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Sommario del 18/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Religiosi e religiose dei quattro Ordini francescani in udienza dal Papa a 800 anni dall'approvazione della prima Regola da parte di Innocenzo III
  • Il Papa tra i terremotati in Abruzzo il 28 aprile. Mons. Molinari: evento di grande speranza. Il sindaco dell'Aquila: è la visita di un padre
  • Domani colletta straordinaria in tutte le Chiese d'Italia a favore dei terremotati
  • Mons. Zimowski nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Succede al cardinale Lozano Barragán
  • Altre nomine
  • Un anno fa lo storico discorso del Papa all'Onu: intervista con mons. Migliore
  • Cinque continenti, un messaggio: l'editoriale di padre Lombardi
  • Bibbia carolingia: il cardinale Bertone inaugura l'esposizione all'Abbazia di San Paolo fuori le Mura
  • Il Messaggio "Urbi et Orbi" di Benedetto XVI su Vatican You Tube sottotitolato in 27 lingue
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Movimento per la Vita: la Legge 40 ha salvato 120mila embrioni
  • Incontro europeo dei cappellani universitari a Stoccolma
  • Convegno a Roma ricorda don Mazzolari a 50 anni dalla morte
  • Notte del Sacro nelle chiese di Brescia
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Corea del Nord: negata la libertà religiosa
  • Andrea Riccardi: riconoscere il ruolo sociale della Chiesa
  • Plenaria dell’Episcopato in Cile
  • Bolivia: domenica 26 aprile lancio della Missione Continentale
  • Anno Giubilare in Messico per i 300 anni dell’Antica Basilica di Guadalupe
  • L'impegno della Chiesa di Taiwan per i giovani
  • Sri Lanka: cresce il Centro di educazione per i bambini sordi fondato da suor Greta
  • Domani a Bologna la prima edizione della “Festa della famiglia“
  • Pellegrinaggio paolino per sacerdoti organizzato dall’Ateneo Regina Apostolorum
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama solleva il velo sui metodi d'interrogatorio della Cia nella lotta al terrorismo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Religiosi e religiose dei quattro Ordini francescani in udienza dal Papa a 800 anni dall'approvazione della prima Regola da parte di Innocenzo III

    ◊   Tremila religiosi dei quattro Ordini che compongono la Famiglia francescana sono stati ricevuti questa mattina in udienza da Benedetto XVI a Castel Gandolfo. L’occasione: la conclusione del cosiddetto “Capitolo delle stuoie”, celebrato ad Assisi, durante il quale tutti i Francescani e le Francescane hanno riflettuto sul carisma del loro fondatore a 800 anni dalla prima approvazione della Regola. Siate i “testimoni della bellezza di Dio”, è stato uno degli inviti del Papa ai religiosi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “…Poi, compiuto il Capitolo detto delle Stuoie presso Santa Maria della Porziuncola, al quale intervennero cinquemila fratelli, Santo Francesco confortandoli tutti in bene (…) con la benedizione di Dio e la sua li mandò alle loro province tutti consolati di letizia spirituale”. E’ la scena descritta in uno dei Fioretti del Poverello d’Assisi: a migliaia, già 800 anni fa, i frati accampati sotto delle stuoie - perché era impossibile dare un tetto a tutti - radunati in ascolto delle parole di Francesco.

     
    Hanno voluto rivivere quell’esperienza i frati del terzo millennio, sotto un tendone allestito all’esterno della Chiesa della Porziuncola dal 15 aprile a oggi, per poi concludere il loro ritiro in Vaticano dal “Signor Papa”. Benedetto XVI ha usato questa tipica espressione di San Francesco accogliendo con gioia e parole di grande stima circa tremila religiosi e religiose dei quattro Ordini francescani. “Sono passati ottocento anni, e quella dozzina di Frati è diventata una moltitudine, disseminata in ogni parte del mondo”, ha ricordato il Papa riferendosi al viaggio che Francesco e i suoi primi compagni fecero a Roma, ottenendo da Innocenzo III l’approvazione orale della prima Regola. Un fatto, ha osservato il Pontefice, che dimostra come carsima e istituzione siano "sempre complementari per l'edificazione della Chiesa":

     
    “Francesco avrebbe potuto anche non venire dal Papa. Molti gruppi e movimenti religiosi si andavano formando in quell’epoca, e alcuni di essi si contrapponevano alla Chiesa come istituzione, o per lo meno non cercavano la sua approvazione. (…) Invece egli pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Vescovo di Roma, il Successore di Pietro. Questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale. Il piccolo ‘noi’ che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande ‘noi’ della Chiesa una e universale”.

     
    “Dal piccolo ruscello sgorgato ai piedi del Monte Subasio, si è formato un grande fiume, che ha dato un contributo notevole alla diffusione universale del Vangelo”, ha riconosciuto Benedetto XVI, che si è soffermato sull’estrema aderenza tra la vita e lo stile di Cristo e quello che il Santo di Assisi incarnò durante la sua vita:

     
    “E qui veniamo al punto che sicuramente sta al centro di questo nostro incontro. Lo riassumerei così: il Vangelo come regola di vita. ‘La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo’: così scrive Francesco all’inizio della Regola bollata. Egli comprese se stesso interamente alla luce del Vangelo. Questo è il suo fascino. Questa la sua perenne attualità”.

     
    Ma l’attualità di un carisma ha bisogno di essere sempre riscoperta. Il Papa ha invitato “ogni fratello” e “ogni sorella” francescani a custodire, sull’esempio del Serafico Padre, “un animo contemplativo, semplice e lieto”. E come Francesco seppe celebrarla nel suo Cantico, anche voi, ha detto il Pontefice ai Francescani - che al termine dell'udienza hanno rinnovato le loro promesse - “siate testimoni della ‘bellezza’ di Dio”:

     
    “Come Francesco e Chiara d’Assisi, anche voi impegnatevi a seguire sempre questa stessa logica: perdere la propria vita a causa di Gesù e del Vangelo, per salvarla e renderla feconda di frutti abbondanti”.

     
    Infine una esortazione, con la quale Benedetto XVI ha legato uno degli episodi dell’antica conversione di San Francesco a uno degli avvenimenti più recenti che hanno segnato la cronaca e la coscienza collettiva degli italiani:

     
    “Nei giorni scorsi, il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha danneggiato gravemente molte chiese, e voi di Assisi sapete bene che cosa questo significhi. Ma c’è un’altra 'rovina' che è ben più grave: quella delle persone e delle comunità! Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare”.

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    Il Papa tra i terremotati in Abruzzo il 28 aprile. Mons. Molinari: evento di grande speranza. Il sindaco dell'Aquila: è la visita di un padre

    ◊   Benedetto XVI si recherà in Abruzzo il 28 aprile prossimo per incontrare le popolazioni vittime del terremoto, secondo il proposito da lui da tempo manifestato. Lo ha annunciato oggi il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il Papa raggiungerà la tendopoli di Onna verso le 9.30 del mattino: subito dopo si sposterà all’Aquila, per sostare presso la Casa dello Studente e la Basilica di Collemaggio. Infine, presso la Caserma della Guardia di Finanza avrà luogo un incontro con rappresentanze della popolazione e delle persone impegnate nelle operazioni di soccorso. La partenza è prevista intorno alle 12.30. Durante gli spostamenti in elicottero il Papa sorvolerà alcune delle località più colpite dal sisma. Ulteriori particolari del programma – ha detto padre Lombardi - verranno resi noti in seguito. Ma diamo la linea al nostro inviato Salvatore Sabatino:

    “La visita del Papa è un dono di Dio ed un evento di grande speranza”: così l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, fattosi portavoce di un’intera comunità, che sta esprimendo la propria emozione dinanzi a quest’evento, percepito come un momento di gioia e di vero cambiamento. Il Papa visiterà i luoghi-simbolo di questa tragedia: Onna è completamente distrutta, la Basilica di Collemaggio, la casa dello studente, per poi concludere la sua visita a Coppito, nella caserma della Guardia di Finanza, vero cuore pulsante della grande macchina organizzativa messa a punto per gestire quest’emergenza. Ma la quotidianità, purtroppo, è fatta ancora di grandi difficoltà; all’ingresso dell’Aquila due colonne mobili dei vigili del fuoco, che raccolgono le adesioni dei tanti che vogliono recuperare i propri oggetti dalle case gravemente danneggiate dal sisma del 6 aprile scorso. All’interno della città, il divieto assoluto d’ingresso, a causa dei possibili crolli che potrebbero avvenire per lo sciame sismico che non si è ancora interrotto: questa mattina, l’ultima, forte scossa pari a 3.8 sulla scala Richter. L’Aquila è una città spettrale: strade vuote, vetrine dei negozi devastate dalla prima grande scossa, l’immagine reale del tempo che si è fermato alle 3.32 del 6 aprile. Eppure, girando per la città, si percepisce la voglia di ritornare ad una vita normale: i primi supermercati aperti, segno di prima rinascita. E intanto proseguono i rilievi dei tecnici: mille e cinquecento, giunti da tutta Italia, per stabilire l’agibilità delle abitazioni, mentre nelle oltre cento tendopoli sparse per tutto il capoluogo abruzzese, i volontari proseguono nella loro opera di sostegno. In una di queste, a Pianola, a quattro chilometri dall’Aquila, è giunto questa mattina anche il premier, Silvio Berlusconi, per portare il proprio sostegno alle popolazioni colpite dal sisma. Intanto giungono i primi aiuti concreti: 500 milioni di euro sono stati stanziati, ieri, dalla Commissione Europea, mentre nel decreto Bertolaso è stata evidenziata la mappatura dei comuni colpiti: 49, oltre quello dell’Aquila; 37 nella sua provincia, 5 in quella di Teramo e 7 in quella di Pescara. Ma c’è già chi protesta, come il comune di Sulmona, che pur avendo avuto danni ingenti non appare tra le 49 della lista.

     
    La popolazione dell’Aquila e delle circostanti aree segnate dal sisma del 6 aprile si prepara ad accogliere Benedetto XVI, pur nelle condizioni di estrema precarietà che la situazione post-terremoto impone agli sfollati e ai soccorritori. E’ quanto conferma il sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente, al microfono di Roberta Rizzo:

    R. - Non riusciremo a fare grandi cose, però ritengo che presentandoci così come siamo adesso, il Papa capirà comunque; il Papa viene per partecipare al nostro dolore, non sarà una festa, sarà la visita di un padre.

     
    D. – La cittadinanza aspetta l’arrivo del Papa?

     
    R. – Sì. Io credo che sarà una di quelle iniezioni di speranza, delle quali abbiamo, in questo momento, un disperato bisogno, perché abbiamo voglia di ricostruire; c’è molto orgoglio, però c’è anche dolore e timore per quello che ci aspetta, quindi sarà una grande iniezione di speranza.

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    Domani colletta straordinaria in tutte le Chiese d'Italia a favore dei terremotati

    ◊   La Conferenza episcopale italiana ha promosso per domani una giornata di mobilitazione a favore dei terremotati. Le consuete offerte raccolte durante le Messe saranno devolute integralmente alle popolazioni colpite dal sisma. Una “colletta straordinaria” che verrà immediatamente trasmessa alla Caritas. Don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, spiega il significato di quest’impegno, nell’intervista di Roberta Rizzo.

    R. – Credo che la solidarietà sia scattata istintiva e penso che la gente abbia desiderio di poter dare una mano. La colletta di domenica fa seguito peraltro a quel che la Conferenza episcopale ha già determinato, con due stanziamenti, prima di tre milioni e poi di due milioni di euro, in occasione della visita del cardinale Bagnasco. La colletta di domenica 19 aprile, che verrà fatta in tutte le chiese e, dunque, in tutte le 26 mila parrocchie italiane, ha come scopo quello di venire incontro alle emergenze della prima ora. In particolare, la finalità per cui verranno destinati questi soldi è sostanzialmente la creazione di scuole e, dunque, di punti di incontro per l’infanzia, e anche centri di comunità dove svolgere, non solo le celebrazioni liturgiche, ma anche momenti conviviali.

     
    D. – Per quel che riguarda i fondi futuri che la Cei destinerà...

     
    R. – Oltre a queste iniziative, che coprono appunto la fascia iniziale dell’emergenza, occorrerà poi con il tempo e anche con una diversa valutazione dell’impatto che il terremoto ha prodotto, considerare la possibilità di accompagnare non solo la fase dell’emergenza, ma anche quella successiva. Da questo punto di vista la Conferenza episcopale italiana ritiene anche importante accompagnare umanamente e pastoralmente le popolazioni e, perciò, accanto a questi aiuti materiali, sarà data anche importanza all’aiuto di persone, che sul posto possono condividere questo momento, che certamente non sarà breve, e che ha bisogno di essere in qualche modo condiviso.

     
    D. – Il cardinale Bagnasco è rimasto favorevolmente colpito dalla prova di solidarietà di questi giorni. Cosa pensa del futuro dei terremotati in questo momento?

     
    R. – L’impressione che il presidente della Cei ha ricavato è quella di una popolazione solida, dignitosa, dotata di una grande fierezza sul piano semplicemente umano, ma anche di una popolazione impastata di fede, che mostra quasi con una sorta di disinvolta naturalezza una percezione della fede, che sicuramente in questi casi così drammatici costituisce una marcia in più, una risorsa ulteriore. L’auspicio del cardinale Bagnasco è stato che in questo terremoto, cui ha fatto seguito già da adesso un terremoto d’amore e di solidarietà, questa iniziale reazione possa essere ancora di più consolidata nei tempi che verranno.

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    Mons. Zimowski nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Succede al cardinale Lozano Barragán

    ◊   Benedetto XVI ha accolto la rinunzia presentata per raggiunti limiti d'età dal cardinale Javier Lozano Barragán all'incarico di presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Zygmunt Zimowski, finora vescovo di Radom, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Mons. Zygmunt Zimowski è nato a Kupienin (diocesi di Tarnów, Polonia) il 7 aprile 1949. È stato ordinato sacerdote il 27 maggio 1973 e incardinato a Tarnów. Ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica presso l'Università Cattolica di Lublino e il Dottorato in Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica dell'Università Leopold-Franzens di Innsbruck. Il primo febbraio 1983 ha iniziato il servizio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. È stato nominato cappellano di Sua Santità il 14 aprile 1988 e prelato d'onore il 10 luglio 1999. È stato postulatore dei processi di Beatificazione e Canonizzazione di Karolina Kózka, del rev. Roman Sitko e di suor Maria Julittae Ritz. Ha insegnato ecclesiologia presso l'Università Cattolica di Lublino e presso l'Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia. È autore di 120 pubblicazioni, 40 lettere pastorali e di alcuni libri, nonché di parecchi articoli. Ha partecipato alla preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica specialmente nell'edizione polacca. Ha collaborato con la Sezione Polacca della Radio Vaticana. Nominato dal Papa Giovanni Paolo II vescovo di Radom il 28 marzo 2002, è stato ordinato nella cattedrale di Radom il 25 maggio 2002 dall'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger. Nella Conferenza Episcopale Polacca ha svolto i seguenti incarichi: presidente della Commissione Episcopale della Dottrina della Fede, membro del Consiglio Permanente, delegato per la Pastorale degli emigranti polacchi, membro della Commissione ecumenica e del Gruppo per i Contatti con il Consiglio ecumenico della Polonia, membro del Gruppo dei vescovi per la sollecitudine pastorale per Radio Maria e membro della Società Polacca di Mariologia. Oltre alla lingua polacca, conosce l'italiano, il tedesco, l'inglese, il francese e il russo.

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    Altre nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tete (Mozambico), presentata da mons. Paolo Mandlate, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Trnava (Slovacchia), presentata da mons. Ján Sokol, per raggiunti limiti di età. Gli succede il padre redentorista Róbert Bezák, finora amministratore della parrocchia di Banská Bystrica - Radvań (diocesi di Banská Bystrica) e superiore della casa dei Padri Redentoristi nella medesima parrocchia. Padre Bezák è nato a Prievidza (diocesi di Banská Bystrica) il primo marzo 1960. E’ stato ordinato sacerdote il 14 giugno 1984 a Banská Bystrica.

    Benedetto XVI ha nominato Abate Ordinario dell’Abbazia territoriale di Montevergine (Italia) Dom Beda (Umberto) Paluzzi, finora priore-amministratore apostolico della medesima abbazia territoriale. Dom Beda (Umberto) Paluzzi è nato a Ferentino il 31 gennaio 1936. Ha emesso i voti solenni come professo del Monastero di San Benedetto e Santa Scolastica in Subiaco il 31 ottobre 1954 ed è stato ordinato presbitero l’11 luglio 1961. È stato priore del Monastero di S. Scolastica in Subiaco dal 29 gennaio 1991 al 29 febbraio 1996; prefetto dei Chierici dal 1° febbraio 1992 al 6 gennaio 1995; priore del Monastero di S. Benedetto in Subiaco dal 1° luglio 1996 al 24 novembre 2006. È stato nominato delegato del visitatore per il Monastero di Montevergine dal 25 gennaio 2005 al 15 novembre 2006, data in cui è divenuto priore amministratore e amministratore apostolico della stessa abbazia territoriale.

    Il Papa ha nominato il cardinale Józef Glemp, arcivescovo emerito di Varsavia, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio della morte di San Bruno, che avranno luogo a Łomża ed a Giżycko (Polonia) dal 19 al 21 giugno 2009.

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    Un anno fa lo storico discorso del Papa all'Onu: intervista con mons. Migliore

    ◊   Un anno fa Benedetto XVI pronunciava il suo discorso all’Assemblea dell’Onu. Giovedì scorso un Simposio al Palazzo delle Nazioni Unite, a New York, ha ricordato questa storica visita del Papa. Fausta Speranza ha chiesto all’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu, di raccontarci qualcosa di questo incontro che è stato come una eco delle parole pronunciate da Benedetto XVI il 18 aprile 2008.

    R. – Certamente la visita del Santo Padre qui all’Onu è stata una visita che ha tirato su il morale; quella lunga ovazione, l’applauso, che tutta l’assemblea in piedi ha riservato al Santo Padre non era un applauso di circostanza, ma un applauso che veniva dal cuore, perché il Papa ha saputo veramente leggere nel cuore di ogni diplomatico dell’Onu presente; la volontà che esiste nel cuore di ognuno di fare qualcosa di buono, di arrivare a promuovere la pace e la giustizia.

     
    D. – Mons. Migliore, l’anno scorso Benedetto XVI nella sua visita ha elogiato il ruolo dell’Onu nel favorire una comune regolamentazione nei rapporti tra gli Stati, secondo regole internazionali vincolanti; in particolare, ha raccomandato un’azione congiunta e tempestiva, cioè non unilateralismo ma piuttosto multilateralismo. Ecco, una raccomandazione sempre valida, ma forse, in qualche modo, la crisi globale sta dando un’accelerata alla consapevolezza di tutti i Paesi del mondo: che sia meglio lavorare insieme piuttosto che tra pochi. Abbiamo visto il G20 piuttosto che il G8; può cambiare qualcosa in positivo, anche nel consenso dell’Onu?

     
    R. – Sì. Qui si ripete spesso, in questi tempi, che l’Onu non è G8 né G20, ma è “G192”. Si capisce bene che, specialmente questa crisi finanziaria ed economica in atto non può essere risolta attorno ad un tavolo con 192 delegazioni; però, quelle 192 delegazioni devono essere ascoltate.

     
    D. – Mons. Migliore, il Papa ha fatto un riferimento forte, nel suo discorso, al significato della trascendenza e della ragione naturale, perché il rispetto dei diritti umani non rimanga una vuota enunciazione d’illegalità. In pratica, rimuovere i diritti umani da “questo contesto”, cioè dal contesto della trascendenza, significherebbe – sottolinea il Papa – restringere il loro ambito e cedere ad una concezione relativistica; che dire di questo, si fanno passi avanti su questo piano?

     
    R. – Questa è una questione culturale, epocale, e non si risolve da un momento all’altro. A volte la democrazia - quella che vive con un voto - si esprime poi con una maggioranza che magari non tiene conto, o addirittura va contro queste considerazioni. Io devo dire che le delegazioni presenti qui alle Nazioni Unite sono molto attente a questa questione, e vedo come spesso, quando la Santa Sede parla - e la Santa Sede probabilmente è l’unica che non ha interessi immediati né di voto, né di candidati, né di cambi d’interessi politico-economici, e quindi è riconosciuta come la più libera nel parlare e parla spesso e volentieri su queste questioni – c’è un ascolto, quasi come a dire: “siamo contenti che almeno voi che potete parlare, in questo senso, continuate a parlare, a tenere desta questa voce".

     
    D. – In particolare, mons. Migliore, tra i fondamenti alla base dei diritti umani, la Chiesa difende il riconoscimento dell’unità della famiglia umana e l’attenzione alla dignità di ogni uomo e donna; una scommessa sempre aperta, all’Onu…

     
    R. – Una scommessa sempre aperta perché vediamo tante di quelle che potremmo chiamare “derive” o attentati a questi principi e a queste convinzioni; dall’altra parte, vediamo anche tanta buona volontà, tanta chiarezza d’idee, tante belle convinzioni che si producono poi in idee, in iniziative, in proposte, spesso su espressioni della società civile, a volte appoggiate anche dagli Stati che portano delle nuove iniziative. Ed io credo che il nostro lavoro sia proprio questo, un lavoro di discernimento – come ci ha chiesto di fare il Santo Padre nel suo discorso, l’anno scorso – per poi poter dare un appoggio alle forze, alle idee, alle proposte migliori che vengono.

     
    D. – Mons. Migliore, in definitiva, un percorso lungo: Paolo VI all’Onu, nel ’65; Giovanni Paolo II nel ’79 e nel ’95; l’anno scorso Benedetto XVI e quest’anno un momento in ricordo di questa visita. Un rapporto pieno, diretto, un legame forte…

     
    R. – Sì, un legame forte, come si sottolineava anche ieri nel messaggio che il segretario generale ha inviato per questo nostro simposio; un messaggio forte, in cui il segretario generale diceva: “noi abbiamo bisogno della Chiesa, perché la Chiesa è presente in tutti gli angoli della terra, la Chiesa è un’istituzione che lavora e ci trova – noi dell’Onu - sulla stessa lunghezza d’onda in tanti punti”. Ma d’altra parte, la Chiesa ha proprio questo messaggio di ricreare il cuore dell’uomo, ed è questo di cui noi abbiamo bisogno, per poi portare avanti il nostro discorso e le nostre iniziative.

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    Cinque continenti, un messaggio: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Benedetto XVI compie domani i quattro anni di Pontificato: erano le 18.43 del 19 aprile 2005 quando il cardinale protodiacono Medina Estévez annunciava l'avvenuta elezione. Il Conclave aveva scelto il 265.mo Vicario di Cristo. Anni intensi, come quello appena trascorso, e come si prepara ad essere anche il nuovo. Ascoltiamo l'editoriale di padre Federico Lombardi per Octava dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Un anno fa, Benedetto XVI festeggiava il suo compleanno e l’anniversario della sua elezione mentre si trovava negli Stati Uniti e si rivolgeva ai popoli del mondo dalla tribuna delle Nazioni Unite. Poi ha percorso altri lidi: in luglio era in Australia per incontrare i rappresentanti dei giovani del mondo; in settembre in Francia, a Parigi e Lourdes, punti di riferimento della cultura e della spiritualità europea; poche settimane fa in Africa, ad incoraggiare la speranza di popoli desiderosi di riscatto e ad avviare il cammino di un nuovo Sinodo continentale… Quattro viaggi, quattro continenti; e fra meno di un mese il quinto, l’Asia, per pellegrinare nella fede ai luoghi della Terra Santa e per parlare di riconciliazione in una terra cruciale per il dialogo fra le grandi religioni e la pace nel mondo. E poi non va dimenticato il grande Sinodo sulla Parola di Dio, vero tempo di grazia per la Chiesa, e la ricchezza di una catechesi e di un magistero spirituale che arricchisce e nutre chiunque apra l’orecchio per ascoltarlo. Portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio, il Dio che si è manifestato nel volto di Cristo, e tradurre la fede in dialogo, in forza di unità e in testimonianza di carità operosa. Questo è il senso del pontificato di Benedetto XVI, come ha ribadito egli stesso con forza appassionata nella sua Lettera recente all’episcopato mondiale, affinché un breve periodo di tensioni nella Chiesa e intorno ad essa non faccia perdere di vista il centro, ciò che è veramente essenziale, e non faccia dimenticare la vastità del compito e le frontiere storiche, culturali e spirituali a cui si indirizza. Guardiamo dunque avanti, a un quinto anno di pontificato che si apre con il pellegrinaggio più impegnativo. Ogni persona di buona volontà e di pace non può non accompagnare il Papa verso la Terra Santa con il più sincero augurio e con la più profonda solidarietà umana e spirituale.

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    Bibbia carolingia: il cardinale Bertone inaugura l'esposizione all'Abbazia di San Paolo fuori le Mura

    ◊   L’esposizione della Bibbia carolingia offre “la possibilità di costruire la nostra casa sulla roccia e non sulla sabbia” sapendo che “la roccia, la Parola di Dio, il Verbo di Dio stesso, è Gesù Cristo”. E’ uno dei passaggi del discorso del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone che, stamani, ha inaugurato l’allestimento organizzato dai monaci benedettini dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura a Roma. Per la prima volta, la Bibbia composta di 336 fogli di pergamena, commissionata da Carlo il Calvo e donata nell’875 a Papa Giovanni VIII, potrà essere ammirata a partire da domani fino al 29 giugno, conclusione dell’Anno Paolino. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Un’esposizione importante dal punto di vista culturale e artistico ma “che vuole essere primariamente un momento di sosta, di riflessione davanti alla Parola di Dio, non solo intesa come libro, oggetto-Bibbia, ma soprattutto come Parola viva, efficace, capace di vivificare le nostre stesse esistenze”. E’ la considerazione del cardinale Bertone davanti al “prezioso codice minato” custodito da circa mille anni dai monaci benedettini, incaricati da Papa Gregorio VII di tale cura nel luogo sicuro della loro Abbazia. Ricordando che la Parola di Dio, come ha detto Benedetto XVI, è “fondamento di tutto, vera realtà” sulla quale “dobbiamo proprio contare”, il porporato ha espresso l’auspicio che ogni visitatore, ammirando la Bibbia carolingia, possa “intuire ciò che il Papa ci ha detto”. “Ci è offerta la possibilità – ha evidenziato il cardinale Bertone - di costruire la nostra casa sulla roccia e non sulla sabbia” perché è Gesù Cristo la roccia, “l’unico capace – ha continuato il segretario di Stato - di sostenerci durante le tempeste che inevitabilmente si abbattono sulle nostre vite e di offrirci quella dolcezza e quel riposo, quella pace a cui tutti aneliamo”. “Cibo dolce” si legge nel prologo della Bibbia carolingia, al quale “ristorarsi e godere di questo pasto”. Un anelito del monaco scrittore del IX secolo che è l'invito che “Gesù stesso – ha detto il cardinale Bertone - attraverso la Chiesa offre a noi tutti che sentiamo quell'anelito profondo che ci spinge a cercare ininterrottamente il volto di Dio”. “La vita monastica benedettina nella Chiesa ricorda proprio questa chiamata – ha aggiunto il porporato - che è rivolta a ciascun cristiano, anzi a ciascun uomo e donna, nessuno escluso”. Infine l’invito del cardinale ai visitatori della mostra a riscoprirsi “ascoltatori” della Parola e “pellegrini in quel sentiero che porta ciascuno di noi alla scoperta dell'amore immenso di Dio”.

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    Il Messaggio "Urbi et Orbi" di Benedetto XVI su Vatican You Tube sottotitolato in 27 lingue

    ◊   Il Messaggio pasquale Urbi et Orbi di Benedetto XVI disponibile su You Tube. E’ la novità del 2009, una novità storica, realizzata dalla Radio Vaticana e dal Centro Televisivo Vaticano, che hanno messo a disposizione sul canale Vatican di You Tube l’intera registrazione audiovideo - 28 minuti - del Messaggio in italiano di Papa Benedetto XVI, con sottotitoli in 27 lingue. La richiesta di poter ascoltare la viva voce del Papa era giunta da numerosi messaggi pervenuti in queste settimane sul canale You Tube. Con questa iniziativa, ora sarà possibile unirsi all’invito del Pontefice: “Il Cristo risuscitato guidi tutti su sentieri di giustizia, di solidarietà e di pace e ispiri a ciascuno la saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un futuro aperto alla speranza”.

    Il video comprende anche gli auguri finali di Buona Pasqua di Benedetto XVI in sessantadue lingue. Le lingue sottotitolate - che compaiono sullo schermo operando con gli appositi pulsanti nell’angolo in basso a destra - sono arabo, ceco, tedesco, inglese, esperanto, spagnolo, francese, hindi, ungherese, armeno, italiano, giapponese, lLituano, lettone, malabarese (Malayalam), polacco, portoghese, rumeno, russo, sloveno, albanese, svedese, vietnamita, cinese, slovacco, kiswaili, tamil. Finora non era mai stato pubblicato su You Tube un video accompagnato da un così alto numero di lingue. I visitatori sono stati finora alcune decine di migliaia e il loro numero aumenta in rapporto alla conoscenza di questo eccezionale servizio multilingue.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un’editoriale del direttore dal titolo “Benedetto XVI e il mistero della luna”

    Il discorso del Papa ai partecipanti al Capitolo internazionale della Famiglia francescana

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il vertice delle Americhe a Port of Spain: la stretta di mano tra Barack Obama e il presidente venezuelano Hugo Chávez. In rilievo anche la questione nucleare: Ahmadinejad favorevole al dialogo

    “I dodici pescatori che ci insegnano a non essere individualisti”: un discorso di Benedetto XVI sugli apostoli ripubblicato in occasione del quarto anniversario dell’elezione di Joseph Ratzinger come successore di Pietro

    “La Africa e il vento della globalizzazione”: Gianfranco Ravasi sulla nuova evangelizzazione nel continente nero

    La rivelazione e la realtà della Resurrezione nell’arte cristiana medievale: un articolo di Timothy Verdon dal titolo “Con la luce dell’alba e del crepuscolo”.

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    Oggi in Primo Piano



    Movimento per la Vita: la Legge 40 ha salvato 120mila embrioni

    ◊   In tre anni di legge 40 sono stati salvati oltre 120mila embrioni. E’ il dato contenuto nel “Secondo Rapporto sullo stato di attuazione della legge 40” in materia di Pma, procreazione medicalmente assistita, presentato ieri a Roma dal Movimento per la Vita. Soltanto un concepito in provetta su 10 arriva al parto, si legge nel documento che, in attesa delle motivazioni della recente sentenza della Corte Costituzionale, viene proposto come contributo di riflessione oggettivo e non ideologico. Il servizio di Paolo Ondarza:

    In attesa di conoscere le motivazioni della Consulta sulla dichiarazione di incostituzionalità di una parte della legge 40, quella relativa ad un unico e contemporaneo impianto, non superiore a tre embrioni e alla salute della donna, il Mpv invita a valutare gli effetti della normativa, approvata con risultati plebiscitari nel referendum del 2005. Secondo il rapporto sullo stato di attuazione della legge 40 solo un embrione scongelato su 20 giunge al parto e nel triennio 2005-2007 grazie alla legge 40 è stata evitata la morte 121.869 embrioni. Il presidente del Mpv Carlo Casini:

    “L’aspetto più importante è quello dei bambini che sono stati preservati dalla morte. Io chiamo bambini anche i concepiti perché così, tra l’altro, dice la Dichiarazione universale dei diritti del bambino”.

    Il Mpv sottolinea anche che il rispetto dei limiti posti dalla legge a tutela del diritto alla vita ha anche meglio garantito la salute della donna e non ha diminuito la possibilità di successo di gravidanza. Ancora Casini:

    “Il ricorso a una stimolazione plurima da parte delle coppie non è affatto più frequente di prima della legge, anzi diminuisce, il che vuol dire che probabilmente il ricorso a una stimolazione leggera, per avere un numero piccolo di ovociti, riesce ad ottenere degli ovociti che sono di qualità migliore di quelli fatti in batteria”.

    Secondo il Mpv non è corretto valutare insufficienti i risultati della procreazione medicalmente assistita in Italia perché inferiori a quelli di alcuni Paesi stranieri visto che nel belpaese, più che altrove, alla Pma ricorrono soprattutto le ultracinquantenni che, secondo studi scientifici, hanno il 50 per cento delle possibilità in meno di avere un figlio rispetto a donne più giovani.

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    Incontro europeo dei cappellani universitari a Stoccolma

    ◊   “La partecipazione dei giovani universitari alla vita delle cappellanie universitarie è la vera sfida della nuova evangelizzazione in Europa”. Così mons. Lorenzo Leuzzi, segretario della Sezione Università del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha aperto ieri a Stoccolma, l’incontro del Gruppo di Coordinamento della Sezione Università, organizzato dal Ccee. Il meeting, che si concluderà domani, e a cui partecipano oltre 100 cappellani e delegati provenienti da tutte le nazioni del vecchio continente, si svolge in preparazione al prossimo incontro Europeo degli studenti universitari che avrà luogo a Roma dal 6 al 12 luglio. Ascoltiamo padre Mauro Oliva, cappellano dell’Università di Roma Tor Vergata al microfono di Marina Tomarro.

    R. – Sono molte le cose che vengono ormai all’attenzione di chi opera in università, sia per quanto riguarda la pastorale agli universitari che la stessa pastorale universitaria: sono due cose distinte sebbene collegate, che vedono sempre di più la necessità di poter far sì che gli studenti stessi diventino – in università – capaci di operare dei laboratori di fede e cultura e di dialogo tra le due dimensioni. E noi cappellani universitari, in qualche modo, siamo coloro che permettono lo sviluppo della realizzazione di questi laboratori e dunque, fare un po’ il punto della situazione per cercare di dare anche risposta all’invito di Benedetto XVI di far sì che la pastorale universitaria prenda sempre più corpo nella dimensione della Chiesa locale: è sicuramente importante.

     
    D. – Ma in che modo i giovani devono essere coinvolti dalle cappellanìe universitarie?

     
    R. – Si tratta fondamentalmente di fare conoscere l’offerta che noi facciamo ai giovani universitari, per far sì che i giovani abbiano la possibilità di comprendere come il loro percorso universitario debba essere profondamente unificato in quella che diventa poi la dimensione spirituale, nel senso che tutto deve avere un senso ed un significato in vista dello sviluppo stesso dello studente e poi di quello che sarà lo sviluppo della società all’interno del quale lo studente lavorerà, opererà come professionista.

     
    D. – Questo meeting si svolge in preparazione dell’incontro europeo degli studenti universitari che avrà luogo a Roma il prossimo luglio...

     
    R. – L’incontro di luglio sarà sicuramente un incontro straordinario, perché è il primo incontro europeo di soli studenti universitari. Si vuole sicuramente in quella circostanza far sì che i giovani possano riflettere per poi operare nella dimensione missionaria, nel senso bello, positivo come oggi la si intende, evidentemente, proprio nel campo della cultura, dello studio, dell’elaborazione culturale e scientifica.

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    Convegno a Roma ricorda don Mazzolari a 50 anni dalla morte

    ◊   A 50 anni dalla morte, don Primo Mazzolari è stato ricordato in un convegno a Roma. Intensa spiritualità, prioritaria attenzione ai poveri, spirito profetico, sono queste le virtù con le quali si può sintetizzare l’attività di questo sacerdote protagonista della Chiesa del ‘900. Le celebrazioni, iniziate, una settimana fa, culmineranno con una cerimonia martedì prossimo a Roma alla Camera cui parteciperà anche il presidente Gianfranco Fini. Alessandro Guarasci:

    Il sacerdozio per don Primo Mazzolari diventa offerta di sé, senza misura. Cristo è al centro del nostro vivere quotidiano e la sua presenza va testimoniata in tutti i modi, soprattutto con la vicinanza agli ultimi. Bruno Bignami dello Studio Teologico delle diocesi di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano:

     
    “Un parroco, una Chiesa attenta alle esigenze del povero, che è il protagonista della vita parrocchiale, secondo quel famoso scritto, molto bello, intitolato ‘La parrocchia’. Qui il povero è al centro della realtà parrocchiale. C’è un’esigenza di testimonianza forte, alta, della Chiesa, rispetto agli ultimi e rispetto alle povertà che allora e nell’immediato dopoguerra erano molto presenti nella realtà in cui Mazzolari viveva”.

    Don Primo, così lo chiama chi lo ha conosciuto e chi ne apprezza il pensiero, era per una forma di cattolicesimo popolare, vedeva nelle parrocchie la cellula vivente della Chiesa. Negli anni ’50 però non esitò nemmeno a denunciare una certa incapacità delle parrocchie di essere lievito. Insomma all’epoca era necessario una sorta di esame di coscienza dell’apostolato ecclesiale. Nessuna commistione poi con la politica, come dice Paolo Zanini dell’Università di studi di Milano:

     
    “Io non vedo Mazzolari come un precursore dell’unità politica dei cattolici; certo, quando quest’unità ci fu, egli si adeguò, sostenendo sempre la Democrazia Cristiana nella prospettiva di un rinnovamento cristiano delle strutture sociali, più che non di una presa di possesso esteriore dello Stato”.

     
    Dunque no al separatismo cattolico, fatto di associazioni, sindacati, imprese in cui i cattolici si rinchiudessero, in una sorta di recinto, ma piuttosto a un’azione forte dei cristiani nella società per gettare un ponte sul mondo e avviare una vera stagione di dialogo. Certo, un compito non facile nell’Italia del dopoguerra, era di forti contrapposizioni politiche ed ideologiche.

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    Notte del Sacro nelle chiese di Brescia

    ◊   Si chiama “Notte nel Sacro” e propone percorsi in cui l’arte ispirata al tema religioso offre sintesi di rara intensità. E’ l’iniziativa promossa dall'Unità Pastorale delle parrocchie del centro storico di Brescia, insieme all’amministrazione comunale, al via stasera, dalle 18.30 a mezzanotte, in dieci chiese cittadine. Ce ne parla Claudia Di Lorenzi:

    (Musica)

     
    Oltre il pregio della perfezione estetica, il valore di un messaggio universale, affidato alla bellezza delle linee, l’armonia delle note, l’efficacia della messa in scena. E’ la sintesi sublime offerta dalla rappresentazione del Sacro, nella pittura, nella musica, nel teatro, vertice fra i vertici dell’espressione artistica. Un’esperienza resa fruibile nelle chiese del centro storico di Brescia, dove corridoi e navate, absidi e cappelle si fanno ideale palcoscenico per cori gospel e canti gregoriani, inni mariani e rappresentazioni teatrali, e poi monologhi, letture di testi sacri ed esposizioni di dipinti, sculture e monumenti. L’iniziativa “Notte nel Sacro” intende così valorizzare il patrimonio storico, culturale e religioso custodito in alcune fra le più belle chiese cittadine, che per una notte parlano di fede nel linguaggio dell’arte. Mons. Gabriele Filippini, prevosto della chiesa di san Nazaro e Celso, spiega come nasce l’iniziativa:

     
    “Ci eravamo accorti che la visita dei turisti era motivata principalmente da motivi puramente artistici ignorando il grande patrimonio di fede che si nasconde dietro ogni tela e ogni statua, ignorando, a volte, anche un messaggio catechistico molto fresco. Abbiamo pensato, quindi, a questa notte, che permette di vedere opere d’arte, ma non ignorando nemmeno che sono nate per la preghiera, per la fede e per la catechesi”.

    Un’iniziativa che si unisce alla proposta di visite guidate nelle chiese cittadine, organizzate lungo tre percorsi tematici, ciascuno affidato a mirabili opere d’arte: da quello cristologico, che narra della vicenda terrena di Cristo, a quello della testimonianza cristiana, che ripropone il martirio di alcuni santi, per finire con il percorso dedicato al Triduo pasquale, dall’Ultima Cena alla Resurrezione. Momenti – ha sottolineato mons. Filippini – in cui l’arte si fa strumento di evangelizzazione:

    “Sono proprio occasioni per poter constatare come l’apertura al trascendente abbia prodotto cose belle che parlano ancora la cuore dell’uomo moderno. I quadri che noi proponiamo di vedere sono soggetti che attingono alla Bibbia. Quella che vedranno nella Chiesa di Santi Nazaro e Celso è una bellissima Risurrezione che il Tiziano eseguì nel 1522 e così pure in San Giovanni potranno vedere l’Ultima Cena e, quindi, portano un messaggio attraverso il soggetto ma poi attraverso il fatto che queste opere d’arte suscitano ammirazione e godimento estetico”.

    Opere che – racconta Carmela Perucchetti, tra i volontari coinvolti nell’organizzazione dell’evento - hanno riscosso l’ammirazione di molti poiché in definitiva raccontano delle radici del popolo bresciano, della tradizione non solo religiosa ma anche culturale ed artistica del territorio:

    “Il taglio che noi abbiamo dato alle visite di queste nostre chiese parrocchiali è essenzialmente quello di raccontare cos’è il patrimonio religioso di una città e come esso si sia innervato, nel tempo, con la vita della città stessa. Quindi, è un percorso artistico e culturale, proprio perché fa parte di questa memoria della città, che è tutt’ora molto viva anche se un è po’ soffocata dalla vita caotica che avviene in tutte le nostre città.”

    Un invito, dunque, a riscoprire lungo i percorsi dell’arte quell’identità che trova nella fede un elemento fondativo irrinunciabile.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa seconda Domenica di Pasqua, Domenica della Divina Misericordia, la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli. Tommaso è assente e resta incredulo. Gesù riappare un’altra volta invitando alla fede Tommaso, che risponde: «Mio Signore e mio Dio!». Allora il Signore gli dice:

    "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!".

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    L'uomo diventa tanto più se stesso quanto più grande è la realtà che incontra e che riconosce. In Gesù Cristo è il culmine della realtà. Dice Paolo: «La realtà è Cristo» (Col 2, 17).
    Nella Risurrezione la realtà di Cristo si rende presente e si comunica a tutti. E' dunque incontrando e riconoscendo Gesù Cristo nella sua Risurrezione che ogni uomo si trova dinanzi alla verità tutta intera. In Lui infatti abita la pienezza (cf. Col 2, 9-10). Solo quando dinanzi all'evidenza irrefutabile della pienezza di Cristo l'uomo può esclamare con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze: «Mio Signore e mio Dio!», solo allora l'uomo comincia veramente ad esserci, solo allora comincia ad esistere in verità. Tutto quel che precede questa esclamazione è un preambolo, un preliminare, una «passione inutile» che, lasciata a se stessa, rimane largamente inconsistente.

     
    La Risurrezione di Cristo e solo la Risurrezione di Cristo dà consistenza d'essere e d'esistere all'intera vita dell'uomo. Sulla base d'essa noi viviamo e, a partire da questa vita e da questa esistenza nuova, noi parliamo. Coloro che sono rinati «in Cristo», tutto quel che dicono ed esprimono lo dicono a partire dal dato d'essere fondamentale della Risurrezione. Dal momento che noi abbiamo cominciato ad esistere in essa, tutto quel che siamo ed esprimiamo è inconcepibile senza di essa.

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    Chiesa e Società



    Corea del Nord: negata la libertà religiosa

    ◊   Quasi l’intera popolazione della Corea del Nord, precisamente il 99,7%, non può professare e praticare liberamente il proprio credo religioso. Lo ha rilevato il Rapporto 2008 sulla libertà di religione in Corea del Nord, giunto alla sua seconda edizione, dopo quella dello scorso anno. Le persecuzioni religiose sono aumentate nel Paese dopo gli anni ’90 e le autorità puniscono severamente con il carcere quanti intraprendono attività religiose non autorizzate e contravvengono alle norme stabilite. Il Rapporto, pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione per la Riconciliazione del Popolo Coreano, in seno alla Conferenza Episcopale della Corea del Sud, è stato realizzato in collaborazione con il “Centro di raccolta dati per i Diritti Umani in Nord Corea. Gli argomenti che compongono il Rapporto, riportati dall’Agenzia Fides, riguardano temi di politica e libertà della pratica religiosa, persecuzioni, prevenzione delle persecuzioni. Sono state 2047 le testimonianze raccolte per stilare la ricerca, per lo più cittadini Nordcoreani che sono riusciti a fuggire dal paese, riparando al Sud fra il 2007 e il 2008. Dall’indagine è inoltre emerso che 345 casi hanno subìto una vera e propria persecuzione religiosa, per aver cercato di manifestare e vivere la propria fede. Secondo la Chiesa cattolica in Corea del Sud, il traguardo della piena libertà di coscienza e di religione al Nord è un passo necessario e una condizione fondamentale per riuscire a concepire un’autentica riconciliazione e l’unificazione della penisola. L’atteggiamento dei cristiani verso i fratelli in Nordcorea deve essere contraddistinto da “verità e carità”, ha continuato la Chiesa cattolica, con aiuti e sostegno, senza dimenticare le questioni aperte del rispetto dei diritti umani inviolabili. La storia delle persecuzioni in Corea del Nord ha radici nel passato: nel periodo 1945-1960, a causa di una violenta campagna del regime con l’obiettivo di sradicare le religioni, le attività religiose sparirono quasi del tutto dalla Nord Corea. Solo recentemente, la popolazione ha manifestato un forte risveglio del desiderio di religiosità, per decenni quasi dimenticato. Ancora oggi, il governo nega una vera e propria libertà religiosa, non consente l’opera missionaria o l’educazione religiosa anche se, comunque concede ai cittadini di professare un culto. (ADG)

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    Andrea Riccardi: riconoscere il ruolo sociale della Chiesa

    ◊   La Chiesa è “esperta in umanità” e per questo chiede di non essere marginalizzata nella “sfera privata” e di essere riconosciuta per il suo “rilievo sociale”. Lo ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio che è intervenuto ieri in qualità di storico, al convegno internazionale promosso dalla Fondazione Alcide De Gasperi, su “La Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane di fronte al processo di integrazione europea”. “La religione – ha proseguito Riccardi - non è solo un fatto che riguarda un gruppo più o meno numeroso di persone ma in qualche modo innerva il tessuto sociale con correnti profonde. Un pensiero che fino a qualche anno fa sembrava una rivendicazione. Ma oggi appare più evidente il nuovo ruolo delle religioni nella vita sociale. La dimensione spirituale e cristiana è portatrice di una visione dell’uomo che è garanzia di umanità. La Chiesa non si sente portatrice solo di interessi cattolici ma di umanità. Ed è una dimensione che ha coltivato su un’esperienza millenaria. E’ quello che Paolo VI va a dire all’Onu: noi siamo esperti di umanità”. Nel ripercorrere la storia del ‘900, come riporta l’Agenzia Sir, Riccardi ha detto che in questo secolo “l’Europa appare come un mondo uscito da Dio. Più modernità, meno religione: questo sembrava il destino della storia”. E invece “la storia ha smentito questo modello”, lasciando spazio alla “libertà religiosa” e cioè la consapevolezza che “la dimensione religiosa, spirituale e cristiana ha uno spessore sociale che va riconosciuto”. Al convegno è intervenuto anche Philippe Chenaux, direttore del Centro Studi e ricerche sul Concilio Vaticano II, che ha lanciato l’appello “a un maggiore impegno dei cattolici per costruire l’Ue” dicendosi preoccpato per l'offuscamento dei valori comuni e delle radici cristiane nella società europea. Di qui l’invito rivolto ai giovani “a votare a giugno per la definizione del futuro Parlamento” di Strasburgo. (ADG)

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    Plenaria dell’Episcopato in Cile

    ◊   La Diocesi di Villarica ospiterà dal 20 al 24 aprile prossimo, la Conferenza Episcopale del Cile che celebrerà la sua 97ª Assemblea Plenaria presso il Seminario Maggiore “San Fidel”. Domani, alle 17.30, come ricorda l’Agenzia Fides, nella Cattedrale della città, verrà celebrata l’ordinazione episcopale di Mons. Francisco Javier Stegmeier Schmidlin, eletto Vescovo di Villarrica, alla quale parteciperanno i 33 Vescovi della Conferenza Episcopale del Cile insieme al Nunzio Apostolico, Mons. Giuseppe Pinto. Lunedì si riunirà l’Assemblea Plenaria, che avrà luogo nel Seminario Maggiore diocesano. Durante la settimana di lavori, i Pastori cileni rifletteranno sulle sfide che emergono dal messaggio che per l’occasione Papa Benedetto XVI ha consegnato ai Vescovi e sui frutti della Visita ad Limina che hanno realizzato a novembre dello scorso anno. Questa riflessione sarà inserita all’interno della Missione Continentale avviata dalle Chiese dell’America Latina dopo la V Conferenza di Aparecida. Tra i temi in agenda anche la volontà dei Vescovi di inserire le future sfide ambientali nella cornice di una visione ecclesiale e pastorale. Nel corso dell’incontro, i Vescovi si confronteranno inoltre sulla realtà ecclesiale e nazionale, esaminando lo sviluppo di alcune aree specifiche, come la Pastorale sacramentale ed la Pastorale sulle dipendenze. (ADG)

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    Bolivia: domenica 26 aprile lancio della Missione Continentale

    ◊   La città di Cochabamba ospiterà la prossima settimana la 87ma Assemblea Ordinaria dei Vescovi della Bolivia. Tra i temi principali su cui i Vescovi si confronteranno, come ha annunciato Padre Eugenio Scarpellini, Segretario Generale Assistente della Conferenza Episcopale Boliviana (CEB), l’analisi della nuova situazione del Paese e le relazioni della Chiesa cattolica e lo Stato Boliviano. L’attenzione dei presuli verrà focalizzata anche su un altro tema molto importante, la Missione Permanente in Bolivia, dove la Chiesa è chiamata a vivere la missione di Gesù e a portarla avanti per la costruzione del Regno di Dio in questo tempo. Il terzo tema in agenda riguarda la ristrutturazione della CEB, affinché questa sia realmente al servizio della missione e risponda alle nuove necessità delle giurisdizioni ecclesiastiche e delle comunità cristiane nel Paese. Nel corso dell’Assemblea, come ha sottolineato l’Agenzia Fides, ci sarà un avvenimento importante, ossia il lancio della Missione Permanente in Bolivia, previsto per domenica 26 aprile nella Piazza XIV Settembre di Cochabamba. Lo ha detto Padre Scarpellini, che ha inoltre ricordato che “a questo avvenimento saranno presenti tutti i Vescovi, i rappresentanti e delegati di tutte le giurisdizioni, e con un atto ufficiale verrà consegnato ad ogni giurisdizione il Trittico della missione, dando così avvio ufficiale a questo spirito nuovo che la Chiesa deve vivere, lo spirito missionario”. In preparazione a questo invio, sabato 25 aprile si realizzeranno alcuni laboratori di riflessione presso la struttura Don Bosco, seguiti da un festival musicale missionario, un incontro dei delegati con le parrocchie di Cochabamba, una serie di eventi ed iniziative per fortificare lo spirito missionario della Chiesa. Il Consiglio Episcopale Permanente si riunirà mercoledì 22 aprile per determinare le situazioni da sottoporre all’attenzione dei prelati. Prima dell’inaugurazione della 87ma Assemblea, le aree della CEB e le commissioni si riuniranno per presentare le loro relazioni ai rispettivi Vescovi Presidenti, ed a loro volta questi raccoglieranno le relazioni e tracceranno nuove linee e nuove sfide per il futuro della Chiesa. P. Eugenio Scarpellini ha altresì rivolto un appello a tutto il popolo cattolico per accompagnare lo svolgimento di questa 87ma Assemblea con la preghiera, poiché rappresenta un momento di comunione forte per la Chiesa boliviana: “Riunendosi i Vescovi pastori ed ascoltando il cammino della Chiesa di questo tempo, essi vogliono mettere nella loro anima il desiderio profondo di condurre la Chiesa boliviana nella costruzione del Regno del Padre, affinché la missione del Padre, la misericordia e l’amore che ci è dato per mezzo di Gesù nella nostra vita particolare, possa impregnare la vita delle comunità e la società in quanto tale”. (ADG)

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    Anno Giubilare in Messico per i 300 anni dell’Antica Basilica di Guadalupe

    ◊   Si sono aperti oggi a Città del Messico i festeggiamenti per commemorare i 300 anni della prima cappella costruita in onore della Madonna di Guadalupe, all’interno dell’omonima Basilica. Per l’occasione, come ha sottolineato l’Agenzia Fides, il Cardinale Norberto Rivera Carrera, Arcivescovo di Città del Messico, ha indetto un “Anno Giubilare”, dal 1º maggio 2009 al 1º maggio 2010. Il programma della kermesse prevede un mese di attività culturali e liturgiche in corso fino al 17 maggio, come ha annunciato il Rettore del Tempio Espiatorio dedicato a Cristo Re, Antica Basilica di Guadalupe, Mons. Pedro Agustín Rivera Díaz. Nove conferenze, nove concerti, una serata poetico – musicale e un’opera teatrale all’interno della cappella, recentemente ristrutturata grazie al sostegno della società civile, delle istanze governative, federali e locali, e della stessa Chiesa. Sono inoltre previsti due esordi mondiali: l’“Inno Giubilare per i 300 anni dell’Antica Basilica di Guadalupe” e la “Missa Tricentesimum Anno” del Maestro Manuel Rosillo. Annunciati anche diversi eventi artistici che saranno realizzati nell’atrio della Basilica insieme ad un concerto di musica popolare. Per l’organizzazione dell’evento, si è movimentata tutta la popolazione, in collaborazione con diversi gruppi e movimenti della Chiesa. (ADG)

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    L'impegno della Chiesa di Taiwan per i giovani

    ◊   “Giovani, gioia della diocesi e speranza della Chiesa” è il titolo del messaggio firmato da Mons. Thomas Chung, direttore del Gruppo giovanile della Commissione per l’Evangelizzazione della Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan. Nel messaggio, come riferisce l'Agenzia Fides, si ricorda che ogni Domenica delle Palme è la Giornata dedicata ai Giovani e si lancia anche un forte appello ai cattolici e ai non cristiani perché sostengono generosamente l’iniziativa, donando la propria offerta. Si legge nel messaggio: “Questo è necessario anzitutto per incoraggiare e formare i nostri giovani a partecipare agli incontri internazionali dei giovani, come la Giornata Mondiale della Gioventù e la Giornata Asiatica della Gioventù. In secondo luogo, serve a preparare e organizzare la formazione e gli incontri giovanili nazionali come la Giornata della Gioventù di Taiwan”. Durante l’Assemblea annuale primaverile della Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan, si è deciso di istituire nella Domenica delle Palme, in sintonia con la Chiesa universale, la Giornata dedicata ai Giovani. La proposta ha trovato subito il consenso di tutti. Fedeli e sacerdoti commentano: “Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno dei giovani e reciprocamente anche i giovani hanno bisogno della Chiesa. Dobbiamo far sì che i giovani di oggi diventino protagonisti nella Chiesa di oggi. Un fondo specifico per le necessità dei giovani è proprio necessario. Non è solo per il futuro dei giovani, ma anche per il futuro della Chiesa e del paese”. (ADG)


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    Sri Lanka: cresce il Centro di educazione per i bambini sordi fondato da suor Greta

    ◊   Il Centro di educazione per i bambini sordi è ad oggi un esempio di rispetto e coabitazione tra un gruppo di famiglie di etnie e fede diverse che hanno come unico obiettivo quello di aiutare i piccoli in difficoltà. Da una piccola capanna donata dalla minoranza cattolica a Kelanyia, a 40 km da Colombo, la struttura si è trasformata in un istituto all’avanguardia. A farlo nascere, la volontà di suor Greta Nalawatta che venne inviata in Giappone dal suo superiore per imparare le tecniche di insegnamento a bambini in età prescolastica con difficoltà all'udito. Dopo la specializzazione, che prevedeva l'utilizzo di apparecchiature didattiche appositamente studiate, la religiosa, appartenente alle suore del Perpetuo Soccorso, al suo ritorno diede vita alle prime iniziative per i bambini del villaggio di Kelanyia. Dal 1982 – riferisce l’agenzia Fides – il Centro è cresciuto e oggi ci lavorano 40 persone, è sostenuto dalle sole donazioni di benefattori stranieri. (B.C.)

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    Domani a Bologna la prima edizione della “Festa della famiglia“

    ◊   La città di Bologna domani accoglierà presso l’Istituto Salesiano di via Jacopo della Quercia la prima edizione della “Festa della famiglia”, promossa dall’Ufficio diocesano di pastorale familiare in collaborazione con l’Agio (Associazione giovani per l’oratorio). I temi principali della kermesse, ha sottolineato l’Arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, saranno: “testimoniare a tutta la città la bellezza dell’essere famiglia”, e dell'essere “Giovani educati dalle relazioni", e quindi dalla famiglia. Il Cardinale, come ha riportato l’Agenzia Sir, ha poi espresso sentiti ringraziamenti in primo luogo al Signore per il dono fatto alla sua Chiesa degli sposi e dei genitori. “Vogliamo anche che la celebrazione sia una grande occasione in cui gli sposi e i genitori prendano coscienza più profonda della sublimità della loro vocazione”, ha concluso il cardinale. Il programma della giornata, che sarà inaugurata alle 9.30 di domani, è articolato in due momenti importanti, alle 10.30 si aprirà una tavola rotonda alla quale parteciperanno, tra gli altri, don Patrizio Rota Scalabrini (biblista) e Riccardo Prandini (sociologo); nel pomeriggio festa e, alle 17, la S. Messa conclusiva presieduta dal card. Caffarra. (ADG)

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    Pellegrinaggio paolino per sacerdoti organizzato dall’Ateneo Regina Apostolorum

    ◊   Dal 22 al 30 giugno si svolgerà un pellegrinaggio per sacerdoti organizzato dall’Istituto Sacerdos dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum in vista della chiusura dell’Anno Paolino. Molti gli appuntamenti in calendario: dalle conferenze spirituali sulle lettere di San Paolo con il cardinale Albert Vanhoye, segretario emerito della Pontificia commissione Biblica, e mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani; alle visite ai luoghi legati alla vita dell'Apostolo delle Genti con quattro tappe fondamentali: la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, dove riposa il corpo del santo; l’abbazia delle Tre Fontane, luogo del martirio; la Basilica di San Pietro e quella di San Giovanni in Laterano dove si conservano alcune reliquie di San Pietro e San Paolo. Il programma prevede anche l’omaggio ad altri cinque luoghi di grande interesse: le chiese di S. Paolo alla Regola e di S. Maria in Via Lata, sorte sui luoghi delle residenze di Paolo a Roma; il carcere Mamertino, luogo dell'ultima prigionia prima del martirio; le catacombe di S. Sebastiano sulla via Appia, dove la tradizione vuole che i corpi dei SS. Pietro e Paolo siano stati trasferiti per alcuni decenni; la chiesa di S. Prisca all'Aventino, sorta sul luogo della casa dei SS. Aquila e Priscilla. Il pellegrinaggio comprende inoltre la partecipazione agli eventi pontifici: la celebrazione di chiusura dell'Anno Paolino, l’Udienza generale, i vespri, l’Angelus domenicale ma anche una concelebrazione nella Basilica di San Paolo fuori le Mura e nell'abbazia delle Tre Fontane. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Obama solleva il velo sui metodi d'interrogatorio della Cia nella lotta al terrorismo

    ◊   Ha suscitato forti reazioni a livello internazionale la decisione del presidente USA, Barack Obama, di sollevare il velo sulle torture praticate dalla Cia nell’ambito della guerra al terrorismo. Tuttavia lo stesso Obama, in un comunicato che accompagna la pubblicazione dei documenti dell’amministrazione Bush sui metodi di interrogatorio ammessi, assicura che i singoli agenti della Cia non saranno perseguiti dalla giustizia americana. Una decisione che è valsa al presidente forti critiche da parte delle ong che si occupano di diritti umani. Stefano Leszczynski ha intervistato Antonio Papisca, della cattedra Unesco per i diritti umani, la democrazia e la pace dell’Università di Padova:

    R. - Trovo molto coraggiosa la decisione del presidente Obama, che sicuramente innesca tutta una serie di ulteriori passi, reazioni a catena, non soltanto all’interno degli Stati Uniti, ma nel mondo intero, perché sottolinea che nel caso delle torture di cui stiamo parlando ci fu la legittimazione della più alta autorità degli Stati Uniti, quella del presidente, il suo predecessore, e di tutta l’amministrazione. Potrebbe anche scattare il principio dell’universalità della giustizia penale, uno scandalo mondiale. Direi che per quanto riguarda questo gesto di Obama bisogna pensare al coraggio dell’atto politico.

     
    D. - Si può dire che per riconquistare il primato nel campo dei diritti umani, non bisogna avere “scheletri nell’armadio”…

     
    R. - Lui ha aperto l’armadio! E’ un segno, anche questo, molto forte di discontinuità. In sostanza, lui non denuncia quelli che hanno perpetrato le torture ma chi li ha autorizzati.

     
    Obama-vertice
    Secondo giorno di lavori a Port of Spain, a Trinidad Tobago, del quinto vertice delle Americhe, al quale partecipano Barack Obama e i presidenti di 33 Paesi del continente. Ad aprire la riunione il discorso della presidente argentina, Cristina Fernandez de Kirchner. Ieri, il capo della Casa Bianca Obama ha parlato di un “nuovo inizio” nelle relazioni con Cuba ed ha chiesto ai presidenti presenti di non incolpare gli Stati Uniti ''per ogni problema sorto nell'emisfero''. Poco prima del suo intervento, Obama aveva salutato con una stretta di mano il presidente del Venezuela, Hugo Chavez.

    G8 - nucleare
    Creare un mondo ''libero dalle armi nucleari” si può, ma solo attraverso ''un'alleanza globale per il disarmo''. Piena concordia su questo punto tra tutti i partecipanti alla Conferenza sulla non proliferazione nucleare conclusasi ieri a Roma, alla Farnesina, nell’ambito dei lavori preparatori del G8 di luglio. E a margine della conferenza stampa sul disarmo nucleare, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, è intervenuto anche sulla tema della prossima conferenza "Durban II" sul razzismo, confermando che non ci sono le condizioni perché l’Italia prenda parte ai negoziati. Ad essere considerati inaccettabili dal governo italiano sono alcuni passaggi della bozza del documento finale, considerati antisemiti e alcuni di essi lesivi della libertà di espressione.

    Filippine: liberato ostaggio svizzero
    E’ stato finalmente rilasciato l’operatore della Croce rossa Internazionale, lo svizzero Andreas Notter, rapito tre mesi fa nel sud delle Filippine da ribelli islamici. “E’ stato liberato ed è sano e salvo”. Ha detto oggi il ministro della Difesa filippino, Gilbert Teodoro. Nelle mani dei guerriglieri di Abu Sayyaf resta ancora l'italiano, Eugenio Vagni. La Farnesina mantiene il riserbo, ma assicura: “Siamo in contatto con lui, le trattative per la liberazione vanno avanti”. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Sta bene e si trova al sicuro Andreas Notter, 38 anni, il volontario svizzero della Croce rossa internazionale rapito tre mesi fa, insieme ad altri due volontari, dai militari islamici di Abu Sayyaf nell'isola di Jolo, nelle Filippine, e liberato oggi. Secondo quanto riferisce il portavoce dell’esercito, Notter è stato trovato dalle truppe, nell'entroterra dell'isola, abbandonato dai guerriglieri mentre cercavano di infrangere un cordone di sicurezza. Soddisfazione è stata espressa dalle autorità locali, che chiedono però di mantenere il necessario riserbo. Massimo Barra, vicepresidente della Croce Rossa Internazionale:

     
    “Innanzitutto, c’è soddisfazione per la liberazione di un altro ostaggio: vuol dire che gli sforzi fatti vanno nella direzione giusta. C’è un forte riserbo da parte di tutte le persone coinvolte e non vorremmo rompere questo riserbo”.

     
    Dopo la sua liberazione e quella della filippina, Mary Jean Lacaba, avvenuta qualche settimana fa, adesso le preoccupazioni sono rivolte alla sorte dell’italiano Eugenio Vagni, 62 anni, l'ultimo ostaggio nelle mani dei ribelli. Ancora Massimo Barra:

     
    “Vagni è in contatto con Richard Gordon, che è il presidente della Croce Rossa filippina, col quale io ho parlato più volte. Ovviamente, la vita di Vagni vale allo stesso modo la vita degli altri due. Una prigionia così prolungata, in un ambiente così ostile, influenzerebbe qualunque fisico e qualunque resistenza”.

     
    “Le trattative sono in corso - ha spiegato Ronaldo Puno, segretario del Ministero dell’Interno filippino - stiamo esercitando pressioni affinché rilascino l’ultimo ostaggio”.

    Medio Oriente
    Tensione in Medio Oriente. Due poliziotti israeliani sono rimasti feriti in seguito di un incidente provocato da un palestinese che con il suo veicolo ha tentato di investirli. Il fatto è accaduto nei pressi di un insediamento ebraico in Cisgiordania.

    Pakistan violenze
    Ennesima giornata di violenze in Pakistan. Nel nordovest del Paese, almeno 20 soldati sono stati uccisi da un kamikaze che si è lanciato contro un convoglio dell'esercito con un’auto imbottita di esplosivo. Lo riferisce il capo della polizia della città di Kohat.

    Afghanistan cronaca
    Sembra destinato a salire il bilancio del sisma che ha colpito ieri l’Afghanistan. Per il momento le vittime del terremoto, avvenuto nella provincia orientale di Nangarhar, sono 22. Difficili i soccorsi. Intanto, nel Paese non si ferma la violenza: sei miliziani talebani sono stati uccisi durante le operazioni delle forze di sicurezza afghane e internazionali effettuate nelle ultime 24 ore. Stamani a Kandahar, nel sud, l'esplosione di un ordigno ha provocato la morte di una persona ed il ferimento di altre tre.

    Iran-giornalista
    Otto anni di prigione è la condanna inflitta alla giornalista iraniano-americana, Roxana Saberi, da un tribunale di Teheran. La donna era stata arrestata lo scorso 31 gennaio con l’accusa di essere una spia degli Stati Uniti. Nella Repubblica islamica, ha lavorato per diverse testate ma le autorità iraniane hanno detto che da due anni le era stato revocato il permesso di svolgere la sua attività.

    Somalia: introdotta la sharia
    Da oggi, la Somalia ha un governo islamico. Stamani, il parlamento di Mogadiscio ha introdotto all'unanimità la sharia, la legge coranica. Lo ha annunciato il vicepresidente dell’assemblea, Osman Elmi Bogore, dopo il voto dei 340 deputati presenti. Su questa decisione, Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio:

    “Il mio commento parte anzitutto dal piccolo gruppo cristiano. Questo ci renderà la vita più difficile. Per la popolazione somala, credo che la priorità rimanga la tranquillità dell’ordine, un po’ di sicurezza, anche se la sharia colpirà alcuni gruppi, noi stranieri, i cristiani, e colpirà la libertà delle donne, che sarà ancora più ridotta”.

     
    Immigrazione Italia-Malta
    Un barcone con circa 300 immigrati è stato soccorso dalle autorità italiane nei pressi del ragusano, mentre rimane senza soluzione, per ora, la vicenda del mercantile turco “Pinar”, ancorato in mare aperto tra Lampedusa e Malta, con a bordo 154 immigrati scampati ad un naufragio. Né il governo italiano, né quello maltese intendono far attraccare il natante. L'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e il Consiglio Italiano per i Rifugiati ribadiscono: “Va trovata una soluzione immediata”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), Christopher Hein:

    R. - E’ molto chiaro che c’è un’incertezza giuridica su chi abbia la responsabilità: se la responsabilità sia italiana o di Malta. Parliamo della responsabilità di permettere l’attracco di questa nave. Noi pensiamo che, al di là di un contenzioso di questo tipo, bisogna permettere immediatamente a questa nave di entrare nel porto. E mi risulta che il porto più vicino sia quello di Lampedusa. Quindi, immediatamente favorire l’attracco della nave, una prima assistenza e un primo soccorso, poi si vedrà.

     
    D. - Da più parti, viene la sollecitazione all’Unione Europea di interessarsi di ciò che sta avvenendo nel Mediterraneo...

     
    R. - C’è anche una responsabilità da parte dell’Unione Europea. Non si può pensare che l’Italia e Malta, perché esposti geograficamente nel Mediteranno, siano gli unici a doversi occupare delle persone che arrivano. Questa è anche una conseguenza della politica dell’Unione Europea di chiudere totalmente le frontiere, di non permettere in alcun modo un arrivo regolare e legale delle persone, costringendo poi molti ad imbarcarsi in questo modo, in maniera molto rischiosa.

     
    D. - Le politiche di chiusura non fermano gli sbarchi di immigrati, che durante il periodo estivo riprendono consistentemente. Cosa serve in Europa, dunque?

     
    R. - Innanzitutto, bisogna aprire i canali per un ingresso regolare delle persone, sia per motivi di protezione - quindi per rifugiati e richiedenti asilo - sia anche per motivi di lavoro. Non dico per tutti. Ma quando si dà un segnale che c’è una possibilità, anche mettendosi in lista, anche aspettando un certo periodo di tempo, molti, moltissimi non si avventurerebbero in un viaggio del genere.

     
    D. - Lei ribadisce: “Se si garantisce un’immigrazione regolare, si risolvono anche i problemi di sicurezza sul territorio”...

     
    R. - Quando un’ambasciata, un consolato rilascia un visto, conosce i dati della persona, che dunque arriva come conosciuta, e quindi si abbassa il rischio in termini di sicurezza. Quando invece si costringono le persone a mettersi in un viaggio irregolare, questa sì che diventa una minaccia alla sicurezza.

     
    D. - Un altro aspetto è che aprire le frontiere all’immigrazione non è soltanto un gesto di solidarietà...

     
    R. - In Europa abbiamo bisogno di manodopera, di persone giovani, in età capace di prestare lavoro attivo. Questa è una dimensione strategica. Quindi, non é solo ospitalità, ma anche una necessità propria della nostra società. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Marco Guerra)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 108

     

     
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