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Sommario del 04/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Domenica delle Palme. Benedetto XVI apre i riti della Settimana Santa: l’amore di Cristo vince la morte per sempre
  • Giornata mondiale della gioventù: i giovani mobilitati dall'invito del Papa a porre la loro speranza in Dio
  • Udienze e nomine
  • Costruire sulla fiducia: l'editoriale di padre Lombardi
  • Intervento di mons. Marchetto sulla corretta ermeneutica del Concilio, sintesi di Tradizione e rinnovamento
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice Nato di Strasburgo: scontri tra polizia e manifestanti
  • Giornata mondiale contro le mine
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • L’appello dei leader cristiani in Terra Santa: “Non lasciateci soli”
  • Il cardinale Scola e il patriarca di Gerusalemme invitano al recupero delle radici cristiane
  • Filippine: violenze contro i cristiani
  • Guinea Bissau: documento comune di cristiani e musulmani
  • Senegal: il cardinale Sarr invita il Parlamento a preservare le preziose ricchezze del Paese
  • Ferito missionario pallottino nel Nord Kivu
  • Il 25 e 26 aprile Missione cattolica in tutte le parrocchie degli Usa
  • Mons. Stanovnik: la secolarizzazione, opportunità per evangelizzare l'America Latina
  • Cina: domani ricorre la Commemorazione dei defunti
  • Gmg diocesana a Cebu nelle Filippine
  • Canada: lanciata a Calgary una campagna sull’esistenza di Dio
  • Regno Unito: il governo riconosce il servizio delle scuole cattoliche al Paese
  • Mons. Fisichella: la Legge 40 difende la donna
  • Paraguay: Via Crucis ad Asunción
  • Tradizionale rappresentazione della Via Crucis al Divino Amore
  • Il cardinale Vallini a Rebibbia: niente pace senza perdono
  • Pellegrinaggio a San Paolo dei romeni ortodossi di Roma
  • Questa sera a Roma il concerto ‘Pascha nostrum Christus est’
  • Italia: campagna per le persone con lesioni al midollo spinale
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Corea del Nord pronta a lanciare un missile a lungo raggio
  • Il Papa e la Santa Sede



    Domenica delle Palme. Benedetto XVI apre i riti della Settimana Santa: l’amore di Cristo vince la morte per sempre

    ◊   Benedetto XVI presiederà domani mattina in Piazza San Pietro, alle ore 9.30, la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme. Il Papa benedirà le palme e gli ulivi e, al termine della processione, celebrerà la Santa Messa della Passione del Signore. L’evento sarà seguito in radiocronaca diretta dalla nostra emittente. Con la Domenica delle Palme inizia dunque la Settimana Santa, culmine dell'Anno liturgico al quale Benedetto XVI ha dedicato profonde riflessioni nei suoi primi quattro anni di Pontificato. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (musica)

    Nella Settimana Santa, possiamo davvero sperimentare che il nostro Dio non è lontano. Benedetto XVI mette in luce questa verità iscritta nel cuore di ogni uomo: Dio si è fatto carne per essere vicino alla nostra sofferenza e per aprirci la porta del Cielo. Con la Croce, spiega il Papa, “Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini”. Nella Domenica delle Palme, con la quale si apre la Settimana Santa, ricorda il Santo Padre, “professiamo la regalità di Cristo”. Ma in cosa consiste questa regalità del Signore? Ecco la riflessione del Pontefice, il primo aprile del 2007:

     
    “Riconoscerlo come Re significa: accettarlo come Colui che ci indica la via, del quale ci fidiamo e che seguiamo. Significa accettare giorno per giorno la sua parola come criterio valido per la nostra vita. Significa vedere in Lui l’autorità alla quale ci sottomettiamo. Ci sottomettiamo a Lui, perché la sua autorità è l’autorità della verità”.

     
    All’ingresso di Gerusalemme, la folla lo acclama come figlio di Davide. Ma quando il Signore arriva al Tempio, trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera. Un avvenimento che, sottolinea il 16 marzo dell’anno scorso, deve interrogarci anche oggi:

     
    “Tutto ciò deve oggi far pensare anche noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura ed aperta, così che a partire da essa anche i ‘pagani’, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? (…) Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede?”.

     
    Nel tenere “sveglio il mondo per Dio”, combattendo i falsi idoli del nostro tempo, avverte il Papa, è fondamentale la figura del sacerdote. Il Pontefice si sofferma sul ministero sacerdotale nell’omelia della Messa Crismale, che la mattina del Giovedì Santo precede il Triduo Pasquale. Il 20 marzo dell’anno scorso, Benedetto XVI tratteggia con queste vibranti parole il modello di sacerdote, servo di Cristo nella verità e nell’amore:

     
    “Il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore”.

     
    Farsi carico l’uno dell’altro. Il Papa ribadisce che l’amore, un amore smisurato, è l’insegnamento più grande che il Figlio di Dio lascia all’umanità. E’ questo il testamento che Cristo ci consegna nell’Ultima Cena. E’ quello di Dio un amore che redime, purifica e risana. Nella Messa in Coena Domini del 13 aprile 2006, il Papa spiega il significato delle parole rivolte da Gesù ai discepoli nel Cenacolo:

     
    “’Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri’… significa soprattutto perdonarci instancabilmente gli uni gli altri, sempre di nuovo ricominciare insieme per quanto possa anche sembrare inutile. Significa purificarci gli uni gli altri sopportandoci a vicenda e accettando di essere sopportati dagli altri; purificarci gli uni gli altri donandoci a vicenda la forza santificante della Parola di Dio e introducendoci nel Sacramento dell'amore divino”.

     
    Un amore che vince la morte: questo lo straordinario insegnamento di Gesù nel suo percorso di sofferenza verso il Calvario. Un viaggio nel male e nella morte che risveglia in noi l’amore per i sofferenti e i bisognosi. Cosi, Benedetto XVI alla Via Crucis al Colosseo il 6 aprile 2007:

     
    “Seguendo Gesù nella via della Sua passione vediamo non soltanto la passione di Gesù, ma vediamo tutti i sofferenti del mondo ed è questa la profonda intenzione della preghiera della Via Crucis: di aprire i nostri cuori e aiutarci a vedere con il cuore”.

     
    Vedere con il cuore, aprirlo a Cristo lasciandoci interpellare dal Suo sacrificio sulla Croce. Un mistero, afferma il 21 marzo scorso, Venerdì Santo, che pone in crisi le nostre umane certezze:

     
    “Tanti, anche nella nostra epoca, non conoscono Dio e non possono trovarlo nel Cristo crocifisso, tanti sono alla ricerca di un amore o di una libertà che escluda Dio, tanti credono di non aver bisogno di Dio … che il Suo sacrificio sulla croce ci interpelli; permettiamo a Lui di porre in crisi le nostre umane certezze, apriamogli il cuore. Gesù è la verità che ci rende liberi di amare”.

     
    La Croce, dunque, è “segno di riconciliazione, segno dell’amore che è più forte della morte”. E proprio per questo, è l’esortazione di Benedetto XVI, non dobbiamo arrenderci al male, ma vincerlo con il bene:

     
    “Ogni volta che ci facciamo il segno della Croce dobbiamo ricordarci di non opporre all'ingiustizia un'altra ingiustizia, alla violenza un'altra violenza; ricordarci che possiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male.” (Domenica delle Palme, 9 aprile 2006)

     
    (musica)

     
    Com’è tradizione nella Domenica delle Palme, Piazza San Pietro sarà abbellita domani dai parmureli, caratteristiche composizioni di foglie di palma intrecciate, offerte dai comuni di Bordighera e Sanremo. Quello di portare in Vaticano i parmureli della Riviera dei Fiori è un antico privilegio che risale al 1586, quando Papa Sisto V decise di ringraziare in questo modo il sanremese Capitan Bresca. La tradizione racconta che col provvidenziale grido "Aiga ae corde!" (Acqua alle corde) Bresca interruppe il silenzio imposto durante l’elevazione dell’obelisco in Piazza San Pietro: lo slancio del sanremese scongiurò l’eccessivo surriscaldamento delle gomene usate per issare il monolite, evitando così una strage di fedeli accorsi per l’occasione.

    I parmureli preparati per farne regalo ai cardinali e ai vescovi saranno alti un metro e mezzo, mentre uno di tre metri sarà donato al Santo Padre. L’addobbo degli ulivi in Piazza San Pietro è offerto dalla Regione Puglia, mentre i rami di ulivo sono offerti dalla Ville Pontificie di Castel Gandolfo.

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    Giornata mondiale della gioventù: i giovani mobilitati dall'invito del Papa a porre la loro speranza in Dio

    ◊   Tra il ricordo di Sydney e l’attesa di Madrid del 2011, centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi in tutto il mondo si apprestano a vivere la 24.ma Giornata mondiale della gioventù a livello diocesano, che cade come da tradizione la Domenica delle Palme. Per l’appuntamento di domani, Benedetto XVI ha proposto nel suo Messaggio scritto per l’occasione, e già reso noto, un tema di riflessione che si rifà a una frase di San Paolo “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente”. Una speranza, scrive il Papa, che può davvero condizionare in positivo la vita di un giovane se radicata nel Vangelo, piuttosto che sulle fragili opzioni che il mondo di oggi offre come surrogato alla fiducia in Dio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Diventare testimoni credibili della speranza cristiana” in un mondo che ha in gran parte smarrito la “grande speranza” in Dio e vive di piccole speranze che spesso si dissolvono in solitudini e sfiducia. E’ la consegna che Benedetto XVI ha affidato ai giovani che domani vivranno la 24.ma Giornata mondiale della gioventù. Nel suo Messaggio, il Papa descrive la giovinezza come “il tempo delle speranze”, perché intrisa di “ideali, sogni, progetti”. Ogni ragazzo misura il futuro su queste aspettative e le sue domande si fanno stringenti, osserva Benedetto XVI, allorché la vita è lastricata di ostacoli: difficoltà negli studi, crisi in famiglia, mancanza di soldi, l’insorgere di una malattia. In queste circostanze il cuore ha bisogno di una “grande speranza” che, afferma il Papa, “può essere solo Dio”. E tuttavia il giovane che si guarda attorno non è aiutato a sperare in Dio. Le società, nota il Pontefice, presentano “risvolti di solitudine e violenza” e dunque la “crisi di speranza colpisce più facilmente i giovani in contesti socioeconomici privi di certezze, di valori”.

     
    E qui, specie ai giovani cristiani, Benedetto XVI indica la concretezza di San Paolo. Per lui, scrive, la speranza “non è solo un ideale o un sentimento, ma una persona viva: Gesù”. E come si incontra Gesù, oggi? Il Papa è chiaro: anzitutto, nella “preghiera perseverante”. Quindi, nei Sacramenti, nella lettura della Parola. E poi, aggiunge, ci sono movimenti e gruppi che offrono vari modi “per familiarizzare con Lui”. Animati da una fede così irrobustita, conclude Benedetto XVI, “diffondete questa speranza intorno a voi, fate scelte che manifestino la vostra fede”. E davanti alle chimere di carriera o successo vissuti solo per sé preferite, soggiunge, “l’amore per il prossimo”, sapendo che “il cristiano autentico non è mai triste”, perché “la presenza di Gesù è il segreto della sua gioia e della sua pace”.

     
    Su questa dinamica tra crisi dei valori e ricerca di una speranza che non delude, al centro del messaggio di Benedetto XVI si sofferma Silvia Sanchini, giovane presidente nazionale della Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana, intervistata da Fabio Colagrande:

    R. - La parola “crisi” è una parola che in questi tempi ritorna con insistenza fortissima: si parla di crisi etica, di crisi educativa e ultimamente anche di crisi finanziaria ed economica. E’ un po’ un paradigma che sembra incombere sulle nostre vite e, in un modo o nell’altro, i giovani ne risentono in maniera particolare, perché quando si parla di crisi necessariamente si mette in discussione la nozione di futuro. E il futuro, proprio per sua natura, appartiene prima di tutto ai giovani. Quindi sicuramente i giovani, nel sentire parlare di crisi e nello sperimentare la crisi nella loro vita, vivono questo momento storico con una particolare paura e sfiducia. Sicuramente, alla nostra generazione è richiesto un supplemento di speranza, di amore proprio per affrontare questa crisi in maniera più consapevole e coraggiosa.

     
    D. - Ci sono giovani feriti dalla vita, condizionati da immaturità, conseguenza di un vuoto familiare - come scrive il Papa - di scelte educative permissive? Chi sono questi “cattivi maestri” di cui parla il Papa nel Messaggio, secondo te?

     
    R. - Una cosa che mi pare di riscontrare in molti ambiti educativi - quindi la famiglia, la scuola e l’università - è la mancanza di adulti che svolgano un ruolo educativo: adulti che hanno un po’ abdicato a questo ruolo di maestri, di testimoni, di accompagnatori dei giovani, lasciandoli in una profonda solitudine, che spesso ha anche le conseguenze disastrose che il Papa descrive nel suo messaggio.

     
    D. - La tua generazione spesso sente la mancanza di maestri. Secondo la tua esperienza, cos’è che fa presa sui giovani?

     
    R. - In primo luogo, una testimonianza di vita coerente: non ha senso predicare certi valori, annunciarli ad alta voce, se poi non si è capaci di tramutarli in una testimonianza di vita coerente. I giovani sono alla ricerca di persone che sappiano, con la loro vita, testimoniare che una esistenza di fede è possibile anche nel tempo attuale. E poi, mettersi in ascolto dei giovani: questa è una dimensione che manca oggi. Tutti parlano dei giovani, tutti danno ricette, categorie, definizioni del mondo giovanile, ma pochi li ascoltano veramente. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    I giovani, dunque, chiedono ascolto e su questa esigenza - e sulla proposta di un itinerario di formazione alla fede - che si muove il Servizio di Pastorale giovanile del Vicariato di Roma. Lo conferma il direttore del Servizio, don Maurizio Secondo Mirilli, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - L’impegno che il Papa lascia ai giovani attraverso questo Messaggio è quello di essere protagonisti, soggetti attivi, costruttori di comunità impregnate di amore, perché è quella poi la prima forma di evangelizzazione. Costruendo comunità che si vogliono bene, così come il Signore ci ha insegnato - comunità che si amano con lo stesso amore che il Signore ci ha donato - allora queste comunità diventano attraenti ed è la prima forma di evangelizzazione e di annuncio. I giovani non devono essere più soggetti passivi, ma devono sentirsi pienamente responsabili, inseriti in questa costruzione di una Chiesa che è impregnata di amore. I giovani hanno bisogno di speranza, ma anche noi abbiamo bisogno di giovani che diano speranza alla Chiesa.

     
    D. - Don Maurizio, il Papa scrive che il cristiano autentico non è mai triste…

     
    R. - E’ vero, ci sono troppe facce tristi in giro. Certo, bisogna essere realisti, la situazione è quella che è: c’è la crisi, ci sono le difficoltà, c’è lo smarrimento. Però, il cristiano sa navigare in mezzo alle difficoltà della vita e proprio a partire da Cristo, dal suo esempio, è capace di passare per la croce e mostrare la gioia della Risurrezione. Se noi non mostriamo questo non siamo credibili e coloro che sono lontani dalla Chiesa continueranno ad essere lontani perché ci diranno: ma perché mi devo avvicinare a un qualcosa che non mi cambia la vita e che non mi porta gioia e felicità in questa vita che è già tanto brutta? Gesù propone una vita di gioia non una vita di tristezza. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura; mons. Mario Zenari, arcivescovo tit. di Zuglio, nunzio apostolico in Siria; il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chanthaburi (Thailandia), presentata da mons. Lawrence Thienchai Samanchit, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev.do Silvio Siripong Charatsri, vicario generale di Ratchaburi.
     
    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Poona (India), presentata da mons. Valerian D’Souza, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Thomas Dabre, finora vescovo della diocesi di Vasai.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di Bomadi (Nigeria), presentata da mons. Joseph O. Egerega, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.Gli succede mons. Hyacinth Oroko Egbebo, finora vescovo titolare di Lacubaza e ausiliare del medesimo vicariato apostolico.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Weetebula (Indonesia) il padre redentorista Edmund Woga, amministratore della medesima diocesi.

    Il Papa ha nominato vescovo di Muranga (Kenya) il rev. James Wainaina Kungu, del clero di Nyahururu, rettore del Seminario Maggiore del Cristo Re, nell’arcidiocesi di Nyeri.

    Il Santo Padre ha nominato presidente della Pontificia Accademia di Teologia don Manlio Sodi, salesiano, professore ordinario presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Salesiana e finora membro ordinario della medesima Accademia.

    Il Papa ha nominato il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagreb, suo Inviato Speciale alle celebrazioni del XVII centenario del martirio del Vescovo San Quirino, che avranno luogo a Krk (Croazia) il 4 giugno 2009.

    Il Santo Padre ha nominato il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, suo Inviato Speciale a presiedere l’elezione del nuovo ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori. La cerimonia avrà luogo ad Assisi (Italia) il 4 giugno 2009, in occasione del Capitolo Generale del medesimo Ordine.

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    Costruire sulla fiducia: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Negli Stati Uniti nel mese di marzo sono stati persi oltre 660 mila posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione salito all’8,5%. Dall’inizio della recessione, ovvero dalla fine del 2007, sono più di 5 milioni gli statunitensi che hanno perso il lavoro. I provvedimenti presi al recente vertice del G20 a Londra, con lo stanziamento di nuovi fondi per le economie in difficoltà, la decisione di mettere fine ai paradisi fiscali e imporre nuove regole ai mercati finanziari, mirano a contrastare la crisi mondiale. Con l’auspicio che non siano dimenticati i Paesi più poveri. Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per “Octava dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “La fattiva fiducia nell’uomo, soprattutto la fiducia negli uomini e nelle donne più povere, sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere”. Così ha scritto il Papa al Primo Ministro inglese Gordon Brown alla vigilia del G20 di Londra appena concluso. Di ritorno dall’Africa, Benedetto XVI porta negli occhi e nel cuore i problemi drammatici e la povertà di quel continente, ma anche la volontà di vivere e la speranza di riscatto dei suoi abitanti, e ammonisce i ricchi che non devono e non possono costruire il futuro senza tener conto dei poveri.

     
    Ma il punto cruciale è individuare il fondamento da cui ricominciare a edificare un ordine mondiale giusto, solidale, stabile. “L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo”, scrive il Papa. Non più dunque una fiducia cieca nella finanza, nel commercio o nei sistemi di produzione, priva di solidi riferimenti etici, ma una economia che porta proprio “dentro” di sé la consapevolezza della dignità di tutte le persone umane e della sua responsabilità di servire il loro sviluppo integrale.

     
    Tutti vogliamo uscire dalla crisi attuale, ma sarebbe illusorio pensare di uscirne lasciando al margine chi ne soffre di più e che ha oggi una voce più debole, ma può offrire moltissimo per il futuro della famiglia umana. Lottare per eliminare la povertà estrema e così liberare la vera ricchezza del mondo: le creature di Dio, fatte a sua immagine. Questa è la priorità più degna di essere perseguita da chi guida oggi le sorti del nostro mondo.

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    Intervento di mons. Marchetto sulla corretta ermeneutica del Concilio, sintesi di Tradizione e rinnovamento

    ◊   L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e storico del Concilio Vaticano II, è intervenuto oggi all’Accademia dei Ponti a Firenze con una relazione sulle letture ermeneutiche dell’assise conciliare. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Mons. Marchetto ha affrontato la questione di “una ermeneutica veritiera, cioè di una interpretazione fondata e rispettosa” di ciò che è stato il Concilio. Una “corretta esegesi” che – se vuole essere tale - si deve basare sugli Atti ufficiali raccolti in ben “62 grossi tomi”. Molti però – ha rilevato – sono ricorsi a scritti privati e diari personali di padri ed esperti conciliari al fine di diminuire l’importanza dei documenti finali per far emergere il cosiddetto “spirito” del Concilio: tutto questo in contrasto con gli esiti ufficiali dell’assise che sarebbero stati egemonizzati dagli uomini di Curia e che quindi non rappresenterebbero l’anima vera del Vaticano II. Si tratta – ha detto – di una tendenza storiografica “ideologica”, che “punta solo sugli aspetti innovativi, sulla discontinuità rispetto alla Tradizione” quasi che col Concilio fosse nata “una nuova Chiesa”, fosse cioè avvenuto il passaggio “ad un altro Cattolicesimo”.

     
    In particolare gli studiosi del Gruppo di Bologna – ha sottolineato mons. Marchetto – “sono riusciti con ricchezza di mezzi, industriosità di operazioni e larghezza di amicizie, a monopolizzare ed imporre” un’immagine del Concilio “distorta e contraddittoria, del tutto mistificatrice”. Secondo questi studiosi da quell’evento sarebbe dovuta nascere una Chiesa “democratizzata” con l’abbandono “del riferimento alle istituzioni ecclesiastiche, alla loro autorità e alla loro efficienza come il centro e il metro della fede”. Il Concilio avrebbe partorito cioè un nuovo tipo di fedele cattolico non più legato “alla dottrina, e soprattutto a una singola formulazione dottrinale”: premessa “per un superamento dell’ecclesiocentrismo, e perciò per una relativizzazione della stessa ecclesiologia”. “Ancora più radicale” del “vortice ideologico” del gruppo di Bologna – nota il presule - è la posizione di Hans Küng.

     
    Corretta ermeneutica invece – sottolinea – è vedere nel Concilio una “sintesi di Tradizione e rinnovamento” non “una rottura, una rivoluzione sovvertitrice” ma una “evoluzione fedele” come ha ricordato Benedetto XVI nel celebre discorso alla Curia Romana, il 22 dicembre 2005: “l’ermeneutica della discontinuità e della rottura” - disse – “si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media” ma “ha causato confusione”. Invece, “l'ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa … che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso”, “silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Alle fonti della speranza: in prima pagina, fratel Alois, priore di Taizé, sulla XXIV Giornata mondiale della gioventù.

    Investire nell'uomo per sostenere la crescita economica: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 42 sessione della Commissione su popolazione e sviluppo.

    Francesco Citterich sul ballottaggio per le presidenziali in Slovenia.

    In cultura, anticipazione dei contenuti del libro "I templari e la sindone di Cristo" di Barbara Frale, addetta dell'Archivio Segreto Vaticano: i documenti dimostrano che il telo fu custodito e venerato dai cavalieri dell'ordine nel XIII secolo.

    Il sangue "pioggia di mite lavacro": Inos Biffi sulla "Passione" di Alessandro Manzoni.

    Antonio Paolucci illustra una mostra, a Urbino, dedicata agli anni della formazione di Raffaello Sanzio.

    Nell'informazione religiosa, il cardinale Stanislaw Nagy ricorda - in un'intervista di Wlodzimierz Redzioch - la figura di Giovanni Paolo II.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice Nato di Strasburgo: scontri tra polizia e manifestanti

    ◊   In una Strasburgo ancora scossa dai duri scontri polizia e manifestanti è iniziata la seconda giornata di lavori del vertice Nato. Sul tappeto ancora l’impegno in Afghanistan e il nodo irrisolto del nuovo segretario generale dell’Alleanza Atlantica. Il servizio di Marco Guerra:

    Si sta svolgendo in un clima di grande tensione il vertice Nato di Strasburgo che festeggia i 60 anni della Alleanza Atlantica, sancisce il pieno rientro della Francia nel comando integrato dell'organizzazione e saluta l’ingresso nell’alleanza di Croazia e Albania. La seconda e ultima giornata di lavori si è aperta con una simbolica passerella dei 28 leader sul ponte che collega la riva tedesca a quella francese del Reno. Il gruppo ha poi fatto ingresso in una Strasburgo deserta, dove domina la presenza dei poliziotti in tenuta antisommossa e dei presidi dei manifestanti che, anche stamani, hanno dato vita a nuovi disordini. Il bilancio provvisorio parla di 25 fermi tra i no global. E mentre nelle strade proseguono gli scontri, nel Palazzo della Musica è cominciato il confronto con il presidente statunitense, Barack Obama, sulla nuova strategia Usa in Afghanistan, definita una “prova della verità per la Nato” dal cancelliere tedesco Angela Merkel. Il piano prevede un approccio multilaterale tra sforzi militari e civili e tra soluzione regionale e maggiore responsabilità delle istituzioni afghane. Tra le priorità il rafforzamento temporaneo della forza Isaf per assicurare lo svolgimento delle elezioni presidenziali di agosto e l'aumento delle unità di addestramento per la formazione delle truppe afghane. Sul tavolo anche la disputa sulla nomina del nuovo segretario generale della Nato che, dal primo agosto, prenderà il posto dell'olandese Jaap de Hoop Scheffer. La Turchia continua, infatti, ad opporsi alla candidatura del premier danese Rasmussen, per via delle vignette su Maometto pubblicate da un giornale danese nel 2006. Dopo la conferenza stampa di chiusura del vertice Nato, il presidente statunitense Obama si recherà nel pomeriggio a Praga per il suo terzo vertice in cinque giorni, quello con il presidente di turno dell’Ue e premier sfiduciato della Repubblica Ceca, Mirek Topolanek. Il primo viaggio oltreoceano del presidente Obama si concluderà il 6 e 7 aprile in Turchia, prima del rientro a Washington.

    Ma qual è oggi il ruolo della Nato? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Stefano Polli, responsabile dell’area internazionale dell’Ansa:

    R. – La Nato sta cambiando la sua pelle, non è più quell’organizzazione di difesa in chiave antisovietica, sta diventando in qualche modo sempre più braccio armato delle Nazioni Unite per le missioni di pace nel mondo. Direi che la nuova strategia americana di Barack Obama, che è passato dall’unilateralismo - della precedente amministrazione americana - al dialogo e al multilateralismo e al coinvolgimento dei Paesi vicini e degli alleati, possa portare ad una nuova strada da percorrere in Afghanistan. Si punta molto sul dialogo, sulla componente politica, sulla ricostruzione civile, sulla ricostruzione economica del Paese e sulla collaborazione con le autorità afghane.

     
    D. – Quale significato attribuire all’ingresso, nella Nato, dell’Albania e della Croazia?

     
    R. – Sono Paesi che hanno sofferto per le guerre della ex Jugoslavia, facevano parte di un blocco considerato in qualche modo nemico, tanti anni fa, e che adesso, invece, fa parte integralmente della Nato. E’ un passaggio importante perché cambia la storia, cambia la geografia, la Nato si allarga ad aree che una volta le erano sconosciute. Quindi, il significato dell’ingresso di Albania e Croazia, va letto in questo senso.

     
    D. – Cosa si può dire, invece, delle relazioni della Nato con Mosca? In che modo si possono evolvere?

     
    R. – I rapporti fra la Russia e la Comunità internazionale, fra la Russia e la Nato, non sono molto facili in questo momento, soprattutto dopo la guerra fra la Russia e la Georgia della scorsa estate. La Nato aveva di fatto interrotto i rapporti con la Russia. Adesso, questi rapporti sono stati progressivamente ripresi e, nonostante le difficoltà, si è passati ad una fase di ricostruzione ed in questa fase di ricostruzione dei rapporti, il ruolo di Obama è sicuramente importante perché l’approccio del nuovo presidente americano è diverso da quello di George Bush. Obama è più portato al dialogo di quanto lo fosse George Bush: il nuovo presidente sta cercando di riproporsi con Mosca in un altro modo, attraverso il dialogo su tutti i grandi dossier internazionali.

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    Giornata mondiale contro le mine

    ◊   “I governi rinnovino l'impegno per bandire le mine antipersona e mettere fine alla devastazione causata dall'uso indiscriminato di tali armi ". Così il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro le mine. Una vera e propria piaga che pregiudica la ricostruzione, danneggia l'ambiente e causa feriti e morti a distanza di decenni dalla fine della guerra. Ma cosa sta facendo la comunità internazionale concretamente su questo fronte? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Simona Beltrami, della Campagna internazionale contro le mine:

    R. – La Comunità internazionale continua, e deve continuare, ad applicare tutti gli sforzi possibili per affrontare i problemi che - 10 anni dopo l’entrata in vigore del Trattato che mette al bando le mine antipersona - continuano a presentarsi e soprattutto, i problemi che sono causati dall'aumento delle vittime delle mine, persone che si trovano ad affrontare una vita di disabilità, di discriminazione e spesso di emarginazione socio-economica.

     
    D. – Sono almeno una cinquantina i Paesi che continuano a pagare un prezzo altissimo a causa delle mine; vogliamo ricordarne alcuni?

     
    R. – Tra i più colpiti si ricordano sempre l’Afghanistan, l’Iraq, la Cambogia, la Colombia che tutt’ora vive un conflitto interno in cui si utilizzano mine antipersona; e altri Paesi meno conosciuti, che continuano a vivere questo problema sulla propria pelle.

     
    D. – A fine anno si terrà a Cartagena, in Colombia, la seconda conferenza di revisione della Convenzione di messa al bando delle mine. Cosa possiamo attenderci da questo appuntamento?

     
    R. - Quello che noi speriamo, come campagna internazionale della messa al bando delle mine, è che ci sia una riaffermazione, un rinnovo dell’impegno della Comunità internazionale per risolvere il problema. Noi riteniamo che sia una missione possibile quella di risolvere il problema delle mine. Bisogna però continuare a moltiplicare gli sforzi, sia dal punto di vista politico - per far sì che appunto gli ultimi Stati recalcitranti aderiscano al Trattato e si metta fine per sempre all’uso di queste armi - e sia dal punto di vista materiale, economico, per mettere a disposizione le risorse necessarie per la bonifica dei terreni e per l’assistenza e il reinserimento socio-economico delle vittime delle mine.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Domenica delle Palme la Liturgia ci propone il Vangelo della Passione del Signore, dal tentativo dei capi dei sacerdoti di catturarlo fino alla morte in croce e alla sepoltura. Nel pretorio i soldati romani vestono di porpora Gesù e gli mettono sul capo una corona di spine:

    “Gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo”.

    Sulla Domenica delle Palme e della Passione del Signore, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

    "Il fatto che oggi ci viene raccontato, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, la sua ultima cena con i suoi, il suo arresto, il processo, la condanna, la passione e la morte, non è un fatto del passato, non è un fatto trapassato perché Egli è qui. Egli è qui come in quelle ore e in quei giorni. Ogni aspetto, ogni dettaglio, è qui presente ed operante. Quando il soggetto dell’azione è un soggetto passeggero, anche i suoi atti e i fatti, le circostanze che attengono a lui, sono effimere e transitorie. Ma qui il soggetto è l’eterno Figlio del Padre e tutto è eternamente presente. Oggi noi veniamo guariti dalle sue piaghe; oggi noi veniamo salvati dalla sua morte; oggi noi entriamo, dalla ferita del costato, nel suo cuore, stanza d’amore nella quale ci viene dato di assaporare l’amore di Dio, l’amore del Padre".

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    Chiesa e Società



    L’appello dei leader cristiani in Terra Santa: “Non lasciateci soli”

    ◊   “Non lasciateci soli”: è questo il grido d’allarme lanciato dai leader di varie Chiese cristiane che si sono riuniti con una delegazione ecumenica, in visita in Terra Santa, per parlare della sempre più difficile situazione che si trovano ad affrontare i cristiani residenti nella regione. La delegazione, come riferisce l’agenzia Zenit, era composta da un’equipe di "Living Letters", piccoli gruppi ecumenici internazionali che viaggiano in luoghi in cui i cristiani lottano per superare la violenza e hanno come obiettivo portare la solidarietà della famiglia ecumenica: “La già scarsa popolazione di cristiani palestinesi continua a diminuire – hanno constatato di persona – e la loro vita è resa sempre più difficile dall’occupazione israeliana”. Tra i leader delle Chiese locali che hanno partecipato all’incontro, il patriarca latino di Gerusalemme mons. Fouad Twal, il patriarca ortodosso greco Teofilo III, il vescovo luterano Munib Younan e il chierico Robert Edmunds, rappresentante del vescovo anglicano Suheil Dawani. “Continuiamo a pregare e crediamo nel potere della preghiera – ha commentato mons. Twal – riponiamo la nostra speranza nella nuova amministrazione Usa, ma abbiamo bisogno del sostegno dei Paesi di tutto il mondo”. “I cristiani hanno bisogno di sostegno morale, hanno bisogno di sentire che non sono soli – gli ha fatto eco Teofilo III – la Terra Santa ha bisogno di una forte presenza cristiana”. “È la prima volta che vedo bambini senza sorriso – ha concluso il vescovo Munib Younan – i bambini di Gaza non possono sorridere. Dov’è la coscienza del mondo? Le Chiese non devono restare in silenzio su questo”. (R.B.)

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    Il cardinale Scola e il patriarca di Gerusalemme invitano al recupero delle radici cristiane

    ◊   Il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, e il patriarca di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, hanno partecipato alla due giorni del Movimento cristiano dei lavoratori (Mcl) organizzato nella città lagunare e dal titolo ‘Il mare al centro delle terre’. “Se il dialogo è privo di ascolto, non si può parlare di un vero dialogo, ma solo di un falso monologo”, sono le parole del cardinale Scola riportate dall’agenzia Sir. “Bisogna imparare a camminare insieme – ha aggiunto – ma certi del proprio volto e della propria identità, tesi ad afferrare i fenomeni storici in corso per riorientarli e farli convergere nella direzione della pace”. Il patriarca di Gerusalemme, invece, ha sottolineato come il Mediterraneo offra “parecchi elementi per un buon partenariato: abitudini, modi di vivere e cucinare, manifestazioni religiose e non solo, che creano un’unità, una mentalità”. Mons. Twal ha stigmatizzato, infine, la tendenza a discutere “poco di cultura e per nulla della radice religiosa del Mediterraneo: di qui la necessità di un ritorno alle radici della fede per creare una famiglia mediterranea e vivere con armonia sia la nostra unità religiosa e culturale, sia il nostro pluralismo”. (R.B.)

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    Filippine: violenze contro i cristiani

    ◊   A un anno dall’omicidio di padre Rey Roda, il terzo sacerdote assassinato nell’area negli ultimi undici anni, non accenna a migliorare la situazione dei cristiani nella regione di Jolo, nel sud delle Filippine. A darne testimonianza è il vicario apostolico, mons. Angelito Lampon, che ha parlato con l’associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) citata dall’agenzia Zenit. “I cristiani sono sempre terrorizzati, nonostante ora regni una pace relativa”, ha detto. Inoltre i sacerdoti, che prima rifiutavano la protezione delle forze di sicurezza, ritenendola “incompatibile con la loro testimonianza cristiana”, ora hanno riconosciuto che “le circostanze sono tali da non lasciare altra possibilità”. Secondo mons. Lampon, le attività della Chiesa locale sono ostacolate dal coprifuoco cui sono costretti i fedeli per ragioni di sicurezza: non si contano, infatti, i sequestri a scopo di estorsione, di cui, però, nessun musulmano, è rimasto vittima, e gli attacchi violenti. Giorni fa sono stati esplosi alcuni colpi di mortaio che hanno causato vittime e ingenti danni, rendendo necessarie anche diverse evacuazioni della popolazione. Non mancano, però, anche i segnali positivi: la forza della fede, varie attività che promuovono la pace, azioni congiunte tra cristiani e musulmani e un eccellente rapporto con le autorità locali. Il Vicariato di Jolo comprende la provincia di Sulú e le oltre 450 isole Tawitawi nel sud delle Filippine, dove i cattolici rappresentano poco più del 3% degli abitanti. (R.B.)

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    Guinea Bissau: documento comune di cristiani e musulmani

    ◊   “Chi semina vento raccoglie tempesta, chi semina verità raccoglie pace”: è questo il titolo di un documento comune che è stato presentato ieri a Bissau dalle comunità cattoliche, evangeliche e musulmane, per la prima volta insieme per invitare il paese alla calma dopo gli ultimi episodi di violenza che hanno alimentato un clima di tensione. A riferirlo alla Misna, attendibili fonti locali che hanno anche fornito una chiara lettura dei fatti succedutisi nell’ultima settimana. In particolare, è confermata l’aggressione ai danni di un noto avvocato, Pedro Infanda, che dopo essere stato trattenuto in un carcere militare, si trova adesso ricoverato in ospedale per le percosse ricevute. Stessa sorte è toccata a Francisco José Fadul, ex-primo ministro, ora presidente del Tribunale dei conti e del partito di opposizione Padec. Fadul è stato bloccato e picchiato da militari e adesso si trova ricoverato in un ospedale portoghese. In entrambi i casi, a scatenare la furia di uomini in uniforme sarebbero state forti critiche espresse nei confronti del governo e dell’esercito. Le aggressioni sono avvenute prima che venissero convocate le elezioni presidenziali per il 28 giugno, necessarie dopo la morte del presidente João Bernardo “Nino” Vieira, ucciso il mese scorso poche ore dopo che la stessa sorte era toccata al capo di stato maggiore Batista Tagme Na Waie. Omicidi, per i quali sono in corso diverse inchieste ma di cui non sono ancora chiari i risvolti. Giovedì, intanto, i 21 partiti all’opposizione hanno sottoscritto un documento comune chiedendo le dimissioni del governo ritenuto “incapace di far rispettare la legge, garantire la sicurezza dei cittadini e tenere sotto controllo l’esercito”. Sulla delicata situazione attraversata dal paese dell’Africa occidentale, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione e chiesto alla comunità internazionale di “non abbandonare la Guinea-Bissau, fornendo ogni mezzo tecnico e ogni possibile aiuto finanziario”. (R.P.)

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    Senegal: il cardinale Sarr invita il Parlamento a preservare le preziose ricchezze del Paese

    ◊   Una cospicua delegazione del Parlamento senegalese, guidata dal presidente dell’Assemblea nazionale, Mamadou Seck, è stata ricevuta in udienza, dal card. Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar e presidente della Conferenza episcopale del Paese. Rivolgendosi ai politici, il porporato - riferisce l'agenzia Apic - ha invitato maggioranza ed opposizione a preservare “le preziose ricchezze del Senegal”, costruite dai suoi abitanti. Tra queste, ha ricordato il porporato, ci sono la democrazia, la laicità, la convivenza religiosa e il riconoscimento delle comunità religiose da parte dello Stato. Queste ricchezze, ha aggiunto il cardinale Sarr, devono essere “rinforzate” in modo che possano essere trasmesse alle generazioni future. Infine, il porporato ha invitato tutti i senegalesi a partecipare, oggi, alle celebrazioni della festa nazionale, che quest’anno segna il 49.mo anniversario d’indipendenza del Paese dall’Africa occidentale francese. Da notare che quello con il presidente dei vescovi non è stato l’unico incontro dei Parlamentari senegalesi: da diverse settimane, infatti, una delegazione dell’Assemblea nazionale si sta recando in visita presso i leader religiosi locali per confrontarsi sulla situazione nazionale. (I.P.)

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    Ferito missionario pallottino nel Nord Kivu

    ◊   Un missionario pallottino di origine polacca, padre Kontor Wieslaw, il 27 marzo scorso è rimasto ferito in Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, nei pressi di Rutshuru, dove stava tornando dopo aver partecipato a un incontro tenuto a Ntanugenga. Lo hanno riferito fonti missionarie all’agenzia Fides citata dalla Misna. Secondo la ricostruzione dei fatti, il missionario era a bordo di un’auto, quando tre uomini armati lo hanno fermato e gli hanno sparato contro alcuni colpi alle gambe e al torace; immediatamente operato nell’ospedale di Rutshuru, è stato dichiarato fuori pericolo. Lo scopo dell’aggressione sembra essere la rapina: la zona, infatti, è una delle più pericolose del Paese, dove tra gennaio e febbraio c’è stata un’offensiva congiunta delle truppe congolesi e rwandesi contro i ribelli attivi nella regione. I ribelli, secondo l’ufficio dell’Onu per il coordinamento delle operazioni umanitarie, impongono tasse alla popolazione, conducono spedizioni punitive ai danni dei civili e delle loro proprietà. Gli sfollati dall’area finora sono circa centomila, molti dei quali privi di aiuti umanitari. (R.B.)

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    Il 25 e 26 aprile Missione cattolica in tutte le parrocchie degli Usa

    ◊   Il fine settimana del 25 e 26 aprile nelle parrocchie degli Stati Uniti avrà luogo la Missione cattolica: un’esperienza unica per le comunità cattoliche locali, e un’occasione per mettere in luce anche le difficoltà che le diocesi americane si trovano ad affrontare, dalla mancanza di risorse per provvedere ai servizi pastorali ‘di base’ per i fedeli, alla carenza di sacerdoti, dalla povertà di molti parrocchiani, alla disoccupazione, dall’isolamento territoriale, all’ostilità nei confronti della religione, fino alle differenza culturali tra le varie comunità. “Oggi la crisi economica ci colpisce tutti – ha dichiarato il vescovo di Great Falls-Billings, nel Montana, Michael W. Warfel – ci sono licenziamenti, fallimenti e crac finanziari. In un momento in cui l’America stringe la cinghia non possiamo dimenticare la missione delle diocesi, che già prima a malapena riuscivano a tenere in piedi le parrocchie e ora si ritrovano con ancora meno fondi e persone a disposizione”. La situazione è precaria in molte diocesi statunitensi, soprattutto nel profondo Sud, ma non solo: in quella di Anchorage, in Alaska, ad esempio, ci sono 11.500 famiglie cattoliche disseminate in 140mila metri quadrati di territorio, con soli 30 sacerdoti che esercitano il ministero. E ancora: delle 29 contee che compongono la diocesi di Salt Lake City, solo in 16 c’è un pastore residente. Infine, nella diocesi di El Paso, una delle più povere di tutti gli Usa, in cui oltre il 30% della popolazione vive in stato d’indigenza, ci sono soltanto due suore che si occupano dell’evangelizzazione del Texas occidentale e del programma giovanile della diocesi: Suor Marge e Suor Luz, che servono 5 parrocchie e 17 missioni, viaggiando attraverso 26mila miglia di deserto. (R.B.)

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    Mons. Stanovnik: la secolarizzazione, opportunità per evangelizzare l'America Latina

    ◊   "La crescente secolarizzazione dell'America Latina rappresenta una grande opportunità per l'evangelizzazione del subcontinente". Ad affermarlo in un'intervista all'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e ripresa dall'agenzia Zenit, l'arcivescovo Andrés Stanovnik di Corrientes, in Argentina, vice-presidente della Conferenza dei vescovi dell'America Latina (CELAM), il quale ha ricordato l'esistenza di "una cultura molto secolarizzata" tra alcuni governi latinoamericani. La "grande missione continentale" del CELAM vede la Chiesa cattolica in 24 Paesi dell'America Latina impegnata nel promuovere attività di evangelizzazione, ad esempio distribuendo testi, inviando laici a lavorare nelle parrocchie e organizzando gruppi di studio della Bibbia. "La missione è già un successo in quei Paesi in cui è iniziata. Ora bisogna renderla una realtà in tutto il continente", ha affermato l'arcivescovo. "La sfida più grande è l'evangelizzazione, la proclamazione di Cristo alla Chiesa in America Latina", ha aggiunto. "Crediamo che l'incontro con Cristo risponda ai desideri più profondi dell'essere umano". Questo incontro, ha proseguito, "umanizza il nostro essere e le nostre relazioni e ci dà i principi per usare i beni che sono a nostra disposizione". Il presule ha osservato che "quando non conosciamo Dio in Cristo, la realtà diventa misteriosa, ma se conosciamo Dio allora siamo anche capaci di comprendere la realtà, sappiamo da dove veniamo e dove stiamo andando". "Dall'incontro con il Cristo vivente possiamo annunciare questa esperienza agli altri". Accanto alla sfida dell'evangelizzazione, il presule ha ricordato quelle rappresentate dalla povertà e dall'ambiente. "La Chiesa capisce sempre di più che l'ambiente è un dono di Dio, e per questo gli uomini non se ne possono appropriare per sé", ha commentato. Allo stesso modo, ha sottolineato l'importanza di stare vicino a chi soffre, ricordando che la Chiesa in America Latina gestisce molti centri per malati di Aids e persone affette da altre malattie. (R.P.)

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    Cina: domani ricorre la Commemorazione dei defunti

    ◊   Domani, 5 aprile, in Cina si festeggia la ‘Qing Ming’, la tradizionale commemorazione di tutti i defunti, vissuta anche dai cattolici cinesi nello spirito della fede cristiana. Come riferito dall’agenzia Fides, questa tradizione, che ha più di duemila anni e che coincide normalmente con la Quaresima o con la Pasqua cristiana, dal 2005 è diventata anche l’occasione per ricordare il defunto Papa Giovanni Paolo II ed è vissuta dalla comunità cattolica locale come un’occasione non solo per pregare e visitare le tombe dei propri cari, ma anche un’opportunità di inculturazione della fede e di evangelizzazione. Tra le iniziative previste quest’anno, la solenne messa di suffragio celebrata all’interno del cimitero, cui prenderanno parte i cattolici del villaggio di Rui Cheng e della parrocchia di Xiao Shi He, nella diocesi di Tai Yuan. Inoltre, durante la giornata, momenti per approfondire insieme il tema della morte nel quadro della spiritualità quaresimale e per spiegare la dottrina cattolica sulla morte ai non cattolici. (R.B.)

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    Gmg diocesana a Cebu nelle Filippine

    ◊   Migliaia di giovani filippini sono riuniti da giovedì a Cebu, in occasione della XXIV Giornata Mondiale della Gioventù, che quest’anno si celebra a livello diocesano sul tema “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente”. Le celebrazioni culmineranno domani, Domenica delle Palme, con una Santa Messa presieduta dall’arcivescovo della città, card. Ricardo Vidal, ma anche i tre giorni precedenti sono ricchi di avvenimenti. In programma, infatti, numerose catechesi, la presentazione di diversi Servizi sociali e una festa per ragazzi chiamata “Barkadahay” (che significa, “Amicizia”). Centrale, poi, la celebrazione della Via Crucis, che ieri ha visto la partecipazione delle differenti parrocchie di Naga City, mentre un’altra processione sarà rappresentata dal “Cammino del pellegrino”, in cui i fedeli di diverse parrocchie raggiungeranno a piedi il Santuario arcidiocesano di San Francesco, situato nel cuore della città. Per oggi, inoltre, è prevista una “Veglia di preghiera e dialogo” con il cardinale Vidal che, per l’occasione, renderà noto il suo messaggio per la GMG. Quest’anno, inoltre, la Giornata della Gioventù assume un significato particolare, a livello locale, perché coincide con le celebrazioni del 75.mo anniversario dell’erezione dell’arcidiocesi di Cebu e vede quindi la presenza di ragazzi provenienti dalle diocesi di Borongan, Catarman, Naval, Talibon e Tagbilaran. Tutti i partecipanti sono ospitati dalle parrocchie locali. (I.P.)

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    Canada: lanciata a Calgary una campagna sull’esistenza di Dio

    ◊   “Dio si preoccupa di tutti, anche di quelli che non credono in Lui”, è quanto si legge in un messaggio pubblicitario che circola dal 23 marzo nella città di Calgary, in Canada. L’idea è venuta a un leader musulmano locale, l’imam Syed Soharwardy, fondatore del Consiglio Islamico Supremo del Canada, che ha voluto rispondere così alla nota campagna di bus “atei” lanciata lo scorso mese di gennaio in diverse città del mondo, suscitando vive reazioni tra i credenti. L’imam – riferisce la radio cristiana di Montreal “Radio Ville-Marie” - ha investito 12mila dollari nella campagna e ha ottenuto il sostegno finanziario di numerosi cittadini di Calgary, soprattutto cristiani. Un plauso all’iniziativa è venuto anche dal vescovo della città mons. Fred Henry, che a suo tempo si era detto molto disturbato dalla campagna dei bus atei. Come si ricorderà, l’operazione pubblicitaria era partita da Londra per iniziativa della “British Humanist Association” e all’insegna dello slogan “Dio probabilmente non esiste. Smetti dunque di preoccuparti e goditi la vita”. Essa era stata poi rilanciata in diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Australia, la Spagna, la Germania, in Svizzera, in Croazia, in Finlandia. In Italia, come è noto, l’iniziativa è stata ripresa dalla UARR (l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) con lo slogan “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno”. (L.Z.)

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    Regno Unito: il governo riconosce il servizio delle scuole cattoliche al Paese

    ◊   Il Sottosegretario inglese all'istruzione Jim Knight ha reso omaggio all'esperienza e alla capacità al personale docente delle scuole cattoliche nel Regno Unito. Lo ha fatto intervenendo a un convegno organizzato dal "Catholic Education Service " (CES), l’organismo episcopale che sovrintende alle 2500 scuole cattoliche del Paese, e dall'"Heythrop Institute" di religione, etica e vita pubblica. L'incontro - riferisce l’agenzia dei vescovi Ccn ripresa dal Sir - era intitolato "Visioni per una leadership" ("Visions for leadership") ed era dedicato a come si possono attirare e formare nuove figure guida nelle scuole cattoliche. Knight ha fatto notare che queste figure guida sono una risorsa importante per l'intera comunità. Spiegando agli oltre cento presidi, membri delle commissioni di gestione delle scuole cattoliche e ad altri delegati che "leader ispirati danno vita a una scuola che sta al centro della comunità", Knight ha fatto eco al presidente del CES mons. Vincent Nichols (nominato ieri dal Papa nuovo arcivescovo di Westminster), che ha chiesto ai leader delle scuole di "dare vita a una ecologia di crescita umana" in sintonia con la missione unica dell'educazione cattolica. Il cardinale Cormac Murphy O'Connor, ha ringraziato da parte sua i delegati per il loro "duro lavoro" e si è congratulato "per il servizio importantissimo che rendono alla Chiesa e alla società". (L.Z.)

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    Mons. Fisichella: la Legge 40 difende la donna

    ◊   “Non una legge cattolica, ma una legge in difesa della donna”: così mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la vita e rettore della Pontificia università lateranense ha commentato la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittime alcune parti della legge 40, che in Italia regolamenta la procreazione medicalmente assistita. In un confronto con Lucia Annunziata, giornalista e già presidente della Rai, organizzato dall’Unione cattolica stampa italiana e intitolato ‘La coscienza in prima pagina’, l’arcivescovo ha richiamato l’attenzione sulle “tante sperimentazioni selvagge che venivano fatte” prima che la materia fosse regolamentata da questo testo e ha sottolineato la necessità, per il legislatore, di dare ascolto a tutte le istanze presenti nel Paese che, in questo caso, sono due: la libertà che viene dal mondo laico e il rispetto della vita dal concepimento alla fine che viene dal mondo cattolico. “Ci deve essere la capacità di ascolto verso entrambe – ha sottolineato – per arrivare, come in ogni legge, al compromesso”. L’arcivescovo, nel corso del suo intervento, ha analizzato la realtà del mondo dell’informazione italiana e il ruolo della religione nella società, in particolare mettendone in luce i rapporti con lo Stato: “È vero che si fa informazione, ma è altrettanto vero che in Italia la tradizione informativa è tale per cui si fa anche formazione. Del resto anche riportare semplicemente i fatti implica fatalmente interpretarli e quindi dare un’opinione”. Mons. Fisichella ricorda come la coscienza non sia un dato neutrale e come questa, per un cristiano, si formi in maniera determinante sulla Parola di Dio: “Se la fede non ragiona non è una fede cattolica – ha detto – l’uomo è sempre chiamato a seguire la propria coscienza, anche se è in errore”. E ancora: “Oggi addirittura c’è chi afferma che chi ha fede non può essere uomo di scienza. Ricordo a tutti che laicità significa capacità di ragionare indipendentemente dalla fede. Anch’io ne sono capace”. Dal canto suo, Lucia Annunziata, ha tenuto invece a spostare la lente d’ingrandimento sulla società, di cui i media sono “specchio fedele”: “In Italia esiste il reato di vilipendio delle istituzioni che, a differenza dei politici, godono comunque di un certo rispetto. In compenso abbiamo parlato della Chiesa e del Papa con toni che non si sono mai sentiti nei confronti di qualsiasi altra cosa di carattere sacro o istituzionale”. Annunziata, parlando della lettera del Papa ai vescovi di tutto il mondo, ha riconosciuto alla Chiesa “una trasparenza mai vista” e si è chiesta come mai tutto questo “non venga apprezzato, ma strumentalizzato”. “L’informazione è sotto la pressione della piazza – ha affermato – sulla vita e la bioetica bisognerebbe fare una ricerca approfondita per arrivare a soluzioni che non lacerino la società”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Paraguay: Via Crucis ad Asunción

    ◊   Erano centinaia i fedeli presenti ieri sera ad Asunción, capitale del Paraguay, per la Via Crucis organizzata dai movimenti laici dell’arcidiocesi. La processione si è snodata a partire dalla Parrocchia del Perpetuo Soccorso, per concludersi presso la Cattedrale della città. Lungo il percorso, i fedeli hanno riflettuto sulle singole stazioni che ricordano la condanna di Gesù, la sua crocifissione, la sua morte e la sua risurrezione. In particolare, durante la prima stazione, il gruppo dell’Azione Cattolica si è soffermato sulla condanna di Cristo: “Quanti condannati sono, oggi, nella stessa situazione? E noi rimaniamo indifferenti. Comunione – si è detto – significa solidarietà, prendersi a cuore i problemi degli altri. Purtroppo, noi non facciano praticamente nulla. Si vedono solo gli sforzi di alcune persone e di alcune organizzazioni”. A sua volta, il Movimento familiare cristiano ha esortato i fedeli a non mostrarsi indifferenti di fronte ai fratelli bisognosi e a coloro che, come dice il Vangelo, soffrono la fame e la sete. Al termine della Via Crucis, l’arcivescovo di Asunción, mons. Pastor Cuquejo, ha ricordato ai fedeli che il Venerdì Santo è un’occasione per meditare sulle sofferenze del Signore, che hanno a che fare con la sua missione di salvezza. Quindi, il presule ha evidenziato il significato delle sofferenze umane: “Sono patimenti quotidiani – ha detto – che colpiscono l’intero tessuto sociale e fanno sì che la morale del nostro popolo subisca attacchi nel campo della salute, dell’educazione, del lavoro e della qualità della vita”. Queste stesse sofferenze, ha continuato mons. Cuquejo, si ripercuotono nel campo della politica e dell’economia, tanto che, nello stile di vita delle persone, si instaura una cultura della disperazione, della superficialità nelle relazioni umane e la mancanza di un orizzonte migliore. “Dove dominano superficialità, disperazione e negligenza – ha messo in guardia l’arcivescovo di Asunción – domina il peccato come disordine trascendentale che mina tutti gli aspetti dell’esistenza umana”. Infine, il presule ha sottolineato che la riflessione sulla passione e la morte di Cristo, che porta poi alla risurrezione, apre alla speranza, così che l’uomo di oggi può vedere nel Signore Gesù un richiamo, uno stimolo e una presa di coscienza ad impegnarsi nel progetto di Dio e nel benessere della popolazione. Di qui, l’appello conclusivo affinché si torni ai valori essenziali della vita e della fede cattolica in tutta l’arcidiocesi (I.P.)

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    Tradizionale rappresentazione della Via Crucis al Divino Amore

    ◊   Domani, in occasione della Domenica delle Palme, al santuario romano della Madonna del Divino Amore, andrà in scena, alle ore 21, l’ormai tradizionale Sacra Rappresentazione della Via Crucis ispirata alla Sindone. L’ambientazione, con le antiche rovine di Castel di Leva e gli ampi spazi dell’agro romano, ha favorito la ricostruzione dei luoghi principali della Gerusalemme del tempo: il Cenacolo, il Sinedrio, il maestoso palazzo di Pilato, la prigione di Barabba e dei ladroni, l’orto degli ulivi, il sepolcro. Lo spettacolo narrato – ricorda il settimanale diocesano RomaSette – ripercorre le ultime ore della vita di Gesù: l’entrata a Gerusalemme, l’ultima cena, il tradimento di Giuda e la cattura, il processo davanti ai sommi sacerdoti, l’interrogatorio da parte di Ponzio Pilato, la flagellazione e la coronazione di spine, la salita sul monte Calvario sotto il peso della croce, gli incontri con la Madonna, le pie donne e la Veronica. Infine la crocifissione, la morte, la Risurrezione e l’Ascensione. La scena sarà resa ancora più suggestiva dalla presenza dei soldati romani a cavallo, dai fuochi che illumineranno la notte, dai numerosi effetti speciali e dai costumi indossati dagli attori. I partecipanti saranno più di 200. “Tutti – spiega don Pasquale Silla, parroco al Divino Amore fin dal 1975 – vi prenderanno parte senza ricevere alcun compenso”. “Si tratta di abitanti del luogo e amici del Santuario”. La musica e la voce del doppiatore Francesco Carnelutti, cui è stata affidata la lettura di brevi brani biblici, accompagneranno la scena. La replica della rappresentazione avverrà il Venerdì Santo alle ore 20.30. L’ingresso è libero. (A.L.)

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    Il cardinale Vallini a Rebibbia: niente pace senza perdono

    ◊   Il carcere può trasformarsi in comunità carceraria e diventare “scuola di pace e di fraternità” a patto che si superi “ogni discriminazione” e che vengano accolti “coloro che cercano affetto e consolazione”. Così il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, si è rivolto ai detenuti di Rebibbia in occasione della Via Crucis organizzata all’interno del penitenziario romano dalla Caritas locale. “Non si è capaci di costruire la pace se non si è capaci di perdonare”, ha detto il porporato, riportato dall’agenzia Sir. Durante la celebrazione si è pregato anche per le vittime di rapine, droga e omicidi e si è meditato sul razzismo e la difficoltà incontrata dai detenuti stranieri, che spesso sfocia in violenza, e sull’esclusione che il carcere comporta: un’esperienza che anche Gesù ha provato, quando “tutta la società è contro e non si trova più accoglienza, lavoro, fiducia, stima”. (R.B.)

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    Pellegrinaggio a San Paolo dei romeni ortodossi di Roma

    ◊   Più di un centinaio di cristiani della parrocchia di Roma del Patriarcato romeno ortodosso, sono venuti oggi pellegrini nella Basilica papale di San Paolo fuori le Mura e, dopo aver venerato il Sepolcro dell’Apostolo, hanno partecipato alla celebrazione della Divina Liturgia presieduta dal loro parroco, padre Bogdan Petre, nella cappella di Santo Stefano Protomartine, la più capiente del transetto. Sull’altare egli aveva collocato l’icona dei Santi Pietro e Paolo fra quelle di Gesù e della Madre di Dio. Grande il fervore di canti e preghiere espresso dal gruppo nel quale si notavano intere famiglie. Come grande, come tutti i sabati, è stata l'attesa dell'arrivo in Basilica dei fedeli del Cammino neocatecumenale, il cui pellegrinaggio dal quadriportico all'ipogeo è accompagnato da canti di gioia al suono delle chitarre. E’ tradizione delle comunità neocatecumenali di tutto il mondo, nel contesto del loro “itinerario di fede", di venire a Roma in pellegrinaggio alle Tombe dei Santi Pietro e Paolo e dei martiri cristiani. La scorsa domenica inoltre, un gruppo delle Comunità neocatecumenali di San Leonardo Murialdo, impegnate - come tutte le comunità del mondo - in questa Quaresima nell’ annuncio del Vangelo per le strade, ha svolto la missione dinanzi alla Basilica di San Paolo che cade nel territorio della loro parrocchia, animandola con canti e danze. (A cura di Graziano Motta)

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    Questa sera a Roma il concerto ‘Pascha nostrum Christus est’

    ◊   Giovanni Pierluigi da Palestrina, Tommaso Ludovico da Vittoria, Domenico Bartolucci, sono alcuni autori del repertorio musicale eseguito questa sera dal Coro interuniversitario di Roma, nel concerto in preparazione alla santa Pasqua che avrà luogo alle 20.30 nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli a Roma. L’esibizione, che ha per tema “Pascha nostrum Christus est”, vuole riproporre la tradizione polifonica della scuola romana in occasione della Quaresima e della Settimana santa. Dal dolore della passione al buio della morte fino a giungere alla gioia della resurrezione: un viaggio in crescendo verso la luce. “Per questa occasione - spiega il maestro don Massimo Palombella, direttore del coro – abbiamo proposto il meglio del repertorio riservato alla Cappella musicale Sistina, che veniva eseguito durante le celebrazioni pasquali del Papa nella Basilica di San Pietro”. Il concerto, infatti, si aprirà con l’antifona d’ingresso gregoriana ‘Hosanna Filio David’ che introduceva alla domenica delle Palme e quindi alla Settimana santa, per concludersi, poi, con la gioia del gregoriano ‘Resurrexit’. “E’ un accompagnare l’ascoltatore - continua il maestro Palombella - dalle tenebre della passione alla luce della resurrezione senza però mai dimenticare che per giungervi il Signore ha dovuto comunque attraversare la morte. Quindi il canto finale, anche se gioioso, è in ogni modo mesto, perché contiene in sé il dolore appena superato del sacrificio di Cristo per la nostra salvezza”. (A cura di Marina Tomarro)

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    Italia: campagna per le persone con lesioni al midollo spinale

    ◊   Circa 75mila persone in Italia (e ogni anno si registrano 2000 nuovi casi) presentano lesioni al midollo spinale: a tutti loro è dedicata la campagna di sensibilizzazione ‘Si alzi chi può’, organizzata dalla Federazione associazioni italiane paratetraplegici (Faip) con il patrocinio e sostegno del Comitato paralimpico italiano (Cip), del Segretariato sociale della Rai e di Telesia, in qualità di partner. Oggi e domani, infatti, in occasione della Giornata nazionale della persona con lesione al midollo spinale, le partite che si disputeranno su tutti i campi della serie A di calcio e della Lega A di basket, saranno aperte dalla sfilata di striscioni realizzati ad hoc per la campagna. Fino a lunedì, inoltre, si può fare una donazione inviando un sms al costo di un euro, o facendo una chiamata da telefono fisso al costo di 2 euro, al numero 48586. La sensibilizzazione sulle lesioni al midollo è particolarmente importante: si pensi, infatti, che la patologia in Italia non è riconosciuta e anche se non si tratta di un problema di ordine legislativo, le normative esistenti non vengono rispettate. La campagna, quindi, si pone diversi obiettivi: oltre ad alzare il livello di attenzione sulla malattia e spingere verso il riconoscimento della patologia, si prefigge di stimolare le istituzioni a investire di più nella ricerca. Anche se per lesioni al midollo spinale ormai non si muore più, peggiora sensibilmente la qualità della vita delle persone, che presentano la paralisi degli arti inferiori, quando non quella dei quattro arti: le medicine, ad esempio, costano circa 7000 euro l’anno, 600 euro mensili, contro una pensione d’invalidità civile pari a 263 euro al mese. Sulle persone colpite da lesioni al midollo spinale, infine, non esistono neppure dati ufficiali: secondo le stime dei professionisti che lavorano nelle Unità spinali unipolari (Usu), nel 65% dei casi il problema è di origine traumatica; tra questi il 48% è conseguenza di incidenti stradali, il 17 di infortuni sul lavoro. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Corea del Nord pronta a lanciare un missile a lungo raggio

    ◊   La Corea del Nord ha spostato a causa del maltempo il lancio del suo nuovo missile-satellite ma la principale agenzia di stampa di Pyongyang riferisce che verrà effettuato in tempi brevi. Il test è giustificato dalla Corea del Nord come un esperimento per le telecomunicazioni. Stamani il Giappone - che teme in futuro l’utilizzo di vettori simili con testate nucleari - aveva diffuso la notizia, poi smentita, dell’avvenuto lancio. Secondo la comunità internazionale l’azione di Pyongyang nasconderebbe il lancio di un missile a lunga gittata capace di raggiungere Hawaii e Alaska. Per un commento sulla situazione, Giada Aquilino ha intervistato il prof. Maurizio Riotto, docente di lingua e letteratura coreana all’Università Orientale di Napoli:

    R. – Molti si sono accorti che il vero nemico attuale della Corea del Nord non sono gli Stati Uniti, bensì la Cina. Il timore è che si vada verso una cristallizzazione dell’attuale situazione cioè niente più riunificazione per la Corea ma da una parte una Corea del Sud ormai pesantemente occidentalizzata ed amica degli Stati Uniti e dall’altra una Corea del Nord intesa come provincia della Cina visto che si sta espandendo sempre di più alla ricerca di ulteriori spazi vitali nella sua corsa verso il consumismo.

    D. – Secondo alcuni osservatori, il test sarebbe legato ad una prova di forza interna con cui Kim Jong Il, sopravvissuto ad un ictus, cerca di imporre al potere uno dei propri figli. E’ possibile?

     
    R. – Io, più che una questione interna, la vedrei proprio come una dimostrazione di forza; è una sorta di monito ai Paesi che stanno intorno alla Corea del Nord ad usare un approccio diverso. Ho sentito che Obama sta acconsentendo alla pluri-decennale richiesta della Corea del Nord di avere negoziati bilaterali. Per questo non è possibile che il bersaglio dell’eventuale missile nordcoreano siano gli Stati Uniti. I negoziati bilaterali dovrebbero diminuire e allentare la pressione cinese per poi lavorare veramente e seriamente per una futura riunificazione del Paese.

    D. – Ma oggi quali sono le condizioni di vita in Corea del Nord?

     
    R. – Certamente non sono rosee. Comunque, rispetto alla catastrofe della seconda metà degli anni Novanta, diciamo che il Paese un po’ si è ripreso. Sono state impiantate parecchie fabbriche, per esempio, a capitale sudcoreano e a manodopera nordcoreana. Altre imprese straniere hanno aperto delle filiali in Corea del Nord e, a piccoli passi, si stanno facendo dei progressi significativi verso l’apertura del Paese.

    Strage negli Usa
    Il leader dei militanti talebani del Pakistan Baituallah Mehsud ha rivendicato l'attacco di ieri al centro immigrati nello Stato di New York, nel quale sono morte 14 persone, incluso l'autore della strage. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    “Erano i miei uomini, ho dato loro gli ordini per una reazione agli attacchi dei droni statunitensi”: così, Mehsud alla Reuter, via telefono, da una località segreta. La notizia sta rimbalzando su tutti i media internazionali. Baitullah Mehsud è un capo talebano ritenuto molto vicino ad Al Qaeda che ha rivendicato l’attentato alla scuola di polizia di Lahore, la scorsa settimana, ed è sospettato inoltre di essere il mandante dell’attentato costato la vita al premier pakistano Benazir Bhutto, ma anche l’autore di decine di attentati contro le forze della Nato in Afghanistan. Cauti, però, gli inquirenti negli Stati Uniti, che stanno per il momento "scavando" nella vita del quarantaduenne vietnamita, che ieri ha seminato il terrore tra gli immigrati di varie nazionalità nel centro servizi dell’American Civic Association di Binghamton, 200 chilometri a nord-ovest di New York. Pesante il bilancio: 13 persone uccise, 20 ferite e alla fine, dopo una lunga trattativa con la polizia, anche il suicidio dell’uomo.

    Attacchi in Pakistan
    Non si fermano gli attacchi della guerriglia talebana in Pakistan. Stamani 17 civili, fra cui 5 bambini, hanno perso la vita in un attentato suicida contro un convoglio militare a Miranshah, nella provincia del Waziristan del Nord. Sono inoltre 13 le vittime di un raid missilistico condotto da un drone americano, al confine con l'Afghanistan. Obiettivo dell’azione i rifugi di militanti talebani.

    Violenza in Afghanistan
    Violenza anche in Afghanistan. Fonti della Nato hanno reso noto che 12 insorti e una donna sono stati uccisi ieri nella provincia di Logar nel corso di una sparatoria. Le vittime stavano collocando sulla strada ordigni pronti ad esplodere.

    Gaza
    Sono tre i palestinesi uccisi da militari israeliani nel nord della Striscia di Gaza. I tre stavano organizzando un attentato dinamitardo. L'episodio è avvenuto nei dintorni di Jabalya.

    Filippine
    Sempre più forte la preoccupazione per la sorte dei due operatori della Croce Rossa Internazionale – un italiano e uno svizzero – rapiti nelle Filippine lo scorso 15 febbraio. Il gruppo di Abu Sayaf che li ha sequestrati ha minacciato di decapitarli. A riferirlo il presidente della sezione locale della Croce Rossa che ieri ha avuto un contatto telefonico con i rapitori. Giovedì scorso l’altro ostaggio, una donna filippina, era stata liberata.

    Usa-Cuba
    Con l’obiettivo di facilitare l’apertura di un dialogo tra Stati Uniti e Cuba, è giunta ieri all’Havana una prima delegazione di legislatori democratici, capeggiati da Barbara Lee. Quest’ultima, prima della partenza, ha affermato che l’elezione del presidente Obama offre nuove possibilità di rivedere la politica estera Usa.

    Roma: manifestazione Cgil e assemblea Udc
    Grande partecipazione a Roma alla manifestazione della Cgil, convocata per chiedere una nuova politica economica al governo Berlusconi. Il segretario Epifani ha accusato l’esecutivo di aver fatto fronte all’emergenza con una finanziaria ordinaria portando l’Italia agli ultimi posti in Europa nella gestione della crisi con un milione di posti di lavoro persi. All’iniziativa ha partecipato il segretario del Pd Franceschini. Sempre a Roma si conclude oggi l’assemblea dell'Unione di Centro. Nel corso del suo intervento, Magdi Allam ha auspicato che l’Europa recuperi “l’orgoglio delle proprie radici cristiane”.

    Sbarchi in Italia
    Con il miglioramento delle condizioni meteo sono ripresi i "viaggi della speranza" lungo le rotte del Mediterraneo. Stamani, due imbarcazioni con a bordo complessivamente circa 120 immigrati sono state segnalate a sud di Lampedusa, in acque maltesi. Sono stati gli stessi migranti ad avvisare con telefoni cellullari della loro presenza. Ieri, erano giunti a Porto Empedocle i 136 migranti che viaggiavano a bordo di due barconi soccorsi dalla Marina militare.

    Presidenziali in Slovacchia
    Urne aperte in Slovacchia per il secondo turno delle elezioni presidenziali. In lizza sono due candidati: il presidente in carica Ivan Gasparovic, appoggiato dal partito socialdemocratico e dagli estremisti del partito nazionale slovacco, e Iveta Radicova sostenuta dal centrodestra. A separarli al primo turno soltanto 8 punti percentuale. Se la Radicova dovesse vincere sarebbe la prima donna alla testa di un Paese postcomunista nell'Europa dell’Est.

    Algeria
    Resta alta la tensione nella regione algerina della Cabilia, roccaforte degli estremisti islamici, dove, nella notte tra giovedì e venerdì, sei presunti membri dei gruppi armati sono stati uccisi in un’operazione dell’esercito. Secondo quanto riferisce oggi la stampa algerina, i sei, uccisi a Kadiria vicino a Bouira, appartenevano ad una cellula di Al Qaeda per il Maghreb islamico. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 94

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