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Sommario del 09/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa Crismale: il Papa invia gli oli santi all'Aquila. Nell'omelia invita i sacerdoti ad accettare la fatica della verità di fronte alle menzogne presenti nel mondo
  • Gerusalemme: aperto il Triduo Pasquale. Il cardinale Sandri lancia la Colletta "Pro Terra Sancta"
  • Nomina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Napolitano in Abruzzo. Domani i funerali presieduti dal cardinale Bertone
  • Voci dall'Abruzzo: i racconti degli sfollati e dei volontari
  • Il dopo terremoto: dibattito sulla ricostruzione
  • L'appello di Buranelli all'adozione delle opere d'arte danneggiate
  • Elezioni in Algeria: favorito il presidente Bouteflika
  • Chiesa e Società

  • La solidarietà delle Chiese del mondo per la popolazione abruzzese colpita dal sisma
  • Iniziate le celebrazioni per la Pasqua ebraica
  • Il cardinale Maradiaga: la Pasqua invita all’impegno personale per cambiare la società
  • Africa: in aumento i casi di poliomielite
  • Sri Lanka: da 150 anni la Via Crucis di Ja-ela al Santuario della Madonna dei dolori
  • Turchia: per la Pasqua migliaia di pellegrini sulle orme di San Paolo
  • Il ministro del Turismo di Amman visita il Vaticano in attesa di ospitare il Papa in Giordania
  • Usa: ultime ore per firmare la petizione che difende l’obiezione di coscienza
  • Uruguay: il presidente dei vescovi lancia un appello alla solidarietà e alla difesa della vita
  • Perú: il presidente dell’episcopato esorta a riflettere sull’unità del Paese e sulla carità
  • Bangladesh: campagna di Quaresima per i poveri promossa dalla Caritas
  • Slovenia: "Insieme per l'Europa", primo incontro di Movimenti cristiani di diverse Chiese
  • Irlanda. Mons. Martin: i giovani rispondano alla chiamata al sacerdozio
  • Sud Corea: concluse le celebrazioni per la morte del cardinale Kim
  • Gemellaggio tra il convento di San Francesco d’Assisi e il monastero ortodosso bulgaro di San Giovanni di Rila
  • Un libro e un dvd dedicati all’iniziativa “La Bibbia giorno e notte”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Moldova: l'opposizione inizia la verifica delle liste elettorali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa Crismale: il Papa invia gli oli santi all'Aquila. Nell'omelia invita i sacerdoti ad accettare la fatica della verità di fronte alle menzogne presenti nel mondo

    ◊   Con la Messa in Coena Domini, presieduta dal Papa questo pomeriggio alle 17.30 nella Basilica di San Giovanni in Laterano, si apre oggi il Triduo Pasquale, culmine dell’Anno Liturgico. Stamani Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro la Santa Messa del Crisma con il tradizionale rito della benedizione degli oli, parte dei quali saranno destinati alle zone terremotate dell’Abruzzo. Il servizio di Sergio Centofanti.

    (canto)

     
    Gli oli benedetti nella Messa del Crisma in San Pietro diventano segno di vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma che attendono l’abbraccio del Papa che ieri ha annunciato la sua prossima visita in Abruzzo:

     
    "Al nostro caro fratello mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell'Aquila, che a motivo dei gravissimi danni causati dal terremoto non potrà riunire il suo presbiterio diocesano per la celebrazione della Messa Crismale, desidero far pervenire questi santi oli in segno di profonda comunione e vicinanza spirituale. (applausi) Possano questi santi oli accompagnare il tempo della rinascita e della ricostruzione sanando le ferite e sostenendo la speranza".

     
    Benedetto XVI nell’omelia ha ricordato che alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, 58 anni fa, ha aperto la Sacra Scrittura, per ricevere una parola del Signore per il suo futuro cammino da sacerdote, e il suo sguardo cadde su questa preghiera di Gesù al Padre: “Consacrali nella verità; la tua parola è verità”. Consacrarsi a Dio – ha detto – significa “un passaggio di proprietà, un essere tolto dal mondo e donato a Dio”. Ma non è una segregazione. “Il sacerdote viene sottratto alle connessioni mondane e donato a Dio, e proprio così, a partire da Dio, è disponibile per gli altri, per tutti”. Il Papa chiama i sacerdoti ad un esame di coscienza, a domandarsi se c’è vera unione con Cristo:

     
    “Siamo veramente pervasi dalla parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento di cui viviamo, più di quanto non lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa parola al punto che essa realmente dà un’impronta alla nostra vita e forma il nostro pensiero? O non è piuttosto che il nostro pensiero sempre di nuovo si modella con tutto ciò che si dice e che si fa? Non sono forse assai spesso le opinioni predominanti i criteri secondo cui ci misuriamo? Non rimaniamo forse, in fin dei conti, nella superficialità di tutto ciò che, di solito, s’impone all’uomo di oggi? Ci lasciamo veramente purificare nel nostro intimo dalla parola di Dio?”

     
    Quindi cita il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche che “ha dileggiato l’umiltà e l’obbedienza come virtù servili, mediante le quali gli uomini sarebbero stati repressi”:

    “Ha messo al loro posto la fierezza e la libertà assoluta dell’uomo. Orbene, esistono caricature di un’umiltà sbagliata e di una sottomissione sbagliata, che non vogliamo imitare. Ma esiste anche la superbia distruttiva e la presunzione, che disgrègano ogni comunità e finiscono nella violenza. Sappiamo noi imparare da Cristo la retta umiltà, che corrisponde alla verità del nostro essere, e quell’obbedienza, che si sottomette alla verità, alla volontà di Dio?"

     
    “L’unirsi a Cristo – ha proseguito – suppone la rinuncia”. Il sacerdote non segue più se stesso, la sua volontà, la sua autorealizzazione, ma attraverso la preghiera si immerge nella verità e nella santità di Dio, diventando “un corpo solo e un’anima sola con Cristo”:

     
    “Ciò significa per noi anche accettare il carattere esigente della verità; contrapporsi nelle cose grandi come in quelle piccole alla menzogna, che in modo così svariato è presente nel mondo; accettare la fatica della verità, perché la sua gioia più profonda è presente in noi. Quando parliamo dell’essere consacrati nella verità, non dobbiamo neppure dimenticare che in Gesù Cristo verità e amore sono una cosa sola. Essere immersi in Lui significa essere immersi nella sua bontà, nell’amore vero”.

     
    "L’amore vero – ha concluso il Papa - non è a buon mercato, può essere anche molto esigente. Oppone resistenza al male, per portare all’uomo il vero bene. Se diventiamo una cosa sola con Cristo, impariamo a riconoscerLo proprio nei sofferenti, nei poveri, nei piccoli di questo mondo".

     
    (canto)

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    Gerusalemme: aperto il Triduo Pasquale. Il cardinale Sandri lancia la Colletta "Pro Terra Sancta"

    ◊   A Gerusalemme si è aperto questa mattina il Triduo Pasquale con la celebrazione, nel Santo Sepolcro, della Messa in Coena Domini presieduta dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal. Il servizio dalla Città Santa di Sara Fornari:

    Sono ormai chiuse le porte della Basilica del Santo Sepolcro. Per ragioni di status quo infatti – le norme che regolano diritti e doveri delle comunità presenti in Basilica – si è svolta questa mattina la celebrazione in Coena Domini, nel Santuario cuore della cristianità, che in questi giorni vede un susseguirsi di liturgie. Presieduta dal Patriarca Latino Fouad Twal e concelebrata fra gli altri dal nunzio Antonio Franco, insieme con 180 sacerdoti (parroci e membri di congregazioni religiose presenti in Gerusalemme o giunti dalle città vicine) la solenne celebrazione si è svolta sull’altare posto davanti all’edicola nell’Anastasis. Nella sua omelia il Patriarca ha ricordato che nel servizio impagabile offerto dalla Chiesa alla popolazione di Terra Santa, una parte importante è dovuta alla preghiera e all’umile e fedele opera “di numerosi ministri di Cristo e di persone consacrate che attraverso i secoli hanno lavorato come generosi costruttori della civiltà dell’amore”. Alla Messa in Coena Domini hanno partecipato fedeli locali e pellegrini - non molti, quest’anno - mentre sul sagrato della Basilica sopraggiungevano piccoli gruppi di cristiani ortodossi, provenienti soprattutto dalla Russia, che si preparano a celebrare la loro Domenica delle Palme. Il tutto nel cuore di una Gerusalemme avvolta nel silenzio, che con la festa di Pesach, la Pasqua ebraica, è entrata oggi nella settimana degli azzimi. Ieri mattina è stata anche celebrata anche la Birkat hahama (letteralmente benedizione del calore), la preghiera ebraica che ha salutato il primo raggio di sole benedicendo il Creatore per il dono sempre nuovo della luce. Secondo il testo religioso ebraico del Talmud, ogni 28 anni in questa data cadrebbe la ricorrenza in cui il sole - secondo il calendario ebraico - si trova nella stessa posizione nel firmamento, in cui era al momento della creazione. E’ iniziata dunque la Pasqua ebraica, mentre il Triduo Pasquale è stato aperto con questa celebrazione raccolta e commossa, e culminante nella devota processione che ha compiuto tre giri intorno alla Tomba, il vero sepolcro, a mostrare le profonda unità del mistero pasquale, là dove il sacrificio si è consumato per la salvezza di ogni uomo.

    La Colletta "Pro Terra Sancta" sia un gesto concreto di pace per rinnovare l’esortazione a tutti i cattolici affinché contribuiscano anche materialmente al sostegno per i Luoghi Santi. E' quanto ha asupicato il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, cardinale Leonardo Sandri, in vista della Colletta che nella maggior parte delle Diocesi ha luogo il Venerdì Santo. Il porporato al microfono di Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese, ricorda anche come in questi giorni si aggiungano alle iniziative per la città Santa anche le preghiere per la popolazione dell’Aquila, fondata secondo la tradizione sul modello della città di Gerusalemme:

    R. – In questi giorni abbiamo avuto il grande dolore del terremoto all’Aquila e volevo esprimere tutta la nostra vicinanza e tutto il nostro dolore ai nostri fratelli in Abruzzo. Li accompagniamo con la preghiera, vogliamo tutti essere solidali con loro. In questo contesto, così vicino all’Italia, la prospettiva della Terra Santa illumina questi fatti: soltanto in Gesù Cristo, soltanto pensando a Lui, alla sua salvezza, alla sua misericordia, alla luce che viene dal Salvatore si possono comprendere, fino ad un certo punto, dal punto di vista della fede, gli avvenimenti a volte così dolorosi. Pensiamo ai nostri fratelli della Terra Santa, tenendo conto del terremoto che hanno dovuto vivere loro per la guerra, per la mancanza di una libertà religiosa piena e totale, per le difficoltà della vita di ogni giorno che ha portato molti a dover lasciare questa terra. Noi non possiamo lasciare che la terra di Gesù, dove l’amore di Dio si è fatto carne per noi, diventi una terra di pietre sacre, di bei monumenti, di richiami alla spiritualità di pellegrini che vengono dall’Occidente, ma che non abbia in se stessa tutta la vitalità di una Chiesa di pietre vive. Pensando alla visita del Santo Padre in Terra Santa nel mese di maggio, chiediamo, con più energia, preghiere, solidarietà e aiuto per questi nostri fratelli.

     
    D. – Quest’anno la colletta interviene a un mese da questo viaggio. Quali sono le attese dei cristiani di Terra Santa?

     
    R. – La visita del Papa porterà gioia e una sottolineatura della partecipazione di queste Chiese alla vita della Chiesa cattolica e universale. Come si può spiegare il Pontificato romano, la Chiesa romana, le Chiese del mondo, senza un riferimento a Gesù Cristo, la pietra sulla quale l’amore di Dio ha edificato la sua Chiesa in questo mondo? E’ un’attesa per le popolazioni cristiane e per tutte le popolazioni della Terra Santa, anche di altre religioni, perché il Vicario di Cristo, colui che Lo rappresenta, sarà lì, proprio sui posti dove è passato Gesù. Questa gioia significa anche una sensibilizzazione per il mondo intero di questa realtà della Chiesa cattolica nei suoi diversi riti, operante nella Terra Santa.

     
    D. – La colletta per la terra Santa del Venerdì Santo è sempre un’occasione di un aiuto molto concreto…

     
    R. – Andando a vedere Gesù, a cercare il Volto di Gesù nella Terra Santa, andiamo anche ad aiutare i nostri fratelli di fede cristiana che stanno nella terra di Gesù. La colletta, ovviamente, significa un’offerta anche spirituale e materiale, significa dare, come ha fatto la vedova, che ha dato tutto quello che aveva, molto poco, ma che agli occhi di Dio è stato grande. I pellegrinaggi e le offerte che si raccolgono il Venerdì Santo saranno giustamente il canale concreto di aiuto per queste nostre Chiese, per questi nostri fratelli.

     
    D. – Ritiene che il mondo occidentale non sia così sensibile a questa situazione? A volte si ha l’impressione che sia una situazione un po’ ignorata o dimenticata…

     
    R. – Purtroppo, tutti cerchiamo di vivere nella sicurezza del nostro egoismo e a volte stiamo con il cuore freddo verso i nostri fratelli. Devo dire, però, che in America Latina, in America del Nord e in Europa, soprattutto in Italia, c’è un fervore grande per i pellegrinaggi, per essere vicini ai nostri fratelli della Terra Santa. Ci sono gesti invisibili, ma aiuti concreti che riceviamo. Tanta gente che vuole dire: io come illumino la mia vita a volte senza senso, una vita di egoismo, una vita che non ha prospettive soprannaturali? Devo tornare a Gesù. Posso tornare a Gesù dappertutto, tornare anche fisicamente in quelle terre dove lui è vissuto: è una chiamata alla conversione, una chiamata ad essere veramente i suoi discepoli, veri discepoli di Gesù, e a proclamare l’amore di Dio nel mondo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Nomina

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Managua (Nicaragua) il padre carmelitano scalzo Silvio José Báez Ortega, finora vice-preside della Pontificia Facoltà Teologica e Pontificio Istituto di Spiritualità "Teresianum" di Roma, assegnandogli la sede titolare vescovile di Zica. Padre Silvio José Báez Ortega è nato a Masaya, arcidiocesi di Managua, il 29 aprile 1958. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia nell’Istituto Teologico dell’America Centrale a San José in Costa Rica. Ha ottenuto la Licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma e il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha frequentato inoltre corsi di specializzazione in Geografia ed Archeologia Sacra presso l’École Biblique a Gerusalemme. Ha ricevuto l'Ordinazione Sacerdotale il 15 gennaio 1984 a San Ramón, Alajuela (Costa Rica). Ha quindi svolto i seguenti incarichi: formatore nella Casa dei Carmelitani Scalzi in Guatemala, viceparroco e professore di Sacra Scrittura e Teologia Biblica presso l’Istituto Teologico dell’America Centrale in Costa Rica (1984), professore di Sacra Scrittura nell’Università "Francisco Marroquín" di Guatemala (1989–1994), nell’Università "Rafael Landívar" di Guatemala (1989–1991) e nel Seminario Maggiore di La Asunción in Guatemala (1991–1992), professore di Spiritualità Biblica nella Pontificia Università Urbaniana di Roma (2002) e, dal 1994, professore di Sacra Scrittura nella Pontificia Facoltà Teologica e Pontificio Istituto di Spiritualità "Teresianum" di Roma. Dal 2006, vice-preside della Pontificia Facoltà Teologica e Pontificio Istituto di Spiritualità "Teresianum" di Roma.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il sacerdote, uomo donato a Dio per servire gli altri: nella Messa Crismale Benedetto XVI chiede ai preti di lasciarsi modellare dal Vangelo per essere uniti a Cristo.

    La notizia della raccolta di fondi promossa dal nostro giornale a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo.

    Nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sulle legislative in Indonesia.

    Sulle vie della storia il respiro silenzioso e inerme della verità: in cultura, le meditazioni sulle quattordici stazioni della Via Crucis e un'intervista di Nicola Gori all'autore, l'arcivescovo indiano Thomas Menamparampil.

    Nell'informazione religiosa, Nicola Gori a colloquio con monsignor Guy Bagnard, vescovo di Belley-Ars, sulla figura di san Giovanni Maria Vianney, che il Papa proclamerà patrono dei sacerdoti nel corso dell'anno sacerdotale che si inaugurerà il 19 giugno.

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    Oggi in Primo Piano



    Napolitano in Abruzzo. Domani i funerali presieduti dal cardinale Bertone

    ◊   Si svolgeranno domani alle 11.00, all’Aquila, i funerali delle vittime del terremoto in Abruzzo. Le esequie saranno presiedute, presso la Scuola della Guardia di Finanza, dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha ricevuto l’incarico da Benedetto XVI. In considerazione dell’eccezionalità dell’evento la Congregazione per il Culto Divino ha concesso l’indulto per la celebrazione di una Santa Messa di suffragio, nonostante, di norma, la liturgia del Venerdì Santo non preveda altri riti, eccetto quelli “In Passione Domini”. Quale segno di personale vicinanza del Papa a quanti soffrono a causa del terremoto, alle esequie parteciperà anche il suo segretario particolare mons. Georg Gänswein. Intanto si continua a scavare in cerca di superstiti: tra le macerie della Casa dello Studente sono stati recuperati i corpi di altri tre ragazzi. Il premier Silvio Berlusconi, per il quarto giorno all'Aquila, ha fornito l'ultimo bilancio delle vittime del terremoto: 279 morti, tra cui 20 bambini. I soccorritori sono saliti a 11.660 circa. Secondo fonti delle autorità locali i dispersi sarebbero ancora una trentina, 29mila gli sfollati: 10mila quelli alloggiati negli alberghi della costa adriatica. I feriti 1170, di cui 179 in gravi condizioni. Oggi si è recato in Abruzzo anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il capo di Stato oltre a portare la sua solidarietà ha detto che occorre un esame di coscienza perché di fronte a questa tragedia ci sono irresponsabilità diffuse. Il servizio del nostro inviato all’Aquila, Massimiliano Menichetti:

    “Sono qui per dovere e per sentimento”, così il presidente della Repubblica Italiana, Napolitano, in visita oggi all’Aquila. Domani i funerali di Stato, che vedranno la partecipazione a nome del Papa, del segretario di Stato vaticano, il cardinale Bertone. A stringersi in preghiera con l’intera città anche l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Molinari, tutti i vescovi della regione Abruzzo e con loro anche mons. Crociata, segretario generale della Cei. Napolitano, entrando nell’hangar che ospita i corpi delle tante vittime del terremoto, ha ribadito l'impegno dello Stato per la ricostruzione. Poi la visita a ciò che resta della Casa dello studente, in città. Quindi, si è recato ad Onna, il paesino più devastato dal sisma. Ovunque ha trovato tanto dolore, di chi ha perso i propri cari la casa, tutta una vita, ma ha incontrato anche la forza e la speranza di questa gente che si vede nitida negli occhi, spesso bagnati dalle lacrime. E’ la voglia di ricostruire, di andare avanti. Nei campi di accoglienza, la macchina dei soccorsi lavora senza sosta. Decine di ragazzi continuano ad arrivare da ogni parte di Italia, mettendosi a disposizione della Croce Rossa, della Protezione civile, delle Misericordie e di tante altre associazioni di volontariato. Si continua a montare tende, a portare cibo, acqua potabile. Questa notte ancora al freddo, una notte di paura, di rabbia per i furti. Le tendopoli quasi ovunque non sono riscaldate, manca spesso l’acqua per lavarsi ma nessuno si lamenta. Timidamente, in un coro di gratitudine, chiedono quando la situazione migliorerà. Intanto però la terra non smette di tremare.

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    Voci dall'Abruzzo: i racconti degli sfollati e dei volontari

    ◊   Alla vigilia dell’ultimo saluto alle vittime del terremoto, c’è ancora molta preoccupazione tra gli sfollati per le continue scosse. Non manca però la forza e la tenacia, frutto di un moto di solidarietà che non conosce soste. Associazioni di imprenditori e le sigle sindacali hanno attivato numerose raccolte fondi, distribuzione di generi alimentari e farmaci ma anche di uova di Pasqua per i bambini e ricariche telefoniche omaggio. Ascoltiamo al microfono di Massimiliano Menichetti le testimonianze raccolte nel corso della mattinata all’Aquila:

    Maria Lara:
    R. – Sono iniziati gli sciacallaggi, anche qui internamente, nelle tendopoli. Vengono soggetti estranei che non hanno nulla a che vedere con il terremoto dell’Aquila, vengono da fuori. Questo è stato appurato anche dalle forze dell’ordine che hanno sparso la voce. Entrano nelle tendopoli e prendono di tutto e di più. Vanno via con bustoni neri di immondizia da 70, 100 litri, e da quello che abbiamo capito vanno poi nelle loro regioni, rivendono e così via. Si nascondono con i loro piccoli camper, le loro macchine. Sono ben organizzati, insomma. Adesso, però, la voce già da ieri è stata sparsa tra le forze dell’ordine, che giustamente stanno facendo veramente, ma veramente tanto. Anzi, ci tengo personalmente a ringraziarli, a nome di tutto il popolo aquilano, perché nonostante tutto hanno sempre una carezza per i bambini, un appoggio per una madre che ha perso un figlio e così via. Sì, sarà anche il loro lavoro, ma di umanità qui ce n’è veramente da vendere, da vendere.

     
    D. – Lei abita qui all’Aquila?

     
    R. – Sì, a Pettino. Eravamo in affitto e la nostra casa ci è praticamente caduta addosso. A me e a mia figlia ci ha tirato fuori mio marito. Ringrazio Dio. L’unico mio pensiero va a tutte quelle mamme, a quelle zie, a quelle nonne, a questi bambini che hanno perso qualcuno, a quelle persone... a quelle dobbiamo pensare noi, lo Stato, perché la vita umana è sacra, non te la rende nessuno. Ricostruiremo l’Aquila, ma io do un consiglio: ricostruitela come Dio comanda. Oggi è successo all’Aquila, ma può succedere in qualunque posto e credetemi, una sciagura così non passerà fino alla morte, non passerà fino alla morte.

     
    D. – Vi hanno detto fino a quando resterete qui nella tendopoli?

     
    R. – Gira la voce che tra un mesetto o due intendono iniziare con i container. Io mi auguro di sì, perché parlando anche con gli altri cittadini, il terrore più grande è di essere dimenticati, come è successo in tutte le altre zone, come tutti sanno, perché tutti sappiamo.

    Nicola Tudisco, medico clown:
    R. – Noi siamo dei clown dottori che già lavorano al Gemelli, nei reparti pediatrici, nell’ospedale Grassi di Ostia e nell’ematologia dell’Umberto I. Il ministro Mara Carfagna ci ha chiesto di intervenire qui tra i bambini che hanno subìto questo trauma del terremoto. Ma non solo i bambini, anche gli anziani hanno molto bisogno. I bambini assimilano velocemente, giocano e si distraggono facilmente, invece le persone anziane stanno lì ferme a pensare alla tragicità della situazione.

    D. – Trovate accoglienza da questo punto di vista?

     
    R. – Abbiamo trovato parecchia accoglienza anche da parte di persone anziane che stanno male. Ci hanno fatto entrare e abbiamo giocato divertendoci molto con loro e loro con noi.

     
    D. – Che giochi fate?

     
    R. – Qualsiasi. Ci inventiamo delle gag.

    D. – Quanto rimarrete qui?
     
    R. – Un po’ di giorni. Poi vedremo quello che è possibile fare, perché dobbiamo ritornare anche al nostro lavoro. E’ importantissimo sdrammatizzare. E’ una cosa necessaria, perché il buon umore fa passare il dolore, toglie il dolore e mette allegria.

     
    Giornalaio:
    R. – Ho riaperto da ieri. Abbiamo ricominciato la nostra attività con pochi giornali: con sei, sette testate. Oggi siamo quasi a pieno regime con le testate e i quotidiani, ma non con la stampa illustrata.
     
    D. – Lei sta tenendo aperta questa edicola, come se fosse già un segno di speranza, di ripresa?

     
    R. – Esatto. Perché la vita continua e quindi bisogna ricominciare le attività. Come noi anche le poste si stanno attivando. Ci sono anche delle banche, fuori dell’Aquila che lavorano. Bisogna ricominciare. Ormai il terremoto è arrivato e non ci possiamo fare niente.

     
    D. – Lei per aprire l’edicola quanti chilometri fa al giorno?

     
    R. – Io faccio numerosi chilometri: 60 ad andare e 60 a tornare. Mi sono appoggiato dai suoceri, che hanno una casa qui vicino. La mia casa, di fronte all’edicola, non è abitabile, e non so se ci si potrà rientrare. Durante la notte del terremoto ho visto che si aprivano delle crepe, quindi… Non so neanche come sono riuscito ad uscirne fuori.

     
    D. – Che cosa si sente di dire per quanto accaduto a tutti i suoi concittadini?

     
    R. – Adesso, la prima cosa, unirsi attorno a coloro che hanno perso le persone care e poi cercare di ricominciare a ricostruire la città.

    Signora anziana:
    R. – La casa di mia figlia è tutta rovinata, casa mia non ne parliamo. Più che altro la paura. Noi andiamo un po’ qua, un po’ là. Ci affacciamo a vedere perché dicono che ci sono in giro pure gli “sciacalli”.

    D. – La terra continua a tremare, in questi minuti ancora tante scosse…

     
    R. – Ce ne sono state tutta la scorsa notte ... sembra che ti trema la terra sotto i piedi.

     
    D. – Si riuscirà a dimenticare questo grande trauma?

     
    R. – No. E’ stato troppo forte. Non si dimentica. Ancora non mi sono dimenticata quello dell’86, figuriamoci questo.

    D. – Signora, qual è la sua richiesta, cosa le servirebbe?

     
    R. – Servirebbe tutto, però non so. Mia figlia mi telefona, mi dice di andare dove si trova lei, perché noi piangiamo qui e loro da un’altra parte.

     
    D. – Molti dicono anche: non ci abbandonate. Questo non deve succedere neanche dopo, ci deve essere un sostegno anche dopo?

     
    R. – Dovrebbe essere così, ma non so se ci sarà questo sostegno.

    Fra Orazio, cappuccino:
    R. – Siamo arrivati in otto, in più c’erano altri confratelli, che erano già presenti qui all’Aquila, perché abbiamo un convento in città, che è inagibile.

     
    D. – Il motivo della vostra presenza qui nel campo?

     
    R. – Ero già stato qui due giorni fa e mi sono reso conto, insieme ad altri confratelli, che era il caso di venire per essere vicini alla nostra gente – noi siamo di queste zone – e soprattutto, perché in questo periodo pasquale ci sembra opportuno portare un poco di speranza. Ci saranno dei giorni difficili. Speriamo di poter vedere qualcosa di meglio per il futuro insieme con loro.

    D. – Quanto è importante portare la solidarietà e un seme di speranza?

     
    R. – Ti posso dire che noi siamo qui soprattutto per condividere. Loro ci danno tanto, quando vediamo gente con un volto sofferto ma sereno, gente che ha perso tutto, ma non ha perso la speranza. E’ una condivisione. Non sono soli anche nel dare qualcosa pur non avendo più niente.

    D. – Oggi è Giovedì Santo, si entra nel periodo forte della Pasqua. Cosa porterà questa Pasqua qui? Cosa significa celebrare la Pasqua in un luogo così?

     
    R. – Forse non si può capire il Triduo pasquale come in questo momento. Oggi si celebrerà la Santa Messa alle 16.00, forse con la lavanda dei piedi, un segno forte, non più esterno ma interiore: lavare i piedi ai fratelli e lasciarseli lavare. Domani la Passione con la croce, le letture della Passio di Gesù vissute sulla carne di questi nostri cari fratelli e condivisi con loro. Speriamo di poter celebrare la Messa di Resurrezione la notte di Pasqua. Qui non si tratta tanto di una celebrazione in una Chiesa quanto di una celebrazione nel corpo. Il corpo, che è la Chiesa, in questo momento è piegato, è ferito, e speriamo che questi fratelli sentano per grazia di Dio – sicuramente il Signore non farà mancare il suo apporto – un motivo di resurrezione. Ce lo auguriamo tutti, perché ne abbiamo bisogno noi e anche loro, i nostri fratelli.

     
    Al microfono di Federico Piana, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, racconta le ferite della sua città. Subito dopo ascolteremo la testimonianza del Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca intervistato dal nostro inviato Massimiliano Menichetti:

    Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila:
    R. – La città è una città fantasma. Se lei la attraversa, la trova completamente vuota, non c’è una casa abitata. Le persone si sono riversate nelle tendopoli o altrimenti nelle macchine, come me.

     
    D. – Le persone come hanno passato questa notte nelle tendopoli? Lei ha fatto un giro per capire anche lo stato d’animo…

     
    R. – Lo stato d’animo è quello di un grande dolore, di una grande disperazione, ma anche di una grande dignità. Il problema è che le notti qui sono rigide, adesso stiamo organizzando il riscaldamento in tutti i campi, perché in alcuni ancora non arriva.

    D. - Sindaco, se lei dovesse dare un giudizio alla macchina degli aiuti, che giudizio darebbe?

     
    R. – C’è stata una risposta pronta, favorita forse dal fatto che noi siamo in una zona centrale del Paese, per cui siamo stati raggiunti in poco tempo innanzitutto dai vigili del fuoco. E’ chiaro che ci sono dei servizi da organizzare, anche perché è un caso proprio unico, un’intera città che viene colpita, si tratta di un territorio vasto.

     
    D. – Il Papa ha detto nell’udienza di ieri che arriverà dopo Pasqua soprattutto per portare speranza…

     
    R. – C’è stata una grande gioia perché credo serva serenità e speranza in questo momento. I primi giorni è stato drammatico, ma adesso c’è proprio la voglia di ripartire e guardare con speranza al futuro.

    Francesco Rocca, Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana:
    R. – Noi siamo presenti in massa, siamo presenti con centinaia di volontari fin dalle primissime ore. Stiamo gestendo cinque cucine da campo, abbiamo posti medici avanzati... Insomma, la risposta è una risposta importante, seria, coordinata, perché va sempre ricordato che esiste una sala operativa coordinata dal dipartimento della Protezione Civile. Siamo tantissimi a lavorare anche insieme alle altre associazioni. Siamo tutti tessere di un grande mosaico che mi sembra stia andando a posto.

    D. – Molti chiedono come si può aiutare, cosa si deve fare?

     
    R. – Ci sono tantissime sottoscrizioni aperte. La Croce Rossa ha aperto una sua sottoscrizione, ma non solo la Croce Rossa, anche altri grandi enti hanno aperto le loro raccolte. A noi la responsabilità di gestire con attenzione e con amore la generosità degli italiani che si manifesterà attraverso queste donazioni.

     
    D. – Quindi, più soldi rispetto ad oggetti?

     
    R. – Gli oggetti verranno ordinati in funzione delle necessità. Si rischia di avere un flusso incontrollato che può creare soltanto caos, disordine e magari anche il rischio di non essere finalizzato correttamente o che vada disperso. Quindi, noi preferiamo assumerci la responsabilità di coordinare l’arrivo di questi aiuti, ma in maniera razionale e mirata.

    D. – Siamo nei primi quattro giorni, state facendo un lavoro straordinario. Come sta reagendo, dal vostro punto di vista, la popolazione?

     
    R. – Grande maturità, grande sensibilità. Si è parlato più volte in questi giorni della forza del popolo abruzzese e mi sembra che stia emergendo. Non abbiamo visto situazioni di panico, di nervosismo, che pure potevano anche essere comprensibili. In realtà, veramente grande, grande senso di responsabilità, di collaborazione. Lei pensi che molti medici dell’Aquila, nonostante siano senza casa e abbiano dormito in macchina la prima notte, hanno continuato a lavorare, hanno continuato ad assistere la loro gente. Quindi è bello perché è una comunità che sa prendersi cura di se stessa.

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    Il dopo terremoto: dibattito sulla ricostruzione

    ◊   Il terremoto in Abruzzo ha anche riaperto il dibattito in Italia sulle opere di ricostruzione e di messa in sicurezza degli edifici. In più occasioni è stato ricordato da esperti e mezzi di informazione il modello realizzato in Giappone, dove cuscinetti antisismici, l’uso di parti d’acciaio molto elastiche e di altre misure rendono gli edifici molto più sicuri in caso di terremoti. Debora Donnini ha intervistato Luca Brancaccio, ingegnere strutturista:

    R. – Le norme in Italia sono molto avanzate e risultano anche recentemente aggiornate. Dobbiamo renderci conto che le nostre costruzioni non sono soggette alle azioni sismiche giapponesi, non sono confrontabili. Immaginiamo la città di Assisi: per confrontarla con il Giappone, dovremmo – come fanno loro – raderla al suolo e ricostruirla, magari identica ma con criteri antisismici. Ad esempio, la Basilica del Santo dovrebbe essere demolita e ricostruita con criteri antisismici. Sarebbe inaccettabile. Peraltro, gli interventi, i cuscinetti in acciaio elastico, attualmente si utilizzano ma solo per strutture di grande importanza. Più complicato è pensare di utilizzarli per edifici civili.

     
    D. – Prendiamo il caso di una città come L’Aquila: esiste la possibilità di intervenire su palazzi già costruiti e più antichi per migliorarli, dal punto di vista antisismico?

     
    R. – Certamente! Con attenzione e per migliorare, si può sempre intervenire. Più difficile è renderli adeguati alle azioni sismiche massime che quel territorio può essere in grado di esprimere. Il patrimonio artistico ed edilizio costruito fino agli anni Novanta subisce delle deficienze derivanti dalla mancanza di strumenti di analisi specializzati. Dagli anni Novanta in poi lo sviluppo è stato tale per cui ragionevolmente le strutture risultano essere più efficienti da un punto di vista sismico. Per quelle nuove, confidando nel fatto che le nuove norme del 2008 vengano applicate in maniera sistematica e non in modo discrezionale non solo dal progettista ma anche dal committente, l’applicazione di queste nuove norme certamente renderà più sicuri questi edifici.

     
    D. – Molti ricordano che nell’ospedale di San Salvatore, costruito recentemente, un’area è crollata. Due delle tre sale operatorie sono fuori uso: qual è la sua opinione in merito?

     
    R. – Io conosco limitatamente la situazione dell’ospedale. Certamente ha manifestato delle debolezze in occasione di questa azione sismica. Debolezze che palazzi ed altri edifici non hanno manifestato. E’ pur vero che un ospedale ha una grande complessità di funzionamento, legata soprattutto agli impianti che spesso risentono drammaticamente degli spostamenti. Quindi la non praticabilità di una struttura può non essere legata strettamente al comportamento strutturale. Può essere legata all’inefficacia dei sistemi, degli impianti elettrici, degli impianti del trasporto di ossigeno, o cose del genere. Poi c’è una parte dell’ospedale che risulta essere effettivamente crollata. Quindi, complessivamente c’erano delle debolezze nell’ospedale anche se il set normativo con il quale l’ospedale è stato costruito certamente era un po’ carente da un punto di vista tecnico-scientifico. In questo è emblematico il pronto soccorso dove non funziona la luce semplicemente perché si sono rotti i quadri! Certo, con le normative nuove queste cose non devono accadere. L’ospedale realmente si è misurato con un’azione sismica, ha risposto abbastanza bene. Ci si attende che per un’opera di primaria importanza la risposta sia decisamente migliore.

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    L'appello di Buranelli all'adozione delle opere d'arte danneggiate

    ◊   In Abruzzo al dramma delle vittime si aggiungono i gravi danni al patrimonio culturale e religioso. L’ultima lacerante ferita è il crollo della volta della Basilica di Santa Maria di Collemaggio nel punto in cui si trova la teca che custodisce le spoglie di Papa Celestino V, rimasta sotto un cumulo di macerie. Anche dal Vaticano, intanto, arrivano proposte concrete per recuperare i tesori di questa terra colpita dal sisma: il segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, prof. Francesco Buranelli, ha lanciato l’idea di adottare il restauro delle opere d'arte mobili danneggiate da parte di laboratori pubblici e privati. Su questa proposta si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, lo stesso segretario della Pontifica Commissione vaticana:

    R. – In Abruzzo le chiese e il patrimonio sacro è stato il più colpito. Per questo, ci siamo sentiti tutti coinvolti. Soprattutto la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa si è sentita parte in causa in questo dramma che ha colpito le terre d’Abruzzo. L’idea sta avendo un’adesione molteplice di molti musei, di molti laboratori, sia pubblici sia privati. Coloro che non possono intervenire sul territorio hanno dato la loro disponibilità e possono affiancarsi e completare questa opera di recupero che serve per gli amici d’Abruzzo colpiti da questo dramma. Ma l’appello non è e non vuole essere solamente circoscritto al territorio nazionale italiano. Potrebbe pure coinvolgere grandi istituti museali stranieri. E’ un modo concreto per dare un segno tangibile al patrimonio culturale abruzzese e italiano.

     
    D. – Anche le istituzioni vaticane parteciperanno al restauro delle opere mobili danneggiate dal terremoto?

     
    R. – Oggi ho lanciato, con la Pontificia Commissione, questo appello che ha già avuto echi positivi, in Italia ma anche in Vaticano: il mio successore Antonio Paulucci ha risposto positivamente, dando la disponibilità dei laboratori anche dei Musei Vaticani nel rispondere a questa necessità.

     
    D. – Anche perché raccogliere, restaurare le opere delle chiese danneggiate dal sisma significa preservare tesori culturali e religiosi del nostro patrimonio…

     
    R. – I luoghi di culto, i luoghi religiosi riguardano l’identità della nostra realtà. Noi siamo un popolo cattolico, le chiese sono proprio i centri che identificano tutte le comunità italiane. Sono sparse sul territorio e presenti dove l’uomo ha creato degli stanziamenti storici monumentali e hanno raccolto le migliori espressioni artistiche di tutti i tempi.

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    Elezioni in Algeria: favorito il presidente Bouteflika

    ◊   Un gruppo di manifestanti ha preso d'assalto questa mattina alcuni seggi elettorali a Bouira, in Cabilia, la regione berbera nell'est dell'Algeria, Paese dove sono in corso le operazioni di voto per le presidenziali. Ieri in due diversi attentati hanno perso la vita quattro persone. Piu' di 20 milioni di algerini sono chiamati oggi alle urne per eleggere il nuovo capo dello Stato. Il presidente uscente Abdelaziz Bouteflika, in carica da dieci anni, è il grande favorito di questo scrutinio e dovrebbe conquistare un terzo mandato. Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Ardesi, esperto di nord Africa:

    R. – Sicuramente il presidente Bouteflika sarà riconfermato. La vera incertezza riguarda il tasso di partecipazione: il governo teme che ci sia una forte astensione perché alcuni partiti hanno dato questa indicazione. Il dato politico vero e proprio sarà quanti sono gli elettori che si sono recati alle urne.

     
    D. - L’Algeria, come il resto del mondo, è alle prese con la crisi economica globale. Quali sono le sfide che attendono il prossimo mandato del presidente?

     
    R. – Durante la sua campagna elettorale il presidente ha promesso investimenti in campo economico e sociale, perché c’è una crisi strisciante molto forte; c’è una forte disoccupazione, soprattutto a livello giovanile, c’è una crisi degli alloggi molto forte che si trascina da anni. Sono elementi non nuovi, ma è certo che il Paese potrebbe avere delle condizioni economiche relativamente buone in questa situazione di incertezza internazionale. Malgrado il crollo del prezzo del petrolio, infatti, l’Algeria non è indebitata dalle forti riserve di valuta pregiata e, quindi, avrebbe tutte le condizioni per investimenti sul piano sociale che riducano le forti disparità. Queste possibilità esistevano già da molti anni ma il governo non ha saputo metterle in pratica e oggi abbiamo, soprattutto, questo problema sociale enorme di una forte discriminazione a livello sociale.

     
    D. – Che tipo di nazione è oggi l’Algeria, quale tipo di confronto politico si svolge nel Paese?

     
    R. – L’Algeria è un Paese vivace dal punto di vista politico, nel senso che ci sono dinamiche interne al potere e anche nella società civile. Tuttavia queste dinamiche stentano ad esprimersi a un livello politicamente efficace. Ad esempio, le opposizioni durante la campagna elettorale non hanno saputo portare idee e programmi che possano rispondere ai veri bisogni della gente. Rimane un Paese pieno di contraddizioni. Andiamo verso la riconferma di un quadro politico ormai stabilizzato da anni, senza opposizioni reali, però abbiamo anche una vivacità forte a livello di alcuni giornali, di alcuni intellettuali. E’ un Paese in cui si discute molto, anche se le alternative politiche pratiche, purtroppo, non trovano riscontro.

     
    D. - E’ ormai un lontano ricordo il terrore causato dall’estremismo islamico?

     R. – Il terrorismo, purtroppo, continua a colpire in una forma però numericamente molto inferiore. Il terrorismo ha perso quell’appoggio culturale e sociale che pure aveva avuto ad un certo momento, perché sembrava essere l’unico sbocco per un’alternativa di potere che già allora si era fossilizzata. Con le stragi collettive però i terroristi si sono tagliati i ponti con la popolazione e questa ormai ha voltato le spalle al terrorismo.

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    Chiesa e Società



    La solidarietà delle Chiese del mondo per la popolazione abruzzese colpita dal sisma

    ◊   Messaggi di solidarietà, preghiere e offerte di aiuto delle Chiese di tutto il mondo continuano a essere dedicate alla martoriata popolazione abruzzese. Il cardinale Oswald Gracias di Mumbai, presidente della Conferenza episcopale indiana, ha inviato un messaggio ad AsiaNews in cui si rivolge alle vittime,implorando la consolazione divina per i feriti, per quelli che soffrono e per coloro che hanno perso la casa”. Il porporato ha rivolto anche un pensiero particolare a quanti sono impegnati negli sforzi di recupero: “Su di loro invoco i doni divini della sapienza e della forza”. Per  il presidente della Conferenza episcopale indiana si tratta di una tragedia personale: 25 anni fa durante gli studi a Roma il religioso visitò un parrocchia dell’Aquila dove fu accolto dal “calore e la vivacità dei fedeli”. “Mi rattrista pensare che qualcuno di quelle persone meravigliose sia stata vittima del terremoto – ha sottolineato -, che della gente che ci ha accolti così fraternamente, sia ora ferita; che le loro case, che irradiavano felicità, oggi sono nella tristezza”. In questi giorni, anche le preghiere della Chiesa australiana sono per i terremotati abruzzesi. Oggi, Giovedì Santo, nella cattedrale di Adelaide, il presidente dei vescovi australiani, mons. Philip Wilson, ha celebrato una Messa in suffragio delle vittime del sisma. “Prego per le vittime e per i sopravvissuti, che si trovano ora a lottare per riprendersi dopo questa disgrazia. Chiedo al Signore di dar loro tutta la forza in questo momento difficile”, ha detto il presule. Il sisma che ha colpito l’Aquila ha avuto una vasta eco in Australia dove vive una numerosa comunità abruzzese. Gli emigrati italiani si stanno attivando per raccogliere fondi da inviare nelle località colpite. In programma anche una maratona radiofonica con i media italiani in Australia. Al momento, secondo quanto riferito al Sir da Pina Kavo presidentessa dell’associazione abruzzesi del New South Wales, non sono state registrate vittime tra i parenti di coloro che vivono in Australia. Vicinanza e cordoglio arrivano pure dal capo della Chiesa ortodossa di Romania, il Patriarca Daniel: “In questi momenti di prova e di sofferenza per molti cittadini italiani, ma anche di altre nazionalità, tra cui romeni – si legge nel messaggio - a nome del clero e ai fedeli della Chiesa Ortodossa Romena, vorrei esprimere la nostra compassione e solidarietà a tutti coloro che hanno sofferto, pregando Dio per riposo delle anime di coloro che hanno perso la loro vita e per dare forza a tutti coloro che soffrono”. In segno di “solidarietà con il popolo italiano”, domenica, 12 aprile, nelle chiese e nei monasteri ortodossi presenti in Italia si pregherà per il riposo delle anime e si organizzerà una raccolta di fondi in aiuto ai sinistrati in provincia de L'Aquila. Al coro di preghiere si unisce infine il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, che questa mattina ha concelebrato la Messa Crismale nella Cattedrale di San Lorenzo insieme ai sacerdoti della diocesi genovese. “La nostra preghiera porta anche l'eco della tragedia che ha segnato l'Abruzzo. Il terremoto ha colpito come un ladro nella notte" ed "ha rubato la vita a molti e a moltissimi ha distrutto affetti e cose, frutto di lavoro e di sacrificio". "Preghiamo - ha aggiunto - perché la Pasqua rafforzi e moltiplichi quella solidarietà fraterna e concorde che in queste circostanze esprime al meglio il nostro Paese". Il porporato ha poi ricordato che la Caritas nazionale “ha subito attivato delle sottoscrizioni e dato disponibilità all'intervento” e che per la domenica dopo Pasqua “la Cei ha indetto una colletta straordinaria da tenersi in tutte le parrocchie per contribuire agli ingenti problemi di ricostruzione della vita e dei luoghi colpiti”. (M.G.)

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    Iniziate le celebrazioni per la Pasqua ebraica

    ◊   Sono iniziati, con il tramonto di ieri, i riti della festa di Pesach, la Pasqua ebraica. La tradizione vuole che le famiglie si riuniscano in casa nella lettura dell'Haggadah, il racconto della liberazione dell'Egitto. “È una festa che si celebra essenzialmente in famiglia, con la cerimonia del Séder, la cena pasquale in cui il padre viene aiutato dalla madre e da tutti i figli” afferma a terrasanta.net padre David Neuhaus, gesuita, vicario patriarcale delle comunità cattoliche di espressione ebraica in Israele. “Quest’anno è importante che il Séder avvenga in concomitanza con il Mercoledì santo – spiega Neuhaus - non è una rottura con le celebrazioni del Triduo pasquale. Siamo in grado di partecipare a entrambe le funzioni, la Pasqua ebraica e quella cristiana”. La festa dura una settimana, nella quale si canta, si balla e si mangiano dolci della tradizione che non possono contenere lievito. Momento culminante è la lettura dell'Haggadah, il racconto della liberazione dall’Egitto del popolo israelita. “Anche la Pasqua cristiana – conclude il gesuita israeliano ripreso dall'agenzia Sir – affonda le sue radici in questa festa di Pesach. Senza la Pasqua ebraica non si può capire quella cristiana”. (R.P.)

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    Il cardinale Maradiaga: la Pasqua invita all’impegno personale per cambiare la società

    ◊   Grazie alla Resurrezione di Gesù, l'impegno personale può trasformare la società "in qualcosa di meglio". Nel messaggio in occasione della Pasqua, il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, sottolinea l’evidente capacita del Cristo risorto di “generare più amore che odio nel mondo, più preoccupazione per il prossimo bisognoso che egoismo e avarizia", come dimostra un rapporto recente in cui si segnala che le donazioni ad alcune delle organizzazioni della Caritas, anziché diminuire, sono aumentate nonostante la crisi economica mondiale". Nel testo diffuso dalla Zenit, l'arcivescovo honduregno di Tegucigalpa auspica poi che i membri della federazione di organizzazioni di aiuto della Chiesa cattolica nel mondo siano "una dimostrazione dell'amore redentore di Dio per tutta l'umanità". "Dobbiamo credere fermamente che possiamo trasformare la nostra società in qualcosa di meglio – si legge ancora -. Un luogo migliore in cui vivere, un luogo migliore in cui lavorare e un luogo migliore per lodare Dio". "La mia preghiera per la comunità della Caritas nel mondo è che siamo un segno e un sacramento dell'amore redentore di Dio per tutta l'umanità". Non poteva mancare infine una particolare menzione alla tragedia del terremoto in Abruzzo per cui il porporato chiede a tutti i collaboratori della Caritas di tener presente nel loro cuore "le vittime del sisma. Che la loro sofferenza sia trasformata dalla gioia del Signore risorto". (M.G.)

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    Africa: in aumento i casi di poliomielite

    ◊   Focolai di poliomielite fuori controllo in diversi Paesi dell’Africa. L’allarme è stato lanciato dalla Federazione internazionale della Croce Rossa, secondo cui i casi di poliomielite aumentano in 14 nazioni del continente, inclusi Paesi dove la malattia era stata debellata. “Abbiamo chiari segnali che la poliomielite sta nuovamente diffondendosi, raggiungendo anche l’Uganda dove non si era registrato un caso negli ultimi dieci anni” ha detto Tamman Aloudat, esperto dell’organizzazione umanitaria citato dall’agenzia Misna. Dall’inizio dell’anno, a causa di un’epidemia in Sud Sudan la malattia ha colpito anche i Paesi confinanti - ossia Kenya, Etiopia e Uganda - oltre che a raggiungere il Sudan settentrionale. La polio ha anche raggiunto la Repubblica Democratica del Congo e alcuni Paesi dell’Africa occidentale. Le autorità sanitarie di Khartoum, Nairobi e Kampala hanno già avviato campagne di immunizzazione per due milioni di bambini in ogni Paese, ma la Croce Rossa sottolinea l’urgenza di sostenere ed ampliare le campagne di vaccinazione. A febbraio, in seguito a un’epidemia in Nigeria, il Paese più colpito dal problema, le agenzie delle Nazioni Unite hanno vaccinato 53 milioni di bambini sotto i cinque anni in otto nazioni africane. Nel 1988 l’Organizzazione mondiale della sanità ha dato il via a un programma mondiale per sradicare la malattia, riuscendo a ridurne drasticamente l’incidenza. La malattia, che provoca danni ai muscoli e al sistema nervoso centrale e periferico, è ancora endemica in Nigeria, India, Pakistan e Afghanistan. La sua particolare facilità di trasmissione e di diffusione (anche i ‘portatori sani’ possono diffondere la malattia) richiede un forte monitoraggio e una pronta reazione per non perdere i risultati ottenuti. (M.G.)

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    Sri Lanka: da 150 anni la Via Crucis di Ja-ela al Santuario della Madonna dei dolori

    ◊   Da 150 anni il santuario della Madonna dei dolori di Ja-ela, a 10 chilometri da Colombo, è un luogo di devozione molto caro alla popolazione dello Sri Lanka. Poco distante dalla chiesa, costruita nel 1802, sorge il Kapaala Kanda, che in singalese significa Monte Calvario. Dal 1849, religiosi e devoti rivivono la Passione di Cristo percorrendo le stazioni della Via Crucis costruite lungo le pendici della collina. Le celebrazioni del Venerdì santo inizieranno alle 9 del mattino con la Via crucis presieduta da mons. Oswald Gomis, arcivescovo di Colombo, e dal vicario della regione a nord della capitale, padre Cyril Gamini Fernando. Sono attesi migliaia di fedeli. Padre Shanthasagara Hettiarchchi, parroco del santuario, racconta ad AsiaNews che le circa 2600 famiglie cattoliche del posto, stanno preparandosi da tempo alle celebrazioni della Passione e del 150mo anniversario. Anche alcuni politici e non cattolici hanno contribuito alla preparazione del triduo a cui prenderanno parte numerosi fedeli provenienti anche da altre diocesi. Il Santuario ed il Kapaala Kanda richiamano devoti da tutto il sud dell’isola e “durante la Quaresima - fa notare padre Hettiarchchi - sono arrivati qui anche moltissimi fedeli di diocesi lontane da Ja-ela, soprattutto studenti arrivati con le loro scuole”. Le stazioni della Via crucis di Kapaala Kanda si concludono con il sepolcro in cui Cristo viene posto dopo la crocifissione e su cui i fedeli pregano al termine della liturgia. Ognuna delle stazioni ospita delle statue che rappresentano i diversi personaggi della Passione, ma negli anni alcune di esse sono state sostituite da persone in carne ed ossa che hanno reso la Via crucis di Ja-ela una sorta di rappresentazione vivente, sulle ultime ore di Gesù prima della morte. (R.P.)

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    Turchia: per la Pasqua migliaia di pellegrini sulle orme di San Paolo

    ◊   Saranno riti pasquali vissuti con tanti pellegrini, “come mai si erano visti in questa terra”, quelli che si aprono oggi a Tarso e nelle chiese turche. “L’Anno Paolino – dice al Sir – mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia e presidente dei vescovi turchi – fa registrare un flusso continuo di pellegrini che arrivano da tutto il mondo qui a Tarso non tanto per vedere, quanto per pregare. E questo è notato dalla popolazione locale e dalle autorità. La presenza dei pellegrini sta dando ai musulmani una immagine dei cristiani e del mondo occidentale diversa da quella che tante volte offrono i media”. Mons. Padovese non nasconde la speranza che “nelle prossime settimane si possa avere anche la risposta definitiva e positiva dalle autorità turche per la disponibilità in affitto della chiesa a Tarso”. Come è noto - riferisce l'agenzia Sir - a Tarso vi è una chiesa cristiana trasformata in museo. Per questo Anno paolino le autorità ne hanno permesso l’uso temporaneo gratuito. “Il nostro desiderio – dice il vescovo - è che a Tarso vi sia una vera chiesa dove i cristiani possano pregare. Sarebbe positivo anche per la Turchia e per le aperture che sembra voglia dare. Speriamo che i pellegrinaggi proseguano anche dopo: la Turchia è nota per le sue bellezze artistiche e ora anche per quelle religiose. La Turchia, grazie a san Paolo, a Maria, agli apostoli che l’hanno evangelizzata, è anch’essa Terra Santa”. (R.P.)

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    Il ministro del Turismo di Amman visita il Vaticano in attesa di ospitare il Papa in Giordania

    ◊   In Giordania sale l’attesa per la visita del Papa, ma la vera notizia è che nel Paese arabo “i musulmani attendono il Papa almeno quanto i cristiani". A riferirlo è il ministro giordano del Turismo e delle antichità, la signora Maha Khatib, presente all'Udienza generale di ieri in piazza San Pietro. Secondo quanto riferisce l'Osservatore Romano, dopo la catechesi, sul sagrato della Basilica vaticana, il Papa si è intrattenuto con il ministro, signora Khatib di fede islamica, che era accompagnata dall'ingegner Rustom Mkhjian, cristiano ortodosso, responsabile del sito archeologico del Battesimo di Gesù, e dal cattolico Tayseer Ammary, consulente del ministero. I tre sono tra i principali organizzatori dell'accoglienza a Benedetto XVI, che esattamente tra un mese, l'8 maggio, atterrerà ad Amman, prima tappa del suo pellegrinaggio in Terra Santa. "Siamo qui - ha affermato la signora Maha Khatib - per ringraziare il Papa dell'onore concessoci di visitare la nostra terra". "A nome dei sovrani, del governo e di tutto il popolo - ha proseguito - vogliamo assicurargli che la Giordania sta facendo il possibile per una degna e calorosa accoglienza". "Benedetto XVI -  ha concluso il ministro, che al termine dell'udienza ha incontrato l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati - potrà vedere con i propri occhi un Paese in cui coesistono pacificamente fedeli di  varie religioni: un modello per tutto il Medio Oriente". (M.G.)

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    Usa: ultime ore per firmare la petizione che difende l’obiezione di coscienza

    ◊   “Per favore, i medici e gli infermieri che sono a favore della vita hanno bisogno del tuo aiuto oggi stesso!”. Negli Stati Uniti scade oggi il termine per presentare commenti pubblici alla proposta di legge che proibisce la possibilità che medici e infermieri pro-vita ricorrano all'obiezione di coscienza. È quindi una corsa contro il tempo quella di dozzine di gruppi che si sono uniti per chiedere alla gente di agire e firmare una petizione contro questo passo indietro nel diritto all'obiezione. Un ultimo appello è stato lanciato anche dalla Cardinal Newman Society che, in un messaggio ripreso dalla Zenit, sostiene che “l'amministrazione Obama sta lavorando attivamente per eliminare le obiezioni di coscienza ragionevoli che impediscono la discriminazione dei medici e degli infermieri che rifiutano di effettuare interventi moralmente censurabili come l'aborto”. Per presentare la petizione, raccogliere le firme e informare la gente su ciò che è in gioco, le organizzazioni hanno creato una pagina web, freedom2Care.org. (M.G.)

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    Uruguay: il presidente dei vescovi lancia un appello alla solidarietà e alla difesa della vita

    ◊   Nei giorni della Settimana Santa il messaggio principale della Chiesa, dichiara mons. Carlos Collazzi, vescovo di Mercedes e presidente della Conferenza episcopale dell’Uruguay, “è l’amore di Dio verso tutti gli uomini; amore in virtù del quale ha inviato tra noi il suo Figlio che donando la sua vita in croce, ha dato a tutti la salvezza. Il simbolo è la sua tomba vuota, cioè, la sua Risurrezione, la sua vittoria finale sulla morte”. Tutti i vescovi del Paese, aggiunge il presule, “metteranno l’accento su questo messaggio poiché la Chiesa quando evangelizza parla dell’amore di Dio e del Cristo Risorto”. Con riferimento alla campagna elettorale del 2009 il vescovo sottolinea l’importanza che le singole comunità cristiane e i cristiani “siano capaci di dare il loro contributo e, al tempo stesso, alla luce del Vangelo, sappiano far uso del discernimento per capire cos’è meglio per il bene comune”. Sulle possibilità che la campagna possa accrescere la polarizzazione e lo scontro, mons. Collazzi si è augurato che non accada e ha chiesto “dialogo e comprensione”. Sui contenuti della campagna elettorale, dopo le prime proposte che vorrebbero legalizzare l’aborto, il Presidente dell’episcopato uruguaiano precisa: “Oltre le singoli posizioni personali, rispettabili, la Chiesa continuerà a difendere il supremo valore della vita; difesa che si estende dal concepimento fino all’istante in cui Dio ci richiama a Lui. La vita va difesa in ognuna delle sue tappe ed in ogni vita umana, dal grembo della madre fino all’ultimo respiro, possiede una sua dignità e nessuno ha il diritto a mettere fine a questo dono. La Chiesa non si fermerà mai nel difendere sempre questo principio fondamentale. Si tratta di un valore supremo, assoluto, che va oltre ogni posizione”. Ricordando che la Chiesa opportunamente darà gli orientamenti necessari per il discernimento, il presule affronta, nella sua intervista, anche la crisi economica e, in particolare, la paura della perdita del lavoro. Al riguardo ricorda i molti principi contenuti nella Dottrina sociale della chiesa che, in un’ora come l’attuale, può fornire molte indicazioni utili per tutti, dalla solidarietà alla sussidiarietà, passando per le esigenze della giustizia e della protezione dei più deboli. Mons. Collazzi termina le sue riflessioni pensando soprattutto al rischio di una “perdita di valori, specie della dignità” poiché in queste situazioni “possono farsi avanti comportamenti egoistici”. (A cura di Luis Badilla)

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    Perú: il presidente dell’episcopato esorta a riflettere sull’unità del Paese e sulla carità

    ◊   “Questi giorni santi sono molto propizi per riflettere e al riguardo penso che un tema centrale potrebbe essere l’unità di tutti i peruviani”. Così l’arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale del Perú, mons. Miguel Cabrejos commentando il significato della Settimana Santa che, a suo avviso, “potrebbe essere molto utile a tutti, ai cittadini e alla classe politica per meditare sulle questioni di fondo”. “Tra queste - ha precisato - c’è in primo posto l’unione del Paese che, come Cristo ci insegna, non è altro che una sincera riconciliazione”. Per il presule tale riconciliazione deve mettere in primo piano “i bisogni dei più poveri” anche perché il “saper vivere in comunione, prestando più cura ai bisognosi, è un modo di riconciliarsi con Dio e con il prossimo”. “Il mio invito, ha rilevato, si rivolge a tutti. Chiedo a ciascuno di trovare il tempo e lo spazio necessario per incontrare il Signore”. Ricordando quanto siano profonde le radici cristiane dei peruviani e quanto sia cristiana la cultura nazionale, mons. Cabrejos ha voluto sottolineare l’importanza di “passare queste giornate in preghiera e riflessione”. Inoltre il presule ha voluto ricordare quanto sia importante oggi il senso della speranza, ma anche della solidarietà, poiché – ha spiegato- sono le vie e le risorse più adatte per uscire dalle crisi. (L.B)

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    Bangladesh: campagna di Quaresima per i poveri promossa dalla Caritas

    ◊   “Pazienza, pace nella preghiera e auto-controllo”. È stato questo il tema dell’edizione 2009 della campagna quaresimale della Caritas Bangladesh. La campagna, intitolata “Tag O Sheba Obhijan”, ossia, in bengalese, “Campagna di Sacrificio e Servizio”, è stata destinata a finanziare aiuti a favore dei poveri e bisognosi. Lanciata per la prima volta 29 anni fa, nel corso del tempo l’iniziativa ha assunto un carattere sempre più interreligioso, coinvolgendo un numero crescente di credenti di altre religioni e contribuendo così a diffondere la cultura della carità e del dialogo. L’anno scorso - ha riferito all’agenzia Ucan il direttore esecutivo dell’organizzazione Benedict Alo D’Rozario - all’iniziativa hanno aderito più di 472mila persone, in maggioranza non cristiani, ed è stato raccolto un totale di circa 24mila dollari. Il materiale informativo preparato Caritas Bangladesh è stato distribuito alle parrocchie, alle scuole, alle organizzazioni non governative, agli istituti religiosi. La campagna è stata rivolta sia a persone singole che a organizzazioni e istituzioni. “Uno dei risultati più importanti dell’iniziativa – ha rilevato D’Rozario - è stato quello di essere riuscita a motivare la gente a contribuire e a fare qualche sacrificio. Ogni anno il numero dei partecipanti cresce”. La somma raccolta dalla campagna si aggiunge allo speciale fondo finanziato dal personale Caritas Bangladesh che durante il periodo di Quaresima hanno rinunciato ad una giornata di stipendio. (L.Z.)

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    Slovenia: "Insieme per l'Europa", primo incontro di Movimenti cristiani di diverse Chiese

    ◊   Per contribuire alla coesione sociale nella molteplicità culturale europea, nei giorni scorsi ha avuto luogo a Logatec presso Lubiana, in Slovenia il primo incontro nazionale “Insieme per l’Europa” di Movimenti cristiani di diverse Chiese. Circa 1000 i partecipanti, tra cui molti giovani. Altri incontri seguiranno in Ungheria (il 25 aprile), Belgio (il 9 maggio), Francia e Slovacchia (il 16 maggio), Irlanda (il 29 agosto), Italia (il 19-20 settembre), Germania (il 7 novembre). E ancora sempre entro quest'anno ma con date ancora da definire: in Portogallo, Austria, Croazia e Russia. Ognuna di queste manifestazioni avrà un’impronta diversa, a seconda dell’area culturale e dei Movimenti che se ne fanno carico sul posto. “Insieme per l’Europa” non è un’organizzazione, né una nuova struttura, ma una comunione tra Movimenti e comunità di varie Chiese, sulla base di un’”alleanza” d’amore reciproco evangelico. I Movimenti, infatti, hanno preso l’impegno a vivere la comunione tra di loro con il comune obiettivo di “affrontare con responsabilità la sfida che si pone all’Europa oggi: una forte coesione sociale nella molteplicità culturale”. L’esperienza che ne scaturisce è che le loro diversità “rappresentano una ricchezza e non un motivo di paura o di separazione” e che anzi “possono diventare un segno di speranza ovunque sia in pericolo la convivenza”. E’ quanto era stato espresso nel messaggio finale della seconda manifestazione europea svoltasi a Stoccarda nel 2007, davanti a oltre 9000 persone di più di 250 movimenti cristiani di tutta Europa. A Logatec 18 movimenti della Slovenia hanno condiviso esperienze e il loro impegno in questi campi a livello nazionale. Incisive le testimonianze che hanno espresso la vita dei cristiani in diverse situazioni: l’accoglienza alla vita, l’obiezione di coscienza in campo medico, le complesse problematiche per la famiglia di oggi, il rapporto con la natura, la solidarietà con i poveri e con le persone bisognose di assistenza, l’impegno nei vari campi della società. A questo riguardo è stata presentata "l’Economia di comunione e la tolleranza tra le etnie", con un’esperienza tra i rom. Queste testimonianze hanno comunicato la certezza che nel Vangelo c’è in nuce la risposta ad ogni problematica. Tra i Movimenti cattolici che hanno preparato l’incontro sloveno: Rinnovamento nello Spirito, Movimento dei focolari, Laboratori di preghiera e vita, Famiglia e vita, Cammino neocatecumenale, ‘Pot’ (legato a Comunione e Liberazione), Comunità Emmanuel, Giornata mondiale di preghiera, Fede e luce, Coppie per Cristo e Lega scouts adulti. (R.P.)

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    Irlanda. Mons. Martin: i giovani rispondano alla chiamata al sacerdozio

    ◊   La crisi delle vocazioni preoccupa la Chiesa d’Irlanda e l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, nell’omelia della messa crismale celebrata questa mattina nella pro-cattedrale della città, ha lanciato “un appello ai giovani affinché guardino nei loro cuori per vedere dove il Signore li sta chiamando e, forse, rispondere in modo generoso, se ritengono che il Signore li stia chiamando a seguirlo nel ministero sacerdotale”. Il primate di Irlanda ammette esplicitamente che “Dublino ha bisogno di sacerdoti”. “Le statistiche – ha aggiunto l’arcivescovo citato dal Sir - mostrano che nella diocesi il numero dei sacerdoti che hanno superato i 70 anni è dieci volte superiore a quelli che ne hanno meno di 40. Allo stesso tempo alcune Chiese sono in rapida crescita e le loro esigenze sono in aumento. Non abbiamo tempo da perdere – ha poi concluso l’arcivescovo -. Vi è una drammatica e crescente frattura tra la Chiesa e le giovani generazioni e la colpa non va ricercata unicamente nei giovani. Essi sono generosi e idealistici, ma tale generosità e idealismo non sembrano spesso trovare una casa nella Chiesa”. Nell’omelia, mons. Martin è tornato sulla commissione incaricata di far luce sugli abusi sessuali commessi dai sacerdoti a danno di minori ed ha parlato di “orrore”. La relazione che ne emergerà “farà di ciascuno di noi e di tutta la Chiesa di Dublino - ho sottolineato il presule - una Chiesa più umile”. (M.G.)

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    Sud Corea: concluse le celebrazioni per la morte del cardinale Kim

    ◊   “Grazie a voi, amatevi l’un l’altro”. Le ultime parole cardinale Stephen Kim hanno risuonato anche al termine dei 50 giorni di commemorazione per la sua scomparsa, osservati dall’arcidiocesi di Seoul. A pronunciarle è stato il cardinale Nicholas Chung Jun-suk alla messa solenne celebrata il 6 aprile nella capitale sudcoreana, di cui riferisce AsiaNews. Questa esortazione è stata inoltre scritta su adesivi distribuiti ai presenti. Mons. Chung ha poi sollecitato tutti a seguire il suo esempio e “a iniziare un movimento per espanderne lo spirito di gratitudine, condivisione e amore”. Il cardinale Kim ha donato le sue cornee per trapianti. La televisione cattolica PBC ha sottolineato che il suo esempio ha suscitato grande ammirazione nella popolazione. Da allora i donatori di cornea sono aumentati di 10 volte, con circa 4.700 nuovi donatori desiderosi – come ha detto  uno di loro – “di offrire una parte di me per la salvezza di altri che ne hanno bisogno”. (M.G.)

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    Gemellaggio tra il convento di San Francesco d’Assisi e il monastero ortodosso bulgaro di San Giovanni di Rila

    ◊   Gemellaggio tra il convento di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, e il monastero ortodosso di San Giovanni di Rila, patrono della Bulgaria. L’idea è stata lanciata all’inaugurazione della mostra “L’icona, messaggera di pace tra tempo ed eternità” del Maestro bulgaro Emil Tzeinski, che il Comune di Assisi ospita fino al 13 aprile, con la collaborazione dell’ambasciata bulgara e il Centro di studi slavo-bizantini “Prof. Ivan Dujcev”. Tra gli ospiti, i rappresentanti dell’ambasciata bulgara a Roma, del Comune di Assisi, amici della Bulgaria e della Regina Giovanna di Savoia, francescana di spirito, che il 25 ottobre 1930, sposò proprio nella Basilica francescana ad Assisi, il Re bulgaro Boris III. Nel corso dell’evento, è stato letto il messaggio augurale di mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, “per il successo dell’iniziativa”. Il presule ha fatto proprie le parole di Giovanni Paolo II di un’Europa che respira con due polmoni, quello dell’Occidente e quello dell’Oriente. La mostra, che presenta 40 icone bizantine e 20 grafiche sulla fede e il tempo, è un viaggio appassionante che va alla scoperta della cultura e la spiritualità ortodossa e fa ponte tra l’Occidente e l’Oriente nella terra di San Francesco, riconosciuta come “la culla di incontro tra le persone e le religioni”, secondo il pensiero di Giovanni Paolo II. “Non a caso, Emil Tzeinsku presenta dopo 12 anni, per la seconda volta la sua esposizione, e non è un caso che ad Assisi egli abbia ottenuto il suo grande successo italiano come maestro nella pittura di icone”, ha detto la professoressa Axinia Dzurova, direttore del Centro di studi slavo bizantini. Tanto che Tzeinski iniziò la sua carriera di pittore di icone nel monastero fondato nel X secolo dal primo monaco bulgaro, l’eremita S. Giovanni di Rila. Tra i presenti all’inaugurazione, anche l’84enne padre Vladimir Penev, francescano e bulgaro, arrivato giovane al Convento dei frati francescani in Assisi. Prima della sua benedizione ha lanciato l’idea di gemellaggio tra il Convento di S. Francesco e il monastero di Rila: “I due Santi erano come fratelli perché hanno vissuto ugualmente il Vangelo, uno in Occidente e l’altro in Oriente. Che questa fratellanza possa continuare attraverso i loro confratelli”. Secondo alcuni storici, durante il suo viaggio in Palestina, S. Francesco si sarebbe fermato in terra bulgara. Da quasi 20 anni un gemellaggio simile esiste tra il Sacro Convento dei Frati Francescani ad Assisi e una comunità buddista di Kyoto in Giappone. “Certamente, la valutazione della proposta tocca alle rispettive Chiese – ha detto il prof. Dzurova – ma noi, storici del Medioevo, siamo convinti che l’unica strada per il futuro sia ritornare allo stato prima della separazione della Chiesa, che era unica, e a quando San Cirillo e San Metodio celebravano la liturgia a Roma senza problemi. La Chiesa è unica, Dio è unico, per cui l’idea del gemellaggio tra i due santuari potrebbe essere un passo verso l’ unione”. Da ricordare, infine, che durante il suo viaggio in Bulgaria nel 2002, Papa Giovanni Paolo II ha visitato il monastero di Rila per rendere omaggio al Santo della nazione bulgara. (A cura di Dimitar Gantchev)

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    Un libro e un dvd dedicati all’iniziativa “La Bibbia giorno e notte”

    ◊   L’iniziativa della “Bibbia giorno e notte” rivivrà in una pubblicazione con oltre 1500 foto e un dvd allegato con la lettura integrale dei testi sacri mandata in onda dalla Rai. Il volume, dal titolo “La Bibbia giorno e notte. I mille volti di un’esperienza indimenticabile”, è stato presentato martedì nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, nel quadro di una serata organizzata da Rai Vaticano, e di cui ci riferisce Avvenire, che ha assunto un carattere ecumenico ed interreligioso per via della presenza di diversi rappresentanti delle Chiese evangeliche e ortodosse, del mondo ebraico e musulmano e, non ultimo, delle istituzioni. Tra i momenti salienti, l’inaugurazione di una “Cappella della Parola” da parte dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi , biblista e presidente pontificio Consiglio della cultura. Si tratta della prima cappella al mondo ad essere intitolata alla Parola di Dio. Un’idea nata da padre Simone Fioraso, abate cistercense della basilica romana, che ha voluto collocare nella cappella la copia della Bibbia trapassata dal proiettile che uccise don Andrea Santoro nel 2006 in Turchia. “Perché - ha spiegato il religioso – anche noi ci facciamo trapassare il cuore dalla parola del signore”. L’evento è stato vissuto con il pensiero rivolto alla popolazione abruzzese: prima con un minuto di silenzio, e poi con la decisione di devolvere le offerte della serata per il libro. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Moldova: l'opposizione inizia la verifica delle liste elettorali

    ◊   La commissione elettorale della Moldova ha deciso di consentire ai partiti di opposizione che contestano il risultato delle elezioni politiche di visionare le liste elettorali. Il controllo delle liste elettorali era una delle richieste dell'opposizione, secondo cui nelle elezioni di domenica molti avrebbero votato più volte, e avrebbero votato anche persone decedute. Anche ieri a Chisinau centinaia di persone hanno manifestato. Ieri sera la commissione elettorale ha confermato il successo elettorale del partito comunista, al quale è andato il 49,48% dei voti e 60 seggi su 101: larga maggioranza, tuttavia non sufficiente per l'elezione del nuovo presidente: serve, infatti, la maggioranza dei tre quinti, pari a 61 seggi. Tra i manifestanti arrestati nel corso dei disordini di ieri a Chisinau vi sono anche cittadini stranieri. Ma i disordini peggiori si sono verificati martedì, con l’assalto al Parlamento e un morto. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, dopo le accuse di ieri alla Romania di ingerenza, con il richiamo dell’ambasciatore, oggi ha lanciato un appello a Bucarest e all'Unione Europea a non consentire lo smantellamento dell'integrità statale della Moldova. Sui motivi di questa crisi, Giada Aquilino ha intervistato l’inviato di Avvenire Luigi Geninazzi, esperto di area ex sovietica:

    R. – Dobbiamo capire questa improvvisa vampata della crisi moldova da due punti di vista, uno più recente e uno più antico. Quello più recente è la crisi economica globale che ha colpito anche la Moldova. Di fatto, questo Paese si è sempre retto sulle rimesse degli emigrati che adesso, con la crisi, hanno perso il posto di lavoro e sono tornati in patria. L’unica speranza per uscirne è rivendicando la continuità della propria cultura, della propria tradizione nazionale con quella della Romania, perché i moldavi parlano romeno, hanno una cultura neolatina. Questo è il motivo più recente. Invece, le ragioni più radicate, più profonde sono le solite tensioni dell’area ex-sovietica: da un lato, Mosca teme un’altra rivoluzione come quelle che ci sono state in Ucraina e in Georgia che porti questo Paese a staccarsi ancora di più da Mosca, e dall’altro lato – ovviamente – nella popolazione si fanno sentire le spinte, le attrattive della Romania che è un Paese povero, come noi sappiamo, rispetto agli altri dell’Unione Europea, ma è pur sempre un Paese che sta dentro i 27 della Ue.

     
    D. – Ma questa crisi rischia di innescare tensioni tra Mosca e Bruxelles?

     
    R. – Diciamo che è un ennesimo focolaio di tensioni accanto a tante altre. Abbiamo visto come perfino una guerra brutale, distruttiva come quella che c’è stata tra Russia e Georgia è stata praticamente già archiviata dall’Unione Europea. Ecco: ricordiamo che c’è una situazione simile a quella della Georgia, perché anche in Moldova c’è una regione separatista, la Transnistria, che vuole appunto ricongiungersi all’Unione Sovietica come l’Ossezia del Sud nei confronti della Georgia. Anche se qui la cosa è molto diversa perché a Chisinau non comanda un uomo che guarda all’Occidente, ma c’è Voronin, un vecchio comunista … Insomma, è un gioco molto complicato che può sempre esplodere da un momento all’altro ma che io credo, nei prossimi passi condotti sia dalla Ue sia da Mosca, potrebbe trovare un provvisorio momento di tacitazione.

     
    Georgia
    A Tbilisi, sulla grande piazza davanti al parlamento georgiano è cominciato il comizio alla manifestazione indetta per chiedere le dimissioni del presidente Mikhail Saakashvili. Come riferiscono le agenzie russe, fra 100 e 120 mila persone sono affluite da ogni parte della città e anche da altre località del Paese per mostrare la propria insoddisfazione nei confronti della politica di Saakashvili, accusato dell'insuccesso della guerra contro la Russia, di non rispettare i diritti umani e di non fare abbastanza per combattere la crisi economica. Sul palco campeggia un enorme cartellone con la scritta ‘Saakashvili, dimettiti’. “Mikhail Saakashvili deve capire che è arrivato il tempo di dare le dimissioni. Lo chiede la maggioranza del Paese”, ha detto ai giornalisti prima del comizio Ninò Burdhanadze, leader del 'Movimento democratico-Georgia unità.

    Elezioni in Indonesia
    Si sono aperti i seggi in Indonesia per le elezioni legislative e locali. Sono 171 milioni gli elettori chiamati alle urne che devono eleggere, con un sistema proporzionale, i loro 560 deputati, oltre ai membri delle camere regionali, ai rappresentanti provinciali e di distretto. L'Indonesia è considerata la terza democrazia del pianeta, dopo l'India e gli Stati Uniti, fin dalla caduta nel 1998 del dittatore Suharto, dopo 32 anni al potere.

    Pakistan
    I talebani minacciano di ritirarsi dall’accordo di pace sottoscritto a febbraio. Lo fa sapere il capo del gruppo talebano promotore dell’accordo, Maluana Sufi Mohammed. Maluana aveva ottenuto dal governo provinciale della provincia frontaliera di nord ovest un accordo di pace in cambio dell’entrata in vigore della sharia, la legge islamica. Secondo il capo dei talebani, però, il governo centrale non ha ancora favorito la piena entrata in vigore della sharia. Maulana Mohammed ha detto alla stampa che se il governo centrale non si adopererà per assicurare la sharia lui non potrà garantire che la legge e l'ordine regnino nell'area, soprattutto nella Valle dello Swat.

    Iraq
    In occasione del sesto anniversario della caduta del regime di Saddam Hussein, decine di migliaia di sostenitori del leader radicale sciita Moqtada Sadr si sono riuniti oggi a Baghdad per chiedere “la fine dell'occupazione”. La manifestazione si svolge simbolicamente nella centrale piazza al Fardus, dove il 9 aprile 2003, davanti alle televisioni di tutto il mondo, venne abbattuta da un carro armato Usa una grande statua del dittatore iracheno. Dal palco, gli oratori hanno affermato che “milioni di iracheni” stanno affluendo verso il centro di Baghdad, sfidando la pioggia, ma l'agenzia Nina e altre fonti di stampa parlano di alcune migliaia di persone, giunte per lo più dal grande sobborgo sciita Sadr City, una delle roccaforti di Sadr, dove vivono oltre due milioni di persone.

    Bce
    L'economia mondiale, inclusa quella dell'area euro, è in forte rallentamento ed è 'probabile che nel corso del 2009 la domanda continui ad essere molto debole sia a livello mondiale sia nell'area dell'euro, per poi registrare una graduale ripresa durante il 2010”. È quanto si legge nel Bollettino di aprile della Bce. Ma c’è anche una raccomandazione: “È necessario che sia credibile l'impegno dei Paesi a compiere un percorso di risanamento per il ripristino di solide posizioni di bilancio, nel pieno rispetto del Patto di Stabilità e crescita”.

    Regno Unito
    Sono state presentate questa mattina le dimissioni del capo della sezione antiterrorismo di Scotland Yard, in seguito all’errore che ha costretto ieri ad accelerare un’operazione contro presunti terrroristi, sospettati di avere legami con Al Qaeda. Lo ha reso noto il sindaco della città, Boris Johnson, che si è detto dispiaciuto dell’accaduto: “Con grande tristezza ho accettato le dimissioni di Bob Quick da capo dell'antiterrorismo”. Nell’operazione sono state arrestate 12 persone.
     
    Russia-Usa
    Dopo il primo incontro fra i presidenti Dmitri Medvedev e Barack Obama, il primo aprile scorso a Londra, si può parlare di una nuova cultura del dialogo fra Russia e Stati Uniti. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, secondo il quale il colloquio fra Obama e Medvedev è stato “molto costruttivo”. Tale incontro - ha detto Lavrov in una intervista oggi ad alcuni media russi - autorizza a parlare dell'emergere di una nuova atmosfera nei rapporti russo-americani, dell'emergere di una nuova cultura del dialogo, una cultura di stima reciproca, una cultura che presuppone che le parti si sforzino non solo di ascoltare ma anche di capire quello che dice l'altro”. Lavrov ha sottolineato l’impegno a mettere a punto un nuovo accordo che sostituisca il Trattato Start 1 in scadenza a dicembre.

    Corea del Nord
    Il Giappone continua a lavorare per una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu contro la Corea del Nord dopo il lancio - domenica scorsa - di un missile potenzialmente utilizzabile per portare testate nucleari, “ma credo sia difficile che si arrivi a una conclusione prima della fine della settimana”. Lo ha detto il premier nipponico, Taro Aso, rispondendo alle domande nel corso di un incontro al Nihon Sisha Club di Tokyo. “Il Giappone - ha spiegato Aso - non è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza. Nel 2006, quando ero ministro degli Esteri, ci vollero dodici giorni per raggiungere un accordo votato all'unanimità in risposta al lanciò di Pyongyang del suo Taepodong-2”. I negoziati, ha concluso, “vanno avanti insieme a Usa e altri, ma ci vuole del tempo ancora”, a causa delle diverse posizioni, con Cina e Russia orientate verso maggiore moderazione e cautela.

    Piano economia in Giappone
    Il premier giapponese Taro Aso scopre le carte sul suo piano dell'economia nipponica di medio termine, al 2020, che prevede di far accrescere il Pil di 120.000 miliardi di yen (925 miliardi di euro) e la creazione di 4 milioni di nuovi posti di lavoro. Intervenendo al Nihon Kisha Club di Tokyo, Aso ha detto pure che, contro la peggiore recessione dalla fine della Seconda guerra mondiale, il governo punta a generare una domanda economica aggiuntiva da 40.000 a 60.000 miliardi di yen nel prossimo triennio, con la creazione di 1,4-2 milioni di posti di lavoro facendo leva su investimenti del settore pubblico e privato e sul varo delle riforme. Tre i settori di riferimento: rivoluzione eco-sostenibile, servizi sanitari e di assistenza per una società con crescenti fasce di persone anziane, cultura e turismo.

    Tibet
    Due condanne a morte per i disordini di un anno fa a Lhasa. È questa la decisione presa dalla giustizia cinese che, per la prima volta, ha inflitto la pena capitale a dei rivoltosi. A Lhasa, la capitale della regione autonoma del Tibet, il 10 marzo del 2008 scoppiarono incidenti quando centinaia di monaci manifestarono ricordando la rivolta anticinese del 1959. Nei giorni seguenti le proteste proseguirono e sfociarono, il 14 marzo, in attacchi ai negozi degli immigrati cinesi, alcuni dei quali furono dati alle fiamme. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 99

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