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Sommario del 24/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • La solidarietà del Papa al cardinale Terrazas, la cui casa è stata devastata da un attentato
  • Il Papa riceve il segretario generale della Lega degli Stati Arabi: intervista con mons. Fitzgerald
  • Quattro anni fa Benedetto XVI iniziava il suo Ministero Petrino
  • Il cardinale Kasper: ecumenismo, dovere sacro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Emergenza umanitaria in Sri Lanka: migliaia di civili bloccati dagli scontri
  • Abruzzo: nuove scosse. Intervista col rettore della Basilica di Collemaggio
  • Il cardinale Bagnasco: l’insegnamento della religione cattolica è una ricchezza per tutti
  • Presentata alla Lateranense un’inedita Regola per gli sposi di Karol Wojtyla
  • Veglia di preghiera per le vocazioni a San Paolo fuori le Mura
  • Chiesa e Società

  • Iraq. L’arcivescovo Sako: “No ai ghetti per i cristiani!"
  • Pakistan: paura per i cristiani dopo l’attacco a Taiser Town
  • Il saluto delle comunità cattoliche di espressione ebraica al Papa
  • Successo per la "Maratona Giovanni Paolo II" in Terrasanta
  • Critiche dei vescovi Usa alla 'pillola del giorno dopo' disponibile per le minorenni
  • Colombia: aumentano gli sfollati a causa della violenza
  • L’impegno della Chiesa argentina nella lotta alla droga
  • I vescovi cileni rinnovano la solidarietà alle popolazioni indigene
  • Elezioni europee. I vescovi del Portogallo: non tradire la coscienza cristiana
  • Armenia: tante le iniziative italiane per la giornata della memoria
  • Germania: a Berlino referendum sull’ora di religione
  • A Bordeaux primo Incontro europeo su Islam e Chiesa Cattolica
  • E' Beirut la capitale mondiale del Libro 2009
  • Venezia: per la festa di San Marco una reliquia in dono al metropolita Gennadios
  • Visita dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati al Centro Astalli
  • La coscienza europea al centro di un convegno della Fuci a Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Baghdad: 60 morti per un attentato ad un mausoleo sciita
  • Il Papa e la Santa Sede



    La solidarietà del Papa al cardinale Terrazas, la cui casa è stata devastata da un attentato

    ◊   Il Papa, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, esprime la sua solidarietà al cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz e presidente della Conferenza episcopale boliviana, la cui abitazione è stata devastata da un attentato dinamitardo una settimana fa. “Desidero unirmi alla preghiera dei vescovi della Conferenza episcopale riuniti in Assemblea plenaria – si legge nel testo - così come a quella dei sacerdoti, comunità religiose e fedeli di quella cara nazione, per esprimere la mia più energica condanna di quanto è accaduto”. “Qualsiasi atto di violenza, commesso con l'intenzione di danneggiare, attaccare e intimidire è sempre riprovevole e indegno per la persona e profondamente contrario ai valori cristiani dell'amore, della comunione e del rispetto reciproco". Il messaggio – pubblicato sul sito della Conferenza episcopale boliviana - sottolinea l’appoggio e la vicinanza del Papa nella “certezza che le autorità competenti faranno tutti gli sforzi necessari per chiarire un tale deplorevole atto”. Quindi esprime l’auspicio che siano “cercate sempre le strade di una riconciliazione sincera e della concordia per consolidare la fraternità e la solidarietà, che sono le basi per raggiungere il giusto progresso e costruire una pace stabile nel Paese”. Infine, il cardinale Bertone trasmette la Benedizione apostolica del Santo Padre invocando per tutti la protezione di Nostra Signora di Copacabana. (A cura di Luis Badilla)

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    Il Papa riceve il segretario generale della Lega degli Stati Arabi: intervista con mons. Fitzgerald

    ◊   Oggi pomeriggio Benedetto XVI riceverà il segretario generale della Lega degli Stati Arabi, Amre Moussa che ieri ha firmato in Vaticano il Memorandum of Understanding, sottoscritto per la Segreteria di Stato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Ascoltiamo a questo proposito l’arcivescovo Michael Fitzgerald, nunzio apostolico in Egitto e delegato della Santa Sede presso l’Organizzazione della Lega degli Stati Arabi, al microfono di Philippa Hitchen:

    R. - Questo Memorandum of Understanding certamente consolida i rapporti tra la Santa Sede e la Lega Araba, così come darà questo risultato la visita del segretario generale, dott. Amre Moussa. Il Memorandum of Undertsanding indica due campi di cooperazione nell’ambito della politica: la ricerca della pace - specialmente questo interessa la Santa Sede e anche la Lega Araba, che ha fatto molto per la mediazione, specialmente durante la guerra in Iraq – e poi, secondo campo, la cooperazione culturale, il dialogo delle culture, il dialogo della civilizzazione e anche il dialogo interreligioso che si può realizzare con la Lega Araba, che ha un dipartimento per la cultura. Adesso con il Memorandum of Understanding dobbiamo cercare di vedere ciò che possiamo fare e quale contributo possiamo dare insieme.

     
    D. – Si può dire che stanno diventando una priorità per la Lega Araba questi rapporti con la Santa Sede o con la Chiesa cattolica più in generale?

     
    R. – Credo che la Lega Araba apprezzi moltissimo le dichiarazioni del Santo Padre e di altre persone e tenga conto anche della situazione dei cristiani nei Paesi arabi, questo nell’interesse della pace e dello sviluppo della regione. E in questo senso credo vada inteso il rapporto tra la Santa Sede e la Lega Araba, che ha una sua importanza per la Lega. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Quattro anni fa Benedetto XVI iniziava il suo Ministero Petrino

    ◊   Quattro anni fa, il 24 aprile 2005, Benedetto XVI presiedeva in Piazza San Pietro la Santa Messa per l’inizio del Ministero Petrino. Ripercorriamo in questo servizio di Sergio Centofanti alcuni passi dell’omelia di quel giorno:

    Le prime parole del Papa ci ricordano che la fede sconfigge la solitudine. “Chi crede, non è mai solo - non lo è nella vita e neanche nella morte”: con questa convinzione Benedetto XVI inizia il suo Pontificato:

     
    “Io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano”.

     
    La fede non è un’ideologia: per questo “la Chiesa è viva” ancora oggi dopo 2000 anni. E’ viva – afferma il Papa “perché Cristo è vivo” perché Gesù “è veramente risorto”. Verità e umiltà sono due dimensioni chiave di tutto il Pontificato. La fede è vera solo se c’è l’umiltà. Benedetto XVI, come tanti, può avere molte idee sul suo programma. Ma altro è ciò che importa:

     
    “Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.

     
    Altra parola del Pontificato è prossimità. Il Vicario di Cristo deve seguire il Maestro alla ricerca della pecorella smarrita:

     
    “La santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non è indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto”.

     
    Una prossimità minacciata dall’avidità e dall’ipocrisia del potere che promette la liberazione: “Non è il potere che redime, ma l’amore!” – afferma il Papa - “Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori”:

     
    “I tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione. La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza”.

     
    Benedetto XVI sa che Gesù ha detto a Pietro: “Pasci le mie pecore”:

     
    “Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza, che egli ci dona nel Santissimo Sacramento. Cari amici … pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”.

     
    L’uomo crede spesso di essere libero. Il Papa ricorda invece che “viviamo alienati” nel buio della sofferenza e della morte. Ecco allora il compito dei cristiani:

     
    “Noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.

     
    “Solo in quest’amicizia – afferma il Papa - noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera”. Le ultime parole dell’omelia sono un appello ai giovani:

     
    “Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita. Amen”.

     
    (applausi)

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    Il cardinale Kasper: ecumenismo, dovere sacro

    ◊   “L’ecumenismo non è un’opzione ma un dovere sacro”. Lo ha detto il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, partecipando ieri a Vienna alla conferenza stampa dopo l’incontro incentrato sul tema: “Est e Ovest in dialogo: temi attuali e stato del colloquio con le Chiese dell’Est”. L’evento ha avuto luogo nel quadro del 625.mo anniversario della Facoltà Cattolica di Teologia, che ha promosso l’iniziativa insieme con la Fondazione “Pro Oriente”. L’intervento del cardinale Kasper è stato inoltre uno degli avvenimenti di spicco della prima “Settimana dell’ecumenismo” organizzata dalle Facoltà teologiche cattolica ed evangelica dell’Università di Vienna allo scopo di rafforzare lo scambio e la collaborazione reciproca. Sulla Fondazione “Pro Oriente” si sofferma, al microfono di Philippa Hitchen, lo stesso cardinale Walter Kasper:

    R. – E’ stata fondata dal cardinale Franz König, uno dei costruttori del dialogo fra Oriente ed Occidente, già durante il Concilio Vaticano II e poi sotto Paolo VI. Questa Fondazione Pro Oriente ha preparato gli accordi sulla cristologia, durante il Pontificato di Paolo VI e anche durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, con le Chiese orientali ortodosse, con copti, siri e armeni. Ha fatto uno studio molto approfondito sull’origine delle Chiese cosiddette uniate, argomento molto discusso e molto controverso. Adesso stanno approfondendo la storia dei cosiddetti nestoriani. La Chiesa cosiddetta nestoriana si estendeva fino alla Cina. E lo stesso governo cinese è interessato a conoscere questa Chiesa cristiana, che per lungo tempo è stata chiamata nestoriana e che ha le sue radici anche in Cina. Per quanto riguarda l'incontro di Vienna devo dire che è stato un incontro molto interessante. Io nel mio discorso ho parlato dell’attuale situazione del dialogo tra Occidente e Oriente e ho visto molto interesse da parte dei partecipanti. Anche il luogo geografico è molto importante e farà fiorire i rapporti tra le Chiese e i Paesi europei orientali.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il cervello non spiega chi siamo: in prima pagina, un editoriale di Lucetta Scaraffia sulla neuromania, un'utopia affascinante ma che non funziona.  

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo "Little Italy a Detroit": la crisi dell'auto e l'accordo Fiat-Chrysler.

    Pierluigi Natalia sull'impegno internazionale a ristabilire la sicurezza in Somalia.

    Quella sottile paura di rinascere; le confessioni di Agostino (e di molti altri): in cultura, l'intervento di Marcello Marin al terzo ciclo della "Lettura patrum Fodiensis" quest'anno dedicato a "Biografia e autobiografia in età cristiana". 

    Calcolo o gratuità: Pietro Barcellona al dibattito su "Benedetto XVI e l'essenza del cristianesimo".

    Nel magma della crisi planetaria tra metafisica e profezia: Claudio Toscani recensisce il libro di Carlo Sgorlon "L'alchimia degli strati".

    In cerca di volti al posto delle facce; rispetto, dialogo e amicizia nella rete: la relazione di Domenico Pompili al convegno "Nuove tecnologie, nuove relazioni".

    Un articolo di Nicoletta Pietravalle dal titolo "Lezione di disegno a New York": dal Pollaiolo a Jackson Pollock alla Morgan Library & Museum.

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    Oggi in Primo Piano



    Emergenza umanitaria in Sri Lanka: migliaia di civili bloccati dagli scontri

    ◊   Ci sono ancora 50 mila civili bloccati in Sri Lanka nelle zone di combattimento tra i Tamil e le forze militari governative. Ieri, durante i bombardamenti sono stati feriti anche due sacerdoti della Caritas locale, uno dei quali gravemente. E l’Onu denuncia: è emergenza umanitaria. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    L’esercito dello Sri Lanka ha avviato nel 2008 la riconquista di una fascia nel nordest ancora sotto il controllo dell'Esercito di liberazione delle Tigri tamil (Ltte), e da settimane parla di battute finali del conflitto. Un conflitto che dura da 25 anni e che solo negli ultimi 3 mesi è costato la vota a 6.500 civili. Ieri, nel bombardamento che ha colpito una chiesa sono rimasti uccisi 14 civili e sono stati feriti due dei 17 sacerdoti che, assieme a 22 suore, sono rimasti nella zona di guerra per prestare soccorso. I ribelli tamil controllano ormai un’area non vasta, ma continuano ad opporsi all’avanzata dell’esercito di Colombo. Oltre alle 50 mila persone ancora in balia del conflitto, mentre almeno in 103 mila hanno abbandonato la zona dove si trovano i tamil e sono tuttora senza aiuti. Altre 95 mila hanno trovato rifugio in campi installati ma anche per loro c’è bisogno di tutto. La Croce Rossa parla di situazione catastrofica e l’ONU annuncia una missione imminente. Abbiamo raggiunto telefonicamente padre Damien Fernando, direttore della Caritas nazionale dello Sri Lanka:

    R. - We are very much worried. The thing is, they are coming in …
    Siamo molto preoccupati. Il fatto è che arrivano in gran numero, vengono privi di tutto e quindi dobbiamo provvedere a al cibo, ai vestiti e a un riparo.Tutto questo è fonte di grande preoccupazione, arriva sempre più gente. Credo stiano continuando a combattere, per cui la gente viene in questa zona dove c’è controllo. In particolare hanno bisogno di cibo cucinato.

     
    D. - Cosa sapete dei due sacerdoti che sono stati feriti, padre Vasanthaseelan e padre Pathinathan...

     
    R. - One father, father James Pathinathar, is in one of the hospitals…
    Uno dei sacerdoti, padre James Pathinathar, si trova in uno degli ospedali del distretto nordorientale di Mullaitivu, al Mulli-vaaykkaal Hospital. Padre Vesanthaseelan è ancora nell’ospedale di Vanni ma stiamo cercando di portarlo a Colombo per la riabilitazione: gli è stata amputata una gamba per le ferite riportate nel momento in cui proiettili hanno colpito la Chiesa di St. Anthony a Valaignarmadam. Io avevo un contatto con loro, ma poi da mesi non abbiamo sentito più niente perché la comunicazione non è possibile. Siamo stati in contatto forse fino a dicembre, ma ora non si può più. L’unica possibilità è quando riusciamo a contattare la Croce Rossa per ottenere aiuti. Questo è l’unico contatto che abbiamo.

     
    D. - Lei, padre, dove si trova?

     
    R. - I am in Colombo. Colombo is very quiet…
    Io mi trovo a Colombo, dove la situazione è calma. Domani qui ci sono le elezioni per il Consiglio provinciale. La situazione è molto tranquilla: non c’è nulla da dire, su Colombo.

     
    D. - Qual è il suo appello, padre Damien?

     
    R. - My recommendation is to abandon this arms struggle and then…
    Il mio appello è di abbandonare la lotta armata e di ricercare una soluzione politica, perché il conflitto armato non porterà il Paese da nessuna parte. Per risolvere i problemi che abbiamo è necessaria una soluzione politica, affinché tutti ricevano il loro riconoscimento e sia rispettata la dignità di ciascuno. La cosa più importante è che la gente possa vivere in dignità. Per questo, dobbiamo creare un’atmosfera che ci aiuti a raggiungere questo scopo, attraverso una soluzione politica.

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    Abruzzo: nuove scosse. Intervista col rettore della Basilica di Collemaggio

    ◊   In Abruzzo la terra continua a tremare: nelle ultime ore sono state registrate nuove scosse e alla paura si aggiungono i disagi per le forti piogge. Si aggrava poi il bilancio del sisma dello scorso 6 aprile: un anziano è morto in seguito alle ferite riportate, facendo salire così a 297 il numero delle vittime. Sul versante politico il premier italiano, Silvio Berlusconi, al termine del Consiglio dei ministri tenutosi ieri all’Aquila, ha dichiarato che lo stanziamento di 8 miliardi di euro per la ricostruzione non prevede l’aumento della pressione fiscale. Stati Uniti e Gran Bretagna si sono inoltre dichiarati favorevoli alla proposta del governo italiano di spostare all’Aquila il prossimo G8, in programma alla Maddalena. In Abruzzo cresce intanto l’attesa per la visita del 28 aprile di Benedetto XVI, come conferma al microfono di Fabio Colagrande, il rettore della Basilica di Collemaggio, don Nunzio Spinelli:

    R. - Questa visita del Santo Padre servirà a rincuorare gli animi, a dare coraggio e, nello stesso tempo, a pregare perché questo triste episodio del terremoto veramente possa passare presto. Ma soprattutto è per i sacerdoti: che possano trovare nella visita del Papa l’incoraggiamento ad andare avanti, in particolare l’incoraggiamento ad iniziare una nuova vita dopo il terremoto.

     
    D. - Don Nunzio, lei da due anni è rettore della più grande Basilica della città, la Basilica di Collemaggio. Come sta vivendo in queste giornate il capoluogo abruzzese, ferito, mutilato dal sisma?

     
    R. - Il popolo abruzzese è un popolo forte. Tutti vogliono la rinascita de L’Aquila. Il primo motivo di rinascita sarà proprio la Basilica di Collemaggio, perché è il simbolo della città,, dell’Abruzzo: Collemaggio sta proprio nel cuore degli aquilani. Il risorgere della Basilica sarà l’inizio della rinascita di tutta la città, di tutto l’Abruzzo.

     
    D. - Don Nunzio, le reliquie di Papa Celestino V dopo il sisma erano state spostate dall’interno della Basilica. In occasione della visita del Papa ci sarà qualche altro spostamento?

     
    R. - Sì, le riporteremo proprio davanti alla Porta santa, in modo che Papa Benedetto possa venerarle, possa vedere e possa rendersi conto che il corpo di Celestino è integro e non ha subito nessun danno. Noi apriremo la Porta santa, che per L’Aquila è un momento particolare, perchè si apre ogni anno dalla sera del 28 alla sera del 29 agosto, proprio come dice la Bolla della Perdonanza di Celestino, per il Giubileo. Questa volta la apriremo perchè il Santo Padre possa ammirare la Basilica, anche se distrutta, e pregare davanti all’urna che contiene il corpo di San Celestino.

     
    D. - Quali sono le vostre attese per questo momento, come ci diceva lei, così importante per ridare speranza alla Chiesa de L’Aquila e a tutta la popolazione?

     
    R. - Dando alla gente un segno di speranza, che il Papa certamente porterà. Che questo gesto di speranza possa aiutare tutti noi che abbiamo subito questa grande ferita e che forse non riusciremo mai a dimenticare. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il cardinale Bagnasco: l’insegnamento della religione cattolica è una ricchezza per tutti

    ◊   L’insegnamento della religione cattolica non pone problemi alla laicità. Per gli studenti che hanno un altro credo, conoscere la religione cristiano – cattolica significa comprendere meglio la cultura italiana. E' quanto ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo ieri al convegno “Io non mi vergogno del Vangelo. L’insegnamento della religione cattolica per una cultura al servizio dell’uomo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’insegnamento della religione cattolica non va considerato come un “intralcio all’esercizio della laicità”. E’ invece una ricchezza per tutto il Paese che “concorre al pieno sviluppo della personalità dell’alunno”. Nell’illustrare l’attuale tessuto italiano, modellato dalla religione cattolica, il cardinale Angelo Bagnasco sottolinea che la confessionalità non è una complicazione ma “una garanzia di identità”. Il confronto con la società è oggi segnato dalla richiesta di senso e dalle spinte del secolarismo. In questa realtà dinamica “l’alleanza educativa” tra Stato e Chiesa e la “sintesi” tra fede e cultura realizzata dagli insegnanti di religione offrono secondo il porporato “la possibilità di riconoscere il Vangelo come sensato e significativo per la propria vita”.

     
    L’insegnamento della religione cattolica è dunque chiamato ad interpretare la storia e a proporre orizzonti di senso. Il cardinale Angelo Bagnasco rileva che non sono solo i cattolici a poter beneficiare di questo “contributo originale e specifico”: anche per i ragazzi di altro credo o che si riferiscono ad “altri sistemi di significato”, la conoscenza della religione cattolica non è un orpello o un asettico elenco di nozioni. E’ invece un patrimonio insostituibile per comprendere “valori generalmente vissuti e condivisi”. Si possono così apprendere principi fondanti delle persone che “vivono coerentemente la fede cristiana”, in vista della promozione di una “mentalità accogliente” capace di favorire “una serena convivenza civile nel quadro del pluralismo”.

     
    L’ora di religione è una “risorsa anche per non credenti”, andando incontro “ai bisogni culturali ed educativi degli alunni e delle loro famiglie, mostrando così “un impegno educativo per la piena realizzazione dell’uomo”. Il porporato sottolinea che si tratta di un impegno orientato verso un insegnamento radicato in una “tradizione viva”. All’alunno non si richiede che aderisca personalmente al credo religioso cristiano ma che “conosca e percepisca il significato dei valori che scaturiscono da questa fede”. In Italia gli alunni che si avvalgono dell’insegnamento della religione sono oltre 6 milioni e 100 mila, più del 91 per cento. I docenti sono complessivamente circa 25 mila e tra questi quasi l’86 per cento sono laici.

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    Presentata alla Lateranense un’inedita Regola per gli sposi di Karol Wojtyla

    ◊   E’ un dattiloscritto che è frutto delle esperienze pastorali con i giovani, ma pensato alla luce della Lettera Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. La “Regola per il gruppo delle coppie di sposi” di pugno del cardinale Karol Wojtyla è un inedito, scoperto da un dottorando polacco e presentato questa mattina alla Pontificia Università Laternanese. Un testo breve ma ricco di spunti di riflessione, che sottolinea, come ha detto il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il modo in cui Wojtyla sapeva legare gli insegnamenti della Chiesa alla vita di ogni giorno. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “La presente Regola sorge da una serie di esperienze pastorali con alcune coppie di sposi e, allo stesso tempo, sulla base dell’esperienza matrimoniale delle coppie stesse … affinché l’insegnamento integrale di Cristo Signore su matrimonio e famiglia, annunciato dalla Chiesa, possa compiersi nel loro matrimonio con piena comprensione e con pieno amore”.

     
    Non c’è amore senza regola: è questo, in sintesi, che ha voluto dire Karol Wojtyla. Le sue riflessioni maturano quando indosserà la berretta cardinalizia, ma hanno origine alla fine degli anni ’40, tempi in cui era viceparroco della chiesa di San Florianio di Cracovia. E’ lì che intorno a lui cominciarono a radunarsi dei giovani con i quali condivideva giorni di ritiro, esercizi spirituali, pellegrinaggi, gite, escursioni, ma anche feste e momenti di svago. E mentre don Karol diventa docente universitario, il gruppo dei ragazzi che lo ascoltavano si trasforma nello “Srodowisko”, l’“ambiente” fatto di diversi carismi, aperto anche a coppie e famiglie. Ma per tutti Wojtyla resterà sempre “Wuiek”, lo “zio”.

     
    Ed è per gli sposi dello “Srodowisko” che il futuro Giovanni Paolo II scriverà la sua regola, con l’idea di chiarire che l’amore è da intendere in tutta la sua ricchezza di atto della persona che si dona ad un’altra persona e che la vita spirituale nel matrimonio non è un sistema di doveri e divieti, di pratiche o di devozioni, ma una via concreta attraverso la quale incarnare l’amore sponsale di Cristo.

     
    Ma come è venuta alla luce la Regola per gli sposi del cardinale Wojtyla? Ce lo racconta Przemyslaw Kwiatkowski, dottorando del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II della Lateranense e scopritore del testo inedito:

     
    R. - Io l’ho trovato riportato in una nota di una pubblicazione che documentava la storia dell’ufficio pastorale familiare dall’arcidiocesi di Cracovia; è molto breve ma molto denso.

     
    D. – Qual è il cuore di questo testo?

     
    R. - La spiritualità coniugale. L’allora cardinale Wojtyla, in modo molto coraggioso, dice sì alla verità dell’Enciclica “Humanae Vitae” e la dice in modo molto concreto, proponendo un modo di vita, un gruppo di coppie di sposi che vivessero questa spiritualità. Il testo parla poi della spiritualità coniugale, cioè della vita spirituale, vissuta in modo molto particolare nella vita di coppia. Questa spiritualità deve essere vissuta da entrambi gli sposi, non soltanto dalla moglie o dal marito. E ancora, questa spiritualità, non deve racchiudersi nel rapporto sposo-sposa, ma si deve estendere ad un gruppo di coppie che vivono insieme, pregano insieme e insieme vogliono anche fare apostolato.

     
    E stamattina era presente alla Lateranense anche Danuta Cielsielska, moglie del servo di Dio Jerzy, che ha fatto parte dello “Srodowisko”. A lei, che ha vissuto diverse esperienze pastorali con Karol Wojtyla, abbiamo chiesto cosa si sentirebbe di dire ai giovani d’oggi sul matrimonio:

     
    Jestem przekonana, że bez Boga niczego nie można probi…
    Sono convinta che senza Dio non si può fare nulla. Veramente bisogna appoggiarsi a Dio e trovare in Lui il sostegno. Senza dubbio ci sono persone che non credono in Dio: a queste mi sento di dire che devono essere oneste e sincere interiormente e che la decisione sul matrimonio deve essere presa sul serio, perché è per tutta la vita e proprio per tale motivo è molto esigente”.

     
    Mettere in pratica: è questo il suggerimento di Karol Wojtyla agli sposi, la vita coniugale e familiare sul modello cristiano non può esistere in una forma definitiva; va costantemente rielaborata e deve essere proiettata verso l’apostolato.

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    Veglia di preghiera per le vocazioni a San Paolo fuori le Mura

    ◊   “La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana”: è questo il tema scelto da Benedetto XVI per la 46.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che verrà celebrata il 3 maggio, con l’ordinazione di nuovi sacerdoti per la Diocesi di Roma. In vista di questo appuntamento, ieri sera, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, si è svolta una veglia di preghiera, presieduta dal cardinale vicario, Agostino Vallini. Protagonisti dell'evento, i diaconi che saranno ordinati sacerdoti, religiose novizie e neo-professe e una rappresentanza di fidanzati e di giovani. Alcuni di loro, con una lampada accesa, hanno aperto il cammino verso la Tomba dell’Apostolo dove poi, guidata dal cardinale e accompagnata dall’intera assemblea di oltre duemila fedeli, si è alzata un'intensa preghiera. La veglia, che ha avuto inizio nel quadriportico della Basilica al canto del “Vieni, vieni Spirito di Cristo”, si è articolata in due momenti, dedicati rispettivamente all’incontro di San Paolo con Cristo, evento fondamentale della sua vita, e all’incontro con Cristo di coloro che hanno risposto alla sua chiamata per una missione-servizio nella comunità. Momento centrale della serata è stata la catechesi, intitolata “Perché fidarsi del Signore?” Perché, dunque, l’uomo di oggi deve fidarsi di Dio? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Giovanni Tani, rettore del Seminario romano maggiore, tra i presenti alla veglia:

    R. – Bisogna fidarsi perché Dio ci ama tanto da dare la sua vita per noi! Noi corriamo il rischio di fidarci di cose che sono molto meno di noi e di spendere energie per qualche cosa che non è all’altezza della nostra dignità. E soprattutto il Crocifisso è Colui che ci dice chi siamo. Gesù ci tratta non da servi, ma da amici. Cioè ci comunica il suo segreto. Allora lo slogan è: “Lasciati prendere da questo amore”.

     
    D. – Mons. Tani, come rettore del Seminario romano maggiore, può dirci qual è la situazione delle vocazioni a Roma?

     
    R. – Qui da noi sono 34 e di questi 6 diventeranno sacerdoti. La situazione non è molto rosea, nel senso che sarebbe necessario un numero maggiore di giovani che si preparano al sacerdozio. Noi crediamo che ci siano. Ma non arrivano a porsi la domanda. Non trovano l’occasione per far scattare questa idea, questa scintilla di risposta al Signore. Non hanno la possibilità di uscire dall’aria che tira. Ed è un’aria che non spinge verso una generosità, verso un “per sempre”, verso un impegno radicale. Questo lo si vede sia nell’ambito matrimoniale sia nell’ambito della consacrazione al Signore della vita sacerdotale. E questa è un po’ un’aria che tira in Europa.

     
    D. – Su quali leve deve far forza la Chiesa ma anche la società per favorire nuove vocazioni?

     
    R. – La comunità cristiana deve sentirsi investita in maniera più diretta di questo compito vocazionale ed educativo. Non deve essere passiva, non deve pensare: “Ci penserà il Signore, perché Lui chiama”. Ogni comunità cristiana deve sentirsi l’ambito proprio di un cammino vocazionale, in tutti i sensi, sia verso il matrimonio, sia verso la vita consacrata. E quindi si devono favorire dei cammini di vera comunione e di vera preghiera per riuscire a portare i giovani a farsi le grandi domande di senso della vita, fare esperienze di solidarietà, non essere rinchiusi su se stessi ma aperti al mondo, alle esigenze che ci sono nel mondo. Bisogna fare in modo che gli adulti ritrovino il loro ruolo di adulti: non possono essere soltanto compagni di viaggio o amici, ma anche coloro che trasmettono alle nuove generazioni proprio un cammino di fede. Un cammino nel quale i giovani possano chiedersi quale sia la loro strada, perché tutti hanno una strada da percorrere. Tutti hanno un dono da Dio da mettere a frutto.

     
    D. – Mons. Tani, cosa augura ai diaconi che il prossimo 3 maggio saranno ordinati sacerdoti per la diocesi di Roma?

     
    R. – Di poter continuare a contemplare sempre di più e di crescere in questa contemplazione dell’amore di Dio per loro e rimanere semplici e umili di fronte al grande amore che Dio ha riversato su di loro. Tutto questo si potrà trasmettere attraverso il loro gesto, il loro volto, la loro parola anche verso gli altri che rimarranno affascinati proprio dal fatto che questi giovani, in un mondo come questo, rimangono felici e liberi di vivere una vita che molti non capiscono. Una vita che in realtà è affascinante.

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    Chiesa e Società



    Iraq. L’arcivescovo Sako: “No ai ghetti per i cristiani!"

    ◊   “Un ghetto per i cristiani porterebbe inevitabilmente con sé scontri settari, religiosi e politici senza fine, la nostra stessa libertà ne verrebbe diminuita. Noi cristiani siamo una componente fondamentale della storia e della cultura irachena. Siamo una presenza significativa della vita sociale e religiosa del Paese e ci sentiamo iracheni a tutti gli effetti” spiega mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, che ha rilasciato un’intervista al sito “Baghdadhope”, rilanciata dall’Osservatore Romano. “Abbiamo resistito a minacce e a persecuzioni e abbiamo comunque trovato il modo per continuare a vivere e testimoniare il Vangelo nella nostra terra, senza mai cessare di dimostrarci cittadini leali, anche a prezzo del sangue dei nostri padri, fratelli e figli” – continua mons.Sako, che aggiunge: “Reclamare la creazione di un ghetto è soprattutto contro il messaggio cristiano che ci vuole sale e lievito in mezzo a tutta la pasta dell’umanità. Ciò che invece costituisce un bene per la comunità cristiana di questo Paese è incoraggiare l’unità della Nazione, la democrazia, la convivenza pacifica, la cultura pluralistica, la promozione del riconoscimento dell’altro come persona umana nel rispetto concreto della sua dignità”. Qualcuno infatti aveva proposto la realizzazione nella piana di Ninive di una zona autonoma “Safe Haven” per i cristiani. L’intervento dell’arcivescovo si inserisce nell’ambito del processo di normalità invocato non solo dai cristiani ma anche dai musulmani e iracheni. Qualche “segno” già si legge negli eventi locali, come le prime comunioni di 43 bambini, che quest’anno sono state anticipate in alcune chiese. “E’ stata una cerimonia davvero bella, c’erano centinaia di persone. - ha detto il parroco, padre Douglas Al Bazi della chiesa caldea di Mar Eliya a Baghdad - La situazione sembra migliorare – continua il religioso – non si può dire che sia tornata alla normalità, ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo visto l’inferno e che anche vedere sorridere i bambini ci riempie di felicità”. Le prime comunioni si sono tenute in occasione delle festività pasquali tenutesi sia nelle chiese cattoliche che in quelle ortodosse. Solitamente l’incontro dei piccoli con Gesù Eucaristia avviene dopo la chiusura delle scuole. Stavolta, la “festa” è stata anticipata al mese di aprile. “Perché subito dopo la fine della scuola – conclude padre Douglas – molte famiglie vanno nel nord del Paese perché qui fa troppo caldo. A Baghdad, l’erogazione della corrente elettrica è ancora limitata, tutto ancora dipende dai generatori di corrente, e il carburante per farli funzionare, è caro e difficile da trovare. Ecco perché chi può va al nord”. Nel futuro del Paese, la speranza può venire, secondo l’arcivescovo Sako, proprio “dai cristiani della diaspora, ma non devono sostituirsi a noi. Abbiamo bisogno di essere aiutati affinché ci venga riconosciuto il diritto di essere protagonisti della nostra vita. Chi si trasforma in nostro tutore, alla fine fa il gioco di chi vorrebbe ancora mantenerci in uno stato di minoranza. Nel contesto iracheno di oggi chiedere un’enclave per i cristiani è un gioco politico molto pericoloso: sarà certamente strumentalizzato e si rivolterà contro di noi”. (A.V.)

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    Pakistan: paura per i cristiani dopo l’attacco a Taiser Town

    ◊   Sono sei le persone rimaste ferite, tra queste un bambino di 11 anni, nell’attacco condotto da sconosciuti armati, probabilmente talebani, avvenuto ieri a Taiser Town, vicino Karachi in Pakistan. Taiser Town – riferisce Asianews - ospita circa 700 famiglie cristiane, di cui 300 cattoliche, che appartengono alla parrocchia di san Giuda, nell’arcidiocesi di Karachi, guidata da padre Richard D’Souza. Proprio il religioso, dopo l’attacco, ha visitato la zona ed ha raccontato che la gente è terrorizzata, non esce di casa. In mattinata per le vie di Taiser Town erano apparse sui muri numerose scritte inneggianti ai talebani e che invitavano i cristiani a convertirsi all’Islam. Alla vista degli slogan, la popolazione ha cercato di reagire protestando per strada, subito dopo è avvenuto l’attacco del gruppo armato che ha poi appiccato il fuoco alle case. Sette persone sono state fermate ma le indagini della polizia continuano. (B.C.)

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    Il saluto delle comunità cattoliche di espressione ebraica al Papa

    ◊   “In Israele cerchiamo di costruire la solidarietà, di offrire la nostra comprensione e la nostra compassione, di partecipare pienamente alla costruzione di una società libera e giusta e di amare i nostri vicini”. E’ uno dei passaggi di un messaggio – reso noto dall’agenzia Sir - che i membri delle quattro comunità cattoliche di espressione ebraica presenti in Israele, rivolgono a Benedetto XVI in vista del suo viaggio apostolico in Giordania, Israele e Territori palestinesi. “Siamo ben consci delle sofferenze delle popolazioni ebree ed arabe nella nostra regione – aggiungono - come membri della Chiesa cattolica e come discendenti di Abramo in Israele, cerchiamo di rispettare e di tenere in grande considerazione l’esistenza della gente con cui viviamo”. Nel saluto, le comunità cattoliche di espressione ebraica ribadiscono il loro impegno e “contributo all’unità ed alla pace in Israele” che consiste “in uno sforzo per vivere le nostre vite come persone che portano amore e riconciliazione, sia a livello individuale che di comunità”. “Viviamo nella speranza di essere testimoni del vero messaggio della nostra fede – prosegue il messaggio - attraverso il nostro esempio personale e quello delle nostre comunità cattoliche di espressione ebraica. Con Benedetto XVI, apriamo i nostri cuori per condividere una vita pacifica e rispettosa sia con gli ebrei che con gli arabi e con i nostri molteplici fratelli e sorelle cristiani. Crediamo – concludono - che solo il potere dell’amore di Dio può cambiare i nostri cuori e farci trionfare sul potere del peccato e della divisione… Dio solo può fare nuova ogni cosa”.(B.C.)

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    Successo per la "Maratona Giovanni Paolo II" in Terrasanta

    ◊   Dieci chilometri sono stati percorsi ieri dalla tradizionale maratona della pace, Betlemme-Gerusalemme, organizzata dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, con la collaborazione, tra gli altri, del Pontificio Consiglio per i Laici, della Conferenza episcopale italiana e del Centro sportivo italiano. E’ stata una giornata da ricordare con due episodi molto importanti. Il primo riguarda una soldatessa israeliana che si è svestita dell'uniforme per mettersi la maglietta della manifestazione e ha cominciato a correre mischiandosi al gruppo dei partecipanti, tra cui palestinesi, americani, un australiano ed una quarantina di atleti del Csi giunti da Modena, Ravenna, Enna, Foggia e Roma, e poi ex campioni dello sport italiano come Demetrio Albertini ed Andrea Zorzi. L’altro episodio – riferisce Avvenire – ha riguardato il sindaco di Betlemme, Victor Batarseh, bloccato al check point di Gerusalemme mentre stava per fare una dichiarazione. Le autorità hanno motivato lo stop sostenendo che la sua presenza sarebbe stata considerata una provocazione. “Questa – hanno detto - non è una passerella per politici che vogliono fare dichiarazioni o cercano di sfruttare un evento che ha altri significati. E' un momento di speranza, non di politica, e tale deve rimanere”. (B.C.)

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    Critiche dei vescovi Usa alla 'pillola del giorno dopo' disponibile per le minorenni

    ◊   Una disposizione che mette a rischio la salute degli adolescenti e mina il diritto dei genitori di tutelare la salute dei loro figli. E’ il commento della Conferenza dei vescovi statunitensi di fronte alla decisione della Food and Drug Administration, l’agenzia federale americana che si occupa del controllo della distribuzione di cibo e medicinali, di rendere disponibile la ''pillola del giorno dopo' anche per le ragazze di 17 anni – il limite prima era di 18 anni - e senza l’obbligo della ricetta medica. I vescovi, in una nota, hanno evidenziato la potenza del farmaco, che è una pillola abortiva, e del rischio sottovalutato per la salute dei minori. “La gravidanza non è una malattia – continuano i presuli - e la fertilità non è una condizione patologica, per cui la decisione non ha uno scopo terapeutico anzi si possono provocare danni alle donne e ai loro bambini appena concepiti”. Inoltre “senza il beneficio di un controllo medico, molti ragazzi rischiano di non conoscere la possibile azione abortiva e gli altri pericoli derivanti dal farmaco, in particolare il rischio di un uso ripetuto”. I vescovi infine ricordano che secondo una ricerca, la 'pillola del giorno dopo' non è riuscita a ridurre i tassi di gravidanze indesiderate né l'aborto ma ha portato ad una maggiore assunzione di rischio sessuale tra gli adolescenti e una diffusione più elevata di malattie sessualmente trasmissibili”. (B.C.)

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    Colombia: aumentano gli sfollati a causa della violenza

    ◊   E’ sempre più emergenza sociale in Colombia dove oltre 380 mila persone hanno lasciato le loro case nel 2008 a causa della minaccia dei gruppi armati. Un numero cresciuto del 25% per la Codhes, una delle principali Ong del Paese che si occupa di diritti umani. Si tratta di 76.172 famiglie che, riferisce la Misna, sono costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza o di lavoro. Dal 2006 il loro numero è aumentato in modo costante e riflette la maggiore insicurezza sociale dovuta ai cruenti scontri nei quali la popolazione contadina è diventata un obiettivo militare e le sue terre un bottino di guerra. Dal 2000 almeno cinque milioni e mezzo di ettari sono passati nelle mani dei gruppi armati. Inoltre le condizioni degli sfollati risultano drammatiche, vivono in maggioranza ai margini delle grandi città mentre altri sono fuggiti temendo per le loro vite, altri ancora sarebbero morti di stenti ma non esiste, in questo caso, una stima ufficiale. (B.C.)

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    L’impegno della Chiesa argentina nella lotta alla droga

    ◊   Non scegliete “l’opzione per il buio”. E’ l’esortazione – riportata dall’Osservatore Romano - venuta dal cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, durante la tradizionale celebrazione eucaristica per l’educazione che si è svolta nei giorni scorsi nella capitale. Il porporato ha spiegato ai giovani che “tutto ciò che è male odia la luce, chi compie il male non si avvicina alla luce per il timore che le sue opere vengano scoperte”. Il primate d’Argentina ha parlato di “gabbie di oppressione e baratri di schiavitù: la droga, l’alcol che possono divenire spirale di morte, sono buio per l’esistenza”. Pertanto “occorre moltiplicare gli sforzi” a tutti i livelli di competenza e con ogni mezzo opportuno per combattere e isolare “chi intesse quotidianamente trame di speculazione di morte su ragazzi e ragazze deboli”. L’arcivescovo di Buenos Aires ha ricordato che la Chiesa è da sempre impegnata nella lotta contro le tossicodipendenze grazie all’opera di molti sacerdoti e religiose che tentano un processo di ripersonalizzazione che possa restituirli alla vita della comunità. Il porporato ha infine sottolineato “la responsabilità” della scuola, della famiglia chiamati a diventare “maestri di vita” in grado di saper leggere i pericoli di una società in rapida trasformazione. (B.C.)

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    I vescovi cileni rinnovano la solidarietà alle popolazioni indigene

    ◊   “Chiedo al Signore che benedica questo bellissimo progetto” ha detto ieri mons. Alejandro Goic, presidente della Conferenza episcopale cilena e vescovo di Rancagua, in occasione della visita al liceo tecnico “Guacolda” della città di Conchol, nel sud del Paese. Mons. Goic si è recato insieme con altri tre presuli tra cui l’arcivescovo di Santiago cardinale Francisco Javier Errázuriz. Questa scuola, intitolata a una figura cara della popolazione aborigena, i “Mapuches”, è nata su iniziativa dell’Istituto Indigeno con lo scopo di fornire educazione tecnica ai giovani di questo popolo che nonostante i molti progressi e le misure a loro sostegno, continuano a lottare per un pieno riconoscimento concreto della loro nazionalità. Il Liceo “Guacolda” offre istruzione a 427 allievi e la stragrande maggioranza di loro sono figli di famiglie “mapuches”. I vescovi cileni, riuniti nelle vicinanze per la loro 97.ma assemblea plenaria, hanno inviato questa delegazione episcopale per esprimere un forte sostegno non solo alle attività della scuola ma anche per sottolineare ancora una volta l’interessamento specifico della chiesa cilena per questo popolo che, quasi nella sua totalità, si riconosce nella fede cattolica. I presuli si sono intrattenuti a lungo con i dirigenti scolastici e con gli studenti per poi visitare i laboratori e le biblioteche del Liceo. Il cardinale Errázuriz, che ha dichiarato di “essere felice di poter prendere parte a questa visita”, ha voluto ricordare il grande spirito religioso di questo popolo che lui, nelle parrocchie della capitale, incontra soventemente poiché molti “mapuches” emigrano verso le grandi metropoli dove spesso gli unici lavori che trovano sono quelli domestici. Da parte sua, mons. Manuel Camilo Vial, vescovo di Temuco, la zona ove si concentra la maggior presenza di “mapuches”, ha rilevato: “I vescovi cileni desiderano esprimere al popolo mapuche la loro solidarietà, il loro affetto e la loro stima”. Juan Jorge Faúndez ed Erna Beltrán, rispettivamente segretario esecutivo e direttrice dell’Istituto Indigeno hanno ringraziato i vescovi per il loro gesto, nel desiderio di rinforzare ancora di più i legami tra la Chiesa cilena e le diversi istituzioni dei “mapuches”. (A cura di Luis Badilla)

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    Elezioni europee. I vescovi del Portogallo: non tradire la coscienza cristiana

    ◊   “L’elettore cristiano non può tradire la sua coscienza al momento del voto”. Per questo, “le scelte politiche dei cattolici devono essere prese in armonia con i valori del Vangelo”. E’ l’indicazione di fondo contenuta in una dettagliata nota pastorale della Conferenza episcopale portoghese, diffusa ieri alla stampa in vista delle elezioni europee di giugno, e delle elezioni politiche e amministrative che si terranno in Portogallo in autunno. La nota ripresa dal Sir, si divide in due parti: enuncia per gli elettori cattolici “alcuni criteri e valori” da tenere presenti al momento del voto e lancia un appello ai candidati. Nei criteri elencati, ritenuti importanti per “meglio contribuire alla dignità della persona e alla realizzazione del bene comune”, i vescovi portoghesi parlano di “promozione dei diritti umani; difesa e protezione della famiglia, istituzione – specificano - fondata sulla complementarità tra uomo e donna; rispetto incondizionato per la vita umana in tutte le sue fasi e tutela dei più deboli”. Il paragrafo dei “criteri” si arricchisce anche invitando i candidati a ricercare “soluzioni per le situazioni sociali più gravi”, dal “diritto al lavoro, la tutela dei disoccupati, il futuro dei giovani”, alla “situazione degli immigrati e delle minoranze”. I vescovi si rivolgono anche ai candidati alle elezioni europee, politiche ed amministrative ricordando loro che la Chiesa secondo il pensiero di Paolo VI, “continua a considerare l'azione politica come una ‘nobile arte’”. Ed aggiungono: “I responsabili politici hanno il dovere di formulare programmi elettorali realistici e praticabili” ed hanno “l’obbligo di ricercare il bene comune”, impegnandosi “con l’esempio e la testimonianza” a “costruire una società più giusta e fraterna”. (R.P.)

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    Armenia: tante le iniziative italiane per la giornata della memoria

    ◊   Si ricorda oggi in tutto il mondo il sacrificio di un milione e mezzo di armeni, uccisi nel 1915 dal Governo dei Giovani Turchi. Ampio il programma di eventi alla memoria, promosso dalle comunità armene in Italia che andrà avanti fino al 6 maggio prossimo. A Roma, messa solenne in rito armeno, nel pomeriggio, alle 17,30 presso la chiesa armena di San Nicola da Tolentino. A presiedere la celebrazione - riferisce una nota del Sir - mons. Hovsep Kelekian. A Napoli, deposta in giornata, una corona d’alloro al monumento dei martiri. Nell’occasione oggi, sarà letta la preghiera che fu recitata da Papa Giovanni Paolo II quando rese omaggio al mausoleo di Dzizernagapert. Anche a Padova sarà deposta oggi una corona di alloro a cui seguirà l’esecuzione di musiche armene e alcune testimonianze lette dagli studenti. A Venezia, sempre per la “Giornata della memoria Armena” sarà inaugurata una mostra fotografica, dedicata ai massacri di Adana (anticamente Antiochia di Cilicia) e Cilicia del 1909, preludio a quelli del 1915. Altre iniziative si terranno a Milano e Matera. (A.V.)

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    Germania: a Berlino referendum sull’ora di religione

    ◊   “La tradizione delle ore di religione in Germania ha portato i credenti a essere meno fondamentalisti che in altri Paesi” dice Christopher Lehmann, promotore della campagna chiamata “Pro Reli”, sostenuta da gruppi cristiani e musulmani, convinti che la conoscenza della propria fede dia agli alunni un bagaglio morale che promuove e favorisce la tolleranza. “E’ importante che le scuole tengano lezioni di islam illuminato e che si evitino lezioni di corano non ufficiali” aggiunge Ender Cetin, esponente del Ditib turkish-islamic union. La questione dell’insegnamento della religione a scuola ha portato alla promozione di un referendum, che si terrà domenica prossima a Berlino. Difficile fare previsioni, in quanto l’opinione pubblica risulta divisa sull’argomento, sebbene un quarto degli elettori della capitale tedesca sostenga la mozione. La notizia, rilanciata dall’Osservatore Romano, a seguito di una nota dell’agenzia Reuters, ha sollevato stupore ed al tempo interesse in Europa. Non sono mancate però le reazioni negative al referendum in Germania, dove a fronte di 82 milioni di abitanti vi sono 40 milioni di cattolici e 3,3 milioni di musulmani. Diversi cartelloni pubblicitari sono stati presi di mira da vandali mentre migliaia di manifesti in strada riservano parole molto forti nei confronti dell’imminente referendum. Divampa il dibattito dunque. L’esito del voto potrebbe consentire agli studenti tedeschi di scegliere tra lezioni di religione basate sulla fede e un corso obbligatorio di etica. Obiettivo del referendum tedesco è di migliorare l’integrazione della comunità islamica - la più ampia nella capitale - con circa 220mila turchi. Diversi i gruppi musulmani che guardano a questa chiamata alle urne come un’opportunità per contrastare la “radicalizzazione”. (A.V.)

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    A Bordeaux primo Incontro europeo su Islam e Chiesa Cattolica

    ◊   E’ in programma per lunedì e martedì prossimo a Bordeaux, in Francia, il primo Incontro europeo dei vescovi e delegati delle Conferenze episcopali responsabili per i rapporti con i musulmani in Europa. Un’iniziativa voluta dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee) che ha scelto come tema: “Chiesa cattolica e comunità musulmane in Europa. A che punto siamo? Esperienze, iniziative, problemi e risposte del dialogo in Europa”. All’incontro – riferisce l’agenzia Sir - interverrà anche il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, cardinale Jean-Louis Tauran su “Il dialogo cattolico-musulmano in Europa: status quaestionis”. Oltre a fare il punto della situazione sul dialogo interreligioso verranno definiti possibili progetti comuni di collaborazione. (B.C.)

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    E' Beirut la capitale mondiale del Libro 2009

    ◊   Per i prossimi 12 mesi sarà Beirut la nuova ‘Capitale mondiale del libro’: lo ha deciso l’Unesco, l’organizzazione dell’Onu per l’educazione, la scienza e la cultura. La scelta della capitale libanese presa nel 2007, hanno sottolineato i membri del comitato dell’Unesco che hanno dato la loro preferenza a Beirut, è dovuta al suo carattere interculturale ed è un segnale per un futuro di diversità, dialogo e tolleranza. Tra l’altro, proprio in Libano si terranno il prossimo 7 giugno importanti elezioni legislative con la partecipazione di coalizioni trasversali a tutte le componenti etniche e religiose del complesso quadro interno libanese. Nel Paese dei cedri, - riferisce l’agenzia Misna - lo Stato riconosce 18 differenti gruppi etnici e religiosi che dopo gli anni bui della guerra civile hanno ripreso una convivenza pacifica seppur animata che fa di questo spicchio di Mediterraneo un unicum in Medio Oriente e forse nel mondo. Ma il Libano è anche un paese di contraddizioni dove tuttora 500.000 profughi palestinesi continuano a vivere in condizioni a volte inumane e in generale senza alcun diritto a una vita normale. Tutto questo sarà occasione di discussione nel corso dei vari eventi che da ieri (in occasione della giornata mondiale del libro) e per i prossimi mesi saranno organizzati a Beirut proprio mentre la letteratura araba sembra vivere una seconda giovinezza con un numero senza precedenti di romanzi pubblicati che, sostengono diverse fonti, stanno anche riscontrando un grande successo di pubblico. (R.P.)

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    Venezia: per la festa di San Marco una reliquia in dono al metropolita Gennadios

    ◊   Avrà quest’anno una particolare connotazione ecumenica la festa di San Marco, patrono di Venezia e delle genti venete, che sarà celebrata domani. Al termine della messa solenne nella cattedrale marciana - che avrà inizio alle ore 10.30 e sarà presieduta dal patriarca emerito cardinale Marco Cè, alla presenza del patriarca cardinale Angelo Scola e del vescovo ausiliare mons. Beniamino Pizziol - la Chiesa veneziana donerà infatti all’arcivescovo Gennadios, metropolita dell'arcidiocesi ortodossa di Italia e Malta (parte del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) ed esarca per l'Europa meridionale, una preziosa reliquia di S. Atanasio vescovo, il cui corpo è custodito nella chiesa di San Zaccaria. “Con tale dono, corrispondente ad una piccola parte del piede destro del santo, la Chiesa veneziana – si legge in una nota riporesa dall'agenzia Sir - desidera rispondere positivamente e con un gesto di profonda comunione alla richiesta giunta qualche tempo fa dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I”. Alla celebrazione in basilica parteciperanno - oltre a Gennadios - il capitolo metropolitano, le congregazioni del clero, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici rappresentanti di parrocchie, associazioni e movimenti ecclesiali della diocesi, nonché le autorità civili e militari cittadine. (R.P.)

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    Visita dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati al Centro Astalli

    ◊   Una visita compiuta mentre si distribuivano i 400 pasti giornalieri e volta a comprendere il modo in cui i migranti arrivano in Italia. E’ quanto ha svolto ieri l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres al Centro Astalli, a Roma, il servizio dei gesuiti per i rifugiati. Il rappresentante delle Nazioni Unite – riferisce l’agenzia Sir – ha avuto un colloquio con il presidente del Centro Astalli, padre Giovanni La Manna, e con dieci giovani afghani rifugiati e richiedenti asilo che usufruiscono regolarmente dei servizi di prima accoglienza della struttura: mensa, scuola d'italiano, dormitorio notturno, centro d'ascolto socio-legale. “Le storie dei giovani afgani sono state di grande interesse per l'Alto Commissario - informa un comunicato del Centro Astalli – i rifugiati si sono lungamente soffermati sui viaggi che devono affrontare per arrivare in Italia, le difficoltà di iniziare un percorso di integrazione nonostante la concessione di un permesso di soggiorno da parte del governo italiano”. Sempre ieri Guterres ha avuto un incontro con il ministro dell’Interno Maroni al quale ha presentato le istanze dei richiedenti asilo e rifugiati. Particolarmente importante è stata la richiesta di non applicazione del regolamento di Dublino che attribuisce al primo Paese in cui il richiedente asilo entra in Europa la competenza per l'esame della sua domanda di asilo. Padre Giovanni La Manna ha esposto a Guteress "le enormi difficoltà che quotidianamente i rifugiati incontrano in Italia a causa della mancanza di una legge organica sull'asilo”. “Tale lacuna normativa – ha detto - impedisce a richiedenti asilo e rifugiati di usufruire degli standard minimi di accoglienza". L'incontro si è concluso con la consegna all'Alto Commissario del Rapporto annuale 2008 del Centro Astalli e di una raccolta di lettere e messaggi che alcuni rifugiati hanno voluto scrivere personalmente all'Alto Commissario Guterres.(B.C.)

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    La coscienza europea al centro di un convegno della Fuci a Roma

    ◊   Si concluderà oggi all’Università Lumsa di Roma il convegno nazionale della Fuci, Federazione Universitaria Cattolica Italiana, sul tema: “Cittadini dell’Europa: sogno o realtà? L’Università e la formazione di una coscienza europea”. Due le sessioni in programma dedicate rispettivamente a “Università tra Italia e Europa: bilanci e prospettive” ed “Europa tra istituzioni culture, religioni e diritti”. Obiettivo del convegno, ha dichiarato all’agenzia Sir, la presidente nazionale Silvia Sanchini “è di risvegliare nei giovani l’attenzione per le vicende europee, soprattutto a partire dall’Università”. Nella relazione introduttiva, è stato evidenziato che bisogna compiere un ulteriore passo avanti dopo l’unione doganale, quella monetaria e la libera circolazione di persone; l’Europa necessita di una "comune coscienza europea, di una piattaforma di valori condivisi nei quali ogni persona possa riconoscersi". I lavori si erano aperti ieri con la prolusione di Romano Prodi (già presidente della Commissione europea) e le relazioni dell’economista Stefano Zamagni e del sociologo Franco Ferrarotti. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Baghdad: 60 morti per un attentato ad un mausoleo sciita

    ◊   Drammatica serie di attentati in Iraq nelle ultime 48 ore. Dopo la doppia strage di ieri con un bilancio di 87 morti, a Baghdad stamani almeno 60 persone hanno perso la vita e 125 sono rimaste ferite in un attentato suicida compiuto nei pressi del mausoleo sciita dell'imam al Khadum a Baghdad, mentre la gente si stava radunando per le preghiere del venerdì. A Falluja un gruppo di armati ha condotto un attacco contro un posto di blocco, uccidendo un poliziotto. Secondo gli inquirenti, queste ultime violenze sarebbero la risposta di Al Qaeda all’arresto, avvenuto ieri, del successore di Al Zarqawi alla guida del gruppo terroristico in Iraq.

    Pakistan
    I talebani provenienti dall’Afghanistan si ritireranno dal distretto pakistano di Buner. E' quanto emerso dall’incontro tra il leader dei talebani ed un rappresentante del governo di Islamabad. Il ritiro giunge dopo che ieri la situazione nei distretti della provincia della frontiera nord-occidentale era sembrata precipitare. Molti osservatori ritengono, però, che il pericolo permanga e che il rischio maggiore sia quello dello smembramento del Pakistan. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Margherita Paolini, coordinatrice scientifica della rivista di geopolitica Limes:

    R. – Mi sembra che ci sia un rischio proprio di mutamento profondo di orientamenti politici interni. Mi sembra sempre più difficile, per l’attuale governo - che poi, tra l’altro, è formato da una coalizione molto fragile - riuscire a controllare o anzi a far migliorare questa situazione sul terreno. Il problema adesso per il Pakistan non è tanto quello di dividersi quanto di diventare un Paese jihadista.

     
    D. – Si è parlato tanto di questo rischio: che potessero impossessarsi delle armi nucleari possedute dal Pakistan. Secondo te, è un rischio concreto?

     
    R. – Tutto l’arsenale nucleare pakistano è stato, in qualche modo, diciamo, tutto scomposto e distribuito in vari posti in modo che potesse essere più difficile poi riassemblarlo e renderlo efficace. Il rischio, tuttavia, è in prospettiva se non si riuscirà a fermare non la “talibanizzazione” ma la “alqaedizzazione”, diciamo in termini più ampi.

     
    D. – L’esercito pakistano è intervenuto nelle ultime ore per frenare i talebani però la posizione del governo appare piuttosto debole ancora oggi. Perché?

     
    R. – Il governo è un governo di coalizione molto fragile tra il marito della Bhutto che non ha, diciamo, gran seguito e un altro personaggio che invece è Sharaf, un uomo dei Sauditi, quindi che tenta di far passare una ideologia sunnita piuttosto spiccata e radicale.

     
    India
    Urne aperte in 17 Stati dell'India per la seconda fase di cinque votazioni per il rinnovo della camera bassa del Parlamento. Scarsa l’affluenza per l’ondata di gran caldo e soprattutto per la paura dell’ondata di attentati da parte dei ribelli maoisti che in questi giorni ha lasciato sul terreno almeno 22 morti. Anche oggi, infatti, nello Stato di Bihar, cinque persone sono state uccise all’uscita dai seggi dai miliziani comunisti. I risultati complessivi delle elezioni politiche si conosceranno solo dopo il 13 maggio, data dell’ultima fase delle votazioni.

    Thailandia
    In Thailandia sono rientrate le misure di sicurezza adottate il 12 aprile scorso a causa di violente manifestazioni che avevano indotto il premier a decretare lo Stato d’emergenza. Il prossimo passo dovrebbe portare alla riconciliazione con l’opposizione, in particolare con i sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra.

    Filippine
    L’operatore della Croce Rossa, Eugenio Vagni, rapito nelle Filippine ''al momento è ancora nelle mani del gruppo Abu Sayyaf'". Lo ha detto oggi il portavoce dell'unità di crisi sugli ostaggi istituita nelle Filippine, ponendo fine alle voci su un possibile trasferimento dell’italiano nelle mani di un altro gruppo di miliziani. Le notizie restano, però, molto confuse e il ministero degli Esteri italiano ha invitato alla "cautela".

    Corea del Nord – giornaliste
    Due reporter americane dell’emittente californiana Current Tv sono state rinviate a giudizio in Corea del Nord con l’accusa di “ingresso illegale” nel Paese e “atti ostili” verso il regime. Le due donne, di origini coreane e cinesi, sono state arrestate il 17 marzo scorso.
     
    Sud Africa elezioni
    I risultati definitivi arriveranno solo oggi, ma non ci sono più dubbi che a vincere le elezioni politiche in Sud Africa sia stato l'African National Congress e il suo leader Jacob Zuma. A ben oltre la metà dello spoglio, l'Anc è a circa il 67% dei consensi e le previsioni lo danno in ulteriore crescita. Eclissati tutti i leader delle altre formazioni politiche, Zuma ora non sembra avere più rivali nella corsa alla presidenza. Il servizio di Giulio Albanese:

    L’African National Congress (Anc) ha vinto, anzi, è più corretto dire che ha stravinto la partita elettorale in Sudafrica, ottenendo quell’affermazione straordinaria chiesta dal suo leader e prossimo presidente della Repubblica Jacob Zuma. Ha dunque fallito la sua battaglia il Congress of the People, il Cope, nato da una costola dell’African National Congress, anima moderna e moderata, contro il populismo di Zuma. Il Cope, per ora, ha raggiunto il 7,86 per cento e dovrebbe attestarsi tra l’otto ed il nove per cento. Invece, va bene la democratica Liens, erede del partito democratico dei bianchi liberal che combattevano l’apartheid. A questo punto, il futuro è davvero nelle mani del sessantasettenne Zuma, carismatico, populista ma anche figura controversa avendo appena beneficiato del ritiro di scottanti procedimenti penali a suo carico. Dovrebbe essere eletto presidente per un mandato di cinque anni nel corso di una seduta straordinaria del Parlamento, il prossimo sei maggio.

     
    Somalia
    La comunità internazionale ha raccolto 213 milioni di dollari per aiutare il governo di transizione somalo a riportare sicurezza e stabilità nel Paese e combattere la pirateria che imperversa nelle acque del Golfo di Aden. La cifra è stata raccolta dalla conferenza dei donatori per la Somalia che, su invito dell'Unione europea, delle Nazioni Unite e dell'Unione africana (Ua), ha riunito ieri a Bruxelles oltre 60 tra Paesi e organizzazioni internazionali.

    Madagascar
    Nella capitale Madagascar, Antananarivo, una donna è morta a seguito della dispersione da parte della polizia di un raduno di sostenitori dell’ex Presidente espulso Marc Ravalomanana. Secondo alcuni testimoni, la donna sarebbe stata colpita da un proiettile alla testa. Ieri violenti scontri tra polizia e manifestanti hanno provocato il ferimento di 36 persone, molte colpite da arma da fuoco.

    Stati Uniti torture Cia
    ll via libera alle torture della Cia su presunti terroristi di al Qaeda venne dai vertici del precedente governo degli Stati Uniti. È quanto emerso dai documenti che l’amministrazione Obama ha voluto rendere pubblici, relativi agli incontri dell’allora segretario di Stato, Condoleeza Rice, con i responsabili della Cia. Rivelazioni che potrebbero portare ad una commissione d’inchiesta per molti alti funzionari dell’era Bush.

    G 20 – Finanze
    Si apre oggi a Washington la riunione dei ministri delle Finanze del G20. Una riunione voluta per proseguire il lavoro del G20 di Londra, svoltosi agli inizi di aprile. Secondo alcune indiscrezioni saranno analizzati i primi deboli segnali di ripresa dell’economia. Tra gli altri temi sul tappeto di ministri e banchieri: l'aumento delle risorse finanziarie del Fondo monetario internazionale, il primo test della procedura di early warning per prevenire le crisi, le “exit strategy” e il miglioramento della regolamentazione dei mercati. Le conclusioni del vertice saranno esposte nella conferenza stampa di questa sera del ministro del Tesoro americano, Timothy Geithner.

    Brucia la Carolina del Sud, maxi evacuazione
    Avanzano le fiamme nella South Carolina, messa in ginocchio, da due giorni, da diversi incendi boschivi locali. Le lingue di fuoco hanno raggiunto già il centro abitato e divorato ad ora 6mila ettari di terreno, correndo su 6,5 chilometri di territorio. Numeri drammatici: 2500 persone costrette a lasciare le proprie abitazioni, 70 case distrutte, un centinaio quelle danneggiate. Un bilancio, purtroppo, destinato a salire. Grandi difficoltà da parte delle autorità locali e delle forze dell’ordine nel tentativo di riportare la situazione nella normalità. Il governatore Mark Sanford ha dichiarato lo stato d'emergenza per la contea di Horry. A favorire l’estendersi delle fiamme in poche ore è stato il ridotto tasso di umidità ed i forti venti che nei giorni scorsi hanno soffiato sulla zona del Nord Myrtle Beach, il più popolare centro turistico della South Carolina. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 114

     
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