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Sommario del 11/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Via Crucis. Il Papa invita a guardare verso Colui che si è fatto carico delle nostre angosce mortali per ridonarci la speranza e la vita
  • La morte di Cristo dà senso alla sofferenza: così padre Cantalamessa nella celebrazione della Passione in Vaticano
  • La Chiesa si prepara alla Notte Santa: alle 21.00 la Veglia Pasquale presieduta dal Papa in San Pietro
  • Lettera del Papa al cardinale Biffi per il nono centenario della morte di Sant’Anselmo
  • L’Ora della Madre: la fede di Maria ci guida nel buio in attesa della Risurrezione
  • Uomini e Dio: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Salgono a 292 le vittime del sisma in Abruzzo. La solidarietà del Papa per i terremotati
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Celebrata a Gerusalemme la Pasqua
  • Terremoto in Abruzzo: gara di solidarietà e celebrazioni pasquali
  • La minoranza cristiana del Pakistan si prepara alla Pasqua
  • Cina: a Dingcun un luogo per venerare quattro missionari uccisi nel 1941
  • Spagna. Sacerdoti in prima linea nell'aiuto ai poveri
  • Sudan. Seminaristi tornati dall’esilio trovano seminario in condizioni precarie
  • Gambia. Rilasciate centinaia di persone accusate di stregoneria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Thailandia: rinviato il vertice Asean dopo l'irruzione di manifestanti nella sede del summit
  • Il Papa e la Santa Sede



    Via Crucis. Il Papa invita a guardare verso Colui che si è fatto carico delle nostre angosce mortali per ridonarci la speranza e la vita

    ◊   Contemplare il volto sfigurato di Cristo: nella notte del Venerdì Santo, al termine della tradizionale Via Crucis al Colosseo, Benedetto XVI ha invitato i cristiani a volgere lo sguardo a Colui che si è fatto carico “di tutte le nostre angosce mortali” e a pregare soprattutto per i “sofferenti della terra terremotata dell’Aquila”. Il volto di Gesù oggi – ha detto il Papa – si riflette “in quello di ogni persona umiliata ed offesa, ammalata e sofferente, sola, abbandonata e disprezzata”. Le parole del Pontefice hanno fatto eco alle meditazioni dell’arcivescovo di Guwahati mons. Thomas Menamparampil, lette da Paola Pitagora e da Orazio Coclite; meditazioni che, nelle 14 stazioni del Calvario, lasciano intravedere il dolore di oggi. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Meditando la Passione di Cristo, Benedetto XVI ha voluto pregare ancora per i terremotati dell’Abruzzo. Il suo pensiero è andato a quanti hanno perso tutto, ma proiettato verso la speranza:

     
    “Preghiamo soprattutto con tutti i sofferenti della terra terremotata dell’Aquila. Preghiamo perché … in questa notte oscura appaia la stella della speranza, la luce del Signore Risorto”.

     
    Il Risorto, “un Uomo unico nella storia di tutti i tempi, che ha cambiato il mondo non uccidendo gli altri, ma lasciandosi uccidere appeso ad una croce”: ecco chi è Cristo. Fissandolo sul Golgota, ha ricordato il Pontefice, un centurione ha visto in Lui il Figlio di Dio, ha visto “l’apice della rivelazione dell’amore di Dio per ciascuno di noi”:

     
    “E’ per amore nostro che Cristo muore in croce! Lungo il corso dei millenni, schiere di uomini e di donne si sono lasciati affascinare da questo mistero e hanno seguito Lui, facendo a loro volta, come Lui e grazie al suo aiuto, della propria vita un dono ai fratelli”.

     
    Con queste parole il Papa ha voluto fare memoria di santi e martiri, ma anche di quanti hanno seguito le orme di Gesù restando a noi sconosciuti, di coloro che “in questo nostro tempo… nel silenzio della loro quotidiana esistenza, uniscono i loro patimenti a quelli del Crocifisso e diventano apostoli di un vero rinnovamento spirituale e sociale”. Ha spiegato, il Santo Padre, che l’uomo è salvo grazie alla misericordia di Dio; ha citato Sant’Agostino per far capire che condividendo la morte con gli uomini, Cristo ci ha riportati alla vita. “Cosa sarebbe l’uomo senza Cristo?”, rifletteva il vescovo di Ippona; sembra rispondergli così Benedetto XVI:

     
    “Versando il suo sangue, Egli ci ha riscattati dalla schiavitù della morte, ha spezzato la solitudine delle nostre lacrime, è entrato in ogni nostra pena ed in ogni nostro affanno”.
     
    (Lettore)
    Seconda stazione: Gesù è tradito da Giuda e trattiene Pietro dalla violenza.
     (Lettore)
    In tempi di conflitto tra persone, gruppi etnici e religiosi, nazioni, interesse economici e politici, Gesù dice che lo scontro e la violenza non sono la risposta, bensì l’amore, la persuasione e la riconciliazione. Anche quando sembriamo non riuscire in tali sforzi, piantiamo nondimeno semi di pace che porteranno frutto a tempo debito.

     
    C’e’ chi ha perso la vita “combattendo per la libertà, l’uguaglianza o la giustizia”, scrive l’arcivescovo di Guwahati, ma è con l’“insegnamento di Gesù sulla non-violenza” che sono stati difesi “i diritti dei deboli e degli oppressi”.

     
    E con le sue meditazioni mons. Menamparampil è sceso anche nei meandri dell’animo umano, nella debolezza, nell’incoerenza che lascia emergere la “divergenza tra ciò che professiamo di essere e ciò che siamo realmente”. Perché spesso siamo mossi dall’egoismo, dagli interessi professionali; come Pilato che giudicando Gesù non cerca la verità; si chiede solo cosa sia, senza impegnarsi nella ricerca di una risposta.

     
    (Lettore)
    La gente spesso si preoccupa di ciò che procura una soddisfazione immediata. Ci si accontenta di risposte superficiali. Si prendono decisioni non sulla base di principi di integrità, ma di considerazioni opportunistiche. Non scegliendo opzioni moralmente responsabili, si danneggiano gli interessi vitali della persona umana e della famiglia umana.

     
    E invece servono “decisioni responsabili” nel rendere un servizio pubblico ed è a Dio che si può chiedere il coraggio di raggiungerle. Quando il cammino della vita si fa pesante e “sopraggiunge la notte oscura”, la fede aiuta, e fa fare grandi cose. Come le fa il discepolo fedele, “che prende su di sé la croce e segue Cristo”, nella semplicità e nell’umiltà. Ed è da qui che nasce il servizio della Chiesa ai “meno privilegiati, gli emarginati, i baraccati, i poveri, i sottoalimentati, i disabili, le vittime di varie forme di dipendenza”. Un servizio, riflette mons. Menamparampil, per il quale bisogna pregare, perché la Chiesa lo rafforzi.

     
    (Lettore)
    Decima stazione: Gesù è crocifisso
     
    Il presule indiano ha usato l’immagine di Cristo sulla croce per descrivere, poi, la disperazione che spesso dilania anche l’uomo più forte:

     
    (Lettore)
    Le frustrazioni si accumulano, l’ira e il risentimento aggiungono il loro peso. Malattie, cattive notizie, disgrazie, maltrattamenti, tutto può sopraggiungere insieme… E’ in questi momenti che abbiamo bisogno di ricordare che Gesù non ci lascia mai.

     
    Dunque, “l’esperienza del dolore e dell’oscurità interiore” in realtà insegna che in Dio “nulla è perduto”, perché in Dio “anche la perdita più grande è un guadagno”, come la morte di Cristo è stata “preludio di risurrezione”. E’ questa la conclusione dell’arcivescovo di Guwahati: se le tragedie inducono a riflettere, se la morte che colpisce da vicino lascia intravedere un altro mondo, è a Gesù che si giunge, come ha detto anche, al termine della Via Crucis, Benedetto XVI:

     
    “Mentre svetta la Croce sul Golgota, lo sguardo della nostra fede si proietta verso l’alba del Giorno nuovo ed assaporiamo già la gioia e il fulgore della Pasqua. ‘Se siamo morti con Cristo, - scrive san Paolo - crediamo che anche vivremo con Lui’”.

     
    E’ questa la Buona Novella, conclude mons. Menamparampil, quella che i cristiani cercano di “annunciare ‘in ogni maniera’, “anche in luoghi dove Cristo non è mai stato conosciuto”.

     
    (canto)

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    La morte di Cristo dà senso alla sofferenza: così padre Cantalamessa nella celebrazione della Passione in Vaticano

    ◊   “Con la sua morte, Cristo ha dato un senso nuovo alla sofferenza”: così il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ieri pomeriggio durante la celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Papa nella Basilica Vaticana. Il peccato, cioè il rifiuto di Dio – ha detto il religioso cappuccino - è la causa principale dell'infelicità degli uomini, non Dio come l’ateismo vorrebbe far credere. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    “Senza Dio la vita è un giorno che termina nella notte; con Dio è una notte che termina nel giorno, e un giorno senza tramonto”. Le riflessioni di padre Cantalamessa nel Venerdì Santo, sono centrate sulla testimonianza di Paolo nell’anno a lui dedicato L’Apostolo delle genti offre risposte alle sfide attuali della fede poste dalle contemporanee battaglie condotte da gruppi atei: come quella degli slogan sui bus di varie città italiane: “Dio probabilmente non esiste. Dunque smetti di tormentarti e goditi la vita”. Ma come può godersela – ha chiesto padre Cantalamessa – chi ha subito gravi ingiustizie dalla vita?

     
    "Il messaggio sottinteso è che la fede in Dio impedisce di godere la vita, è nemica della gioia. Senza di essa ci sarebbe più felicità nel mondo!".

    Una visione questa che ha radici antiche difficili da estirpare e che propone la sofferenza come necessaria per espiare il peccato. “E’ questo – ha notato padre Cantalamessa – che ha provocato in epoca moderna il rigetto di ogni idea di sacrificio offerto a Dio e l’idea stessa di Dio”. Ma si tratta di un equivoco che San Paolo aiuta a smascherare quando afferma che non è l’uomo ad esercitare un’influenza su Dio perché questi si plachi, ma è Dio ad agire perché l’uomo desista dalla propria inimicizia contro di lui e verso il prossimo:

     
    "La salvezza non inizia con la richiesta di riconciliazione da parte dell’uomo, bensì con la richiesta di Dio: ‘Lasciatevi riconciliare con Lui'".

    Per l’Apostolo delle genti è il peccato, cioè il rifiuto di Dio, la causa principale dell’infelicità, non Dio. Il peccato è dietro la crisi economica in atto, dietro le inadempienze di chi ha costruito gli edifici crollati in Abruzzo:

    "Perché tante famiglie ridotte al lastrico, masse di operai che rimangono senza lavoro, se non per la sete insaziabile di profitto da parte di alcuni? Perchè nel terremoto in Abruzzo sono crollati tanti palazzi costruiti di recente? Cosa aveva indotto a mettere sabbia al posto del cemento?".

    Morendo Cristo ha vinto il peccato, ha dato senso alla sofferenza che non dipende dal peccato di nessuno. La sofferenza, specialmente quella degli innocenti – ha aggiunto padre Cantalamessa – è un mistero che, senza la fede in Dio diviene immensamente più assurda, le si toglie anche l’ultima speranza di riscatto. L’ateismo – ha proseguito – è un lusso che possono concedersi solo i privilegiati della vita, quelli che hanno avuto tutto”.

     
    Con la sua morte Cristo - ha detto padre Cantalamessa – ha ribaltato il rapporto tra piacere e dolore, scegliendo non un piacere che termina in dolore come quello di chi cerca felicità dalla droga, dall’abuso del sesso, dalla violenza omicida; ma una sofferenza che porta alla vita e alla gioia:

     
    "I giovani dovrebbero conoscere questa rivoluzione. Loro, a cui Satana tenta di far credere che Dio è il nemico della gioia, che se credono in Dio dovranno dire addio all’allegria. Cristo ha ribaltato, ha fatto una rivoluzione. E’ la gioia, in questo modo, ad avere l’ultima parola, non la sofferenza, e una gioia che durerà in eterno. 'Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui' (Rom 6,9). E non lo avrà neppure su di noi".

     
    Cristo – ha aggiunto il padre francescano - non è venuto a predicare la rassegnazione alla sofferenza, è venuto a darle senso, ad annunciarne la fine e il superamento. La vita di San Paolo – ha concluso padre Cantalamessa – insegna che Dio, attraverso l’esperienza della Croce di Cristo, è capace di fare dei suoi negatori più accaniti i suoi apostoli più appassionati.

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    La Chiesa si prepara alla Notte Santa: alle 21.00 la Veglia Pasquale presieduta dal Papa in San Pietro

    ◊   La Chiesa si prepara a vivere la Notte Santa: questa sera alle 21.00 il Papa presiederà la Veglia Pasquale nella Basilica Vaticana con la benedizione del fuoco nuovo nell’atrio, seguita dalla processione con il cero pasquale e il canto dell’Exsultet. Durante la celebrazione cinque catecumeni riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana: si tratta di tre italiani, una cinese e una statunitense. Domani alle 10.15 la Messa del Giorno sempre in San Pietro con la Benedizione "Urbi et Orbi" dalla Loggia Centrale della Basilica alle 12.00. Sul significato della Veglia Pasquale Debora Donnini ha sentito il padre gesuita Arturo Elberti, docente di liturgia alla Gregoriana e all’Antonianum:

    R. – La Veglia è un’attesa, è un cammino, un ripercorrere tutta la storia della salvezza perché questa non è una veglia di ricordo ma è un memoriale. Oggi ciò che è avvenuto si riperpetua tra di noi. Noi facciamo parte di quel popolo della salvezza; ciò che è avvenuto con Cristo nella prima generazione, avviene oggi in mezzo a noi. Non è un ricordare con la testa o con dei segni, ma un rivivere, un entrare attraverso i segni nel mistero: ciò che è stato fatto, oggi avviene in noi. Questo è il grande mistero. Ecco perché Agostino, ricordando che tutte le settimane noi celebriamo "in breve" questa Pasqua settimanale, questa diventa la Veglia delle veglie e quindi va preparata con entusiasmo, va preparata non soltanto spiritualmente, ma anche comunitariamente, perché è un evento che tocca tutti!

     
    D. – Qual è il legame tra la Veglia Pasquale e la Messa della Domenica di Risurrezione?

     
    R. – La Notte è la celebrazione della Risurrezione di Cristo, che noi non sappiamo quando è avvenuta; ecco perché, con l’alba, più o meno, bisogna terminare questa celebrazione; mentre il giorno della Pasqua noi celebriamo le apparizioni del Cristo. Cioè, il momento in cui la Chiesa ha preso coscienza di questo grande evento, di questo grande mistero che l’ha coinvolta. E’ questo memoriale della salvezza, nella sua globalità: Cristo è risorto, è apparso, Cristo è presente nella sua Chiesa, Cristo appare nella sua Chiesa, Cristo agisce nella sua Chiesa.

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    Lettera del Papa al cardinale Biffi per il nono centenario della morte di Sant’Anselmo

    ◊   L’importanza di approfondire il rapporto tra fede e ragione è stata ribadita da Benedetto XVI in una lettera al cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, nominato suo Inviato Speciale alle celebrazioni del nono centenario della morte di Sant’Anselmo, che si terranno ad Aosta dal 19 al 26 aprile. Il Papa ricorda il grande vescovo e dottore della Chiesa, nato ad Aosta nel 1033, monaco benedettino nel monastero di Bec nella Normandia, in Francia, e poi arcivescovo di Canterbury: durante la sua vita ha insegnato a progredire sulla via della perfezione incontrando Dio con una “fede che cerca di comprendere”. E’ infatti “caratteristico della fede che il credente desideri conoscere meglio Colui nel quale ha posto la sua fede, e comprendere meglio ciò che Egli ha rivelato”. La grazia della fede apre “gli occhi della mente” per una intelligenza viva dei contenuti della Rivelazione, cioè dell'insieme del disegno di Dio e dei misteri della fede, dell'intima connessione che li lega tra loro e con Cristo, centro del Mistero rivelato. Sant’Anselmo segue così il detto di Sant'Agostino: “credo per comprendere e comprendo per meglio credere”. Tra i maggiori teologi dell'Occidente, Sant’Anselmo pregava e meditava sulle Scritture anche durante le ore notturne. Oltre ad essere un grande speculativo era anche un grande direttore di anime: conosceva l’arte per guadagnare i cuori, adattandosi all'età di ciascuno e puntando sull'affabilità e la dolcezza dei modi. Ha lottato strenuamente per la libertà della Chiesa in Inghilterra, sopportando per questo sofferenze e l’esilio. Muore a Canterbury nel 1109. (A cura di Sergio Centofanti)

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    L’Ora della Madre: la fede di Maria ci guida nel buio in attesa della Risurrezione

    ◊   Nel giorno del Sabato Santo, tutta la Chiesa si raccoglie nel cuore della Madre, straziata dal dolore per la morte di Gesù. La fede della Vergine Maria ci guida nel buio in attesa della risurrezione del Figlio. E stamani si è tenuta nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore la tradizionale celebrazione dell’Ora della Madre. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con la teologa Cettina Militello, membro del direttivo della Pontificia Accademia mariologica internazionale:

    R. - Maria ai piedi della Croce rappresenta la primizia della Chiesa e questo suo soffrire per la morte del Figlio esprime la Passione della Chiesa nei confronti del suo Signore. Tutto questo avviene a livelli inconsci.

     
    D. – Maria, straziata dal dolore per la morte di Gesù, vive la prova suprema della fede…

     
    R. - Maria vive il buio della fede, cioè vive quel momento terribile nel quale non ci sono parole. Dio è in qualche modo assente, non perché non ci sia, ma perché non lo si percepisce più, data l’enormità della prova cui si è sottoposti. Quello è veramente il momento in cui sembra che tutto sia perduto, perché la morte è un fatto ineluttabile, è un fatto definitivo.

     
    D. – La Vergine rappresenta la comunità redenta che attende con trepidazione la Risurrezione…

     
    R. –In realtà il problema è sempre quello di sapere quali fossero i livelli di consapevolezza del mistero. La comunità tante cose le capisce dopo la Pasqua. Io credo che anche Maria tante cose le comprenda dopo la Pasqua, nell’esperienza di Gesù Risorto. Ma se c’è qualcuno dei membri della comunità che si abbandona a Dio fiduciosamente, pur nel silenzio di Dio, certamente è Maria. La Madre di Gesù diventa il modello di quello che deve essere il nostro atteggiamento come comunità credente quando la prova ci mette nelle condizioni di, non dico dubitare, ma di non vedere con chiarezza quello che ci sta accadendo.

     
    D. - Come può l’uomo imitare il sì di Maria nella Passione del Figlio, nei momenti di grande tribolazione... pensiamo ai terremotati…

     
    R. – Per tutto il tempo in cui ho parlato ho avuto davanti le mamme dell’Abruzzo, straziate dal dolore. Ho pensato agli uomini e alle donne straziati nella perdita dei loro figli, dei loro congiunti, delle loro cose. Credo che l’unica possibilità che ci viene data sia proprio quella dell’abbandonarci, ma non di un abbandono passivo. Mi è capitato, parlando con una mia collega che ha perso la propria figlia, di sentirle dire: ‘Poi mi dovrà dar conto di tutto questo’. Nel senso che questa sofferenza terribile che ci colpisce deve avere un senso che a noi in questo momento sfugge. La morte sfugge sempre dalla nostra comprensione. Sappiamo che è un fatto biologico ma dal punto di vista degli affetti che vengono recisi, c’è una ribellione totale, così come c’è una ribellione totale verso il nostro morire. Allora tutto questo chiede questo salto, questo abbandono. Chiede un atteggiamento di fiducia.

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    Uomini e Dio: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Questa è la quarta Pasqua di Benedetto XVI che, nei giorni del Triduo, culmine dell'Anno liturgico, offre alla Chiesa e al mondo riflessioni di particolare intensità: testi che meritano un'attenzione tutta speciale. Ascoltiamo l'editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “La priorità che sta al disopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non a un Dio qualsiasi, ma a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine in Gesù Cristo crocifisso e risorto”. Questo è per il Papa il punto centrale del suo pontificato, come ha ricordato nella sua recente appassionata lettera ai vescovi del mondo. Naturalmente, perché è la ragion d’essere della Chiesa! E in questi giorni centrali dell’anno liturgico questo appare in tutta la sua evidenza, perché è proprio qui – grazie alla preghiera della Chiesa - che siamo aiutati a incontrare Dio attraverso Gesù Cristo che muore e risorge.

     
    Per parte sua, Benedetto XVI si impegna a fondo, nelle omelie dei giorni della Settimana Santa, per farci partecipare nel modo più intenso alle celebrazioni, svelandocene il senso profondo. Teologia, spiritualità, esortazione alla testimonianza nella vita cristiana, tutto ciò è presente nelle sue parole in sintesi densissima, limpida e avvincente. E’ un suo carisma particolare, che merita la nostra ammirazione e l’attenzione non solo dei fedeli, ma di tutte le persone che sinceramente cercano la verità, cercano Dio. Dalle parole ai giovani nella Domenica delle Palme, a quelle ai sacerdoti nella Messa del Crisma, a quelle a tutti i fedeli nella Cena e nella Veglia pasquale, a tutti gli uomini nel Messaggio pasquale. Non c’è condizione di vita, né vicenda – anche la più tragica, come il terremoto -, che non venga aiutata a trovare il suo senso e il suo sbocco di speranza attraverso l’amore di Dio che si manifesta in Cristo. Ascoltiamo davvero la parola del Papa. Vale la pena!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Appaia la stella della speranza nella notte dei terremotati: la preghiera di Benedetto XVI per le popolazioni abruzzesi al termine della Via Crucis al Colosseo.

    Alzatevi porte eterne ed entrerà il re della gloria: in prima pagina, Manuel Nin sulla Pasqua nella tradizione bizantina.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'impegno di Israele a non opporsi al dialogo tra Stati Uniti e Iran.

    Quando i battezzati non si chiamavano così: in cultura, Carlo Carletti su epigrafia e iniziazione dei cristiani.

    Fede nell'invisibile: Timothy Verdon sui modi in cui un artista può raffigurare la Risurrezione.

    Un articolo di Inos Biffi dal titolo "Leggera come una foglia la pietra tombale vola via": la vittoria di Cristo sulla morte negli "Inni sacri" di Alessandro Manzoni.

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    Oggi in Primo Piano



    Salgono a 292 le vittime del sisma in Abruzzo. La solidarietà del Papa per i terremotati

    ◊   Una consistente offerta in denaro per le “necessità più urgenti” del post-terremoto e 500 uova di cioccolato per i piccoli rimasti senza casa. E’ il gesto di solidarietà di Benedetto XVI in favore dei terremotati abruzzesi, reso noto questa mattina dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il contributo del Pontefice è stato consegnato ieri all’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e dal segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein. Intanto, in questa vigilia di Pasqua non si smette di cercare fra le macerie e, purtroppo, il corpo di una donna estratto poco prima delle 14.00 ha portato il bilancio dei morti a 292. Dal governo, poi, è stata varata una misura che assegna un contributo mensile in denaro ad ogni famiglia di terremotati, in base all’entità del nucleo familiare. Per gli ultimi aggiornamenti, ci riferisce il nostro inviato all’Aquila, Giancarlo La Vella:

    Splende il sole oggi sulla città dell’Aquila e sui dintorni del capoluogo abruzzese. La paura del terremoto c’è sempre, così come il dolore per la perdita dei propri cari e degli amici, ma rispetto ai giorni scorsi sembra essere tornata la voglia di uscire da un’emergenza sia pure ancora così concreta. La notte scorsa è stata fredda, con temperature intorno allo zero, ma le tende ormai allestite per tutti i terremotati sono sufficientemente confortevoli, grazie al lavoro dei tanti volontari. Inoltre, la notte è stata la prima senza scosse di rilievo. La terra ha ripreso a tremare all’alba con alcuni movimenti tellurici intorno ai 3 gradi della scala Richter. Forse una tregua che consenta ai quasi 40 mila sfollati di vivere la Santa Pasqua in maniera più consona alle proprie tradizioni. La festa della Risurrezione di Cristo, così sentita in tutto l’Abruzzo, porta con sé un sentimento di rinascita e di speranza anche nelle tendopoli. E per l’occasione è in corso la distribuzione, nei vari centri colpiti dal sisma, di 500 uova di cioccolato donate dal Papa ai bambini terremotati. Stessa iniziativa da parte dei medici di “Operazione sorriso”. Sarà una Pasqua all’aperto: le chiese, infatti, hanno tutte subito danni gravissimi e in ogni tendopoli sono molti i sacerdoti già a disposizione per il Sacramento della Riconciliazione e che domani celebreranno la Pasqua.

    Negli occhi di milioni di persone sono ancora vive le immagini della cerimonia funebre di ieri, quando il cardinale Tarcisio Bertone, ha presieduto i funerali di 205 vittime del sisma di lunedì scorso. Al microfono di Luca Collodi, il segretario di Stato parla con commozione di quei momenti:

    R. - Di fronte ad una molteplicità di bare, anche di bambini, di giovani, e di fronte a tanta gente sofferente, il cuore manifesta la sua compassione nel senso letterale del termine. Quindi, non ci si può trattenere. Ho visto tanta fede, tanto ringraziamento per la vicinanza del Papa, tanto affidamento. Credo che questo sia un segno intanto di piena comunione e di partecipazione non solo del Papa con i feriti e i sofferenti, ma anche dei sofferenti col Papa stesso: è un segno di fede. La fede dà questo supplemento di forza per ricostruire, per ricostruirsi interiormente anzitutto, per ricostruire la speranza nel futuro e poi per ricostruire le nostre città, per ricostruire la pace e la speranza.

     
    D. – Cardinale Bertone, girando in questi giorni i campi, molti si aggrappano alla fede. Molti però si chiedono perché Dio permette tutto questo...

     
    R. – Questa è la domanda che ho posto anch’io, sul silenzio di Dio. Rispondiamo, però, che il nostro Dio è il Dio crocifisso per noi, per la nostra salvezza, è un Dio vicino, un Dio amico, un Dio che ci prende anche in questi momenti per farci rinascere e far rinascere la volontà di ripartire e la speranza.

     
    D. – E qui c’è speranza, in Abruzzo?

     
    R. – Qui c’è tanta speranza di ricostruire e di ripartire. E non dobbiamo attutire la speranza, ma dobbiamo alimentare la speranza e rafforzare la speranza con la solidarietà.

     
    Come ricordato, la Santa Sede si sta adoperando in molte circostanze - anche con una sua squadra di Vigili del Fuoco presente sul posto - per alleviare i bisogni di chi ha perso tutto dopo la terribile scossa del 6 aprile, compresi i molti sacerdoti e suore che oggi vivono come sfollati. Il direttore dei Servizi di sicurezza e protezione civile, nonché comandante della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani, racconta, al microfono di Luca Collodi, un episodio che ha visto protagonisti i suoi uomini:

    R. - Una cosa molto bella è stata quella che il Santo Padre, tramite il suo segretario, ha voluto donare un calice e anche i paramenti per celebrare la Messa al parroco di Onna, che ha perso tutto e non aveva niente per poter celebrare la Santa Messa della Notte di Pasqua. Si è rivolto ai nostri Vigili del Fuoco, i quali hanno poi girato la domanda ai nostri superiori e immediatamente è stato inviato subito questo dono a nome del Santo Padre.

     
    D. - Un gesto, attraverso i Vigili del fuoco dello Stato della Città del Vaticano, che riaccende la speranza della Pasqua nel dramma del terremoto …

     
    R. – Accompagnando ieri il segretario di Stato e mons. Georg nell’ospedale da campo, una cosa molto bella è stata quella di vedere che comunque c’è una grande fede. Il popolo non ha perso la speranza e veramente ripone nel Signore questa speranza che è anche la speranza della Pasqua.

    Tra le infinite storie drammatiche o a lieto fine degli scampati al sisma, figurano a buon diritto quelle di coloro che hanno subito cercato un gesto di riscatto dal disastro che aveva piegato loro e la loro città. E’ il caso di un panificio dell’Aquila, che poche ore dopo il terremoto ha riaperto i forni senza interruzione. Uno dei nostri inviati nel capoluogo abruzzese, Massimiliano Menichetti, ha raccolto la testimonianza della titolare del panificio:

    R. - Il panificio aquilano panifica dal giorno proprio della scossa, cioè non ci siamo fermati mai: notte e giorno, notte e giorno.

     
    D. - Quindi, in un certo qual modo è anche un segno di speranza...

     
    R. - Certo, sia per noi, che abbiamo perso casa e tutto, e per gli altri. La vita deve continuare, non si deve fermare.

     
    D. - Lei mi diceva che ha avuto la casa distrutta, eppure è qui con un bel sorriso...

     
    R. - Esatto, perché non mi devo abbattere, devo andare avanti, altrimenti è tremendo. L’unica cosa è la notte, nel letto, quando il pensiero va alla casa, va a come si potrà continuare ... Il giorno, però, devo continuare.

     
    D. - Dove dorme?

     
    R. - Nella macchina, finora. Stiamo nella macchina.

     
    D. - Domani è Pasqua e io vedo qui sul bancone dei dolci pasquali. Come passerete la Pasqua?

     
    R. - Cerchiamo di passarla come le altre feste di Pasqua, tutti insieme. Dobbiamo far vedere che è Pasqua. Neanche questo ci deve distruggere, dobbiamo andare avanti.

     
    D. - Qual è il suo appello, dato che un panificio e il pane, si sa, è il primo alimento...

     
    R. - Il pane è vita, il pane è vita.

     
    Instancabile, e anch’egli costretto nella condizione di sfollato, in questi giorni l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, vive spostandosi fra le varie tendopoli per confortare i fedeli della sua diocesi e garantire assistenza spirituale, oltre che materiale. Un conforto che ieri, al termine dei funerali, lo ha portato a invocare con forza dal cielo la possibilità di una storia di rinascita, dopo “un’assurda storia di morte”. Fabio Colagrande gli ha chiesto di ritornare su queste sue parole:

    R. - Il Signore deve aiutarci a fare questo passaggio e naturalmente lui ci vuole aiutare e noi dobbiamo aprirci alla sua grazia, alla sua potenza, alla sua bontà e alle sue parole proprio per guardare la nostra vita e il mondo con occhi diversi, con gli occhi della fede. Ha detto Gesù: cercate prima di tutto il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato. Se sappiamo vivere la fede come totale abbandono nelle mani del Signore, come un lasciarci guidare da lui, come un credere alle sue parole sul serio, allora troveremo anche la via della ricostruzione, di una speranza nuova, di un futuro pieno di speranza per tutti.

     
    D. - Quale augurio di Pasqua può fare ai nostri ascoltatori in questo momento così doloroso anche personalmente per lei…

     
    R. - Un augurio a tutti a guardare all’essenziale. Il terremoto ci fa fare a tutti questa esperienza dolorosa ma che è anche una liberazione: ci fa capire cosa è più importante, cosa vale di meno, a cui non vale la pena attaccare il nostro cuore. Quello che dobbiamo cercare con tutto il cuore è quello che ci ha detto Gesù Cristo, quello che dà senso e valore alla nostra vita, e lo auguro a me e a tutti. Tutti siamo invitati a tornare all’essenziale, a riscoprire i veri valori, della fede ma anche dell’amore, della solidarietà e della speranza. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa Domenica di Pasqua la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Maria di Magdala, Pietro e Giovanni si recano al sepolcro: ma Gesù non c’è. Pietro entra nella tomba vuota e osserva i teli posati là e il sudario avvolto in un luogo a parte…

    “Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.

     
    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

    Durante tutti gli anni in cui i discepoli erano stati con Gesù avevano fatto esperienza della limitatezza della loro comprensione di Lui e della trascendenza del Suo essere e del Suo agire. Tutto nella persona di Gesù sconfinava nel Mistero più grande che i suoi percepivano presente, ma al quale la loro capacità di intendimento non aveva accesso. Ora, nel giorno della Sua Risurrezione, quel loro contatto col Mistero, con la vita e con l'identità di Gesù si ispessisce ancor di più e al contempo si ingigantisce la portata della Sua grandezza più che umana, divina.

     
    Maria di Magdala Lo cerca lì dove supponeva che fosse, ma non è lì, Pietro e Giovanni corrono per vedere, ma non è lì. L'azione dell'uomo non raggiunge l'azione di Dio che ora si chiama 'Risurrezione'. Quel che Dio compie è più in là del punto a cui giunge ogni allungamento e ogni protensione dello sguardo dell'uomo, è oltre il confine che la sua corsa raggiunge.

     
    Risurrezione: Dio non è solo risposta al desiderio di Lui che c'è in ogni uomo, Dio non coincide neppure con la conoscenza e l'esperienza che di Lui si è già acquisita. Il Suo Mistero comincia ad essere tale proprio quando si inizia ad entrare in esso nella fede. Adesso per Pietro, Giovanni e Maria il Mistero della Risurrezione inizia ad essere tale, prima c'era solo incomprensione (cf. Mc 9, 10).

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    Chiesa e Società



    Celebrata a Gerusalemme la Pasqua

    ◊   E’ stato già proclamato questo sabato mattina, nella Basilica del Santo Sepolcro, l’Anastasis, come la chiamano i greci, davanti alla Tomba vuota, l’annuncio Pasquale. Non poteva restare troppo a lungo avvolto nel silenzio della morte, il luogo da cui duemila anni fa è scaturito l’annuncio della Risurrezione. L’alleluja e i canti pasquali del coro di frati e chierici hanno risuonato nelle volte e nella cupola di questa maestosa e antichissima basilica che sorge nel cuore della città santa e del mondo cristiano, in questa quieta mattina, in una Gerusalemme avvolta nel silenzio del primo sabato della Pasqua ebraica. La Veglia Pasquale al Santo Sepolcro si è svolta solenne e raccolta, intorno all'altare posto proprio davanti all’edicola, che custodisce la Tomba vuota. Un'assemblea orante, soprattutto religiosi, fedeli locali e alcuni pellegrini, hanno partecipato alla solenne liturgia presieduta per la prima volta da mons. Twal come Patriarca Latino. Dopo la benedizione del fuoco nuovo, il braciere posto nell’ingresso della Basilica sotto al Calvario, e la preghiera sul cero pasquale, la liturgia si è svolta secondo il Rito Romano, con la proclamazione di 9 letture in latino. E’ per ragioni di status quo, il regolamento che stabilisce i turni per le tre comunità cristiane (greco ortodossi, latini e armeni) che nella Basilica cuore della cristianità condividono spazi e tempi, che la Basilica della Resurrezione ha il primato nel celebrare la vittoria della vita sulla morte. La Veglia delle veglie, in questo luogo le precede tutte, qui prima che in ogni altro luogo è stata benedetta la luce nuova, è risuonato il canto gloria, e l’alleluja della Resurrezione. (Da Gerusalemme Sara Fornari)

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    Terremoto in Abruzzo: gara di solidarietà e celebrazioni pasquali

    ◊   Continua la gara di solidarietà per le popolazioni sfollate in seguito al tremendo sisma che ha colpito L’Aquila e l’Abruzzo. Come riporta l’agenzia Misna, presso la parrocchia di San Francesco d’Assisi nel quartiere Pettino della città, Caritas Italia ha completato l’insediamento nel centro di coordinamento che provvede agli aiuti della rete per i terremotati e ha iniziato la distribuzione di pacchi di cibo, vestiario, prodotti per l’igiene personale, ma anche tende, sacchi a pelo, lettini e gazebo. Alle porte dell’Aquila, invece, presso il campo base della Coldiretti, in occasione della Pasqua verranno distribuite a tutti i bambini uova di cioccolata e colombe, insieme a pasta, succhi di frutta, pane, latte e conserve. Impegnate in prima linea anche Confagricoltura, nel coordinamento degli aiuti provenienti dalle aziende agricole abruzzesi, e Cittadinanzattiva, promotrice di una raccolta fondi per ricostruire la Casa dello studente e far tornare così L’Aquila alla sua immagine di città universitaria. Croce Rossa, poi, prosegue nelle attività di sostegno psicologico alle famiglie colpite, è presente con quattro presìdi medici avanzati, due tende di pronto soccorso e le prime ludoteche per i piccoli sfollati. Raccolte fondi sono state intraprese anche dai sindacati, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria: ogni impresa contribuirà con una somma minima equivalente a quanto raccolto tra i lavoratori, mentre i concessionari Fiat locali verseranno una quota per ogni auto venduta. Intanto fervono i preparativi anche per le celebrazioni pasquali: la libreria San Paolo e Teleradiopace, emittente diocesana di Chiavari, hanno inviato diecimila ostie e 32 bottiglie di vino. L’agenzia Sir, inoltre, riferisce che un gruppo di Azione Cattolica, guidato dal vicepresidente nazionale dei giovani, Marco Iasevoli, animerà la Messa pasquale a Tornimparte, di cui è parroco don Danilo Priore, attualmente ospitato nel campo di Palombara. Il paese non ha registrato crolli, ma gli edifici sono completamente inagibili. Il merito della limitatezza dei danni, secondo gli abitanti, va a Sant’Emidio, protettore dei terremoti, la cui statua, dopo la prima scossa, è stata portata fuori dalla chiesa e collocata nella piazza centrale del paese. (R.B.)

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    La minoranza cristiana del Pakistan si prepara alla Pasqua

    ◊   Il Pakistan, Paese asiatico in cui vivono circa un milione di cattolici, l’1 per cento della popolazione, si prepara a celebrare la Santa Pasqua. I vescovi locali hanno chiesto e ottenuto dalle autorità un incremento delle misure di sicurezza già previste, per consentire lo svolgimento pacifico dei riti. Inoltre, riferisce ad Asianews Shahbaz Bhatti, ministro federale per le Minoranze, l’anno prossimo il Venerdì Santo sarà una festa riconosciuta dal Governo per i cristiani del Pakistan. Nell’attesa, i fedeli hanno affollato le chiese per le celebrazioni della Settimana Santa: “Già alla Messa del Crisma la cattedrale di St. Patrick era stracolma di fedeli – ha raccontato padre Arthur Charles, vicario generale della diocesi di Karchi – che sentono con particolare importanza e serietà i riti. Alcuni di loro non vengono regolarmente in chiesa, ma è importante vederli tornare in queste occasioni, significa che non hanno dimenticato Dio”. “Nell’attuale situazione del Pakistan – ha concluso – esortiamo il nostro popolo a diventare un nuovo popolo, riconoscendo e portando nel cuore la Resurrezione di Gesù”. Gli fa eco padre Andrew Nisari, vicario generale dell’arcidiocesi di Lahore, che racconta quanto in città sia apprezzata dai giovani la “Shaam-e-Calvary”, la sera al Monte Calvario, un programma musicale con canti dedicati alla Passione: “Ma il loro contributo non si ferma a questo – ha detto – perché gruppi di giovani si occupano di pulire la Chiesa, altri del servizio di sicurezza, altri ancora delle persone che hanno bisogno di aiuto”. Iniziative pasquali anche per i detenuti delle carceri, come in quella di Faisalabad, seguita dall’assistente della parrocchia di Warispura, padre Iftikhar Moon: “Visitiamo la prigione ogni domenica”, ma per Pasqua sono previste confessioni, riflessioni sulla Passione e un pranzo comunitario, nonostante i detenuti cristiani non godano degli stessi servizi dei musulmani. (R.B.)

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    Cina: a Dingcun un luogo per venerare quattro missionari uccisi nel 1941

    ◊   “Speriamo di costruire un giorno una cappella vera e propria, ma intanto questo è un piccolo passo anche per rianimare la comunità cattolica locale e riallacciare i rapporti con gli abitanti”: così Walter Berlinghieri, uno dei compaesani di padre Lazzaroni, racconta all’agenzia Misna la consacrazione, effettuata durante la Settimana Santa, di una piccola stanza in affitto nel villaggio di Dingcun, provincia cinese dello Shanxi, in cui venerare i resti dei quattro missionari del Pontificio istituto missioni estere (Pime) uccisi nel 1941. Tra questi, appunto, anche padre Girolamo Lazzaroni. Originario del Bergamasco, Lazzaroni arrivò in Cina nel 1939, diretto alla più lontana missione del Pime di allora, Hanzhong, nello Shanxi, ma non riuscì ad arrivarci a causa della guerra tra cinesi e giapponesi. Si fermò quindi a Dingcun con i confratelli padre Bruno Zanella e padre Mario Zanardi e qui li raggiunse mons. Antonio Barosi per impartire il sacramento della Confermazione ad alcuni giovani: in un’irruzione di soldati cinesi i quattro furono accusati di essere spie giapponesi, torturati e gettati in un pozzo. E proprio in fondo a questo pozzo, il giorno successivo, furono trovati i loro corpi senza vita, che per lungo tempo si credette fossero dispersi. Nel 2006, invece, una delegazione di abitanti del paesino d’origine di padre Lazzaroni, Colere, scoprì recandosi nello Shanxi che per decenni i resti dei quattro missionari furono nascosti e custoditi dai fedeli locali e portati, nel 1992, in una chiesetta a Zhoukhou, a 300 km da Dingcun, e sepolti. Ora, grazie anche all’interessamento di padre Liu, parroco cinese di Luyi, dove è presente una comunità cattolica, si è riuscito a ottenere in affitto dalle autorità una stanza in cui creare un luogo di preghiera dedicato proprio ai quattro missionari uccisi. (R.B.)

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    Spagna. Sacerdoti in prima linea nell'aiuto ai poveri

    ◊   Ha trovato vasta eco tra i presuli spagnoli l’iniziativa lanciata durante la Settimana Santa dai vescovi di Ciudad Rodrigo, Atilano Rodríguez, e di Segovia, Ángel Rubio, che hanno chiesto ai sacerdoti di donare il 10 per cento del loro stipendio alla Caritas che si occupa dei più poveri e di quanti si trovano in ristrettezze a causa della dilagante crisi economica. Come fedelmente riportato dall'agenzia Zenit, le diocesi hanno definito “molto positiva” questa iniziativa, commentata favorevolmente anche dai religiosi, secondo i quali questi gesti contribuiscono ad “avvicinare il messaggio del Vangelo ai meno fortunati e ad attirare i lontani”. Altri vescovi si sono uniti alla proposta: l’arcivescovo di Pamplona e Tudela, Francisco Pérez, che ha invitato i sacerdoti a “mettere qualcosa a disposizione dei poveri”, e il vescovo di Coria-Cáceres, Francisco Cerro Chaves, che ha esortato i preti ad essere “uomini per gli altri e dediti a Cristo”. (R.B.)

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    Sudan. Seminaristi tornati dall’esilio trovano seminario in condizioni precarie

    ◊   Riserve alimentari che scarseggiano e beni di prima necessità estremamente ridotti: sono queste le precarie condizioni in cui versa il St. Josephine’s Minor Seminary, nel sud del Sudan, dove, dopo l’esilio, sono tornati 45 seminaristi minori per riprendere le lezioni. Il seminario, ricorda l’agenzia Zenit, guidato dal coordinatore pastorale Marcellus Nkafu, si trova a Mapuordit, nella diocesi di Rumbek, e ha appena ricevuto una donazione di 30mila euro dall’associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) per comprare riso, lenticchie, farina, fagioli e olio. Per il futuro, l’obiettivo è diventare autosufficienti: “Speriamo di riuscire a provvedere coltivando e allevando maiali – ha detto Nkafu – e di riuscire a recintare la zona del seminario”. Nkafu ha così ricordato il raccolto dell’anno scorso, andato quasi interamente perduto dopo il passaggio di capre sul territorio. La recinzione costerà 46mila euro. I seminaristi si dividono tra il seminario, inaugurato dal vescovo Cesare Mazzolari nel giugno 2007, e una scuola secondaria cattolica nelle vicinanze: pagano sia la retta che i trasporti casa-scuola. I seminari minori esistono per fornire istruzione e formazione a potenziali candidati al sacerdozio e alla vita religiosa e a ministri laici. (R.B.)

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    Gambia. Rilasciate centinaia di persone accusate di stregoneria

    ◊   Amnesty International ha comunicato che sono state rimesse in libertà le centinaia di persone che nelle scorse settimane erano state arrestate in Gambia con l’accusa di essere streghe o stregoni. La caccia alle streghe nel Paese era stata decretata dal presidente Yahya Jammeh dopo la morte di una sua zia: esorcisti, sedicenti medici africani provenienti anche da altri Paesi, soldati e i “ragazzi verdi” della guardia presidenziale per giorni hanno costretto la popolazione a bere intrugli velenosi e allucinogeni. Almeno due persone, durante le operazioni, sono morte per avvelenamento; molti gli stupri e i furti denunciati e avvenuti durante la fase di incoscienza causata dall’assunzione del liquido. Amnesty Intenational chiedeva la fine di queste pratiche dall’inizio di marzo; ora chiede alle autorità di far luce su quanto realmente accaduto e di assicurare i responsabili alla giustizia. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Thailandia: rinviato il vertice Asean dopo l'irruzione di manifestanti nella sede del summit

    ◊   Clima di tensione in Thailandia, dove è stato decretato lo stato d’emergenza e rinviato il vertice Asean, l'associazione delle nazioni del Sudest asiatico. A far precipitare la situazione, l’irruzione nella struttura, che ospitava il summit, da parte dei manifestanti fedeli all’ex premier, Thaksin Shinawatra, le cosiddette “magliette rosse”, che hanno chiesto nuove elezioni. Rammarico per quanto accaduto è stato espresso dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Due giorni di fuoco a Pattaya, sede del vertice Asean, conclusisi con il rinvio del summit a data da destinarsi e la fuga i tutti i leader presenti a bordo di alcuni elicotteri. I timori di ieri sulla sicurezza si sono concretizzati oggi nell’irruzione delle “magliette rosse” - manifestanti filo Shinawatra - nella sede del vertice e nella convocazione di una conferenza stampa durante la quale sono state ribadite alcune richieste, come le dimissioni dell’attuale premier, Vejjajiva, e nuove elezioni. La scorsa tornata, infatti, era stata giudicate “illegittima” dall’opposizione che si è detta pronta a riconoscere un’eventuale vittoria dell’attuale premier, se le prossime consultazioni saranno eque. Intanto, è stata forte la paura tra i partecipanti al vertice: annullati per il momento anche gli incontri a margine tra i ministri degli Esteri di Cina, Giappone e Corea del Sud. Rammarico è stato espresso dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, per l'annullamento della riunione Asean. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha augurato “un pronto ritorno alla normalità in Thailandia e il superamento delle divergenze attraverso il dialogo e i mezzi pacifici”.

    Usa-banche
    La crisi economica globale ha provocato l’ennesima chiusura di alcune importanti banche americane. Sia la Cape Fear Bank, che poteva contare su asset per 492 milioni di dollari e 403 milioni di dollari di depositi, sia la New Frontier Bank, importante istituto di credito regionale del Colorado, hanno chiuso i battenti. Salgono così a 23 le banche che hanno cessato l'attività dall'inizio dell'anno negli Stati Uniti. Intanto, il presidente americano, Barak Obama, ha parlato ieri di ''progressi e barlumi di speranza'' nel tunnel della recessione, ma ha anche invitato a non abbassare la guardia perché l’economia resta ancora “sotto stress”.

    Georgia
    Ancora una giornata di protesta in Georgia. Da ieri l’opposizione ha iniziato una campagna di disobbedienza civile nei confronti del presidente Saakashvili, accusato del fallimento della guerra in Ossezia del Sud contro la Russia, la scorsa estate, ma anche di non rispettare le regole democratiche e i diritti umani e infine di incapacità nella risoluzione della crisi economica. A Tblisi, numerose persone sono rimaste per tutta la notte davanti al parlamento e le proteste continueranno ancora. Solo ieri, il capo dello Stato aveva respinto la richiesta di dimissioni avanzata dall’opposizione, affermando che intende restare regolarmente in carica fino al 2013.

    Moldova-Ue
    In Moldova, è attesa per domani la decisione della Corte costituzionale sul riconteggio dei voti come chiesto dal presidente Voronin, su pressione di migliaia di oppositori scesi in piazza. Sempre per domani, tre partiti d'opposizione - partito liberale, partito liberaldemocratico e l'alleanza Nostra Moldova - hanno annunciato una nuova manifestazione di protesta nella capitale Chisinau. Intanto, la Commissione Europea ha espresso apprezzamento per la scelta del capo dello Stato di procedere ad una nuova conta, ma ha chiesto il rispetto delle libertà fondamentali nel Paese e che sia evitato qualsiasi ricorso alla forza.

    Somalia-pirateria
    Si è concluso tragicamente l'intervento delle forze speciali francesi per liberare i cinque passeggeri di uno yacht, da una settimana nelle mani dei pirati somali nell’Oceano Indiano. Un uomo e due sequestratori sono rimasti uccisi nella sparatoria. Intanto, è ancora nelle mani dei predoni il capitano del mercantile Usa, Maersk Alabama, Richard Phillips, sequestrato nei giorni scorsi. Il Pentagono ha ammesso che la situazione nelle acque somale è grave e potrebbe richiedere “misure straordinarie”: nella zona si trovano al momento due navi da guerra statunitensi.

    Iraq-cronaca
    Attentato kamikaze in Iraq. Un uomo si è fatto esplodere in prossimità di un centro di gruppo di attivisti dei Consigli per il Risveglio, le milizie tribali anti Al-Qaeda, in fila per riscuotere il loro salario. Sette le vittime e 24 i feriti.

    Pakistan-arresti
    In Pakistan, a seguito della minaccia di alcuni leader talebani di compiere attentati terroristici e marciare su Islamabad, le forze di sicurezza stanno procedendo a centinaia di arresti. Le autorità minimizzano sull’esistenza di un pericolo imminente, ma ieri nella capitale e a Rawalpindi si sono viste scene di panico. Intanto, il consolato americano, sempre da ieri, ha sospeso i suoi servizi e sono state rafforzate le misure di sicurezza.

    Fiji-politica
    Il presidente delle isole Fiji, Ratu Josefa Iloilo, ha reinsediato alla guida del governo il leader golpista, Frank Bainimarama, a meno di 48 ore dalla decisione di un tribunale che aveva definito illegittimo l’esecutivo nato dal golpe del 2006. Bainimarama, che è capo di Stato maggiore delle Forze armate, ha confermato nei loro incarichi nove ministri del suo precedente governo. Il presidente Iloilo ha anche dichiarato lo stato d’emergenza nelle isole.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 101

     
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