloro che non pensano come noi, che hanno un pensiero diverso”. Infine, i vescovi, che invocano la protezione della Madonna del Coromoto, auspicano “una restaurazione e un rinforzamento dello Stato di diritto” e ribadiscono il loro impegno in “difesa dei diritti umani, in favore della lotta contro la povertà, in difesa della vita e della dignità della persona umana”. “Il dialogo e il superamento della sfiducia tra le diverse correnti di pensiero - conclude la Conferenza dei vescovi del Venezuela - favoriscono la costruzione di politiche adeguate”. (A cura di Luis Badilla)

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    Costantinopoli: incontro fraterno tra il Patriarca Bartolomeo I e il cardinale Tettamanzi

    ◊   Si è svolto con spirito di fraternità l’incontro di ieri a Costantinopoli tra il cardinale Dionigi Tettamanzi e il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, svoltosi a conclusione del viaggio in Turchia dell’arcivescovo di Milano insieme con 100 giovani sacerdoti ambrosiani. Il porporato ha ringraziato Bartolomeo I per la sua partecipazione al Sinodo dei Vescovi della Chiesa Cattolica sulla Parola di Dio, tenutosi a Roma lo scorso ottobre. “Abbiamo molto apprezzato - ha detto il cardinale Tettamanzi - la ricchezza e la profondità dei contenuti spirituali e dottrinali del suo intervento”. In relazione alle sfide della società odierna, il capo della Chiesa ambrosiana ha poi espresso “riconoscenza al Signore per l’autorevole e illuminata testimonianza che, come Patriarca ecumenico della Chiesa Ortodossa, Vostra Santità esercita a servizio non solo della cristianità, ma anche dell’intera umanità, la quale si trova sempre più di fronte alle gravi sfide che vengono imposte dalle questioni dell’ambiente, della giustizia, della pace e del dialogo interreligioso”. Commossa la risposta del Patriarca, diffusa dal Sir: “Sono felice di accogliere per la seconda volta il cardinale Dionigi Tettamanzi, fratello amato in Cristo e con lui voi giovani sacerdoti e sono grato a Papa Benedetto XVI perché ha indetto l’Anno Paolino. Ci ha dato la possibilità di accogliere come pellegrini i fratelli cattolici”. Bartolomeo I ha poi auspicato che crescere “nel cammino ecumenico, è una responsabilità per noi tutti. Il dialogo tra chiese sorelle avanza. Stiamo esaminando il problema del primato nella Chiesa, il problema più difficile. Speriamo di arrivare il prima possibile al giorno glorioso dell'unità di tutti nella comunione allo stesso calice”. (S.G.)

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    Presentata a Praga la nuova Piattaforma europea per l'inclusione dei Rom

    ◊   “Nell’attuale crisi economica cresce il rischio che i rom, già spesso ai margini della società, siano completamente esclusi”: Vladimir Spidla, commissario Ue per l’occupazione e gli affari sociali, ha presentato ieri a Praga la nuova Piattaforma europea per l’inclusione dei rom. “L’obiettivo - ha spiegato - è migliorare il coordinamento delle azioni nazionali volte a contrastare l’esclusione della più grande minoranza etnica d’Europa”. All’incontro, promosso da Commissione e presidenza di turno del Consiglio Ue, partecipano i governi dei Paesi membri, le istituzioni comunitarie, altre organizzazioni internazionali, Ong e società civile, “anche al fine di promuovere la cooperazione e lo scambio di esperienze”. “Abbiamo bisogno di politiche costruttive che offrano ai rom una possibilità e non di politiche repressive che ne aggravano la povertà e l’esclusione sociale”, ha ribadito Spidla. “Le politiche mirate dovrebbero perseguire l’obiettivo di un loro ingresso nei normali circuiti scolastico, lavorativo e abitativo. Infine, le politiche efficaci andrebbero condivise a livello transnazionale”. La condizione di vari milioni di rom nell’Ue e nei Paesi vicini “è caratterizzata - specifica un testo della Commissione diffuso dall'agenzia Sir - dalla discriminazione e da una profonda esclusione dal tessuto sociale, con tassi di povertà e di disoccupazione sproporzionati, condizioni di salute precarie e una speranza di vita inferiore a quella del resto della popolazione. Infine, i rom sono spesso vittime di violenze razziste e di discriminazioni”. (S.G.)

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    Irlanda: per la prima volta il cardinale Brady incontra i paramilitari unionisti. Impegno comune per la pace

    ◊   Per la prima volta nella storia del Nord Irlanda, il cardinale Sean Brady, presidente della Conferenza episcopale d’Irlanda, ha chiesto ed ottenuto un incontro con i paramiliari unionisti, che ancora non hanno dichiarato ufficialmente il cessate-il-fuoco, consolidando così la stabilizzazione del processo di pace in vigore in questa regione d’Europa. L’incontro del cardinale Sean Brady ad Armagh con le frange paramilitari unioniste protestanti del Nord Irlanda, chiamate Gruppo Politico di Ricerca dell’Ulster, è stato da tutti definito come una ragione ulteriore di speranza per una convivenza pacifica tra le due comunità di nazionalisti ed unionisti della regione. “Non si può più tornare alla violenza del passato”, ha dichiarato il primate della Chiesa irlandese alla fine dell’incontro. E ha aggiunto: “L’unico futuro possibile per il Nord Irlanda è un futuro di riconciliazione, del tutto pacifico, basato sul rispetto vicendevole e su un comune impegno ad usare mezzi pacifici e democratici per risolvere differenze politiche secolari”. Quello di Armagh è stato un incontro significativo ed importante per il suo simbolismo e per la sua sostanza. “Ci siamo incontrati per incoraggiarci a vicenda a lavorare per un futuro di pace e giustizia e per un migliore standard di vita per tutti”, ha detto ancora il cardinale Brady. Al Gruppo Politico di Ricerca dell’Ulster, che ha affiliazioni con le frange paramilitari unioniste, il Primate di tutta l’Irlanda ha presentato il timore di tanti nazionalisti che ci possa essere un ritorno alla violenza da parte di alcune organizzazioni loyaliste. Dall’incontro di Armagh, tuttavia, è emerso l’impegno delle due comunità di continuare a lavorare affinché questa visione di pace e giustizia possa essere vissuta ogni giorno. E grazie a questo impegno, l’Irlanda del Nord oggi gode sostanzialmente di una nuova era di pace. (A cura di Enzo Farinella)

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    Pubblicato il messaggio della Chiesa coreana per la Giornata del Migrante 2009

    ◊   “Ero straniero e mi avete accolto”: è questo il titolo del Messaggio diffuso dai vescovi coreani per la Giornata mondiale dei migranti 2009, che si celebra domani. Il testo è stato affidato alla Commissione per la Cura pastorale del migrante e firmato dal presidente, il vescovo di Daejeon, Lazzaro You Heung-sik. Nel messaggio, informa l’Agenzia Fides, si invitano i fedeli cattolici ad accogliere gli immigrati e gli stranieri, che giungono sul suolo coreano soprattutto in cerca di lavoro, con uno sguardo d’amore, tenendo bene a mente il comandamento che dice “ama il prossimo tuo come te stesso”. Il vescovo da una parte ricorda le difficoltà economiche e sociali che spingono molte persone ad abbandonare i loro Paesi d’origine, dall’altro auspica che la popolazione coreana sappia costruire gradualmente una società pluralista e multiculturale, dove tutti possano esprimersi ed essere accettati. La migrazione di cui è meta la Corea, si nota nel messaggio, pone diverse sfide alla Chiesa locale: l’assistenza materiale, sociale, psicologica, spirituale alle famiglie di migranti, all’insegna dei valori di condivisione e solidarietà e, allo stesso tempo, la sensibilizzare della società perché realizzi interventi più significativi ed efficaci, per tutelare la dignità e i diritti elementari delle famiglie migranti. Infine, dal punto di vista pastorale, occorre puntare anche sulla corresponsabilità delle famiglie migranti come soggetti attivi di evangelizzazione. Spesso, infatti, a stabilirsi in Corea sono famiglie cattoliche - come quelle provenienti dalle Filippine - che possono dare un contributo alla comunità locale per un risveglio della fede e per l’opera di “nuova evangelizzazione” presso altre famiglie. (S.G.)

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    La difficile eredità di 27 anni di guerra in Angola: le armi da fuoco e le mine

    ◊   Ad un anno dall'avvio in Angola del programma di disarmo della popolazione civile, sono state raccolte oltre 50 mila armi da fuoco. É quanto emerso dall'incontro pubblico intitolato “La gestione e il controllo delle armi e munizioni", presieduto dal primo ministro angolano, Cassoma Paulo, al quale hanno partecipato vicegovernatori provinciali, i membri dei comitati tecnici e gli esperti brasiliani che hanno seguito il programma. Secondo quanto reso noto dall’agenzia Fides, Paulo de Almeida, vicecomandante della polizia nazionale angolana e coordinatore della Commissione nazionale per il disarmo, ha detto che la raccolta delle armi “ha avuto un impatto positivo sulla percezione della sicurezza pubblica”. In particolare, l'alto dirigente della polizia ha sottolineato che uno degli aspetti più importanti del programma di disarmo è la riduzione dei reati commessi con l'uso di armi da fuoco, anche se si è registrato un aumento dei crimini commessi con armi bianche. Il processo di disarmo della popolazione civile prevede due fasi. La prima, durata un anno, di consegna volontaria delle armi detenute illegalmente. La seconda fase che scatta ora, prevede la confisca con la forza delle armi non consegnate spontaneamente, anche se rimane sempre la possibilità per il cittadino di consegnarle volontariamente. La grande quantità di armi di piccolo calibro che si trovano nelle mani della popolazione angolana deriva dalla guerra civile scoppiata nel 1975 e conclusa nel 2002. Un'altra delle eredità del conflitto sono le mine che ancora oggi seminano morti e feriti. L'Angola infatti è il terzo Paese al mondo con più mine e altri ordigni rimasti inesplosi, dopo l'Afghanistan e la Cambogia. Nonostante gli sforzi compiuti dal 2002 ad oggi per sminare il territorio angolano, attualmente ancora circa il 15 per cento della popolazione angolana continua a correre gravi rischi nelle zone ancora minate, secondo l'organizzazione internazionale "Landmine Monitor". L'Ong ha pubblicato uno studio sull'impatto delle mine in Angola; nella relazione si stima che sono circa 80 mila di angolani vittime di ordigni esplosivi, molti dei quali hanno subito delle amputazioni. Circa 240 km quadrati di territorio sono ancora minati, e il problema è aggravato dal fatto che non si tratta di una singola area delimitata, ma di zone sparse un po' in tutto il Paese. (V.V.)

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    Usa: uno studio mostra il legame tra educazione cattolica e vocazioni

    ◊   Qual è il background culturale dei futuri sacerdoti negli Stati Uniti? La Conferenza dei vescovi locali ha commissionato al Centro per la Ricerca applicata all'apostolato - una struttura con base presso la Georgetown University - una ricerca nazionale per rispondere a questa domanda, i cui risultati sono stati resi noti. Il cardinale Sean O'Malley, arcivescovo di Boston, presidente della Commissione episcopale sul clero, la vita consacrata e le vocazioni, ha osservato che i futuri sacerdoti “dimostrano una grande dedizione alla Chiesa e rappresentano una grande promessa. Riflettono la benedizione di Dio sulla nostra Chiesa”. Della classe del 2009, l'11% è composto da asiatici, il 12% da ispanici, il 3% da afroamericani e il 72% da caucasici. Un quarto dei futuri ordinati è nato fuori dal Paese, soprattutto in Messico, Vietnam, Polonia e Filippine. L'età media è 36 anni, spaziando dai 25 ai 66. Uno su dieci si è convertito al cattolicesimo all'età di 21 anni. Le conversioni sono avvenute da varie confessioni protestanti, mentre cinque uomini erano cresciuti senza una tradizione di fede. Parlando dei 465 futuri sacerdoti, il cardinale O'Malley ha dichiarato all’agenzia Zenit che “chi li ha formati nella fede, sia in famiglia che negli istituti di istruzione, può essere orgoglioso dei propri sforzi. Il Signore ha gettato i semi della loro vocazione, e la comunità circostante li ha aiutati a crescere”. Più della metà dei futuri presbiteri ha affermato di aver frequentato scuole cattoliche, il che rappresenta una percentuale più alta di quella di tutti gli adulti cattolici statunitensi. Tra i seminaristi che hanno compiuto studi universitari prima di iniziare la formazione al sacerdozio, il 75% ha frequentato un college o un'università cattolica, rispetto al 7% della popolazione cattolica adulta totale del Paese. Due terzi dei futuri sacerdoti hanno avuto un'esperienza di lavoro a tempo pieno prima di entrare in seminario, spaziando dagli avvocati agli agricoltori, dagli insegnanti ai programmatori di computer, dagli uomini d'affari ai medici e ai politici. (V.V.)

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    Papua Nuova Guinea: la missione va di pari passo con l’impegno nel servizio dell’istruzione

    ◊   La missione della Chiesa in Papua Nuova Guinea passa attraverso un ampio, capillare e qualificato servizio reso nel campo dell’istruzione: è quanto afferma all’agenzia Fides padre Lino Pedercini, missionario del Pime in Papua Nuova Guinea dal 1990, descrivendo il panorama e l’impegno di missioni cattoliche, Ordini religiosi, diocesi all'interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Nel Paese vi sono nel complesso tre tipologie di scuole: quelle pubbliche governative, quelle sotto il patrocinio della Chiesa cattolica, quelle gestite dalla Chiesa protestante. Gli istituti gestiti dalle Chiese danno un contributo fondamentale alla società e alla nazione, specialmente per lo sviluppo delle nuove generazioni. In vent’anni trascorsi in Papua, padre Lino ha prestato servizio nell’Isola di Kiriwina e a Normanbay. A Kiriwina ha avviato diverse scuole, chiese e opere sociali, come pozzi di acqua potabile. Anche a Normanbay, zona montagnosa, abitata prevalentemente sulla costa, ha costruito scuole, chiese, un oratorio con cappella e sala per riunioni di comunità e cinque pozzi con pompe manuali. Attualmente, gli istituti avviati dal missionario sono frequentati da circa tremila ragazzi. L’opera dei missionari, racconta, è alquanto faticosa poichè “non esistono strade e i collegamenti avvengono attraverso sentieri di montagna o via mare”. Gli indigeni del luogo sono poverissimi e vivono grazie all’agricoltura di sussistenza e al piccolo commercio di prodotti agricoli come noci di cocco e betel dai loro orti. Viste le condizioni socioeconomiche delle famiglie, i bambini non hanno istruzione e le missioni spesso vanno a colmare dei vuoti: le opere scolastiche cattoliche consentono a migliaia di bambini l’accesso all’istruzione primaria e vi sono anche quelli che riescono a proseguire gli studi nelle scuole superiori: “E’ un percorso che riguarda il 30% degli alunni che frequentano le scuole medie”, e questo rappresenta già un successo. (V.V.)

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    Brasile: il Fondo Misericordia destina risorse per l'evangelizzazione ad oltre 40 città del Paese

    ◊   In Brasile, il “Fondo Misericordia” celebra il terzo anniversario del suo lavoro di sostegno materiale alle comunità della Chiesa nella loro opera evangelizzatrice. Questo progetto ha già prestato aiuto ad un grande numero di brasiliani, sia nella costruzione e ristrutturazione di seminari, chiese e conventi, che nel mantenimento di ospedali ed asili e perfino nell’acquisto di veicoli ed imbarcazioni che facilitino l’azione missionaria, nonché nella distribuzione di alimenti alle comunità in situazione di necessità. Sono oltre 40 le città beneficiate dal Fondo Misericordia in tre anni. Solo nel 2008, sono state aiutate 10 arcidiocesi, 18 diocesi, 2 prelature, 49 parrocchie, 23 conventi, 3 Congregazioni di vita consacrata, 5 enti di beneficenza, un ospedale, una scuola, 8 asili ed un’associazione culturale. Il Fondo Misericordia - istituito ed amministrato dagli Araldi del Vangelo, Associazione internazionale di diritto pontificio, nata dalle esperienze di “Tradizione Famiglia Proprietà” - ricorre alla generosità dei collaboratori e degli affiliati all’Associazione, ai quali vengono esposte le urgenti necessità delle istituzioni religiose, delle parrocchie e degli enti considerati di interesse sociale. Al fine di garantire l’idoneità di ogni progetto presentato, questo deve contare sull’approvazione della rispettiva autorità ecclesiastica del luogo. “La proposta più recente riguarda la Casa Nostra Signora della Mercede, della Congregazione delle Suore degli Anziani Abbandonati, sita nella città di San Cayetano del Sud. Questa istituzione accoglie un alto numero di persone anziane e senza risorse, che in molti casi non hanno famiglia”, ha spiegato padre Lorenzo Ferronatto, uno dei direttori del Fondo Misericordia. (A.M.)

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    Colombia: il governo decide di sostenere la Dichiarazione Onu sui diritti delle popolazioni indigene

    ◊   L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha accolto con favore la decisione della Colombia di sostenere la Dichiarazione dell’Onu sui Diritti delle popolazioni indigene, importante passo in avanti nell'impegno di protezione ai gruppi indigeni in fuga dalla violenza. Il documento, pur non essendo legalmente vincolante, afferma l'impegno dello Stato di rispettarne lo spirito e i principi. Delinea una serie di diritti umani, culturali ed economici per le popolazioni indigene di tutto il mondo. Inoltre, contiene alcuni importanti articoli che aiuteranno a proteggere le popolazioni indigene e a prevenirne i movimenti forzati durante i periodi di conflitto. Sono quasi un milione gli indigeni in Colombia, suddivisi in oltre 90 gruppi, e costituiscono circa il 2,5 % della popolazione totale che conta 43 milioni di persone. A causa della loro posizione geografica, molti vivono in zone remote del Paese che sono spesso teatro di scontri. Inoltre, a causa di fattori storico-culturali, questi gruppi hanno subito le conseguenze più pesanti del conflitto armato interno alla Colombia, movimenti forzati compresi. Per affrontare questo problema, quest’anno la Corte Costituzionale ha ordinato che siano attuate misure urgenti per proteggere più di 30 gruppi indigeni nel Paese. L'ordinanza ha fissato a giugno il termine ultimo entro il quale tutti gli enti statali responsabili dovranno svolgere le azioni necessarie. (S.G.)

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    Nelle Filippine un anno di preghiera in vista delle elezioni presidenziali

    ◊   Pregare per la rigenerazione morale della società. È l’iniziativa promossa nelle Filippine dalla Conferenza episcopale locale, che ha invitato tutti i fedeli a dedicare ogni domenica, per un anno, una preghiera speciale per le elezioni presidenziali del maggio 2010. Questo, spiega il presidente dei vescovi filippini e arcivescovo di Jaro, Angel Lagdameo, per comprendere a fondo l’importanza dell’impegno di tutti nella costruzione della società. “Se vogliamo che il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa abbiano un impatto tangibile e positivo nella nostra vita e su quella della nazione - afferma il presule - è essenziale che i laici partecipino alla leadership morale in ogni specifico campo e istituzione della società filippina”. Per sostenere l’iniziativa, informa Asianews, i vescovi hanno coinvolto anche una rete di organizzazioni non governative. Ad esse hanno affidato il compito di promuovere un’educazione del popolo che favorisca una “maggiore responsabilità politica” e lo svolgimento di “elezioni trasparenti”. (S.G.)

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    Si aprirà il 30 aprile in Messico il terzo Congresso internazionale della Famiglia francescana

    ◊   Grande entusiasmo nella Famiglia Francescana in vista del III Congresso internazionale dell’Ordine avrà luogo del 30 aprile al 3 maggio prossimi a Monterrey in Nuevo León (Messico). Lo scopo dell’iniziativa è festeggiare gli 800 anni della nascita dell'Ordine dei Frati Minori e far conoscere il loro carisma e la loro spiritualità a tutto il popolo di Dio. “Ci accompagneranno i Frati Francescani e le Clarisse di tutto il mondo", si legge nella lettera di presentazione dell’iniziativa. Sarà presente, prosegue la lettera, "la grande famiglia dell’Ordine francescano laico. Conteremo inoltre sulla famiglia dei sacerdoti diocesani che desiderino sostenerci da qualunque parte del mondo. L’invito è ugualmente aperto a tutti coloro che conoscono o vogliano conoscere meglio Francesco d’Assisi”. La cerimonia avrà inizio nel pomeriggio del 30 aprile, alle ore 18.30, con la celebrazione di una Santa Messa, cui seguirà un concerto. Questi gli interventi previsti durante il Congresso, informa l’agenzia Fides: “Il Francescanesimo nella storia della Chiesa e nella Cultura ieri, oggi e domani”, tenuta dal cardinale Carlos Amigo Vallejo, OFM, arcivescovo di Siviglia (Spagna); “La spiritualità francescana ieri, oggi e domani”, a cura di Fr. Ignacio Larrañaga, OFM Cap., fondatore dei Laboratori di Pregheira e Vita; “L’Umanesimo francescano ieri, oggi e domani” a carico di mons. Fausto Trávez Trávez, OFM, vicario apostolico di Zamora in Ecuador. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Iraq: visita a sorpresa a Baghdad del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. La sicurezza al centro dei colloqui con le autorità irachene

    ◊   In una Baghdad ancora scossa per l’ondata di attentati che in soli due giorni hanno fatto circa 160 vittime, stamani è arrivato a sorpresa il segretario di Stato americano Hillary Clinton. Il capo della diplomazia statunitense rimarrà un giorno solo in Iraq e incontrerà il premier iracheno, Nouri al-Maliki, e i vertici militari Usa. Il servizio di Marco Guerra:

     
    “Vogliamo mostrare e rafforzare il nostro continuo impegno per la popolazione irachena e per la stabilità, la sicurezza e il sostegno delli’Iraq”. Appena giunta a Baghdad il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha immediatamente chiarito i motivi di una visita che coincide con una recrudescenza delle violenze. “Il governo iracheno ha percorso una lunga strada” ha poi aggiunto sottolineando che il recente livello di attacchi è stato terribile ma nel complesso i progressi fatti sono positivi. Secondo la Clinton “i terribili attentati kamikaze sono un segnale che i ribelli hanno paura che l’Iraq si stia avviando nella giusta direzione”. Ma sul terreno la situazione è tutt’altro che sotto controllo e, non a caso, il primo incontro della missione diplomatica è con i vertici del comando statunitense per avere un'analisi su quello che sta succedendo. Successivamente, il capo della diplomazia Usa discuterà con le massime autorità del Paese sulla capacità delle forze irachene di farsi carico della sicurezza. Si teme, infatti, per il piano di disimpegno dell’amministrazione Obama che, in base all’accordo di novembre, porterà ad un sensibile ritiro delle truppe Usa già entro la fine del prossimo giugno. Intanto è salito 71 morti il bilancio del doppio attentato di ieri davanti ad un mausoleo sciita di Baghdad. Strage che ha suscitato ulteriori tensioni nella regione a causa del coinvolgimento fra le vittime di alcuni pellegrini iraniani. “I principali sospettati di questo crimine sono le forze di sicurezza e i soldati statunitensi”. E' l’accusa pesantissima lanciata dal leader supremo dell’Iran, l'ayatollah Khamenei.

     
    Sulle ragioni della nuova fiammata di violenza che ha colpito l’Iraq, Stefano Leszczynski ha intervistato Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera, in viaggio per raggiungere Baghdad:

    R. – La situazione è molto complessa e la strutturerei in tre punti. Il primo aspetto è legato alle continue e ripetute dichiarazioni americane, secondo le quali l’Iraq sarebbe sulla via della normalizzazione e che ormai il picco della violenza sarebbe terminato. In realtà, le cose non stanno così ed è lo stesso generale David Petraeus a dirci che possono tornare a peggiorare rapidissimamente. Gli altri due elementi, poi, sono il fatto che in realtà siamo davanti ad una guerra etnica tra sciiti e sunniti. Il governo sciita inoltre ha via via smantellato, comunque modificato, la forma delle squadre di autodifesa sunnita, che si vedono sempre più sfidate nella loro identità dal governo sciita di Maliki.

     
    D. – Ci sono due elementi che alcuni analisti mettono in evidenza in relazione alla ripresa degli attentati. Uno è stato l’arresto di quello che viene considerato il capo di Al Qaeda in Iraq. E l’altro, dall’altra parte, invece, è l’inizio del ritiro delle truppe americane...

     
    R. – Dobbiamo stare molto attenti a queste eclatanti dichiarazioni di successo: la resistenza è stata decapitata. In realtà, morto un capo se ne fa un altro. E questo è un po’ la caratteristica dei gruppi della guerriglia, del terrorismo. La seconda è che la verità è che l’Iraq rimane un Paese profondamente destabilizzato. Se guardiamo in termini macropolitici, in realtà si sta combattendo il durissimo braccio di ferro tra gli Stati Uniti e l’Iran.

     
    D. – Quali sono i meccanismi che portano l’Iran ad inasprire la situazione irachena?

     
    R. – L’Iran entra da subito e questa era una delle considerazioni non temute dagli Stati Uniti, uno dei grandi errori americani fin dall’inizio. Quindi, ecco che lo scontro sciita-sunnita, di cui parlavamo prima, si inasprisce con questa presenza degli iraniani. Il risultato della guerra del 2003 è stato, più o meno, consegnare l’Iraq su un piatto d’argento all’Iran. E su questo piatto adesso si gioca la grande partita del futuro. Quindi, gli attentati a questi pellegrini sono dell’estremismo sunnita che fa vedere che risponde all’ingerenza degli iraniani.

     
    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan. Tre kamikaze si sono fatti esplodere oggi nei pressi della residenza che ospita il governatore a Kandahar, nel sud del Paese, uccidendo cinque agenti di polizia. Lo ha detto il capo del consiglio provinciale e fratello del presidente Karzai, precisando che altri tre agenti sono rimasti feriti. Intanto da ieri è in corso, nella provincia centrale di Maidan Wardak, un’operazione congiunta con forze afghane e internazionali, a seguito della quale sono morti 50 talebani. Sul fronte politico si segnala l’apertura della presentazione dei candidati per le elezioni presidenziali del prossimo agosto, le seconde nel Paese dopo la caduta del regime dei talebani. È attesa la ricandidatura dell’attuale presidente Karzai.

    Sri Lanka
    È piena crisi umanitaria nello Sri Lanka a causa del sanguinoso conflitto tra ribelli tamil ed esercito srilankese che avanza inesorabilmente verso le ultime postazioni della guerriglia. Ci sono almeno 50 mila civili bloccati nelle zone di combattimento. L’Onu denuncia la grave emergenza umanitaria e stima in almeno 165 mila i civili a rischio di fame. Oggi nella zona arriverà il responsabile degli affari umanitari delle Nazioni Unite per una missione di tre giorni. Gli Stati Uniti chiedono con forza il cessate-il-fuoco. Sulla stessa linea il G8 che ha espresso profonda preoccupazione.

    Corea del Nord
    La Corea del Nord rilancia la sua sfida alla comunità internazionale. Pyongyang ha ufficializzato l'avvio del trattamento del combustibile nucleare esaurito per produrre plutonio, una mossa che fa seguito all'annuncio della scorsa settimana sulla ripresa dei propri programmi atomici. Un portavoce del ministero degli Esteri ha detto che “tutto questo contribuirà a rafforzare il potere di dissuasione nucleare in funzione di autodifesa per fronteggiare la crescente minaccia militare sostenuta da forze ostili”. L’annuncio arriva poche ore dopo le sanzioni dell'Onu, che hanno congelato gli asset esteri di due società commerciali e di una banca nordcoreane per il ruolo svolto nel lancio del missile-satellite del 5 aprile.

    Italia - Celebrazioni 25 Aprile
    Con l’omaggio questa mattina del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’Altare della Patria hanno preso il via le celebrazioni per la Festa della Liberazione. Presenti tutte le più alte cariche dello Stato. Il premier Berlusconi si è poi recato ad Onna, paese simbolo del recente terremoto ma anche della Resistenza. Ad Onna, in mattinata, anche i leader del Pd Franceschini e dell’Udc Casini. Servizio di Giampiero Guadagni:

    Condivisione. E’ questa la parola d’ordine del 25 aprile di quest’anno. E’ stato dunque raccolto dalle istituzioni e dalle forze politiche l’appello del Capo dello Stato Napolitano perché l’anniversario della Liberazione sia la festa di tutti e tutti si riconoscano nella Costituzione. Al Sacrario militare di Mignano Montelungo, vicino Caserta, il presidente della Repubblica ha sottolineato che “a nessun caduto di qualsiasi parte, a nessuno dei familiari che ne hanno sofferto la perdita, si può negare rispetto”. Questa, aggiunge Napolitano, “è la base per una rinnovata unità nazionale, non più segnata da vecchie e radicali contrapposizioni”. I leader di maggioranza e opposizione hanno scelto come luogo principale delle celebrazioni di oggi Onna, paese simbolo del terremoto ma anche della Resistenza: l’11 giugno 1944 Onna fu teatro di una strage nazista in cui furono uccise 17 persone. Da qui il premier ha detto che “la Resistenza, come il Risorgimento, è un valore fondante della nostra nazione. Il 25 aprile fu all’origine della nostra democrazia. Sono maturi i tempi perché la Festa della Liberazione possa diventare la festa della Libertà, togliendo a questa ricorrenza il carattere della contrapposizione. Nessuna neutralità, osserva dunque il presidente del Consiglio, che chiede comunque pietà per chi ha combattuto dalla parte sbagliata. Immediata la risposta del segretario del Pd Franceschini: sì al rispetto umano ma non si possono equiparare i partigiani ai repubblichini. In questa giornata nessuno spazio alle divisioni, afferma da parte sua il leader Udc Casini. Ma a Roma il sindaco Alemanno, invitato dall’Associazione nazionale partigiani, non ha potuto partecipare alla manifestazione a Porta San Paolo per evitare le aspre contestazioni nei suoi confronti annunciate dai Centri sociali.

     
    Islanda – Elezioni
    L’Islanda oggi al voto. Circa 228 mila cittadini si recheranno alle urne per eleggere i rappresentanti del Parlamento. Secondo alcuni sondaggi sarebbe favorito il partito Social Democratico del premier ad interim, Johanna Sigurdardottir, che mira a portare il Paese nell'Ue e ad adottare l'euro nei quattro anni di mandato. Il Partito dell’Indipendenza, al potere per 18 anni e fino a gennaio 2009, sarebbe invece in netto arretramento a causa della profonda crisi economica che ha investito il Paese, e si attesterebbe solo al terzo posto nelle preferenze degli islandesi.

    Messico – Febbre Suina
    Cresce l’allarme per l’epidemia della cosiddetta influenza suina che si ritiene abbia già fatto 61 morti in Messico, 20 accertati solo nella capitale, e contagiato otto persone negli Stati Uniti. Il livello di allerta è alto in tutti Paesi latinoamericani, dove sono aumentati i controlli negli aeroporti e attivati piani sanitari di emergenza per evitare il contagio. Il Messico ha chiuso scuole, musei, biblioteche, teatri in tutta la sua popolosa capitale e in una provincia vicina "fino a nuovo ordine".

    Pirateria -Somalia
    Pirati somali hanno sequestrato oggi nel Golfo di Aden un cargo tedesco con a bordo 17 membri di equipaggio, tutti illesi. Sono ore di ansia e tensione anche per la sorte dei 16 marinai, in maggioranza italiani, della nave 'Buccaneer' in mano ai pirati del golfo di Aden da almeno due settimane. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 115

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