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Sommario del 10/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Funerali all'Aquila. Il Papa: Dio doni a tutti il coraggio di continuare a sperare. Il cardinale Bertone: Gesù crocifisso trasformi questa morte in amore
  • Il Papa alla Via Crucis: in Cristo comprendiamo il mistero della sofferenza. Intervista col vescovo di Guwahati, autore delle meditazioni
  • Messa in Coena Domini. Il Papa: preghiamo affinché diventiamo capaci di vedere la presenza di Dio nel mondo
  • Benedetto XVI si recherà l'8 novembre a Brescia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Via Crucis a Gerusalemme
  • Maria ai piedi della Croce, presenza di una madre nel dolore
  • Chiesa e Società

  • Terremoto in Abruzzo: catena di preghiera degli scout cattolici d’Europa
  • Rapporto Ocse: in nero la metà dei lavoratori del mondo
  • L'arcivescovo di Bogotá: la guerriglia liberi i sequestrati
  • Repubblica Dominicana: il cardinale López Rodríguez condanna corruzione e narcotraffico
  • Argentina: disordini e polemiche per il muro di San Isidro
  • GMG 2011: la Croce e l'Icona accolte oggi nella cattedrale di Madrid
  • La diocesi di Napoli avvia un fondo di microcredito per i più poveri
  • Thailandia: battesimo a Pasqua per 283 convertiti dal buddismo
  • Bangladesh: una Pasqua di preghiera per la pace nel Paese
  • Repubblica Centrafricana: nuova chiesa per i fedeli di Bozoum
  • 24 Ore nel Mondo

  • Terzo mandato per il presidente algerino Bouteflika
  • Il Papa e la Santa Sede



    Funerali all'Aquila. Il Papa: Dio doni a tutti il coraggio di continuare a sperare. Il cardinale Bertone: Gesù crocifisso trasformi questa morte in amore

    ◊   Duecentocinque bare - su 289 vittime totali - disposte su quattro file: è questo il commovente colpo d’occhio offerto dalla piazza d'Armi della Scuola Ispettori della Guardia di Finanza di Coppito, vicino L’Aquila, dove alle 11 di questa mattina si sono svolti i funerali di Stato delle vittime del terremoto in Abruzzo. A presiedere la cerimonia è stato, a nome di Benedetto XVI, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, affiancato, fra gli altri, dal segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein, dall'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari, e da 18 vescovi in rappresentanza delle diocesi abruzzesi e delle regioni italiane. Presenti alle esequie le massime autorità italiane, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al capo del governo, Silvio Berlusconi, ai presidenti di Camera e Senato. Il racconto della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:

    (canto)

     
    Due ore prima dell’inizio, le esequie hanno già la loro icona di un dolore apparentemente inconsolabile: una bara di mogano - allineata come le altre lungo una guida rossa - e poggiata su di essa un’altra, in miniatura, solo poche dozzine di centimetri, una macchia bianca troppo piccola per essere lì, troppo piccola addirittura per essere pianta. Quella miniatura bianca non è la sola: altre quattro sono posizionate così, sopra o accanto alle loro mamme, in un ultimo contatto che sostituisce abbracci e coccole, spezzati per sempre alle 3.32 di una notte che ha seminato macerie anche nel cuore di chi è sopravvissuto.

     
    (canto)

     
    Quelle cinque bare, più di tutte, sono “l’enigma indecifrabile della morte”. Usa questa espressione il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che il Papa, insieme con il suo segretario particolare, mons. Georg Gänswein, ha voluto accanto ai vivi e ai morti di una tragedia che ha scosso non solo l’Italia. Un enigma che parla di annientamento, di “assenza incolmabile”, se non fosse che l’apparente “silenzio di Dio” è preludio, come ricorda proprio il Venerdì Santo, di risurrezione. Benedetto XVI lo afferma in un Messaggio, cui presta voce il suo segretario particolare all’inizio della Messa:

     
    “In momenti come questi, fonte di luce e di speranza resta la fede, che proprio in questi giorni ci parla della sofferenza del Figlio di Dio fattosi uomo per noi: la sua passione, la sua morte e la sua risurrezione siano per tutti sorgente di conforto ed aprano il cuore di ciascuno alla contemplazione di quella vita in cui 'non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate'”.

     
    “Sono certo che con l’impegno di tutti si può far fronte alle necessità più impellenti”, aggiunge il Papa, assicurando che la Chiesa, in ogni ordine, grado e forma sarà in prima linea con le istituzioni italiane nell’assistenza ai terremotati, come del resto - sottolinea - già dimostra “la crescente onda di solidarietà” mostrata dai soccorritori. Benedetto XVI eleva la sua preghiera a Dio perché tutti abbiano "il coraggio di continuare a sperare senza cedere allo sconforto". Davanti all’altare è il momento in cui la memoria degli scomparsi cerca di ricomporsi, in chi li ricorda, in uno spazio oltre il dolore, pur fra le lacrime che quasi bagnano i feretri e i fiori che li ricoprono. E il cardinale Bertone accompagna questo difficile percorso interiore con delicatezza e rispetto. Come nel Crocifisso che si sentì abbandonato sul Calvario, afferma:

     
    “Dio può sembrare assente, il dolore può apparire una forza bruta e senza senso, le tenebre degli occhi pieni di lacrime sembrano oscurare anche i più timidi raggi di sole e di primavera. Eppure è proprio mentre si fa provocatrice la domanda: ‘Dov'è il tuo Dio?’ che sentiamo emergere dal profondo la certezza dell'intervento amorevole di Dio”.

     
    Una domanda e una certezza che squarciano il silenzio che gravò duemila anni fa sul Golgota e oggi sui tanti calvari che macerano gli occhi e l’anima di chi si addossa alle salme, le accarezza, sussurra parole. Nel silenzio della morte, la presenza di Dio diventa, afferma il cardinale Bertone, “una fiaccola di speranza":

     
    “La morte ci fa toccare con mano che tutto in un attimo può cessare - sogni, progetti, speranze. Tutto finisce; solo resta l’amore. Resta solo Dio che è Amore. In quest’ora di dolore e di smarrimento profondo, è la Parola di Dio a sostenere la nostra fede, a confortarci e ad assicurarci che nulla può cancellare la forza dell'amore”.

     
    Come il Papa nel suo messaggio, anche il segretario di Stato vaticano dà rilievo ai “valori della solidarietà e della fraternità” che - riconosce - “l’Italia intera”, idealmente unita alle vittime di questo dramma, ha una volta di più dimostrato di possedere “in profondità”:

     
    “Riprendiamo dunque il cammino, fratelli e sorelle, insieme a Maria, portando insieme il dolore dell'incolmabile assenza dei defunti, con una presenza più assidua, fraterna e amichevole presso le loro famiglie, ancor più autenticamente diventate le nostre famiglie, nella grande famiglia dei figli di Dio. Grazie all’aiuto materno della Madonna cercheremo di trarre dalla morte una lezione di vita autenticamente cristiana. E sorretti dalla sua intercessione non temeremo le difficoltà che pur sono davanti a noi”.

     
    Sentimenti che con diversa sensibilità religiosa, fa propri l’imam, Mohamed Nour Dacia, presidente dell’Unione delle comunità islamiche, che prega al termine della Messa per le sei persone di fede islamica rimaste senza vita sotto le macerie, ma anche - dice - per tutti gli altri.

     
    Contro lo scenario delle montagne ancora imbiancate come la cima di quella piccolissima bara che continua ad attirare preghiere e lacrime, termina il Venerdì Santo di un pezzo d’Abruzzo e di tanti altri nel mondo. Sullo sfondo, la festa della Risurrezione. Sia la vostra consolazione, è l’augurio del cardinale Bertone: “Sarà la vostra Pasqua, una Pasqua che rinascerà ancora una volta dalle macerie di un popolo tante volte provato nella sua storia”. Gli fanno ecco le parole finali dell’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari, piene di commozione quasi estenuata:

     
    “Cari fratelli e sorelle, colpiti negli affetti più cari, è il momento della grande fede, come mi diceva il papà di due fratellini morti in questa tragedia. Una fede che è più forte del dolore, dello smarrimento, della paura, del dubbio e della disperazione (…) Signore, fa' che da questa insopportabile e assurda storia di morte nasca una nuova e luminosa storia di vita e di speranza”.

     
    (applausi – canto)
     
    Ma ascoltiamo alcune voci raccolte da Massimiliano Menichetti nel piazzale dove si sono svolti i funerali:

    R. – Chiaramente, si vuole testimoniare la vicinanza a coloro i quali hanno in questo momento purtroppo perso delle cose che sono essenziali: hanno perso delle vite. Quindi, noi rispettiamo il loro dolore e siamo vicini e vogliamo testimoniare la nostra vicinanza. Noi siamo dei fortunati: abbiamo perso dei beni materiali, ma quelli li ricostruiremo …

     
    D. – Una città che si stringe in un momento di dolore così grande …

     
    R. – Sì. Sicuramente. Noi ci conosciamo tutti: noi, quando eravamo piccoli, eravamo pochi. Gli amici miei stanno tutti qui …

     
    D. – Cosa si può dire in un momento di così grande dolore a chi soffre così tanto?

     
    R. – Che da Gesù, dal Vangelo, viene sempre la speranza, che non è spiegabile, che non è comprensibile, che non è razionale però è qualcosa che è più forte di noi.

     
    D. – Che cosa portate in questa giornata di tanto dolore?

     
    R. – Portiamo il silenzio del cuore, portiamo un po’ di speranza. Abbiamo la scuola, qui: quella scuola di Via XX Settembre, vicino alla Casa dello Studente che è crollata. Hanno detto che forse abbiamo anche degli alunni che sono morti. Stavamo a Roma, ma oggi siamo qua per loro.

     
    D. – Lei dice: portiamo anche della speranza …

     
    R. – Portiamo il nostro affetto con il silenzio perché in queste circostanze è meglio non parlare.

     
    R. – Oltre ai servizi materiali che si possono svolgere nei campi, stare vicino a loro e far sentire a queste persone che non sono sole, che non sono abbandonate, che qualcuno è loro vicino, che sono importanti.

     
    D. – Qual è il suo pensiero per queste persone che oggi soffrono?

     
    R. – Condividere con loro la sofferenza. Fermarmi, stare con loro, la preghiera con loro, l’affetto, cercare degli spiragli di luce in questo buio … (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    Sul mistero della sofferenza ecco la riflessione del vescovo di Avezzano mons. Pietro Santoro, al microfono di Federico Piana:

    R. – Una sofferenza che quest’anno si riversa nella morte e nel dolore delle sorelle e dei fratelli della Chiesa aquilana. E’ un mistero di domande lancinanti, che sconvolgono e attraversano anche le dimensioni della fede, abbandonata ad invocazioni che chiedono risposte: ma risposte della ragione non ci sono, come non ci furono quel Venerdì Santo, quando sul Calvario moriva il Giusto, l’Innocente. Dice il Vangelo di Matteo: “Si fece buio su tutta la terra, il velo del Tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò e le rocce si spezzarono”. La prossimità della Croce di Cristo è stata e sempre sarà prossimità alle oscurità della sofferenza dell’uomo, perché dentro questa oscurità Cristo è voluto entrare non come spettatore impassibile ma come un abissale assunzione del dolore.

     
    D. – La Pasqua è Risurrezione…

     
    R. – E’ Risurrezione, ma la Risurrezione è soprattutto la dimensione della speranza perché il Cristo Risorto non è una pagina del passato, il Cristo Risorto continua a camminare nel volto e attraverso il volto delle persone. Non dimentichiamo che il Cristo Risorto conserva le piaghe della Croce e dentro queste paghe bisogna leggere anche il volto della speranza che per noi è Cristo, il Cristo che consola, che entra nelle dinamiche del dolore, fa sue le lacrime di ogni persona e dice: nel mistero di queste lacrime tu devi capire non soltanto le mie lacrime ma devi anche capire che c’è una certezza di Risurrezione. Certo, in questo momento è difficile capire tutto questo. Quando vedremo Cristo faccia a faccia e contempleremo il suo volto, allora sarà tolto il velo e capiremo il perché di tutto questo. Adesso si tratta semplicemente di affidarsi al cuore del Cristo Risorto e dire: tu, nonostante tutto cammini con noi, fai la nostra vita, sei impastato con la nostra storia: fa' che il nostro dolore possa essere anche un seme di Risurrezione per tutto quello che siamo riusciti a compiere e che riusciremo a fare con Te, per Te e per la tua Chiesa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il Papa alla Via Crucis: in Cristo comprendiamo il mistero della sofferenza. Intervista col vescovo di Guwahati, autore delle meditazioni

    ◊   Questo pomeriggio, alle 17.00, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Celebrazione della Passione del Signore. Alle 21.15 la tradizionale Via Crucis al Colosseo con le meditazioni dell’arcivescovo indiano di Guwahati, mons. Thomas Menamparampil. Il servizio di Sergio Centofanti.

    “Siamo venuti a cantare insieme un inno di speranza”: è quanto afferma Benedetto XVI nell’introduzione alla Via Crucis di questa sera, come riportato dal libretto già pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e nell’edizione odierna dell’Osservatore Romano. “Vogliamo dire a noi stessi – sottolinea il Papa - che tutto non è perduto nei momenti di difficoltà. Quando le cattive notizie si susseguono, siamo oppressi dall'ansia. Quando la disgrazia ci colpisce più da vicino, ci scoraggiamo. Quando una calamità fa di noi le sue vittime, la fiducia in noi stessi è del tutto scossa e la nostra fede è messa alla prova”. Ma è “in Cristo che comprendiamo il pieno significato della sofferenza” e il “suo valore redentivo”– dice il Papa: “sotto la superficie di calamità naturali, guerre, rivoluzioni e conflitti di ogni genere, vi è una presenza silenziosa, vi è un'azione divina mirata” perché dal male nasca il bene. “Continuiamo a confidare nel Signore – afferma il Pontefice - poiché egli salva coloro che hanno perduto ogni speranza”. Quelli che non vedono “nessun motivo per credere e sperare”. Eppure sperano “contro ogni speranza” e “questa speranza alla fine non delude”. Questa sera porteranno la croce al Colosseo, oltre al cardinale vicario Agostino Vallini, una ragazza e due suore dell’India, due giovani del Burkina Faso, due frati della Custodia di Terra Santa, una famiglia romana, un giovane disabile, un malato. Il Papa nell’introduzione alla Via Crucis esorta tutti: "Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore" (Salmi, 31, 25).

    Ma quale messaggio vuole lanciare con le sue meditazioni mons. Menamparampil? Ascoltiamo il vescovo di Guwahati al microfono di Antonella Palermo:

    R. – For me, the most important theme is the theme of hope: hope …
    Per me, l’argomento più importante è la speranza: la speranza in tempi difficili, in tempi di prova, in tempi di persecuzione e anche in tempi di crisi economica per il mondo intero. Noi cristiani abbiamo sempre molta fiducia in Dio e crediamo nella sua presenza nella nostra vita. Guardiamo alla Croce come segno della sofferenza alla quale Nostro Signore stesso si è sottoposto, così da trovare il coraggio per seguirlo in questo cammino con fiducia e fede.

     
    D. – Come ha reagito quando ha saputo che il Papa le aveva assegnato il compito di scrivere i testi per la Via Crucis di quest’anno?

     
    R. – I was so taken aback, so surprised, that I didn’t know how to answer. …
    Sono stato preso in contropiede ed ero talmente sorpreso che non ho saputo come rispondere. La prima risposta che ho dato è stata: “Non sarò capace di farlo”, ma poi ho pensato che il Santo Padre stava riponendo la sua fiducia in me e per manifestare il suo amore per l’India, per l’Asia, per i cristiani che soffrono. E così ho detto: anche se sarà molto impegnativo per me, voglio accettare. Ed è stato ancora più difficile, perché in quel periodo andavo nei villaggi con dei seminaristi e altri giovani a portare aiuto ai più poveri, persone che lottano ogni giorno per sopravvivere. Mi sono detto: il Signore mi aiuterà! Ho scritto quindi le meditazioni in questi villaggi e spero che per la vicinanza a quella realtà umana di dolore e forse anche di ingiustizia, spero che le mie parole possano avere un significato particolare.

     
    D. – Lei vive in uno Stato indiano – l’Arunajal Pradesh – che fino al 1978 era proibito agli evangelizzatori cristiani. Grazie a lei, invece, il Vangelo è riuscito ad approdare anche in questa regione dell’India …

     
    R. – What you said is true. In Arunajal Pradesh there were very few Christians …
    E’ vero quello che lei dice. Nell’Arunjal Pradesh c’erano pochissimi cristiani e l’evangelizzazione non era consentita. Ma i giovani del Paese hanno detto: noi vogliamo Gesù, vogliamo la Chiesa, vogliamo il cristianesimo ed hanno accettato Gesù, si sono convinti sempre di più e per questo oggi abbiamo due diocesi nell’Arunjal Pradesh, che si sono sviluppate molto rapidamente. La mia diocesi è piccola, ha circa 20 anni e noi siamo circa 80 mila cattolici che sono molto legati alla loro fede; con l’aiuto della Chiesa, ricevono l’educazione scolastica e penso che abbiano grandi prospettive per il futuro. Abbiamo anche le prime vocazioni, molte vocazioni da questa Chiesa giovane. Esse aiutano oggi la nostra stessa Chiesa di Guwahati, ma forse domani potranno aiutare le altre diocesi e forse anche altri Paesi del mondo!

     
    D. – La Chiesa universale sta scommettendo molto sulla Chiesa asiatica. In quali condizioni vive oggi la Chiesa in Asia?

     
    R. – I think the Catholic Church in Asia, which is beginning to play a very important …
    Credo che la Chiesa cattolica in Asia stia assumendo un ruolo sempre più importante non solo in Asia ma anche in altre parti del mondo. Il mio messaggio ai cristiani d’Asia è che essi debbono sentire la responsabilità e non orgoglio e gloria per il contributo che oggi possiamo dare alla Chiesa nel mondo: un grande, umile e profondo senso di responsabilità, perché quello che abbiamo ricevuto dalla Chiesa nel passato, ora, che ne siamo capaci, dobbiamo cercare di restituire alla Chiesa universale.

     
    D. – Cosa si sente di chiedere al mondo occidentale per la Chiesa in India e in Asia in generale?

     
    R. – We feel a brotherly affection and a great desire that Western Church will see …
    Abbiamo un affetto fraterno ed un grande desiderio che la Chiesa d’Occidente possa vivere un rinnovamento dello Spirito, che ci sia un risveglio della fede e nuove vocazioni in modo che la Chiesa universale ne possa beneficiare. Preghiamo sempre affinché le comunità dei vari Paesi, dell’Europa, per esempio, possano guardare alle proprie radici e riconoscere come la Chiesa cattolica ha svolto nei loro Paesi lo stesso ruolo che sta svolgendo ora nei Paesi nuovi, in Asia e Africa. All’inizio, i missionari hanno svolto un duro lavoro – ricordiamo San Patrizio, San Bonifacio, Sant’Agostino ed i grandi pionieri: è un duro lavoro che stiamo continuando noi ora in Asia. D’altro canto, le Chiese in Europa possono guardare con orgoglio e con grande gioia alle loro radici perché esse portano nuova vita alla Chiesa universale. (Traduzione di Gloria Fontana)

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    Messa in Coena Domini. Il Papa: preghiamo affinché diventiamo capaci di vedere la presenza di Dio nel mondo

    ◊   “Preghiamo per avere occhi che vedano tutto ciò che è vero, luminoso e buono, affinché diventiamo capaci di vedere la presenza di Dio nel mondo”. Ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il Papa ha aperto con queste parole la Messa in Coena Domini, che dà il via alle celebrazioni del Triduo Pasquale. Ricordando l’Ultima Cena, il Santo Padre ha ribadito la centralità dell’Eucaristia. Alessandro Guarasci:

    Un mandato richiesto da Cristo per essere al servizio dei fratelli. E’ questo il senso della lavanda dei piedi, che il Papa ha compiuto nei confronti di dodici presbiteri. Un atto simbolico, ma carico di significato, per invitare ogni Cristiano a trovare un gesto, che esprima la carità fraterna del discepolo del Signore. L’omelia è stata tutta centrata sul significato dell’Eurcarestia. Annunciando infatti, la morte di Cristo e proclamando la sua resurrezione, offriamo al Padre il sacrificio che salva il mondo:

    “Nel pane spezzato, il Signore distribuisce se stesso. Il gesto dello spezzare allude misteriosamente anche alla sua morte, all’amore sino alla morte. Egli distribuisce se stesso, il vero ‘pane per la vita del mondo’ ”.

    E ancora:

     
    “Il Signore ci prepara la mensa in mezzo alle minacce di questo mondo, e ci dona il calice glorioso – il calice della grande gioia, della vera festa, alla quale tutti aneliamo – il calice colmo del vino del suo amore".

     
    Tramite quel gesto, il Papa ribadisce, Dio crea una consanguineità tra sé e noi:
     
    "Preghiamo il Signore, affinché comprendiamo sempre di più la grandezza di questo mistero! Affinché esso sviluppi la sua forza trasformatrice nel nostro intimo, in modo che diventiamo veramente consanguinei di Gesù, pervasi dalla sua pace e così anche in comunione gli uni con gli altri”.

    “Il Signore ci insegna ad alzare gli occhi e soprattutto il cuore”:

    “A sollevare lo sguardo, distogliendolo dalle cose del mondo, ad orientarci nella preghiera verso Dio e così a risollevarci. In un inno della preghiera delle ore chiediamo al Signore di custodire i nostri occhi, affinché non accolgano e lascino entrare in noi le ‘vanitates’ – le vanità, le nullità, ciò che è solo apparenza. Preghiamo che attraverso gli occhi non entri in noi il male, falsificando e sporcando così il nostro essere. Ma vogliamo pregare soprattutto per avere occhi che vedano tutto ciò che è vero, luminoso e buono; affinché diventiamo capaci di vedere la presenza di Dio nel mondo”.

    Nella preghiera dei fedeli, una richiesta per tutte le Chiese d’Oriente e Occidente: “perché memori della preghiera di Gesù per la loro unità, trovino vie di perdono e di riconciliazione reciproca e arrivino alla comunione visibile”. Poi uno sguardo agli uomini che soffrono:
     
    “Rezemos por todas as pessoas, sobretudo pelas que sofrem…”
    Preghiamo per tutti gli uomini, sopratutto per quelli che soffrono: perché, guardando al Servo che porta le nostre infermità e le nostre sofferenze, conoscano la compassione e la vicinanza di Dio e sappiano fare del loro dolore una via di amore".

    La Messa in Coena Domini ha avuto una continuazione ideale nell’atto dei fedeli, che ieri sera si sono recati nelle chiese per adorare la presenza permanente del Signore nel Santissimo Sacramento.

    Ai cristiani di Gaza il Papa ha destinato quest’anno la colletta della Messa in “ Coena Domini” celebrata in San Giovanni in Laterano. Si sottolinea così l’urgenza di un intervento efficace per aiutare la popolazione stremata dall’isolamento e dalla guerra. Per conoscere meglio la situazione a Gaza Gabriella Ceraso ha raccolto una testimonianza dalla città…

    R. – La gente soffre molto perché, da mesi, non c’è più nessuno che lavora. Non si può uscire da qui molto facilmente, anche quando ci sono, per esempio, dei malati che devono essere curati. La gente non sa più come vivere, non ha più niente. Anche quelli che avevano un lavoro non sono più pagati. Moltissime case sono state distrutte.

     
    D. – Di che cosa avete bisogno?

     
    R. – Abbiamo bisogno di tutto.

     
    D. – C’è la speranza nella gente?

     
    R. – La maggioranza spera sempre che ci sia una fine, che questa fine arrivi presto e che il mondo si interessi di quello che succede qui, che aiuti le due parti a mettersi d’accordo.

     
    D. - Se lei volesse lanciare un piccolo appello cosa si sentirebbe di chiedere?

     
    R. – Di pensare che ci sono dei fratelli che non riescono più a vivere e che pregano perché qui ci sia la pace e perché i diritti della persona umana siano rispettati perché in questo momento non lo sono per niente. Certo, la gente ha bisogno di essere aiutata anche materialmente, altrimenti non so dove andremo a finire.

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    Benedetto XVI si recherà l'8 novembre a Brescia

    ◊   Benedetto XVI si recherà a Brescia domenica 8 novembre per inaugurare la nuova sede dell'Istituto Paolo VI a Concesio. L'annuncio della visita è stato dato ieri dal vescovo di Brescia Luciano Monari durante la celebrazione della Messa Crismale in cattedrale. Dopo l'inaugurazione del centro, Benedetto XVI guiderà a mezzogiorno la preghiera mariana dell'Angelus e, nel pomeriggio, celebrerà la Messa per la comunità diocesana. Mons. Monari ha spiegato che la visita avviene nell’ambito delle celebrazioni per il 30.mo anniversario della morte di Papa Montini (nato a Concesio, in provincia di Brescia, nel 1897, e morto il 6 agosto del 1978 a Castel Gandolfo). “Accogliere il Papa – ha detto il presule – ci permetterà di professare pubblicamente insieme con lui la medesima fede, di riconoscere in lui Pietro, centro di unità del collegio apostolico, di rinnovare l’amore e il senso di responsabilità per la Chiesa intera. Significherà arricchire la coscienza missionaria già ricca della nostra Chiesa”. E’ stato Paolo VI a nominare il 25 marzo 1977 Joseph Ratzinger arcivescovo di Monaco e Frisinga e a crearlo cardinale il 27 giugno dello stesso anno.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il messaggio del Papa per i funerali delle vittime del terremoto in Abruzzo e l’omelia del cardinale Tarcisio Bertone.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il confronto fra Stati Uniti e Iran sul nucleare.

    Volti di donne in un vociante corteo: in cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi su Maria e l’ascesa di Cristo al Golgota tra letteratura e tradizione.

    La visione serena di un sacrificio necessario: Fabrizio Bisconti sul sarcofago della Passione proveniente dal complesso catacombale di Domitilla.
     Un articolo di Pietro Pietraroia dal titolo “Senza paura di commuoversi di fronte alla natura più umile”: la scultura di Massimo Lippi nella mostra “Exultet Passio” a Milano.

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    Oggi in Primo Piano



    Via Crucis a Gerusalemme

    ◊   Stamattina presto, in questo Venerdì Santo molto sentito dalla popolazione di Gerusalemme, nella Basilica del Santo Sepolcro – a porte chiuse - si è svolta la lettura del Passio, al Calvario, proprio nel luogo della Crocifissione. Più tardi una folla di arabi cristiani e di stranieri, partendo dal Santuario della Flagellazione hanno ripercorso la Via Dolorosa. Il servizio da Gerusalemme di Sara Fornari:

    Diversi gruppi si sono susseguiti sulla Via Crucis, una processione raccolta ed ordinata, quest’anno, e non paragonabile alla moltitudine dello scorso anno, ma che comunque, all’incrocio con il mercato arabo si è confusa nella calca e nel rumore della città vecchia. Dopo il gruppo che accompagnava il Patriarca Latino, mons. Twal, è venuta la processione guidata dai francescani con il Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, che ha concluso come sempre la Via Crucis davanti alla Tomba vuota, pregando per le intenzioni del Santo Padre. Intanto fuori della Basilica del Santo Sepolcro le voci in arabo dei parrocchiani di San Salvatore, che concludevano la loro via Crucis, si sono mescolate con quelle dei turisti di tutte le lingue che in queste ore affollano il sagrato del santuario.

     
    Intenso anche il Giovedì Santo a Gerusalemme, che ieri pomeriggio ha visto i francescani pellegrini al Cenacolo, insieme a fedeli di diverse nazionalità. Una breve sosta di preghiera nel luogo che è identificato con la sala al piano superiore di cui parlano i Vangeli di Marco e di Luca, dove sono stati letti i brani evangelici che narrano gli episodi avvenuti proprio qui: l’Ultima Cena, la lavanda dei piedi e l’addio del Signore. E’ una grazia poter pregare in uno dei luoghi più sacri alla nostra fede. Il Cenacolo, dove una certa tradizione ebraica colloca la tomba del re Davide, è dal 1948 in mano al Ministero degli Affari Religiosi. Il Ministero ne regola l’accesso a turisti e pellegrini. Per questo non è possibile officiarvi alcuna funzione ed i francescani - che ne erano custodi sin dal 1333 - possono venirvi soltanto due volte l’anno: per il vespro solenne la sera di Pentecoste e il Giovedì Santo.

     
    Di ritorno dal Cenacolo i francescani hanno poi sostato in preghiera anche nella chiesa armeno ortodossa di San Giacomo, dove si venera la testa di San Giacomo il maggiore. Nella sera, pellegrini e fedeli locali si sono raccolti in preghiera al Getsemani, commemorando l’agonia del Signore presso la roccia dove Egli sudò sangue, e accanto agli olivi millenari che ne videro la Sua ultima angoscia prima del tradimento. Vangeli, canti e orazioni nelle diverse lingue; una raccolta preghiera - presieduta dal Custode di Terra Santa e animata dai frati francescani, al termine della quale fedeli locali, pellegrini ma soprattutto molti giovani si sono recati in processione - attraverso la valle del Cedron - fino a San Pietro in Gallicantu. Questa tradizionale fiaccolata, partita dal Getsemani, è risalita verso il Santuario sito sul pendio di fronte al monte degli Ulivi, sotto le mura di Gerusalemme, per pregare nel luogo dove una tradizione colloca il rinnegamento di Pietro e individua i resti del palazzo di Caifa, dove Gesù fu imprigionato.

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    Maria ai piedi della Croce, presenza di una madre nel dolore

    ◊   Nel momento della passione di Gesù, la Vergine Maria è ai piedi della Croce accanto al Figlio morente. Le piaghe del Signore sono impresse nel suo cuore e la Madre è in attesa della Risurrezione. Cosa possiamo comprendere osservando Maria ai piedi della Croce? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al mariologo Stefano De Fiores, sacerdote monfortano:

    R. – La presenza di Maria ai piedi della Croce è innanzitutto la presenza di una madre. Quindi, tante cose che non vengono dette dal Vangelo sono sviluppate in modo particolare dalla pietà popolare. La pietà popolare percepisce che Maria ha dovuto avere l’apparizione di Cristo. Ogni anno la Chiesa deve sperimentare e vuole sperimentare questo passaggio dal dolore alla gioia.

     
    D. – Maria ai piedi della Croce ricorda all’uomo come nonostante lo strazio del cuore, l’autentica fede possa partecipare al compimento della salvezza estesa a tutta l’umanità...

     
    R. – Qui si tratta di una fede provata, messa al rischio di una prova pesante, perchè Maria vede il Figlio di Dio che muore sulla Croce come una persona umanamente fallita e quindi per credere alla Parola di Dio Maria deve avere una fede molto forte, tenace. E difatti è la Vergine fedele che rimane ai piedi della Croce e poi la troviamo nella Pentecoste.

     
    D. – L’Ora della Madre ricorda poi la prova suprema della fede vissuta da Maria, in attesa della Resurrezione del Figlio...

     
    R. – Questo è un approfondimento del Medioevo, secondo cui l’unica persona che nel Triduo Pasquale ha mantenuto la fede è proprio Maria. Era simboleggiata nell’unica candela che rimaneva accesa nell’ufficio delle tenebre. Quindi, Maria anticipa la fede dei cristiani, perché precede i cristiani nella fede e porta alla fede i discepoli, dicendo: “Fate quello che Gesù vi dirà”.

     
    D. - Alla Croce sono legati i momenti della Passione di Gesù ancora in vita e della morte del Salvatore. La Sindone ha avvolto il Suo corpo senza vita e restituito Gesù Risorto. Come ha vissuto Maria questo passaggio dal dolore per la perdita del Figlio alla gloria della Resurrezione?

     
    R. – L’arte cristiana, che ha trovato un sommo interprete in Michelangelo, ha fissato l’obiettivo soprattutto sul dolore di Maria, quando riceve il corpo inerte del Figlio, cioè la Pietà. E’ una scena veramente compassionevole che ha interessato gli artisti più sensibili. Allo stesso tempo, in area tedesca, si è sviluppata l’iconografia del Tronum Gratiae, il Trono della Grazia. Al posto di Maria c’è l’eterno Padre, che partecipa in maniera misteriosa e ineffabile al dolore del Figlio durante tutta la Passione. E quindi noi vediamo che Maria esprime il dolore, la sofferenza del Padre. Nell’immagine della Madre noi vediamo questo pathos del Padre che partecipa in maniera misteriosa ed ineffabile al dolore del proprio Figlio durante la Passione.

     
    D. – Come possono seguire l’esempio di Maria quanti oggi sono ai piedi della Croce, davanti a sofferenze laceranti, per avere sperimentato il dramma del terremoto in Abruzzo?

     
    R. – L’unico appiglio è la Grazia dello Spirito Santo che ha animato Maria e l’ha resa forte di fronte ad un dolore così atroce. E’ un dolore così grande che può consolare anche chi è vittima di questi fenomeni naturali che fanno piombare molte volte nella disperazione. Chi può dare questo input in maniera tale che anche il dolore più atroce possa essere cambiato in spazio di dolore e di amore salvifico è Maria al seguito del Cristo che ha fatto proprio questo, nel redimere il mondo. Ha fatto questo sfruttando il buio più grande, che è quello della morte, e trasformandolo nell’atto di amore più grande per Dio e per i fratelli.

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    Chiesa e Società



    Terremoto in Abruzzo: catena di preghiera degli scout cattolici d’Europa

    ◊   “Operation Aigle”, è questo il titolo dell’iniziativa di solidarietà con le vittime del terremoto in Abruzzo, lanciata da Jacques Mougenot, commissario federale dei 60 mila appartenenti alle guide e scout d'Europa cattolici (UIGSE-FSE). Secondo il comunicato inviato alla Zenit, l’operazione prevede due azioni: la preghiera e la disponibilità ad andare. Quanto al primo elemento, il testo ricorda che “tutti, dai bambini ai più grandi, possono usare l’arma più potente per un cristiano: la preghiera; perché il Signore si faccia sentire vicino a tutti coloro che stanno vivendo giorni di sofferenza e difficoltà”. “La preghiera - dice Jacques Mougenot - è per i credenti il mezzo più efficace per poter aiutare persone in difficoltà; tutti, dal lupetto e dalla coccinella, di 8 anni, fino a coloro che impegni familiari e di lavoro impediscono di dare la disponibilità a partire nelle prossime settimane, possono far parte di questa catena di preghiera che, in occasione dei solenni funerali, unirà tutti gli scout d’Europa ai loro fratelli scouts aquilani e a tutte le vittime del terremoto”. C'è poi la disponibilità ad andare, visto che “come da tradizione molti scout, innanzitutto dall’Italia ma anche dalla Francia e da altre Nazioni europee, hanno dato la loro disponibilità a recarsi in Abruzzo per fare del proprio meglio”. La gestione delle tendopoli, l’animazione per i ragazzi, l’ascolto delle persone anziane, ecc. sono necessità che dovranno essere portate avanti anche tra qualche settimana, quando l’attenzione mediatica sarà minore, osserva il comunicato. Alcuni capi, ragazzi e ragazze (tra i 18 e i 21 anni) sono già in Abruzzo ad aiutare le strutture della protezione civile; elenchi di centinaia di loro, che hanno dato la disponibilità a partire, sono già alla Prefettura di Pescara. (M.G.)

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    Rapporto Ocse: in nero la metà dei lavoratori del mondo

    ◊   Senza un regolare contratto, forme di previdenza, assicurazione, ferie e indennità di disoccupazione. Completamente “in nero”: questa è la condizione di più della metà dei lavoratori di tutto il mondo. A rivelarlo è un rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), citato dalla Misna, secondo cui sono un miliardo e 800 milioni i lavoratori privi di qualsiasi assistenza previdenziale. Particolarmente interessati dal fenomeno sono i Paesi in via di sviluppo: escludendo le attività agricole, i tre quarti degli occupati dell’Africa sub-sahariana non risultano in regola, e così i due terzi nel sud-est asiatico, il 50% nel Maghreb, in Medio Oriente e in America Latina. Secondo lo studio dell’Ocse, oltre un miliardo di questi lavoratori non guadagna più di due dollari al giorno e alle forme di sfruttamento peggiori sono soggetti in particolare donne, giovani e anziani, ovvero le categorie più deboli. Auspicando il rafforzamento delle forme di cooperazione tra nord e sud del mondo, l’Ocse ha inoltre sottolineato che nei paesi in via di sviluppo, dove non esistono forme di indennità per periodi di disoccupazione, chi perde il lavoro anche a causa della crisi economica internazionale è spesso costretto ad accettare mansioni di qualunque tipo senza alcuna garanzia. (M.G.)

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    L'arcivescovo di Bogotá: la guerriglia liberi i sequestrati

    ◊   L'arcivescovo di Santa fe di Bogotá, cardinale Pedro Rubiano, nel corso dei riti del Giovedì Santo ha chiesto ai dirigenti della guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), l'immediata libertà di tutte le persone sotto sequestro, alcune delle quali lo sono da diversi anni. Secondo il porporato se la guerriglia accetta questa strada "apre un sentiero per la propria reintegrazione nella società colombiana e dona alla nazione un sollievo di speranza e riconciliazione". "Si è fatto molto danno", ha aggiunto l'arcivescovo e poi ha sottolineato: "Oggi noi chiediamo a tutti i colombiani che a sua volta chiedano ai ribelli che prendano piena coscienza di quanto fanno. Che dicano loro che il Paese rifiuta le loro azioni e che un giorno, prima o dopo, dovranno rendere contro al Signore di quanto hanno fatto. Penso che la guerriglia ha l'occasione, se libera tutte le persone sequestrate, di riabilitarsi e di reintegrarsi nella società". Ricordando il significato del Giovedì Santo il cardinale Pedro Rubiano ha detto: "In un giorno come quello di oggi, leviamo la nostra preghiera fiduciosa al Signore. A lui chiediamo il dono della pace”. Poi ha ripetuto, “vogliamo anche rivolgerci ai ribelli affinché si decidano a ridare la libertà a tutti gli ostaggi”. Le persone sequestrate in Colombia attualmente sono diverse centinaia, anche se, in questi giorni, si è tornato a parlare soprattutto di 22 militari che le Farc vorrebbero scambiare con 500 loro militanti detenuti nelle carceri della Colombia. La responsabilità di gran parte dei sequestri viene attribuita non solo alle Farc ma anche all'altro gruppo armato, l'Esercito di liberazione nazionale (Eln). Secondo i dati della prestigiosa organizzazione non governativa "País Libre", che lavora con i parenti dei sequestrati, in Colombia, tra il 1966 e il marzo 2008 le Farc hanno sequestrato 6.902 persone e l'Eln altre 5.422. In questo momento, riguardo a 713 ostaggi, gli autori del sequestro, Farc o Eln, chiedono un riscatto in denaro, tecnica orma diventata una consuetudine per finanziare i gruppi armati. (L.B.)

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    Repubblica Dominicana: il cardinale López Rodríguez condanna corruzione e narcotraffico

    ◊   “Parlare sulla corruzione, il narcotraffico e la povertà nel nostro Paese”, come ha fatto giorni fa il Santo Padre in occasione della presentazione delle lettere credenziali del nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, “è più che normale e opportuno poiché si tratta di flagelli che tutti conosciamo e sappiamo che esistono nella nostra società”. Così, l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, ha commentato alcune dichiarazioni di politici locali che non hanno gradito che questi temi siano stati accennati in Vaticano lo scorso 3 aprile da Benedetto XVI che ha auspicato, come d’altronde ha sempre fatto nel caso di altri Paesi africani e latinoamericani, “una forte determinazione a sradicare definitivamente la corruzione, che provoca tanta sofferenza, soprattutto per i membri più poveri e indifesi della società”. Secondo il porporato, nella Repubblica Dominicana, tutti i partiti politici, che si sono alternati al governo negli ultimi anni, “hanno le proprie responsabilità” e per questa ragione non mi convince che oggi si sentano offesi. Il cardinale López Rodríguez ha anche ricordato, nel suo incontro con i giornalisti nella sede della Pastorale giovanile, che su tutte queste questioni l’episcopato dominicano si è pronunciato a più riprese negli ultimi anni. Da ricordare, inoltre, che nel mese di luglio del 2007, durante la visita “ad Limina apostolorum” dei vescovi in Vaticano, queste materie sono state discusse in diverse istanze della Santa Sede perché la diagnosi della realtà sociale è fondamentale per organizzare le risposte pastorali nell’ambito della promozione umana. Il 5 luglio 2007, Benedetto XVI, rivolgendosi a tutti i vescovi dominicani sottolineava il ruolo dei laici e in particolare la missione che spetta loro: "Il rinnovamento dell'ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto" (Apostolicam actuositatem, n. 7). Poi, il Papa, aggiungeva: "Per questo è necessario offrire loro una formazione religiosa adeguata. Ad essi spetta promuovere i valori umani e cristiani affinché illuminino la realtà politica, economica e culturale del Paese, al fine di instaurare un ordine sociale più giusto ed equo, secondo la Dottrina Sociale della Chiesa. Allo stesso tempo, coerentemente alle norme etiche e morali, devono essere un esempio di onestà e di trasparenza nella gestione delle loro attività pubbliche, dinanzi alla subdola e diffusa piaga della corruzione, che a volte raggiunge anche le aree del potere politico ed economico, oltre agli altri ambiti pubblici e sociali". Ieri, il nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, mons. Josef Wesoloswski, ha precisato che ovviamente “il Santo Padre, incontrando i diplomatici, condivide con loro i problemi è le speranze dei Paesi e delle loro società poiché sono questioni che gli stanno a cuore”. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina: disordini e polemiche per il muro di San Isidro

    ◊   In Argentina non si placa la polemica sul muro di San Isidro, piccolo comune del provincia di Buenos Aires. La barriera, voluta dal sindaco, Gustavo Posse, intende separare il quartiere povero di Villa Jardín e l’esclusiva zona residenziale di La Horqueta. Secondo quanto riferisce la Misna, le prime pietre sono state posate nella notte di martedì e già hanno dato luogo a disordini tra gli abitanti del ‘barrio’ popolare e gli agenti della sicurezza dispiegati per controllare i lavori. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Cristina Fernández: “Il muro è un passo indietro, una misura separatista. Sono sconcertata, invece di separare bisogna unire”. In una nota inviata al sindaco di San Isidro, il ministero degli Interni ha chiesto che venga fermata la costruzione della barriera “perché minaccia la democrazia, la Costituzione nazionale e la convivenza”. Mentre sale la tensione tra i residenti, anche il governatore della provincia Daniel Scioli si è unito alle condanne del governo: “In questo momento dobbiamo concentrare ogni sforzo per unirci non per dividerci. La vita e la sicurezza dei più umili vale tanto quanto quella dei benestanti. È stato commesso un grave errore”. (M.G.)

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    GMG 2011: la Croce e l'Icona accolte oggi nella cattedrale di Madrid

    ◊   La Croce e l’Icona “Salus Populi Romani” saranno accolte oggi pomeriggio alle 17.00 nella cattedrale madrilena dell’Almudena, durante la celebrazione della Passione del Signore. L’entrata dei simboli della GMG coinciderà con la prima invocazione “Ecce lignum Crucis” del rito di Adorazione della Croce. Al termine della celebrazione la Croce sarà portata in processione dai giovani lungo le strade di Madrid, fino alla Plaza de Canalejas, dove si unirà alla processione che accompagna la statua del Jesús de Medinaceli, una venerata scultura lignea del Cristo Nazareno del XVII secolo. All’incontro della Croce con la statua del Cristo sarà presente il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, che ha invitato i giovani della diocesi a partecipare agli odierni eventi e a prepararsi alla GMG del 2011 con la “conversione del cuore, la pratica del Sacramento della Riconciliazione e la carità fraterna, soprattutto con i più bisognosi”. Al termine della processione la Croce resterà per alcuni giorni nella basilica del Jesús de Medinaceli, retta dai frati cappuccini, prima di riprendere la sua peregrinatio nelle diverse diocesi. “Il Venerdì Santo sarà dunque per la Spagna - scrive il cardinale Rouco nella Lettera pastorale del 24 marzo scorso - l’inizio del cammino di avvicinamento alla GMG del 2011, in cui la diocesi madrilena con la presenza del successore di Pietro diverrà l’immagine visibile e universale della Chiesa capace di riunire una moltitudine immensa di giovani che sanno di essere redenti da Cristo e inviati ad annunciare il suo Vangelo a tutti gli uomini”. (M.V.)

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    La diocesi di Napoli avvia un fondo di microcredito per i più poveri

    ◊   La diocesi di Napoli rilancia l’impegno contro le nuove povertà strette nella morsa della crisi economica. In prima linea proprio l'arcivescovo del capoluogo campano, cardinale Crescenzio Sepe, che donerà lo stipendio di un anno e parte dei suoi risparmi personali, per avviare il fondo di una banca diocesana che concederà microcrediti a persone bisognose. Il porporato lo annuncia nella sua lettera pastorale intitolata “Dove possiamo comprare il pane?”, presentata mercoledì scorso a Napoli e ripresa dalla Zenit, in cui spiega che l'iniziativa vuole rispondere alla crisi attuale e nella fattispecie alle necessità dei “giovani disoccupati, nonché di quanti hanno perso o perderanno il lavoro”. “Cristo oggi vuole usare le nostre mani per spezzare il pane della condivisione, della fratellanza, della carità”, segnala, invitando quanti possono a finanziare l'iniziativa. Il cardinale spiega che, “lungi dall’essere una pratica di puro assistenzialismo, il microcredito sarà la strada per far riemergere la creatività e l’ingegno della nostra gente”, e significa “avere il coraggio di credere nell’uomo e scommettere sulla possibilità di moltiplicare pani e pesci”. La lettera pastorale trae il titolo da una domanda posta dai discepoli a Gesù prima del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, narrata nel Vangelo di Giovanni: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Il cardinale Sepe sottolinea che anche in questi tempi di crisi “abbiamo dinanzi una folla affamata che, come pecore senza pastore, chiede pane”. La diocesi promuove questa iniziativa “in continuità con quanto hanno affermato i vescovi italiani i quali hanno invitato ‘ad una crociata di carità e di soccorso’ e stanno per creare un fondo di solidarietà per i disoccupati”, spiega. Nella sua lettera pastorale, il porporato descrive poi la crisi attuale osservando che “ci siamo accorti di aver costruito la nostra società sulla sabbia e non sulla roccia e, basandoci sul mero calcolo economico, abbiamo innalzato l’ennesima torre di Babele. Credevamo che la globalizzazione dei mercati portasse ulteriore benessere, ricchezza per tutti, e invece abbiamo globalizzato la povertà. Ed ora, sul far della sera, ci ritroviamo tutti sulla stessa barca e, come i discepoli, mentre il Maestro li esortava a guardarsi dal lievito dei farisei, non sappiamo dire altro che: 'Non abbiamo pane'”. Anche l'arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, afferma di sentirsi interpellato dalla sofferenza provocata dalla crisi, soprattutto tra i più poveri, e segnala che la Chiesa, come sempre, si sente “vivamente impegnata in questa causa, perché la considera come sua missione, suo servizio, come verifica della sua fedeltà a Cristo, onde essere veramente la 'Chiesa dei poveri'”. (M.G.)

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    Thailandia: battesimo a Pasqua per 283 convertiti dal buddismo

    ◊   In Thailandia 283 convertiti al cattolicesimo a Pasqua riceveranno il battesimo. Nel Paese asiatico è ormai diventata tradizione battezzare i convertiti la domenica di Resurrezione. “Quest’anno molti di loro erano buddisti” afferma Tassanee Maturos-suwan, responsabile della catechesi dell’arcidiocesi di Bangkok e della formazione dei nuovi battezzati. “Alcuni di loro sono sposati con donne cattoliche – continua Maturos-suwan -. Altri si uniscono alle attività promosse dalla chiesa e altri ancora seguono gli amici che vanno in chiesa e studiano i fondamenti della fede cattolica a lungo, prima di farsi battezzare”. Infine c’è chi sperimenta la presenza di Dio “nella vita quotidiana”, affidandosi a Cristo “nella miseria e nella consapevolezza di non riuscire a risolvere da soli tutti i problemi”. Percorsi diversi per raggiungere la fede che vengono raccontati nelle testimonianze raccolte da AsiaNews, come quella di Natda Reabroicharoen, una donna di 28 anni, protestante, che ha scelto di abbracciare il cattolicesimo seguendo l’esempio di un amico. “Anche se cattolicesimo e protestantesimo hanno alcuni tratti in comune – sottolinea Natda all’agenzia cattolica – mi sento molto più felice ora che ho una nuova vita, un cuore nuovo e una nuova visione. Ancora oggi devo affrontare difficoltà e avversità, ma sono più felice perché con la grazia dell’amore di Dio la mia prospettiva è cambiata”. Poi c’è il caso di Pranee Chansopon , una madre single con un figlio, Nopwit, di 17 anni. Entrambi erano zelanti buddisti: avevano abbracciato gli insegnamenti “dell’illuminato” per “porre fine alle loro sofferenze” del passato. “Dopo alcuni mesi – racconta Pranee – ho capito che la mia mente non si era calmata, così ho abbandonato la vita da monaca buddista”. Una sera un amico del figlio, cattolico della chiesa di San Francesco Saverio, ha parlato “del suo Dio misericordioso, in grado di renderlo felice”. Madre e figlio hanno cominciato a frequentare la messa, nonostante la fede buddista. La donna racconta di come la sua vita sia cambiata, diventando “più amichevole” nei confronti delle persone e lavorando “per il bene degli altri”. “Sono trascorsi anni prima di decidere di andare a catechismo – conclude -. La parola di Dio ha sempre la risposta giusta ed è per questo che non vedo l’ora di ricevere il battesimo, grazie al quale ogni mio peccato sarà perdonato”. Infine si segnala la testimonianza di Kitiya Plabuthong, 20 anni, studentessa universitaria: “Sono figlia unica e ho appreso la parola di Dio nella scuola cattolica di San Pietro. Ho sempre nutrito una speciale devozione per la Madonna, chiedendole aiuto per superare gli esami”. I genitori della ragazza sono buddisti, per questo ha preferito aspettare “la maggiore età” prima di convertirsi. “Quando ho chiesto loro il permesso – racconta – i miei genitori hanno acconsentito. Ho detto loro che la Chiesa era la mia casa e la Vergine Maria l’aiuto più prezioso nelle situazioni difficili della mia vita”. “Ho una devozione speciale per la Madonna – conclude la studentessa – per questo ho scelto Maria come nome per il battesimo”. (M.G.)

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    Bangladesh: una Pasqua di preghiera per la pace nel Paese

    ◊   Nella Settimana Santa i cattolici del Bangladesh “pregano con una speciale intenzione per la pace nel Paese”. Così mons. Paulinus Costa, arcivescovo di Dhaka, il quale spiega ad AsiaNews il desiderio di “vivere in pace con tutte le persone, senza distinzioni di casta o di fede religiosa, per condividere il messaggio di amore e di pace del Cristo risorto per tutti”. Il Paese è spesso infatti teatro di conflitti e violenze e dei circa 150 milioni di abitanti, l’85% è di fede musulmana, 12% sono induisti, mentre i cristiani sono una piccola minoranza che rappresenta l’1% della popolazione. Il prelato ricorda un episodio avvenuto nel 2001, quando un gruppo di terroristi ha fatto esplodere una bomba nella chiesa di cattolica di Bainarchor per uccidere il sacerdote. L’attacco contro il religioso non è riuscito, ma nell’attentato sono morte 10 persone e altre 70 sono rimaste ferite. “In questa Settimana Santa – sottolinea – abbiamo pregato per le loro anime e per i familiari delle vittime. In ogni situazione di violenza, vogliamo diffondere il messaggio di Cristo che è amore, pace e perdono. Vogliamo essere uno strumento di pace nelle mani del Signore, per il bene della nazione”. Nel decennio 1996-2005 – prima di essere chiamato alla guida dell’arcidiocesi di Dhaka – mons. Costa ha battezzato circa 30mila fedeli. Dal ’96 al dicembre 2008, egli ha ordinato 11 preti e 2 diaconi. Altri 141 studiano nei seminari e nei noviziati del Paese, a dimostrazione della vivacità della Chiesa locale. Egli auspica che risponderanno “sì” alla “chiamata di Dio” dedicandosi “alla vita consacrata”. L’arcivescovo di Dhaka riferisce infine la possibilità che la Pasqua diventi una festa nazionale in Bangladesh. Di recente Promod Mankin, unico deputato cristiano, ha avviato una proposta in tal senso, indirizzata al parlamento e al Ministero degli affari religiosi. “Il premier Seikh Hasina – riferisce il politico cristiano – mi ha assicurato che prenderà in esame la questione con molta attenzione. Sono fiducioso che il governo dichiari presto la Pasqua festa nazionale nel Paese”. (M.G.)

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    Repubblica Centrafricana: nuova chiesa per i fedeli di Bozoum

    ◊   Un pellegrinaggio di 30 chilometri per dare il benvenuto alla nuova chiesa costruita nel villaggio di Manga. Così 351 giovani di Bozoum, nel nord-ovest della Repubblica Cetrafricana, hanno salutato l’arrivo della Settimana Santa, domenica scorsa in occasione della Giornata della Gioventù del 5 aprile. Per la comunità cristiana del luogo si è trattato di una giornata storica, se si considera che dal 1942 i fedeli si riunivano attorno a una cappella di paglia. In una lettera inviata alla Misna, padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano da anni in Centrafrica, racconta l’evento: “La marcia – racconta – iniziata con una benedizione nella parrocchia San Michele di Bozoum ha avuto una prima sosta dopo quattro chilometri per un momento di catechesi e riflessione su San Paolo… nonostante la fatica accumulata nelle sei ore di cammino sotto il sole, i giovani hanno poi festeggiato l’arrivo al villaggio danzando attorno a due tam-tam suonati fino a sera”. Il giorno successivo, dopo la messa inaugurale, tutta la comunità ha partecipato a una festa collettiva a base di manioca e carne di vitello, e ancora al ritmo di danze tradizionali. “Quest’anno - conclude padre Aurelio – a Manga sarà una Pasqua diversa, con la gente che si vestirà a festa e una chiesa nuova in cui celebrare la messa in questo pezzo di savana dove la polvere rossa della pista sterrata colora i vestiti e i visi”. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Terzo mandato per il presidente algerino Bouteflika

    ◊   Il capo di Stato uscente algerino, Abdelaziz Bouteflika, 72 anni da 10 al potere, ha ottenuto un terzo mandato con oltre il 90% dei voti. Ieri nel Paese si sono svolte le elezioni presidenziali che hanno registrato un’affluenza del 74,11%; dati contestati dall’opposizione che parla di un 18% sugli oltre 20 milioni di iscritti. Le consultazioni sono state caratterizzate da un clima di tensione con una bomba scoppiata in un ufficio elettorale e vari incendi appiccati in altre sei sedi.

    Indonesia
    Scontata la vittoria per il partito del presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, nelle elezioni politiche tenutesi ieri nel Paese. La sua formazione avrebbe ottenuto la maggioranza relativa dei consensi, secondo risultati non definitivi, che però lo obbligherebbe a cercare alleanze per la formazione dell’esecutivo. Stamani Yudhoyono ha aperto agli islamici del Partito giustizia e prosperità (Pks), l'unico fra i partiti confessionali ad aver guadagna consensi. La consultazione - convocata per eleggere i 560 deputati, la camera delle regioni e le assemblee regionali e distrettuali - si è svolta con ordine nei 500 mila seggi sparsi per le seimila isole che compongono l’Indonesia.

    Moldova
    Svolta nella crisi in Moldova. Il presidente Vladimir Voronin ha chiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi su un’eventuale riconteggio dei voti delle elezioni legislative di domenica scorsa, vinte con quasi il 50% dal partito comunista al potere dal 2001. Una richiesta, in tal senso, era venuta dall’opposizione dopo le proteste dei giorni scorsi culminate con la morte di una persona e centinaia di feriti seguite poi da disordini e arresti. Intanto l’Unione Europea ha lanciato un appello al governo di Chisinau perché si ristabiliscano “nuove relazioni” con la Romania.

    Georgia
    Un appello al dialogo e all’assunzione delle responsabilità è stato lanciato oggi dal presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, all’opposizione che, stamani, aveva dato al capo dello Stato un ultimatum per lasciare il suo incarico. Una richiesta alla quale Saakashvili, accusato dall’opposizione del fallimento della guerra in Ossezia del Sud contro la Russia, non intende sottostare.

    Thailandia
    Nonostante i tafferugli tra manifestanti e polizia locale, il governo thailandese ha deciso che il vertice economico dei Paesi asiatici (Asean), previsto oggi nella località balneare di Pattaya, si terrà ugualmente. Questa mattina, circa 200 manifestanti sono riusciti ad introdursi nell'albergo del summit chiedendo le dimissioni del premier, Abhisit Vejjajiva, e il ritorno dell'ex premier in esilio Thaksin Shinawatra. Il vertice, consacrato principalmente ad affrontare la crisi economica mondiale, riunisce i dirigenti di dieci Paesi asiatici dell'Asean oltre a quelli di Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Australia e Nuova Zelanda.

    Iraq
    Ennesimo attentato in Iraq. L’attacco suicida è avvenuto nei pressi di una stazione di polizia di Mosul ed ha provocato almeno 8 vittime. Altre venti persone sono rimaste ferite.

    Usa-Iraq-Afghanistan
    Più di 80 miliardi di dollari sono stati chiesti dal presidente statunitense, Barack Obama, al Congresso per rilanciare la strategia militare in Afghanistan e per sostenere la stabilizzazione in Iraq dopo il progressivo ritiro delle truppe Usa. Obama ha promesso che questo sarà l’ultimo stanziamento per la guerra.

    Iran
    Lo Stato di Israele non è contrario ai tentativi diplomatici dell’amministrazione statunitense per dissuadere l’Iran dal dotarsi di armi nucleari ma chiede che i colloqui siano limitati nel tempo. Solo ieri il presidente iraniano Ahmadinejad aveva accolto con favore la proposta americana sottolineando la necessità del “rispetto reciproco e della giustizia”. Intanto Teheran ha annunciato l’apertura di un impianto per la produzione di combustibile per fare funzionare i reattori, ottenuto a partire dall'arricchimento dell'uranio, e la sperimentazione di centrifughe di nuova generazione.

    Giappone-Nord Corea
    A quasi una settimana dal lancio del satellite-missile nordcoreano, il Giappone ha deciso di inasprire le sanzioni nei confronti di Pyongyang; in particolare, ha rafforzato i divieti di esportazione verso il Paese asiatico.

    Somalia
    Due operatori umanitari somali e il loro autista sono stati uccisi ieri nella Somalia sud-occidentale da uomini armati non identificati che hanno aperto il fuoco contro il loro veicolo. Lo hanno riferito fonti di un’organizzazione non governativa locale. Intanto continua il duro braccio di ferro tra i pirati somali, che tengono in ostaggio il capitano americano della nave portacontainer danese, e le forze navali Usa. Secondo la CNN, l’uomo avrebbe tentato la fuga ma sarebbe stato raggiunto e nuovamente catturato dai suoi sequestratori.

    Nigeria
    Continuano le ricerche dell’artigiano italiano rapito in Nigeria da un commando armato, mentre si stava recando nel cantiere edile della ditta per cui lavora. Secondo fonti italiane, Giuseppe Canova sta bene e si sta operando per la sua liberazione, evitando qualunque intervento di forza da parte della polizia locale.

    Grecia
    Si è suicidato lo studente che, stamani ad Atene, ha sparato contro un compagno di scuola e due passanti ferendoli non gravemente. Il ragazzo si è presentato all'istituto di formazione tecnica, dove studiava, armato di due pistole di piccolo calibro. Secondo la polizia, il giovane - emigrato ad Atene dall'Abkhazia - aveva con sé un biglietto in cui denunciava vessazioni da parte dei suoi compagni. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Antonio D'Agata)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 100

     
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