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Sommario del 23/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Sacre Scritture rettamente comprese solo nel contesto ecclesiale: così il Papa alla plenaria della Pontificia Commissione Biblica
  • Benedetto XVI: obbedire a Dio ci rende pienamente liberi
  • Altre udienze
  • La firma di un Memorandum rafforza la collaborazione tra Santa Sede e Lega degli Stati Arabi
  • Mons. Tomasi denuncia il legame tra razzismo e povertà, le discriminazioni contro i cristiani e l’eugenetica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sri Lanka: è catastrofe umanitaria
  • Il governo vara 8 miliardi per l'Abruzzo. G8 all'Aquila
  • Due milioni e mezzo di italiani vivono in povertà assoluta
  • Clonazione. Pessina: l'uomo ha un enorme potere e una consapevolezza morale piccola
  • Oggi in Terra Santa la tradizionale maratona della pace
  • Alla Lateranenese giornata di studio su “Nuove tecnologie, nuove relazioni"
  • Presentato il libro di Filippo Anastasi "Padre Pio: la sua voce, la sua storia"
  • Chiesa e Società

  • Appelli dall'India per la fine delle violenze in Sri Lanka
  • Sri Lanka: a un anno dall’uccisione di padre Killi
  • Cina: è morto padre Francesco Tan Tiande, 30 anni in carcere per la fede
  • Vietnam: restituito alla Chiesa il terreno intorno al Santuario di La Vang
  • Visita a Gaza del Patriarca Latino di Gerusalemme Twal
  • Intervento del cardinale Martino all’Università Gregoriana sulla crisi economica
  • I vescovi della Sicilia: leggi più idonee per gli immigrati
  • Al via l'assemblea generale dei vescovi brasiliani sulla formazione dei sacerdoti
  • Lancio in Ecuador della Missione continentale
  • Nella Repubblica Dominicana approvato il divieto costituzionale all'aborto
  • Irlanda: il cardinale Brady riceve i leader lealisti nord-irlandesi
  • Congo: il nunzio apostolico invita i cristiani ad impegnarsi per la giustizia e la pace
  • Festeggiato nella nunziatura in Italia il quarto anniversario di Pontificato di Benedetto XVI
  • Visita in Sud Corea di una delegazione dei vescovi tedeschi
  • Ucraina: l’Università cattolica di Lviv lancia un programma di formazione ecumenica on-line
  • La croce della GMG: "vita nuova" per il mondo
  • Aperto a Damasco il convegno dell'Anno Paolino
  • Italia: cresce il consumo di alcol tra i giovani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Elezioni in Sudafrica: in attesa dei risultati finali è evidente la buona tenuta dell’Anc
  • Il Papa e la Santa Sede



    Sacre Scritture rettamente comprese solo nel contesto ecclesiale: così il Papa alla plenaria della Pontificia Commissione Biblica

    ◊   “Soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio”: è quanto ha detto il Papa stamani durante l’incontro con i membri della Pontificia Commissione Biblica, guidati dal cardinale presidente William Joseph Levada, riuniti nella assemblea plenaria, dedicata quest’anno al tema “Ispirazione e verità della Bibbia”. Il servizio di Sergio Centofanti:
     
    Il tema affrontato dalla plenaria – afferma il Papa - risponde “a una preoccupazione” che gli sta “particolarmente a cuore, poiché l'interpretazione della Sacra Scrittura è di importanza capitale per la fede cristiana e per la vita della Chiesa”. Benedetto XVI, che cita con ampiezza il Concilio Vaticano II, ricorda che gli esegeti cattolici sono chiamati “a giungere a soluzioni in pieno accordo con la dottrina della Chiesa, tenendo debitamente conto dei positivi apporti delle scienze profane”.

     
    La Costituzione conciliare Dei Verbum sottolinea “innanzitutto che Dio è l'Autore della Sacra Scrittura”: i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento sono stati scritti “sotto ispirazione dello Spirito Santo” e quindi “insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre Lettere”. Nello stesso tempo il documento conciliare “ci ricorda che nella Sacra Scrittura Dio parla all'uomo alla maniera umana”:

     
    “Per una retta interpretazione della Scrittura bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole. «Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini» (Dei Verbum, 13)”.

     
    A queste indicazioni di carattere storico-letterario il Papa premette un’importante notazione:

     
    “Essendo la Sacra Scrittura ispirata, c'è un sommo principio di retta interpretazione senza il quale gli scritti sacri resterebbero lettera morta: la Sacra Scrittura deve «essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (Dei Verbum, 12)”.

     
    Il Papa ricorda i tre criteri indicati dal Concilio per una retta interpretazione della Sacra Scrittura: l’attenzione al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, l’inserimento nel contesto della tradizione vivente di tutta la Chiesa e l'analogia della fede, ossia “la coesione delle singole verità di fede tra di loro e con il piano complessivo della Rivelazione e la pienezza della divina economia in esso racchiusa”. Il compito degli esegeti è quello di contribuire “alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura”. Ma – rileva il Papa – “lo studio scientifico dei testi sacri non è da solo sufficiente”:

     
    “Per rispettare la coerenza della fede della Chiesa l'esegeta cattolico deve essere attento a percepire la Parola di Dio in questi testi, all'interno della stessa fede della Chiesa. In mancanza di questo imprescindibile punto di riferimento la ricerca esegetica resta incompleta, perdendo di vista la sua finalità principale, con il pericolo di diventare addirittura una sorta di mero esercizio intellettuale. L'interpretazione delle Sacre Scritture non può essere soltanto uno sforzo scientifico individuale, ma deve essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa”.

     
    Si tratta di una norma “decisiva per precisare il corretto e reciproco rapporto tra l'esegesi e il Magistero della Chiesa”:

     
    “L'esegeta cattolico non nutre l'illusione individualista che, al di fuori della comunità dei credenti, si possano comprendere meglio i testi biblici. E' vero invece il contrario, poiché questi testi non sono stati dati ai singoli ricercatori «per soddisfare la loro curiosità o per fornire loro degli argomenti di studio e di ricerca» (Divino afflante Spiritu, EB 566). I testi ispirati da Dio sono stati affidati alla comunità dei credenti, alla Chiesa di Cristo, per alimentare la fede e guidare la vita di carità. Il rispetto di questa finalità condiziona la validità e l'efficacia dell'ermeneutica biblica”.

     
    Una “verità fondamentale” – ha aggiunto il Papa – “che lungi dall'ostacolare la ricerca biblica … ne favorisce l'autentico progresso”. Lo stesso Concilio infatti ha ribadito con grande chiarezza: “Tutto quello che concerne il modo di interpretare la Scrittura è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa”, mentre si conferma l'inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione: "la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono esser accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza":

     
    “Soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio che si fa guida, norma e regola per la vita della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti”.

     
    “In un mondo dove la ricerca scientifica assume una sempre maggiore importanza in numerosi campi – afferma il Papa - è indispensabile che la scienza esegetica si situi a un livello adeguato”. Quindi indica agli esegeti un modello:

     
    “La Vergine Maria, modello di docilità e di obbedienza alla Parola di Dio, vi insegni ad accogliere sempre meglio la ricchezza inesauribile della Sacra Scrittura, non soltanto attraverso la ricerca intellettuale, ma anche nella vostra vita di credenti, affinché il vostro lavoro e la vostra azione possano contribuire a fare sempre più risplendere davanti ai fedeli la luce della Sacra Scrittura”.

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    Benedetto XVI: obbedire a Dio ci rende pienamente liberi

    ◊   Obbedire a Dio non vuol dire assoggettarsi, né adempiere a comandi ma discernere quello che viene dall’Alto: lo ha sottolineato Benedetto XVI nell’omelia della Messa celebrata stamane in Vaticano nella Cappella Redemptoris Mater con i membri del Comitato organizzatore del VI Incontro mondiale delle Famiglie, svoltosi in Messico nel gennaio scorso. La delegazione di 85 persone ha fatto omaggio al Santo Padre di una gigantografia del Papa stesso, composta con un mosaico di oltre 7 mila foto dei partecipanti all’evento di 25 Paesi. Il servizio di Roberta Gisotti.


    (Musica)

     
    “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”: così Pietro e gli apostoli condotti dalle guardie nel Sinedrio rispondevano al Sommo Sacerdote che li interrogava sul perché avessero continuato a predicare in nome di Gesù, dopo la sua morte, nonostante i suoi ordini contrari. Ha spiegato il Papa che “la Parola di Dio ci parla di un’obbedienza, che non è semplicemente assoggettamento, né un semplice adempimento di comandi, ma nasce da un’intima comunione con Dio, e consiste in uno sguardo interiore che sa discernere quello che viene dall’Alto e che sta in cima a tutto”. Benedetto VI si è quindi rivolto al gruppo di fedeli messicani accompagnati dal cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico e dal cardinale Ennio Antonelli presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

     
    "Queridos amigos, nuestros contemporaneos......"
     
    “Cari amici – ha detto - i nostri contemporanei hanno bisogno di scoprire questa obbedienza, che non è teorica, ma vitale”. Significa infatti “scegliere comportamenti concreti, basati sull’obbedienza all’amore di Dio, che ci fa essere pienamente liberi”.

     
    "Las familias cristianas con su diva domestica...."

     
    “Le famiglie cristiane – ha aggiunto - con la loro vita domestica, semplice e allegra, condividendo giorno dopo giorno l’allegria, la speranza, la preoccupazione, vissute alla luce della fede, sono una scuola di obbedienza e ambito di vera libertà”. E, “quelli che vivono il loro matrimonio secondo il piano di Dio da molti anni”, - ha concluso la sua omelia il Papa - sanno bene che “la bontà del Signore” “aiuta e incoraggia”.

     (Musica)

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale dell’Argentina, in visita "ad Limina"; il cardinale Raffaele Farina, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e seguito per la presentazione del volume "Die Vatikan-Bible", Editore Belser Verlag.

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    La firma di un Memorandum rafforza la collaborazione tra Santa Sede e Lega degli Stati Arabi

    ◊   Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, è stato sottoscritto un Memorandum of Understanding tra la Segreteria di Stato e la Lega degli Stati Arabi. Hanno firmato per la Segreteria di Stato mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, e per la Lega degli Stati Arabi, Amre Moussa, segretario generale. Erano presenti al solenne atto per parte della Santa Sede: il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, mons. Fortunatus Nwachukwu; mons. Alberto Ortega; mons. Christophe El-Kassis; mons. Nicolas Thevenin; mons. Lech Piechota. Per parte della Lega degli Stati Arabi: Walid Al Gargani, capo della Missione della Lega Araba presso la Santa Sede; El Fateh El Naciry, capo del Dipartimento per l’Europa presso e gli Affari Euro-Arabi, la sig.ra Dina Douay, Desk Officer per l’Europa presso il Gabinetto del segretario generale. Erano presenti anche gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede di alcuni Paesi membri della Lega degli Stati Arabi. L’Accordo consolida ulteriormente i vincoli di collaborazione esistenti tra Santa Sede e Lega degli Stati Arabi, specialmente a livello politico e culturale, in favore della pace, della sicurezza e della stabilità regionale e internazionale. Il Memorandum propone anche strumenti di consultazione tra le parti con attenzione alle iniziative per il dialogo interreligioso.

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    Mons. Tomasi denuncia il legame tra razzismo e povertà, le discriminazioni contro i cristiani e l’eugenetica

    ◊   Dopo l’approvazione del documento finale, proseguono a Ginevra i lavori della Conferenza Onu contro il razzismo. Ieri pomeriggio è intervenuto il rappresentante vaticano, mons. Silvano Maria Tomasi, il quale ha auspicato che tale evento possa segnare un passo avanti nella lotta contro le discriminazioni razziali, la xenofobia e l’intolleranza. Tuttavia ha sottolineato che a otto anni dalla Conferenza di Durban l’impegno internazionale contro il razzismo resta ancora incompleto nella sua attuazione. Il presule - dopo aver ribadito la deplorazione della Santa Sede per le posizioni politiche estremiste e offensive manifestate dal presidente iraniano nel suo intervento - ha affermato la necessità di combattere le discriminazioni contro i bambini e le donne, spesso vittime della tratta e ridotti in schiavitù, le discriminazioni contro gli immigrati irregolari, i rifugiati, gli stranieri e i diversi in genere che suscitano paure irrazionali e atti barbari fino al genocidio e la pulizia etnica. In particolare l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra ha parlato degli effetti devastanti derivanti dal legame tra razzismo e povertà. Ascoltiamo la riflessione di mons. Tomasi al microfono di Sergio Centofanti.

    R. – C’è una connessione diretta tra estrema povertà e discriminazione, quindi dobbiamo fare in modo che tutti i diritti delle persone, inclusi i diritti economici e sociali, vengano rispettati. Certo questa crisi economica tende a far soffrire di più i più poveri e a relegarli ancora di più in una condizione che li espone a discriminazioni maggiori.

     
    D. – Alla Conferenza si è parlato molto di discriminazioni religiose, ma non di discriminazioni anti-cristiane…

     
    R. – Sì. Nel mondo in questo momento – dicono i dati – 200 milioni di cristiani soffrono discriminazioni, il carcere o anche la morte a causa della loro fede. Nel mondo la più grande comunità religiosa che viene discriminata è quella cristiana.

     
    D. – Lei ha parlato anche di eugenetica, di discriminazioni pre-natali: si decide chi deve vivere e chi no…

     
    R. – Sì. E’ chiaro che il diritto fondamentale che prevale su tutto è il diritto alla vita e quando questo diritto – come nel caso dell’aborto - viene negato – è la forma più radicale di discriminazione.

     
    D. – Come giudica i risultati della Conferenza?

     
    R. – L’approvazione del testo finale della Conferenza è un segno molto positivo ed è un risultato non da poco perché ci sono voluti mesi di negoziato per arrivare ad un testo accettabile sia da gruppi di Stati occidentali, da gruppi di Stati di matrice islamica e dagli altri Stati che partecipano al consesso delle Nazioni Unite. Quindi, direi che questo è il frutto di uno sforzo collettivo non indifferente, che promette bene per il futuro, nel senso che gli accordi raggiunti su alcuni temi come la libertà di espressione, la protezione dei diritti di credenti e non credenti, il riconoscimento che l’antisemitismo, la cristianofobia e l’islamofobia sono da condannare, la necessità di ricordare l’Olocausto come una tragedia che ci deve spronare a prevenire simili disastri, questi ed altri punti di accordo aprono la porta per accorciare le distanze anche in futuro, in altri campi: come per esempio nel Consiglio dei diritti umani dove ora si potrebbe trovare un clima più cooperativo nell’affrontare i problemi di oggi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Firma del Memorandum of understanding tra la Segreteria di Stato e la Lega degli Stati Arabi.

    Intervento della Santa Sede alla conferenza mondiale di Ginevra, promossa dall’Onu, sul razzismo, la xenofobia e la relativa intolleranza.

    In esclusiva, l’intervento del cardinale Angelo Bagnasco al seminario - organizzato dall’Aspen Institute Italia - sul tema “Quali nuove forme di solidarietà sociale in Italia?”.

    Il canto del gallo arrostito e la conversione di Ponzio Pilato: in cultura, l’intervento dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi alla presentazione della mostra “Apocrifi. Memorie e leggende oltre i Vangeli”.

    Nuovi documenti sulle falsità contro Pio XII: un articolo pubblicato dal “Catholic News Service” di Londra a firma di Simon Caldwell. Autorizzata l’apertura degli archivi privati del gesuita Robert Graham, uno dei massimi esperti della seconda guerra mondiale.

    Un articolo di Silvia Guidi dal titolo “Chi non sa leggere l’arte non la sa difendere”: la “Biblia pauperum” dei nostri giorni.

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    Oggi in Primo Piano



    Sri Lanka: è catastrofe umanitaria

    ◊   Nello Sri Lanka i ribelli tamil continuano ad opporre una strenua resistenza all’avanzata dell’esercito di Colombo. La situazione è drammatica soprattutto per i civili che, in fuga dalle violenze, si rifugiano a migliaia in campi di raccolta ormai al collasso. Nella regione del Vanni,14 sfollati sono rimasti uccisi nel bombardamento della chiesa di Sant'Antonio a Valaignarmadam in cui si erano rifugiati: due sacerdoti cattolici sono rimasti gravemente feriti mentre portavano assistenza umanitaria. A uno di essi, padre T.R. Vesanthaseelan, direttore della Caritas di Vanni, è stata amputata una gamba. Di questa gravissima emergenza Giancarlo La Vella ha parlato con padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia missionaria del Pime, AsiaNews:

    R. – La situazione è disperata, perché praticamente questa gente è sottomessa ai fuochi incrociati degli uni e degli altri. Cercano di lasciare le zone di conflitto, fuggendo dove è possibile. L’esercito accusa i ribelli tamil di usare come scudo i civili, ma l’esercito stesso li prende, li mette in campi profughi, da dove non possono uscire e dove sono quindi in qualche modo prigionieri di questa situazione. Mancano viveri, mancano i vestiti. Un sacerdote ieri ci diceva che questa gente in fuga ha soltanto i vestiti che indossa, quindi ha bisogno di tutto: ha bisogno di cibo, ha bisogno di acqua, di servizi igienici, e tanti altri beni di prima necessità. Quindi è una situazione che ha raggiunto un livello di violenza veramente spaventoso!

     
    D. – Secondo molti osservatori, ormai si tratta di una guerra senza senso: nonostante l’appello dell’Onu ai tamil di deporre le armi, i ribelli continuano questa guerra che probabilmente li vedrà sconfitti …

     
    R. – Sì: prospettive non ce ne sono tante. Da quando Rajapakse è diventato presidente dello Sri Lanka, ha detto di voler risolvere in modo definitivo il problema dei ribelli tamil. Il punto è che lo sta risolvendo con questa guerra spietata. Certo, probabilmente, potrà risolvere la situazione dal punto di vista politico, ma, se non trovano il modo di far partecipare, di lasciare esprimere l’etnia tamil all’interno della società dello Sri Lanka, temo che tra qualche anno ci saranno di nuovo rivolte e violenze, perché il problema è garantire un’uguale dignità ed un’uguale partecipazione a questa minoranza.

     
    D. – E’ definitivamente tramontata la possibilità di negoziati?

     
    R. – Rajapakse ha fatto di tutto per bloccare il dialogo, che era iniziato con il patrocinio della Norvegia alcuni anni fa, ma attualmente non se ne sente proprio parlare. E i due schieramenti non fanno altro che accusarsi continuamente dei crimini più disgustosi e più umilianti verso la popolazione civile.

     
    Cresce di ora in ora, in Sri Lanka, il numero di vittime civili nella guerra in corso tra il governo e i separatisti del Tigri Tamil del “Liberation Tigers of Tamil Eelam”. Il ministero della Difesa di Colombo parla di oltre 100mila rifugiati. Decine di migliaia i civili rimasti intrappolati negli scontri: secondo alcune stime si tratterebbe di almeno 120mila persone. Aumenta intanto anche il numero di feriti che giungono all’ospedale di Vavuniya, vicino la zona del conflitto. Il direttore generale di Medici Senza Frontiere, Kostas Moschochoritis, lancia un appello al microfono di Roberta Rizzo:

    R. – Come Medici Senza Frontiere facciamo quest’appello a tutte le parti del conflitto, affinché venga permesso alle agenzie umanitarie di portare i feriti fuori dalla regione di Vani e di portarli negli ospedali; che i civili siano salvati è una loro responsabilità. In questo momento, tutti i nostri sforzi sono concentrati a Vavuniya, dove c’è l’ospedale a sud della zona dei combattimenti che supportiamo; lavoriamo anche nei campi degli sfollati, che sono circa 50mila persone. La situazione si evolve di ora in ora, perché i bombardamenti continuano.

     
    D. – Quante sono le equipe mediche al lavoro, in questo momento e cosa stanno facendo esattamente?

     
    R. – Abbiamo equipe mediche ma anche equipe di psicologi, perché il trauma subito da questa popolazione è davvero pesante.

     
    D. – Quanti sono gli intrappolati ed i feriti che giungono da voi, nell’ospedale di Vavuniya?

     
    R. – Prima dell’ultimo avanzamento de combattimenti – diciamo una settimana fa – erano da 150 a 200mila persone, civili, intrappolati in una zona di soli 20 chilometri quadrati; ci sono piccoli bus che arrivano di continuo a Vavuniya, portando feriti. In questo momento, ci sono 1.700 feriti nell’ospedale di Vavuniya – che aveva una capacità di soli 400 pazienti -. Il 90% di questi feriti sono ricoverati per via di ferite da arma da fuoco, di granate, anche di mine; quelli che, per esempio, hanno avuto una ferita grave sulla testa, non ci raggiungono.

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    Il governo vara 8 miliardi per l'Abruzzo. G8 all'Aquila

    ◊   Consiglio dei Ministri straordinario oggi nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, alle porte dell’Aquila. Il governo Berlusconi ha approvato un decreto legge del valore di 8 miliardi di Euro, da stanziare per la ricostruzione. Annunciato, inoltre, il trasferimento del G8 dalla Maddalena all’Aquila. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Il provvedimento pesa complessivamente 8 miliardi di euro da spendere in tre anni ed è diviso in due capitoli: un primo riguarda l’emergenza, mentre il secondo contiene misure volte alla ricostruzione. Ricostruzione che passerà attraverso l’edificazione di nuovi quartieri, che verranno poi utilizzati per ospitare gli studenti. Tutto secondo le previsioni, dunque: il Consiglio dei Ministri straordinario, terminato poco fa a Coppito, ha varato il decreto che si attendeva. Silvio Berlusconi:

     
    “C’è una nota nuova, ed è che per la prima volta si risponde a degli accadimenti come il terremoto e di così grandi dimensioni, senza un aumento della pressione fiscale”.

     
    Altra novità riguarda anche la proposta del premier Berlusconi di trasferire il G8 dalla Maddalena all’Aquila. Proposta accettata in sede di Consiglio dei Ministri ed ora passata al vaglio dei singoli Stati. Berlusconi in conferenza stampa parla di “sede appropriata” e di responsabilità nei confronti della popolazione abruzzese, verso la quale verranno dirottati i fondi risparmiati in Sardegna pari a 220 milioni di Euro. Il premier ritiene inoltre che tenere il summit mondiale in Abruzzo possa essere più consono anche dal punto di vista della sicurezza. “Non credo che i no global avrebbero la voglia e il cuore di fare manifestazioni dure”. E inoltre:

     
    “Il complesso della Maddalena è di per sé bellissimo e ci sarà un altro momento di grande lancio sul mercato mediterraneo ed internazionale: un summit sull’ambiente, in autunno. E quindi, immagino che La Maddalena potrà ospitare questo summit sull’ambiente, che è legato anche al G8”.

     
    L’idea preannunciata da Berlusconi in prima mattinata aveva lasciato scettici la maggior parte dei ministri, in primis il capo-dicastero delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che aveva sottolineato che non pochi fondi erano già stati spesi in Sardegna, per preparare l’area destinata al summit. Soddisfazione da parte degli amministratori locali, che parlano di “grande prova d’impegno”, e di “grande soddisfazione”. “Siamo pronti – ha detto il sindaco dell’Aquila Cialente – ad accogliere i grandi della Terra”.

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    Due milioni e mezzo di italiani vivono in povertà assoluta

    ◊   In Italia, circa due milioni e mezzo di persone vivono in povertà assoluta. Sono i "poveri fra i poveri". Si trovano in questa condizione 975 mila famiglie, il 4,1% dei nuclei. Lo stima l’Istat che ieri ha presentato un rapporto sulla povertà assoluta nel 2007 sottolineando anche che rispetto al 2005, la situazione è rimasta sostanzialmente immutata. Anche in relazione a questi dati il ministro del lavoro Sacconi ha risposto ad un question time alla Camera. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    E’ importante la nuova metodologia con cui l’Istat stima la soglia della povertà assoluta nel periodo pre-crisi 2005-2007, perché aiuta a tracciare profili familiari e territoriali molto più precisi in relazione a chi non arriva a quel paniere di beni e servizi considerati essenziali per vivere. Laura Sabadini, ricercatrice Istat:

     
    “Il concetto non è un concetto di sopravvivenza, ma è un concetto di minimo accettabile. Abbiamo fatto due ipotesi fondamentali: la prima è che i bisogni delle persone sono omogenee su tutto il territorio nazionale, cambiano però i costi e quindi abbiamo considerato questi costi in modo differenziato”.

     
    La soglia cambia a seconda dell’età, della composizione della famiglia e del luogo di residenza, ma il dato resta drammatico: due milioni e 500 mila circa gli italiani coinvolti. Ad esempio, per una famiglia formata da una sola persona tra i 18 ed i 59 anni, se vive in un’area metropolitana del Nord la soglia è di 700 euro, se invece vive in un piccolo comune, di 600, se la stessa persona vive in un grande comune del Mezzogiorno la soglia scende a circa 500. I più colpiti dalla povertà assoluta sono famiglie con due o più figli minori, con presenza di anziani oppure con capofamiglia che sia operaio, disoccupato, donna oppure ultracinquantenne. E le difficoltà maggiori continuano ad essere al Sud, dove i tassi di povertà assoluta sono doppi rispetto al Centro-Nord. I dati forniti dall’Istat segnalano quanto manca ancora nelle politiche sociali italiane: lo sostiene la Caritas. Sentiamo Francesco Marsica:

     
    “Non è una novità, tutto questo, però ci dice appunto che se politiche devono esserci, evidentemente politiche per il sostegno del reddito delle famiglie con figli sono necessari. Come d’altro canto, sul tema degli anziani sappiamo che c’è stato un welfare fondamentalmente privato: tutto questo comincia ad essere insufficiente”.

     
    In materia di politiche sociali, il ministro del Lavoro, Sacconi, ha garantito presto un decreto interministeriale per i rimborsi di latte artificiale e pannolini, ha sottolineato i bassi costi di applicazione della “social card”. Ancora Francesco Marsica, della Caritas:

     
    “La ‘social card’ andrebbe, in qualche misura, ri-modulata a partire anche da quello che emerge rispetto al dato di povertà assoluta, perché incominciare a parlare di tutele non più su una base categoriale ma in base alle condizioni di bisogno”.

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    Clonazione. Pessina: l'uomo ha un enorme potere e una consapevolezza morale piccola

    ◊   Entro uno-due anni si potrebbe arrivare al primo bambino clonato. L’annuncio è arrivato ieri dagli Stati Uniti, dall’andrologo cipriota Panayotis Zavos, che ha detto di aver clonato 14 embrioni umani e di averne impiantati 11 nell’utero di quattro donne. L’operazione, che sarebbe anche stata filmata, sarebbe avvenuta nel laboratorio di un Paese mediorientale, dove tale pratica non è reato. Già nel 2004 Zavos fece dichiarazioni analoghe, senza fornire prove scientifiche. Anche se solo parole, però, resta la pericolosità del messaggio: è l’opinione del prof. Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano, Francesca Sabatinelli lo ha intervistato.

    R. – Nella storia della bioetica, spesse volte, si sono fatti degli annunci – di fatto fasulli -, ma che in qualche modo preparavano l’opinione pubblica ad un certo tipo di pratica, ad un certo tipo di prassi; quindi, è molto probabile che non sia avvenuto quello che lì viene dichiarato- bisognerà verificarlo -, ma certo l’idea è, in qualche modo, quella di creare da una parte una sorta di scandalo e poi anche di assuefazione. Cosa su cui, in qualche modo, riflettere, perché le persone facilmente si abituano, dopo il primo momento di scandalo, anche alle cose più incredibili, e da questo punto di vista, la possibilità di clonare e manipolare l’uomo è una possibilità che, nel tempo, potrebbe diventare reale.

     
    D. – Semmai dovesse essere veramente avvenuto, questo ripropone anche il problema che ci sono laboratori, nel mondo, che lo consentano, nonostante la maggioranza dei Paesi, in realtà, l’abbia proibito…

     
    R. – Sappiamo benissimo che in molti Paesi il riconoscimento del valore inviolabile della dignità di ogni singolo uomo è purtroppo una consapevolezza che non è diventata “senso comune”, non solo in Paesi diversi da quelli occidentali, ma anche in alcune zone franche dell’Occidente. Poi capiamo anche, però, la grande responsabilità morale che ha la politica, la quale non può continuare a giocare la carta della pura neutralità; questo liberalismo dell’indifferenza per cui le cose, in qualche modo, sono quasi sempre concesse o permesse, fino a quando poi non si deve fare un passo indietro di fronte alle catastrofi. Da questo punto di vista, credo che una collaborazione fra la consapevolezza morale, la capacità politica d’indicare anche dei valori che servano per tutelare il bene comune ed un’accresciuta consapevolezza morale di coloro che fanno la scienza, potrebbe evitare – in futuro – azioni come queste, che sono oggettivamente inaccettabili.

     
    D. – Quindi, professor Pessina, è questa la strada, secondo Lei, da seguire per evitare che ciò accada?

     
    R. – Si può rispondere ribadendo una cosa: l’uomo della tecnologia è un uomo che ha un enorme potere, ma che ha una consapevolezza morale sempre più piccola, sempre più legata ai piccoli interessi. Tra l’altro, l’idea di mettere al mondo un figlio pensando di copiarlo, di riprodurlo, è un po’ un’idea che sembra mettere in gioco l’idea della riproduzione di massa degli oggetti d’arte; anche l’uomo sembra essersi ridotto ad un oggetto d’arte, riprodotto in modo indefinito. Non solo è sbagliato, ma è anche impensabile, perché nel momento in cui ci si apre questa strada, ciò che ne va è veramente l’intera dignità dell’uomo, non solo di chi compie quest’atto, ma della nostra stessa consapevolezza morale.

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    Oggi in Terra Santa la tradizionale maratona della pace

    ◊   Si svolge oggi in Terra Santa la tradizionale maratona della pace, Betlemme-Gerusalemme, organizzata dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, con la collaborazione, tra gli altri, del Pontificio Consiglio per i Laici, della Conferenza Episcopale Italiana e del Centro Sportivo Italiano. L’iniziativa è inserita quest’anno nel calendario degli eventi legati all’Anno Paolino. Costituisce la prima di tante tappe, che porteranno la “fiaccola della pace” anche in Grecia, Malta, Italia, per giungere il 27 maggio in Piazza San Pietro con il saluto del Santo Padre. Sul significato di questa gara del tutto particolare, Giancarlo La Vella ha sentito Daniele Pasquini, segretario generale del Centro Sportivo Italiano:

    R. – Quest’anno la maratona avviene in un momento molto particolare. Siamo venuti qui e ci sentiamo quasi investiti della responsabilità di preparare il terreno all'imminente visita del Santo Padre. E lo facciamo con un gesto molto semplice, proprio degli sportivi; forse il gesto più semplice dello sport, che è quello della corsa. Correre, in qualche modo, da pellegrini; quindi è una corsa non finalizzata a se stessa, ma alla pace. Insieme ad israeliani e palestinesi si parte da Betlemme, attraversando i vari check-point per arrivare a Gerusalemme.

     
    D. – Quali sensazioni nel riuscire a realizzare quel dialogo che invece sembra ancora lontano?

     
    R. – Sicuramente è una grande sfida provare a costruire la pace dal basso; al di là di quelle che possono essere le difficoltà che la politica può trovare nel lavorare per questo scopo, noi proviamo a farlo attraverso lo sport. Proviamo a farlo stando insieme, attraverso un gesto semplice, concreto. Per un giorno in realtà diventa un gesto veramente speciale. E' particolare per molti palestinesi che possono oltrepassare questo confine, a loro vietato durante tutte le altre giornate, e venire a Gerusalemme a vivere una giornata diversa.

     
    D. – Quale ulteriore significato dà all’iniziativa il fatto che avvenga nell’Anno Paolino?

     
    R. – Quest’anno la maratona Betlemme-Gerusalemme è la prima tappa di un lungo viaggio che porterà la fiaccola della pace, ripercorrendo le orme di San Paolo: dalla Terra Santa, poi la Grecia, Malta e la Sicilia, risalendo di corsa fino a Roma, dove ci accoglierà il Santo Padre per benedire la fiaccola della pace.

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    Alla Lateranenese giornata di studio su “Nuove tecnologie, nuove relazioni"

    ◊   Ripercorrere le orme del messaggio di Benedetto XVI per la 43.ma giornata mondiale per le comunicazioni sociali, per analizzare il rapporto tra i nuovi media e le attuali trasformazioni sociali e culturali. È il tema centrale della giornata di studio dal titolo: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”, in corso oggi nell’aula Pio XI della Pontificia Università Lateranense. Al termine del convegno, l’Associazione Meter di Don Fortunato Di Noto riceverà il Premio Paoline Comunicazione e Cultura 2009. Il servizio di Alessandra De Gaetano:

    Per la 43.ma Giornata mondiale per le comunicazioni sociali, il Papa esorta ad “essere attenti, a non banalizzare il concetto e l’esperienza di amicizia” anche sul web. I nuovi linguaggi della comunicazione – la televisione, Internet – come modificano la pastorale della Chiesa? Risponde mons. Dario Edoardo Viganò, preside del Pontificio Istituto pastorale Redemptor Hominis:

     
    “Pongono sotto vaglio critico ogni processo, non solo quelli della Chiesa: ogni processo, ogni modello socio-pedagogico … Proviamo a prendere in esame, ad esempio, temi molto importanti su cui è necessario riflettere oggi, con questa diffusione capillare ed enfatizzata delle nuove tecnologie. Per quanto riguarda la Chiesa, si deve analizzare il problema dell’identità, quindi lo sdoppiamento dell’io e del se nella grande rete. C'è poi il problema di comunità: cosa intendiamo noi per comunità? Bisogna andare a ri-definire questo senza perdere nulla di ciò che è il valore tradizionale costitutivo normativo dell’esperienza del credente. Ma allo stesso tempo si deve anche far tesoro di queste possibilità ulteriori della tecnologia”.

     
    Destinataria del messaggio del Papa per la prossima giornata delle comunicazioni sociali, che si terrà il 24 maggio, è la generazione digitale, quella dei giovani che navigano in Internet. Quali sono le linee guida della pastorale della Chiesa per evangelizzare, come hanno fatto i discepoli di Gesù? Ascoltiamo don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali:

     
    R. – Il continente digitale, così come lo definisce il Papa, ha a che fare innanzitutto con le giovani generazioni che hanno, appunto, in questi nuovi linguaggi il loro habitat naturale. Per questo, il Papa si rivolge primariamente ai giovani, perché ritiene che il linguaggio debba essere necessariamente tenuto presente anche quando si evangelizza: così è sempre stato, del resto, in tutte le epoche storiche. E così è anche oggi. Per questo, il Papa fa molto affidamento sui giovani proprio perché per loro questo linguaggio è qualcosa di quasi connaturale.

     
    D. – In più occasioni, ultimamente, le parole del Papa sono state demistificate dai mezzi di comunicazione. In che modo, a questo proposito, è possibile ripensare un’etica della comunicazione?

     
    R. – Credo che la comunicazione del Papa, come del resto più in generale la comunicazione, oggi soggiaccia a due ipoteche negative, che sono la spettacolarizzazione per un verso e la politicizzazione. Sono un po’ come due filtri che deformano qualsiasi messaggio. Purtroppo, come capita talvolta, anche le parole del Papa rischiano di essere contraddette da queste lenti deformanti che impediscono di coglierne il vero senso e l’autentico spirito di provocazione che il messaggio del Vangelo ha sempre, nei riguardi della cultura, anche di quella contemporanea.

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    Presentato il libro di Filippo Anastasi "Padre Pio: la sua voce, la sua storia"

    ◊   Nella sede della nostra emittente è stato presentato ieri il volume “Padre Pio: la sua voce, la sua storia”, edizioni Padre Pio da Pietrelcina. Autore del libro è il responsabile dell’informazione religiosa del Giornale Radio Rai, il giornalista Filippo Anastasi. Alla presentazione dell’opera è intervenuto, tra gli altri, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il libro “Padre Pio: la sua voce, la sua storia” si snoda attraverso un doppio percorso, uno sonoro su cd e l’altro scritto, proponendo voci, testimonianze e documenti. L’autore del volume Filippo Anastasi:

    “Io vi consiglio vivamente per conoscere Padre Pio e per conoscere un secolo intero di leggerlo o ascoltarlo, che è la stessa cosa”.

    Le testimonianze raccolte nel cd seguono un documento sonoro eccezionale, quello con la voce del frate di Pietrelcina: è il 1967 ed è l’unica volta che Padre Pio accetta di rilasciare un’intervista nella propria cella. Padre Pio dice di sentirsi “sfracassato”, termine che nel linguaggio popolare esprime in modo efficace il dramma della passione che viveva. Ad intervistarlo è Franco Bucarelli, allora inviato del giornale Radio Rai:

    Padre Pio: "Che il Signore vi santifichi!"

     
    Bucarelli: "Come vi sentite?"

     
    Padre Pio: "Sfracassato…"

     
    Bucarelli: Voi sapete quanta gente vi sta vicino con l’affetto, con la preghiera…

     
    Padre Pio: "Sì, con il cuore sono vicino a tutti…. Il Signore sia ringraziato, vi benedico tutti".

     
    Bucarelli: "E io, a nome di tutti gli ascoltatori, a voi, Padre Pio, vi auguro altri cento anni di salute…"

     
    Padre Pio: "Ancora!"

     
    Bucarelli: "Possiate ancora continuare le opere del Signore…"

     
    Padre Pio: "Va’ in pace, il Signore ti benedica".

    Durante la presentazione del libro il cardinale Angelo Comastri, riferendosi al fenomeno della bilocazione nella vita di Padre Pio, ha ricordato in particolare l’episodio legato al generale Luigi Cadorna:

    “Dopo la disfatta di Caporetto, era nella tenda. Aveva dato disposizione alle guardie che nessuno dovesse entrare, perché aveva già preso la decisione di uccidersi. Mentre era lì, entra un frate e gli dice: 'Non lo farete questo, è vero? Non lo farete!'. Poi il frate scompare. Il generale esce e domanda: 'Ma chi avete fatto entrare?'. ‘Nessuno’, rispondono le guardie. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il generale Cadorna si reca a San Giovanni Rotondo. Quando passano i frati che vanno al coro, passa anche Padre Pio che vede il generale Cadorna e gli dice: 'Generale, l’abbiamo passata brutta quella notte... ma è andata bene!'. Chiaramente, episodi di questo genere ti dicono che qui c’è veramente il dito di Dio”.

    Nel libro viene anche riproposto il carteggio tra Padre Pio e Karol Wojtyła che nel novembre del 1962, durante il Concilio Vaticano II, è a Roma come vescovo ausiliare di Cracovia. In quell’occasione scrive a Padre Pio chiedendo di pregare per una donna colpita dal cancro. Alla supplica segue la guarigione e, pochi giorni dopo, l’allora vescovo ausiliare scrive ancora e ringrazia Padre Pio con queste parole:

    “Venerabile Padre, la donna che abita a Cracovia, in Polonia, madre di quattro bambine, il 21 novembre - prima dell’operazione chirurgica - di colpo è guarita. Sia ringraziato Dio. Anche a te, Padre venerabile, di nuovo dico il più fervido grazie, a nome della stessa donna, di suo marito e di tutta la famiglia. In Cristo, Karol Wojtyla, vicario capitolare di Cracovia”.

    Tra i documenti sonori più recenti, particolarmente emozionante è quello del 16 giugno del 2002, quando Papa Giovanni Paolo II proclama Santo l’umile frate di Pietrelcina:

    “Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus et definimus”…

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    Chiesa e Società



    Appelli dall'India per la fine delle violenze in Sri Lanka

    ◊   Pressioni internazionali per risolvere il massacro che sta avvenendo in Sri Lanka. E’ l’appello raccolto da Asianews di mons. Malayappan Chinnappa, arcivescovo di Chennai, in India, dopo le drammatiche notizie che giungono dallo Sri Lanka dove l’esercito ha lanciato un’operazione militare contro le Tigri Tamil; negli ultimi quattro giorni oltre 103 mila civili sono già fuggiti dall’area sotto il controllo dei ribelli, mentre secondo i dati in possesso della Croce Rossa ce ne sarebbero ancora 50 mila nella zona teatro dei violenti combattimenti. “La guerra che insanguina lo Sri Lanka è un sterminio di massa – ha detto l’arcivescovo di Chennai - e niente può giustificare questa opzione militare”. “I leader mondiali devono utilizzare tutto il loro potere per fermare la guerra non bastano condanne generiche – ha continuato il presule - devono essere prese misure decise all’interno dell’ambito politico per interrompere il conflitto. La storia insegna che l’opzione militare non porta mai alla soluzione, solo negoziati politici e colloqui di pace possono sperare di condurre a risolvere la situazione”. Inoltre mons. Chinnappa ha ricordato il ruolo della Chiesa indiana che è a fianco di “tutte le vittime della guerra con lo spirito, la preghiera e la solidarietà”. (B.C.)

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    Sri Lanka: a un anno dall’uccisione di padre Killi

    ◊   “Gli assassini hanno voluto uccidere la verità, l’amore e la comprensione” sono state le parole pronunciate dal sacerdote anglicano reverendo Sathivel alla commemorazione. Mariampillai Xavier Karunaratnam, per tutti padre Killi, è stato un martire della guerra che in Sri Lanka si consuma tra l’esercito ed i Tigri Tamil. Aveva appena celebrato la messa alla chiesa Maangku’lam e stava tornando alla sua parrocchia di Vannivi’laangku’lam, quando alle 12.30 circa del 20 aprile del 2008 la sua macchina è saltata in aria sulla strada Mallaavi-Vavunikkulam a Vanni. Il ricordo del sacrificio del direttore della ong North East Secretariat on Human Rights (NESoHR) è stato diffuso in rete da una nota dell’agenzia Asia News, che riferisce come “amici, sacerdoti cattolici e anglicani, fedeli laici, attivisti della società civile e membri del Christian Solidarity Movement (Csm) lo hanno ricordato con una celebrazione nella capitale”. Padre Killi, sacerdote clarettiano, di origine tamil, è stato un esempio per la riconciliazione tra singalesi e tamil. Ha speso la vita per aiutare le vittime della guerra nel nord dello Sri Lanka, per questo motivo la sua perdita è stata particolarmente sentita nel processo di pacificazione locale. Le sue giornate trascorrevano nell’aiuto alle popolazioni povere e bisognose del Vanni, provate da 25 anni di guerra, e per far conoscere la loro situazione drammatica agli abitanti del sud dello Sri Lanka. “Egli ha creduto sino in fondo che la soluzione concreta può essere trovata solo in un continuo dialogo tra le due comunità”, ha detto padre Iddamalgoda. Tamil e cingalesi erano presenti per onorare la memoria di padre Killi alla celebrazione, tenutasi nei locali del Centre for Society (CSR), Maradana di Colombo. “Egli ha creduto sino in fondo che la soluzione concreta può essere trovata solo in un continuo dialogo tra le due comunità - ha aggiunto padre Iddamalgoda - ed è stato lui stesso a farsi ponte tra di esse. Questa sua incrollabile certezza è importante per noi oggi”. Sri Lanka spezzato in due parti, nord e sud, unite dalla speranza di una nuova Pentecoste come auspica il reverendo Sathivel: “Oggi viviamo tutti nella paura come i discepoli vissero dopo la crocifissione di Gesù. Ma, lo Spirito Santo li visitò e scese su di loro, la loro paura scomparve e iniziarono la missione di Gesù”. (A.V.)

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    Cina: è morto padre Francesco Tan Tiande, 30 anni in carcere per la fede

    ◊   All’età di 93 anni è scomparso stamani padre Francesco Tan Tiande, una delle personalità più stimate e conosciute della diocesi cinesi di Guangzhou, che ha trascorso 30 anni in carcere ai lavori forzati ma non ha mai perduto la gioia della fede. Dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1941 – riferisce Asianews – venne incarcerato nel 1953 a causa della sua fede, e mandato in un campo di lavori forzati nel nord-est della Cina. Condannato al carcere a vita, il suo temperamento mite indusse i giudici ad una riduzione della pena. Molto toccanti i suoi resoconti, pubblicati in un diario, che riferiscono della sofferenza vissuta. “La gente – scriveva padre Francesco - potrebbe chiedersi come io abbia potuto sopravvivere in queste condizioni tremende. Per chi non crede è un enigma senza soluzione. Per chi ha fede è la volontà di Dio”. Il religioso raccontava di aver mangiato per molto tempo erbe selvatiche e la corteccia degli alberi, di aver conosciuto da vicino le azioni brutali dei compagni. “Non so quante volte – riferiva padre Francesco - ho pensato di farla finita. Ma proprio al momento cruciale vedevo Gesù sulla croce che mi guardava con occhi misericordiosi e lo sentivo dire: O uomo di poca fede! Dubiti forse che io ti ami?”. Il sacerdote ricordava anche le punizioni subite perché non rinunciava a farsi il segno della Croce. “Avevo paura di dimenticare che tutto mi veniva dalle sue mani – scriveva - che tutto era segno di amore, che tutto mi era donato perché io divenissi una persona che sa amare”. Nel 1983 padre Francesco ottenne il permesso di ritornare a Guangzhou, dove ha vissuto come sacerdote aiutante della cattedrale, amato da fedeli cristiani e non cristiani. (B.C.)

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    Vietnam: restituito alla Chiesa il terreno intorno al Santuario di La Vang

    ◊   Sono stati diversi i progetti lanciati dalla Conferenza episcopale vietnamita che si è riunita dal 13 al 18 aprile a Bai Dau – Vung Tau Town, nella diocesi di Ba Ria. Stando a quanto riferisce Asianews, è stata creata una commissione nazionale per l’educazione cristiana e la concreta possibilità di fare del santuario di La Vang un centro di pellegrinaggi della Chiesa locale. I 44 partecipanti, tra questi anche alcuni sacerdoti che lavorano nei 15 comitati della Conferenza episcopale, hanno riflettuto sulla prossima visita ad limina fissata per il prossimo anno in Vaticano in coincidenza del 350.mo anniversario dell’istituzione dei primi due vicariati apostolici in Vietnam e del 50.mo anniversario della creazione della gerarchia cattolica nel Paese. Di grande importanza la possibilità di creare un centro nazionale di pellegrinaggi a La Vang, resa possibile grazie ad un’intesa con il governo che ha restituito tutto il terreno, già appartenente al santuario mariano, di circa 34 ettari. Il progetto, illustrato da mons. Etienne Nguyên Nhu Thê, arcivescovo di Huê, prevede che nel centro si possano tenere congressi internazionali, seminari, colloqui, incontri di formazione. Inoltre all’attenzione della Conferenza episcopale c’è stato anche il tema dell’educazione cristiana; a guidare una apposita commissione è stato chiamato mons. Pierre Nguyên Van Kham, vescovo ausiliare di Ho Chi Minh City. (B.C.)

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    Visita a Gaza del Patriarca Latino di Gerusalemme Twal

    ◊   Il 20 aprile scorso – riferisce l’agenzia Sir – il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, si è recato a Gaza per visitare la scuola patriarcale e presiedere alla cerimonia di consegna dei diplomi di maturità per gli studenti che hanno terminato il loro ciclo di istruzione secondaria. "Sono molto colpito dal profondo desiderio di sopravvivenza dei palestinesi di Gaza" ha detto il Patriarca che ha parlato di “indimenticabile festa per la quale, sotto la direzione di padre Manuel Musallam e dei docenti, tutta la scuola di Gaza dal più piccolo al più grande ha lavorato”. Un autentico inno alla vita e alla speranza seguito da mesi di conflitti e violenze, “una dimostrazione – ha detto mons. Twal – che la vita non è morta”. “Gaza dà a tutti una grande lezione di coraggio e – ha concluso - un motivo di speranza che la pace e la felicità prevalga uno giorno sulla guerra e sulle lacrime”.(B.C.)

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    Intervento del cardinale Martino all’Università Gregoriana sulla crisi economica

    ◊   Il momento della crisi sia momento di speranza. E’ il contenuto dell’intervento del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, alla Pontificia Università Gregoriana dove, fino a domani, si tiene la conferenza internazionale “Valori etici e sviluppo integrale della persona nel tempo della globalizzazione”. “Concedere dei mutui casa – ha detto il porporato - sapendo della probabile insolvibilità dei contraenti e vendere questi mutui all'interno di prodotti finanziari che passano di mano in mano per motivi speculativi” è stata una forma di “strumentalizzazione della speranza” e di una volontà “di volerla in qualche modo dominare e sfruttare: una banca che vende in queste modalità un rapporto fiduciario con una famiglia, specula sulla speranza”. Il cardinale Martino ha poi ricordato come si stiano riscoprendo, in questo momento di crisi, le banche collocate sul territorio, “le casse rurali e le banche di credito cooperativo, che concedono prestiti conoscendo la persona, la sua famiglia e la sua storia”. Riscoprire ''l'importanza del microcredito, dei laboratori artigianali che garantiscono i posti di lavoro anche nelle difficoltà e fanno da ammortizzatori sociali - ha aggiunto - sono esempi di fiducia, di collaborazione e solidarietà: tutto questo fa pensare che il momento della crisi debba essere anche il momento della speranza”. Infine il presidente del Pontifico Consiglio Giustizia e Pace ha sottolineato ''l'esigenza di promuovere una cultura della legalità'' cui devono contribuire i fedeli laici e anche le associazioni di ispirazione cristiana, per combattere ''ogni forma di corruzione che disattende le regole della giustizia e afferma la logica del più forte, inducendo inesorabilmente a una cultura dell'illegalità''. A conclusione dell’intervento il porporato ha sottolineato quanto sia importante “il primato della persona sulle istituzioni economiche e politiche, poiché esse esistono per la persona e per la sua integrale promozione e non viceversa”. Un principio che, se tradotto in termini di cultura sociale, economica e politica “deve affermare che le istituzioni trovano la loro finalita' nella promozione e nella difesa dei diritti fondamentali'' della persona, che ''costituiscono una norma oggettiva alla base del diritto positivo e che non può essere ignorata dalla comunità politica”.(B.C.)

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    I vescovi della Sicilia: leggi più idonee per gli immigrati

    ◊   “L’adozione di provvedimenti legislativi idonei ad assicurare il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali nei confronti dei numerosi immigrati che approdano sulle coste siciliane e sulle isole circostanti”. È la richiesta fatta dai vescovi siciliani, al termine della sessione primaverile della Conferenza episcopale siciliana (Cesi), svoltasi a Palermo. I vescovi hanno, inoltre, ribadito “l’impegno delle Chiese locali ad adoperarsi in favore di quanti chiedono il rispetto del loro diritto a vivere una vita dignitosa, alimentando la loro speranza in un futuro non travagliato”. Assecondando quanto deliberato dagli organi della Cei, - riferisce l'agenzia Sir - la Cesi si è dichiarata disponibile “a fare la propria parte, venendo incontro alle necessità di quanti patiscono, in modo drammatico, le conseguenze dell’attuale grave crisi economica”. Un “pensiero di solidale partecipazione”, infine, è stato rivolto “ai fratelli di Abruzzo, colpiti dal terribile terremoto” della notte del 6 aprile. Nel contesto della programmazione pastorale, la Conferenza episcopale siciliana ha incoraggiato la realizzazione di un convegno regionale delle famiglie e di un raduno regionale dei giovani, previsti rispettivamente nei mesi di aprile e di maggio 2010. (R.P.)

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    Al via l'assemblea generale dei vescovi brasiliani sulla formazione dei sacerdoti

    ◊   Ha preso il via ieri ad Itaici/Indaiatuba, nello stato di São Paulo, la 47.ma Assemblea Generale della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) in programma fino al primo maggio. Al centro dei lavori dell’Assemblea, sfide e direttrici per la formazione dei presbiteri. I vescovi dibatteranno sulla possibilità di modificare, se necessario, e approvare un documento, creato da una commissione speciale istituita per attualizzare le direttive di base riguardanti la formazione dei seminaristi. Si farà riferimento ad una pubblicazione del 1994: “La formazione presbiterale nella Chiesa in Brasile. Direttive di base”. Secondo il presidente della Commissione episcopale pastorale per la cultura, educazione, comunicazione sociale della Cnbb e arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Orani João Tempesta, i sacerdoti non finiscono mai di formarsi, di imparare, così come gli avvocati, i medici, che hanno bisogno sempre di aggiornarsi. Secondo i dati della Cnbb, in Brasile ci sono attualmente 18 mila sacerdoti, numero che dovrà essere aggiornato durante i lavori dell’assemblea. Il tempo minimo per la formazione di un seminarista è di otto anni: un anno di studio propedeutico, preparatorio per studiare filosofia e teologia, tre anni di filosofia e quattro di teologia. Oltre a questo, i futuri sacerdoti ricevono un accompagnamento per la formazione spirituale, psicologica e sociale. “Sarà una sfida attualizzare questo documento affinché possa orientare la formazione, che aiuti il presbitero ad esercitare la sua vocazione insieme al suo popolo”, ha sottolineato mons. Orani. Nessun lavoro è svincolato dalla vita e il sacerdote sa che evangelizzando, può cambiare le persone e agire nella società. La 47.ma Assemblea dei vescovi brasiliani tratterà anche altri due temi: il Brasile nella missione continentale e l’iniziazione alla vita cristiana. Durante i lavori di ieri è stata analizzata l’attuale congiuntura sociale ecclesiale del Brasile. (Da Itaici in Brasile, Silvonei Protz)

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    Lancio in Ecuador della Missione continentale

    ◊   Con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta, oggi pomeriggio, dall’arcivescovo di Guayaquil, mons. Antonio Arregui Yarza, presidente della Conferenza episcopale dell’Ecuador, nella cattedrale di Quito prenderà il via la Missione continentale. Saranno presenti, oltre a tutti i vescovi e numerosi sacerdoti, anche religiose e fedeli nonché delegati di tutte le diocesi del Paese. La Missione continentale, si legge nel programma di lavoro pianificato per i prossimi mesi, “ha come scopo quello di fare della Chiesa in Ecuador un’autentica comunità di discepoli e missionari di Gesù per annunciare che la vita piena in Cristo, è un dono e un servizio che offriamo alla società e ai suoi membri affinché possano crescere, superare i dolori e i conflitti, con un senso profondo di umanità, sperimentando la speranza della Buona Novella”. Secondo quanto hanno illustrato dagli organizzatori, la Missione che si apre oggi e che ha un carattere permanente, cercherà in ogni momento che “le comunità, organizzazioni, associazioni e movimenti ecclesiali si dispongano a vivere questo stato come un impegno continuo”, accrescendo sempre la “capacità di raggiungere tutti i settori della nostra società, conservando viva la gioia dell’essere discepolo-missionario di Gesù, per annunciare senza tregua il Vangelo della vita, della dignità umana e della famiglia”. In realtà le prime attività della Missione sono già cominciate lo scorso 20 aprile con tre incontri destinati alla preparazione dei vescovi, dei sacerdoti delegati delle diocesi e delle religiose. Da domani, invece, l’azione si estenderà alle parrocchie, alle famiglie e alle comunità ecclesiali, che saranno il punto d’appoggio fondamentale, a partire della parrocchia, per ampliare l’evangelizzazione a diversi settori sociali. L’episcopato ecuadoriano ha aperto ieri, nel “Centro Bethania per la formazione”, la sua Assemblea plenaria per fare il punto sull’intera situazione pastorale del Paese e ufficializzare così il lancio della Missione continentale. A questo proposito i presuli potranno avvalersi di grandi esperienze già collaudate come il terzo Congresso missionario americano e l’Ottavo latinoamericano che si sono svolti proprio a Quito l’anno scorso. (A cura di Luis Badilla)

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    Nella Repubblica Dominicana approvato il divieto costituzionale all'aborto

    ◊   Con 167 voti a favore e 32 contrari, il Congresso Nazionale della Repubblica Dominicana ha approvato l’articolo 30 della nuova Costituzione che stabilisce il divieto all’aborto. La norma – riferisce l’agenzia Zenit - stabilisce che il diritto alla vita è inviolabile dal concepimento alla morte e non si potrà pronunciare o applicare, in alcun caso, la pena di morte. Prima della votazione il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo, aveva auspicato una soluzione di questo tipo nel corso di una Messa presieduta di fronte a circa 20 mila fedeli nella celebrazione della domenica della Divina Misericordia. (B.C.)

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    Irlanda: il cardinale Brady riceve i leader lealisti nord-irlandesi

    ◊   Il Primate cattolico d’Irlanda, card. Sean Baptist Brady, incontrerà per la prima volta questo fine settimana i leader lealisti nord-irlandesi. L’arcivescovo di Armagh riceverà nella sua residenza una delegazione dell’Ulster Political Research Group (UPRG), braccio politico dell’UDA, (Ulster Defence Association), il principale gruppo paramilitare protestante durante gli anni dei cosiddetti “troubles” in Nord Irlanda. Ai dirigenti lealisti - ha riferito alla Bbc padre Tim Bartlett, organizzatore dell’incontro - il Primate cattolico irlandese chiederà di esercitare tutta la loro influenza per mettere a frutto i progressi compiuti in questi ultimi anni in Irlanda del Nord e in particolare “di rinunciare una volta per tutte alla violenza”. Da parte sua, il portavoce della UPRG Frankie Gallagher si è dichiarato ottimista sul futuro della pace nella regione: “La gente deve avere pazienza, ma penso che questo sarà un buon anno per tutta la società nord-irlandese - ha detto -. Posso dire che l’UPRG sta lavorando per creare un clima in cui la violenza politica non sia più un’opzione percorribile e che le armi siano una cosa del passato”. Dalla Firma del cosiddetto Accordo del Venerdì Santo, il card. Brady ha incontrato tutti i partiti politici dell’Irlanda del Nord. L’accordo di pace (Northern Ireland Peace Agreement) firmato il 10 aprile 1998 a Belfast dalle principali forze politiche nord-irlandesi, ha posto fine a quasi trent’anni di scontri sanguinosi che hanno causato circa 3.500 morti. (L.Z.)

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    Congo: il nunzio apostolico invita i cristiani ad impegnarsi per la giustizia e la pace

    ◊   Una celebrazione eucaristica domenica scorsa nella Chiesa del Sacro Cuore di Gombe e un cocktail lunedì con diverse personalità del mondo politico, diplomatico, religioso e civile: hanno festeggiato così i cattolici della Repubblica Democratica del Congo il quarto anniversario di pontificato di Benedetto XVI. “Mio auspicio è che questo momento di distensione e di amicizia generi in ciascuno di noi uno slancio supplementare di impegno a favoro di coloro che soffrono o vivono situazioni di scoraggiamento – ha detto il nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo mons. Giovanni d’Aniello – perché siamo capaci di continuare ad apportare loro il sostegno di cui hanno bisogno, perché anche loro possano vivere una vita degna e conforme alle aspirazioni di ogni persona umana”. Durante la serata il nunzio ha inoltre ricordato le parole pronunciate dal Papa nel suo incontro con i vescovi africani a Yaoundé, in Camerun: “Questo continente è stato santificato dallo stesso Signore Gesù Cristo. Dovere esserne fieri! Meditando ed approfondendo questa costatazione, i popoli africani possono trovare le forze sufficienti per far fronte al loro quotidiano, talvolta difficile, e potranno così scoprire immensi spazi di fede e di speranza che li aiuteranno a crescere in Dio”. Infine mons. d’Aniello ha lanciato un appello perché “ciascuno, secondo le proprie capacità e il ruolo che gli è proprio, possa contribuire al consolidamento di un clima favorevole alla giustizia e alla pace, elementi indispensabili per la costruzione di un mondo migliore”. “La Chiesa – ha concluso il nunzio apostolico – continuerà ad operare per promuovere l’uguale dignità delle donne e degli uomini sulla base di una armoniosa complementarietà, sempre impegnata nel cammino della verità, dell’integrità, del rispetto e della solidarietà”. (T.C.)

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    Festeggiato nella nunziatura in Italia il quarto anniversario di Pontificato di Benedetto XVI

    ◊   Una nutrita rappresentanza di personalità del mondo ecclesiastico e politico si è riunita ieri sera nella sede della nunziatura apostolica in Italia per festeggiare il quarto anniversario di pontificato di Benedetto XVI. Presenti il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il cardinale vicario Agostino Vallini, il cardinale Angelo Bagnasco e mons. Mariano Crociata rispettivamente presidente e segretario della Cei. A rappresentare il governo i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti e il presidente del Senato Renato Schifani. E’ stato ospite del nunzio in Italia, mons. Giuseppe Bertello, anche Enzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane.(B.C.)

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    Visita in Sud Corea di una delegazione dei vescovi tedeschi

    ◊   Il Movimento delle Piccole Comunità Cristiane (PCC) in Corea del Sud ha molto da insegnare alle Chiese europee su come dare nuovo impulso alla vita della Chiesa nel Vecchio Continente. È il giudizio espresso da mons. Ludwig Schikh, arcivescovo di Bamberg, in Germania, che ha guidato nei giorni scorsi una delegazione in visita nel Paese asiatico. La delegazione, composta da sei vescovi e quattro laici, compresi alcuni membri della Commissione per l’evangelizzazione della Conferenza episcopale tedesca, ha assistito a diversi incontri nelle diocesi di Suwon e Cheju. Scopo della visita, organizzata dall’Asipa, l’Ufficio Asiatico per la Pastorale Integrata della Federazione delle Conferenza episcopali dell’Asia (Fabc) era appunto di mostrare agli ospiti come le PCC abbiano aiutato a rendere più vitale la Chiesa in Corea del Sud. Le Piccole Comunità Cristiane - riferisce l'agenzia Ucan - sono presenti in circa metà delle diocesi tedesche da circa dieci anni, ma, come ha spiegato all’agenzia Ucan mons. Schikh , “i progressi sono lenti, mentre in Corea sembrano funzionare bene”. Introdotte nell’arcidiocesi di Seoul nel 1992, per promuovere una Chiesa più partecipativa e aperta al contributo dei laici in linea con le indicazioni della V Assemblea plenaria della Fabc del 1990, esse sono oggi una presenza affermata in tutte le 14 diocesi del Paese, come ha potuto constatare la delegazione dei vescovi tedeschi: “Siamo rimasti profondamente commossi nel vedere lo spirito di condivisione che anima le PCC”, ha detto mons. Schikh, rilevando come “la Chiesa tedesca abbia molto da imparare da quella coreana”. Anche il segretario generale della FABC, mons. Orlando Quevedo che ha accompagnato la delegazione insieme ad altri vescovi asiatici, ha espresso un giudizio positivo sulla la visita che ha definito un’esperienza “molto arricchente ed istruttiva”. (L.Z.)

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    Ucraina: l’Università cattolica di Lviv lancia un programma di formazione ecumenica on-line

    ◊   Diventare un nuovo strumento per il dialogo tra le Chiese dell’Europa centrale e orientale. Questo l’obiettivo che si prefigge un nuovo programma di formazione ecumenica on-line lanciato dall’Università cattolica di Lviv (Leopoli) in Ucraina. Ad organizzarlo l’Istituto di Studi Ecumenici dell’ateneo affiliato alla Chiesa greco-cattolica ucraina. Il programma, spiega il coordinatore Brett McCaw all’agenzia ecumenica Eni, “sarà una risorsa preziosa che aiuterà i seminari, gli istituti e i dipartimenti teologici dell’Europa centro-orientale ad uscire dal loro isolamento. Si tratta del primo programma del genere e abbiamo la fortuna di avere reclutato teologi prestigiosi che sono entusiasti quanto noi”, ha precisato McCaw. Tra i docenti di spicco figurano nomi come il pastore Konrad Raiser, ex segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (CEC/WCC) e il teologo gesuita Jacques Haers dell’Università cattolica di Lovanio, in Belgio. (L.Z.)

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    La croce della GMG: "vita nuova" per il mondo

    ◊   “Abbiamo avuto testimonianze di guarigioni, di pace, di consolazione, di salvezza e di vita, perché questa croce non è soltanto un segno esteriore, è il segno del dono che il Signore vuole dare a ciascuno di noi, nel nostro cuore” dice padre Eric Jacquinet, nuovo responsabile della Sezione giovani del Pontificio Consiglio per i Laici. Presso il Centro San Lorenzo di Roma il sacerdote francese ha celebrato una messa, riferisce una nota dell’agenzia Zenit, a ricordo della consegna della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù. Si chiudeva l’Anno Santo quando Giovanni Paolo II, affidava, venticinque anni fa, una croce di legno ai giovani, con queste parole: “Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione”. “Ecco perché – continua Jacquinet – vogliamo rispondere alla chiamata di Giovanni Paolo II, che ci ha chiesto di portare questa croce al mondo. Sappiamo che è un mezzo molto semplice per andare al cuore della fede, cioè all'amore di Dio che ci ha donato la vita di suo Figlio e vogliamo fare questo dono al mondo, perché il mondo ha bisogno di ricevere questa speranza, questa vita nuova”. Conosciuta come la “Croce dell'Anno Santo” o anche come "Croce delle GMG", entrambe volute da Papa Woytjla: sia la Giornata della gioventù per riunire i giovani da tutto il mondo e sia la croce, simbolo di fede. Proprio nel 1984 volle erigerne una, alta 3,8 metri, vicino all’altare maggiore della Basilica di San Pietro. Al termine dell’anno giubilare, quando il Papa chiuse la Porta Santa, ha affidato quella stessa croce ai giovani affinché la portassero sui sentieri del mondo. Simbolicamente la diede in affido ai giovani rappresentati dal Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo di Roma, dove la croce è stata posta, quando non è pellegrina nel mondo. Novanta le diocesi visitate. Dapprima i giovani francesi la portarono nel proprio Paese, con un ingresso trionfale presso la cattedrale di Chartres. E da lì in Germania, nei Paesi Bassi. A Berlino, dove il Santo Padre aveva un incontro con i giovani del luogo, la Croce restò tutta la notte con i giovani raccolti in preghiera. In seguito toccò l’Austria ed il Belgio. E poi nuovamente a Roma e da Roma a Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Jasna Góra, Denver, Manila, Parigi. Passando di mano in mano, da chiese a diocesi e movimenti, da un continente all'altro. “Può sembrare molto strano – ha concluso padre Jacquinet – che due pezzi di legno incrociati possiedano una forza così grande ma tutti coloro che hanno donato la loro fede e fiducia a Gesù, hanno ricevuto una grazia di consolazione e di pace”. (A.V.)

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    Aperto a Damasco il convegno dell'Anno Paolino

    ◊   “Paolo letto da Oriente”, il convegno internazionale dell’Anno Paolino, è stato aperto stamane a Damasco nella sala conferenze del Patriarcato greco-melchita cattolico dal Patriarca Gregorios III, promotore nel mondo arabo di celebrazioni per il bimillenario della nascita dell’apostolo, con il saluto del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura, fulcro di queste celebrazioni, e di un rappresentante del governo siriano a nome anche del presidente della Repubblica, presenti personalità delle Chiese cristiane e dell’Islam. “La singolarità più evidente del convegno sta nello svolgersi a Damasco, luogo che ha la più grande rilevanza nella storia di San Paolo, dal quale si irradiò il suo annuncio verso Oriente e verso Occidente, e che è tutt’oggi crogiolo di culture in dialogo”: così sottolinea la Custodia Francescana di Terra Santa che lo ha organizzato attraverso il “Centro Francescano di Studi Cristiani Orientali” del Cairo e il “Memoriale di San Paolo” di Damasco in collaborazione con il Patriarcato greco-melchita e con il dipartimento “Syriaca” dell’Università degli Studi di Padova. Relatori sono docenti, accademici e specialisti, di università e istituti europei, americani, e arabi; alcuni vescovi cattolici, maroniti, greco-ortodossi, siro-ortodossi, caldei, nonché studiosi armeni, copti, etiopici. Le prime delle relazioni, che si protrarranno sino a sabato prossimo, sono state svolte da due noti docenti dello “Studium Biblicum Franciscanum” di Gerusalemme, i padri Marcello Alfio Buscemi e Fréderic Manns. (A cura di Graziano Motta)

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    Italia: cresce il consumo di alcol tra i giovani

    ◊   Sono 36 milioni gli italiani che consumano bevande alcoliche, pari al 68% della popolazione italiana con più di 11 anni. Oltre quattordici milioni e 500 mila lo fanno tutti i giorni. Lo afferma l'Istat che ha diffuso i dati sull'uso ed abuso di alcol nel 2008. Gli italiani sono un popolo di consumatori di alcol, anche se meno rispetto al Nord Europa. L'80,5% dei consumatori di alcol sono uomini; in particolare bevono vino (66,9%), birra (quasi il 60%), aperitivi, amari e superalcolici (52,9%). Le donne consumatrici sono il 56,3% e anche per loro la bevanda più diffusa è il vino. Il consumo di alcol è più diffuso nelle regioni del Nord-est, per il 73,2%. Ed è ancor piu’ preoccupante il fatto che aumenta il consumo di alcolici fuori pasto fra gli adolescenti. In dieci anni, dal 1998 al 2008, per quanto riguarda l'uso di alcolici nella fascia di età fra i 14 e 17 anni si è passati, per i maschi, dal 12,6% al 18,7% e per le femmine dal 15,2% al 22,7%. Inoltre un giovane su quattro guida dopo aver bevuto troppo. Per il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella non bisogna temere la repressione nella lotta alcol, ma adottare regole: in Senato ci sono due progetti legislativi che per la prima volta affrontano il problema dell'adeguamento alle normative europee: uno riguarda il divieto di vendita di alcol ai minori e l'altro propone di assimilare l'alcol alle tossicodipendenze. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    24 Ore nel Mondo



    Elezioni in Sudafrica: in attesa dei risultati finali è evidente la buona tenuta dell’Anc

    ◊   Tiene molto bene, anche più del previsto, l'African National Congress, Anc, il partito storico dei sudafricani. Male, invece, il Congresso del Popolo, Cope, movimento nato lo scorso dicembre da una scissione dell'Anc. Sono i dati principali che emergono dalle elezioni generali svoltesi ieri in Sudafrica, quando sono state scrutinate circa il 25 per cento delle schede. L'Anc è al 64,30%, e dovrebbe certamente migliorare poichè mancano ancora i risultati delle zone rurali, dove normalmente riceve un plebiscito. Jacob Zuma, leader dell'Anc, spera in un risultato superiore al 66% per poter disporre in Parlamento di una maggioranza in grado di fare anche modifiche costituzionali. Dell’alta partecipazione non lontana dall’80%, Stefano Leszczynski ha parlato con Matteo Fagotto, esperto di Africa, raggiunto telefonicamente a Città del Capo:

    R. – L’affluenza è stata maggiore che per le scorse elezioni. C’è anche da dire che le elezioni si sono svolte sostanzialmente bene, in maniera pacifica, e l’unico episodio grosso di violenza è avvenuto questa notte, quando un leader regionale del COPE è stato ucciso nell’Inkhata, anche se non si sa se quest’assassinio sia dato da ragioni politiche o meno. Bisogna anche dire che le elezioni sono state sostanzialmente democratiche; l’unico problema si è verificato nel KwaZulu-Natal, dove sono state trovate cento schede già marcate con il simbolo dell’Inkatha Freedom Party, non dell’Anc. Per il resto è andato tutto tranquillo, e questo va dato come merito a questo Paese, che sicuramente a livello democratico guida il continente.

     
    D. – I problemi sollevati in campagna elettorale, che poi sono i problemi sentiti dall’opinione pubblica sudafricana, sono stati povertà e sicurezza; da parte degli elettori c’è la speranza e l’aspettativa che il prossimo Governo ed il nuovo Parlamento sapranno affrontare le emergenze e le priorità del Sud Africa in maniera concreta?

     
    R. – Sicuramente sì, anche perché Jacob Zuma è visto un pò come un uomo del popolo, essendo comunque una persona che non viene dall’élite nera come l’ex presidente Thabo Mbeki. Quindi, c’è sicuramente un’aspettativa maggiore nei suoi confronti, come un uomo che possa capire meglio i problemi della maggioranza povera della popolazione; c’è anche da dire che buona parte della gente sta anche perdendo la pazienza nell’aspettare un miglioramento delle proprie condizioni di vita, che non arriva mai. Il Sud Africa ha ottenuto la democrazia, però bisogna dire che ancora milioni di persone, qua, vivono in povertà. Però c’è anche da dire che prima delle elezioni ci si aspettava un’affluenza ridotta alle urne, perché ci si attendeva che buona parte della gente esprimesse attraverso l’astensione il proprio disappunto; poi invece non c’è stata, dimostrazione appunto che la maggioranza della gente ha ancora fiducia nell’Anc, ha ancora fiducia in Jacob Zuma e nel futuro di questo Paese.

     
    Somalia
    Rafforzare l’aspetto militare non basta a vincere la sfida sulla sicurezza in Somalia, preda di pirati senza scrupoli. Così il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso, chiede che non si parli solo dei sintomi ma delle cause profonde dei problemi di sicurezza in Somalia. Barroso ha parlato all’apertura della Conferenza dei donatori sulla Somalia, in corso a Bruxelles. Con la Conferenza belga, sotto l'egida della Commissione Ue, delle Nazioni Unite e dell'Unione africana, si vorrebbero raccogliere almeno 166 milioni di dollari (128 milioni di euro) per finanziare la missione dell'Unione africana in Somalia (Amison). Da parte sua, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, sottolinea che la Conferenza vuole “inviare un chiaro messaggio di sostegno al nuovo governo di riconciliazione e alle nuove istituzioni della Somalia. Alla Conferenza partecipano 43 Paesi e decine di organizzazioni internazionali.

    Libano
    Il giudice italiano Antonio Cassese, presidente del Tribunale speciale per il Libano (Tsl) incaricato di giudicare i presunti colpevoli dell'assassinio nel 2005 dell'ex premier libanese Rafik Hariri, inzierà il prossimo mese un viaggio in diversi Paesi del Medio Oriente per raggiungere “accordi di cooperazione giudiziaria”. “Abbiamo deciso di firmare accordi di cooperazione con tutti i Paesi della regione, in particolare Siria, Giordania, Egitto, Iran e Turchia”, ha detto Cassese sottolineando che il Tribunale tenterà di ottenere accordi anche con i Paesi che accolgono la diaspora libanese, quali Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone, Brasile, Argentina ed altri.

    Iraq
    Lo Stato iracheno è ancora sconvolto dal dramma degli attentati: un kamikaze si è fatto esplodere nei pressi di Baquba, provocando almeno 45 morti. Altre 28 persone sono rimaste uccise in seguito ad un attentato suicida compiuto a Baghdad. La televisione irachena ha annunciato, intanto, che è stato arrestato Abu Omar al-Baghdady, leader della coalizione di diversi gruppi armati iracheni di cui fa parte anche la locale cellula di al-Qaeda.

    Afghanistan
    Un sottufficiale iraniano è stato ucciso ieri sera dalle guardie di frontiera afghane dopo aver sconfinato. L'incidente si è verificato nella provincia di Nimroz, nel sudest dell'Afghanistan. Le autorità hanno annunciato una inchiesta congiunta, iraniana ed afghana, sull'accaduto.

    Filippine
    Cresce l’apprensione per la sorte dell’operatore italiano della Croce Rossa Eugenio Vagni rapito nelle Filippine dai terroristi del gruppo di Abu Sayyaf 3 mesi fa. Nonostante i tentativi messi in atto, Vagni non è ancora libero: non è chiaro se sia ancora nelle mani dei suoi rapitori o se sia stato consegnato ad un altro gruppo. Sono stati stanziati 500 mila pesos (oltre 10 mila euro) per chi fornisca informazioni.

    Nato-Russia
    Il rappresentante permanente della Russia presso la Nato, Dmitri Rogozin, ha reso noto che il consiglio Nato-Russia a livello di ministri degli Esteri si svolgerà il 19 maggio a Bruxelles mentre quello a livello di ambasciatori si terrà il 29 aprile. In un colloquio con il giornale on line "Gazeta.ru", Rogozin ha anche confermato che Mosca non parteciperà ad una riunione dei capi di Stato maggiore dell'Alleanza Atlantica e della Russia, in programma per il 7 maggio, in segno di protesta contro le esercitazioni Nato previste in Georgia il prossimo mese. Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov attribuisce ai Paesi membri della Nato una “logica di confronto da Guerra Fredda”. I membri della Nato, secondo Lavrov, hanno “persino rifiutato di discutere le ragioni del conflitto” sulla regione separatista georgiana dell'Ossezia del Sud. “Il recente raffreddamento delle nostre relazioni con la Nato rivela chiari problemi nel dialogo tra noi”, ha aggiunto.

    Georgia
    Colpi d'arma da fuoco al confine tra la Georgia e la sua regione separatista dell'Ossezia del sud, con rimpallo reciproco della responsabilità: secondo l'agenzia Ria Novosti, che cita il ministro dell'Interno sudosseto Valeri Valiev, i colpi sono stati sparati ieri sera contro il villaggio d'Otreu, nel distretto di Tskhinvali, dai villaggi georgiani frontalieri di Plavismani e Kvechi, senza fare vittime. Ad aprire il fuoco, sempre secondo il ministro, sarebbero stati militari georgiani. Ma - stando al ministero dell'interno di Tbilisi - i responsabili dell'episodio sono i sudosseti. Dell'incidente discuteranno i rappresentanti russi, georgiani, sudosseti ed europei, in base ai meccanismi previsti nell'ambito dei negoziati in corso a Ginevra sull'Ossezia del sud.

    Russia-Corea del Nord
    Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, oggi in visita a Pyongyang, non prevede una rapida soluzione alla crisi che si è aperta sul programma nucleare della Corea del Nord. “Per ora non prevediamo alcuna soluzione rapida, ha detto Lavrov, secondo quanto riferisce l'Interfax. È una questione complessa. Non dobbiamo però cedere alle emozioni, ma concentrarci sulla base comune che c'è tra noi”.

    India
    Alle 7 (le 3:30 italiane) è partita in 12 Stati dell'India la seconda delle cinque fasi di votazioni previste fino al 13 maggio per rinnovare la Lok Shaba (Camera bassa) del Parlamento e formare un nuovo Governo. Lo schema elettorale prevede questa volta il voto in 12 Stati, dove si assegnano 140 dei 543 seggi complessivamente in gioco. Ieri, gruppi appartenenti al movimento Naxalita (filo-maoista) hanno realizzato una serie di azioni spettacolari in Jharkhand e Bihar, sequestrando fra l'altro per qualche tempo un treno con centinaia di passeggeri. In questi due Stati i seggi sono presidiati da ingenti contingenti di sicurezza. A parte l'unico seggio in gioco nello Stato di Manipur per cui si è votato ieri, gli elettori sono chiamati ad esprimersi anche in Goa, Tripura, Uttar Pradesh, Andhra Pradesh, Assam, Jharkhand, Orissa, Madhya Pradesh, Karnataka, Bihar e Maharashtra. Il candidato più in vista di questo secondo turno è Rahul Gandhi, figlio di Sonia e segretario generale del Partito del Congresso, che molti considerano già il futuro primo ministro in caso di vittoria della sua formazione politica. I risultati di quello che è stato definito “il più grande esercizio democratico del mondo”, che coinvolge oltre 700 milioni di persone, saranno noti il 16 maggio. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 113

     
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