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Sommario del 05/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla Messa delle Palme: le rinunce per amore di Dio rendono autentica la vita. Il Papa benedice la croce della Gmg e lancia un appello contro le mine antiuomo e per gli immigrati vittime delle tragedie in mare
  • Oggi in Primo Piano

  • Centinaia di cristiani e pellegrini in Terra Santa partecipano ai riti che preludono alla Pasqua. Intervista con il prof. Abou Saada
  • Il nuovo arcivescovo di Westminster, mons. Nichols: lavorerò per stabilire buoni rapporti tra fede e cultura e con le altre religioni
  • Visita in Italia del presidente dell’Europarlamento, Pöttering, che invita i cittadini comunitari al voto di giugno: rafforzare l'unità per difendere diritti e democrazia
  • Religione, psicologia e media al centro di un convegno a Roma. Intervista con Emilio Mordini e Patrizio Romano Dell'Anna
  • Stasera e domani, su Raiuno, la fiction su suor Giuseppina Bakhita, storia di una schiava divenuta Santa
  • Chiesa e Società

  • Teso, nelle Filippine, il contrasto sulla legge riguardante la salute riproduttiva, osteggiato dalla Chiesa
  • Ordinato sacerdote a Lahore il primo gesuita pakistano
  • Kenya. L’arcivescovo Njue: “I politici promuovano l’unità nazionale”
  • Il 25 e 26 aprile, in Spagna, il VI incontro missionario giovanile
  • Australia, si terrà a maggio il Congresso nazionale dei media cattolici
  • In Mongolia, la crisi economica minaccia i progetti della Chiesa locale
  • Successo per il blog sulla bioetica avviato dalla Conferenza episcopale francese
  • Il cardinale patriarca di Lisbona, José Policarpo, visita l’Istituto portoghese di oncologia
  • Ad Assisi dal 15 al 18 aprile i Francescani riuniti per il "Capitolo delle stuoie"
  • Al Fiuggi Family Festival, la prima edizione del Premio per sceneggiatori "F&IS"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Allarme della comunità internazionale per il test missilistico della Corea del Nord. Convocato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla Messa delle Palme: le rinunce per amore di Dio rendono autentica la vita. Il Papa benedice la croce della Gmg e lancia un appello contro le mine antiuomo e per gli immigrati vittime delle tragedie in mare

    ◊   Di fronte ai mali del mondo “non dobbiamo rifugiarci in pie frasi”. La verità esigente del cristianesimo è che quanto più si compiono gesti di rinuncia per amore di Dio, “tanto più grande e ricca diventa la vita”. Con questo insegnamento, che ha detto di aver sperimentato più volte nella sua vita, Benedetto XVI ha concluso questa mattina la Messa solenne della Domenica delle Palme in una Piazza San Pietro affollata di fedeli. All’Angelus, il Pontefice ha poi levato due appelli: per la firma della Convenzione che mette al bando le mine antiuomo, da parte degli Stati che non l’hanno ancora sottoscritta, e perché la comunità internazionale si impegni per far cessare le tragedie in mare degli immigrati. Quindi, il Papa ha benedetto il passaggio della Croce della Gmg dai giovani australiani a quelli spagnoli, che organizzeranno il prossimo raduno a Madrid nel 2011. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:

    (canto)

    Viaggi della speranza che si spengono tra le onde di un mare affrontato da disperati. Persone, soprattutto bambini, mutilati dalla crudeltà di armi invisibili e disumane nella loro concezione come possono essere una mina antiuomo o una bomba a grappolo. Due drammi che hanno strappato un grido di dolore al Papa nel giorno in cui la Chiesa apre la Settimana Santa rivivendo il dolore supremo di Gesù, la repentina dissolvenza dagli osanna delle palme all’atrocità del Golgota. Un passaggio che da 24 anni è simboleggiato, nel giorno della Giornata mondiale della gioventù, proprio dalla Croce che passa di mano in mano ai giovani, cristiani di oggi e soprattutto di domani.

     
    (canti)

     
    Ed è proprio in mezzo alla piazza “giovane”, tra gli striscioni e gli ulivi alzati dalle migliaia di ragazze e ragazzi riversatisi nel colonnato del Bernini illuminato dal sole, che Benedetto XVI è passato a piedi, guidando la processione delle Palme - resa più suggestiva dalla composizione floreale donata dalla Regione Puglia - e ricordando poco dopo all’omelia l’“essenziale” di quel pellegrinaggio che Cristo compì entrando a Gerusalemme a dorso d’asino ma come Signore di un nuovo Regno:

     
    “Il vero scopo del pellegrinaggio deve essere quello di incontrare Dio; di adorarlo e così mettere nell’ordine giusto la relazione di fondo della nostra vita (…) Cari amici, per questo ci siamo riuniti qui: Vogliamo vedere Gesù. A questo scopo, l’anno scorso, migliaia di giovani sono andati a Sydney. Certo, avranno avuto molteplici attese per questo pellegrinaggio. Ma l’obiettivo essenziale era questo: Vogliamo vedere Gesù”.

     
    Le caratteristiche del Regno instaurato da Cristo, ha detto il Papa, sono due: la cattolicità e l’universalità. Un Regno che non poggia sulla “regalità di un potere politico, ma si basa unicamente sulla libera adesione dell’amore”. “L’universalità - ha soggiunto - è sempre un superamento di se stessi, rinuncia a qualcosa di personale. L’universalità e la croce vanno insieme. Solo così si crea la pace”. E tuttavia, ha continuato Benedetto XVI, questi resterebbero solo principi spirituali se nella vita l’uomo non fosse in grado di “osare il grande sì” a Dio: ovvero, “metterci a disposizione, quando in fondo vorremmo aggrapparci al nostro io”. E qui, il Papa ha enunciato una verità che la mentalità odierna troppo spesso cerca di rimuovere:

     
    “Ad una vita retta appartiene anche il sacrificio, la rinuncia. Chi promette una vita senza questo sempre nuovo dono di sé, inganna la gente. Non esiste una vita riuscita senza sacrificio. Se getto uno sguardo retrospettivo sulla mia vita personale, devo dire che proprio i momenti in cui ho detto ‘sì’ ad una rinuncia sono stati i momenti grandi ed importanti della mia vita”.

     
    Anche Gesù ha saputo offrire a Dio il suo “sì” assoluto, superando il “terrore della passione” che lo attendeva:

     
    “Anche noi possiamo lamentarci davanti al Signore come Giobbe, presentargli tutte le nostre domande che, di fronte all’ingiustizia nel mondo e alla difficoltà del nostro stesso io, emergono in noi. Davanti a Lui non dobbiamo rifugiarci in pie frasi, in un mondo fittizio. Pregare significa sempre anche lottare con Dio, e come Giacobbe possiamo dirGli: ‘Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!’”

     
    Una circostanza, ha sottolineato Benedetto XVI, che ci insegna, in quanto cristiani, che la volontà di Dio “è sempre più importante e più vera” della nostra e che “la sua volontà è la verità e l’amore”. Un pensiero che il Pontefice ha diretto in particolare ai giovani che di lì a poco avrebbero passato di mano la Croce della Gmg:

     
    “Quanto più per amore della grande verità e del grande amore – per amore della verità e dell’amore di Dio – possiamo fare anche qualche rinuncia, tanto più grande e più ricca diventa la vita. Chi vuole riservare la sua vita per se stesso, la perde. Chi dona la sua vita – quotidianamente nei piccoli gesti, che fanno parte della grande decisione – questi la trova. È questa la verità esigente, ma anche profondamente bella e liberatrice, nella quale vogliamo passo passo entrare durante il cammino della Croce attraverso i continenti”.

     
    (canto)

     
    In sette lingue Benedetto XVI ha salutato al termine dell’Angelus la folla dei fedeli, non prima di essersi appellato ai governi di tutto il mondo circa due problemi che richiedono interventi solleciti. A 10 anni dall’entrata in vigore della Convenzione per la messa al bando delle mine antipersona e dopo la recente apertura alla firma per la convenzione per l’interdizione delle munizioni a grappolo, ha detto anzitutto il Papa:

     
    “Desidero incoraggiare i Paesi che non lo hanno ancora fatto a firmare senza indugio questi importanti strumenti del diritto internazionale umanitario, ai quali la Santa Sede ha dato da sempre il proprio appoggio. Esprimo altresì il mio sostegno a qualsiasi misura intesa a garantire la necessaria assistenza alle vittime di tali armi devastanti”.

     
    Poi, con toni accorati, Benedetto XVI ha affrontato il temi dei viaggi che migliaia di immigrati intraprendono dall’Africa verso l’Europa con esiti spesso devastanti, come accaduto giorni fa quando 200 persone salpate dalla Libia sono naufragate nel Mediterraneo. “Non possiamo rassegnarci a tali tragedie, che purtroppo si ripetono da tempo”, ha esclamato il Pontefice pregando per le vittime e invitando Unione Europea e nazioni africane ad adottare strategie “urgenti” e “adeguate misure di carattere umanitario, per impedire - ha incalzato - che questi migranti ricorrano a trafficanti senza scrupoli”:

     
    "Mentre prego per le vittime, perché il Signore le accolga nella sua pace, vorrei osservare che questo problema, ulteriormente aggravato dalla crisi globale, troverà soluzione solo quando le popolazioni africane, con l’aiuto della comunità internazionale, potranno affrancarsi dalla miseria e dalle guerre".

    Al termine dell’Angelus, Benedetto XVI ha dato spazio alla 24.ma Giornata mondiale della gioventù - nel 2009 celebrata a livello diocesano - salutando le delegazioni di ragazzi provenienti con i loro vescovi da Australia e Spagna per la consegna della Croce. “Questo ‘passaggio di testimone’ – ha affermato - assume un valore altamente simbolico, con cui esprimiamo immensa gratitudine a Dio per i doni ricevuti nel grande incontro di Sydney e per quelli che vorrà concederci in quello di Madrid”. Sul tema della speranza, che fa da filo conduttore alla Gmg di quest’anno, Marina Tomarro ha raccolto le impressioni di alcuni giovani presenti alla Messa in Piazza San Pietro:

    R. La speranza è la speranza in un mondo di pace, sicuramente. Nella mia vita questo sentimento vuol dire avere la speranza di superare tutte le difficoltà, nella consapevolezza e certezza che il Signore è comunque una presenza costante: da quando sono nato mi ha portato fino qua e mi conduce anche per il resto dei miei giorni.

     
    R. - Tutta la nostra speranza è in Cristo, perché uno che scopre Cristo tutto ciò cui aspira è di reincontrarlo il più possibile nella propria vita.

     
    R. - Nella vita si fanno delle esperienze sia in famiglia che fuori casa. L’unica conferma che c’è nella vita è che veramente Gesù Cristo ti ama così come sei e quindi ci rimane questa speranza che lui ci ama senza giudicare.

     
    R. - Speranza per me è sapere che Gesù ci è sempre vicino e quindi dobbiamo avere questa certezza grande che il suo amore ci segue e ci accompagna.

     
    R. - Per mè è vivere ogni giorno secondo i principi che Gesù stesso ci ha trasmesso nel corso della sua vita, quindi vivendo alla luce dei principi di Cristo con la speranza di avere anche la presenza del Signore ogni giorno accanto.

     
    D. - La prossima domenica sarà Pasqua, come vivrai questo tempo di attesa…

     
    R. - Come gli altri giorni magari con un pensiero in più verso gli altri… Riflettendo di più su quello che poi si fa quotidianamente.

     
    R. - E’ una grazia, perché noi dobbiamo in questo momento avvicinarci a Gesù, alle sue sofferenze. In questo tempo dobbiamo imparare ad amare con molta forza il nostro Salvatore che è Gesù Cristo.

     
    R. - Cercando di sforzarci, di mettere con più fervore in atto gli insegnamenti di Cristo…

     
    R. - Pregando, meditando, pensando che Lui è morto per noi, cogliendo magari veramente l’essenza di questo mistero.

     
    R. - Affrontando i momenti difficili e belli che la vita ci pone davanti, come un rivivere anche la presenza di Cristo all’interno della propria esistenza.

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    Oggi in Primo Piano



    Centinaia di cristiani e pellegrini in Terra Santa partecipano ai riti che preludono alla Pasqua. Intervista con il prof. Abou Saada

    ◊   Se nelle Chiese del mondo si è entrati con la Domenica delle Palme nel clima spirituale della Pasqua, ancor più intensi si mostrano i riti in Terra Santa per la particolare cornice offerta dai luoghi che videro il passaggio di Gesù negli ultimi giorni della sua vita terrena. Luca Collodi ne ha parlato con il prof. Abou Saada, docente di Teologia all’Università Cattolica di Betlemme:

    R. - Nel pomeriggio di oggi partirà la Processione delle palme da Betfage - che si trova al di là del Monte degli Ulivi, dall’altra parte della città - passando dalla Valle del Giordano per poi finire nella Chiesa di Sant’Anna, entro le mura della città. Chiaramente, ci saranno tanti pellegrini - anche tanti palestinesi locali - e poi, da lunedì fino a sabato, abbiamo le varie Chiese cattoliche latine ma anche quelle di rito orientale con tante funzioni. Il culmine di questa settimana sarà chiaramente sabato prossimo, quando inizieranno i festeggiamenti della Pasqua.

     
    D. - Charlie Abu Saada, quali sono le cerimonie previste invece a Gaza per la settimana Santa?

     
    R. - Don Manuel Musallam - che è il parroco latino-cattolico di Betlemme - ha invitato i suoi a pregare. Sappiamo che a Gaza ci sono da duemila e cinquecento fino a quasi 3 mila cristiani. La maggior parte di loro appartiene alla Chiesa ortodossa, e vorrei notare che gli ortodossi celebrano la Pasqua una settimana dopo noi cattolici. Chiaramente, la situazione di Gaza è molto, molto critica a causa della situazione politico-sociale ed economica. Comunque, l’autorità israeliana ha dato un po’ di permessi: si tratta dei permessi che danno a noi cristiani per recarci a Gerusalemme e celebrare la Pasqua. Ma vorrei notare anche che, come sempre, sono pochi quelli concessi: se ne chiediamo ad esempio mille, ce ne danno duecento o trecento. Il clima generale dei cristiani palestinesi è veramente molto duro, molto preoccupante. Siamo preoccupati dalle vicende politiche che vediamo qui, tra Israele e Palestina, e anche il dialogo tra gli stessi palestinesi di Fatah e Hamas che non va avanti è una cosa che non va bene. A tutto questo, si aggiunge la difficile situazione economica, e anche se un po’ di pellegrini sono venuti in Terra Santa, a causa dell’ultimo conflitto a Gaza il numero di questi pellegrini è molto calato. Inoltre, anche noi abbiamo risentito della crisi mondiale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il nuovo arcivescovo di Westminster, mons. Nichols: lavorerò per stabilire buoni rapporti tra fede e cultura e con le altre religioni

    ◊   Venerdì scorso, Benedetto XVI ha nominato nuovo arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Gerard Nichols, finora alla guida dell’arcidiocesi di Birmingham. Succede al cardinale Cormac Murphy O'Connor, che lascia per raggiunti limiti di età. Il nuovo arcivescovo di Westminster, 63 anni, ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Ordinato sacerdote a 24 anni, è stato responsabile della pastorale per i poveri a Liverpool. Nel 1983 è stato eletto segretario generale della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles. Philippa Hitchen gli ha chiesto come ha accolto la nomina del Papa:

    R. - Well, when I was approached by the nuncio and he told me that there was the …
    Quando il nunzio mi ha contattato e mi ha detto che era desiderio del Santo Padre che io succedessi al cardinale Cormac Murphy-O’Connor, mi sono fatto coraggio ed ho detto di sì, perché la mia vita è svolgere il mio ruolo al servizio della Chiesa nell’obbedienza alla Chiesa. In realtà, non è stata una decisione che ho dovuto prendere, quanto piuttosto qualcosa che dovrò imparare ad affrontare: è una prospettiva che, in certo modo, mi spaventa.

     
    D. - Qual è la sfida più grande che come arcivescovo di Westminster dovrà affrontare?

     
    R. - Well, the challenges that faces the archbishop of Westminster …
    Le sfide che deve affrontare l’arcivescovo di Westminster sono, essenzialmente, né più né meno quelle che deve affrontare qualsiasi vescovo nel Paese - per quanto, a volte, considerando che l’intensità di azione dei media è ovviamente concentrata a Londra - le voci che si levano contro la Chiesa sono probabilmente più forti a Londra che altrove. In molte parti del Paese, i rapporti tra la Chiesa e le autorità pubbliche sono molto buoni; nella capitale sembra siano più tesi. Mi piacerebbe - e spero di esserne capace - stabilire buoni rapporti tra la cultura e la fede nella capitale, insieme con gli altri capi religiosi.

     
    D. - Lei si è espresso in termini molto franchi parlando dei media di ispirazione laica in Gran Bretagna, ed ha parlato - mi sembra - anche di una sorta di programma anti-cattolico, in particolare alla Bbc…

     
    R. - The Bbc is a very large and complicated organization, and I don’t recall ever …
    La Bbc è un’organizzazione molto ampia e molto complessa, e non ricordo di avere mai detto che la Bbc nel suo insieme sia anticattolica. Penso ci siano delle sacche e delle iniziative all’interno della Bbc che certamente - dal mio punto di vista - si sono poste nel modo sbagliato, e contro questo ho protestato. In altre occasioni, la Bbc è collaborativa in modo meraviglioso. Basti pensare ai funerali di Giovanni Paolo II, quando la Bbc ha fornito una copertura tra le migliori in assoluto. C’è tantissima collaborazione e tanto lavoro condiviso con i media, nel nostro Paese, e non mi piacerebbe etichettarlo semplicemente come “di opposizione”, perché non lo è.

     
    D. - Lei è conosciuto per il suo impegno nel campo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, in particolare con la comunità islamica a Birmingham, dove lei risiedeva. Considera questo impegno una priorità nell’arcidiocesi di Westminster?

     
    R. - Well, I look forward to learning a lot about the pattern of interfaith dialogue …
    Mi aspetto di imparare molto dal modello di dialogo interreligioso di Westminster. So che questo dialogo è una tradizione basilare, e che nella diocesi è stato svolto un grande lavoro tramite la rete interreligiosa, anche se non so bene cosa avvenga a livello di leadership. Certo, a Birmingham questo è stato un nostro grande caposaldo, e sono felice di poterlo affermare oggi, sapendo per certo che nella città di Birmingham molte persone pregheranno per me, compresi musulmani, ebrei e sikh, in particolare. E poter fare questa affermazione è meraviglioso. (Traduzione a cura di Gloria Fontana)

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    Visita in Italia del presidente dell’Europarlamento, Pöttering, che invita i cittadini comunitari al voto di giugno: rafforzare l'unità per difendere diritti e democrazia

    ◊   Il presidente del parlamento europeo Hans Gert Pöttering ha concluso sabato scorso una visita di due giorni in Italia. Ad Assisi, ha partecipato ad un forum sulle elezioni europee del prossimo giugno. A Perugia ha invece partecipato ad una tavola rotonda sul giornalismo in Europa e a Roma ha presentato il progetto  della “Web Radio” sovvenzionato dall’Europarlamento. Fausta Speranza ha chiesto al presidente Pöttering quale sia l’importanza della partecipazione dei cittadini europei alle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo:

    R. - The european parliament represents 500 million people …
    Il parlamento europeo rappresenta 500 milioni di persone dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. Il lavoro del parlamento europeo negli anni è diventato sempre più importante. Il parlamento europeo è oggi il più importante corpo legislativo ed ha il compito di difendere la dignità dell’essere umano, i diritti umani, la democrazia, la pace, l’ordine legale ed i nostri principi di solidarietà e sussidiarietà. Quindi, è molto importante che la gente voti perché noi difendiamo e rappresentiamo il loro interesse.

     
    D. - Cosa sottolinea e cosa raccomanda per il giornalismo in Europa?

     
    R. - I underline that it is very important that the journalists …
    Voglio sottolineare che è molto importante che i giornalisti ed i politici lavorino insieme, fianco a fianco, nel senso di fornire ai nostri concittadini informazioni più dettagliate sull’importanza e la necessità del processo di unificazione. I nostri cittadini hanno bisogno di più informazioni sull’Unione Europea.

     
    D. - Presidente Pöttering, molti, i giovani in particolare, pensano che la pace e la democrazia siano scontate, ma non è esattamente così…

     
    R. - What you say in your question is the reality. …
    Quello che lei afferma nella sua domanda è vero. Infatti, la nuova generazione dà tutto per scontato, ma noi non dobbiamo mai dimenticare che nei secoli scorsi ci sono stati conflitti e guerre e milioni e milioni di persone sono morte. Ora noi viviamo in pace, insieme, nell’Unione Europea e questo grazie al processo di unificazione dell’Europa. Per esempio, oggi nell’Unione Europea si può viaggiare da un Paese all’altro senza “controlli di frontiera”, si può studiare ovunque si voglia, si può lavorare ovunque si voglia, paghiamo con l’euro, la nostra valuta: quindi, siamo uniti, ma dobbiamo rafforzare quello che abbiamo ottenuto, perché niente è garantito per sempre. (Traduzione a cura di Gloria Fontana)

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    Religione, psicologia e media al centro di un convegno a Roma. Intervista con Emilio Mordini e Patrizio Romano Dell'Anna

    ◊   Si è svolta ieri a Roma una giornata di studio su “Psicologia e religione nell’era della rivoluzione tecnologica” promossa dalla Società italiana di psicologia della religione e dal Centro per lo studio della scienza, della società e della cittadinanza. Luca Collodi ha intervistato due promotori dell’iniziativa: Emilio Mordini e Patrizio Romano dell’Anna. A Emilio Mordini ha chiesto se religioni e nuove tecnologie si incontrano o si scontrano:

    R. - S’incontrano e si scontrano entrambe le cose. S’incontrano perché le nuove tecnologie - non soltanto ovviamente Internet ma io penso anche alle biotecnologie, alle nanotecnologie, a tutto il mondo delle tecnologie emergenti - sono anche un grande strumento di conoscenza del mondo e le religioni vogliono e devono conoscere il mondo. Guai a pensare alle religioni come oscurantiste. Le religioni amano la scienza, quando sono religioni vere. Quindi, da un lato, le nuove tecnologie, insieme alla religione, servono a vedere e capire il mondo, dall’altra, c’è lo scontro. Lo scontro si ha quando la tecnologia viene usata come se fosse una religione, quando ad esempio, invece di domandarmi il senso dell’universo, credo che il Big Bang diventi il senso dell’universo. Il "Big Bang" sarà pure vero ma non mi dice perché esiste l’universo, mi dice solo come è nato. Ma alla domanda sul senso, che è quella fondamentale, non mi risponderà la fisica e non mi risponderà l’informatica. Mi risponderà la religione? Io credo di sì, altri credono di no, ma indubbiamente la domanda rimane aperta e non è la tecnologia che risponde a questa domanda.

     
    D. - Patrizio Romano dell’Anna, trova delle differenze nell’uso delle nuove tecnologie, ad esempio, tra i cristiani, i fondamentalismi e le sette?

     
    R. - In qualche modo, l’impressione è che ci sia una maggiore aggressività tecnologica da parte delle sette e dei fondamentalismi. Stanno prendendo consapevolezza della possibilità di accedere ad un pubblico vastissimo e soprattutto, in molti casi, ad un pubblico che non è protetto da un sistema culturale strutturato. Quando l’individuo si pone davanti ad un monitor, in qualche modo si pone con la sua sola identità, si pone in qualche maniera “nudo” psicologicamente di fronte a tutto quello che è il mare di Internet. Di fronte a questa situazione, cosa accade? Che una religione, come può essere quella cattolica o un’altra religione tradizionale e strutturata, ha dei propri valori che vuole comunicare. Invece, quelli che sono definiti sette e fondamentalismi hanno dei loro sistemi creati ad hoc per combattere delle battaglie o anche per accogliere e raccogliere il più possibile adepti e denaro: dunque, in qualche modo, hanno una spregiudicatezza superiore proprio perché applicano questo tipo di sistema valoriale, piuttosto brutale, piuttosto semplicistico, alla comunicazione. A loro non interessa mantenere un’immagine di sé stessi o trasmettere dei valori e comunicare ad un certo tipo di individuo con una modalità, con un registro. A loro interessa raggiungere uno scopo che può essere la maggioranza degli adepti o il riconoscimento o la vittoria di una battaglia. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Stasera e domani, su Raiuno, la fiction su suor Giuseppina Bakhita, storia di una schiava divenuta Santa

    ◊   Una storia di dolore, privazione, ma anche di perdono, amore e testimonianza cristiana. E’ la vita di Suor Giuseppina Bakhita - che Giovanni Paolo II canonizzò nel 2000 - raccontata dal regista, Giacomo Campiotti, in una miniserie televisiva prodotta da Rai Fiction e Titania. La pellicola andrà in onda su Raiuuno oggi e domani, in prima serata. Il servizio di Massimiliano Menichetti.

    La terra rossa sollevata dall’arrivo dei predoni a cavallo, i colpi di machete che rompono la festa dei tamburi e spezzano per sempre la gioia del villaggio. Inizia così, nel Sudan di fine Ottocento, il film che racconta la storia di Santa Giuseppina Bakhita. Strappata dalla sua terra a nove anni, viene venduta più volte come schiava e dopo innumerevoli sofferenze fisiche e morali, che le tolgono la consapevolezza di essere una persona, giunge in Italia a Venezia. La pellicola mette in evidenza l’incontro con le suore Canossiane. Bakhita conosce Colui che lei stessa definisce “il Signore di tutti i signori” e decide, non senza altre dure prove, di servirlo. La speranza e l’amore sbocciano nel suo cuore, dove non c’è ombra di rancore nei confronti di chi l’ha sfruttata e torturata:
     
    “Se incontrassi quelle persone, mi metterei in ginocchio per baciare le loro mani perché se non fossi stata così, ora non sarei cristiana.”
     
    L’incontro con Cristo dona a Bakhita una consapevolezza nuova e una gioia contagiosa, sarà testimone di speranza anche quando dovrà affrontare la lunga e dolorosa malattia che la porterà alla morte. Il regista del film Giacomo Campiotti:

     
    “E’ un film che mano a mano si focalizza proprio sulla scelta di questa donna incredibile, che all’inizio sembra una donna debole, fragile, una schiava, è remissiva, perdona, non porta rancore: poi capiamo che queste qualità nascondono in realtà una forza incredibile, perché Bakhita, alla fine, conquista tutti”.

     
    Un esempio straordinario, quello di Bakhita, tanto che il Papa - nella sua Enciclica Spe Salvi – l’ha citata quale testimone della speranza e della solidarietà. Ancora Giacomo Campitoti:

     
    “Bakhita è una Santa del cuore, dell’amore, della generosità, della purezza. Quello che mi piace di lei è che il suo messaggio non è inarrivabile”.

     
    Il cast, composto da attori professionisti - tra i quali Stefania Rocca, Fabio Sartor, Francesco Salvi - vede, nei panni di suor Bakhita, Fatou Kine Boye, una ragazza senegalese alla sua prima esperienza cinematografica, che nella vita lavora come commessa in un negozio romano:

     
    “Il preparare il ruolo di santa Giuseppina Bakhita, mi ha insegnato davvero l’umiltà che lei aveva, la sua semplicità, il perdono e la voglia di aiutare”.

     Storie, dunque, che fanno riflettere, realtà che presentano un’altra prospettiva, fatta di fede, amore e solidarietà.

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    Chiesa e Società



    Teso, nelle Filippine, il contrasto sulla legge riguardante la salute riproduttiva, osteggiato dalla Chiesa

    ◊   Nelle Filippine, s’inasprisce ulteriormente il braccio di ferro attorno alla legge sulla salute riproduttiva (la cosiddetta Rh Bill 5043), la cui approvazione definitiva potrebbe avvenire già il prossimo mese di giugno. La "Reproductive Health Bill" è accusata dalla Chiesa di favorire l’aborto, diffondere l’uso di contraccettivi per il controllo delle nascite e di fornire una visione distorta dell’educazione sessuale. Dopo la raccolta di firme promossa dai vescovi e dai movimenti pro-vita filippini, per chiederne la modifica nelle sue parti più controverse, i sostenitori del progetto hanno, a loro volta, lanciato una campagna con l’obiettivo di raggiungere entro giugno un milione di firme da presentare al Congresso. Crescono, inoltre, le pressioni sugli amministratori locali, affinché sostengano il provvedimento. Interventi che mons. Paciano Aniceto, arcivescovo di San Fernando e responsabile della Commissione episcopale per la Famiglia e la Vita (Ecfl), ha bollato come “manipolazioni” di fronte alle quali la Chiesa non resterà in silenzio, ma intensificherà, anzi, la sua mobilitazione per ottenere la modifica della legge. “I vescovi, infatti - ha precisato il presule - non bocciano in toto il provvedimento, ma solo quelle parti che appunto promuovono la contraccezione e aprono la strada all’aborto”. “Per questo - ha aggiunto - mentre sarà potenziata l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui ‘pericoli’ della Reproductive Health Bill, essi proseguiranno il dialogo amichevole con i legislatori sulle necessarie integrazioni da apportare al testo”. (L.Z.)

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    Ordinato sacerdote a Lahore il primo gesuita pakistano

    ◊   Padre John Imran, 33 anni, è il primo gesuita pakistano a essere stato ordinato sacerdote dopo 48 anni dal ritorno della Compagnia di Gesù in Pakistan. Come riportato dall’agenzia Ucan, il sacramento è stato celebrato dall’arcivescovo di Lahore, Lawrence John Saldanha, il 28 marzo nella Cattedrale del Sacro Cuore. Padre Renato Zecchin, superiore della comunità locale dei Gesuiti, ha definito il nuovo sacerdote “un dono della Chiesa locale per la Compagnia di Gesù”. "Possa essere un buon esempio nella comunità, sostenendo il nostro carisma, soprattutto l’educazione, il catechismo e il dialogo interreligioso", è l’augurio del prelato, che dirige anche due scuole superiori della città, in cui studiano circa mille studenti. I Gesuiti sono arrivati per la prima volta a Lahore nel 16.mo secolo durante il regno di Akbar (1556-1605), ampiamente considerato il più grande degli imperatori Mughal, stabilitisi nel subcontinente dal 1526 fino al 1761. Nel 1597, venne costruita una grande chiesa a Lahore e, nel 1604, i Gesuiti ricevettero dall’Akbar una dichiarazione che consentiva loro di professare il cristianesimo. Tuttavia, i seguenti governanti Mughal furono meno amichevoli e la chiesa fu distrutta nel 1650. I Gesuiti scomparvero dal Pakistan fino al 1961. In quell’anno alcuni confratelli tedeschi giunsero a Lahore costituendo la Loyola Hall, una casa di formazione e per ritiri spirituali con annessa grande biblioteca. Oggi, in Pakistan la Compagnia di Gesù annovera soltanto tre sacerdoti e tre seminaristi. (R.B.)

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    Kenya. L’arcivescovo Njue: “I politici promuovano l’unità nazionale”

    ◊   L’arcivescovo di Nairobi, il cardinale John Njue, ha espresso preoccupazione per i politici della grande coalizione di governo in Kenya, a suo parere concentrati su temi che dividono piuttosto che unire il Paese. “In quest’anno trascorso dall’insediamento del governo - ha sottolineato il porporato in un’intervista - non si può dire che esso abbia ottenuto successi in termini politici e non si può dire che abbia fatto grandi sforzi per promuovere l’unità nazionale”. Il cardinale Njue ha citato le questioni relative alla revisione della Costituzione kenyana e al massiccio isolamento delle persone, conseguenza anche delle violenze post-elettorali, segno - ha asserito - della corruzione presente nel Paese, contro la quale la classe politica dovrebbe promuovere la riconciliazione all’interno della popolazione. “Per molti di questi problemi - ha concluso - il governo attuale ha dimostrato di non aver fatto abbastanza. Quindi, dovrebbe mostrare di poter mettere in pratica uno sforzo ulteriore”. (R.B.)

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    Il 25 e 26 aprile, in Spagna, il VI incontro missionario giovanile

    ◊   Il fine settimana del 25 e 26 aprile prossimi si svolgerà in Spagna il sesto incontro missionario giovanile, organizzato dalle Pontificie opere missionarie (Pom) e intitolato "Missionari come San Paolo". All’evento, come riporta l’agenzia SIR, sono invitati tutti i giovani dai 18 anni in su, ai quali sarà presentata la missione sullo stile di San Paolo, in coincidenza con l’Anno paolino che a giugno si avvierà alla sua conclusione. Questo il programma dettagliato dell’iniziativa: l’accoglienza sarà affidata a Juan Luis Lorda, cappellano dell’Università di Navarra, quindi saranno proposti ai partecipanti diversi laboratori missionari tenuti dalle associazioni preposte, all’insegna dello slogan "Annunciando Cristo nei cinque continenti". Seguirà la testimonianza di padre Eduardo Tchipolo, missionario angolano e formatore della Provincia spagnola, quindi il sabato si concluderà con una veglia di preghiera con suor Glenda, religiosa cilena famosa cantautrice di musica cattolica, suo peculiare modo di evangelizzazione. Domenica, infine, ancora laboratori missionari e solenne conclusione con la celebrazione della Messa e un pensiero rivolto alla Giornata delle vocazioni, che in Spagna si ricorda il 26 aprile. (R.B.)

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    Australia, si terrà a maggio il Congresso nazionale dei media cattolici

    ◊   Per tutti i mezzi d’informazione cattolici australiani, l’appuntamento è a Sydney, dal 4 al 6 maggio prossimi. Si svolgerà in quei giorni, infatti, il Congresso nazionale dei media cattolici che vedrà gli interventi di numerose testate religiose locali, di rappresentanti del Servizio sociale cattolico australiano e, fra gli altri, dell’arcivescovo di Canberra, Mark Coleridge. In programma anche numerosi workshop sulla comunicazione, la formazione e la missione della Chiesa. Momento centrale del Congresso sarà - la sera del 5 maggio - la celebrazione della Santa Messa, che avrà luogo nella Chiesa di San Patrizio e sarà presieduta dal nunzio apostolico in Australia, l’arcivescovo Giuseppe Lazzarotto. Da segnalare, inoltre, che, secondo quanto riportato dal Catholic Sun, il quotidiano della Diocesi di Phoenix, citato da Cathnews, circa 92 mila cattolici australiani non praticanti si sono avvicinati nuovamente alla Chiesa nell’ultimo anno grazie a un’innovativa campagna di informazione televisiva, che ha raccontato, attraverso testimonianze dirette e storie di vita, il lavoro svolto dalla Chiesa cattolica in Australia. (I.P.)

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    In Mongolia, la crisi economica minaccia i progetti della Chiesa locale

    ◊   La crisi economica minaccia anche la Chiesa in Mongolia e rischia di compromettere la realizzazione di diversi progetti che dipendono esclusivamente da donazioni straniere. Ad affermarlo è mons. Wenceslao Padilla, superiore della Prefettura apostolica di Ulaanbaatar, da poco rientrato da una visita in Corea per una raccolta di fondi. Intervistato dall’agenzia Ucan, il vescovo di origini filippine si è detto “colpito dalla generosità dei fedeli coreani per aiutare le Chiese più bisognose”, nonostante le difficoltà economiche, ma non ha nascosto i suoi timori per il futuro: “Se si guarda al breve e al lungo termine - ha detto - le varie e numerose iniziative avviate dovranno continuare a essere finanziate, ma è un fatto che fino adesso la Chiesa cattolica in Mongolia non ha alcun introito proprio per sostenersi, salvo la magra raccolta delle collette domenicali”, che in media raggiunge appena 130 dollari a settimana. “Tra i progetti a rischio - ha detto mons. Padilla - la realizzazione del primo campus cattolico della Mongolia che dovrebbe sorgere alla periferia della capitale Ulaanbaatar. Il campus comprenderà scuole di diverso grado, assieme a un centro sportivo e un parco. Ma a rischio sono anche le spese di gestione corrente - 150-200 mila dollari l’anno - destinati a finanziare anche le varie attività caritative, che costituiscono una parte centrale dell’opera missionaria della Chiesa in Mongolia. Nonostante queste preoccupazioni, mons. Padilla si è detto soddisfatto dei lenti, ma significativi progressi compiuti in questi anni dalla Chiesa nel Paese. Una Chiesa molto giovane: la sua presenza risale, infatti, al 1992, quando venne aperta la Missione di Ulan Bator, affidata ai Missionari di Scheut, e elevata nel 2002 a Prefettura apostolica di Ulaanbaatar. L’opera di apostolato delle diverse Congregazioni religiose presenti in Mongolia, apprezzata anche dalle autorità locali, sta dando i suoi frutti, come indica il costante incremento dei convertiti al cattolicesimo e l’interesse manifestato da un numero crescente di giovani fedeli per il sacerdozio e la vita consacrata. (L.Z.)

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    Successo per il blog sulla bioetica avviato dalla Conferenza episcopale francese

    ◊   Quarantamila visitatori, 250 messaggi, 1700 collegamenti ipertestuali: sono questi i numeri che attestano il successo del sito www.blog.catholique.fr, il blog sulla bioetica lanciato dalla Conferenza episcopale francese il 4 febbraio scorso. Il "diario on line" è stato messo a punto dai vescovi appartenenti al gruppo di lavoro sulla bioetica, con lo scopo di fornire informazioni, approfondimenti e spunti di riflessione sul tema. Oggi, a quasi due messi dal suo avvio, il forum virtuale si è rivelato un vero e proprio strumento di dialogo sui principali temi bioetici. “La diversità delle testimonianze e dei commenti - informa una nota - manifesta il bisogno di dialogare e riflettere su simili temi, che spesso sono fonte di sofferenza e di angoscia per gli internauti”. Ogni settimana, il blog propone un post scritto da un esperto di bioetica: finora, si è parlato di test genetici, di utero in affitto, di diagnosi pre-impianto e di status dell’embrione. I post degli esperti vengono poi commentati dai visitatori del blog, che spesso ingaggiano delle discussioni tra loro. Inoltre, il sito offre una selezione di link verso altre pagine web sulla bioetica e permette l’accesso diretto ai principali documenti del settore. Una sezione a parte, infine, è riservata alla visione di alcuni video sulla materia. (I.P.)

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    Il cardinale patriarca di Lisbona, José Policarpo, visita l’Istituto portoghese di oncologia

    ◊   In occasione della visita pastorale per la commemorazione dei 50 anni della parrocchia di S. Domingos de Benfica, il cardinale patriarca di Lisbona, il cardinale José Policarpo, si è recato in visita all'Istituto portoghese di oncologia (Ipo). Presiedendo la celebrazione eucaristica, come riferito dall’agenzia SIR, il porporato ha richiamato l'attenzione dei malati e del personale sanitario sull'importanza di attribuire un nuovo significato al dolore: "Dobbiamo aver sempre presente la sofferenza e pregare per tutte le persone che lavorano in questo luogo e hanno un ruolo decisivo nel tentativo di alleviare il dolore degli esseri umani". Rilevando l'importanza della presenza e della formazione dei mediatori religiosi, ha aggiunto: "La Chiesa deve stare in mezzo agli uomini, ascoltare i loro problemi, condividere la sofferenza, la speranza, la debolezza della malattia e il desiderio di vivere delle persone per consegnare tutto ciò nelle mani di Dio". "Questo periodo quaresimale e la Pasqua - ha continuato il cardinale Policarpo - devono costituire un momento di passaggio dalla normalità alla coscienza di una maggiore profondità di vita". All’interno dell’Ipo, operano i cappellani, padre Arlindo de Lima Marinho e padre Adelino de Ornelas, che offrono sostegno spirituale a circa 11 mila pazienti: "Cerchiamo di far sì - afferma padre Marinho - che ogni sofferente ritrovi, attraverso il nostro aiuto, un motivo di speranza e di recupero totale della propria esistenza, sia fisica, sia spirituale". "La società - ha continuato - cerca di impedire la ricerca di altre prospettive che aiutino a superare il dolore e la fragilità umana che la malattia oncologica produce”. “Noi cappellani - ha concluso padre Marinho - cerchiamo di essere nient’altro che ‘ponti’, perché ciascun ammalato possa percepire un'altra dimensione della sofferenza e trovare la strada per giungere a Dio". (I. P.)

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    Ad Assisi dal 15 al 18 aprile i Francescani riuniti per il "Capitolo delle stuoie"

    ◊   In occasione dell’800.mo anniversario dell’approvazione della Protoregola di San Francesco da parte di Papa Innocenzo X, nella primavera del 1209, i Francescani di tutto il mondo sono invitati ad Assisi dal 15 al 18 aprile per il "Capitolo delle stuoie". Finora sono attesi per l’evento circa 1700 tra religiosi, religiose e laici, invitati dai ministri generali a vivere l’esperienza secondo le parole di Giovanni Paolo II: “Ricordare con gratitudine il passato, vivere con passione il presente e aprirsi con fiducia al futuro”. “Rifletteremo insieme sulla Regola e compiremo gesti concreti per esprimere il nostro desiderio di conversione - scrivono i ministri - rinnovando la nostra obbedienza al ‘Signor Papa’ e ricevendo da lui il mandato di andare per il mondo a predicare a tutti la penitenza”. I gesti concreti riguardano l’accoglienza, la testimonianza, la penitenza, il digiuno e il ringraziamento al Papa, che saranno esperiti nel corso del programma della quattro giorni. L’accoglienza avverrà mercoledì 15 aprile davanti alla Basilica della Porziuncola da parte del predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa, e con la celebrazione presieduta dal vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino. Il secondo giorno vedrà protagonista il gesto della testimonianza, con gli interventi di tre ex ministri generali: mons. John Corriveau, attualmente vescovo di Nelson, negli Usa, padre Giacomo Bini e mons. Gianfranco Agostino Gardin, segretario della Congregazione per gli Istituti della Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. A seguire, una tavola rotonda. La terza giornata sarà dedicata alla penitenza e al digiuno, che i partecipanti potranno vivere nel silenzio e nel raccoglimento e con un cammino penitenziale dalla Porziuncola alla tomba del Santo, nonché con l’Eucaristia celebrata nella Basilica superiore di San Francesco. Infine, sabato 18, il trasferimento a Castel Gandolfo, dove saranno ricevuti da Benedetto XVI in udienza privata. Le diverse fasi del Capitolo saranno trasmesse via satellite da Teleradio Padre Pio. (R.B.)

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    Al Fiuggi Family Festival, la prima edizione del Premio per sceneggiatori "F&IS"

    ◊   Il Fiuggi Family Festival per la famiglia, in collaborazione con l’università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione Perseus, promuove la prima edizione del Premio internazionale per sceneggiatori "Family and italian style" (F&IS). Saranno insigniti del prestigioso riconoscimento, riferisce l’agenzia SIR, i primi tre sceneggiatori selezionati, i cui lavori esprimeranno meglio i valori della famiglia come unione stabile e aperta alla vita, ma anche quelli della creatività, dello stile, della bellezza e dell’impreditorialità tutti italiani. Le opere saranno selezionate da una giuria di esperti del settore che renderanno noti i cinque finalisti durante il Fiuggi Festival (25 luglio-1 agosto). I nomi dei vincitori saranno resi noti entro il 15 ottobre: al primo classificato andranno 20 mila euro, ottomila al secondo e cinquemila al terzo, consegnati durante una cerimonia che si svolgerà in autunno. Coloro che volessero partecipare, possono consultare il bando sul sito www.fiuggifamilyfestival.org e inviare due copie cartacee della sceneggiatura entro il 3 giugno alla sede milanese dell’Università Cattolica. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Allarme della comunità internazionale per il test missilistico della Corea del Nord. Convocato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

    ◊   È grande l’allarme nella comunità internazionale per il lancio del missile a lunga gittata della Corea del Nord. Pyongyang annuncia la messa in orbita di un satellite per le telecomunicazioni, ma Stati Uniti e Giappone smentiscono e parlano di implicazioni militari. Convocato per stasera il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo giorni di attesa e di smentite, alle ore 11.30 locali di oggi la Corea del Nord ha lanciato il suo missile-satellite sperimentale a lunga gittata. In un comunicato intriso di retorica celebrativa, il regime di Pyongyang ha annunciato che il satellite per le telecomunicazioni è in orbita per mezzo del razzo vettore Unha-2, in linea con il piano spaziale. Immediata la smentita degli Stati Uniti, secondo cui niente risulta essere stato messo in orbita ed il razzo sarebbe caduto in parte nel Mar del Giappone e in parte nell’Oceano Pacifico, come rilevato anche dalle autorità nipponiche e sudcoreane. Sta di fatto che quello che la Corea del Nord presenta come un progetto scientifico, secondo numerose fonti di intelligence sarebbe un test balistico che è parte di un programma a lungo termine finalizzato a montare testate nucleari sui missili a lunga gittata. Non a caso al lancio è seguita la condanna di quasi tutta la comunità internazionale e la convocazione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per oggi pomeriggio a New York. E nel suo discorso da Praga il il presidente degli Stati Uniti, Obama, si è rivolto proprio al consiglio dell’Onu affinché oggi lanci un messaggio forte alla Corea del Nord, contro il suo provocatorio lancio del missile. Al palazzo di vetro Pyongyang troverà anche l’opposizione della Francia che ritiene il test una violazione delle risoluzioni Onu. Da parte loro, Cina e Russia cercano invece di buttare acqua sul fuoco, chiamando tutte le parti interessate alla prudenza e lavorare insieme per la stabilità nella regione.

    Summit Usa-Ue
    Una ferma condanna al test nordcoreano arriva anche da Praga, dove si sta svolgendo il vertice Usa-Ue. In mattinata, nella capitale ceca 30 mila persone si sono riunite per il discorso del presidente americano, che ha parlato proprio dell’impegno degli Stati Uniti per un mondo senza armi nucleari. Barak Obama ha inoltre auspicato l’ingresso della Turchia in Europa, suscitando la secca replica del presidente francese, Nicolas Sarkozy, che ha confermato la sua contrarietà all’ingresso di Ankara nell’Ue.

    Vertice Nato
    Rasmussen nuovo segretario della Nato e 5000 militari in più in Afghanistan. A margine del vertice Nato di Strasburgo sono state superate le resistenze della Turchia sulla nomina del premier danese, che il prossimo primo agosto sostituirà alla guida dell’Alleanza atlantica, l’olandese Jaap de Hoop Scheffer. Il vertice si è chiuso anche con il sostegno “forte e unanime” alla nuova strategia Usa in Afghanistan, che prevede l’invio di altri 5000 soldati per il mantenimento della sicurezza in vista delle elezioni presidenziali di agosto.

    Pakistan
    Non si ferma l’ondata di violenze che sta scuotendo il Pakistan. Oggi almeno 30 persone hanno perso la vita a seguito di un attacco suicida nel distretto del Punjab contro l’annuale pellegrinaggio sciita in ricordo del martirio dell'Imam Hussein. Il pesante bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente, si contano infatti centinaia di feriti tra la folla di pellegrini, alcuni dei quali in gravi condizioni. Ieri, altri due attentati nel giro di poche ore avevano fatto oltre 20 morti.

    Slovacchia presidenziali
    Ivan Gasparovic è stato riconfermato alla carica di presidente della Slovacchia. Nel secondo turno delle elezioni presidenziali tenutosi ieri, il candidato del partito socialdemocratico, Gasparovic, ha ottenuto 55,5 % dei voti contro il 44,4 % del suo avversario, la candidata del centrodestra, Iveta Radicova. In Slovacchia, Paese nato dalla divisione della Cecoslovacchia in seguito alla caduta del comunismo, quella di presidente della Repubblica è una carica essenzialmente onorifica e cerimoniale.

    Elezioni in Moldova
    Moldova alle urne, oggi, per rinnovare i 101 membri del Parlamento. I 2,4 milioni di elettori chiamati al voto sembrano continuare a preferire il partito comunista, il quale però - stando agli ultimi sondaggi - sarebbe calato di 10 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2005. Segue il partito liberal-democratico che, se i comunisti non raggiungeranno la maggioranza assoluta, farà parte della compagine di governo. Il nuovo parlamento, poi eleggerà il presidente, tra l’8 aprile e l’8 giugno: quello uscente, infatti, Vladimir Voronin, non potrà correre per un terzo mandato consecutivo. La Transnistria, regione separatista del Paese, come già nel 2005, sta boicottando il voto.

    Darfur
    Due operatori umanitari di una Ong francese sono stati sequestrati nella notte in Darfur. Lo ha confermato l’organizzazione dalla sua sede parigina. Al momento non è pervenuta alcuna richiesta di riscatto.

    Sri Lanka
    L'esercito dello Sri Lanka ha annunciato di aver preso il controllo dell’ultimo bastione dell'Ltte - l'esercito di Liberazione delle Tigri Tamil - nel nord del Paese. Secondo fonti militari, negli ultimi tre giorni ci sarebbero almeno 420 vittime tra i ribelli nei combattimenti con l'esercito. Il ministro della Difesa di Colombo ha invece annunciato che la cattura del leader dell'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), Vellupillai Prabhakaran, e di suo figlio che si nasconde con lui, “è solo questione di tempo”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 95



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