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Sommario del 12/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • La risurrezione del Signore non è una favola, ma un evento unico e irripetibile, è la speranza che illumina le zone buie del mondo: così Benedetto XVI il giorno di Pasqua, nel messaggio "Urbi et Orbi"
  • Nella Veglia pasquale, il Papa sottolinea il disorientamento dell’uomo contemporaneo e la salvezza offerta dall’amore di Dio
  • Oggi in Primo Piano

  • Tra le macerie del terremoto in Abruzzo irrompe la speranza della Pasqua
  • Pellegrini di tutto il mondo alla Messa pasquale nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme
  • La Pasqua tra i cristiani nell'Iraq ferito dal sanguinoso conflitto
  • La Pasqua in India, al di là della paura di violenze anticristiane
  • Il messaggio salvifico della Pasqua nel continente africano
  • La luce della risurrezione per la ripresa economica in America Latina
  • Chiesa e Società

  • Guinea-Bissau. Dalle missioni “una Pasqua per costruire ponti”
  • Kenya. Ong denunciano malnutrizione: a rischio oltre 4.500 bambini
  • Hong Kong. Lettera d’addio ai fedeli del cardinale Joseph Zen
  • Iraq. Grazie a una mostra le armi diventano simboli di pace
  • Il 19 aprile si celebra in Messico la Giornata del Bambino missionario 2009
  • A Roma, la 56esima Assemblea nazionale dell’Unione superiore maggiori d’Italia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Proclamato lo stato di emergenza in Thailandia: esercito in strada e primo ministro in fuga
  • Il Papa e la Santa Sede



    La risurrezione del Signore non è una favola, ma un evento unico e irripetibile, è la speranza che illumina le zone buie del mondo: così Benedetto XVI il giorno di Pasqua, nel messaggio "Urbi et Orbi"

    ◊   “La risurrezione del Signore è la nostra speranza”, che “illumina le zone buie del mondo in cui viviamo”: così Benedetto XVI il giorno di Pasqua, nel messaggio Urbi et Orbi, pronunciato dalla loggia centrale della Basilica vaticana, dopo aver celebrato la Santa Messa sul sagrato di San Pietro, davanti una folla di oltre centomila fedeli, che fin dalla prime ore del mattino si erano radunati nella piazza addobbata per l’occasione da splendide composizioni floreali, offerte dall’Olanda. Non disperiamo dunque davanti alla morte, ha detto il Papa rivolto ai fratelli e alle sorelle di Roma e del mondo intero, ricordando che Cristo ha estirpato la radice del male ma ha bisogno in ogni tempo di uomini e donne capaci di usare le sue stesse armi. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Che cosa c’è dopo la morte?” “Una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa”, ha esordito il Papa nel suo Messaggio Urbi et Orbi. Un’“enigma” che trova risposta proprio nella Pasqua, dove “la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. Una certezza che non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede”:

     
    "Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna".

     
    “La Pasqua non segna semplicemente un momento della storia – ha spiegato il Santo Padre – ma l’avvio di una nuova condizione”. “La resurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo" "Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile”, che giunge ad illuminare – ha osservato Benedetto XVI – “le zone buie del mondo in cui viviamo”.

     
    “Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell’esistenza umana".
     Dunque “se Cristo non fosse risorto, il ‘vuoto’ sarebbe destinato ad avere il sopravvento”.

     
    “Una novità che cambia l’esistenza”, come è accaduto – ha ricordato il Papa in questo Anno Paolino - all’apostolo delle Genti, il cui insegnamento ed esempio debbono incoraggiarci a fidarci di Cristo, perché “il senso del nulla che tende ad intossicare l’umanità è stato sopraffatto dalla luce e dalla speranza” della risurrezione”.

     
    Ma “se è vero che la morte non ha più potere sull’uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora troppo segni del suo vecchio dominio”.

     
    “Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore".
     Questo è stato il messaggio – ha ricordato Benedetto XVI – portato a tutto il continente africano nel recente viaggio apostolico in Camerun ed Angola.

     
    "L’Africa, infatti, soffre in modo smisurato per i crudeli e interminabili conflitti – spesso dimenticati – che lacerano e insanguinano diverse sue Nazioni e per il numero crescente di suoi figli e figlie che finiscono preda della fame, della povertà, della malattia".

     
    E lo stesso messaggio il Papa ripeterà fra qualche settimana “con forza in Terrasanta”, dove “la difficile ma indispensabile riconciliazione, - ha osservato - che è premessa per un futuro di sicurezza comune e di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composizione del conflitto israelo-palestinese”.

     
    Dalla Terrasanta, lo sguardo del Papa si allargherà ai Paesi limitrofi, al Medio Oriente, e al mondo intero.

     
    “In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all’incertezza del domani, è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza. Nessuno si tiri indietro in questa pacifica battaglia iniziata dalla Pasqua di Cristo”.

     
    Il pensiero del Santo Padre è andato poi ai cristiani che “soffrono persecuzioni a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace”, invocando per tutti “la speranza capace di suscitare il coraggio del bene e anche soprattutto quando costa”.

     
    Nella Messa pasquale, aperta con l’antico Rito del Resurrexit, Benedetto XVI riferendosi all’antica tradizione pasquale ebraica, portata a compimento e trasformata da Cristo “nella ‘sua’ Pasqua”, ha raccomandato che tutti noi “possiamo e dobbiamo essere ‘pasta nuova’ ‘azzimi’, liberati da ogni residuo del vecchio fermento del peccato:niente più malizia e perversità nel nostro cuore”.

     
    Negli auguri finali in ben 63 lingue, il primo indirizzo in italiano è andato a quanti “soffrono a causa del terremoto” che ha colpito l’Abruzzo.

     
    "Il Cristo risuscitato guidi tutti su sentieri di giustizia, di solidarietà e di pace e ispiri a ciascuno la saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un futuro aperto alla speranza".
     A chiudere gli auguri in latino, prima della Benedizione Urbi et Orbi.

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    Nella Veglia pasquale, il Papa sottolinea il disorientamento dell’uomo contemporaneo e la salvezza offerta dall’amore di Dio

    ◊   Cristo Risorto è la Luce del mondo: così il Papa, ieri sera, durante la Veglia Pasquale celebrata nella Basilica Vaticana. Nella sua omelia, Benedetto XVI si è soffermato sui tre simboli propri della Notte Santa, ovvero la luce, l’acqua ed il canto. Centrale, poi, il riferimento al disorientamento dell’uomo contemporaneo ed alla storia della Chiesa, salvata sempre – ha detto – dall’amore del Signore. Durante la Veglia, il Papa ha amministrato i sacramenti del Battesimo e della Cresima a cinque adulti: tre italiani, una cinese ed una statunitense. Il servizio di Isabella Piro:

    (canto: Exsultet)

     
    “Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto”: la melodia gregoriana dell’Exsultet ha pervaso di gioia, ieri sera, la Basilica Vaticana. Tantissimi i fedeli presenti, ognuno con la propria candela, a punteggiare le navate di San Pietro di luce, quella luce che squarcia l’oscurità della morte ed annuncia al mondo che Cristo è risorto. Ma cos’è la risurrezione? Per l’uomo di oggi, ha detto il Papa nella sua omelia, essa sembra “in qualche misura incompresa, una cosa del passato”. Ecco, allora, che la simbologia viene in nostro aiuto e ci indica il significato della Pasqua attraverso tre simboli: la luce, l’acqua ed il canto.

     
    La risurrezione di Gesù è un’eruzione di luce. La morte è superata, il sepolcro spalancato. Il Risorto stesso è Luce, la Luce del mondo. Con la risurrezione il giorno di Dio entra nelle notti della storia. A partire dalla risurrezione, la luce di Dio si diffonde nel mondo e nella storia. Si fa giorno.

     
    “La Parola di Dio – ha aggiunto Benedetto XVI – è la vera Luce di cui l’uomo ha bisogno”, perché “Cristo è la grande Luce dalla quale proviene ogni vita”, ci “indica la strada”. Ed è in Lui che “verità e amore vanno insieme”:

     
    Il cero pasquale arde e con ciò si consuma: croce e risurrezione sono inseparabili. Dalla croce, dall’autodonazione del Figlio nasce la luce, viene la vera luminosità nel mondo.

     
    Poi, il Santo Padre si è soffermato sul passo evangelico di Marco in cui Gesù sentì compassione per la gente che “in mezzo alle correnti contrastanti” di quel tempo non sapeva dove rivolgersi e “aspettava da Lui un orientamento”. Una situazione che si verifica anche oggi:

     
    Quanta compassione Egli deve sentire anche del nostro tempo – a causa di tutti i grandi discorsi dietro i quali si nasconde in realtà un grande disorientamento. Dove dobbiamo andare? Quali sono i valori, secondo cui possiamo regolarci? I valori secondo cui possiamo educare i giovani, senza dare loro delle norme che forse non resisteranno o esigere delle cose che forse non devono essere loro imposte? Egli è la Luce.

     
    Per questo, ha ribadito il Papa, “in mezzo ad una generazione tortuosa e stravolta, i cristiani dovrebbero risplendere come astri nel mondo”. Quindi, Benedetto XVI è passato a spiegare la simbologia dell’acqua. Nella Sacra Scrittura, ha detto, essa si presenta con due significati opposti: il mare, “antagonista della vita sulla terra”, e la “sorgente fresca che dona la vita”. “Senz’acqua non c’è vita”, ha ribadito il Papa, e Gesù è “quell’acqua che dona la vita che non s’esaurisce mai”:

     
    Nel Battesimo il Signore fa di noi non solo persone di luce, ma anche sorgenti dalle quali scaturisce acqua viva. Noi tutti conosciamo persone simili che ci lasciano in qualche modo rinfrescati e rinnovati; persone che sono come una fonte di fresca acqua sorgiva. Non dobbiamo necessariamente pensare ai grandi come Agostino, Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, Madre Teresa di Calcutta e così via, persone attraverso le quali veramente fiumi di acqua viva sono entrati nella storia. Grazie a Dio, le troviamo continuamente anche nel nostro quotidiano: persone che sono una sorgente. Certo, conosciamo anche il contrario: persone dalle quali promana un’atmosfera come da uno stagno con acqua stantia o addirittura avvelenata.

     
    La preghiera da innalzare al Signore, allora, ha continuato il Papa, è quella di “poter essere sempre sorgenti di acqua pura, fresca, zampillante dalla fonte della sua verità e del suo amore”. Infine, il Santo Padre si è soffermato sul simbolo del canto, il canto nuovo dell’Alleluia. L’Apocalisse, ha detto, rappresenta la Chiesa come in equilibrio su un mare di cristallo misto a fuoco, dal quale però viene intonato “il canto di lode dei giusti”:

     
    Mentre, tutto sommato, dovrebbe affondare, la Chiesa canta il canto di ringraziamento dei salvati. Essa sta sulle acque di morte della storia e tuttavia è già risorta. Cantando essa si aggrappa alla mano del Signore, che la tiene al di sopra delle acque. Ed essa sa che con ciò è sollevata fuori dalla forza di gravità della morte e del male – una forza dalla quale altrimenti non ci sarebbe via di scampo – sollevata e attirata dentro la nuova forza di gravità di Dio, della verità e dell’amore.
     
    La forza gravitazionale dell’amore e della vita di Cristo Risorto, ha ribadito il Papa, vincono l’odio e la morte. Ed è per questo, ha concluso, che la Chiesa di tutti i tempi dà sempre l’impressione di affondare e “sempre è già salvata”, sorretta dalla “mano salvifica del Signore”.

     (canto: Regina Coeli)

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    Oggi in Primo Piano



    Tra le macerie del terremoto in Abruzzo irrompe la speranza della Pasqua

    ◊   Tra le macerie dell’Abruzzo irrompe la speranza della Pasqua. Altari di fortuna e piccole cappelle per le Messe sono stati allestiti in tutte le tendopoli della provincia de L’Aquila. Intanto, a sei giorni dal sisma, il bilancio sale a 294 vittime, ma in città non si scava più da ieri. Il servizio di Marco Guerra:

    È una Pasqua di attesa e di speranza per gli oltre ventimila sfollati ospitati nelle tendopoli dell’Aquila e provincia. Il sentimento di rinascita per la festa della resurrezione di Gesù Cristo fa breccia nei circa 60 campi allestiti dalla Protezione civile, dove sono stati predisposti piccoli Altari di fortuna per le Messe pasquali, con il coordinamento della Curia arcivescovile de L'Aquila. Per celebrare l’Eucarestia sono giunte circa diecimila ostie e 32 bottiglie di vino, donate dalla libreria San Paolo e da Teleradiopace Chiavari, l'emittente televisiva diocesana. Il Comune di Roma ha invece donato una tensostruttura adibita a Cappella davanti alla tendopoli di Piazza D’Armi, dove stamani ha officiato la Messa il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Per la prima volta da secoli, l'arcivescovo dell’Aquila non ha celebrato nel Duomo ma nel cortile della Scuola ispettori della Guardia di Finanza. Durante la cerimonia - alla ha presenziato anche il premier Berlusconi - mons. Giuseppe Molinari ha ringraziato i soccorritori. ''Crediamo di poter passare dalla morte alla vita, anche perchè accanto a noi ci sono uomini e donne che hanno portato l'amore'', ha detto il presule nell’omelia. Intanto tra le rovine del capoluogo abruzzese non si scava più, ma il bilancio delle vittime sale comunque 294 morti per il decesso di uno dei feriti gravi ricoverato all’ospedale di Teramo. Sul fronte giudiziario si segnalano i primi passi dell’inchiesta sui crolli. Per ora non si registra nessun indagato ma dalle prime verifiche dei periti risultano gravi anomalie nelle strutture della casa dello studente e dell’ospedale. Novità anche sugli aiuti: quest’anno i contribuenti italiani potranno destinare il cinque per mille della dichiarazione dei redditi all’emergenza del dopo terremoto.

     
    Don Andrea La Regina, dell’Ufficio Solidarietà sociale di Caritas italiana, descrive al microfono di Massimiliano Menichetti, quale significato assuma in un simile dramma la solennità della Pasqua e, in particolare, quale valore rivesta l’onda di solidarietà mostrata in questi giorni ai terremotati:

    R. – Significa aver camminato insieme con queste popolazioni la via della Croce, il Calvario insieme con Cristo e con la sofferenza di queste popolazioni, che hanno avuto perdite umane gravissime, che sono state minate nell’interiorità. La solidarietà mostrata dall’Italia e anche dall’estero e la vicinanza, la prossimità, significa annunciare che Gesù è risorto e che quindi coloro che sono morti partecipano a questa risurrezione. Ma anche coloro che sono scampati hanno la responsabilità, l’impegno - insieme con tutta la comunità - di affidarsi al Cristo morto e risorto e, nella risurrezione, sperare in un riscatto, in una capacità di ricostruire non solo l’habitat naturale umano, ma soprattutto rinascere come comunità: forti, dignitose, capaci di affrontare anche questo grande dramma.

     
    D. - La Pasqua è un giorno di festa. Quali dimensioni può prendere la festa in un luogo così segnato dal dolore?

     
    R. - Come possiamo cantare - diceva il salmo - eventi di gioia, di pace, nella dispersione, nel dramma dell’oggi? E’ ancora possibile, perché l’uomo può sperare in Cristo, perché l’uomo può essere segno di speranza, dono l’uno per l’altro.

     
    D. - In questo giorno di Pasqua, come ha visto la popolazione di questa città così segnata?

     
    R. - Dopo l’ansia, la disperazione, il dover continuamente convivere con lo sciame sismico che mina nell’interiorità le persone, le famiglie, oggi c’è la possibilità di superare tutto questo perché la nostra realtà di fede ci impegna ad essere attenti al fratello che è prossimo a noi.

     
    D. - Don Andrea, lei è in mezzo alla gente. Il Papa ha detto che verrà presto qui. Il significato forte di questo viaggio, secondo lei, qual è?

     
    R. - Quello di una Chiesa che in tutte le sue dimensioni - e quindi anche nella capacità di essere prossima - vuole farsi vicina a tutti, perché spesso il dire le parole non basta: bisogna che ci sia una concretezza di presenza che rincuori queste persone, che temono soprattutto l’oblio che potrebbe insorgere quando non ci saranno più i riflettori accesi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Pellegrini di tutto il mondo alla Messa pasquale nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

    ◊   Le campane hanno suonato, oggi, a Gerusalemme. Un tripudio di gioia questa mattina nella Basilica del Santo Sepolcro dove attorno all’Anastasis, come la chiamano i greci, o “Chiesa della resurrezione”, come la chiamano i cristiani locali, un’assemblea di fedeli e pellegrini provenienti da ogni angolo della terra, ha partecipato alla solenne Messa pontificale di Pasqua. Il servizio è di Sara Fornari:

    Presieduta dal Patriarca latino, mons. Fouad Twal, e celebrata sull’altare posto davanti all’Edicola che custodisce la tomba, la celebrazione ha fatto riecheggiare nella Basilica il canto della resurrezione. L’“Exsultet” e il Vangelo del Risorto erano già stati proclamati ieri durante la Veglia pasquale che nel Santo Sepolcro viene celebrata per motivi di ‘status quo’ - il regolamento dei turni delle comunità in Basilica - già il sabato mattina. E se è vero che nella Basilica cuore di Gerusalemme è sempre Pasqua, l’annuncio della resurrezione e l’Alleluja sono esplosi solo stamane nella loro pienezza, risuonando nei cuori di tanta gente.

     
    Culmine della liturgia pasquale nella Basilica del Risorto è la processione con l’Evangelario, che a conclusione della Messa è stato portato solennemente intorno al Sepolcro vuoto, proclamando in quattro punti diversi della Basilica il Vangelo della Resurrezione, quasi ad indicare la notizia che da qui dev’essere annunciata fino ai confini della terra. Fedeli cattolici e ortodossi hanno poi riempito il sagrato del Santo Sepolcro, in questo giorno dove nella Città santa diverse celebrazioni si intersecano. Già stamattina presto, prima della Messa pontificale, la Basilica aveva accolto il Patriarca greco-ortodosso e quello armeno che celebrano oggi con le loro comunità la Domenica delle Palme. E durante la solenne celebrazione eucaristica dei latini al Santo Sepolcro, altri canti si sono sovrapposti al tripudio pasquale della comunità cattolica di Gerusalemme.

     
    Nell’omelia, il Patriarca ha ricordato lo smarrimento della Maddalena davanti alla morte, un’immagine delle folle di giovani e meno giovani che, oggi come ieri, cercano il Signore e non lo trovano né nella politica, né nell’economia, né nella giustizia internazionale, né nelle Costituzioni dei Paesi che si dicono cristiani moderni. Ma l’inaudito annuncio della Resurrezione – ha continuato il Patriarca – raggiunge noi che nella vita quotidiana siamo tutti, in un modo o nell’altro, toccati dalla sconfitta e che ci confrontiamo quotidianamente con piccole morti. Noi cristiani – ha proseguito mons. Twal – osiamo parlare di Pasqua, di gioia e di vittoria sulla morte anche quando continuiamo a contare centinaia di migliaia di vittime di guerre, malattie e catastrofi naturali in tutto il mondo. Abbiamo il coraggio di credere nella vittoria sul male e sulla morte, mentre quotidianamente immagini di violenza e di guerra ci circondano. Abbiamo il coraggio di credere nella vittoria sul male e sulla morte mentre la Terra Santa è stata appena insanguinata a Gaza.

     
    “Lasciamo che il Signore guardi le nostre ferite”: questa l’esortazione finale di mons. Twal, che ha incoraggiato anche a proclamare l’Alleluja innanzitutto in famiglia, ma poi anche davanti agli uomini, senza vergognarsi di mostrare la nostra fede in Gesù risorto a tutti, con la testimonianza, la gioia e l’amore fraterno.

    La Pasqua è festa di Risurrezione, ma in Terra Santa s’intreccia col dolore e l’ingiustizia. E’ la testimonianza di padre Severino Lubecki, missionario francescano, direttore della “Casa Nova” di Betlemme per i pellegrini, al microfono di Claudia Di Lorenzi:

    R. - Il patriarca precedente, Michel Sabbah, parlava della sofferenza presente in Terra Santa, sia nel popolo palestinese sia tra gli israeliani. La sofferenza è generata da questo conflitto che non riesce a trovare una soluzione, né gente coraggiosa per riconciliarsi. L’ultimo grande conflitto, quello di Gaza, è il segno più evidente che ancora siamo lontani dalla pace, dalla gioia della Resurrezione in Terra Santa. C’è tanta violenza, tanta persecuzione. Ci sono ancora questi due popoli, quello israeliano e quello palestinese, che non riescono a vivere in pace, l’uno accanto all’altro.

     
    D. - Una Croce che irradia forte intorno a sé la Luce del Risorto. Quale speranza sollecita per gli abitanti della Terra Santa?

     
    R. - Non possiamo lasciarci travolgere dalle tenebre, dallo scoraggiamento. Noi speriamo che anche per tutti i luoghi santi arriverà la vera Pasqua di riconciliazione, di un popolo composto da diverse nazionalità, diverse religioni, ma che riesce a camminare insieme e a vivere in pace, gli uni accanto agli altri.

     
    D. - Una speranza che trova alimento in esperienze di dialogo anzitutto fra i singoli, a testimoniare che – scriveva Michel Sabbah, - la “terra promessa”, dove si realizza l’incontro fra Dio e l’uomo, è anzitutto l’uomo stesso, che si lascia abitare da Dio e si apre alla carità e all’accoglienza…

     
    R. - Ci sono tanti piccoli segni di speranza, ci sono molti momenti in cui questi due popoli, soprattutto la gente più semplice, riesce a superare le barriere, le differenze; riesce a vivere insieme. Ci sono tantissime iniziative sia dalla parte israeliana che da quella palestinese, che mirano ad avvicinare questi due popoli. Si cerca di coinvolgere i giovani, di collaborare a livello culturale. Tutto questo ci fa sperare che un giorno ci sarà la pace, che è sempre dono di Dio, anche qui.

     
    D. - Il pellegrinaggio è metafora dell’incontro con Dio: cosa significa per i pellegrini raggiungere i luoghi dove Cristo è vissuto, morto e risorto?

     
    R. - Per capire cosa provano basta vedere il loro sguardo, prima di tutto pieno di commozione, perché con i loro occhi possono vedere, con le loro mani possono toccare quei luoghi che ancora oggi ci ricordano la presenza di Cristo sulla terra, e anche una grandissima gioia. I luoghi santi, Betlemme, Nazareth, Gerusalemme, Cana di Galilea, sono ancora oggi luoghi desiderati più degli altri. Soprattutto in questi ultimi anni vengono molti pellegrini dai Paesi dell’est europeo, e sappiamo quanto sacrificio economico richiede il pellegrinaggio in Terra Santa per loro, e quando arrivano c’è la grandissima gioia di essere tra quei privilegiati che hanno realizzato il sogno di venire in Terra Santa.

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    La Pasqua tra i cristiani nell'Iraq ferito dal saguinoso conflitto

    ◊   In Iraq la minoranza cristiana festeggia la Pasqua tra le violenze e gli attentati che continuano ad insanguinare il Paese. E’ una lunga Via Crucis: la mancanza di sicurezza e la povertà spingono molti ad un esodo forzato. Ascoltiamo mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, intervistato da Claudia Di Lorenzi:

    R. - Soffriamo ogni giorno, e ogni giorno ci basta! Le sofferenze che abbiamo in questi ultimi anni a causa della nostra fede, le presentiamo al Signore come riparazione per le nostre mancanze verso di Lui. E per questo io chiedo anche a tutti i miei confratelli cristiani nel mondo di pregare per noi e di chiedere al Signore di dare la pace a tutto il mondo, e specialmente ai Paesi orientali.
     
    D. – Il mistero della Croce che a Pasqua trova compimento nella resurrezione di Cristo può aiutare i cristiani iracheni a cogliere il volto di Dio dietro le proprie sofferenze?

     
    R. - E’ la croce del Signore che ci dà la forza per sopportare tutto ciò che accade a noi e a tutto il mondo. Noi dobbiamo essere riconoscenti per tutte le grazie che ci ha dato e continua a darci.

     
    D. - Il messaggio di pace della Pasqua invita le Chiese cristiane a superare le divisioni nel percorso verso l’unità…
     
    R. - La Pasqua ci invita ad amarci l’un l’altro, ad essere uniti: siamo figli della Chiesa, siamo figli di Dio, figli di una sola famiglia: della famiglia del Signore. Ci invita ad essere sempre uniti, nella preghiera, nelle nostre suppliche affinché il Padre sia sempre con noi.

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    La Pasqua in India, al di là della paura di violenze anticristiane

    ◊   In India, dopo le violenze anti-cristiane, in particolare in Orissa, la comunità ecclesiale si è radunata con gioia per celebrare la Pasqua, ricevendo anche la solidarietà di molti indù. Mons. Felix Machado, arcivescovo di Nashik, lo racconta nell’intervista a Claudia Di Lorenzi:

    R. – Nelle zone più a rischio, la situazione è migliorata, e continuiamo a vivere come se tutto fosse normale, perché non dobbiamo vivere sempre nella paura. Devo dire una cosa, che le persone di altre religioni, soprattutto gli indù, sono molto attenti a quello che noi viviamo, perché la maggioranza degli indù ama Gesù e soprattutto ama Gesù sulla croce, nella sua sofferenza. Non trovano nessun altro come Gesù, come Figlio di Dio, che viene a solidarizzare con l’umanità sofferente. Alcuni indù sono venuti ad incontrarmi e hanno fatto davvero uno sforzo per venire, essendo una giornata di vacanza per tutti in India, non solo per i cristiani, e questo perché la maggioranza degli indù vive questa solidarietà nei nostri confronti.
     
    D. – In quale clima è vissuta dunque la Pasqua?
     
    R. - I cristiani in India sono in maggioranza i poveri, i semplici. Io ho vissuto il Venerdì Santo con questi miei fedeli e per tutta la giornata sono stati in chiesa. E questo è incredibile. Vengono da lontano e noi gli serviamo anche qualcosa da mangiare. E così viviamo questi giorni intensamente nella preghiera. I giorni sono concentrati sui misteri cristiani, soprattutto sul mistero della croce del Venerdì Santo. Vivere questi giorni intensamente nella preghiera è già un segno di speranza, che il mondo non finisce con la morte, non finisce con la violenza, non finisce con l’odio, ma c’è la grande speranza del Signore risorto che ha vinto la morte. Allora, per questo, i cristiani danno testimonianza a questa speranza.
     D. - Dopo gli attentati terroristici di Mumbai, e ad una settimana dalle elezioni politiche nel Paese, la Pasqua in India è anche speranza di pacificazione e la testimonianza dei cristiani individua percorsi fruttuosi per l’intera società…
     R. - I cristiani prestano un’attenzione seria a quello che sta succedendo, per esempio durante le elezioni. Altri fanno una propaganda superficiale, ma i vescovi, i pastori della Chiesa, noi siamo impegnati a far vedere alla gente che non facciamo le cose solo per oggi e domani, ma facciamo le cose con un senso di eternità. Questa serietà dei cristiani è presa sul serio dagli altri. Per esempio, quando ci sono le elezioni, la prima cosa che noi facciamo è far sì che tutti i nostri cristiani preghino affinché sia protetta la Costituzione indiana, che rispetta la libertà religiosa, che tratta tutti gli indiani come fratelli e sorelle. Allora, questi valori cristiani vengono imitati dagli altri. Quindi, la speranza che danno i cristiani con la Risurrezione di Gesù non rimane solo limitata alla Chiesa, ma si diffonde al di là della Chiesa.

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    Il messaggio salvifico della Pasqua nel continente africano

    ◊   In Africa il messaggio salvifico della Pasqua incoraggia a proseguire lungo il percorso tracciato da Benedetto XVI, che nel suo recente viaggio apostolico ha esortato gli africani a farsi popolo della speranza, contro la corruzione, i conflitti tribali, le ingiustizie e le divisioni spesso alimentate da interessi internazionali. Claudia di Lorenzi ha raggiunto telefonicamente Padre Luigi Morel, missionario dei Padri Bianchi a Nairobi, in Kenya:

    R. – Il Papa ha messo l’accento su qualcosa di molto bello. Diversi anni ho passato in Africa, qui in Kenya solo due anni, sono stato in Uganda, in Mozambico, in terra di dittatura e di guerra. In quel momento era molto chiaro quanto forte fosse il messaggio della speranza del Vangelo. Qui in Kenya vuol dire poter avere coraggio nella vita, nell’impegno di tutti i giorni anche davanti alle disgrazie, che possono essere le malattie incurabili oppure situazioni che non sono state affrontate perché non so, la sicurezza non c’è oppure la polizia è inefficiente o la gente perde i soldi a causa della corruzione, per cui si ritrovano così senza niente quando avrebbero avuto delle possibilità. La speranza, dunque, è in tutto questo. Sì, è vero, certa gente si dispera, ma tanti hanno il coraggio di riprendersi, un po’ come – potremmo dire – l’erba che viene buttata giù dal vento ma poi si riprende e si tira su. La Chiesa diventa anche un punto di riferimento, c’è qualcosa di solido che attrae, qualcosa che dà coraggio nella vita: questo è il messaggio della Pasqua. Che il Papa abbia messo l’accento sulla speranza nel suo viaggio ci ha aiutato a non perderci d’animo, perché i problemi sono tanti.

     
    D. - E la Pasqua rinnova anche gli auspici affidati al prossimo Sinodo dei vescovi per l’Africa, che per il popolo africano, piagato da malattie, conflitti e ingiustizie sociali, chiede “pace, giustizia e riconciliazione”…
     R. – Qui dove sono, siamo circondati da case dove le persone hanno un lavoro, hanno anche una vita abbastanza buona. A qualche centinaio di metri ci sono le baraccopoli, per cui ci sono i due contrasti tra chi può permettersi una vita diremmo normale e una vita fatta di stenti e di un lavoro che non è mai sicuro, che è mal pagato. Eppure, in tutto questo io penso che il messaggio sia quello della speranza perché anche chi sta relativamente bene, si trova confrontato con delle fragilità della società, sia a causa del governo, sia a causa dell’economia, sia a causa di quella mancanza di protezione che qui le strutture non possono dare né danno. Ed è lì dove appunto il Vangelo aiuta a fare quel passo che veramente è molto importante anche dal punto di vista della Pasqua.

     
    D. - Un messaggio di speranza che sollecita la Chiesa africana ad un rinnovamento della fede e dell’impegno al servizio dell’evangelizzazione…
     R. – E’ vero: un forte lancio è stato fatto nei decenni passati. Poi, adesso, non vogliamo adagiarci sugli allori dicendo che abbiamo finito, che adesso ci sono le Chiese e che siamo a posto: c’è tutto un lavoro di approfondimento della fede, di dialogo con altre realtà religiose … Quindi, anche questo penso che diventi un approfondimento della fede. E’ un continuo slancio missionario, anche perché il Vangelo comporta un po’ tutto questo!

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    La luce della risurrezione per la ripresa economica in America Latina

    ◊   In America Latina, la speranza della Pasqua incoraggia a fronteggiare la difficile congiuntura economica e politica alla luce del Risorto. Claudia Di Lorenzi ha sentito Arturo Mottola, missionario laico della “Comunità Giovanni XXIII”, che a Yacuiba, in Bolivia, ha aperto un Centro di accoglienza per i bambini di strada:

    R. – La speranza che viene dalla resurrezione è davvero la vita per il popolo boliviano, che da anni vive una situazione molto difficile, anche a livello politico e a livello economico. E’ una speranza che finalmente si possa accorciare questa distanza tra ricchi e poveri, la speranza di una giustizia che davvero ci possa essere per tutte quelle persone che in questo momento hanno più bisogno e non hanno nulla da mangiare e che purtroppo ancora sono tante in Bolivia.
     
    D. - La Pasqua porta con sé un messaggio di speranza: come veicolarlo ai tanti giovani ai margini della società?

     R. - Noi ci troviamo a lottare con i trafficanti della morte, con persone che dimenticano che bisogna costruire la vita, che bisogna dare speranza a quei bambini, a quelle persone che si trovano per strada e che non hanno un futuro. Il nostro messaggio di speranza è esattamente questo: che per queste persone c’è un Gesù che è pronto a morire e a resuscitare e a dar la vita per loro e per dare un senso alla vita di tutti quanti. Mi riferisco soprattutto a quei ragazzi di strada, quei ragazzi che usano la colla dei poveri, e che sniffano questa colla per pochi centesimi, perché purtroppo non hanno una famiglia, perché purtroppo le famiglie sono distrutte o perché sono nati per strada. E’ proprio a loro che il Signore si rivolge tramite le tante organizzazioni che offrono questo messaggio di speranza e questo aiuto per un mondo nuovo e una vita nuova che Gesù Risorto ci porta.

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    Chiesa e Società



    Guinea-Bissau. Dalle missioni “una Pasqua per costruire ponti”

    ◊   È una Pasqua di condivisione e unione, fatta di maniche che si sono rimboccate all’unisono e di mani che hanno lavorato fianco a fianco per costruire ponti, sistemare strade e scavare fossati per il deflusso dell’acqua. Così padre Davide Sciocco, del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) racconta all’agenzia Misna la sua vita di questi giorni nella missione di Bissau, in Guinea. Piccoli grandi segnali di un futuro che potrebbe essere diverso per le tre etnie che vivono nell’area di Kambeju (Balanta, Masonca e Mandinga), dove, appunto, cristiani, musulmani e seguaci delle religioni tradizionali si sono uniti nel lavoro manuale e nella realizzazione di opere utili all’intera comunità. Da questa esperienza il centro missionario Pime ha avviato il progetto ‘K 251: costruire ponti per unire etnie’, che si pone l’obiettivo di aiutare le popolazioni locali nel loro sforzo di battere l’isolamento. “Questa è la Pasqua in Guinea-Bissau – ha continuato il missionario – dove le persone celebrano la Passione di Cristo arricchendo i riti tradizionali con forme di devozione che riportano a tratti caratteristici della cultura africana”. Padre Sciocco racconta dunque del Giovedì Santo, in cui centinaia di persone si danno il cambio per vegliare nelle chiese seguendo un costume tipico della tradizione funebre africana, e del Venerdì Santo, quando molti si recano nei boschi per alcune ore di preghiera, silenzio e riflessione. La situazione politica ed economica della Guinea-Bissau, intanto, resta precaria, soprattutto dopo gli ultimi episodi di violenza come l’uccisione del presidente e del capo dell’esercito: “È il caso di ricordare – conclude padre Davide – il documento comune sottoscritto giorni fa dalle comunità cattoliche, evangeliche e musulmane, per la prima volta insieme per invitare il Paese alla calma”. (R.B.)

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    Kenya. Ong denunciano malnutrizione: a rischio oltre 4.500 bambini

    ◊   È allarme malnutrizione, nella regione semidesertica di Mandera, in Kenya, causata soprattutto dalla siccità che ha decimato il bestiame e fatto impennare i prezzi dei generi alimentari. A denunciare la situazione, riferisce l’agenzia Misna, sono tre organizzazioni non governative internazionali che hanno effettuato indagini nei centri nutrizionali sul posto: ‘Action contre la faim’, ‘Islamic relief’ e ‘Save the children’. Secondo queste ong, 20.638 bambini, oltre il 30 per cento della popolazione infantile locale, sono malnutriti in modo acuto, e di questi ben 4.624 rischiano addirittura la morte se non si interverrà tempestivamente. La situazione è particolarmente grave nelle zone di Takaba e Dandu, dove vivono comunità di pastori, il 75 per cento dei quali non riesce più a ottenere il latte dai propri animali a causa della sete che anche questi soffrono. Secondo gli esperti locali e del Kenya food security steering group delle Nazioni Unite, la siccità e la mancanza di cibo dureranno fino a marzo prossimo, ben sette mesi oltre le previsioni iniziali. Tra le cause principali, le insufficienti precipitazioni dello scorso autunno che hanno gravemente compromesso il raccolto di mais annuale, fatto che potrebbe affamare due milioni e mezzo di persone. Per ovviare alla situazione, il Governo ha deciso l’acquisto ai pastori di 32.900 capi di bestiame 'compromesso' - al prezzo di 100 scellini (circa 1 euro) al chilo - che verrà abbattuto nei mattatoi pubblici e la carne utilizzata per produrre cibo in scatola. Nel contempo, il Consiglio nazionale delle Chiese, che riunisce le Chiese protestanti del Paese, ha rivolto un appello al Governo perché faccia qualcosa contro i funzionari corrotti che stanno speculando sulla crisi facendo aumentare i prezzi del cibo per trarne profitto. (R.B.)

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    Hong Kong. Lettera d’addio ai fedeli del cardinale Joseph Zen

    ◊   A metà tra una lettera di commiato personale e una lettera pastorale è il messaggio inviato dal cardinale Joseph Zen Ze-kiun in occasione della Santa Pasqua, che coincide con la fine dei suoi 12 anni di episcopato nella diocesi di Hong Kong. Come riportato da Asianews, il porporato, che è da sempre in prima linea contro le persecuzioni alla Chiesa in Cina, sarà sostituito da mons. John Tong Hon. “Dio non è lontano, nell’alto nei cieli – scrive il porporato ringraziando religiosi e fedeli – Egli è in mezzo a noi, al nostro fianco, nel nostro cuore. Con lui abbiamo la forza di portare le nostre croci nella malattia, nella povertà, nella solitudine o nella persecuzione”. È chiaro il riferimento alla situazione della Chiesa cinese, che “ha bisogno della nostra preoccupazione e delle nostre cure”, ha detto il cardinale, affermando che in pensione potrà occuparsi maggiormente dei cattolici in Cina. Mons. Zen fa parte anche della Commissione vaticana per la Chiesa in Cina: “È una croce pesante quella portata dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle negli ultimi 50 anni”, ricorda ancora. Infine, un pensiero rivolto ai nuovi cristiani del Paese asiatico che hanno ricevuto il Battesimo la notte di Pasqua: “Ho avuto la possibilità di sperimentare la vostra gioia – sottolinea – benvenuti nella nostra grande famiglia”. (R.B.)

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    Iraq. Grazie a una mostra le armi diventano simboli di pace

    ◊   Simboli di morte che risorgono a simboli di vita e diventano arte: è quanto accade in questi giorni a Baghdad, capitale martoriata dell’Iraq in cui è stata inaugurata una singolare galleria che espone sculture create con i tamburi delle pistole, i caricatori dei fucili o i resti di mortai, 'magicamente' trasformati in pesci, fiori e immagini di divinità. L’idea è di Zahim jihad Mutar, ex veterano, oggi a capo dell’ ‘Iraq mine clearance organisation’ (Imco), organismo che si occupa dello sminamento del Paese. Il ricavato della mostra andrà in beneficenza agli orfani di guerra e alle vittime delle mine antiuomo. “Il nostro vuole essere un messaggio al mondo, oggetti che hanno portato la morte possono trovare una nuova vita – ha detto Ahmed Imad Aldee, 27 anni, uno degli espositori – sento il dovere di dare ai metalli che compongono queste armi una seconda possibilità, come si fa con le persone”. Molte opere, riferisce il quotidiano Middle East citato dall’agenzia Misna, sono astratte; altre, come il busto di Nefertiti, immediatamente riconoscibili. (R.B.)

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    Il 19 aprile si celebra in Messico la Giornata del Bambino missionario 2009

    ◊   Risvegliare nell’infanzia messicana lo zelo missionario: sarà questo l’obiettivo dei Missionari di Guadalupe per la Giornata del Bambino missionario 2009, che ricorrerà il prossimo 19 aprile. La ricorrenza sarà dedicata al tema ‘Asia, la missione comincia con te’ e il simbolo della giornata, come riferito dall’agenzia Fides, sarà il piccolo Akira: un bambino di 8 anni originario di Aizu-Wakamatsu, città ricca nel nord del Giappone, invitato a visitare Città del Messico per insegnare ai bambini messicani alcune delle sue tradizioni e come lavorano i missionari cattolici in quel continente. L’incontro, ha spiegato padre Ignacio Martínez, direttore dell’Area di sviluppo della congregazione, ha come obiettivo far imparare ai bambini messicani “alcune tradizioni e abitudini dei bambini dell’Asia”, affinché vivano una bella giornata con la loro famiglia, conoscano chi lavora nelle terre dell’Asia e condividano l’esperienza di Gesù missionario. Nel corso della giornata, si svolgeranno per i bambini laboratori interattivi, momenti di animazione con canti missionari, visite al seminario, alla cappella e al museo, una pesca di beneficenza e lo spettacolo con il pagliaccio Tommy. La festa avrà luogo presso il Seminario delle Missioni estere domenica 19 aprile dalle 10 alle 16. (R.B.)

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    A Roma, la 56esima Assemblea nazionale dell’Unione superiore maggiori d’Italia

    ◊   Dal 15 al 17 aprile si svolgerà a Roma la 56esima Assemblea nazionale dell’Unione Superiore maggiori d’Italia (Usmi), presso l’Aula magna della Pontificia università urbaniana. L’incontro vuole essere un tempo e uno spazio per riflettere insieme, condividere ed entrare sempre di più nel sogno di Dio per la vita religiosa. Il tema di riflessione è: ‘Quale profezia della vita religiosa femminile, oggi, in ascolto della Parola’. In continuità con il cammino di riflessione dell’Assemblea 2008 che ha riflettuto sul senso e significato della vita religiosa come risorsa per il bene comune, obiettivo di questo incontro assembleare è riflettere su una duplice prospettiva: socio-culturale e biblico-pastorale, per raggiungere il cuore dell’identità della vita religiosa femminile, chiamata a essere segno di radicalità di vita evangelica. A partire dalla Parola di Dio, ma anche dall’ascolto di quelle “parole” che emergono dai campi del lavoro quotidiano e da una lettura esistenziale del contesto, nel momento storico attuale, in una società orfana e ripiegata su se stessa e molte volte anche disperata, nella fase di trasformazione strutturale relativa alle opere, la vita religiosa può trasformare questo scenario in un vivaio di speranza. In una rete determinata a far trasparire, con l’intelligenza della fede, uno stile di vita e una presenza profetica di qualità, può essere una narrazione vivente del Vangelo, poggiata sulla fedeltà alla Parola, sulla passione apostolica e sul cammino di santità che si raggiunge insieme come comunità e come popolo di Dio. La tematica inoltre, sarà approfondita anche dal dialogo e dagli interventi delle partecipanti, parte attiva e propositiva nel cammino degli Istituti presenti sul territorio italiano. (A cura di Giovanni Peduto)

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    24 Ore nel Mondo



    Proclamato lo stato di emergenza in Thailandia: esercito in strada e primo ministro in fuga

    ◊   Resta altissima la tensione in Thailandia, dove non si fermano le dure proteste dei manifestanti fedeli all’ex premier, Thaksin Shinawatra, le cosiddette “camicie rosse”, che chiedono nuove elezioni. Il governo thailandese ha decretato oggi lo stato di emergenza a Bangkok che proibisce gli assembramenti di più di cinque persone e dà maggiori poteri all’esercito, ma poi il primo ministro Abhisit Vejjajiva, è dovuto fuggire dopo che una cinquantina di manifestanti hanno dato l’assalto al palazzo del governo con mazze e bastoni. La polizia ha arrestato il leader degli attivisti anti-governativi che sabato avevano fatto irruzione nella sede del vertice Asean di Pattaya, costringendo i leader stranieri presenti a fuggire in elicottero.

    Somalia - pirateria
    Ore di angoscia per i 16 membri dell’equipaggio del rimorchiatore italiano sequestrato ieri dai pirati somali nelle acque del golfo di Aden, dove in mattinata è giunta la fregata della Marina militare italiana ‘Maestrale’, “pronta ad ogni evenienza”. L’equipaggio - che comprende 10 italiani, 5 romeni e un croato – sarebbe in buone condizioni di salute ma al momento il ministero degli Esteri Italiano mantiene il massimo riserbo sulle trattative per la liberazione. Ancora nelle mani dei pirati somali anche il capitano statunitense Richard Phillips, prelevato mercoledì al largo di Mogadiscio, a seguito di un attacco ad una nave battente bandiera Usa. Le operazioni per il rilascio sono seguite dallo stesso presidente americano Obama che ha detto di essere in costante contatto con il Pentagono.

    Corea del Nord - nucleare
    Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ratificherà domani una Dichiarazione di condanna nei confronti della Corea del Nord per il lancio del missile balistico del 5 aprile scorso. La bozza di dichiarazione è stata depositata dalla delegazione americana ed ha trovato il consenso unanime del Consiglio. Lo ha riferito il presidente di turno dell’organo delle Nazioni Unite, l'ambasciatore del Messico, Claude Heller. Secondo alcune indiscrezioni la Dichiarazione si limita a chiedere al Comitato responsabile di far rispettare le misure già in vigore contro Pyongyang ma non propone nuove sanzioni.

    Afghanistan
    Fonti di polizia locale riferiscono che oggi 22 talebani sono rimasti uccisi nel corso di scontri con le Forze dell’Ordine afghane e straniere nell'area meridionale del Paese. Ieri sera i talebani avevano teso un'imboscata ai militari nel distretto di Shinkay, nella provincia di Zabul. Il capo della polizia provinciale, Abdul Rehman Sarjang, ha reso noto che quattro degli uccisi erano pakistani e gli altri tutti afghani. A Kandahar, inoltre, una parlamentare provinciale è stata uccisa da due uomini armati mentre tornava a casa dal lavoro.

    Iraq
    Un soldato americano è morto oggi in seguito alle ferite riportate in un attentato compiuto nella provincia di Salaheddin, nel nord dell'Iraq. Lo ha annunciato l'esercito Usa. Il militare stava viaggiando a bordo di un convoglio, quando è stato colpito. Venerdì scorso altri cinque soldati americani erano stati uccisi in un attentato suicida compiuto contro un centro della polizia irachena a Mossul. Dal 2003 ad oggi, cioè da quando i soldati Usa sono presenti in Iraq, sono 4272 i militari americani morti.

    Usa – messaggio Pasqua Obama
    Alla vigilia di Pasqua, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha inviato agli americani e al mondo un messaggio affinché le sfide globali che la società ha di fronte possano essere affrontate con unità di intenti. Per il presidente, la Pasqua cristiana e quella ebraica, pur nelle loro differenze, ''sono entrambe occasione di riflessione e di rinnovamento'', occasione ''per pensare più profondamente agli obblighi morali che abbiamo con noi stessi e nei confronti gli uni degli altri''.

    Italia – sbarco immigrati in Sicilia
    Non si fermano i viaggi della speranza lungo le rotte del Mediterraneo. 321 immigrati, tra cui 47 donne e 6 bambini, quasi tutti somali, sono sbarcati alla vigilia di Pasqua in Sicilia, località Punta Castellazzo, nel territorio di Ispica, in provincia di Ragusa. Al termine delle operazioni di identificazione, sono stati condotti nella struttura per immigrati di Pozzallo.

    Pakistan
    Undici camion che trasportavano rifornimenti per la Nato verso l’Afghanistan sono stati distrutti in un attacco condotto dai talebani nel nord-est del Pakistan. Lo hanno annunciato oggi fonti di polizia. Gli aggressori hanno preso d'assalto i camion a colpi di bombe incendiarie, nei pressi di Peshawar, capoluogo della Provincia della frontiera di nord-ovest con l'Afghanistan. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 102

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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