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Sommario del 22/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: l'avidità, radice di tutti i mali, è alla base dell'attuale crisi economica. Il Papa ricorda i 25 anni della Croce delle Gmg
  • Messaggio del Papa: in Sant'Anselmo unità di fede e ragione, inviolabilità della coscienza e libertà della Chiesa fanno del Medioevo un "periodo pensante"
  • Il padre domenicano Charles Morerod nominato segretario generale della Commissione Teologica Internazionale
  • La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa coordina l'adozione delle opere d'arte danneggiate dal sisma in Abruzzo
  • Mons. Ravasi presenta il Festival della Scienza in Nigeria
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Conferenza sul razzismo. Mons. Tomasi: testo finale non perfetto ma sulla strada giusta
  • Ricostruzione in Abruzzo: appello di mons. Molinari
  • Brasile: plenaria dei vescovi dedicata alla formazione dei sacerdoti. Intervista col cardinale Scherer
  • Giornata Mondiale della Terra: sugli schermi il documentario "Earth – La nostra terra"
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: appello della Caritas per aiutare i civili in fuga. Dal Tamil Nadu accuse di genocidio
  • Attaccata una chiesa nello Stato indiano del Maharashtra
  • L’arcivescovo di Lahore: Sharia contraria ai principi ispiratori del Pakistan
  • Bosnia: vicino l'accordo sulla questione dei cattolici croati
  • Gioia in Giordania per la visita a maggio del Papa
  • Cuba: celebrazioni per il quarto anniversario di Pontificato di Benedetto XVI
  • Nota dei vescovi del Paraguay su dichiarazioni relative al presidente Lugo
  • Cina: a Pasqua amministrati oltre 22.300 battesimi in 90 diocesi
  • Messaggio di pace del Consiglio ecumenico delle Chiese del Congo-Brazzaville
  • Costa d'Avorio: mons. Kutwa invita i cristiani ad un maggior impegno sociale
  • Senegal: si celebra la 24.ma Giornata mondiale della gioventù
  • Usa: critiche dei vescovi sulle linee guida per le staminali
  • Sud Corea: i leader religiosi esortano a uno sforzo comune per superare la crisi
  • Turchia: a 10 anni dal sisma la Caritas vigila sulle opere in corso
  • Istat: oltre 2,5 milioni di Italiani in povertà assoluta
  • Carmelitani Scalzi: padre Saverio Cannistrà nuovo preposito generale
  • Decine di migliaia di pellegrini nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Si è spenta Anna Cappella, pioniera nella diffusione dei metodi naturali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Elezioni in Sudafrica
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: l'avidità, radice di tutti i mali, è alla base dell'attuale crisi economica. Il Papa ricorda i 25 anni della Croce delle Gmg

    ◊   La lotta dei cristiani contro le forze del male parte dal di dentro ed è sostanzialmente una lotta contro la cupidigia, “radice di tutti i vizi”. All’udienza generale di questa mattina, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha fatto propria la convinzione di un antico e quasi sconosciuto maestro di spiritualità, Ambrogio Autperto, vissuto nell’ottavo secolo alla corte di Carlo Magno e poi divenuto abate. Il Papa ha sottolineato che anche nell’attuale crisi economica mondiale si ravvisano i segni di “un’avidità di guadagno” di pochi ricchi e potenti a danno di molti. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un periodo di lotte di potere, di conflitti nazionalistici, che penetrano e allignano anche fra le mura della Chiesa. A metà dell’ottavo secolo - racconta Benedetto XVI - carolingi e longobardi si fronteggiano in modo aspro quando Ambrogio Autperto, che era entrato a corte come precettore di Carlo Magno, si trova di fronte alla scelta di rimanere o seguire il desiderio di ritirarsi in preghiera nell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno. Sceglie questa seconda strada, che però non lo salva dalle malizie degli affari del mondo. Reagisce con fermezza a questo stato di cose e la sua reazione viene presa a modello dal Papa:

     
    “Egli denuncia, ad esempio, la contraddizione tra la splendida apparenza esterna dei monasteri e la tiepidezza dei monaci: sicuramente con questa critica aveva di mira anche la sua stessa abbazia”.

     
    Ciò che Autperto, divenuto abate, insegna ai monaci è che, se si è cristiani di fatto e non di nome, c’è da affrontare un “combattimento spirituale quotidiano”. L’animo umano, dice, è tentato dall’avidità. Ad essa va contrapposto “il disprezzo del mondo”, concetto che il Papa spiega nel suo reale e attuale significato:

     
    “Questo disprezzo del mondo non è un disprezzo del creato, della bellezza e della bontà della creazione e del Creatore, ma un disprezzo della falsa visione del mondo presentataci e insinuataci proprio dalla cupidigia (...) Autperto osserva poi che l’avidità di guadagno dei ricchi e dei potenti nella società del suo tempo esiste anche nell’interno delle anime dei monaci e (…) denuncia fin dall’inizio la cupidigia come la radice di tutti i mali (…) Rilievo, questo, che alla luce della presente crisi economica mondiale, rivela tutta la sua attualità”.

     
    E’ uno dei “nodi” tematici dell’udienza generale, durante la quale il Pontefice collega più volte il contesto del 700 dopo Cristo alle vicende contemporanee. Anche il ricco, ripete, deve combattere contro la cupidigia, contro l’apparire, per trovare la via dell’amore. Verso il 758 Autperto inizia a lavorare alla sua opera più importante, il commento ai dieci libri dell’Apocalisse di San Giovanni, nel quale - illustra Benedetto XVI - si lascia ispirare da un antico studioso africano, Ticonio:

     
    “Ticonio era giunto alla convinzione che la Chiesa fosse un corpo bipartito: una parte, egli dice, appartiene a Cristo, ma c’è un’altra parte della Chiesa che appartiene al diavolo (…) Agostino lesse questo commento e ne trasse profitto, ma sottolineò fortemente che la Chiesa è nelle mani di Cristo, rimane il suo Corpo (…) Sottolinea perciò che la Chiesa non può mai essere separata da Gesù Cristo”.

     
    Dunque, la semisconosciuta vita di Ambrogio Autperto - che muore, forse ucciso, nel 784 - e anche i suoi insegnamenti spesso erroneamente attribuiti ad altri - rileva Benedetto XVI, non senza sorpresa e anche qualche critica per l’oblio patito per secoli da questo autore cristiano - sono un “tesoro teologico e spirituale”. E c’è un’ulteriore perla in questo scrigno: Autperto già guarda in modo molto moderno a Maria “come modello della Chiesa”:

     
    “La sua grande venerazione e il suo profondo amore per la Madre di Dio gli ispirano a volte delle formulazioni che in qualche modo anticipano quelle di san Bernardo e della mistica francescana, senza tuttavia deviare verso forme discutibili di sentimentalismo, perché egli non separa mai Maria dal mistero della Chiesa. Con buona ragione quindi Ambrogio Autperto è considerato il primo grande mariologo in Occidente”.

     
    Tra i molti saluti conclusivi, Benedetto XVI ha rivolto parole di particolare intensità ai Giovani del “Centro internazionale Giovanile San Lorenzo”, che celebrano il 25.mo anniversario di quel 22 aprile 1984, quando alla fine dell'Anno Santo della Redenzione Giovanni Paolo II affidò ai giovani del mondo la grande croce di legno giubilare, più tardi accolta e custodita nel Centro internazionale e ancor più spesso portata in giro nei continenti, specie alla vigilia delle Gmg, al punto da diventarne un simbolo. Questo l’auspico del Papa:

     
    “Cari amici, vi affido di nuovo questa croce! Continuate a portarla in ogni angolo della terra, perché anche le prossime generazioni scoprano la Misericordia di Dio e ravvivino nei loro cuori la speranza in Cristo crocifisso e risorto!".

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    Messaggio del Papa: in Sant'Anselmo unità di fede e ragione, inviolabilità della coscienza e libertà della Chiesa fanno del Medioevo un "periodo pensante"

    ◊   Sant’Anselmo conserva ancora una grande attualità, per questo può essere proficuo rileggere i suoi scritti e rimeditare sulla sua vita. E’ quanto scrive Benedetto XVI in un messaggio affidato al cardinale Giacomo Biffi, suo inviato speciale alle celebrazioni che si stanno svolgendo ad Aosta, a conclusione dell’anno dedicato al monaco benedettino nel IX centenario della morte. Il porporato ha letto le parole del Pontefice nella città natale del Santo ieri sera. “Tra le figure più luminose nella tradizione della Chiesa”, scrive il Papa riferendosi ad Anselmo, di lui non si puo’ fare a meno di ricordare l’“insegnamento sul valore inviolabile della coscienza e sulla libertà come responsabile adesione alla verità e al bene”, così come “la sua appassionata opera di pastore d’anime”. Il servizio di Tiziana Campisi:

    (musica)

    Dottore magnifico: così, spiega Benedetto XVI, viene chiamato Sant’Anselmo, monaco e poi vescovo, brillante teologo vissuto nel XII secolo, “il cui pensiero si accendeva e illuminava” nella preghiera e che con i suoi scritti testimonia che il medioevo è stato “un periodo ‘pensante’, e, … ‘coscienzioso’”. Furono le vette dei monti che ammirava da bambino ad Aosta a fargli comprendere che “Dio si trova a una altezza inaccessibile, situata oltre i traguardi a cui l'uomo può arrivare”, perché “Dio sta al di là del pensabile - diceva -. Per questo il viaggio alla ricerca di Dio, almeno su questa terra, non si concluderà mai, ma sarà sempre pensiero e anelito, rigoroso procedimento dell'intelletto e implorante domanda del cuore”.

     
    Anselmo cercava, Dio gli ha aperto la strada, sicché penetrate le questioni più oscure sulla divinità di Dio e la fede, riusciva a spiegarle e a provarle “con chiare ragioni” come elementi della dottrina cattolica. “Mirava a raggiungere la visione dei nessi logici intrinseci al mistero” Anselmo, “a percepire la ‘chiarezza della verità’; spinto dalla fede confidava nella ragione per comprendere le cose di Dio.

     
    “Non tento, Signore, di penetrare la tua profondità, perché non posso neppure da lontano mettere a confronto con essa il mio intelletto; ma desidero intendere, almeno fino a un certo punto, la tua verità, che il mio cuore crede e ama. Non cerco infatti di capire per credere, ma credo per capire”.

     
    Così scriveva Anselmo nel suo Proslogion. Ma non fu solo speculazione la sua vita, il religioso benedettino viene ricordato anche come esperto maestro di vita spirituale e grande educatore in cui si sono contraddistinte misericordia e fermezza, soprattutto quando a malincuore dovette lasciare il monastero perché nominato arcivescovo di Canterbury. Non si riteneva adatto, detestava gli impegni secolari e avrebbe voluto vivere tra gli studi e la preghiera; ma proprio gli anni monastici lo resero capace di affrontare le tribolazioni del ministero episcopale, tanto da fargli affermare che non avrebbe mai conservato nel cuore alcun rancore per nessuno.

     
    Come vescovo lasciò emergere “la sua rettitudine, la sua rigorosa fedeltà alla coscienza; se ne ricorda "la sua ‘libertà episcopale’, la sua ‘onestà episcopale’, la sua insonne opera per la liberazione della Chiesa dai condizionamenti temporali e dalle servitù di calcoli non compatibili con la sua natura spirituale”.

     
    “Preferisco essere in disaccordo con gli uomini che, d'accordo con loro, essere in disaccordo con Dio”.

     
    Questo si legge in una sua lettera, e in un’altra ancora:

     
    “Non ho paura di effondere il mio sangue; non temo nessuna ferita nel mio corpo né la perdita dei beni”.

     
    Nel suo messaggio, Benedetto XVI ha voluto affidare al cardinal Biffi anche il compito di esortare i fedeli della diocesi di Aosta “a guardare con ammirazione e affetto” al loro grande concittadino Anselmo, una “luce" che "continua a brillare in tutta la Chiesa, soprattutto là dove sono coltivati l'amore per le verità della fede e il gusto per il loro approfondimento mediante la ragione”.

     
    (musica)

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    Il padre domenicano Charles Morerod nominato segretario generale della Commissione Teologica Internazionale

    ◊   Il Santo Padre ha nominato segretario generale della Commissione Teologica Internazionale, nonché consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede il padre domenicano Charles Morerod, decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma e docente di Teologia dogmatica.

    Ha quindi nominato membro della Congregazione delle Cause dei Santi mons. Justo Mullor García, arcivescovo titolare di Bolsena, nunzio apostolico.

    Il Santo Padre ha poi nominato membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia Pablo Adrian Cavallero e Marcela Estela Benhaim Varela (Argentina).

    Infine, ha nominato consultori della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: mons. Juan Miguel Ferrer Grenesche, vicario generale dell’arcidiocesi di Toledo (Spagna); mons. Wilhelm Imkamp, del clero della diocesi di Augsburg (Germania).

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    La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa coordina l'adozione delle opere d'arte danneggiate dal sisma in Abruzzo

    ◊   La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, facendo seguito all’appello lanciato il 9 aprile scorso tramite gli organi stampa e in perfetta sintonia con le strutture centrali e abruzzesi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è assunta l’incarico di raccogliere le adesioni scritte per “adottare” il restauro di una o più opere d’arte mobili lesionate dal recente sisma che ha colpito l’Abruzzo. L'organismo vaticano invita perciò, tutti gli Istituti finanziari, culturali e museali, i laboratori di restauro pubblici e privati e i restauratori diplomati che non lo avessero già fatto, a perfezionare per iscritto la loro spontanea e gratuita adesione e la disponibilità all’“adozione” di un’opera d’arte mobile con la formula “da chiodo a chiodo”, al seguente indirizzo e-mail: beniculturali@beniculturali.va. Si chiede, infine, di allegare alla domanda un essenziale curriculum dove siano chiaramente esplicitate la formazione e l’attività professionale svolta.

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    Mons. Ravasi presenta il Festival della Scienza in Nigeria

    ◊   Un’iniziativa che dimostra come l’Africa sia nel cuore della Chiesa dopo il viaggio del Papa nel continente e in vista del Sinodo dei vescovi in ottobre. Così Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha presentato oggi il “Festival della Scienza” che si terrà a Owerri, in Nigeria, dal 24 aprile al 2 maggio. Una rassegna realizzata grazie al patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e della Fondazione Idis (Istituto per la diffusione e la valorizzazione della cultura scientifico) Città della Scienza di Napoli. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Un articolato programma che vedrà coinvolti atenei, docenti, ricercatori e studenti su diversi temi come l’ambiente, l’energia, la salute e l’alimentazione ma anche la musica. Il Festival delle Scienze avrà tutti questi ingredienti e l’obiettivo di creare un centro scientifico nella città nigeriana di Owerri. Importante il contributo del Pontificio Consiglio della Cultura che ha promosso quest’esperienza “che nasce – ha detto il presidente del dicastero vaticano mons. Gianfranco Ravasi – da relazioni costanti con le istituzioni che vi partecipano” e con un intento specifico:

     
    “Essere lì non certo per fare delle ricerche, ma per conoscere gli itinerari ed i percorsi che la scienza fa, sia a livello di ricerca rigorosa, sia a livello di altrettanto rigorosa divulgazione”.

     
    L’arcivescovo Ravasi ha voluto poi ricordare l’impegno del Pontificio Consiglio della Cultura nell’analizzare il rapporto tra fede e scienza che si articola su un principio, sollecitato da Benedetto XVI, ma “che fa parte – ha aggiunto - di un’antichissima costante della Chiesa”:

     
    “Il ritorno al ‘logos’, alla ragione col suo rigore metodologico, epistemologico, con la sua identità profonda, in un’epoca in cui forse domina di più il ‘logo’ mentre è più importante far dominare il ‘logos’”.

     
    Dopo aver auspicato la nascita di altre iniziative di questo genere, mons. Gianfranco Ravasi ha ricordato un concetto espresso da Papa Giovanni Paolo II cioè che “la scienza può purificare la religione dall’errore e dalla superstizione mentre la religione può purificare la scienza dall’idolatria e dai falsi assoluti”.

     
    Nel suo intervento il presidente della Fondazione Idis-Città della Scienza, il prof. Vittorio Silvestrini, ha raccontato come è nato l’interesse per la realtà africana, ricordando anche il ruolo del Mediterraneo come ponte verso il Sud del mondo:

     
    “Noi siamo nel Sud dell’Europa, ed il Mediterraneo ci separa dal Sud del mondo; fino a che le differenze in temi di opportunità, di ricchezza, di qualità della vita fra le due sponde del Mediterraneo rimarranno così acute e così gravi come sono adesso, nemmeno per noi che abitiamo nella parte ricca è possibile pensare ad uno sviluppo equo, ad un futuro sereno, ad un futuro di pace, ad un futuro sostenibile”.

     
    Scienza e tecnologia dunque come strumenti indispensabili per lo sviluppo sostenibile del continente africano ma anche stimoli per le nuove generazioni sempre più interessate alla ricerca scientifica.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La cupidigia alla radice della crisi economica mondiale: all'udienza generale il Papa parla del monaco sant'Ambrogio Autperto.

    A Ginevra si volta pagina. La Conferenza rilancia l'impegno contro il razzismo: la dichiarazione finale approvata con tre giorni di anticipo.

    In cultura, un articolo di Silvia Guidi dal titolo "In Nigeria la scienza dà spettacolo": incontri, conferenze e laboratori a Owerry.

    Non la carta e la rete ma lo specchio è il problema della stampa; la ragione d'essere del giornalismo: l'intervento introduttivo di Diego Contreras al convegno "Nuove tecnologie, nuove relazioni", promosso in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.   
    Nessun gioco delle parti tra televisione e famiglia: Gaetano Vallini sul Fiuggi Family Festival.

    Antonio Paolucci e Alessandro Zuccari sulla mostra "Beato Angelico. L'alba del Rinascimento".

    La storia di un santo nelle tracce di un compact disc: "Padre Pio. La sua voce, la sua storia" di Filippo Anastasi. Un libro multimediale sul frate di Pietrelcina con testimonianze e la sua ultima intervista.

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    Oggi in Primo Piano



    Conferenza sul razzismo. Mons. Tomasi: testo finale non perfetto ma sulla strada giusta

    ◊   “Un successo” dopo tante controversie: così l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Navy Pillay, ha commentato ieri l’approvazione a sorpresa, con tre giorni di anticipo, del documento finale della seconda Conferenza delle Nazioni Unite contro il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia, aperta lunedì a Ginevra, tra polemiche e clamorose defezioni. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    Soddisfazione generale a Ginevra per un atto definito “la risposta giusta” della Conferenza alle contestazioni che avevano accompagnato l’apertura dei lavori e dopo la pioggia di critiche all’intervento del presidente iraniano, che aveva profittato della tribuna dell’Onu per lanciare invettive contro Israele. E’ stato dunque approvato ieri nel tardo pomeriggio il testo finale, senza modifiche rispetto alla bozza contestata da alcuni Paesi occidentali per alcuni passaggi riferibili – a loro dire - ad Israele e all’antisemitismo. Da qui le defezione di Stati Uniti, Israele, Australia, Nuova Zelanda, Germania, Italia, Olanda, Polonia, che hanno disertato la Conferenza di Ginevra, abbandonata poi anche dalla Repubblica Ceca dopo il discorso del leader iraniano.

     
    Si è detto “incoraggiato” il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, lanciando un appello agli Stati assenti a Ginevra di unirsi a tutta la comunità internazionale in quel “processo continuo” che è la lotta al razzismo e alla discriminazione razziale. Il documento - 16 pagine con 143 articoli - approvato per acclamazione, affronta ad ampio raggio i tanti temi del genocidio, dell’antisemismo, dell’Olocausto, della tratta degli esseri umani, dei diritti delle minoranze, dei popoli indigeni, degli zingari, delle donne, degli immigrati e dei rifugiati, degli ammalati di Aids, dei disabili, del diritto alla libertà d’espressione. Non contiene - ha sottolineato il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner - nessun riferimento alla “diffamazione delle religioni” e così anche non viene menzionato lo Stato di Israele, così come chiedevano i Paesi occidentali nel braccio di ferro - in fase negoziale - con i Paesi musulmani, ed è stato mantenuto il paragrafo sull’Olocausto, nonostante le richieste dell’Iran di cassarlo. Di parere diverso il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che ha giudicato il documento finale “un compromesso al ribasso, fragile e contradditorio”. Ma ribatte l’Organizzazione non governativa Human Rights Watch che questa Conferenza sarà ricordata per l’impegno nei confronti delle vittime del razzismo richiamando i Paesi assenti a sottoscrivere la Dichiarazione. A Ginevra i lavori continuano fino a venerdì 24. Ricordiamo che questa Assise è stata indetta dall’Onu per valutare l’attuazione degli obiettivi posti dalla prima Conferenza sullo stesso tema svoltasi a Durban, in Sudafrica, 8 anni fa, nel 2001, tanto che questa di Ginevra viene chiamata Durban 2.

     
    Positivo anche il giudizio di massima sul documento finale della Conferenza contro il razzismo, espresso ieri dall’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi. Ascoltiamo il presule al microfono di Francesca Sabatinelli:

     
    R. - Penso che l’idea che sta un po’ nelle preoccupazioni di tutti era di dare un segno chiaro che ci si deve orientare sulla sostanza del documento e lasciar cadere altre interpretazioni o altri eventi politici e che il messaggio che il documento conclusivo vuole dare è che le nuove forme di razzismo, xenofobia e intolleranza non sono accettabili e che le proposte fatte di combatterle attraverso nuovi meccanismi, attraverso una rinnovata volontà della comunità internazionale è la strada su cui camminare. Quindi c’è stata una grande soddisfazione nel vedere chiuso questo capitolo del testo e questo ha liberato un po’ l’atmosfera della Conferenza.

     
    D. - Quindi, mons. Tomasi, Lei giudica positivamente il contenuto di questo documento?

     
    R. - Il documento non è perfetto, però rispetta i punti sostanziali dei diritti umani, apre la strada a continuare a negoziare in futuro su alcuni temi che, per la prima volta, sono stati accettati universalmente. Se si continua su questa buona volontà di negoziare e di non entrare in formule particolari di pregiudizi verso uno Stato o l’altro, o discriminazioni verso un gruppo religioso o l’altro, si possono migliorare certamente le condizioni per continuare a combattere contro ogni forma e manifestazione di razzismo.

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    Ricostruzione in Abruzzo: appello di mons. Molinari

    ◊   In Abruzzo si è registrata stamani una nuova scossa di magnitudo 2.8 della scala Richter. Ma all'Aquila non mancano segni di speranza: nel segno della preghiera e della condivisione la fiaccola della pace del pellegrinaggio Macerata-Loreto farà tappa il prossimo 11 giugno nel capoluogo abruzzese. La fiaccola - spiegano gli organizzatori - è una "luce in movimento, un desiderio di accendere il cuore di un popolo in attesa". Anche il mondo della politica si mobilita per individuare misure in grado di affrontare l’emergenza. Oggi pomeriggio l'Europarlamento si riunirà in seduta straordinaria per discutere sul ruolo dell'Unione Europea nella ricostruzione. Domani si terrà poi a Coppito, nella sede della Scuola della Guardia di Finanza, la riunione del Consiglio dei Ministri per l’esame del decreto legge con gli interventi urgenti. Ma sul terreno, pioggia, fango e freddo stanno rendendo ancora più disagevole la situazione, come conferma al microfono di Luca Collodi l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che lancia un appello per la ricostruzione:

     
    R. – Col maltempo diventa tutto più difficile, ma cerchiamo di reagire anche al maltempo.

     
    D. – Mons. Molinari, domani il Consiglio dei Ministri all’Aquila, tra sei giorni l’arrivo del Papa; sono segnali forti, di speranza, a far capire che non ci si dimentica dei terremotati…

     
    R. – Sono sicuro di sì. Quello del Papa lo vedo dal piano spirituale, per quello che il Papa significa per noi; la sua presenza è certamente una presenza che porta speranza, che ci aiuta ad andare avanti, a vincere ogni sfiducia. Ed anche il Consiglio dei Ministri è un segnale molto importante del governo di fronte ai nostri problemi, alla nostra tragedia; mi auguro che anche quest’impegno del governo non sia ostacolato dalle solite beghe politiche, dalle incomprensioni, dalle divisioni e tutto il resto.

     
    D. – Si parla molto di ricostruzione e dei rischi di infiltrazioni mafiose e criminali. Secondo Lei il lavoro della Procura della Repubblica dell’Aquila può favorire una ricostruzione più forte dell’Abruzzo?

     
    R. – Senz’altro. Sono sicuro che non solo il lavoro della Procura, ma anche di tutte le altre Istituzioni, in questo senso, purché tutto sia fatto nel modo più limpido, più trasparente. Abbiamo certamente bisogno d’inchieste, abbiamo certamente bisogno di antimafia, abbiamo bisogno di tutte queste cose, però abbiamo bisogno di risorgere subito dalle macerie. Abbiamo bisogno di segnali forti, subito. Non possiamo aspettare; quindi, ben venga tutto quello che aiuta la nostra ricostruzione a realizzarsi nel modo migliore, ma guai se ci sono ritardi dovuti a blocchi burocratici e altre situazioni.

     
    D. – Lei, mons. Molinari, vede qualche rischio in questo senso?

     
    R. – Ci auguriamo che non sia così. In un momento come questo, si pensi veramente al bene comune, si guardi veramente al bene di tutti i cittadini, dei più poveri, dei più deboli, dei più indifesi. E ognuno si metta con la coscienza, con la buona volontà a considerare la situazione, a vedere quello che si può fare subito; poi, ben venga tutto quello che serve per fare le cose nel modo più trasparente. Però, la nostra gente aspetta subito un segnale, non si può vivere per sempre sotto le tende.

     
    D. – Il “subito” che Lei chiede sono le case?

     
    R. – E anche il lavoro. Noi vivevamo già un drammatico momento di mancanza di lavoro, di crisi delle fabbriche, del polo elettronico; poi, le case. Per fortuna molte case sono agibili, le altre vanno rese agibili; qualcosa si può fare, in questa situazione, per ridare subito abitazioni sicure a tanta gente. E poi, mi permetto anche di aggiungere – l’ho detto già in altre occasioni – il problema dell’università: per noi l’università è molto, molto importante, attira tanti giovani; l’università, in qualche modo, oltre ad essere un’Istituzione culturale di alto prestigio è anche un grande motore economico. Ridare un forte segnale in questo senso; un’università bella, tra le più moderne in Italia ed in Europa, che attiri tanti giovani, è già una spinta anche all’economia e alla ripresa di tutta la città. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Brasile: plenaria dei vescovi dedicata alla formazione dei sacerdoti. Intervista col cardinale Scherer

    ◊   Si apre oggi a Itaici, in Brasile, la 47.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale brasiliana. Partecipano ai lavori 326 vescovi che rifletteranno, in particolare, sulla formazione dei sacerdoti. Cristiane Murray ha intervistato in proposito il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo metropolita di San Paolo:

    R. – Quest’anno il tema principale sarà la formazione dei sacerdoti. Verranno presi in esame le direttrici, gli orientamenti per i seminari e per la formazione continuata dei preti. Altri temi saranno affrontati. Tra questi c'è quello della catechesi. E infatti il Brasile ha indetto un anno catechetico che è in pieno svolgimento. Quest'anno dovrebbe suscitare molte riflessioni nell’Assemblea plenaria perché la catechesi è molto importante. Dobbiamo sempre trovare il modo di coinvolgere non solo i catechisti, i ragazzi, ma anche le famiglie, la comunità intera, essendo un processo di formazione cristiana, di maturazione della fede lungo tutto l'arco della vita. Poi, dal momento che ci troviamo nell’Anno Paolino, il 26 aprile i vescovi si recheranno in pellegrinaggio nella cattedrale di San Paolo, dove si venera San Paolo come patrono dell’arcidiocesi. I vescovi si fanno pellegrini di San Paolo anche per cogliere da lui l’esempio, lo stimolo, l’ardore missionario, tutta quella forza di cui la Chiesa anche oggi ha bisogno per avviare la nuova evangelizzazione, affrontare le sfide nuove del tempo e per evangelizzare in profondità, come faceva lo stesso San Paolo.

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    Giornata Mondiale della Terra: sugli schermi il documentario "Earth – La nostra terra"

    ◊   In occasione dell'odierna Giornata Mondiale della Terra esce in Italia, negli Stati Uniti e nei Paesi dell’America del Sud "Earth – La nostra terra", un grandioso documentario sulle meraviglie della natura prodotto dalla nuova Disneynature. E’ il primo di sette film dedicati al nostro pianeta con uscita a cadenza annuale per sensibilizzare, educare e sorprendere. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Hanno attraversato 26 nazioni con 40 troupe specializzate e uno stuolo di eroici cameraman al seguito, sono stati per aria per un totale di 250 giorni o immersi nelle acque degli oceani per ore interminabili. Rannicchiati sotto un arbusto o immobili in una jeep hanno ripreso cose sorprendenti e dure, seguendo i meravigliosi attori che il casting del mondo animale offre gratuitamente: una coppia di orsi polari con due cuccioli nell’Artico superiore, la mamma elefante col suo baby alla drammatica ricerca dell’acqua nel Kalahari infuocato, la balena megattera col balenotto che sbuffano e giocano dall’Equatore all’Antartico. Tutto questo sul palcoscenico più grande e vario del mondo, la terra, per un’impresa durata ben cinque anni di riprese, tenuta in serbo e realizzata da Disneynature, la nuova struttura produttiva creata in seno alla mitica azienda cinematografica tutta e solo dedicata ai grandi documentari. Sembra un ritorno alle origini, alla grande tradizione che Walt Disney inaugurò con l’indimenticabile "Deserto che vive" nel 1953. Allora non c’erano ancora pericoli tangibili e urgenti di specie in estinzione, surriscaldamenti globali, allarmi ecologici: ma Disney, con quel suo inconfondibile intuito produttivo e artistico, affiancava ai topolini e paperi disegnati altri animali in carne ed ossa portandoci a riscoprire quegli habitat del pianeta ancora sconosciuti e con lui diventati sorprendenti set cinematografici. Earth continua questa tradizione amplificata grazie ad un supporto tecnologico straordinario, che riesce a coniugare il fascino della grandezza della natura alla meraviglia sprigionata dal grande cinema e dal grande schermo. Con momenti di pura emozione: lo squalo fuor d’acqua che addenta una otaria; lo spazio angusto offerto da un piccolo tronco sul quale si scatena il balletto voluttuoso dell’uccello del Paradiso per conquistare la sua bella; la caccia, seguita dall’alto, scatenata da un branco di lupi nell’immensità della tundra canadese circoscrivendo un branco enorme di caribù; il gruppetto di buffissime scimmie costrette ad attraversare molto mal volentieri un corso d’acqua sul delta dell’Okavango in Africa. Alastair Fothergill e Marl Linfield, due veterani del cinema naturalistico, sono i registi e gli sceneggiatori che hanno vissuto tutte queste incredibili esperienze in questo fantastico viaggio nella natura organizzato sì nel minimo dettaglio, ma che difetta però per una sceneggiatura disordinata e una regia senza baricentro. Così, sceneggiatura e regia migliori in assoluto rimangono davvero quelle di Colui che, "tra sera e mattina" e "in soli sei giorni", ha pensato, creato e ordinato il luogo, chiamato Terra, in cui tutti siamo riusciti a trovare vita e riparo.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: appello della Caritas per aiutare i civili in fuga. Dal Tamil Nadu accuse di genocidio

    ◊   In Sri Lanka il governo ha reso noto che 62 mila rifugiati sono fuggiti dalla zona teatro del conflitto tra esercito e ribelli tamil. Gli sfollati sono stati accolti in tendopoli allestite dalla Croce Rossa. Ma nel nord est del Paese la situazione è drammatica: decine di migliaia di civili sono ancora bloccati nella piccola striscia di terra di circa 21 chilometri quadrati controllata dai ribelli. “La gente – ricorda la Caritas in un comunicato - affronta sofferenze terribili perché è quotidianamente sotto attacco”. Molti bambini sono intrappolati nella zona di guerra, mancano acqua e cibo e la popolazione è costantemente in fuga. La priorità adesso è quella di soccorrere i civili. La Caritas Internationalis, che aiuterà oltre 100 mila persone, ha lanciato un appello per raccogliere oltre 1.800.000 euro. L’organizzazione umanitaria ha chiesto inoltre a governo e ribelli di garantire una cornice di sicurezza per i civili. Secondo il gesuita padre A. Santhanam, sacerdote indiano di origini tamil, “nello Sri Lanka è in atto un genocidio”. Parlando con AsiaNews, il religioso afferma che “centinaia di migliaia di innocenti tamil vengono massacrati dall’esercito e siamo profondamente angosciati dalle sofferenze inumane inflitte ai nostri fratelli e alle nostre sorelle dello Sri Lanka”. Tra gli abitanti dello Stato indiano del Tamil Nadu, abitato da una popolazione a forte maggioranza di etnia tamil, girano foto scioccanti: corpi di bambini amputati, cadaveri ammucchiati, donne sventrate e decapitate. Le cifre che si diffondono con il passa parola parlano di decine di morti ogni giorno tra i civili del nord dello Sri Lanka. “C’è grande angoscia tra i tamil di qui”, afferma padre Santhanam. “Siamo fratelli e sorelle, ci divide solo una striscia di mare dai tamil dello Sri Lanka, ma noi ci sentiamo una cosa sola con loro”. Durante i 25 anni di guerra, nello Stato indiano hanno trovato rifugio quasi centomila profughi tamil dell’isola. Per aiutarli il Jesuit Refugee Services organizza corsi di educazione di base per i bambini e formazione e avviamento professionale per ragazzi e adulti. Padre Santhanam ricorda che la comunità tamil dell’India da tempo chiede l’intervento internazionale per porre fine alla guerra: cortei, scioperi della fame e manifestazioni si sono svolti in diverse città anche nel mese di aprile. (A.L.)

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    Attaccata una chiesa nello Stato indiano del Maharashtra

    ◊   Un gruppo di fanatici indù ha attaccato e danneggiato una chiesa protestante nel villaggio di Saoner, 40 km da Nagpur, nello Stato indiano del Maharashtra. La violenza – rende noto AsiaNews - è avvenuta il 19 aprile scorso alla Douglas Memorial Church, mentre i cristiani pregavano durante la funzione domenicale. Due donne sono state ferite mentre cercavano di fermare gli intrusi. Due organizzazioni nazionaliste indù, il Vhp (Vishwa Hindu Parishad) e il Bajrang Dal hanno negato di essere in qualche modo coinvolte nell’attacco, ma hanno detto che è stato compiuto da “indù arrabbiati per le conversioni religiose” nella zona. Lo stesso giorno dell’attacco la polizia  ha arrestato proprio tre dirigenti del Vhp: Uddhav Choudhary, Vinod Bagde e Umesh Athavankar. Altre quattro persone, appartenenti alla Bajrang Dal, sono state arrestate il giorno dopo. Durante l’assalto, sono stati distrutti libri di preghiere e una Bibbia. Sono stati danneggiati strumenti musicali e anche l’altare. Dieci minuti prima dell’attacco, alcune persone iscritte al Vhp  sono andate al posto di polizia con una lettera, chiedendo un intervento contro le conversioni che avvengono a Saoner e minacciando “un movimento vigoroso” contro la Chiesa perché s’interessa  in modo speciale degli strati poveri della popolazione. Secondo Abraham Mattai, vice-presidente della Commissione per le minoranze, la polizia avrebbe dovuto intervenire immediatamente: “Era dovere della polizia far in modo che il gruppo non raggiungesse la chiesa”. Anche i cristiani di Mumbai, capitale del Maharashtra, si sono uniti alla protesta quando hanno avuto notizia dell’attacco. L’arcivescovo di Nagpur, mons. Abraham Viruthakulangara, ha affermato che “a Nagpur c’è sempre stata pace tra le diverse comunità”. “Questo sentimento di amicizia - ha concluso - è stato eroso dagli atti di violenza. Questi attacchi dimostrano un completo disprezzo per l’ordine legale”. (A.L.)

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    L’arcivescovo di Lahore: Sharia contraria ai principi ispiratori del Pakistan

    ◊   La Sharia nella Swat Valley è una “totale mancanza di considerazione” nei confronti delle minoranze e dei loro diritti, sanciti “dal padre fondatore della patria” nel 1947. È quanto afferma mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana. Il presule in una lettera inviata al presidente Asif Ali Zardari, al primo ministro Raza Gilani e al ministro della Giustizia del governo della North West Frontier Province (Nwfp), sottolinea con “dispiacere” la mancata valutazione delle “preoccupazioni manifestate dalla società civile” sull’introduzione della legge islamica nello Swat. La Sharia – si legge nel testo - “mette in pericolo la crescita socio-economica e culturale” della regione e legittima le rivendicazioni dei talebani, che distruggono “le norme sancite dalla Costituzione a tutela delle donne e delle minoranze”. Le minoranze della regione sono “senza lavoro”, subiscono “intimidazioni” e sono costrette a “migrare” per l’imposizione della Jizya, la tassa per i non musulmani. Gli estremisti islamici – ricorda poi AsiaNews - hanno mutilato le “statue del Buddha” e raso al suolo “la scuola di Santa Maria, il convento e la cappella a Sangota (nello Swat)”. Nel mirino dei fondamentalisti è finita anche la scuola di don Bosco, a Bannu. Desta particolare preoccupazione, inoltre, la creazione di “un sistema giudiziario parallelo”, basato sulla legge islamica. “Questa decisione – sottolinea l’arcivescovo – deve essere messa al voto, dei giudici e del popolo”. Un altro aspetto rilevante è “l’estremismo ideologico” che sembra prendere sempre più piede nel Paese. I talebani, intanto, continuano la loro battaglia per estendere la legge islamica a tutto lo Stato. Domenica scorsa Sufi Muhammad, guida spirituale del movimento Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (Tnsm), ha affermato che nella valle di Swat è “valida solo la legge islamica”. Tutto il sistema giudiziario del Pakistan - ha aggiunto - deve essere regolato “secondo i dettami della Sharia”. Il leader fondamentalista ha dichiarato infine che nell’islam “non c’è spazio per la democrazia”. (A.L.)

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    Bosnia: vicino l'accordo sulla questione dei cattolici croati

    ◊   “I rifugiati hanno perso le proprie case e quando, nonostante questo, decidono di tornare, spesso si vedono costretti a vivere senza acqua né elettricità. Non trovano nemmeno lavoro, e non di rado la gente fa capire loro che sono persone non gradite”. E’ quanto ha affermato mons. Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka, che da anni chiede aiuto per i rifugiati di guerra croati, desiderosi di tornare nella propria terra. Il presule ha anche dichiarato che il “Paese si è trasformato in una residenza per anziani”, ma a dare speranza alle sue preghiere, sarebbero ora le intenzioni espresse di recente dal governo della Bosnia-Erzegovina di “prendere sul serio le proposte avanzate dalla Chiesa Cattolica, adottando le decisioni del caso”. Ne dà notizia, in una nota all’agenzia Zenit, l’Associazione cattolica internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, opera pontificia nata nel 1947. A dare corpo alla possibilità di una concreta apertura da parte del governo bosniaco alle proposte cattoliche, per il ritorno dei cattolici croati in patria, un summit avvenuto il mese scorso, con politici di spicco della Repubblica serba e rappresentanti di altre etnie. “A tredici anni dalla fine del conflitto - ha detto il vescovo Komarica - pochissimi croati cattolici hanno fatto ritorno e la maggior parte di quelli che sono rimasti è costituita da anziani”. Prima del conflitto in Bosnia Erzegovina, che provocò 243 mila morti dal 1992 al 1995, i cattolici erano 220 mila. Oggi, nelle tre diocesi, se ne contano appena 11.600. Il presule ha fatto notare anche come soltanto il 2% degli aiuti totali siano andati ai croati proprio perchè “non è emersa alcuna volontà politica, né all'interno del Paese né da parte della comunità internazionale, di sostenere il ritorno dei rifugiati cattolici”. Oggi alla luce dell’apertura politica del governo bosniaco si torna a sperare, con l’augurio che agli intenti seguano presto i fatti. (A.V.)

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    Gioia in Giordania per la visita a maggio del Papa

    ◊   Gioia delle Chiese in Giordania per la visita apostolica del Santo Padre prevista il prossimo 8 maggio. I leader religiosi cristiani hanno ribadito che tale visita dimostrerà al mondo intero che la Giordania fa parte della Terra Santa e getterà la luce sul Regno come uno “Stato modello” per quello che riguarda la convivenza pacifica tra popoli e religioni. Il segretario generale del Consiglio dei Capi delle Chiese in Giordania, padre Hanna Nur, ha dichiarato che i preparativi in corso per la visita di Benedetto XVI riflettono l’affetto dei giordani nei confronti del Santo Padre, in un Paese dove tutti i cittadini sono uguali davanti alla Costituzione, e dove la libertà religiosa è garantita per tutti. Il Consiglio ha ricordato poi che gli occhi della comunità internazionale saranno puntati verso la Giordania durante l’attesa visita del Papa, ribadendo che il Paese è stato – e rimarrà sempre – un riferimento nel promuovere la comprensione reciproca, la tolleranza, la moderazione, e il rispetto delle religioni e dei diritti umani. Questa visita storica metterà in rilievo il ruolo del Paese come promotore del dialogo interreligioso, soprattutto quello tra Islam e Cristianesimo. Il Consiglio vede anche nella visita di Benedetto XVI, un’opportunità per rafforzare la presenza cristiana in Giordania e in Terra Santa, dove la Chiesa è vitale e molto attiva. (A cura di Abi Abdallah Rabih)

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    Cuba: celebrazioni per il quarto anniversario di Pontificato di Benedetto XVI

    ◊   Lunedì scorso nella cattedrale dell’Avana, a Cuba, è stato ricordato il quarto anniversario del pontificato di Benedetto XVI con una concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo della capitale, cardinale Jaime Ortega. Numerosi vescovi presenti, sacerdoti, religiose e centinaia di fedeli hanno inoltre salutato mons. Luigi Bonazzi, nunzio apostolico nel Paese dal 13 maggio 2004. Alla Messa ha preso parte, oltre a membri del Corpo diplomatico, anche la signora Caridad Diego, Capo dell’Ufficio per gli affari religiosi del Partito comunista di Cuba. E’ stato proprio il nunzio a pronunciare l’omelia, dedicata al magistero di Benedetto XVI e alle priorità pastorali da lui indicate alla Chiesa cattolica all’inizio del terzo millennio. Mons. Bonazzi ha anche ripercorso questi suoi cinque anni a Cuba al servizio del Santo Padre dichiarandosi “commosso, soddisfatto e grato”. “Come fanno tutti i cubani – ha detto - anche io sono andato al Santuario di Nostra Signora del Cobre per incontrare la Madonna della Carità. Ai suoi piedi, in quanto Madre di tutti i cubani, ho deposto tutto quanto ho saputo realizzare nell’adempimento della mia missione come rappresentante del Papa in questa nazione”. “Al suo cuore – ha aggiunto - ho affidato i vescovi, i sacerdoti, le religiose, le famiglie, i prigionieri, i giovani, i malati, gli universitari, gli operai, gli artisti e le autorità di questo Paese. Vi porto tutti nel mio cuore”. Precedentemente, il cardinale Jaime Ortega aveva detto che “la Chiesa a Cuba ricorda sempre con gratitudine tutti i nunzi”. Anche mons. Bonazzi – aveva aggiunto – “occuperà un posto importante nell’animo di tutti”. Durante l’omelia, il nunzio Luigi Bonazzi si è inoltre complimentato con la Chiesa cubana per le molte cose che ha fatto e fa ogni giorno, al servizio della nazione, e in particolare dei più deboli. Al riguardo, il Nunzio ha voluto ricordare le situazioni vissute a causa degli uragani come “momenti in cui questa chiesa è diventata un’enorme processione di carità (…) per unire alla giustizia la misericordia, il perdono e la rinconciliazione e per dar accoglienza a tutti, senza nessun distinguo o discriminazione”. Con riferimento al suo lavoro con le autorità cubane in questi anni, e ricordando le molte riunione realizzate, il nunzio ha detto di conservare “un profondo e grato ricordo” e, al termine, ha definito “un dialogo sincero e costruttivo” il rapporto esistente, augurandosi che si possa continuare su questa strada. (A cura di Luis Badilla)

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    Nota dei vescovi del Paraguay su dichiarazioni relative al presidente Lugo

    ◊   I vescovi del Paraguay hanno diffuso un comunicato fornendo ulteriori precisazioni su dichiarazioni riguardanti il presidente Fernando Lugo. In merito alle espressioni rilasciate alla stampa dal vescovo di Ciudad del Este mons. Rogelio Livieres Plano sui fatti di carattere morale che coinvolgono il presidente della Repubblica, il Comitato permanente della Conferenza episcopale del Paraguay, precisa che "la Conferenza episcopale non ha mai ricevuto una denuncia formale, scritta, riguardante mons. Fernando Lugo sulle questioni di una sua presunta paternità. Se una tale denuncia fosse stata presentata presso la nunziatura apostolica, sarebbe stata di esclusiva competenza di tale nunziatura”. Il Comitato permanente respinge inoltre le dichiarazioni di mons. Rogelio Livieres Plano poiché lasciano intendere che vi è stata copertura e complicità da parte dei vescovi del Paraguay sulla condotta morale dell’allora membro del collegio episcopale, mons. Fernando Lugo. La lettera di rinuncia di mons. Lugo alla titolarità della diocesi di San Pedro - conclude la nota dei vescovi del Paraguay - non è stata ricevuta dalla Conferenza episcopale e non è stata quindi presa in esame dall’Assemblea plenaria dei vescovi. “I membri della Conferenza episcopale del Paraguay sono stati informati di tali dimissioni nel momento in cui è stata comunicata ufficialmente la decisione del Santo Padre del gennaio 2005 con cui si accettava la rinuncia”. L’11 gennaio del 2005 Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Pedro presentata dal vescovo Fernando Lugo Mendez, dei Padri Verbiti, in conformità al canone 401, paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico. Fernando Lugo nell’imminenza dell’accettazione della candidatura presidenziale, il 18 dicembre del 2006, ha anche chiesto alla Santa Sede la perdita dello stato clericale. Il 20 gennaio del 2008 è stata comunicata la sospensione a divinis del vescovo con un decreto della Congregazione per i Vescovi. Il 30 luglio del 2008, infine, la Sede ha accordato la perdita dello stato clericale di Fernando Lugo. (L.B.)

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    Cina: a Pasqua amministrati oltre 22.300 battesimi in 90 diocesi

    ◊   Secondo le statistiche inviate all’agenzia Fides da “Faith” - bollettino cattolico della Cina continentale - sono stati amministrati ben 22.308 battesimi nelle 90 diocesi della Cina continentale durante la Pasqua, anche grazie alle iniziative di stimolo promosse in occasione dell’Anno Paolino indetto dal Papa. Per la Pasqua dello scorso anno Faith aveva raccolto le statistiche di 80 diocesi, che avevano amministrato 13.608 battesimi. Quest’anno l’indagine ha coinvolto 90 diocesi, con la stretta collaborazione della Chiesa locale. I 22.308 nuovi fedeli sono dovuti quasi esclusivamente alla intensificata missione dell’evangelizzazione. Nelle diocesi di Pechino, Tian Jin, Shang Hai e Chong Qing, che sono 4 municipalità dirette dal governo centrale, ci sono stati 2.465 battezzati. Tra loro 400 a Pechino, con prevalenza di giovani ed intellettuali; 154 a Tian Jin, 311 a Shang Hai, circa 1.400 a Chong Qing. Nella diocesi di Pechino, nell’anno 2008, ci furono oltre 2.000 battesimi. Nella zona del nord-est della Cina continentale i battezzati sono stati 1.300; 1.580 nel nord-ovest; 6.761 nel nord; 1.776 nella zona centrale; 3.488 nella zona est; 2.015 nella zona sud – ovest e 2.326 nella parte sud-est. Da sottolineare che nella zona sud–ovest si trova la provincia del Si Chuan, che è stata colpita duramente dal terremoto del 12 maggio 2008 con oltre 80 mila morti, sono stati registrati oltre 2.000 battesimi. Secondo il sacerdote locale, “il terremoto ha distrutto le nostre chiese ma non il nostro spirito missionario, nemmeno la fede e la speranza. Anzi ci ha rafforzato e risvegliato al senso religioso”. La roccaforte della Chiesa cattolica cinese, la provincia dell’He Bei, non ha deluso la Chiesa con oltre 3.700 battezzati. Nella piccola diocesi di Fen Yang, della provincia cattolica cinese dello Shan Xi, che ha poco più di 20 mila fedeli, ogni settimana si celebra il rito del mandato missionario a centinaia di catechisti. (R.P.)

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    Messaggio di pace del Consiglio ecumenico delle Chiese del Congo-Brazzaville

    ◊   “Il Consiglio ecumenico è convinto che ogni problema fra gli uomini o nella società può trovare una soluzione nel dialogo o nella concertazione, sempreché ciascuno vi metta la buona volontà e il rispetto dell’altro”: è quanto si legge nel Messaggio di pace del Consiglio ecumenico delle Chiese cristiane del Congo pubblicato la settimana scorsa, dopo l’apertura a Brazaville di una consultazione in preparazione delle elezioni presidenziali. Maggioranza, opposizione e rappresentanti della società civile si sono incontrati al Palazzo del Parlamento per una consultazione cittadina per affrontare le questioni legate all’organizzazione del voto. “Questa consultazione è, per noi, un dono del cielo, – scrive il Consiglio ecumenico – un alto luogo di riflessione, di meditazione, di dialogo costruttivo, di tolleranza, di libertà d’espressione e di coscienza, di rispetto di sé e degli altri, di preghiera per andare incontro alla pace, all’amore alla giustizia e alla verità”. Nel messaggio viene sottolineata anche la “necessità di preservare la pace e l’unità nazionale, al di là delle divergenze politiche e della pluralità delle opinioni che caratterizzano la vita democratica della … nazione, particolarmente durante i periodi elettorali in cui le passioni si scatenano”. “Che ciascuno si sforzi di essere fedele al Signore – affermano i rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese cristiane del Congo – di impegnarsi nella costruzione del nostro Paese, in piena solidarietà con i suoi fratelli”. Il messaggio specifica poi che il triste passato del Paese “deve far prendere coscienza, a ciascun attore politico, che la virtù che gli si impone, dinanzi al suo popolo, è l’umiltà”. “Occorre essere umili – prosegue il messaggio – poiché tanti torti causati al popolo condannerebbero a non presentarsi ancora dinanzi allo stesso, per sollecitarne la fiducia”. “Parliamo dicendo la verità, cercando l’unità, purificando le nostre intenzioni, lavorando per il progresso e la prosperità della nostra nazione – proseguono i leader religiosi – la pace esige un pensiero comune, un lavoro in equipe, un’apertura di spirito, uno sguardo amorevole, un’ampia veduta delle cose. Tutto ciò – conclude il messaggio – ci permetterà di organizzare le nostre elezioni nella verità, nella trasparenza, nella legalità e nel rispetto delle regole della democrazia”. (T.C.)

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    Costa d'Avorio: mons. Kutwa invita i cristiani ad un maggior impegno sociale

    ◊   Bilancio positivo per il primo Salone internazionale della fede e delle opere che si è concluso la settimana scorsa ad Abidjan, in Costa d’Avorio. A chiudere la manifestazione l’arcivescovo della diocesi mons. Jean Pierre Kutwa che ha sottolineato il buon esito della manifestazione cristiana con i suoi stand espositivi e i pannelli di formazione. Gli allestimenti avevano lo scopo di far comprendere che è possibile vivere “mano nella mano”, come anche il tema della manifestazione voleva sottolineare con lo slogan “Date loro voi stessi da mangiare”. Per il presule il cristiano non può non vedere la miseria del mondo, non può confondersi tra la gente senza apportare un contributo specifico nel proprio ambiente. Secondo mons. Kutwa questo primo Salone della fede è stato un modo per far sì che i cristiani portino il bagaglio della loro fede in tutto ciò che intraprendono, soprattutto nel mondo degli affari in cui si inganna facilmente l’altro. Sulla stessa linea si è espresso il reverendo Jean-Baptiste Nielbien, presidente dell’Alto consiglio protestante ed evangelico, che ha sottolineato l’importante ruolo della Chiesa nello sviluppo dell’Africa. Tra gli obiettivi della manifestazione la mobilizzazione di tutte le denominazioni cristiane, di pastori, intellettuali e dirigenti al fine di promuovere un progetto di legge che porti ad una Carta delle Confessioni religiose in Costa d’Avorio. (T.C.)

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    Senegal: si celebra la 24.ma Giornata mondiale della gioventù

    ◊   Sono attesi più di 30 mila giovani a Thiès, in Senegal, dove da oggi al 26 aprile si svolgeranno le Giornate mondiali della gioventù. Giunte alla 24.ma edizione, le giornate vedono protagonisti tanti ragazzi senegalesi e di altri Paesi. Ad attenderli c'è il vescovo di Thiès mons. Jaques Sarr che accoglierà i giovani perché facciano un’esperienza di incontro personale e comunitario con Cristo. E’ un’occasione, quella delle Giornate mondiali della gioventù, per vivere nella comunione ecclesiale, incontrandosi per celebrare la fede attraverso i sacramenti e con l’obiettivo di accettare la sfida della disciplina, della comunione e della testimonianza. Diverse le manifestazioni previste durante le giornate che culmineranno allo stadio Lat-Dior il 26 aprile. A presiedere l’incontro sarà il cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar. Tra le iniziative che coinvolgeranno i giovani: incontri culturali, una mostra che esporrà lavori e riflessioni degli stessi ragazzi, un forum e una festa cittadina. (T.C.)

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    Usa: critiche dei vescovi sulle linee guida per le staminali

    ◊   Le linee guida per la ricerca sulle cellule staminali embrionali, diffuse nei giorni scorsi dall’amministrazione Obama, sono un nuovo passo verso “il divorzio della ricerca biomedica dalle sue necessarie fondamenta etiche”. Lo afferma la Conferenza dei vescovi statunitensi, criticando le scelte del National Institutes of Health che il presidente americano aveva incaricato di stabilire chi riceverà fondi federali. Dopo aver deciso di sbloccare i finanziamenti per la ricerca sulle cellule staminali embrionali, Barack Obama aveva chiesto all’Istituto di fornire le direttive su cui la ricerca dovrà attenersi nell’uso degli embrioni a scopo scientifico. Il cardinale di Philadelfia Justin Francio Rigali, che presiede la Commissione per le attività “Pro-Life” della Conferenza episcopale, ha affermato che d’ora in poi “per la prima volta soldi provenienti da tasse federali saranno usati per incoraggiare la distruzione di esseri umani, viventi allo stadio embrionale, inclusi esseri umani che sarebbero in caso contrario sopravvissuti e nati”. I vescovi hanno invece accolto con favore i limiti decisi dal National Institutes of Health sulla creazione di embrioni per la ricerca e sulla clonazione, promettendo di battersi perché queste restrizioni non siano rimosse dal Congresso. (A.L.)

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    Sud Corea: i leader religiosi esortano a uno sforzo comune per superare la crisi

    ◊   Il Consiglio dei leader religiosi della Corea del Sud ha rivolto un pressante appello a tutta la Nazione a fare uno sforzo comune per superare l’attuale crisi economica che ha colpito in modo particolarmente duro questa ex “tigre” asiatica. L’appello è contenuto in una dichiarazione congiunta diffusa lunedì e sottoscritta, tra gli altri, da mons. Hyginus Kim Hee-joong, presidente della Commissione per la Promozione dell’Unità dei Cristiani della Conferenza episcopale coreana (CBCK). Il documento - ha spiegato il presule all’agenzia Ucan - vuole essere un incoraggiamento a non rassegnarsi di fronte alle difficoltà. Nella prima parte si espone un’analisi puntuale dell’attuale congiuntura del Paese segnalandone i sintomi più preoccupanti: dal fallimento di numerose piccole e medie imprese, alla crescita record della disoccupazione, all’alto indebitamento delle famiglie alle crescenti difficoltà dei sud-coreani a pagare le rate dei mutui. I leader religiosi sollecitano quindi il governo a varare un piano concreto di ripresa e i politici a mettere da parte le loro inutili beghe interne, mentre agli imprenditori essi chiedono di migliorare la qualità della gestione delle imprese per creare nuovi posti di lavoro. Un appello viene rivolto infine a tutti i cittadini sud coreani a lavorare insieme per uscire della crisi. Le previsioni per l’economia sud-coreana sono ancora di segno negativo: nel 2009 è infatti attesa una decrescita del 2 per cento del PIL. (L.Z.)

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    Turchia: a 10 anni dal sisma la Caritas vigila sulle opere in corso

    ◊   Intenso viaggio di ricognizione della Caritas italiana, ad inizio mese, in Turchia sui luoghi distrutti dal terribile terremoto, avvenuto il 17 agosto del 1999. La delegazione, guidata dal presidente, mons. Giuseppe Merisi, era costituita da don Livio Corazza, responsabile del servizio Europa della Caritas italiana, Terry Dutto, operatore incaricato per il Paese, e da Rinaldo Marmara, direttore di Caritas Turchia. Dell’itinerario compiuto ne dà notizia l’Osservatore Romano, che rilancia le parole pronunciate nella celebrazione eucaristica a Efeso da mons. Merisi: “coraggio, abnegazione e spirito di solidarietà aperta a tutti”, le doti che accompagnano l’impegno turco della Chiesa e della Caritas locale. Dieci anni dopo si raccolgono i frutti seminati nelle terre martoriate grazie alla generosità di numerosi benefattori. Tante le opere di assistenza avviate dalla Caritas in questo decennio: si va dal sociale all’accoglienza, assistenza e cura fino alle iniziative culturali e mediche. Si è discusso dei progetti solidali dislocati in varie zone e degli eventuali problemi, sorti in corso d’opera, con i rispettivi vescovi, direttori Caritas diocesani ed il direttore di Caritas Turchia, Marmara. La visita si è svolta nei punti caldi del territorio, dove quasi 10 anni fa sono morte circa 15 mila persone. Istanbul, come centro del coordinamento della Caritas Turchia, le sedi vescovili regionali corrispondenti alle relative Caritas di Iskenderun (Anatolia) e Izmir (Smirne), i luoghi visitati dalla delegazione italiana, che ha inaugurato anche un densitometro, uno speciale strumento medico per la diagnosi della osteoporosi, donato dalla stessa Caritas italiana all’ospedale Surp Agop (San Giacomo) guidato dalla comunità armena. Di fatto, in Turchia, si nota come i cattolici facciano parte di comunità di rito diverso, ognuna con i propri vescovi di riferimento in Istanbul: armeni, caldei, siriaci, latini. Ad Istanbul vi sono programmi di assistenza e sostegno alla formazione di rifugiati in fuga dai loro Paesi di origine, in particolare dall’Armenia, di recente l’Iraq, prima dal Rwanda e Zaire, con un programma di studio, assistenza e formazione a favore di adolescenti a rischio, grave piaga di una città che conta circa 20 milioni di abitanti. La comunità caldea ha beneficiato di un contributo per la ricostruzione della facciata distrutta dallo scoppio di una bomba lanciata verso l’ambasciata inglese a Istanbul. Ad Antiochia è stato visitato nella parrocchia della diocesi di Iskenderun il complesso edilizio Millenium, costruzione di diciassette appartamenti, costruito da Caritas italiana. La struttura è stata donata alla comunità ortodossa che può organizzare le attività per i suoi fedeli, assegnando gli appartamenti a famiglie con anziani. A Izmir, oltre la copertura dei costi di struttura dell’ufficio, composto da tre persone e una volontaria, due opere notevoli sono state realizzate presso il Centro di studio e formazione di persone artistiche, che oggi cura 156 soggetti, da bambini oltre i tre anni ad adulti fino ai trentacinque anni. A Buca, località a Izmir, costruita una casa per l’assistenza e la cura di persone anziane, al momento una quindicina. Non mancano ulteriori opere di assistenza affiancatesi nel tempo, conseguenze di altre calamità naturali, come il terremoto di Bingol e l’alluvione di Mersin. Un filo “caritativo” lega l’Italia alla Turchia nell’opera di ricostruzione seguita immediatamente dopo il tragico terremoto dell’99. Dalle macerie è risorta la speranza. (A.V.)

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    Istat: oltre 2,5 milioni di Italiani in povertà assoluta

    ◊   In Italia, circa due milioni e mezzo di persone vivono in povertà assoluta. Sono i “poveri fra i poveri”. Si trovano in questa condizione 975 mila famiglie, il 4,1% dei nuclei familiari. E’ quanto emerge dal rapporto sulla povertà assoluta diffuso oggi dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Nello studio, riferito al 2007, si sottolinea che rispetto al 2005 “la povertà assoluta è rimasta stabile e sostanzialmente immutata”. Il fenomeno è concentrato al sud dove la povertà assoluta arriva a 5,8%. Nel nord la percentuale è del 3,5 e nella zona centrale del 2,9. A differenza delle misure di povertà relativa, che individuano la condizione di povertà nello svantaggio di alcuni soggetti rispetto agli altri, la povertà assoluta rileva l’incapacità di acquisire i beni e i servizi necessari a raggiungere uno standard di vita “minimo accettabile” nel contesto di appartenenza. (A.L.)

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    Carmelitani Scalzi: padre Saverio Cannistrà nuovo preposito generale

    ◊   “Dopo l’elezione e l’accettazione dell’incarico il nuovo Superiore Generale ha pronunciato la Professione di fede. Subito dopo, intonando il Te Deum, tutti i capitolari si sono recati in processione alla cappella della 'Domus Carmeli', dove ciascuno dei presenti ha dimostrato la propria vicinanza a padre Saverio Cannistrà con un abbraccio fraterno, accompagnato dal canto dell’'Ecce quam bonum' e del 'Nada te turbe' di Santa Teresa di Gesù”. E' quanto riferisce in una nota inviata all’agenzia Zenit l’Ordine dei Carmelitani Scalzi. Il neo Preposito Generale, eletto lunedì scorso, lascia l’incarico di superiore provinciale della provincia italiana della Toscana succedendo a padre Luis Aróstegui Gamboa, eletto Preposito Generale nel maggio 2003. “Ho sentito che Dio mi prendeva e che nell’abbraccio con voi potevo fidarmi di Dio”. Le prime parole pronunciate dalla nuova guida dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi padre Saverio Cannistrà del Sacro Cuore, che ha 50 anni ed è originario di Catanzaro. Ha studiato Filologia presso la Scuola Normale di Pisa e ha ottenuto il Dottorato in Teologia Dogmatica presso l’Università Gregoriana di Roma. Entrato nel Noviziato nel 1985, ha emesso la sua prima Professione l’anno seguente, nel 1990 ha fatto invece la professione solenne. E' stato ordinato sacerdote nell’ottobre dell’anno 1992 ed è stato docente nella Facoltà di Teologia del Teresianum di Roma. Attualmente insegna Cristologia e Antropologia teologica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, a Firenze. Il nuovo Superiore Generale guiderà 4.600 religiosi, 2.600 dei quali sacerdoti. “Abbracciamo la vita religiosa per l’amicizia e il servizio di Gesù Cristo, a imitazione e sotto il patrocinio della Vergine Maria, la cui forma di vita, di fede e di semplicità, di unione intima con Gesù e con la sua causa, costituisce per noi il modello interiore”. “La nostra vocazione - si legge sul sito www.carmelitaniscalzi.com - tende alla unione con Dio attraverso il cammino della contemplazione e del fervore apostolico indissolubilmente uniti, formando una comunità fraterna, segno di comunione nel mondo”. (A.V.)


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    Decine di migliaia di pellegrini nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   I pellegrini che in quest’ Anno Paolino vengono nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a venerare la tomba dell’Apostolo, sono in continua crescita, provenienti da ogni parte del mondo, con punte che in certi giorni superano le diecimila presenze. La Sagrestia non riesce ad accogliere tutte le richieste di celebrazioni di Messe perché nelle ore di punta le cappelle del transetto risultano tutte prenotate in grande anticipo; inoltre i pellegrinaggi diocesani che vengono accolti nell’abside o nella navata centrale della Basilica si stanno rivelando più folti del previsto, con parecchie centinaia, e talvolta qualche migliaio, di partecipanti in più. Fra questi pellegrinaggi, con oltre duemila partecipanti, quello odierno della diocesi di Frosinone- Veroli-Ferentino, guidato dal suo vescovo Ambrogio Spreafico; altrettanto numerosi il 15 aprile quelli della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie guidati dall’arcivescovo Giovanni Battista Pichierri e della diocesi di Oria con il vescovo Michele Castoro e del 18 aprile della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno. Alcune migliaia di giovani della Comunità dell’Emmanuel hanno rinnovato il loro zelo missionario con una veglia di preghiera presso il Sepolcro di San Paolo. Tra i pellegrinaggi più significativi il 16 aprile quello del Centro nazionale vocazioni della Conferenza episcopale italiana, a conclusione di un seminario dedicato a San Paolo, guidato da don Nico Dal Molin e il 17 quello della Corale della scuola King Edward VI di Norwich (Inghilterra) che ha cantato in onore dell’Apostolo sotto le volte dell’abside, diretta dal maestro Colin Dondeswell. All’organo il maestro Duncan Barlow. (A cura di Graziano Motta)

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    Si è spenta Anna Cappella, pioniera nella diffusione dei metodi naturali

    ◊   Si è spenta lunedì notte a Firenze, all'età di 84 anni, Anna Cappella, ginecologa, con formazione in America, pioniera, in Italia, dell’insegnamento e della diffusione dei metodi naturali di regolazione della fertilità. In Pakistan, dove, come Missionaria della Scuola, aveva promosso l’amore coniugale, il matrimonio e la famiglia, ha conosciuto i professori Billings ed ha appreso il loro metodo. Proprio per la sua professionalità e formazione, - riferisce l'agenzia Zenit - nel 1975 le era stata assegnata la direzione di un nuovo Consultorio familiare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma per l’insegnamento dei metodi naturali, per rispondere dal punto di vista scientifico, antropologico ed etico, all’enciclica di Paolo VI, "Humanae vitae". Dalla nuova struttura diretta da Anna Cappella è nato un Centro di studio e di ricerca che ha dato origine a Centri di insegnamento del Metodo Billings in tutt’Italia e ad una rete internazionale. Ha realizzato, infatti, 7 congressi internazionali per la famiglia dell’Africa e dell’Europa. E’ stata ripetutamente incoraggiata da Giovanni Paolo II che ha concesso spesso udienze speciali ai partecipanti dei numerosi congressi e corsi di formazione e che ha voluto l’apporto formativo della dott.ssa Cappella fin dalla fondazione dell’Istituto per gli Studi su Matrimonio e Famiglia presso la Pontificia Università Lateranense. Anna Cappella, umile e discreta, si è caratterizzata per lo scrupoloso insegnamento dei metodi naturali non come tecnica ma come stile di vita rispettoso dei valori in gioco nella sessualità, un servizio prezioso eppure poco conosciuto per realizzare un’autentica procreazione responsabile in accordo con il disegno di Dio sulla trasmissione della vita. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Elezioni in Sudafrica

    ◊   Urne aperte in Sudafrica, dove 23 milioni di elettori sono chiamati al rinnovo del parlamento per la quarta volta dalla fine dell’apartheid. I partiti in lizza sono 21, ma a contendersi la maggioranza dell’Assemblea nazionale saranno la formazione al governo, l’African national congress (Anc) - ampiamente in vantaggio nei sondaggi - e il nuovo partito d’opposizione “Congresso del popolo” (Cope). Il punto nel servizio di Marco Guerra:

    Salvo imprevedibili colpi di scena, l’African national congress vincerà con un ampio margine di vantaggio le elezioni generali. A pesare sugli scenari che si apriranno dopo il voto sarà quindi la proporzione di questa vittoria e il risultato che, viceversa, riuscirà ad ottenere il “Congresso del popolo”, la coalizione d’opposizione nata l'anno scorso proprio da una scissione dell'Anc. Secondo molti osservatori, per il partito attualmente al governo potrebbero essere le elezioni più difficili dal primo voto democratico e qualora scendesse al disotto del 60% dei consensi sarebbe un segno negativo per la leadership Zuma, che mira alla carica di prossimo presidente del Paese. Per questo motivo Zuma, 67 anni, populista e poligamo di etnia zulu, ha chiesto un’alta affluenza alle urne per rilanciare l’azione del governo. In tutti i casi, il leader dell’Anc è ancora sostenuto da un enorme seguito popolare, soprattutto tra le masse meno abbienti e tra l’ala sinistra del partito. Dal canto suo, il Congresso del Popolo può contare sull’appoggio di molti leader politici e intellettuali delusi dall’Anc per via delle inchieste giudiziarie e dei numerosi casi di corruzione. Gli altri due contendenti degni di nota sono poi Alleanza democratica, considerato il partito dei bianchi liberal, e il Freedom party, il movimento zulu dato in arretramento. Ad ogni modo, la priorità dell’azione politica resterà la lotta alla povertà e alle disparità che ancora affliggono il Paese, nonostante boom economico degli ultimi lustri.

     
    Somalia
    Un milione di dollari per la liberazione degli ostaggi. E’ la cifra chiesta dai sequestratori dei due operatori sanitari di Medici senza Frontiere rapiti domenica scorsa in Somalia, nella regione di Bakol. I rapitori hanno minacciato di uccidere i due prigionieri se vi sarà un minimo tentativo di liberarli con azioni di forza. Continuano intanto gli sforzi della diplomazia italiana per arrivare alla liberazione dell’equipaggio del rimorchiatore italiano Buccaneer. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, risponderà, oggi pomeriggio alla Camera, alle interrogazioni sulle iniziative del governo in merito agli episodi di pirateria.

    India
    Alla vigilia del secondo turno delle elezioni legislative in India, si intensificano le azioni dei ribelli maoisti. Stamani, nello Stato del Jharkhand, i miliziani hanno sequestrato un treno con almeno 800 passeggeri. Il rilascio è avvenuto poco dopo senza l’intervento delle forze di sicurezza. Poche ore prima, in Bihar i ribelli avevano ucciso un autista di camion e dato alle fiamme nove vagoni ferroviari nel distretto di Gaya. Un gruppo di maoisti naxaliti stamattina ha infine lanciato bombe contro un ufficio pubblico del distretto di Aurangabad. Nella tornata elettorale di domani, saranno assegnati 40 seggi negli Stati del nordest, dove è forte la presenza dei maoisti, che avevano già colpito alla vigilia della prima fase, la settimana scorsa, facendo almeno 17 vittime.

    Coree
    Resta alta la tensione tra Corea del Nord e Corea del Sud, dopo la mancata intesa tra i delegati dei due Paesi per l’avvio di un processo di distensione. Oggi, Pyongyang ha accusato Seul di “provocazione militare” per aver cambiato postazione a un presidio lungo il confine. La Corea del Sud ha però negato l’accaduto.

    Filippine
    Il governatore della provincia filippina di Jolo ha ordinato a oltre mille soldati e poliziotti di intervenire per liberare Eugenio Vagni, il volontario della Croce Rossa nelle mani del gruppo terroristico di Abu Sayyaf dal 15 gennaio scorso. Lo riferisce la tv filippina Gma News. Il governatore ha spiegato di aver preso la decisione di intervenire a causa del peggioramento delle condizioni di salute di Vagni, che soffre di ernia e ipertensione. Il Ministero degli esteri italiano non ha confermato la notizia ma rimane, attraverso l'Unità di crisi, in stretto contatto con le autorità di Manila per giungere a una soluzione positiva del caso.

    G8 ambiente
    Si aperto oggi a Siracusa il G8 dell’Ambiente. Il clima e biodiversità saranno al centro dei lavori del summit, che proverà anche ha rilanciare le trattative per un accordo sulle emissioni di gas serra in vista della Conferenza Onu di Copenaghen di dicembre. Intanto, Italia e Australia hanno raggiunto un accordo per la cattura e lo stoccaggio del biossido di carbonio. Per un’analisi di questo summit, Giancarlo La Vella ha sentito Riccardo Cascioli, esperto di ambiente del quotidiano Avvenire:

    D. - Questo G8 di Siracusa ha soprattutto due argomenti all’ordine del giorno, il clima e la biodiversità, ma soprattutto il clima. Sappiamo che il Protocollo di Kyoto, che oggi interessa i Paesi industrializzati e che scade nel 2012, ha bisogno eventualmente di essere rinegoziato. Da una parte, c’è il tentativo di includere i Paesi in via di sviluppo, che poi sono quelli che registrano ormai le maggiori emissioni di anidride carbonica. Dall’altro, c’è il tentativo di trovare un accordo, che finora non si è riuscito a trovare proprio sui contenuti di questo nuovo eventuale protocollo.

     
    D. - Che significato dare al primo atto del G8 di Siracusa, che è l’accordo tra Italia e Australia sullo stoccaggio del biossido di carbonio?

     
    R. - E’ ovvio che certe misure possono in qualche modo dare un contributo alla questione ambientale, ma senza crearsi particolari illusioni sulla salvezza del pianeta.

     
    Italia pacchetto sicurezza e referendum
    Il Senato italiano ha approvato il decreto legge sulla sicurezza, che da oggi è legge. Il provvedimento ha raccolto il voto bipartisan di maggioranza e opposizione con la sola eccezione dei radicali. Il decreto, approvato dalla Camera senza le norme sulle ronde sul prolungamento a sei mesi della permanenza degli immigrati irregolari nei Centri di identificazione ed espulsione, non è stato modificato dal Senato. E un’intesa tra maggioranza e opposizione si profila anche per fissare la data del referudum sulla legge elettorale il 21 giugno. L’accordo trovato alla Conferenza dei capigruppo del Senato consente di superare con un apposito decreto il termine ultimo stabilito dalla legge al 15 di giugno.

    Colloqui Usa-Paesi Medio Oriente
    Gli Stati Uniti guardano con attenzione al Medio Oriente. Ieri, a Washington, il presidente americano, Barack Obama, ha incontrato il re Abdallah di Giordania. E sono stati annunciati altri colloqui con leader mediorientali, fra cui il presidente del Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, che sarà ricevuto alla Casa Bianca il 28 maggio prossimo. Secondo la stampa israeliana, il 18 dello stesso mese dovrebbe tenersi l'incontro Obama-Netanyahu. Ma quella data non è stata ancora confermata ufficialmente.
     
    Oggi Rita Levi Montalcini compie 100 anni
    Rita Levi Montalcini ha compiuto oggi 100 anni. Insignita nel 1986 del Premio Nobel, la scienziata è stata ricevuta oggi in Campidoglio dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, per presenziare al Convegno “The brain in healt and disease”. Tutto il mondo politico, istituzionale e culturale si è stretto da giorni attorno alla Montalcini per formulare gli auguri per il traguardo raggiunto. Nominata senatrice a vita nel 2001 dall’ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi Montalcini - nata a Torino il 22 aprile 1909 - è membro delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali, fra le quali l'Accademia Nazionale dei Lincei e la Pontificia Accademia delle Scienze. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 112

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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