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Sommario del 17/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Rammarico della Segreteria di Stato per la protesta del Belgio in seguito alle parole del Papa sull'Aids
  • Ricordato in un Simposio al Palazzo di Vetro il discorso che Benedetto XVI pronunciò all'Onu il 18 aprile dello scorso anno
  • Mons. Fisichella: la gioia dell'incontro con Gesù al centro del magistero di Benedetto XVI
  • Oggi su "L'Osservatorio Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice delle Americhe a Trinidad e Tobago
  • Abruzzo: indagini sui costruttori. 200 sacerdoti neocatecumenali e psicologi cattolici tra i terremotati
  • All'insegna della speranza le Settimane sociali dei cattolici italiani
  • Il cardinale Bertone inaugura l’esposizione della Bibbia Carolingia nell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura
  • Chiesa e Società

  • Gli auguri di mons. Paglia agli ortodossi che celebrano la Pasqua domenica
  • Assolti in Pakistan due cristiani accusati di blasfemia
  • Si rafforza l’impegno sociale della Chiesa in Vietnam
  • Nicaragua: in preparazione un incontro tra il presidente Ortega e l’episcopato
  • In internet il testo guida della Missione Continentale in Cile
  • Dalla rassegna Virgo Lauretana un segno di vicinanza con l’Aquila
  • Nuovo logo per l’ostensione 2010 della Sindone
  • “Gerusalemme tra speranza e attesa”: incontro-dibattito all’Antoniano di Bologna
  • A don Di Noto il premio “Paoline Comunicazione e Cultura”
  • Questa sera per "I Venerdì di Propaganda" incontro con don Samuele Sangalli
  • 24 Ore nel Mondo

  • Fmi: 2009 anno terribile, ripresa nel 2010
  • Il Papa e la Santa Sede



    Rammarico della Segreteria di Stato per la protesta del Belgio in seguito alle parole del Papa sull'Aids

    ◊   L’ambasciatore del Regno del Belgio, dietro istruzioni del ministro degli Affari Esteri, ha fatto parte al segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti della risoluzione con cui la Camera dei Rappresentanti del proprio Paese ha chiesto al governo belga di “condannare” le dichiarazioni del Papa in occasione del suo viaggio in Africa, definite “inaccettabili, e di protestare ufficialmente presso la Santa Sede”. L’incontro si è svolto il 15 aprile scorso. La Segreteria di Stato ha emesso oggi un comunicato. Ce ne parla Sergio Centofanti.
     
    La Segreteria di Stato “prende atto con rammarico di tale passo, inconsueto nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno del Belgio. Deplora che una Assemblea Parlamentare abbia creduto opportuno di criticare il Santo Padre, sulla base di un estratto d’intervista troncato e isolato dal contesto, che è stato usato da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio, quasi a dissuadere il Papa dall’esprimersi in merito ad alcuni temi, la cui rilevanza morale è ovvia, e di insegnare la dottrina della Chiesa. Come si sa – prosegue il comunicato – il Santo Padre rispondendo ad una domanda circa l’efficacia e il carattere realista delle posizioni della Chiesa in materia di lotta all’AIDS, ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell’umanizzazione della sessualità e, dall’altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l’impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l’AIDS non sarà vinta”.

     
    “Mentre, in alcuni Paesi d’Europa – sottolinea la Segreteria di Stato - si scatenava una campagna mediatica senza precedenti sul valore preponderante, per non dire esclusivo, del profilattico nella lotta contro l’AIDS, è confortante costatare che le considerazioni di ordine morale sviluppate dal Santo Padre sono state capite e apprezzate, in particolare dagli africani e dai veri amici dell’Africa, nonché da alcuni membri della comunità scientifica”. In particolare la Segreteria di Stato ricorda l’intervento della Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest (CERAO): “Siamo grati per il messaggio di speranza che [il Santo Padre] è venuto ad affidarci in Camerun e in Angola. E’ venuto ad incoraggiarci a vivere uniti, riconciliati nella giustizia e la pace, affinché la Chiesa in Africa sia lei stessa una fiamma ardente di speranza per la vita di tutto il continente. E lo ringraziamo per aver riproposto a tutti, con sfumatura, chiarezza e acume, l’insegnamento comune della Chiesa in materia di pastorale dei malati di AIDS”.

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    Ricordato in un Simposio al Palazzo di Vetro il discorso che Benedetto XVI pronunciò all'Onu il 18 aprile dello scorso anno

    ◊   La Missione di Osservazione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha promosso ieri un Simposio per commemorare il primo anniversario del discorso che Benedetto XVI tenne all’Assemblea Generale dell’ONU il 18 aprile dell’anno scorso, durante il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. L’incontro al Palazzo di Vetro ha visto la partecipazione di membri della diplomazia, del mondo accademico ee ecclesiale. L’ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, ha tenuto il discorso principale, seguito dagli interventi di altre personalità. Alessandro De Carolis ricorda nel suo servizio i passaggi salienti del discorso del Papa:

    Davanti alla platea schierata dei delegati Onu, Benedetto XVI fa ruotare tutto attorno a un punto cardine: il rispetto dell’inalienabile dignità di ogni persona umana, il “punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia”. Questo, mette con insistenza in risalto il Papa, è stato ed è uno dei principi fondativi dell’Onu, insieme con “il desiderio della pace, la ricerca della giustizia”, la “cooperazione umanitaria e l’assistenza”.

     
    Il Pontefice dice esplicitamente che la sua presenza al Palazzo di Vetro “è un segno di stima” per l’Organizzazione fondata nel 1945 e riconosce in un passaggio che il “merito della Dichiarazione Universale è di aver permesso a differenti culture, espressioni giuridiche e modelli istituzionali di convergere attorno ad un nucleo fondamentale di valori e, quindi, di diritti”. Tuttavia il mondo è molto cambiato in 60 anni. E in un mondo nel quale, osserva con schiettezza, “sperimentiamo l’ovvio paradosso di un consenso multilaterale che continua ad essere in crisi a causa della sua subordinazione alle decisioni di pochi”, mentre i problemi del mondo - soggiunge - esigono l’“azione collettiva da parte della comunità internazionale”, occorre allora “raddoppiare gli sforzi di fronte alle pressioni per reinterpretare i fondamenti della Dichiarazione”, senza “comprometterne l’intima unità, così da facilitare un allontanamento dalla protezione della dignità umana per soddisfare semplici interessi, spesso interessi particolari”:

     
    “Tout État a le devoir primordial de protéger…
    Ogni Stato ha il dovere primario di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, provocate sia dalla natura che dall’uomo. Se gli Stati non sono in grado di garantire simile protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali”.

     
    Benedetto XVI denuncia quella declinazione al ribasso dei diritti derivanti dalla legge naturale operata, rimarca, da una “concezione relativistica” per cui a interpretare tali diritti diventano una certa politica o un certo contesto culturale e sociale, con i loro utilitarismi lontani dall’idea di bene comune. Al contrario, sostiene:

     
    “The life of the community, both domestically and internationally…
    La vita della comunità, a livello sia interno che internazionale, mostra chiaramente come il rispetto dei diritti e le garanzie che ne conseguono siano misure del bene comune che servono a valutare il rapporto fra giustizia ed ingiustizia, sviluppo e povertà, sicurezza e conflitto. La promozione dei diritti umani rimane la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali, come pure per un aumento della sicurezza”.

     
    I diritti devono avere dunque un’anima. Se li si propone “semplicemente in termini di legalità - asserisce il Papa - rischiano di diventare deboli”. E anche i “nuovi diritti” che si affacciano sull’oggi della storia hanno bisogno di avere la spina dorsale della “solidarietà”. Questo diventa più facile, prosegue Benedetto XVI, quando la trascendenza diventa un valore oggettivo della vita e non solo soggettivo. La “dimensione religiosa” favorisce una maggiore sensibilità verso i valori della giustizia e della pace. E ciò, ribadisce il Pontefice, deve portare l’Onu a una rinnovata difesa del diritto di libertà religiosa:

     
    "It is inconceivable, then, that believers…
    È perciò inconcepibile che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti (...) Non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale”.

     
    Benedetto XVI termina assicurando la volontà della Santa Sede di offrire con coerenza “il proprio contributo nella sfera etica e morale e con la libera attività dei propri fedeli”. Le Nazioni Unite, conclude, “rimangono un luogo privilegiato nel quale la Chiesa è impegnata a portare la propria esperienza ‘in umanità’, sviluppata lungo i secoli fra popoli di ogni razza e cultura, e a metterla a disposizione di tutti i membri della comunità internazionale”.

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    Mons. Fisichella: la gioia dell'incontro con Gesù al centro del magistero di Benedetto XVI

    ◊   Sono giunti da tutto il mondo ieri gli auguri a Benedetto XVI per il suo 82.mo compleanno. Personalità ecclesiali, politiche e civili, rappresentanti di altre religioni ma anche tanti semplici cittadini. Un saluto particolare è arrivato anche dalle Missionarie della Carità dell'Orissa che incoraggiano il Papa ad elevare la sua voce profetica in mezzo a tante sofferenze e ingiustizie nel mondo, come sta facendo ormai da quattro anni. Il 19 aprile ricorre infatti il quarto anniversario della sua elezione. Ma c'è una parola speciale con cui si vive questo evento? Fabio Colagrande lo ha chiesto a mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:

    R. – Io credo che si vive con una parola che è normale ed è comune al Santo Padre, quella della gioia, vale a dire l’opportunità di potere vivere questi giorni, questi momenti in quella pienezza che non è soltanto una questione psicologica. La gioia di cui il Papa parla è una gioia biblica, cioè sapere che viviamo un momento nuovo della nostra vita. E’ il momento del cambiamento, è il momento del poter essere indirizzati a verificare il compimento delle promesse … Gesù è risorto, siamo chiamati ad annunciare di nuovo Cristo con la nostra vita, e il Papa ce lo insegna quotidianamente.

     
    D. – Secondo lei, eccellenza, dopo quattro anni di Pontificato, quale sembra essere la priorità del magistero di Benedetto XVI?

     
    R. – Siamo reduci da un periodo come quello del Triduo pasquale in cui il Papa ci ha veramente dato ancora una volta il meglio della sua riflessione sui testi sacri e sul significato che il Giovedì, il Venerdì, il Sabato Santo, la Domenica di Pasqua hanno per ogni cristiano. Credo che tutti noi abbiamo ascoltato con intensità quell’insegnamento che ci proviene dalle omelie che il Papa ci ha dato in questi giorni: Giovedì Santo, a tutti noi sacerdoti … ma poi ci ha fatto ripercorrere anche il tema fondamentale della Passione di Cristo, il tema della gioia della Risurrezione, il significato della luce che ci ha spiegato nella Veglia pasquale. Io credo che questo sia proprio il compito fondamentale che Benedetto XVI ci sta dando come sua testimonianza personale ma anche come Papa: quella di toccare con mano il grande valore e soprattutto l’attualità della Parola di Dio. Dio ci parla ancora oggi, ci parla costantemente e ci consente di entrare in profondità nel mistero che ci ha rivelato.

     
    D. – Sembra che il Papa in qualche modo lanci anche una sfida culturale al mondo contemporaneo, una sfida che spesso però sembra anche un po’ scomoda, difficile da accettare …

     
    R. – E’ sempre stato così, nei duemila anni della nostra storia! Quando Gesù predicava per le vie della Galilea, il suo messaggio conteneva una grande sfida culturale. E’ stato così per Paolo quando nell’areopago si è incontrato con i filosofi, gli stoici dell’epoca, e ha dato l’annuncio della Risurrezione. E’ stato così quando Giustino è venuto a Roma e ha fondato le prime scuole. E’ stato così anche con il Concilio Vaticano II, con la grande sfida del dover cercare di comprendere il tema della modernità. Ed è così anche per Benedetto XVI che, con la lucidità culturale, intellettuale che gli è propria non fa altro che farci comprendere le grandi sfide che sono oggi sul tappeto della storia.

     
    D. – Perché il cuore del suo magistero è proprio nell’unità tra fede e ragione?

     
    R. – Ma perché il problema di fede e ragione è quella capacità di far comprendere che l’evento cristiano, a differenza di tante altre espressioni, non è affatto un mito, ma è una realtà storica. La ragione può indagare, la ragione può verificare, la ragione – con tutti gli strumenti che sono a sua disposizione – può far comprendere il grande valore che la fede cristiana possiede! Il Papa costantemente ribadisce questa dimensione: Gesù non è un mito, Gesù non è un fantasma, Gesù è una persona concreta e quindi come persona concreta i Vangeli, che ci danno testimonianza di Lui, possono essere con la ragione e con tutti gli strumenti che la ragione ha. Direi che non è altro che una sinfonia per poter raggiungere il nucleo fondamentale della nostra fede, cioè l’incontro con una Persona! (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatorio Romano"

    ◊   In prima pagina, un comunicato della Segreteria di Stato a seguito delle proteste del Belgio verso la Santa Sede dopo il viaggio del Papa in Africa

    Una dichiarazione della Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest (Cerao): “Grati al Papa per le sue parole sulla lotta all’aids”. Sul tema, un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “Oltre il pregiudizio: voci fuori dal coro polemico contro il Papa”

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il Vicino Oriente: Netanyahu boccia la soluzione dei due Stati promossa dall’inviato statunitense George Mitchell

    “Le case dell’Aquila come i mutui subprime”: Lorenzo Becchetti sull’economia dei “bidoni”

    In mostra a San Paolo fuori le Mura la Bibbia commissionata nel IX secolo da Carlo il Calvo: un articolo di Marco Cardinali, curatore del catalogo della mostra, che sarà inaugurata dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, sabato 18 aprile

    “Emmaus e la sfida della ragione ampliata”: stralci dall’intervento di Enrico dal Covolo all’incontro del Gruppo di coordinamento della sezione università della Commissione catechesi, scuola e università del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa in corso a Uppsala

    “Sul ring metafisico del Grande Nord”: Antonio Spadaro su Jack London e la sfida dell’uomo alle forze primordiali della natura.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice delle Americhe a Trinidad e Tobago

    ◊   Primo storico vertice delle Americhe da oggi a Trinidad e Tobago. Il nuovo presidente americano, Barack Obama, incontra i capi di Stato e di governo del continente. Molti i temi in agenda: i rapporti economici tra il sud e Washington, ma anche il possibile allentamento dell’embargo americano a Cuba, come già anticipato nei giorni scorsi dallo stesso Obama. Di questo importante incontro, Giancarlo La Vella ha parlato con Luis Badilla, esperto di America Latina:

    R. – La grande stampa latino-americana in queste ore ha definito questo incontro epocale e secondo me ha ragione, non solo perchè c’è un nuovo presidente, bensì perché c’è una vera politica degli Stati Uniti nei confronti dell’America Latina. Obama si presenta con una proposta politica di rapporti bilaterali.

     
    D. – Parte dell’America Latina si è sempre sentita ostaggio dell’economia americana. Questo rapporto di dipendenza potrà trasformarsi in rapporto di collaborazione?

     
    R. – Penso di sì, stando alle parole del presidente Obama durante la campagna. Lui ha parlato per ben due volte del rapporto con l’America Latina e ha molto accentuato l’aspetto del rapporto economico, che per molti anni ha fatto sentire molti Paesi, oggettivamente, prigionieri dell’economia americana. Però ha molto insistito dicendo: “A noi quello che ci interessa dell’America Latina è il rapporto paritario fra Paesi che si rispettano, che collaborano economicamente e che sono veramente amici, non solo soci in affari”.

     
    D. – Un altro dei temi fondamentali sarà l’avvio dei nuovi rapporti Stati Uniti-Cuba, così come già anticipato dallo stesso Obama. Pensi che si vada verso una fine, se non totale, parziale, dell’embargo?

     
    R. – Sì, il presidente ha capito benissimo che il rapporto degli Stati Uniti con il resto dell’America Latina in qualche modo passa attraverso Cuba. Cuba deve essere reintegrata nel sistema interamericano. Come diceva Giovanni Paolo II: Cuba si deve aprire al mondo, ma il mondo si deve aprire anche a Cuba. Penso che la stragrande maggioranza, se non addirittura la totalità dei Paesi latino-americani, in questo vertice, si schiereranno sulla posizione dello stesso Obama, cioè reintegrare Cuba nel sistema interamericano. L’incognita è Cuba. Cuba ha dato una risposta interlocutoria. E’ vero che ha detto “non vogliamo elemosine: vogliamo che venga cancellato definitivamente l’embargo”. Però Fidel Castro ha riconosciuto che Obama non ha colpe per quanto riguarda il passato. Se si riesce a guardare il rapporto nel futuro, siamo ad una svolta. Cuba non ha gli standard democratici che tutti vorrebbero, quindi c’è una richiesta di maggiore libertà, di maggiore apertura, di maggiore democrazia e Raul Castro sembra camminare su questa strada.

     
    D. – Si realizza quindi l’auspicio di Giovanni Paolo II della fine dell’embargo...

     
    R. – Sì, perchè è più facile cambiare Cuba, con apertura, con collaborazione economica, con solidarietà, che non con l’embargo. L’embargo ha dimostrato sostanzialmente – lo ha detto Obama – di essere stato inutile ed inefficace. Non è servito, anzi ha rafforzato le posizioni del governo cubano in questi quasi 50 anni.

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    Abruzzo: indagini sui costruttori. 200 sacerdoti neocatecumenali e psicologi cattolici tra i terremotati

    ◊   Il dopo terremoto in Abruzzo. Il governo sta lavorando al decreto d'emergenza. Il premier Silvio Berlusconi ha promesso che entro la fine dell'estate la maggior parte dei terremotati saranno sistemati nelle case. Lo Stato, a chi vorrà rifare la casa, darà fino al 33% del valore dell’immobile. Per la ricostruzione la Commissione europea metterà a disposizione 500 milioni di euro. La Procura dell’Aquila da parte sua ha stilato un primo elenco di circa 20 costruttori che hanno realizzato gli edifici crollati e che verranno interrogati nelle prossime ore. Ieri è morto, in seguito alle lesioni, un ragazzo di 19 anni trasferito a Roma, all'ospedale Forlanini. Il bilancio del sisma del 6 aprile sale così a 295 morti. Intanto prosegue in modo intenso l'attività della Protezione Civile e dei volontari. Molte anche le iniziative delle varie diocesi abruzzesi. Luca Collodi ne ha parlato con l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari:

     
    R. – Continuiamo a fare tutto quello che possiamo per aiutare questi nostri fedeli nelle tendopoli, per confortarli, per dare loro una parola di speranza, organizzando gli aiuti anche con la Caritas.

     
    D. – In queste ore, mons. Molinari, stanno riaprendo anche le scuole: un segno di normalità...

     
    R. – Sì, questo è un bel segno. Conosco bene il sindaco di Poggio Picenze e mi è piaciuta questa sua prontezza, questo suo coraggio a voler subito ricominciare proprio per dare ai bambini un segno che la vita normale continua, che si riprende la vita di sempre.

     
    D. – Lo stato d’animo dei suoi diocesani qual è nelle tendopoli?

     
    R. – Certo, la vita nelle tendopoli è un po’ dura, difficile, però credo che lo spirito sia abbastanza buono.

     
    D. – La ricostruzione passa anche dall’interessamento di Paesi esteri, come per esempio il caso di Onna...

     
    R. – Sì, la Germania si è presa l’impegno di ricostruire il villaggio di Onna, che è quello più colpito. So che una comunità religiosa austriaca vorrebbe dare un aiuto particolare al Convento delle Clarisse, dove c’è stata anche la morte della badessa nel crollo del monastero. Vediamo che c’è tanta solidarietà e di questo ho ringraziato la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Guardia Forestale, i Carabinieri, l’Esercito, tutte le forze dell’ordine, i volontari, la Croce Rossa. Invito tutti a guardare questo fiume di solidarietà, più che soffermarsi su qualche piccola carenza che c’è sempre.

     
    D. – C’è attesa all’Aquila per la prossima visita del Papa...

     
    R. – Certo, un’attesa piena di gratitudine, piena di speranza. Certamente, il Papa, che già ci ha mostrato tanta vicinanza, verrà a dirci una parola di incoraggiamento, di speranza, di fiducia, malgrado le difficoltà del momento.

    Duecento sacerdoti del Cammino neocatecumenale sono arrivati oggi nelle zone terremotate per una missione di tre giorni: annunceranno il Vangelo, a due a due, fino a domenica prossima. E in Abruzzo sono già presenti alcuni psicologi cattolici volontari, primo gruppo di una squadra di circa cinquanta psicoterapeuti cattolici che si sono offerti di dare il loro sostegno gratuito alle persone colpite dal sisma. Debora Donnini ne ha parlato con il presidente dell’Associazione psichiatri e psicologi cattolici, Tonino Cantelmi: compito degli operatori sarà quello di riaccendere la speranza e dare senso anche al dolore e alle morte:

    R. – Il dolore e la morte possono avere una conseguenza incredibile sulle persone, in senso positivo e in senso negativo. Il compito dello psicologo e dello psichiatra è quello di spostare la bilancia verso gli aspetti positivi, e per quanto riguarda il dolore, nel "ricominciare". Il legame con le persone perse non si rompe con la perdita fisica, ma continua, si può ricostruire nella profondità di noi stessi. La fede ci proietta verso un oltre e questo oltre può essere davvero fonte di forza straordinaria.

     
    D. – Ripristinare i flussi di pensieri e di emozioni che il trauma ha interrotto non è facile, perché appunto questa sensazione di paura genera disturbi di ansia, panico, depressione, che può anche durare molto tempo dopo rispetto all’esperienza vissuta...

     
    R. – Quando noi subiamo un trauma formidabile che minaccia la nostra vita, questo trauma genera una forma di paura e di ansia che ha una memoria stabile. Ora è necessario riattivare la memoria precedente, attraverso il ricorso a pezzi di noi stessi che altrimenti rimarrebbero sepolti sotto la paura e l’ansia.

     
    D. – Voi anche immagino vi prenderete cura dei bambini. E’ importante per esempio aiutarli a disegnare quanto vissuto, anche le esperienze negative, traumatiche...

     
    R. – Una forma di fantasia con cui esprimono il proprio dolore è il disegno oppure anche il gioco stesso. Il compito dell’adulto è quello di restituire al bambino questo dolore attraverso una rielaborazione dell’immaginario. Trovo straordinaria la presenza dei medici clown, perché hanno in qualche modo consentito ai bambini di fare ricorso all’immaginazione per esprimere il dolore ed anche per superarlo.

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    All'insegna della speranza le Settimane sociali dei cattolici italiani

    ◊   Sarà Reggio Calabria la sede della 46.ma Settimana sociale dei Cattolici italiani in programma dal 14 al 17 ottobre 2010 sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi, un’agenda di speranza per il futuro del Paese”. Le questioni principali in agenda, la scelta della sede e gli obiettivi di questo evento che si ripete sin dal 1907 sono stati illustrati oggi in conferenza stampa nella Sala Marconi della nostra emittente. L’ha seguita per noi Gabriella Ceraso:

    Un biglietto da visita e al tempo stesso un invito consegnato ai soggetti delle comunità ecclesiali per lavorare alla costruzione di un’agenda di pochi essenziali punti che interessano la vita dell’Italia e che portati alle Settimane sociali e lì discussi possano aiutare costruire un futuro più aperto e vivibile. E’ questo il senso dell’incontro di oggi che apre una serie di seminari e incontri che fino ad ottobre 2010 si svolgeranno in tutta Italia. Il comitato promotore delle Settimane ha anche presentato la sede il tema e le parole chiave dell’evento: il sud è scelta obbligata per un’alternanza tipica delle Settimane ma cade anche nel ventennale del documento “Chiesa e Mezzogiorno” su cui stanno riflettendo i vescovi. La continuità delle Settimane spiega il presidente mons. Arrigo Miglio è nella scelta del bene comune come tema, la novità è quella di volerlo declinare appunto in un’agenda nata dal confronto collettivo su temi chiave quali cittadinanza e democrazia, prassi educativa, vita economica, rispetto e cura della vita e della famiglia. Tre le parole chiave sottolineate da mons. Miglio e dal vice-presidente del comitato organizzativo Luca Diotallevi: speranza cristiana in primo luogo:
     
    “Non chiudiamo gli occhi di fronte alla gravità della crisi. Pensate alla condizione in cui versa il diritto alla vita, il tessuto familiare, le condizioni materiali e spirituali che abbiamo ricevuto nel corso degli anni anche prossimi e che oggi sono in discussione. Noi non partecipiamo al confronto tra ottimisti e pessimisti; vediamo la crisi, vediamo le cose nuove e con la speranza tentiamo un discernimento. La parola numero uno è proprio ‘speranza’ ”.

     
    Speranza, dunque, ma anche responsabilità di scegliere e agenda per il Paese. Ancora Diotallevi:

     
    “Deve essere chiaro che non è un programma economico, politico, o culturale. E’ prima di tutto il servizio a dare ordine, individuare, porre in risalto, se è possibile gerarchizzare, i problemi gravissimi. Un piccolissimo servizio che crediamo di poter fare perché non guardiamo la città dall’alto la guardiamo da dentro”.

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    Il cardinale Bertone inaugura l’esposizione della Bibbia Carolingia nell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura

    ◊   È la prima volta, nella sua millenaria storia, che la Bibbia composta di 336 fogli di pergamena, commissionata da Carlo il Calvo e donata a Papa Giovanni VIII, potrà essere ammirata da domenica 19 aprile fino al 29 giugno, nell’Abbazia dei monaci Benedettini di San Paolo fuori le Mura, che fin dall’ottavo secolo custodiscono e celebrano la liturgia sulla tomba dell’Apostolo Paolo, nella Basilica Papale sulla via Ostiense. L’iniziativa di esporre la magnifica Bibbia miniata nasce dalla volontà degli stessi monaci e dell’Abate, Dom Edmund Power, che vogliono così sottolineare l’importanza dell’Anno Paolino in una esposizione dal grande valore artistico e spirituale. Ad inaugurare l'esposizione sarà domani il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Alessandra Petitta ha chiesto a Marco Cardinali, curatore del catalogo, di spiegare l’importanza e l’unicità della Bibbia Carolingia di San Paolo:

    R. - Fu commissionata da Carlo il Calvo, che nella scia dell’epoca carolingia dava grande impulso alla cultura e specialmente a quella che riguardava la Parola di Dio e la liturgia, il canto liturgico e tutto ciò che era inerente all’attività della Chiesa nel rendere gloria a Dio.

     
    D. - E’ una Bibbia molto particolare dal punto di vista stilistico, illustrativo, dei testi…

     
    R. - Esattamente. I testi sono quelli della Vulgata. Nel IX secolo c’era una grande attenzione alla traduzione della Bibbia fatta da San Girolamo, la Vulgata, e quindi quello è il testo che viene scritto dagli amanuensi. E’ un’opera unica, intanto perché è fatta a mano da questi miniaturisti del IX secolo, ma anche per il fatto che, dal Medioevo, ci derivano alcune miniature di alcuni libri della Bibbia solo da questa Bibbia Carolingia. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Una reliquia da venerare come antichissima testimonianza della trasmissione della Bibbia e non tanto un oggetto da guardare con curiosità. E’ questo - indica padre Edmund Power abate di San Paolo fuori le Mura - lo spirito migliore con il quale accostarsi alla Bibbia Carolingia che verrà esposta in Basilica. Lo conferma al microfono di Alessandra Petitta:

    R. – E’ chiaro che la Bibbia come oggetto fisico si può toccare, vedere, ed è un’opera d’arte di grandissimo livello; però, dal nostro punto di vista è un oggetto sacro, un sacramentale, perché contiene le parole che sono la Parola di Dio. Noi non vogliamo mostrare questo oggetto come una curiosità culturale, ma piuttosto come una reliquia, un oggetto da venerare, che magari stimolerà un senso di riflessione e di apprezzamento della Parola di Dio.

     
    D. - E’ un’opera nella quale possiamo ritrovare anche le antiche radici cristiane europee …

     
    R. – Sì, proviene dal IX secolo e qui vediamo un’espressione non soltanto della capacità artistica ma anche della fede che ha civilizzato l’Europa, la fede cristiana.

     
    D. – Cosa l’ha colpita di più di questa Bibbia?

     
    R. – Quando vedo quest’opera d’arte io resto meravigliato da diverse cose. La sua storia, per esempio: esiste da 1.100 anni, i colori sono ancora brillanti e illustra il modo di esprimere, di immaginare la vita della sua epoca. C’è, poi, una pagina che racconta gli avvenimenti principali della vita di San Paolo, quando si trova davanti al Sinedrio e ai sommi sacerdoti, poi la conversione. Si vede che ogni parola è scritta con amore, con accuratezza e si comprende come questo abbia potuto influire anche su tutta la cultura dell’Europa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Gli auguri di mons. Paglia agli ortodossi che celebrano la Pasqua domenica

    ◊   “Siamo in comunione di preghiera con tutte le comunità ortodosse che celebreranno domenica prossima la Pasqua in numerose chiese in Italia perché il Risorto possa rinnovare la loro vita e rasserenare il loro futuro”. Sono gli auguri – riportati dall’agenzia Sir – di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, agli ortodossi che si apprestano a festeggiare la Pasqua secondo il calendario giuliano e cioè con un ritardo di una settimana rispetto ai cattolici e ai protestanti che si rifanno al calendario gregoriano. “La vicinanza delle celebrazioni delle due Pasque – prosegue mons. Paglia - rafforzi la comunione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse perché assieme possano annunciare a questo mondo che tante volte si allontana da Dio, la forza dell’Amore misericordioso di Dio che ha inviato suo Figlio perché tutti i popoli potessero incamminarsi sulla via della pace”. Per l’occasione, domenica prossima il presule parteciperà alla celebrazione della Pasqua con la comunità ortodossa romena nella Chiesa di Sant’Alò a Terni. “Un segno visibile di una comunione – ha detto - che vorremmo crescesse sempre più”. Secondo il dossier statistico sull’immigrazione Caritas/Migrantes 2008, sono un milione e 130 mila gli immigrati di confessione ortodossa presenti in Italia. (B.C.)

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    Assolti in Pakistan due cristiani accusati di blasfemia

    ◊   Dopo quasi tre anni di prigione, James Masih e Buta Masih torneranno in libertà. L’alta Corte di Lahore, in Pakistan, li ha infatti assolti dall’accusa di blasfemia. Si tratta di “una conquista enorme” ha detto ad Asianews il loro legale. I due erano stati denunciati da un vicino di casa che li aveva visti bruciare in strada una copia del Corano ma è diversa la ricostruzione della vicenda da parte del parroco della zona padre Yaqub Rosaf. Il religioso ritiene che all’origine di tutto ci sia l’ignoranza e la povertà dei due cristiani. La figlia di uno di loro lavorava come domestica per un musulmano ed era solita portare a casa oggetti scartati dal padrone che poi venivano in parte rivenduti al mercato locale, un’altra conservata in famiglia e il resto bruciato in strada. L’uomo, analfabeta, non si sarebbe accorto che fra gli oggetti che stava bruciando vi era anche una copia del Corano. In seguito al loro arresto, James e Buta Masih hanno subito una condanna a dieci anni di galera e al pagamento di 25mila rupie ciascuno. Padre Rosaf, ringraziando il Signore per aver aiutato i due innocenti, chiede che sia cancellata la legge sulla blasfemia che crea “odio e pregiudizio” tra fedeli di religioni diverse. Secondo la Commissione nazionale di giustizia e pace, dal 1986 ad oggi almeno 892 persone sono state accusate di blasfemia e circa 25 persone sono state uccise da estremisti anche prima della sentenza. (B.C.)

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    Si rafforza l’impegno sociale della Chiesa in Vietnam

    ◊   Ottocentottantatrè tra asili, materne e scuole primarie di reinserimento, 123 dispensari e infermerie, 169 istituti di assistenza ai disabili, agli orfani e alle persone anziane, 13 lebbrosari, diversi centri per i malati di Aids, malati psichiatrici e tossicodipendenti. Sono alcuni numeri, aggiornati al 2007, riguardanti l’apostolato sociale della Chiesa in Vietnam. Ad illustrarli – riferisce l’agenzia cattolica Eglises d’Asie - un rapporto preparato da un sacerdote, padre Nguyen Ngoc Son, che ha colto l’occasione della riapertura ufficiale, lo scorso ottobre, della Caritas Vietnam per presentare l’opera caritativa e sociale della Chiesa nel Paese nei diversi periodi della sua storia recente. Un’opera che ha conosciuto alti e bassi. Lo studio ricorda in particolare come l’attivismo sociale della Chiesa vietnamita abbia raggiunto il suo culmine durante la seconda guerra del Vietnam: in quel periodo proliferarono nel Sud numerose istituzioni socio-caritative cattoliche. Al 1965 risale poi l’istituzione della Caritas Vietnam che svolse un ruolo cruciale nell’accoglienza e nell’assistenza agli sfollati fuggiti dalle aree devastate dal conflitto. A partire dal 1972, la Caritas è stata poi assistita dalla COREV, la Cooperazione per la Ricostruzione del Vietnam, che - sotto la presidenza del compianto cardinale François Nguyen Van Thuan - contribuì a riparare ai disastri provocati dalla guerra in numerose località. Questo prezioso lavoro fu bruscamente interrotto nel 1975, dopo la riunificazione del Vietnam sotto il regime comunista che fece chiudere tutte le istituzioni cattoliche, compresa la Caritas. La ripresa dell’opera caritativa della Chiesa vietnamita – spiega il rapporto di padre Ngoc Son - è iniziata con il progressivo crollo dei regimi comunisti nel corso degli anni ’80 e quindi con l’avvio da parte del governo di Hanoi della cosiddetta “politica del rinnovamento” (dôi moi) e della “socializzazione”. Un’opera resa tanto più necessaria dall’aumento della povertà e degli squilibri sociali che hanno accompagnato la crescita economica del Paese negli ultimi due decenni. Questa nuova politica, afferma peraltro padre Ngoc Son, non ha comportato una piena liberalizzazione delle attività sociali della Chiesa che restano ancora limitate e controllate delle autorità vietnamite. (L.Z.)

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    Nicaragua: in preparazione un incontro tra il presidente Ortega e l’episcopato

    ◊   Mons. Abelardo Mata, vescovo di Estelí e segretario della Conferenza episcopale del Nicaragua, ha confermato di aver chiesto un incontro con il presidente della Repubblica Daniel Ortega. Edwin Castro Rivera, capo gruppo dei deputati sandinisti, partito di maggioranza, ha risposto che l’incontro è possibile in tempi ravvicinati e che si potrà parlare di tutto ciò che i presuli considerano urgente. Si tratta, osserva la stampa locale, di una buona notizia per il Paese dopo diverse settimane di tensioni e di critiche alla Chiesa cattolica in Nicaragua per le sue richieste pressanti affinché si apra un dialogo nazionale che coinvolga tutte le parti. Tempo fa, lo stesso mons. Mata aveva rilevato “l’importanza e l’urgenza di un dialogo nazionale per cercare il consenso sociale necessario a stabilire un vero patto sociale, che non va inteso però come un accordo fra partiti bensì come un metodo di discussione fra tutte le componenti del nostro Paese”. Il presule, ribadendo le dichiarazioni dell’Episcopato, aveva segnalato come una “necessità immediata” la ricerca di un “clima favorevole alla riconciliazione nella consapevolezza che occorre correggere gli errori per impedire di consegnare alle future generazioni una nazione più divisa e più povera”. Oltre al tema del dialogo e della pacificazione necessaria per mettere fine alle polarizzazioni che fanno temere scontri armati, i vescovi vorrebbero fare il punto sull’aborto che in Nicaragua è vietato e punito anche nel caso dell’interruzione della gravidanza per motivi terapeutici. Ora, presso la Corte suprema esiste una proposta che vorrebbe introdurre la depenalizzazione dell’aborto se, come ha dichiarato il vice presidente dell’organismo Rafael Solís, “esistono fondati motivi medici”. Il presidente Ortega e i sandinisti, durante la campagna elettorale, avevano assicurato che la norma non sarebbe stata toccata ma oggi molti paventano un discutibile cambiamento di rotta. “Noi - ha detto mons. Mata - su questa materia non vogliamo credere che certe cose si facciano più per opportunismo elettorale che per convinzione”. Per ora non si conosce la data del probabile incontro. Intanto le principali testate nicaraguense attribuiscono a questo prossimo colloquio una rilevanza notevole anche perché dovrebbe aiutare a chiarire malintesi e, soprattutto, a comunicare all’esecutivo ciò che la Chiesa locale ritiene siano priorità fondamentali sia a livello sociale che culturale. (A cura di Luis Badilla)

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    In internet il testo guida della Missione Continentale in Cile

    ◊   La Chiesa cilena ha aggiornato il proprio sito web nella sessione dedicata alla Missione Continentale: impulso missionario per tutta la Chiesa dell’America Latina e dei Caraibi. Principale novità – riferisce l’agenzia Fides – è la presenza del testo: “La Missione Continentale in Cile”, una sintesi didattica di come viene vissuto nel Paese l’impulso missionario germogliato ad Aparecida che si traduce nell’applicazione concreta degli Orientamenti Pastorali 2008-2012 della Chiesa cilena. Inoltre è possibile guardare il video “La Missione Continentale” nel quale è spiegato quale è il senso della Missione ma anche come incoraggiarla nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle comunità. Presente inoltre il video: “Il Vangelo di Aparecida”, una catechesi latinoamericana ispirata al Trittico Missionario di Aparecida che il Papa ha donato durante la quinta Conferenza Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM). (B.C.)

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    Dalla rassegna Virgo Lauretana un segno di vicinanza con l’Aquila

    ◊   La rassegna internazionale di musica sacra “Virgo Lauretana” rende omaggio alle vittime del terremoto dell’Aquila e invia un messaggio di solidarietà ai tanti sfollati che hanno perso tutto. Questa sera, infatti, nella Basilica della Santa Casa di Loreto, si esibiranno due pianisti e un flautista del conservatorio aquilano, appositamente invitati dal comitato organizzatore per dimostrare vicinanza e affetto a chi è stato colpito dal rovinoso sisma del 6 aprile. Saranno anche raccolte delle offerte. La manifestazione, cui partecipano otto cori di cinque nazioni, procede secondo il consueto alto standard qualitativo. Ieri sera, l’applaudito concerto intitolato “Haendel a Roma”, ed eseguito dall’orchestra filarmonica marchigiana, diretta da Marco Mencoboni, ha proposto musiche di Haendel, Scarlatti e Corelli, e ricreato l’atmosfera del Barocco settecentesco di livello mondiale. Si replica questa sera, sempre nella Basilica della Santa Casa, presente l’arcivescovo prelato, mons. Giovanni Tonucci, con un oratorio dedicato a San Serafino da Montegranaro, composto da padre Giuliano Viabile, in attesa della serata conclusiva di sabato con tutti i cori in basilica e della Messa solenne di domenica, in diretta su Raiuno, con le musiche di Nino Rota, nel trentennale della morte del grande musicista barese. (Da Loreto, Mimmo Muolo)

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    Nuovo logo per l’ostensione 2010 della Sindone

    ◊   Accedendo al sito www.sindone.org è possibile visualizzare il logo dell’ostensione della Sindone, visibile dal 10 aprile al 23 maggio 2010. Al centro dell'immagine, formata dalla versione in negativo del volto impresso sul telo e composta da piccole tessere quadrate, campeggia il volto dell'Uomo della Sindone, ispirato a quello realizzato nell'abside della chiesa del Santo Volto. Il fondo è virato in rosso carminio, sfumato dall'alto in basso e sovrasta lo scorcio di piazza Castello che si coglie guardando frontalmente Palazzo Reale e, sulla sinistra, la cupola del Guarini, la torre campanaria del Duomo, la cupola e la chiesa di San Lorenzo e parte del Palazzo della Regione. La scritta riporta il motto “Passio Christi passio hominis”, scelto per l'ostensione 2010 dal cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino e custode della Sindone. Parole che intendono sottolineare il legame forte tra la Passione e morte del Signore, testimoniata dalla Sindone, e le sofferenze degli uomini di ogni tempo e luogo. Sotto l'immagine, il testo ''Ostensione della Sindone - Torino 2010''. All’appuntamento, dieci anni dopo l’ultima ostensione, il lenzuolo arriverà rinnovato per l’intervento iniziato nel 2002 nel quale gli esperti hanno rimosso i lembi di tessuto bruciato nell’incendio di Chambéry del 1532, scucito le applicazioni messe dalle Clarisse e staccato il telo d’Olanda su cui la Sindone era stata fissata nel 1534, inoltre un nuovo supporto è stato unito al lenzuolo. (B.C.)

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    “Gerusalemme tra speranza e attesa”: incontro-dibattito all’Antoniano di Bologna

    ◊   Si svolgerà stasera, alle 21 presso l’Antoniano di Bologna, l’incontro-dibattito sul tema:“Gerusalemme, tra speranza e attesa”. A tre settimane dal viaggio del Papa in Terra Santa, la serata verterà sulle ferite aperte, la vita e il futuro denso di interrogativi per l'unica Città Santa per le tre grandi religioni monoteiste. All’incontro parteciperanno padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, e il giornalista Marco Politi, editorialista e vaticanista de “La Repubblica”. Nel corso della serata sarà inoltre presentato al pubblico il volume di Lesław Daniel Chrupcała dal titolo “Gerusalemme, città della speranza” delle edizioni “Terra Santa”di Milano. (A cura di Giovanni Peduto)

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    A don Di Noto il premio “Paoline Comunicazione e Cultura”

    ◊   Sarà consegnato il prossimo 23 aprile a Roma il premio “Paoline Comunicazione e Cultura” assegnato quest’anno a don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter impegnata da anni nella lotta alla pedofilia on line. Un riconoscimento conferito a chi, tra operatori dei media, registi, giornalisti, scrittori, artisti, associazioni, si distingue per aver dato espressione concreta al messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali. Il premio sarà consegnato nel corso del convegno sul tema: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”, che si svolgerà presso l’aula “Pio XI” della Pontificia Università Lateranense. Proprio l’Ateneo insieme all’ufficio nazionale delle Comunicazioni Sociali della Cei e il centro Comunicazione e Cultura delle Paoline promuovono il convegno come un momento “qualificato di approfondimento del messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni Sociali” che si inserisce – ricorda l’agenzia Sir - nel quadro degli eventi della “Settimana della Comunicazione”. (B.C.)

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    Questa sera per "I Venerdì di Propaganda" incontro con don Samuele Sangalli

    ◊   Si svolgerà questa sera alle 18.00 a Roma, presso la Libreria Internazionale Paolo VI in Via di Propaganda, il terzo incontro del ciclo promosso dalla Libreria Editrice Vaticana intitolato "I Venerdì di Propaganda”. Al centro dell’appuntamento odierno l’incontro con don Samuele Sangalli, officiale della Congregazione per i Vescovi, autore del volume "L'introspezione medioevale. L'analisi dei vizi in Tommaso d'Aquino", presentato recentemente presso la Pontificia Università Gregoriana. Nell’opera, San Tommaso viene presentato nel suo tentativo di favorire l’impegno a scegliere la vita virtuosa. Un obiettivo – afferma don Sangalli – che lascia trasparire “una grande fiducia nell’uomo” e nella sua ragione: “se l’uomo prende sul serio se stesso, quella che lui chiama la recta ratio, è capace di disciplinare le sue passioni, di trasformarle e di renderle anziché uno strumento di distruzione, un carburante per vivere bene. E questo ovviamente sarà informato anche dalla grazia di Dio”. In San Tommaso, infatti, la tentazione del vizio si può trasformare in crescita: “un esempio – sottolinea l’autore - è che l’invidia è corrosiva del singolo e del corpo sociale. Allora cosa fare? San Tommaso dice che è possibile trasformare l’invidia in zelo, far diventare la positività, che vediamo negli altri, stimolo a trafficare i nostri talenti. C’erano correnti che condannavano ogni tipo di ira. In realtà, Tommaso dice che c’è un’ira buona, che è l’ira che non sostituisce la ragione. E' l’ira che porta a compimento la ragione. Dopo che noi abbiamo capito che una realtà, una verità è giusta, allora occorre anche una certa passione per promuoverla”.

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    24 Ore nel Mondo



    Fmi: 2009 anno terribile, ripresa nel 2010

    ◊   Il 2009 sarà quasi certamente un anno terribile, con una profonda contrazione dell'economia globale”. Una ripresa dovrebbe iniziare a emergere dal 2010 ma dipenderà dalle politiche che verranno adottate ora. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito a un'azione coordinata per fronteggiare la crisi in atto, visto che “non ci sono - avverte il direttore generale, Dominique Strauss-Kahn - soluzioni locali a una crisi globale”. Il Fondo fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix di crisi finanziarie e rallentamento economico globale, come quella attuale, ma soprattutto chiede politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attenuare la recessione e favorire la ripresa. Anche la Bce, la Banca centrale europea, fa oggi raccomandazioni: nell'economia di Eurolandia - dice il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet - “le banche svolgono un ruolo così dominante nella fornitura di credito a imprese e famiglie, che le misure non standard devono essere rafforzate - in primo luogo e soprattutto - con l'intervento e l'attiva partecipazione delle banche”. In un intervento all'assemblea annuale del Research Institute of Japan, in corso a Tokyo, Trichet si sofferma sull'attesa riunione dalla quale ci si aspetta il varo di eventuali e ulteriori misure non convenzionali, che vadano cioè al di là della leva dei tassi.

    In Cile incidenti per licenziamenti
    Incidenti in Cile tra le forze speciali di polizia e alcuni manifestanti, all'apertura di una giornata di protesta nazionale convocata dalla Central unitaria de trabajadores (Cut), la principale organizzazione sindacale cilena, assieme a diverse altre sigle. Molti servizi pubblici, inclusi municipi e servizi sanitari, oggi rimarranno chiusi perchè gran parte dei loro lavoratori ha aderito allo sciopero generale di protesta contro una serie di licenziamenti ritenuti ingiustificati, e attribuiti dalle aziende alla crisi economica internazionale. Stamani, un centinaio di professori è stato bloccato durante una marcia di protesta dalla polizia, che ha cercato di disperdere i dimostranti utilizzando lacrimogeni e getti d'idrante.

    Usa-terrorismo
    Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha autorizzato, dopo un lungo dibattito interno, la pubblicazione di documenti della Cia sulle tecniche, alcune delle quali assimilabili alla tortura, sfruttate tra il 2002 e il 2005, negli interrogatori dei militanti di al Qaeda nelle prigioni segrete all'estero. Obama ha detto che l'era Bush è finita e che è giunta l'ora della riflessione, ma non quella della vendetta contro i responsabili degli abusi.

    Cuba-USA
    Il presidente cubano, Raul Castro, accoglie le aperture del presidente americano, Obama, e si dice disposto a dialogare “su tutto” con gli Stati Uniti a patto che il rapporto sia tra pari e che si rispetti la sovranità di Cuba. Raul Castro risponde così all’ennesima apertura fatta ieri dal capo della Casa Bianca da Città del Messico.

    La visita in Messico di Obama
    Gli Stati Uniti e il Messico si sono impegnati a lottare insieme contro i cambiamenti climatici e a sviluppare forme di energia non inquinanti. Lo affermano in una dichiarazione comune Barak Obama e il suo omologo messicano, Felipe Calderon, a conclusione della visita del presidente americano in Messico. Al centro del nuovo impegno saranno, indicano, “energia rinnovabile, efficienza energetica, meccanismi di mercati, sfruttamento delle foreste e della terra, lavoro ecologico, sviluppo di tecnologie con basso uso di energia dal carbone, strategie contro l'effetto serra”. Il Messico - si afferma inoltre nella dichiarazione - ospiterà la prossima sessione del Forum delle maggiori potenze mondiali sul clima.

    Terremoto in Afghanistan: almeno 20 i morti
    Il presidente dell'Afghanistan, Hamid Karzai, ha presentato le sue condoglianze ai responsabili locali e tribali delle zone colpite dal terremoto la scorsa notte. Il bilancio provvisorio parla di 22 persone rimaste uccise, 30 feriti e più di 200 case distrutte. Ad essere colpita è stata una zona al confine col Pakistan, fra Kabul e Jalalabad, 90 chilometri a sud-est della capitale: i distretti di Khogyani e Sherzad, nella provincia di Nangarhar. La zona al confine fra Pakistan e Afghanistan è altamente sismica,trovandosi sulla faglia fra le placche tettoniche indiana ed eurasiatica. Intanto, avvenuto a Zaranj, la capitale della provincia di Nimroz, nella parte sudoccidentale del Paese il ministro per i Rifugiati è sopravvissuto ad un attacco contro la sua residenza compiuto da due kamikaze in cui sono morti tre civili.

    Pakistan
    Il Pakistan potrà contare su nuove risorse pari a oltre cinque miliardi di dollari per i prossimi due anni, per la lotta alla povertà e lo sviluppo delle condizioni socio-sanitarie. È questo la decisione presa dalla conferenza del Forum degli amici del Pakistan che si è svolta oggi a Tokyo. Il presidente pakistano, Ali Zardari, aveva chiesto ai partecipanti il loro aiuto per sconfiggere la guerra contro il terrore, assicurando che, per vincerla, il Pakistan svilupperà piani a breve e a lungo termine.

    Iraq
    Dopo aver istigato l’uccisione di soldati americani in Iraq, un cittadino olandese di origine irachena, Wesam al-Delaema, è stato condannato a 25 anni di reclusione da un tribunale di Washington. Nel comunicato del Ministero della giustizia, si spiega che si tratta del primo insorto iracheno ad essere condannato dalla giustizia Usa per un crimine di natura terroristica contro americani in Iraq. La pena sarà scontata in Olanda grazie ad un accordo tra i due Paesi. Wesam al-Delaema, autore di video in cui si mostrava come fabbricare bombe per uccidere soldati americani in Iraq, si era dichiarato colpevole. Dalaema, 36 anni, era stato arrestato in Olanda di ritorno dall'Iraq nel 2005 ed estradato negli Usa nel 2007.

    Medio Oriente
    Una pace basata sulla formula “Due stati per i due popoli”. È questo il messaggio inoltrato dal presidente Abu Mazen a George Mitchell, emissario personale del presidente Usa. In sintesi, Abu Mazen, cerca di spronare ad un maggiore impegno gli Stati Uniti, invitandoli ad esercitare forti pressioni sul nuovo governo israeliano di Benyamin Netanyahu, per far sì che esso possa accettare questa formula. Intanto, arrivano le prime accuse nei confronti dell’esecutivo Netanyahu indirizzate dai dirigenti del movimento dei coloni, dopo che oggi è stato sventato un attacco palestinese in un insediamento della Cisgiordania. In particolare, i coloni denunciano la rimozione di blocchi militari israeliani in Cisgiordania (dietro pressione americana), che a loro parere facilitano gli attacchi palestinesi.

    Libano
    Si è dimesso, con una mossa a sorpresa, citando motivi personali, il cancelliere del Tribunale speciale dell'Aja per il Libano (Tsl), il britannico Robin Vincent, incaricato di processare i presunti responsabili dell'assassinio dell'ex premier, Rafik Hariri. Lo ha riferito oggi il quotidiano Asarq al Awsat, che ha anche descritto la dinamica dell’accaduto: Vincent ha presentato le sue dimissioni al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e Beirut è stata già informata in merito. Allo stesso tempo, Vincent ha accettato la richiesta del segretario dell'Onu di rimanere al suo posto fino al prossimo giugno, quando verrà nominato il suo successore.

    Darfur
    Il Sudan ha assicurato gli Stati Uniti che autorizzerà l'invio nella ragione del Darfur di alcuni aiuti umanitari internazionali. Lo ha detto l'ex candidato alla Cassa Bianca, John Kerry, oggi presidente della Commissione per la relazioni estere del Senato Usa, in visita nel Paese africano. Contestualmente, Kerry ha lanciato un appello ai ribelli del Darfur perché si impegnino a favore di una ripresa dei negoziati di pace con le autorità del Sudan, così da porre fine al conflitto che infuria da anni nella zona.

    Nigeria
    La polizia nigeriana è ricorsa molto spesso a torture, esecuzioni “extragiudiziarie” e sparizioni di persone, nel corso delle operazioni contro i gruppi armati nella zona petrolifera nel sud del Paese. È questa la triste denuncia effettuata da Amnesty international, che ha anche affermato che, in questa zona, le violenze perpetrate dalle forze di polizia sono aumentate sensibilmente negli ultimi tempi. Da anni, il delta del Niger è teatro di violenze commesse sia da gruppi armati, sia dai movimenti che rivendicano una migliore distribuzione dei proventi ottenuti dal petrolio, sia infine da semplici bande criminali.

    Cecenia
    Nel giorno in cui Mosca ha posto fine ufficialmente al regime di sicurezza antiterrorismo, in Cecenia si è avuto un nuovo scontro fra militari russi e guerriglieri islamici. Ieri, le autorità russe hanno annunciato la fine della cosiddetta "operazione antiterrorismo", avviata dieci anni fa in Cecenia, ponendo in pratica fine allo stato di guerra permanente vigente nella Repubblica islamica del Caucaso russo. Tra le tragedie vissute nell’area, ricordiamo il sequestro da parte di terroristi della scuola di Beslan, nel 2004, conclusosi con il blitz delle forze speciali russe. Massimiliano Menichetti ha parlato della decisione di Mosca di concludere le operazioni antiterrorismo con Giorgio Comai “dell’Osservatorio Balcani-Caucaso”.

    R. - È un’iniziativa annunciata, da lungo tempo attesa. Dalla maggior parte degli osservatori è stata accettata e vista in modo positivo. È mirata a rafforzare ulteriormente il potere di Kadirov sul territorio che gestisce, e quindi deresponsabilizzando in qualche modo il governo di Mosca e lasciando il compito della ricostruzione, anche economica, alla leadership locale. Se questa sarà una ricetta di successo, è da vedere.

     
    D. - Com’era prima la lotta ai separatisti, cosa cambia adesso concretamente?

     
    R. - Dal ’99, era vigente questo regime di azione controterroristica in tutto il territorio ceceno. Nelle Repubbliche vicine, come in Inguscezia o in Daghestan, si andava a costituire ad hoc un regime di azione controterroristica per svolgere delle azioni in una città, in un quartiere, in un centro abitato. Sul territorio è legittimo aspettarsi che continuerà il livello di tensione attuale e questo in realtà è quello che Mosca desidera, perché preferisce liberarsi delle responsabilità dirette di ciò che avviene e lasciare a forze direttamente dipendenti da Kadyrov - quindi controllate localmente, composte da locali - il compito di affrontare questi problemi.

     
    D. - A livello centrale per il Paese, quali vantaggi ci saranno?

     
    R. - I vantaggi che si aspetta Kadyrov non sono solo per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo nella quale, sostanzialmente, non ci saranno grossi cambiamenti, ma si tratterebbe di qualche vantaggio economico in più grazie alla possibilità di avere una piccola dogana interna per far accedere direttamente al territorio ceceno i finanziatori che vengono dai Paesi del Medio Oriente.

     
    D. - Per quanto riguarda gli indipendentisti, la Russia dice che ne sono rimasti 500, il governo ceceno solo 100…

     
    R. - È oggettivamente difficile stabilire le cifre, perché una certa parte è naturalmente nascosta nelle montagne, come vuole in qualche modo il "mito" e la versione diffusa spesso nei media, anche russi. Sono dei gruppi del tutto marginali e in questa fase è difficile immaginare che possano avere un qualche successo, o anche un sostegno diffuso dalla popolazione.

     
    D. - Rimane ancora sul territorio una brigata, parliamo di 15 mila uomini…

     
    R. - Questi rimarranno di stanza, ma sono soldati all'interno di caserme che svolgono addestramento militare come in tutte le altre regioni della Russia.

     
    D. - Kadirof ribadisce: la Cecenia è una moderna Repubblica, è un territorio pacifico aperto a tutti. Si tratta di uno spaccato reale?

     
    R. - No, non è questa la realtà cecena. Sia per i giornalisti che per gli investitori stranieri servono permessi specifici per andare in Cecenia. C’è una situazione economica molto difficile, la disoccupazione raggiunge quasi il 50 per cento. Attualmente, la situazione è in qualche modo in via di miglioramento grazie in buona parte ai fondi che vengono dal centro federale, che però stanno diminuendo per via della crisi. Ci vorranno molti anni per risollevare la situazione nella regione.

     
    Moldova
    Il segretario della Commissione elettorale centrale, Iuri Ciokan, ha annunciato che è stato effettuato il riconteggio dei voti delle elezioni politiche svoltesi il 5 aprile scorso. Il risultato finale ha confermato la larga vittoria del partito comunista al potere e non ha evidenziato i brogli e le falsificazioni denunciati dall’opposizione. I risultati del nuovo scrutinio verranno trasmessi alla Corte costituzionale, alla quale si era rivolto il presidente moldavo, Vladimir Voronin, dopo le contestazioni dell'esito elettorale da parte dell'opposizione, sfociate nei violenti disordini del 7 aprile scorso nella capitale Chisinau.

    Il 29 aprile il Consiglio Nato-Russia
    Il Consiglio Nato-Russia si riunirà, a livello di ambasciatori, il prossimo 29 aprile a Bruxelles e si lavora per riunire i ministri degli Esteri nella seconda metà di maggio. Nonostante le tensioni sollevate dalle operazioni che la Nato ha pianificato in Georgia per maggio (ieri Mosca aveva chiesto la loro sospensione), il Consiglio Nato-Russia tornerà a riunirsi formalmente per la prima volta dopo il congelamento seguito alla guerra in Ossezia del sud. Ma torneranno presto ad incontrarsi anche la stessa Russia e la Georgia: si incontreranno a Ginevra i prossimi 18 e 19 maggio per una nuova sessione di “discussioni internazionali”, la quinta dopo il breve conflitto dell'agosto scorso e la secessione dell'Ossezia del Nord e dell'Abkhazia, riconosciute solo da Mosca. Lo hanno annunciato le Nazioni Unite oggi a Ginevra, mentre quasi contestualmente è stata annunciata una visita del presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, negli Stati Uniti il 25 aprile prossimo, su invito del Fondo presieduto dall'ex presidente americano, Bill Clinton. L'incontro è sotto l'egida dell'Unione Europea, dell'Onu e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).

    Thailandia
    Il fondatore del movimento di protesta thailandese delle "camicie gialle" e leader del partito anti-Thaksin dell'Alleanza del popolo per la democrazia, Sondhi Limthongkul, è stato ferito in un agguato da due uomini armati. Secondo il medico e direttore dell’ospedale, Vajira Limthongkul, è stato operato e non è in pericolo di vita.

    Immigrazione-Lampedusa
    Un medico è stato inviato sul mercantile Pinar, attualmente fermo a circa 25 miglia a sud di Lampedusa dopo aver soccorso ieri pomeriggio 154 migranti che erano su due barconi dalla deriva nel canale di Sicilia. Dopo aver recuperato anche un cadavere, adesso il medico dovrà accertare le condizioni di salute degli exstracomunitari. La nave portacontainer, che batte bandiera panamense ed è di proprietà di un armatore turco, era diretta nel porto tunisino di Sfax prima di essere soccorsa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Antonio D'Agata)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 107

     
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