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Sommario del 15/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: la Risurrezione, innegabile evento storico che apre a una speranza più forte di ogni male. Gli auguri della piazza per il suo compleanno
  • Padre Lombardi: riportare gli uomini a Dio e Dio agli uomini attraverso l'amore di Cristo, centro del ministero di Benedetto XVI
  • Il Papa nomina nuovo vescovo di Hong Kong mons. Tong Hon. Succede al cardinale Zen Ze-kiun
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Abruzzo. Rischio di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione: servono 12 miliardi
  • Usa e Russia rilanciano il disarmo nucleare
  • Incontro a Beida tra autorità libiche e comunità cattolica: intervista con mons. Martinelli
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: i vescovi pregano Cristo Risorto per la pace nel Paese
  • Sudafrica: gli aiuti della comunità cattolica per lo Zimbabwe
  • Rilasciato in Arabia Saudita giovane convertitosi al cristianesimo
  • Bangladesh: 300 mila fedeli alla Messa di Pasqua
  • Mons. Menamparampil: Pasqua è la strada della pace fra i popoli
  • Il pellegrinaggio del 2010 a Roma al centro della riunione dei vescovi vietnamiti
  • Colosseo illuminato per l'abolizione della pena di morte nel New Mexico
  • Paraguay: i vescovi chiedono perdono per i peccati commessi da pastori e fedeli
  • Brasile: marcia dei giovani contro la violenza
  • I vescovi della Colombia: la politica è ricerca del bene comune
  • Messico: Giornata della Chiesa diocesana a Tuxtla
  • Polonia: inaugurato l’Apostolato della Preghiera per le Vocazioni
  • Iniziative della Caritas romana in favore dei bambini soldato di Goma
  • I giovani francesi delle cappellanie cattoliche partecipano alla regata “Edhec”
  • Da domenica a Roma i “40 concerti nel giorno del Signore”
  • Partita di beneficenza il 20 aprile a Vicenza: in campo frati e sacerdoti
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’inviato Usa a Tel Aviv per rimettere in moto i negoziati di pace israelo-palestinesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: la Risurrezione, innegabile evento storico che apre a una speranza più forte di ogni male. Gli auguri della piazza per il suo compleanno

    ◊   La Risurrezione di Gesù non è un “mito” che “vecchie teorie” cercano di negare, ma un “fatto storico” che ha rivoluzionato la vita di intere generazioni. Benedetto XVI ha dedicato la prima udienza generale dopo la Pasqua a quello che ha definito “il cuore del messaggio evangelico” e che vede la Chiesa “in festa” fino alla Pentecoste. Il Papa, proveniente da Castel Gandolfo, ha tenuto la catechesi del mercoledì in Piazza San Pietro, di fronte a circa 40 mila persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Con la Risurrezione di Cristo, la Parola di Dio si è fatta storia degli uomini, anzi di più, si è fatta “carne”. E i cinquanta giorni che dalla Pasqua portano alla Pentecoste non sono altro che l’unico “Alleluja” che la Chiesa canta da oltre duemila anni, annunciando in ogni epoca questa “novità sconvolgente”. Benedetto XVI ha insistito molto sul “mistero della Pasqua” che, ha detto, “abbraccia l’intero arco della nostra esistenza” e che porta con sé l’imperativo di essere proclamato:

     
    “È pertanto fondamentale per la nostra fede e per la nostra testimonianza cristiana proclamare la risurrezione di Gesù di Nazaret come evento reale, storico, attestato da molti e autorevoli testimoni. Lo affermiamo con forza perché, anche in questi nostri tempi, non manca chi cerca di negarne la storicità riducendo il racconto evangelico a un mito, ad una 'visione' degli Apostoli, riprendendo e presentando vecchie e già consumate teorie come nuove e scientifiche”.

     
    Il Papa - che per presiedere l’udienza generale era giunto in elicottero dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo - ha spiegato anche la “natura” del mistero pasquale. La Risurrezione, ha affermato, certamente:

     
    “Non è stata per Gesù un semplice ritorno alla vita precedente. In questo caso, infatti, sarebbe stata una cosa del passato: duemila anni fa uno è risorto, è ritornato alla sua vita precedente, come per esempio Lazzaro. La risurrezione si pone in un’altra dimensione: é il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova, che interessa anche noi, che coinvolge tutta la famiglia umana, la storia e l’universo”.

     
    “E’ un annuncio - ha proseguito, parlando in una Piazza San Pietro inondata di sole - che intere generazioni di uomini e donne lungo i secoli hanno accolto con fede e hanno testimoniato, non raramente a prezzo del loro sangue, con il martirio”. E rifacendosi al celebre passo di San Paolo della Lettera ai Corinzi, Benedetto XVI ha ripetuto come ogni aspetto spirituale e storico della Risurrezione sia il frutto di una “fedele” trasmissione di ciò che avvenne dal giorno in cui il sepolcro fu trovato vuoto. La Risurrezione, scrive Paolo, avvenne “secondo le Scritture”, e questo, ancora una volta...

     
    “... ci fa comprendere che la morte del Figlio di Dio appartiene al tessuto della storia della salvezza, ed anzi ci fa capire che tale storia riceve da essa la sua logica ed il suo vero significato (…) la morte di Cristo testimonia che la Parola di Dio si è fatta sino in fondo 'carne', 'storia' umana".

     
    Benedetto XVI ha concluso la catechesi invitando i cristiani a lasciarsi illuminare dalla luce di Cristo risorto e ad esserne gli annunciatori nel Terzo millennio come gli Apostoli nella prima ora della Chiesa:

     
    “Non possiamo tenere solo per noi l’annuncio di questa Verità che cambia la vita di tutti. E con umile fiducia preghiamo: 'Gesù, che risorgendo dai morti hai anticipato la nostra risurrezione, noi crediamo in Te!'”.

     
    Al termine delle catechesi in sintesi, pronunciate in otto lingue, Benedetto XVI ha rivolto i saluti conclusivi, fra gli altri, al gruppo di diaconi della Compagnia di Gesù, e a quello dei rettori e degli educatori dei Pontifici Seminari Regionali d’Italia. Bello poi il fuori programma quando lo speaker di lingua francese - ricordando l’82.mo compleanno che il Papa festeggerà domani e il quarto anniversario della sua elezione pontificia - ha scatenato l’applauso affettuoso della piazza:

     
    “Ils vous souhaitent sainte fête de Pâques…
    Le augurano buona Pasqua, buon compleanno per domani e i migliori auguri in occasione del quarto anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro”.

     
    E sono in tanti che questo mercoledì, all’udienza generale, hanno voluto esprimere gli auguri a Benedetto XVI per il suo 82.mo compleanno. Alessandro Gisotti ha raccolto alcune voci in Piazza San Pietro:

    R. – (in coro) Joyeaux anniversaire …

     
    R. – Anzitutto, un ringraziamento cordiale al Santo Padre per l’Anno sacerdotale che ha indetto e che noi già ci stiamo preparando a vivere; l’Anno sacerdotale che ci prepara già, noi seminaristi, a pensare al sacerdozio in maniera bella come lui ce la presenta spesso: un sacerdote contento, gioioso e soprattutto un sacerdote che sa portare Cristo, sa comunicare Dio agli altri. Il migliore augurio è di continuare su questa strada e di lunga vita al Papa per il suo ministero, per il suo apostolato in mezzo a noi.

     
    R. – Desidero porgere un affettuoso augurio per il suo compleanno: che ci accompagni ancora in questa sua grande opera. Devo dire, è una persona molto solare, aperta e sa trasmettere anche ai giovani molta serenità.

     
    R. – Tanti auguri al Papa dalla diocesi di Fidenza che è in pellegrinaggio qui a Roma. Tanta gioia e felicità da tutti i ragazzi di Monticelli e della nostra diocesi.

     
    R. – (in coro) Herzlichen Glückwunsch zum Geburtstag, Papst Benedikt!

     
    D. – Che augurio si sente di fare?

     
    R. – Sta dando molto alla Chiesa; una riflessione all’interno, ma non chiusa in se stessa. Il Papa mette a fuoco tutta la tradizione dei Padri e soprattutto promuove un dialogo con il mondo che ha perso un po’ il senso di Dio. L’augurio è di riportare il mondo al senso di Dio.

     
    R. – Sicuramente che il resto dei suoi anni siano molto belli come quelli trascorsi, soprattutto che il suo Pontificato sia lungo e che continui ad essere com’è attualmente!

     
    D. – Quale augurio si sente di fare a Benedetto XVI?

     
    R. – Innanzitutto, di buona salute e di continuità nel suo ministero di servizio alla Chiesa, in particolar modo sotto il profilo della comunione, della unità di tutti i credenti: è una cifra che egli ha dato al suo Pontificato. Che possa vederne anche i frutti!

     
    R. – Anzitutto, un augurio al Papa per il suo 82.mo compleanno da parte di Busto Arsizio. Il Papa è per tutti noi giovani un esempio da seguire, perché anche le due Gmg sono servite a tutti, nel mondo. Vorrei ringraziare il Papa per tutto quello che fa per noi e rivolgergli un augurio sincero.

     
    R. – (in coro) Tanti auguri, Benedetto!

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    Padre Lombardi: riportare gli uomini a Dio e Dio agli uomini attraverso l'amore di Cristo, centro del ministero di Benedetto XVI

    ◊   Domenica 19 aprile, dunque, a tre giorni dal suo 82.mo compleanno, Benedetto XVI celebrerà anche il quarto anniversario della sua elezione. Per un bilancio di questo ultimo anno di Pontificato ascoltiamo il nostro direttore padre Federico Lombardi, al microfono di Roberto Piermarini:

    R. – Possiamo ricordare che un anno fa il Papa era negli Stati Uniti e, quindi, quest’anno è stato un anno con quattro viaggi, fuori d’Italia, in quattro continenti diversi. Questo mi sembra una cosa da notare. Il Papa è stato negli Stati Uniti, alle Nazioni Unite, è stato in Australia per la Giornata Mondiale della Gioventù; è stato in Francia, ed è stato, infine, in Africa poche settimane fa. Ha percorso quattro continenti in un anno e tutti questi viaggi sono stati notevoli per l’accoglienza, per l’efficacia con cui il suo messaggio è stato accolto anche da audience pubblici completamente diversi dal punto di vista culturale, dal punto di vista della loro situazione. Quindi, direi che il Papa ha vissuto la dimensione universale del suo ministero in un modo estremamente efficace nel corso di questo anno. Un altro evento che mi sembra molto significativo è quello del Sinodo, il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, un evento della Chiesa universale che si è svolto con grande serenità, con grande partecipazione e soddisfazione di tutti coloro che vi hanno partecipato e che si sono fatti poi messaggeri anche di questo aspetto radicale della vita della Chiesa che è l’ascolto e l’annuncio della Parola di Dio. Poi, certamente, c’è l’aspetto che si nota di meno, perché non è collegato a un grande evento ma proprio alla natura del ministero del Papa, che è il suo magistero “ordinario” attraverso le omelie e le catechesi. Questo è un servizio fondamentale per il popolo di Dio, molto spirituale e teologico, che forma il popolo di Dio in profondità ed è - io ritengo - uno dei carismi più straordinari di Papa Benedetto XVI perché si tratta di discorsi, di omelie, di catechesi, di grandissima ricchezza e che possono rimanere a lungo come patrimonio del popolo cristiano, per formarlo culturalmente, teologicamente e spiritualmente. Pensiamo alle omelie degli ultimi giorni, quelle che abbiamo ascoltato in occasione del Triduo Sacro, per esempio, che sono veramente state sublimi. Non dobbiamo dimenticarle, anche se fanno poco notizia sui giornali, però nella vita cristiana e nella vita della Chiesa sono dei punti di riferimento e dei modelli di meditazione, di approfondimento della Parola di Dio, dell’evento cristiano, assolutamente importantissimi.

     
    D. – Padre Lombardi, in questo ultimo anno ci sono stati momenti delicati e difficili per il Papa. Come li ha vissuti il Pontefice?

     
    R. - Credo che l’aspetto più evidente sia quello recente delle discussioni in occasione della remissione della scomunica ai quattro vescovi ordinati da monsignor Lefebvre e il contestuale caso Williamson, cioè le discussioni a proposito delle dichiarazioni negazioniste nei confronti dell’Olocausto del vescovo Williamson, uno dei quattro a cui era stata rimessa la scomunica. Il Papa come l’ha vissuto? Lo vediamo dalla Lettera che egli ha scritto ai vescovi di tutto il mondo, che è un documento straordinario, un documento molto personale, intenso, in cui vediamo come egli affronta una situazione di tensione all’interno della Chiesa e anche nei confronti della cultura circostante. L’ha affrontata sostanzialmente rimettendo in chiaro le priorità del suo Pontificato, riportare gli uomini a Dio e Dio agli uomini, e mettendo in rilievo i criteri evangelici con cui egli ha preso questa iniziativa della remissione della scomunica, come un gesto di misericordia, ispirandosi alle parole del Vangelo: “Riconciliati con il tuo fratello”. Direi che abbiamo avuto una testimonianza molto forte di uomo di fede, di un pastore che guida la Chiesa con criteri di pura fede e di grande carità e responsabilità spirituale nei confronti del popolo di Dio e dell’umanità di oggi.

     
    D. – In questi giorni il Papa ha incessantemente invitato i fedeli a pregare per i terremotati dell’Abruzzo. Con quale spirito il Papa si appresta a incontrarli?

     
    R. – Il Papa è una persona di grande sensibilità, non è solo l’uomo di cultura superiore e di teologia e spiritualità profonda, è anche un uomo di grande umanità, di attenzione all’altro, di gentilezza, di sensibilità profonda, di sentimenti umani profondi. Mi pare che questi si siano anche riflettuti nel modo in cui, continuamente, da quando è successo il terremoto, egli ha fatto riferimento a questa tragedia, a questo evento drammatico, in varie occasioni, nei suoi discorsi, nelle sue udienze, e manifestando la sua vicinanza che è anche rappresentata da questo desiderio di andare, quando questo sia effettivamente opportuno e possibile sotto tutti i punti di vista anche di carattere logistico, organizzativo. Ma la vicinanza del suo cuore, del suo spirito continua ed è molto sincera, umana e spirituale allo stesso tempo. Un uomo di fede vive queste vicende nel dolore, nella partecipazione ma anche nella speranza e credo che si è sentito così in sintonia con il modo in cui anche la Chiesa in Abruzzo ha dimostrato di vivere con il suo popolo queste giornate, che, tra l’altro, sono venute a coincidere proprio col mistero della morte e della Risurrezione di Gesù e che, quindi, hanno vissuto con una grande concretezza umana e spirituale e continuano adesso a proiettarsi in uno spirito di ripresa, animato dalla speranza e dalla fiducia nell’accompagnamento di Dio e della Chiesa.

     
    D. – Quali sono le aspettative del Papa per il prossimo viaggio in Terra Santa?

     
    R. – Lo ha detto lui stesso con molta chiarezza in occasione del Messaggio pasquale, della Benedizione Urbi et Orbi. Il Papa ha detto che “con la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male ma ha bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi, le armi della giustizia, della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore”. Questo Messaggio pasquale è quello che il Papa dice di aver portato in Africa per tanti popoli sofferenti e desiderosi di riscatto e di futuro ed è lo stesso messaggio che egli vuole portare in Terra Santa. Ha fatto riferimento esplicitamente al tema della riconciliazione, ha detto: “La difficile ma indispensabile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune, di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri per la composizione del conflitto israelo-palestinese”. Il Papa si prepara ad andare, certamente, con lo spirito del pellegrino, del credente, che desidera naturalmente andare sui luoghi principali che hanno visto gli eventi della storia della salvezza, dell’Antico e Nuovo Testamento, però anche con questo messaggio di riconciliazione, di perdono e di pace per tutti i popoli che vivono in quelle terre. Quindi, pellegrinaggio di fede, pellegrinaggio di pace.

     
    D. – Padre Lombardi, un’ultima domanda a livello personale. Cosa augura al Papa per il suo compleanno?

     
    R. – Io gli auguro che possa continuare a lungo a svolgere questo suo ministero, che è un ministero profondo di aiuto agli uomini e alle donne di oggi per incontrare Dio. Si vede che questo è veramente il centro della sua preoccupazione: riportare gli uomini a Dio e Dio agli uomini, attraverso un grande amore personale per Cristo. Io spero veramente che, per quanto possibile, egli riesca, sia all’interno della Chiesa con il suo magistero così qualificato - forse anche con il completamento del suo libro su Gesù, che io desidero veramente poter leggere anche nella sua seconda parte! - ma anche per l’umanità di oggi, a fare capire che nonostante gli atteggiamenti critici che bisogna avere verso tanti aspetti negativi della cultura o della mentalità di oggi, in fondo, il messaggio principale che si porta è un messaggio di amore, un messaggio per il bene dell’uomo, della persona umana, e che è proprio la sua riconciliazione con Dio e con tutti gli altri uomini che vivono su questa terra.

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    Il Papa nomina nuovo vescovo di Hong Kong mons. Tong Hon. Succede al cardinale Zen Ze-kiun

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Hong Kong (Cina), presentata dal cardinale Joseph Zen Ze-kiun, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. John Tong Hon, coadiutore della medesima diocesi. Mons. Tong Hon è nato ad Hong Kong: il prossimo 31 luglio compirà 70 anni. Il cardinale Zen Ze-kiun, 77 anni, salesiano, era alla guida di Hong Kong dal 2002. Il 24 marzo 2006 Benedetto XVI lo ha creato cardinale. L'anno scorso ha scritto le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo. Inoltre il Santo Padre ha nominato vescovo di Bathurst (Australia) il rev. Michael McKenna, del clero della diocesi di Sale, finora cappellano dell’Università di Melbourne. Il rev.do Michael McKenna è nato a Bairnsdale, nella diocesi di Sale, l’8 dicembre 1951. È stato ordinato sacerdote il 19 agosto 1983 a Sale. Sempre in Australia, il Papa ha nominato vescovo di Port Pirie mons. Gregory O’Kelly, finora vescovo titolare di Ath Truim ed ausiliare di Adelaide. Mons. Gregory O’Kelly, gesuita, è nato il 10 agosto 1941 ad Adelaide, nel sud d’Australia. Entrato nella Compagnia di Gesù il primo febbraio 1959, è stato ordinato sacerdote il 9 dicembre 1972. Ha emesso i voti perpetui il 5 novembre 1977. Il 6 luglio 2006 è stato nominato vescovo titolare di Ath Truim ed ausiliare dell'arcidiocesi di Adelaide. Il Santo Padre ha nominato vescovo di Bauru (Brasile) mons. Caetano Ferrari, dell’Ordine dei Frati Minori, finora vescovo di Franca. Mons. Caetano Ferrari è nato il 30 luglio 1942 a Pirajuí, nella diocesi di Lins, Stato di São Paulo. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 27 dicembre 1970.
    Il 24 aprile 2002 è stato nominato vescovo coadiutore di Franca e il 29 novembre 2006 è succeduto in tale sede. Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Cali (Colombia) il rev.do José Daniel Falla Robles, del clero dell’arcidiocesi di Bogotá, finora rettore del Santuario di "Monserrate", assegnandogli la sede titolare vescovile di Calama. Il rev.do José Daniel Falla Robles è nato a Bogotá il 7 ottobre 1956. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 28 novembre 1992 per l’arcidiocesi di Bogotá.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Gli auguri del giornale per il compleanno del Papa

    In prima pagina, un articolo di Ettore Gotti Tedeschi dal titolo “Tra Stato e persona: la via sussidiaria per uscire dalla crisi”

    All’udienza generale Benedetto XVI riafferma la storicità dell’evento pasquale

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il nucleare: la Corea del Nord espelle gli ispettori dell’Aiea; appelli internazionali per la ripresa del dialogo

    Un estratto dell’introduzione di Pietro Messa alla nuova traduzione della “Vita di San Francesco” di San Bonaventura da Bagnoregio pubblicata in occasione dell’ottavo centenario della fondazione dell’ordine francescano

    “Che furia nelle pagine del prete rosso”: un articolo di Antonio Braga sui mottetti di Pasqua di Antonio Vivaldi

    “Sulla strada”: in cultura, stralci da un articolo di Paolo Vian sul legame tra san Benedetto Giuseppe Labre e il giornalista scrittore Lorenzo Bracaloni
     “E Napoleone donò a Pio VI una pesantissima tiara di legno”: la prima intervista all’agostiniano Paolo Benedik, nuovo custode del sacrario pontificio

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    Oggi in Primo Piano



    Abruzzo. Rischio di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione: servono 12 miliardi

    ◊   Terremoto in Abruzzo. Prosegue l’opera di sostegno alle popolazioni, non senza polemiche sulla tempestività di alcuni interventi necessari ad alleviare le condizioni degli sfollati, che sarebbero 50 mila in un'area di 1500 chilometri quadrati, secondo dati aggiornati della Protezione civile, che ha allestito finora 106 campi con 4.500 tende ed occupato 406 alberghi. E mentre nuove scosse si sono registrate ieri sera, fino alla magnitudo di 4.1 sulla scala Richter, prosegue anche l’opera di verifica sull’agibilità degli edifici dell’Aquila e provincia. Intanto si fanno i primi conti per la ricostruzione, secondo il ministro dell’Interno Maroni serviranno 12 miliardi di euro. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    In vista del prossimo Consiglio dei Ministri che si terrà all’Aquila, oggi è in programma una riunione tra Governo e tecnici per capire quali misure potranno essere adottate per affrontare l’emergenza. Su circa 1.500 edifici finora esaminati dalla Protezione Civile e dai Vigili del Fuoco, poco più della metà è in condizioni di agibilità. Ma la gente resta lontana dalle abitazioni, la paura è ancora molta perché le scosse, anche di forte intensità, non sembrano ancora in fase di esaurimento. Intanto le banche hanno annunciato misure straordinarie a favore delle popolazioni colpite, in particolare la sospensione per tutto il 2009 del pagamento delle rate dei mutui. L’Abi ha messo poi a disposizione fondi per la ricostruzione e, a tale proposito, la Procura dell’Aquila - che sta indagando su eventuali responsabilità penali per i crolli dovuti al sisma di lunedì - lancia l’allarme per possibili infiltrazioni mafiose proprio nella gestione dei fondi post-terremoto.

     
    Ricostruzione, la parola che apre alla speranza e sulla quale si discute in termini di scelte politiche e imprenditoriali che andranno a condizionare il territorio. Massimiliano Menichetti ha interpellato Gianni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo, che ritiene attendibile la cifra prevista dal governo per la ricostruzione, e che ha chiesto di rinviare le elezioni amministrative.

    D. – La grande problematicità legata a questo sisma è che ha investito un’intera città: questo rende più difficile la ricostruzione. Da più parte gli appelli a ricostruire tutti i luoghi d’arte. Si parla di un quartiere satellite, come vede questa possibilità?

     
    R. – Intanto c’è bisogno della ricostruzione del centro storico e dei luoghi anche artistici. Prima le case, però, perché rappresentano l’identità di una comunità. Io auspico che venga fatto all’Aquila perché le due cose non si escludono l’un l’altra. Quella del centro storico richiede un forte investimento di capitali statali, invece il modello che si sta studiando per le “new town” prevede un forte coinvolgimento di capitali privati. Io dico sempre che se vogliamo vincere le sfide economiche bisogna mettere insieme tutte le risorse pubbliche e private di cui un territorio dispone.

     
    Sul piano degli aiuti, la notizia stamane sulla raccolta di fondi avviata dalla Protezione civile - attraverso donazioni telefoniche - che ha superato i 10 milioni euro. Ma se la solidarietà collettiva è grande, ci sono popolazioni tutt’ora in stato di estrema sofferenza, come riferisce l'inviato di “Avvenire” Luca Liverani, raggiunto da Stefano Leszczynski:

    R. – Io ho fatto un lungo giro in alcune frazioni del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Lì ci sono effettivamente delle situazioni difficili. L’epicentro del terremoto si sta spostando a nord-est proprio verso la zona dei monti della Laga e lì le scosse che hanno fatto più danni non è stata quella della notte di domenica 6 aprile, quanto quelle successive di mercoledì e giovedì. Ho visto Campotosto, il cui centro è lesionato, la gente non può rientrare in casa; la tendopoli si trova sotto il paese, una quindicina di tende, ci sono circa 150 persone. Fino a ieri sera non c’era ancora la luce elettrica e, quindi, il riscaldamento e stiamo parlando di un paese a 1.400 metri di altezza, che nella notte fra la domenica di Pasqua e il lunedì è stato sferzato da una bufera di vento e neve.

     
    Migliorano invece le condizioni dei cittadini assistiti nel campo di Onna, il paese raso al suo dal sisma. Ascoltiamo la testimonianza di un medico, il dottor Giovanni Valeri, al microfono di Luca Collodi:

    R. – Grazie a Dio con la tendopoli si comincia ad avere un assetto quasi regolare: ognuno ha la propria piccola abitazione, una piccola tenda; sono arrivate le docce, la mensa già c’era. La prospettiva del paese era quella di organizzarsi anche nell’immediato, di creare qualcosa di più stabile per poter ricominciare l’attività lavorativa.

     
    D. – A cosa state pensando?

     
    R. – Si sta pensando di avere delle casette in legno, al più presto, per poi da lì poter riedificare, se possibile, il paese, o ristrutturarlo oppure ricrearlo ex novo.

     
    D. – Le stufe sono arrivate? Il freddo è intenso, ancora?

     
    R. – Il freddo è tanto: sono arrivate sia stufette piccole sia piccoli climatizzatori, che fanno caldo e freddo. Però, per queste piccole tende vanno benissimo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    E mentre si attende domani una nuova visita nelle zone del sisma del presidente del Consiglio Berlusconi, stamane arriva l’appello - rivolto alla classe politica nel suo insieme - di madre Viviana Ballarin, presidente dell'Unione delle Superiori maggiori di Italia (USMI) riunite in Assemblea nazionale a Roma. Raccomanda madre Ballarin: non solo “proclami e promesse ma gesti concreti'' anche “quando non si parlerà più del terremoto”, “perché la vita e la speranza non si ricostruiscono in pochi giorni ma nel tempo”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Usa e Russia rilanciano il disarmo nucleare

    ◊   Si svolgerà entro la fine di aprile il primo round dei negoziati russo-americani per il rinnovo del trattato Start sugli arsenali nucleari, in scadenza il prossimo dicembre. La notizia è stata diffusa ieri da Mosca, proprio quando in queste ore al Congresso di Washington il presidente statunitense Barack Obama è chiamato a riferire sull’attuazione di un altro trattato, il Sort, firmato a Mosca nel 2002 e in base al quale Casa Bianca e Cremlino si impegnano ad una riduzione unilaterale del numero delle testate atomiche. Sulla politica di disarmo tra Stati Uniti e Russia, Giada Aquilino ha intervistato il prof. Maurizio Simoncelli, dell’Istituto di ricerca internazionale Archivio Disarmo:

    R. – Nel corso degli anni, abbiamo assistito di fatto ad una riduzione delle testate da una parte e dall’altra. Questa volta, però, assistiamo ad una decisa volontà – almeno così viene presentata dall’attuale amministrazione di Obama – di fare ulteriori passi in avanti per arrivare ad una significativa riduzione di armamenti nucleari. A tutt’oggi non sono state fatte cifre, quindi non possiamo ipotizzare quanto questa ipotesi di disarmo nucleare poi peserà effettivamente sui rispettivi arsenali.

     
    D. – Ma ci sono delle cifre certe sui rispettivi arsenali?

     
    R. – Sì. Sui rispettivi arsenali ci risultano circa 5 mila testate nucleari per la Russia e 4 mila circa per gli Stati Uniti, comprendendo le piccole testate nucleari fino a quelle cosiddette strategiche, cioè trasportabili su missili intercontinentali. Per quello che riguarda invece il Trattato Start e poi il Trattato Sort, che è quello che – come dire – ha superato il Trattato Start, è stato siglato pochi anni fa, sette anni fa, proprio da Bush e da Putin, ecco: lì si incomincia a parlare di armi strategiche, si incomincia ormai a parlare di poche migliaia di testate; già il Trattato Sort parlava di ridurre di 2 mila testate nucleari per ognuno dei Paesi firmatari … Quindi, incominciamo ormai a parlare di una riduzione significativa. Ciò non toglie, ovviamente, che la minaccia nucleare rimane elevata. Certamente, si dovrebbe arrivare ad un’ipotesi che è quella famosa “opzione zero” di cui si parla da tanti anni, che poi permetterebbe anche alla comunità internazionale di intervenire con più coerenza su quei Paesi che invece stanno provando – chiaramente o non chiaramente – a farsi le proprie armi nucleari: pensiamo alla Corea del Nord e alle ipotesi relative all’Iran.

     
    D. – Proprio il nucleare iraniano e la corsa al riarmo atomico nordcoreano dimostrano che le posizioni di Stati Uniti e Russia non sono poi così simili …

     
    R. - … anche perché poi, in realtà, di fronte ad una crisi energetica mondiale, sempre più si parla di un’ipotesi di passare al nucleare civile, non solo da parte di Paesi come l’Iran, ma anche da parte di altri Paesi. E sappiamo che il passaggio dal nucleare civile al nucleare militare è relativamente facile e quindi, evidentemente, serve un nuovo regime internazionale.

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    Incontro a Beida tra autorità libiche e comunità cattolica: intervista con mons. Martinelli

    ◊   Televisione e stampa libica hanno dato grande risalto all’incontro di amicizia organizzato lunedì scorso a Beida dalle autorità locali con la comunità cattolica. Da parte libica erano presenti Sayf al-Islam, il figlio secondogenito del colonnello Gheddafi, il ministro della Sanità e il direttore degli Affari religiosi; da parte cattolica hanno partecipato i vicari apostolici di Tripoli e Bengàsi con i 15 sacerdoti e le 70 religiose presenti in Libia, portati a Beida con un apposito aereo. Sul significato di questo evento Sergio Centofanti ha sentito il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli:

    R. – Le autorità libiche hanno voluto presentare questo incontro come cammino di un dialogo tra le religioni, quindi dialogo di vita: è stato anche il desiderio di far conoscere al Paese, ai libici stessi ma anche al di fuori, questa tolleranza all’interno del Paese nei confronti della Chiesa, nonostante certamente alcune difficoltà non mancano.

     
    D. – Quali sono le vostre difficoltà?

     
    R. – Abbiamo avuto in questi ultimi tempi alcune difficoltà per quanto riguarda i visti: i visti delle religiose e dei sacerdoti. Ma speriamo di risolvere questo problema in breve tempo, perché ci siamo chiariti anche con le autorità: siamo qui al servizio e non abbiamo altre intenzioni se non quelle di servire la gente, i cristiani e quindi anche assistere i libici.

     
    D. – Si parla spesso di reciprocità di diritti: qual è il caso della Libia?

     
    R. – Di fatto, noi abbiamo libertà religiosa, in Libia, libertà nel culto per il servizio ai cristiani. In Italia, i musulmani hanno i loro luoghi di culto, perché sono dati loro facilmente. Qui, grazie a Dio, quello che abbiamo è la libertà di poter servire i cristiani ovunque si trovino: questa è una cosa molto importante di cui noi abbiamo bisogno. Certamente, in altri Paesi musulmani non esiste questa reciprocità.

     
    D. – Come vive la comunità cristiana in Libia?

     
    R. – C’è grande rispetto. Noi abbiamo due chiese, una a Tripoli l’altra a Bengasi, ma il nostro servizio pastorale è prevalentemente nei diversi campi di lavoro al di fuori della città. Poi c’è un servizio sociale, anche di assistenza a questa massa di immigrati che arriva dall’estero – sono tutti africani subsahariani – che vengono in Libia in cerca di lavoro e in cerca di pace: sono persone molto povere. Quindi, noi cerchiamo di accoglierli, preghiamo con loro e li assistiamo come possiamo. Certo, è una grossa sfida l’immigrazione in questo Paese. E i libici, devo dire, che sono quanto mai comprensivi, soprattutto nel concederci i permessi per visitare tanta gente nelle prigioni o nei centri di raccolta. Purtroppo è un problema che ci colpisce direttamente, perché gli immigrati cristiani li vediamo passare qui, dalla chiesa, e con tutta semplicità a volte ci chiedono anche la benedizione. Perché? Perché devono attraversare il mare. Certo, è una tragedia grande!

     
    D. – Cosa si augura per la Chiesa in Libia?

     
    R. – Io mi auguro che veramente possa corrispondere alle esigenze di una crescita di dialogo, perché c’è una forza positiva dell’islam a cui noi dobbiamo veramente tendere la mano per crescere insieme in questa comune volontà di liberarci da tutti i fondamentalismi. Quindi, queste forze positive devono essere incoraggiate per camminare insieme nella libertà, nel servizio all’uomo e nel rispetto dei diritti dell’uomo.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: i vescovi pregano Cristo Risorto per la pace nel Paese

    ◊   La Pasqua ricorda la vittoria di Gesù Cristo, il Dio vivente, sulle forze dell’oscurità e della distruzione. Guardando a Cristo, l’umanità può risorgere a una nuova vita superando la logica della morte, della guerra e delle divisioni. È il messaggio lanciato in occasione delle festività pasquali da mons. Oswald Thomas Colman Gomis, arcivescovo di Colombo, dal vescovo anglicano Duleep de Chickera e da padre Sebastian Maria Anthony, superiore generale dei gesuiti dello Sri Lanka, che chiede “la pace nel Paese e la fine delle sofferenze per la popolazione civile”. L’arcivescovo di Colombo ricorda che con la guerra “non si raggiungono risultati duraturi” perché la pace e la prosperità di una nazione “si possono costruire solo con il dialogo”. “Nell’approssimarsi della Pasqua – sottolinea mons. Gomis – tutti gli abitanti dello Sri Lanka hanno vissuto i pericoli della guerra, i dolori e le afflizioni degli sfollati, la dura realtà della legge anti-conversione”. Pace e giustizia nel Paese sono al centro del messaggio del vescovo anglicano Duleep De Chickera. “La Pasqua di risurrezione – afferma – è una chiamata alla trasformazione per i nostri leader e per tutta la popolazione cingalese. Ma prima che ciò accada, bisogna fare una profonda analisi di coscienza”. Solo così si potrà “mettere fine alle sofferenze” degli sfollati, dei civili, dei poveri e di quanti non hanno un lavoro. Il vescovo anglicano ricorda quanti sono colpiti dalla crisi economica e i giovani, le cui difficoltà mettono a rischio lo “sviluppo futuro della nazione”. Rivendica anche il diritto alla “libertà di espressione” e la possibilità di “manifestare il dissenso” in termini civili e democratici. Padre Sebastian Maria Anthony, superiore generale dei gesuiti dello Sri Lanka, lancia un monito per l’unità nel Paese: “Non lasciamo – afferma il sacerdote – che differenze di credo religioso, di casta, di etnia o identità linguistica ci impediscano di esercitare la nostra identità di figli di Dio, di fratelli e di sorelle”. “Che il Cristo risorto – aggiunge – ci dia la forza e il coraggio di parlare anche a nome dei fratelli e delle sorelle emarginati e senza voce. Lasciamo che il Cristo risorto ci dia la forza di lavorare per la riconciliazione e la pace”. I ribelli Tamil hanno annunciato, intanto, di voler negoziare un cessate il fuoco con le forze governative e ripristinare i colloqui di pace, per porre fine a decenni di sanguinosi conflitti sull’isola. Le Tigri Tamil - ricorda AsiaNews - chiedono una tregua a lungo termine sotto la supervisione della comunità internazionale. Una richiesta rispedita al mittente dal governo di Colombo che pone come condizione la consegna delle armi prima di intavolare qualsiasi trattativa. (A.L.)

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    Sudafrica: gli aiuti della comunità cattolica per lo Zimbabwe

    ◊   La comunità cattolica del Sudafrica ha accettato la sfida di aiutare i poveri e gli indigenti in Zimbabwe, accogliendo l'appello lanciato dai vescovi della SACBC (Southern African Catholic Bishops' Conference, che riunisce i vescovi di Swaziland, Sud Africa e Botswana) di celebrare una domenica di solidarietà per lo Zimbabwe il 15 febbraio scorso. “La comunità cattolica sudafricana ha raccolto più di 800mila Rand (66.542 euro) di donazioni in contanti. Molte comunità hanno risposto generosamente raccogliendo cibo, abbigliamento e medicinali” afferma un comunicato dalla SACBC inviato all'Agenzia Fides. Vincent P. Brennan, segretario generale del SACBC, ha affermato che tante persone e comunità, molte delle quali loro stesse povere, hanno reagito con incredibile generosità. Per molte famiglie, l'attuale crisi economica rappresenta un duro colpo, ma nonostante ciò tante persone hanno versato con generosità, da coloro che hanno dato grandi donazioni (un singolo donatore ha offerto oltre 750mila Rand, 62.383 euro, in prodotti alimentari) a quelli che si sono recati nelle chiese coinvolte nell'iniziativa e hanno depositato alcuni alimenti e vestiti”. I singoli donatori hanno donato più di 96 tonnellate di soia e alimenti potenziati per i bambini. Molti di loro hanno contribuito ai costi di imballaggio e di trasporto. I fondi raccolti in Sudafrica sono stati utilizzati per l'acquisto di forniture mediche di base per le reti di assistenza sanitaria cattolica nello Zimbabwe. Parte delle 258 tonnellate verrà spedita con un contenitore refrigerato adatto al trasporto di medicinali. Gli aiuti raccolti, compresi gli abiti, verranno inviati nello Zimbabwe la prossima settimana e verranno distribuiti sotto la supervisione della Caritas internazionale, sulla base di un'estesa indagine effettuata dalle diverse agenzie umanitarie che operano nel Paese. La situazione economica dello Zimbabwe è sempre più grave, al punto che il governo di Harare ha deciso di sospendere per un mese l'uso della moneta locale, il dollaro zimbabwano, perché di fatto non vale nulla, a causa di un'inflazione completamente fuori controllo. Il 94% della forza lavoro dello Zimbabwe è disoccupata. Nel frattempo il governo di unità nazionale, guidato dal leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai, ha formato un comitato di 25 parlamentari incaricato di redigere la nuova Costituzione ed ha redatto un programma a breve termine per migliorare l'economia nazionale. (R.P.)

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    Rilasciato in Arabia Saudita giovane convertitosi al cristianesimo

    ◊   In Arabia Saudita Hamoud Saleh Al-Amri, giovane 28.enne imprigionato per aver confessato su un blog di essersi convertito al cristianesimo, è stato rilasciato alla fine di marzo. Non gli è stata comminata la pena capitale che la Sharia riserva agli apostati. Ma gli è proibito lasciare il Paese. La notizia è stata data dall’organizzazione Middle East Concern. Secondo lo stesso Hamoud, la sua liberazione è dovuta alle pressioni internazionali e soprattutto all’impegno dell’Arab Network for Human Rights Information, un gruppo che ha lanciato la campagna per il suo rilascio. Hamoud – ricorda AsiaNews - è stato arrestato il 13 gennaio 2009 e detenuto nella prigione di Eleisha, riservata ai detenuti politici. Nel suo blog, Hamoud, oltre a scrivere del suo proposito di divenire cristiano, aveva anche espresso critiche sul sistema giudiziario saudita, accusando l’enorme corruzione e gli abusi sui diritti umani. Hamoud era già stato arrestato e detenuto per nove mesi nel 2004 e per un mese nel 2008. Subito dopo l’arresto lo scorso gennaio, le autorità saudite hanno bloccato il suo blog all’interno dell’Arabia Saudita. Successivamente l’accesso è stato impedito anche da altri Paesi. Attualmente, il sito www.christforsaudi.blogspot.com è consultabile. (A.L.)

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    Bangladesh: 300 mila fedeli alla Messa di Pasqua

    ◊   Una Pasqua blindata per i cattolici del Bangladesh, piccola minoranza che rappresenta solo l’1% dei 150 milioni di abitanti del Paese a stragrande maggioranza musulmana. Oltre 300 mila fedeli hanno partecipato alla Messa di domenica a Dhaka e nelle cinque diocesi del Paese. Le celebrazioni durante il Triduo si sono svolte tutte sotto lo sguardo delle forze di sicurezza che hanno sorvegliato le chiese. Abu Sayed, un’ufficiale di polizia, spiega ad AsiaNews che “in tutto il Paese si ripete lo stesso scenario: la popolazione si raccoglie nei luoghi di culto, moschee e chiese, sotto la protezione della polizia”. Nei periodi delle feste religiose vengono aumentati i controlli. Nonostante la Pasqua non rientri nel calendario delle festività pubbliche del Bangladesh ed il clima teso che si respira nel Paese, la partecipazione alle celebrazioni della Settimana santa è stata molto elevata. Mons. Theotonius Gomes, ausiliare della capitale, afferma che si tratta di un segno del desiderio di concordia e armonia che anima molte persone: “La risurrezione riflette il messaggio di unità e pace; davanti a tutte le brutture Cristo è l’unica luce di speranza che risplende”. Kazi Nurul Islam, decano del dipartimento di scienze religiose all’università di Dhaka, afferma che il clima di apprensione che si respira nel Paese può essere superato solo attraverso il dialogo interreligioso: “Dobbiamo aiutare le persone a conoscere di più le religioni e questo ci permetterà di sconfiggere il terrore e le violenze perpetrate in nome della religione”. Angela Gomes, cattolica e leader dell’associazione Bachte Shekha, impegnata nell’aiuto ai bambini bisognosi, confessa che i fedeli “ormai convivono con la paura di attentati”. Nonostante questo, non rinunciano a partecipare alle celebrazioni e ad impegnarsi nelle opere di carità: “Il sacrificio di Gesù mi spinge a vivere per gli altri ed io imparo a vivere per Cristo”. (A.L.)

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    Mons. Menamparampil: Pasqua è la strada della pace fra i popoli

    ◊   L’ arcivescovo indiano di Guwahati e autore delle meditazioni della Via Crucis al Colosseo, mons. Thomas Menamparampil, indica nel tempo di Pasqua il momento più propizio per vedere il disegno di Dio e riscoprire la speranza. “Questo grande tempo di Pasqua - afferma il presule - è la benedizione per vedere il disegno di Dio in tutti gli eventi della vita quotidiana e specialmente per la nostra amata India chiamata a breve alle elezioni”. “Con la Pasqua - aggiunge mons. Thomas Menamparampil - Cristo Risorto disperde le tenebre del diavolo che in ogni momento cerca di offuscare la luce. La vera luce ora è davanti a noi, si distingue in modo chiaro, e noi ogni giorno andiamo incontro ad essa mantenendo viva la nostra fede e camminando nella chiara speranza che Cristo è la nostra meta”. “La resurrezione di Cristo ci rinfranca con una nuova vita ed una nuova speranza - spiega il vescovo - e durante i tempi di prova e di crisi dobbiamo sempre essere certi che Dio è con noi. La fede e la speranza sono due virtù che ci confortano e ci accompagnano per tutta la vita. Lo Spirito infonde in noi la freschezza della vita nel mezzo delle prove come anche nella monotonia di tutti i giorni”. Mons. Menamparampil invita inoltre i cristiani per primi a cercare di “attraversare qualsiasi vicenda dolorosa”. La popolazione della sua diocesi di Guwahati – ricorda l’agenzia AsiaNews - soffre per le continue violenze tra i diversi gruppi etnici e gli scontri tra le comunità tribali indù e musulmane. Il vescovo rinnova quindi l’appello alla pace che la Chiesa ripete da sempre e indica “il tempo di Pasqua come il più propizio per essere condotti dalle tenebre alla luce”. “Dobbiamo cercare le cose che uniscono e lavorare per costruire ponti e comprensione reciproca”, sottolinea mons. Menamparampil. Lui stesso ha citato nelle meditazioni alla Via Crucis del Colosseo alcuni brani dell’Upanishad, le scritture che raccolgono il cuore della tradizione indù, e la figura del Mahatma Gandhi. “Perché se si approfondisce ciò che la cultura indiana simboleggia - spiega - si scopre che è la ricerca della verità”. “La verità è la strada della pace”, dice il vescovo di Guwahati: “Solo la ricerca della verità unirà i popoli del nostro Paese” e solo il riconoscimento di questo compito comune “permetterà a tutti i popoli del mondo di costruire la civiltà dell’unità e della pace”. Descrivendo una metafora che raccoglie gli angoli del mondo, mons. Menamparampil confida: “La mia grande speranza è che un giorno le acque dello Huang He (il fiume Giallo in Cina) fluiscano nel Brahmaputra e nel Mississipi e allora tutti saremo l’un l’altro più vicini, nell’unità della verità di cui ha parlato profeticamente Benedetto XVI”. (A.L.)

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    Il pellegrinaggio del 2010 a Roma al centro della riunione dei vescovi vietnamiti

    ◊   La preparazione del pellegrinaggio dell’anno prossimo a Roma, in occasione del 350.mo anniversario dell’istituzione dei primi due vicariati apostolici in Vietnam e del 50.mo anniversario della creazione della gerarchia cattolica nel Paese, è stata al centro della prima riunione annuale della Conferenza episcopale vietnamita, che si riunisce fino al 18 aprile. A Bai Dau – Vung Tau Town, diocesi di Ba Ria, dalla sera del 13 aprile sono riuniti 44 partecipanti, compresi, oltre ai vescovi, alcuni sacerdoti che lavorano nei 15 comitati della Conferenza episcopale. Ad aprire i lavori, oltre alle questioni legate al pellegrinaggio a Roma, il tema delle comunicazioni sociali. Si è parlato anche del sito dell’episcopato. In proposito, mons. Nguyen Van De, che guida il Comitato per le comunicazioni sociali, ha evidenziato l’importanza che al giorno d’oggi tali moderni strumenti hanno per la Chiesa, nel suo impegno di annuncio della Buona novella. Un segno di speranza è venuto dalle parole del presidente della Conferenza episcopale, mons. Peter Nguyen Van Nhon. “Con la grazia di Dio – ha affermato - sono convinto che i pastori della Chiesa cammineranno nella speranza, malgrado le difficoltà e le sfide con le quali dobbiamo confrontarci”. Al centro dei lavori – riferisce AsiaNews - resta dunque la preparazione del Giubileo della Chiesa vietnamita, che è non solo un evento, ma anche un'opportunità per la Chiesa del Paese di guardare al cammino del proprio sviluppo. Dei primi passi della Chiesa vietnamita, mons. Van Nhon ha scritto in una lettera in data 19 marzo, indirizzata al cardinale Jean Baptist Pham Minh Man e a tutti i vescovi vietnamiti. “Il 9 settembre 1679 – vi si legge – papa Alessandro VII, 125 anni dopo che i missionari portarono il Vangelo nel nostro Paese, creò i vicariati di Dang Trong e Dang Ngoai (per il nord e il sud). A quel tempo, la Chiesa subì la persecuzione e molti laici persero la vita per annunciare la nostra fede”. “Il 24 novembre 1960 - prosegue il documento – papa Giovanni XXIII stabiliva la gerarchia cattolica in Vietnam, con tre arcidiocesi comprendenti 20 diocesi e le tre nuove dicesi di My Tho, Da Lat e Long Xuyen. Passo dopo passo, la nostra Chiesa ha visto nascere altre diocesi, come Da Nang (18 gennaio 1963), Phu Cuong – Xuan Lộc (14 ottobre 1965), Ban Me Thuot (22 giugno 1967), Phan Thiet (1 gennaio 1975) e Ba Ria (20 novembre 2005)”. Attualmente sono 26 le diocesi a servizio degli otto milioni di cattolici del Vietnam. (A.L.)

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    Colosseo illuminato per l'abolizione della pena di morte nel New Mexico

    ◊   Questa sera il Colosseo sarà illuminato per celebrare l’abolizione della pena capitale nel New Mexico. Il governatore dello Stato americano, Bill Richardson, e l’arcivescovo di Santa Fe, mons. Michael Jarboe Sheehan, sono giunti a Roma su invito della Comunità di Sant’Egidio. Dopo molti tentativi di legislatori e della società civile e dopo l’approvazione il 10 marzo 2009 da parte del Senato dello Stato del disegno di legge che abolisce la pena di morte, il governatore Bill Richardson ha firmato la norma il 18 marzo scorso. Si tratta di una legge che sostituisce la pena di morte con l’ergastolo, senza la possibilità di sconti di pena. Il New Mexico è il quindicesimo Stato americano ad abolire la pena capitale. Recentemente, altri Stati hanno preso in considerazione leggi analoghe alla luce dell’evidenza di errori nel sistema giudiziario, dei numerosi casi di prigionieri innocenti nel braccio della morte e dell’importante risparmio economico che deriverebbe dall’abolizione delle pena di morte: tra questi - ricorda la Comunità di Sant’Egidio - ci sono il Nebraska, il Maryland, il Kansas, il New Hampshire, il Colorado e il Montana. Dal 2002 la Comunità ha lanciato il movimento mondiale delle “Città per la vita, Città contro la pena di morte”. Il Colosseo illuminato in maniera eccezionale – in collaborazione con l’Acea - è diventato il simbolo della campagna Internazionale per una giustizia capace di rispettare la vita e la dignità umana. (A.L.)

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    Paraguay: i vescovi chiedono perdono per i peccati commessi da pastori e fedeli

    ◊   Dopo l’ammissione da parte del presidente del Paraguay, Fernando Lugo, della paternità di un figlio di due anni, avuto quando ancora era vescovo emerito di San Pedro, il Comitato permanente dell’episcopato paraguaiano in una breve dichiarazione chiede “perdono per i peccati commessi dai membri della Chiesa, sia pastori sia fedeli”. I presuli aggiungono di voler rinnovare in un’ora come questa “l’impegno, assunto nell'ordinazione episcopale” e chiedono “a tutti i sacerdoti di mettere in pratica le promesse recentemente confermate durante la Messa crismale”. “Come Chiesa imploriamo dallo Spirito Santo la grazia di una purificazione profonda”. “Ci rivolgiamo a tutti i fedeli cattolici e alle persone di buona volontà - prosegue il comunicato - per chiedere loro di pregare per noi e per restare fedeli alla nostra missione sacerdotale ed episcopale”. “Al tempo stesso – aggiungono i vescovi - chiediamo preghiere per tutta la nostra Chiesa cattolica in Paraguay affinché il senso di appartenenza ad essa, di tutti i fedeli, si fondi sempre di più nel Signore Risorto, nella sua Vita, nelle sue Parole e nella sua Opera”. “Ci uniamo alla Madre del Signore Gesù, la Santissima Vergine Maria, - conclude il comunicato - nel suo umile desiderio di realizzare nelle nostre vite, con fede e convinzione, ciò che lui ci dice; per seguire le sue orme come suoi discepoli e missionari, con speranza rinnovata”. Nel 2005 Giovanni Paolo II aveva accettato la rinuncia di Fernando Lugo al governo pastorale della diocesi di San Pedro. Un anno dopo, Lugo aveva chiesto la perdita dello stato clericale. Nel mese di gennaio del 2008 la Congregazione per i vescovi ha emesso un decreto che lo sospendeva a divinis. Nel luglio del 2008 risale infine la perdita dello stato clericale. (A cura di Luis Badilla)

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    Brasile: marcia dei giovani contro la violenza

    ◊   La Pastorale Giovanile del Brasile (PJB) ha invitato tutta la gioventù brasiliana a partecipare alla “Settimana della Cittadinanza 2009”, iniziata ieri e che si concluderà martedì 21, sul tema “Gioventù e Criminalità”, con lo slogan “Gioventù in marcia contro la violenza”. Come ha spiegato la PJB ripresa dall'agenzia Fides, l’obiettivo dell’incontro è mostrare i diversi fattori che contribuiscono alla diffusione della criminalità tra la gioventù, aprendo una discussione in tal senso e favorendo azioni concrete per la costruzione di un Paese più giusto. “La gioventù brasiliana è organizzata in numerosi gruppi, nelle comunità, nelle scuole, nella campagna, nelle periferie. Con questa Settimana si vuole promuovere la realizzazione di una grande marcia in favore della vita” ha spiegato l’assessore nazionale della Gioventù della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, padre Gisley Azevêdo. La gioventù brasiliana è sottomessa e soffre quotidianamente le conseguenze della criminalità, pertanto è responsabilità di tutti fare il possibile affinché ciò non accada più. La direzione della PJB ha spiegato che con questo incontro la gioventù cerca di essere la voce del popolo nero che chiede uguaglianza razziale, del popolo indigeno che chiede una giusta demarcazione dei terreni, dei piccoli agricoltori che chiedono una riforma agraria, degli abitanti delle città che chiedono una riforma urbana e di tutto il popolo oppresso. (R.P.)

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    I vescovi della Colombia: la politica è ricerca del bene comune

    ◊   La Chiesa cattolica si occupa della politica intesa come ricerca del bene comune delle persone e non come sostegno ai singoli programmi e partiti: è quanto afferma il presidente della Conferenza episcopale della Colombia (CEC), mons. Rubén Salazar Gómez. In alcune dichiarazioni rilasciate ai media locali, il presule ha ribadito che la Chiesa “ha il diritto ed il dovere di intervenire” in politica, in quanto essa viene intesa come conseguimento del benessere di tutta la popolazione, mentre “commetterebbe un grave errore” se intervenisse in politica sostenendo programmi e candidati specifici. “La preoccupazione della Chiesa in campo politico – ha aggiunto Salazar Gómez – si riferisce a ciò che conviene al Paese riguardo alle persone”. Centrale, quindi, l’appello a “non personalizzare il dibattito politico”. Il presidente della CEC ha poi sottolineato che coloro criticano le istituzioni ecclesiastiche per i loro pronunciamenti sulle questioni politiche, sono in errore: “È chiaro che noi dobbiamo consigliare – ha spiegato il presule – La Chiesa è la luce del mondo e il sale della terra. Noi mostriamo soltanto la strada, è questo il nostro compito”. (I.P.)

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    Messico: Giornata della Chiesa diocesana a Tuxtla

    ◊   Il prossimo 18 aprile l’arcidiocesi di Tuxtla celebra la Giornata della Chiesa, un momento di azione di grazie con l’obiettivo di apprezzare il tesoro della fede cattolica, riuniti come prova di unità attorno ai vescovi. Al fine di prepararsi all’evento - riferisce l'agenzia Fides - in ciascuna parrocchia verranno organizzati momenti di preghiera. A livello diocesano, inoltre, dal 13 al 18 aprile si sta svolgendo la Settimana della Cristianità arcidiocesana, che prevede diverse iniziative. Tra gli eventi in agenda, un Festival giovanile di musica cattolica, l’esposizione delle diverse attività ed iniziative realizzate dalla Pastorale fondamentale, dalla Pastorale vocazionale, dalla vita consacrata e dalla Commissione laici, famiglie e giovani. La Giornata della Chiesa diocesana sarà introdotta da una grande Processione che partirà da quattro diversi punti della città. Alle 17 è prevista la conferenza su “La ricchezza dell’essere cristiano cattolico”. A seguire, dalle 18, si celebrerà un’Ora di Azione di Grazie per la presenza della cattolicità nella diocesi di Tuxtla. L’atto si concluderà con una Messa solenne alle ore 19, durante la quale sarà avviata in diocesi la Missione Continentale, si promulgherà il Piano diocesano di pastorale e si annuncerà la festa in onore del santo patrono, San Marco. (R.P.)

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    Polonia: inaugurato l’Apostolato della Preghiera per le Vocazioni

    ◊   Lo scorso Giovedì Santo, 9 aprile, l’arcivescovo metropolita di Czestochowa, mons. Stanislaw Nowak, ha ufficialmente inaugurato la Pastorale per le vocazioni dell’arcidiocesi di Czestochowa. “Dobbiamo pregare per le vocazioni sacerdotali e religiose nella nostra arcidiocesi. Dobbiamo tutti prenderci cura delle vocazioni” ha detto l’arcivescovo ai sacerdoti presenti nella cattedrale della Sacra Famiglia di Nazaret a Czestochowa per la Messa Crismale. Nel giorno del Giovedì Santo, in cui la Chiesa ha commemorato l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale, l’arcivescovo ha dato inizio in forma ufficiale all’Apostolato della Preghiera per le Vocazioni presso il seminario maggiore dell’arcidiocesi di Czestochowa e all’Associazione degli amici del seminario maggiore. All’Apostolato possono partecipare sacerdoti, religiosi, religiose e famiglie dell’arcidiocesi. L’iniziativa dell’Apostolato di Preghiera per le Vocazioni è sostenuta anche dal settimanale cattolico Niedziela. “Con il nostro Apostolato vogliamo chiedere a tutti i fedeli di pregare per le vocazioni e per il nostro Seminario Maggiore - spiega a Fides don Andrzej Przybylski, rettore del seminario maggiore -. Con la nostra iniziativa vogliamo creare ‘Il Seminario nella diaspora’, cioè essere ogni giorno vicini ai giovani che sentono la vocazione. ‘Il Seminario in diaspora’ rappresenta anche la preghiera delle famiglie per le vocazioni e la presenza dei seminaristi fra i giovani”. (R.P.)

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    Iniziative della Caritas romana in favore dei bambini soldato di Goma

    ◊   Si svolgerà domenica 19 aprile a Roma la quinta edizione della “Festa per la Pace” organizzata dal settore “educazione alla pace e alla mondialità” della Caritas diocesana di Roma a favore della smobilitazione dei "bambini soldato" nella Repubblica Democratica del Congo. La festa, dal titolo “Goma: segnali di pace”, conclude le iniziative della campagna di solidarietà “Lasciateci in pace! Siamo bambini!” La manifestazione - riferisce il Sir - si svolgerà presso l’Alpheus (Via del Commercio 36) con inizio alle 19.30. Sono previsti iniziative rivolte ai bambini, musica dal vivo e la testimonianza del direttore della Caritas di Goma. “La Caritas di Roma è al fianco della popolazione abruzzese - ha detto il direttore della Caritas romana mons. Guerino Di Tora - e continua a seguire con lo stesso impegno i progetti solidali portati avanti con la Caritas di Goma, in particolare in favore dei bambini ex soldato”. Dal 2004 la Caritas di Goma ha promosso un progetto per favorire la smobilitazione ed il reinserimento sociale dei bambini soldato tramite la creazione di Centri di transito ed orientamento. Dal 2004 al 2008 sono stati accolti e curati oltre 3 mila bambini soldato. Oltre 2.500 bambini sono stati reinseriti nelle famiglie e circa 1.200 nel sistema scolastico. (A.L.)

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    I giovani francesi delle cappellanie cattoliche partecipano alla regata “Edhec”

    ◊   Anche i giovani delle cappellanie cattoliche parteciperanno quest’anno con tre equipaggi alla regata “Edhec”. La regata partirà sabato 18 aprile da La Rochelle coinvolgendo 3 mila giovani di più di 10 nazionalità e 160 imbarcazioni. La manifestazione si svolge ogni anno ma la novità di quest’anno è la partecipazione in gara di tre equipaggi formati ciascuno da 8 studenti delle cappellanie cattoliche di Francia. Un equipaggio è composto da sole donne e sarà guidato da suor Nathalie Becquart del Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e degli studenti. Anche le altre due imbarcazioni (composte da equipaggi misti) sono guidati da skipper che provengono dalle cappellanie. L’iniziativa sostenuta dal Servizio giovanile nazionale della Conferenza episcopale francese ha scelto per slogan un passo del Vangelo di Luca: “Prendi il largo” per sottolineare – si legge in un comunicato ripreso dal Sir – che “audacia, coraggio, perseveranza, solidarietà e fraternità sono valori comuni all’esperienza di mare e di vita cristiana”. A terra, nel Villaggio della Regata, sono coinvolti una ventina di giovani per l’animazione di uno stand dove verranno proposti momenti di preghiera e riflessione ed un’esposizione di foto dal titolo “La Bibbia e il Mare”. (A.L.)

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    Da domenica a Roma i “40 concerti nel giorno del Signore”

    ◊   Johann Sebastian Bach, Felice Anerio, Antonio Vivaldi ma soprattutto antiche laude italiane. È il programma che andrà in scena nella chiesa di San Nicola in Carcere domenica prossima per i “40 concerti nel giorno del Signore”, la rassegna di musica sacra ideata dalla diocesi di Roma. Protagoniste dell’appuntamento le laude del XIII secolo, le uniche con notazioni musicali giunte fino a noi e raccolte nel manoscritto del Laudario di Cortona, la più antica collezione conosciuta di musica italiana in lingua volgare. Il 26 aprile a Santo Spirito in Sassia sarà possibile ascoltare l’organico more antiquo dello Speculum Ensemble, con Anna Maria Morini al flauto ed Enzo Porta al violino, per un programma che passa in rassegna i diversi modi di gettare lo sguardo sull’anima. Il 10 maggio – rende noto la rivista diocesana RomaSette - è in programma a San Marcello al Corso la “Sonata rappresentativa in Mi minore per violino” del compositore boemo Heinrich Von Biber. Il concerto del 31 maggio, a San Giovanni in Laterano, chiuderà la rassegna: mons. Marco Frisina, con il Coro della diocesi e l’orchestra Nova Ars, porterà in basilica l’oratorio sacro “Al Signore della bellezza”, ispirato al Beato Angelico, al secolo Guido di Pietro, pittore e religioso italiano beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel 1984. (A.L.)

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    Partita di beneficenza il 20 aprile a Vicenza: in campo frati e sacerdoti

    ◊   Un triangolare di calcio di beneficenza, il cui ricavato sarà devoluto al Fondo straordinario di solidarietà istituito dalla Caritas Diocesana. È l’iniziativa “Vicenza regala un sorriso”, organizzata in occasione delle celebrazioni del ventennale di Koinè, la rassegna di arte sacra e arredi liturgici alla Fiera di Vicenza dal 18 al 21 aprile. Allo Stadio Menti lunedì 20 aprile alle 20 scenderanno in campo protagonisti d’eccezione del mondo cattolico: tra questi la Seleçao internazionale dei sacerdoti, capitanata da Don Mazzi e dal mister Moreno Buccianti, e i frati del messaggero di Sant’Antonio di Padova. L’intero ricavato sarà devoluto al Fondo di solidarietà istituito lo scorso 16 febbraio dal vescovo di Vicenza, mons. Cesare Nosiglia, per chi perde il lavoro. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    L’inviato Usa a Tel Aviv per rimettere in moto i negoziati di pace israelo-palestinesi

    ◊   Arriverà in serata a Tel Aviv George Mitchell, emissario del presidente degli Stati Uniti, Obama, che cercherà di rilanciare i negoziati fra Israele e Anp per un’intesa di pace basata sulla formula “due Stati per due popoli”. Per Mitchell, si tratta della prima visita in Israele da quando si è insediato il governo di Netanyahu (Likud). Oltre al premier, Mitchell incontrerà separatamente anche il ministro della Difesa (il laburista Ehud Barak) e il ministro degli Esteri (Avigdor Lieberman, Israel Beitenu). In Israele, l'inviato americano vedrà infine la leader dell’opposizione parlamentare (Tzipi Livni, Kadima) e proseguirà venerdì per Ramallah (Cisgiordania) dove è atteso dal presidente dell'Anp, Abu Mazen, e dal suo premier Salam Fayad.

    Iran e questione nucleare
    L'Iran sta preparando “un nuovo pacchetto” di proposte per risolvere non solo il braccio di ferro sul nucleare, ma “i problemi globali” del mondo in un'ottica di “pace e giustizia”. Lo ha detto oggi il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, dopo che l'8 aprile il gruppo dei Paesi '5+1' ha proposto a Teheran di riprendere le trattative sul nucleare. Il gruppo dei 5+1 è formato dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, cioè Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, più la Germania. Il presidente iraniano ha anche ammonito i Paesi occidentali ad abbandonare i loro toni “arroganti”. Due giorni fa, il capo negoziatore iraniano sul nucleare, Said Jalili, ha detto che il suo Paese “accoglie favorevolmente” la proposta di riprendere i negoziati avanzata dal gruppo dei 5+1, con l'impegno degli Stati Uniti a partecipare direttamente ai colloqui. Jalili ha comunicato la risposta positiva dell'Iran al responsabile della politica estera comune della Ue, Javier Solana, che tiene i contatti con Teheran a nome dei 5+1.

    Somalia - pirateria
    Continuano senza sosta gli attacchi dei pirati della costa della Somalia, che questa notte hanno avvicinato un cargo americano, riuscito a sfuggire ad un tentativo di arrembaggio grazie all’arrivo della marina americana. I pirati avevano attaccato il Liberty Sun, mercantile della Liberty Maritime Corporation di New York, a colpi di mitra e bazooka, ma l’immediato rifugio in sala macchine dell’equipaggio ed il conseguente arrivo della Marina americana hanno fatto sì che la nave riuscisse ad evitare l’arrembaggio. Gli Usa sarebbero pronti ad una operazione di terra per debellare il fenomeno. Nelle mani dei pirati ci sarebbero 300 marinai. Intanto, sono stati portati in Francia e messi in custodia cautelare i tre pirati somali arrestati nell'incursione militare che, venerdì scorso, aveva portato alla liberazione di quattro ostaggi sequestrati su uno yacht francese nel golfo di Aden, ma anche alla morte dello skipper dell'imbarcazione a vela.

    Moldova
    La Romania sollecita un'inchiesta europea sulle “rappresaglie” contro gli oppositori del regime comunista nella Moldova. Lo ha dichiarato il presidente romeno, Traian Basescu, in un discorso davanti al parlamento, definendo “inaccettabili” le accuse del presidente comunista moldavo, Vladimir Voronin, secondo cui Bucarest ha guidato da dietro le quinte le proteste di Chisinau. “Le rappresaglie, le violazioni dei diritti dell'uomo e della libertà di espressione, l'espulsione di giornalisti e le accuse contro lo Stato romeno obbligano la Romania a chiedere un'inchiesta europea sulle responsabilità per le repressioni negli ultimi giorni”, ha detto Basescu. “Non è la Romania responsabile del fallimento nella democratizzazione della Moldova, ma il regime di Chisinau, che sta dirigendo il Paese indietro, verso il passato comunista sovietico”, ha concluso Basescu, ribadendo che Bucarest continuerà a sostenere “il desiderio di democratizzazione dei moldavi”. Ricordando che la Romania fu il primo Stato ad aver riconosciuto l'indipendenza della Moldova nel 1991, Basescu ha rilevato che Bucarest “non vuole rivendicare un territorio perduto nel passato”.

    La Corea del Nord
    Pyongyang ha risposto alla condanna Onu per il test missilistico dello scorso 5 aprile espellendo gli osservatori dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica dalla centrale nucleare di Yongbyon, e annunciando anche la riattivazione della struttura stessa. Il Giappone invita la Corea del Nord a tornare al tavolo dei negoziati a sei e a riprendere i colloqui sul processo di denuclearizzazione della penisola coreana, così come tutta la comunità internazionale. Giancarlo La Vella ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente dall’Estremo Oriente per il quotidiano La Stampa, il perché di questa chiusura da parte della Corea del Nord:

    R. - Perché c’è la diffidenza profonda di Pyongyang verso tutti. In secondo luogo, Pyongyang aveva scelto proprio questi mesi per fare questo esperimento perché sapeva chiaramente di avere davanti sei mesi di buon tempo per affrontare delle trattative. Infatti, in questi sei mesi la Corea del Nord può fare a meno degli aiuti cinesi per quanto riguarda l’olio pesante ed anche il grano, visto che tra poco ci sarà il raccolto. Io non credo si tratti di una volontà di andare alla guerra, ma semplicemente di una tattica di trattativa. Credo che alla fine il problema sia sempre lo stesso, cioè che la Corea del Nord vuole più aiuti pagando politicamente il meno possibile.

     
    D. - La questione nordcoreana, nell’ambito di tutta la regione estremorientale, può costituire motivo di destabilizzazione?

     
    R. - Questa è la speranza della Corea del Nord: cerca di usare questo suo potenziale militare come minaccia e arma di ricatto per poi ottenere dei vantaggi economici.

     
    D. - Perché tornare su questo atteggiamento con la presidenza Obama che, a livello internazionale, sembra completamente diversa dall’amministrazione Bush?

     
    R. - Perché sostanzialmente la Corea del Nord sembra pensare che con questo atteggiamento duro possa indurre l’America a concessioni maggiori e a posizioni più morbide. Certo che se tra tre mesi non si è trovata una soluzione, la situazione potrebbe diventare di nuovo tesa.

     
    Mumbai
    Ricusazione del proprio avvocato da parte dell’imputato: è questo il motivo per cui il processo all’unico superstite del commando integralista islamico, responsabile degli attentati del novembre scorso a Mumbai in India, nei quali morirono 174 persone, è stato oggi sospeso. Il terrorista, Mohammed Ajmal Amir Iman, un pakistano di 21 anni, è accusato di strage, atti di guerra, omicidio e tentato omicidio e rischia la condanna a morte. Il difensore d'ufficio dell'imputato, l'avvocatessa Anjali Waghmared, è stata sospesa dalla Corte speciale che giudica l'attentatore per “cattiva condotta professionale” e dunque il processo potrà riprendere solo quando sarà incaricato un altro avvocato.

    Haiti
    Una ventina di Paesi e di istituzioni internazionali, riuniti ieri a Washington, si sono impegnati a stanziare un totale di 324 milioni di dollari di aiuti per Haiti. Lo ha annunciato la Banca interamericana per lo sviluppo (BID). Haiti riceverà 57 milioni di dollari da parte degli Stati Uniti e 20 milioni dalla Banca mondiale. L’obiettivo è risollevare l’economia del Paese caraibico, sconvolta dai quattro uragani consecutivi del 2008, e rafforzare i programmi di lotta contro il traffico di droga. La richiesta d’aiuto del Paese più povero delle Americhe è giunta dalla premier, Michele Duvivier Pierre-Louis. Sentiamo Elena Molinari:

    “Stiamo camminando su un terreno molto friabile”, ha detto la premier alla Conferenza dei donatori per Haiti: se non agiamo subito le conseguenze saranno catastrofiche. Quindi, la premier ha presentato ai Paesi donatori il piano del suo governo che mira a creare 150 mila lavori in due anni. Haiti è il Paese più bisognoso dell’emisfero occidentale, preoccupa che a una situazione elevata di disoccupazione si andranno ad aggiungere nei prossimi cinque anni un milione di giovani che busseranno al mercato del lavoro. Agli aiuti che spera di ricevere nei prossimi mesi, Haiti conta di aggiungere anche il miliardo di dollari in debiti che le agenzie internazionali dovrebbero cancellare al Paese quest’anno. Gli Stati Uniti hanno già promesso che stanzieranno 57 milioni di dollari a favore del paese caraibico, per aiutarlo a risollevare la sua economia sconvolta da quattro uragani consecutivi, lo ha annunciato lo stesso segretario di Stato, Hillary Clinton, che sarà ad Haiti a fine settimana.

     
    Thailandia
    Dopo il mandato di arresto emesso nei confronti dell’ ex premier, Thaksin Shinawatra, che dal suo esilio volontario a Dubai aveva incitato i suoi sostenitori alla rivolta, le autorità thailandesi hanno annullato oggi il passaporto dell'ex primo ministro, fuggito dal Paese per il suo coinvolgimento nella protesta antigovernativa a Bangkok. Shinawatra, 59 anni, magnate dei media, ha governato la Thailandia dal 2001 al 2006, quando venne rovesciato dai militari sostenitori della monarchia. Lasciò il Paese per sfuggire ad una condanna a due anni di prigione per corruzione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 105

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