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Sommario del 03/04/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Tanti giovani alla Messa presieduta da Benedetto XVI a quattro anni dalla morte di Papa Wojtyla
  • Benedetto XVI all'ambasciatore dominicano: trovare nell'identità cristiana la forza per sconfiggere povertà, corruzione e narcotraffico
  • Siamo fedeli al Vangelo se solleciti verso i poveri: così il Papa ai soci del Circolo San Pietro
  • La predica quaresimale di padre Cantalamessa: il dono più bello è diffondere ovunque speranza
  • Il Papa nomina mons. Nichols nuovo arcivescovo di Westminster
  • Presto Beata suor Maria Pierina De Micheli, apostola del Santo Volto
  • Altre udienze
  • Padre Lombardi: stupore per la risoluzione del parlamento belga sul Papa
  • Il cardinale Ryłko: niente mediocrità nella pastorale giovanile
  • Messaggio del cardinale Tauran ai buddisti per la festa di Vesakh
  • L'intervento di mons. Marchetto al Convegno dell'Apostolato del Mare d'Italia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Accordo al G20 di Londra per contrastare la crisi economica mondiale
  • “L’uomo dal turbante rosso, nel nome di Gesù” il Musical di Carlo Tedeschi ad Assisi e Rimini
  • Chiesa e Società

  • Mons. Crepaldi auspica una nuova economia che includa i Paesi più poveri
  • Messico: i vescovi difendono il diritto di parola della Chiesa
  • I giovani spagnoli a Roma per ricevere la Croce della Gmg dai loro coetani australiani
  • Germania: 50 mila giovani alla Via Crucis ecumenica
  • Almeno 316 gli immigrati morti a marzo nel tentativo di raggiungere l’Europa
  • Filippine: Messa per gli operatori della Croce Rossa ancora nelle mani della guerriglia
  • India: mons. Pinto invita i cristiani perseguitati a guardare Gesù crocifisso
  • L’impegno dei Gesuiti in Sri Lanka per sanare i conflitti interni
  • Cambogia: processo a Dutch, capo dei Khmer rossi convertito al cristianesimo
  • La questione del proselitismo in Marocco
  • Iraq: turismo in graduale ripresa
  • Il Parlamento europeo condanna tutti i totalitarismi
  • Usa: il Maryland restringe la legge sulla pena di morte
  • Indonesia: seminario per le donne cattoliche candidate alle elezioni amministrative
  • Hong Kong: la Chiesa promuove l'iniziativa “7 giorni nella povertà”
  • Svizzera: a Zurigo la prima assegnazione dei certificati “Oecumenica”
  • Ecuador: il presidente Correa all’Università salesiana
  • Paesi Baschi: migliaia di pellegrini alla marcia annuale al Santuario di Aranzazu
  • Repubblica Dominicana: terzo pellegrinaggio paolino degli universitari
  • Cinque Vie Crucis questa sera nel quartiere Ostiense verso la Basilica di San Paolo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Al via oggi il vertice della Nato
  • Il Papa e la Santa Sede



    Tanti giovani alla Messa presieduta da Benedetto XVI a quattro anni dalla morte di Papa Wojtyla

    ◊   Un ardito e intrepido testimone di Cristo che riusciva a comunicare una forte carica di speranza. Benedetto XVI ha ricordato così ieri pomeriggio, durante la Santa Messa nella Basilica Vaticana, il Servo di Dio Giovanni Paolo II nel quarto annniversario della morte. “Il suo ricordo – ha detto il Papa – continua ad essere vivo nel cuore della gente, come dimostra l’ininterrotto pellegrinaggio di fedeli alla sua tomba, nelle Grotte Vaticane”. In preparazione della Gmg che a livello diocesano si celebra domenica prossima sul tema “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente", erano presenti tanti giovani romani e di altre parti del mondo. Il Papa ha chiesto loro di diventare un’oasi di speranza per la società contemporanea. Al termine della celebrazione Bendetto XVI si è recato in preghiera sulla tomba del suo predecessore. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    "La vostra presenza mi richiama alla mente l'entusiasmo che Giovanni Paolo II sapeva infondere nelle nuove generazioni".

     
    Un’esortazione a divenire piccole sorgenti di speranza nel mondo e a non fare della speranza cristiana un’ideologia o slogan di gruppo. L’ha lanciata Benedetto XVI ai giovani partecipanti alla cappella papale per il defunto Pontefice Giovanni Paolo II. Solo vivendo di Cristo e in Cristo – ha spiegato il Papa – è possibile propagare la fiamma di quell’amore che Gesù ha acceso sulla terra, portare alta la fiaccola della fede e della speranza:

     
    "E’ la fiaccola che il Papa Giovanni Paolo II ci ha lasciato in eredità. L’ha consegnata a me, come suo successore; ed io questa sera la consegno idealmente, ancora una volta, in un modo speciale a voi, giovani di Roma, perché continuiate ad essere sentinelle del mattino, vigili e gioiosi in quest’alba del terzo millennio".

     
    Rendere testimonianza a Cristo senza mezzi termini richiede coraggio: Benedetto XVI ricorda come Karol Wojtyla sin da giovane si mostrò intrepido e ardito difensore di Cristo: “per Lui non esitò a spendere ogni energia al fine di diffonderne dappertutto la luce, non accettò di scendere a compromessi quando si trattava di proclamare e difendere la sua Verità”. Il Santo Padre ha constatato come l’esperienza spirituale di Giovanni Paolo II mostri che Dio rende fecondo l’impegno sincero e generoso di chi, pur nelle difficoltà, sceglie di testimoniare il Vangelo. Basti pensare ai molti figli e figlie generati alla fede nel suo lungo pontificato:

     
    "Quante vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, quante giovani famiglie decise a vivere l’ideale evangelico e a tendere alla santità sono legate alla testimonianza e alla predicazione del mio venerato Predecessore! Quanti ragazzi e ragazze si sono convertiti, o hanno perseverato nel loro cammino cristiano grazie alla sua preghiera, al suo incoraggiamento, al suo sostegno e al suo esempio!"
     
    A pochi mesi dall’inizio dell’anno sacerdotale il Papa ha chiesto disponibilità alla chiamata di Gesù. Poi ha ricordato i tanti giovani raccolti in preghiera nell’ora dell’agonia e della morte di Giovanni Paolo II:

     
    "Speriamo vivamente che dal Cielo non cessi di accompagnarci e di intercedere per noi. Aiuti ciascuno di noi a vivere, come lui ha fatto, ripetendo giorno dopo giorno a Dio, per mezzo di Maria con piena fiducia: Totus tuus".

     
    Rivolto ai numerosi pellegrini polacchi ha rinnovato l’indimenticabile appello della Gmg di Tor Vergata:

     
    Nie lękajcie się zawierzyć Chrystusowi. ...
    “Non abbiate paura di affidarvi a Cristo. Egli vi guiderà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione".

     
    Quindi pensando al luminoso esempio di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha ribadito l’urgenza educativa che oggi concerne famiglie, chiesa, società e specialmente le nuove generazioni:

     
    “Nell’età della crescita i ragazzi avvertono il bisogno di persone che sappiano insegnare con la vita ancor prima che con le parole, a spendersi per alti ideali”.

     
    Tanti i giovani presenti in San Pietro: cosa ha lasciato in loro la figura di Giovanni Paolo II? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Marina Tomarro.

    R. – E’ stato uno dei volti più importanti per quanto riguarda noi giovani, perché ha dato sempre gran voce ai ragazzi e questa è stata una cosa molto importante.

     
    R. – E’ stato lui che, comunque, mi ha dato l’esempio del Cristo in Croce, del Cristo Risorto, perché anche quando era malato ha detto: “Cristo non è sceso dalla Croce, e io non scendo”.

     
    R. – Per noi è molto emozionante essere qui oggi, anche perché eravamo qui in piazza quattro anno fa. Giovanni Paolo II ha segnato un po’ la nostra vita; i suoi gesti, le sue parole sono rimasti nella mia formazione. Penso soprattutto alla Gmg di Roma: io sono della diocesi di Roma, per me il momento della Gmg di Roma è stato un momento di grazia.

     
    R. – Era una persona che non aveva assolutamente paura di dire quello che pensava, ha infuso questo coraggio e questa voglia anche a noi.

     
    R. – Giovanni Paolo II ha dato tanto ai giovani perché si è saputo rapportare con noi. Comunque, se dopo quattro anni ancora veniamo qua, è perché vediamo anche in Benedetto XVI una figura che vuole continuare questo amore, questo coinvolgimento verso i giovani.

     
    D. – La figura di Benedetto XVI quanto è importante nella tua vita?

     
    R. – Il 19 aprile, quando è stato eletto, io ero qua ed è stato bello perché l’abbiamo accolto con amore, subito. Noi Benedetto XVI lo amiamo proprio perché è il Successore di Pietro.

     
    R. – Ha uno stile diverso, ma è un punto di riferimento che chiama ciascuno di noi a seguire Cristo che è la Verità, la Via e la Vita.

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    Benedetto XVI all'ambasciatore dominicano: trovare nell'identità cristiana la forza per sconfiggere povertà, corruzione e narcotraffico

    ◊   Sradicare povertà, narcotraffico e corruzione politica facendo leva sui valori cristiani che da più di cinque secoli modellano il volto della Repubblica Dominicana. E’ uno dei pensieri che Benedetto XVI ha espresso durante l’udienza concessa questa mattina al nuovo ambasciatore dello Stato dell’America centrale presso la Santa Sede - il 58.enne Victor Manuel Grimaldi Céspedes - ricevuto per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Fu sul territorio oggi appartenente alla Repubblica Dominicana che più di 500 anni fa fu celebrata la prima Messa del continente americano. Da quel luogo partì l’evangelizzazione che ha permesso al Paese centroamericano di coltivare e irrobustire le “profonde radici cattoliche”, che oggi fanno parte del “ricco patrimonio culturale profondamente inscritto nell’anima del popolo”, e che il prossimo 8 agosto troveranno una solenne espressione nei festeggiamenti per il quinto centenario della creazione dell’arcidiocesi di Santo Domingo.

     
    E’ su questa piattaforma di valori spirituali e umani che Benedetto XVI ha fondato la sua analisi e i suoi auspici per la Repubblica Dominicana. Il Papa si è congratulato, attraverso il neo ambasciatore, con le autorità del suo Paese per i “significativi cambiamenti politico-sociali” che hanno portato a ribadire “la difesa e la diffusione dei valori umani basilari”, come il riconoscimento e la tutela della dignità umana, la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e la salvaguardia della famiglia fondata sul matrimonio. Nonostante ciò, ha osservato Benedetto XVI:

     
    “C’è ancora un lungo cammino da percorrere per assicurare una vita degna ai dominicani e sradicare le piaghe della povertà, il narcotraffico, l’emarginazione e la violenza. Così come tutto ciò che è volto a rafforzare la istituzioni è essenziale per il benessere della società, che poggia su pilastri come il perseguimento dell’onestà e della trasparenza, l’indipendenza giuridica, la cura e il rispetto dell’ambiente e il potenziamento dei servizi sociali, sanitari e educativi per tutta la popolazione”.
     
    Un’azione a tutto campo per la quale il Papa ha assicurato l’appoggio della Chiesa cattolica locale, già in prima linea - ha ricordato il Pontefice - proprio nei settori dell’educazione e dell’assistenza ai poveri e ai malati, agli anziani e agli orfani:

     
    “La Chiesa, che non può mai confondersi con la comunità politica, converge con lo Stato nel promuovere la dignità e la ricerca del bene comune della società”.
     
    Un bene comune che proprio per essere tale, ha proseguito Benedetto XVI, deve combattere la deriva della corruzione, che grava - ha affermato - soprattutto sulle fase della popolazione più povere e indifese. In definitiva, ha concluso il Papa, “nell’instaurare un clima di reale concordia e di ricerca di risposte e soluzioni efficaci e stabili per i problemi più urgenti. Le autorità dominicane incontreranno sempre la mano tesa della Chiesa, per la costruzione di un civiltà più libera, pacifica, giusta e fraterna”.

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    Siamo fedeli al Vangelo se solleciti verso i poveri: così il Papa ai soci del Circolo San Pietro

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto in udienza una delegazione del Circolo San Pietro. Il Papa ha espresso gratitudine per il contributo offerto alla comunità cristiana di Roma, specialmente verso poveri e indigenti. Con le vostre iniziative di solidarietà umana ed evangelica - ha detto il Santo Padre - “rendete presente la premura del Successore di Pietro verso chi si trova in condizioni di particolare necessità” soprattutto in un tempo, quello attuale, segnato dalla crisi economica mondiale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Rivolgendosi ai soci del Circolo San Pietro, Benedetto XVI ricorda le parole di Papa Leone Magno secondo cui la Croce di Cristo è “sorgente di tutte le benedizioni” e “causa di tutte le grazie”:

    “Dalla Croce scaturisce anche la gioia e la pace del cuore, che rende testimoni di quella speranza di cui si avverte un grande bisogno in questo tempo di crisi economica diffusa e generalizzata”.

    L’autenticità della fedeltà al Vangelo - afferma il Papa – si verifica anche in base alla sollecitudine che “ci sforziamo di manifestare verso il prossimo, specialmente verso i più deboli ed emarginati”. Il servizio caritativo, che può dispiegarsi in una molteplicità di forme, diventa una privilegiata forma di evangelizzazione, alla luce dell’insegnamento di Gesù:

    “Perché allora il nostro servizio non sia soltanto azione filantropica, pur utile e meritevole, è necessario alimentarlo con costante preghiera e fiducia in Dio. Occorre armonizzare il nostro sguardo con lo sguardo di Cristo, il nostro cuore con il suo cuore”.

    Tra qualche giorno - ricorda poi il Papa - avremo la possibilità nella Settimana Santa di “rivivere intensamente la manifestazione dell’Amore divino”:
     
    “Il Triduo Pasquale sia per ciascuno di voi, cari fratelli, occasione propizia per rinsaldare e purificare la vostra fede; per aprirvi alla contemplazione della Croce che è mistero di amore infinito a cui attingere forza per fare della vostra esistenza un dono ai fratelli”.

    Come ogni anno i soci hanno consegnato al Papa l’Obolo di San Pietro, raccolto nelle parrocchie romane per offrire un aiuto concreto al Santo Padre perché possa rispondere alle tantissime richieste che gli pervengono:

    “Grazie per questo segno di comunione ecclesiale e di concreta partecipazione allo sforzo economico che la Sede Apostolica dispiega per andare incontro alle crescenti urgenze della Chiesa, specialmente nei Paesi più poveri della terra”.

    Il Circolo San Pietro, fondato a Roma nel 1869, offre una silenziosa ed eloquente testimonianza evangelica. Il motto del sodalizio “Preghiera, Azione, Sacrificio” ricorda le direttrici delle molteplici iniziative caritatevoli che si articolano in diverse e preziose attività. Tra queste ci sono le cucine economiche che distribuiscono oltre 70 mila pasti all’anno e gli asili notturni per persone senza fissa dimora.

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    La predica quaresimale di padre Cantalamessa: il dono più bello è diffondere ovunque speranza

    ◊   Lo Spirito Santo è la forza che ci fa sempre sperare nonostante le difficoltà e le tribolazioni: è quanto ha detto stamani padre Raniero Cantalamessa nella quarta ed ultima meditazione quaresimale svolta nella Cappella Redemptoris Mater alla presenza del Papa e della Curia Romana. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Lo Spirito Santo – ha detto il predicatore della Casa Pontificia – “mette ali alla nostra speranza”, “ci spinge in avanti”, “ci mantiene in cammino” non permettendoci “di adagiarci e diventare un popolo sedentario”: è “potenza dall’alto” che ci rende “capaci di portare la salvezza ai confini della terra”. E’ l’anima stessa della nostra speranza in virtù della quale – come dice Benedetto XVI - noi possiamo vivere anche un presente faticoso, perché sappiamo che conduce ad una meta “così grande da giustificare la fatica del cammino”:

     
    “Noi abbiamo bisogno di speranza per vivere e abbiamo bisogno di Spirito Santo per sperare! Ogni tempo è buono per sperare ma soprattutto il tempo della tribolazione, ben sapendo – scrive l’apostolo delle genti – che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza è dunque la virtù più necessaria in questo tempo di crisi per il mondo e di tribolazione per la Chiesa”.

     
    Padre Cantalamessa segnala un pericolo:

     
    “Uno dei pericoli principali nel cammino spirituale è quello di scoraggiarsi di fronte al ripetersi degli stessi peccati e all'apparentemente inutile succedersi di propositi e ricadute. La speranza ci salva. Essa ci dà la forza di ricominciare sempre da capo, di credere ogni volta che sarà la volta buona, della vera conversione. Così facendo, si commuove il cuore di Dio il quale verrà in nostro soccorso con la sua grazia tenendo conto di tutte le volte che abbiamo avuto il coraggio di ricominciare”.

     
    E il compito del cristiano è portare la luce in un mondo spesso dominato dalle tenebre:

     
    “Non possiamo accontentarci di avere speranza solo per noi. Lo Spirito Santo vuole fare di noi seminatori di speranza. Non c'è dono più bello che diffondere in casa, in comunità, nella Chiesa locale e universale, speranza. Essa è come certi moderni prodotti che rigenerano l'aria, profumando tutto un ambiente”.

     
    La fede in Cristo – ha concluso padre Cantalamessa – ci invita a “sperare, sperare sempre, e se abbiamo già sperato mille volte e invano, tornare a sperare ancora!” .

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    Il Papa nomina mons. Nichols nuovo arcivescovo di Westminster

    ◊   Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Westminster presentata dal cardinale Cormac Murphy O'Connor, per raggiunti limiti di età. Nuovo arcivescovo metropolita di Westminster è mons. Vincent Gerard Nichols, che il Pontefice ha trasferito dalla sede di Birmingham. Mons. Nichols è nato a Crosby, arcidiocesi di Liverpool. Ha 63 anni. Entrato nel Venerabile Collegio Inglese a Roma nel 1963, ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Tornato in Inghilterra, ha continuato gli studi presso l’Università di Manchester dove ha ottenuto il grado di “Master of Arts”, con una tesi sulla teologia di San Giovanni Fisher. Ordinato sacerdote a 24 anni è stato responsabile di un gruppo di sacerdoti incaricati della pastorale per i poveri a Liverpool. Nel 1979 è stato nominato vice-cancelliere dell’arcidiocesi e, nell’anno seguente, direttore dello “Upholland Northern Institute”. Nel 1983 è stato eletto segretario generale della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles.Eletto vescovo titolare di Othona e ausiliare di Westminster il 5 novembre 1991, è stato consacrato il 24 gennaio 1992. Ha avuto la cura pastorale della zona settentrionale dell’arcidiocesi. Ha partecipato a diversi Sinodi a Roma, inclusi quelli per la Vita Consacrata, per l’Oceania e per l’Europa. Dopo la morte del cardinale Hume, è stato eletto amministratore dell’arcidiocesi di Westminster. Il 15 febbraio 2000 è stato promosso arcivescovo metropolita di Birmingham. Mons. Nichols è membro dello Standing Committee della Conferenza episcopale e presidente del Department of Catholic Education and Formation.
     Il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, che compirà 77 anni il prossimo 24 agosto, era arcivescovo di Westminster dal 2000. Ha svolto un ruolo significativo nell'ecumenismo in particolare per il dialogo con la Chiesa anglicana.

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    Presto Beata suor Maria Pierina De Micheli, apostola del Santo Volto

    ◊   Una futura Beata e dieci nuovi Venerabili sono stati riconosciuti da Benedetto XVI, che questa mattina, ricevendo in udienza l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione dei Decreti riguardanti le virtù eroiche di dieci personalità della Chiesa - fra i quali un laico e una laica - e un miracolo attribuito all’intercessione della religiosa delle Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires, Maria Pierina De Micheli.

    Originaria di Milano e vissuta tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, suor Maria Pierina si dedicò alla propagazione della devozione del Santo Volto di Gesù. Nel giugno del 1938 la Madonna rivelò a Madre Pierina la medaglia del Santo Volto: nello stesso anno, il fotografo d'arte Giovanni Bruner di Trento fotografò la Sacra Sindone e donò l'immagine al cardinale Ildefonso Schuster, il quale, a sua volta, la donò a Madre Pierina che da questa fece ritrarre la Medaglia del Santo Volto. La religiosa si spense in provincia di Novara il 26 luglio 1945.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; il cardinale Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.

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    Padre Lombardi: stupore per la risoluzione del parlamento belga sul Papa

    ◊   I vescovi del Belgio hanno espresso il proprio “rammarico” per la risoluzione approvata ieri dalla Camera dei deputati del Paese che definisce “inaccettabili” le recenti dichiarazioni del Papa riguardo alla lotta all’Aids. In una nota diffusa oggi, i presuli affermano il proprio rispetto per il “carattere democratico” della decisione, ma sottolineano che “non tiene conto di ciò che Benedetto XVI ha realmente voluto esprimere”: e cioè che “senza una educazione alla responsabilità sessuale, gli altri mezzi di prevenzione resteranno deficitari”. “Ci auguriamo – affermano i vescovi belgi - che con l'avvicinarsi della Pasqua, la polemica emotiva possa smorzarsi. Ciò di cui il nostro Paese e l'Africa hanno bisogno è una riflessione serena su tutti i mezzi da mettere in campo per frenare l'epidemia dell'Aids". Ma ascoltiamo una riflessione del nostro direttore padre Federico Lombardi:

    “La risoluzione approvata dalla Camera dei deputati belga suscita stupore, dato che in ogni Paese democratico appare ovvia la libertà del Santo Padre e della Chiesa cattolica di esprimere le proprie posizioni e linee di azione su argomenti che hanno evidente attinenza con la visione della persona umana e della sua responsabilità morale, con le prospettive di impegno educativo e formativo delle persone, con il servizio di cura dei malati e dei sofferenti. La grande tradizione ed esperienza della Chiesa nel campo formativo e in quello sanitario, in particolare anche nei Paesi più poveri, è così evidente da non aver bisogno di dimostrazioni o commenti. Viene anche da domandarsi se le posizioni del Santo Padre siano state considerate con sufficiente attenzione e serietà, o piuttosto attraverso il filtro non obiettivo ed equilibrato di echi nei media occidentali”.

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    Il cardinale Ryłko: niente mediocrità nella pastorale giovanile

    ◊   Si è aperto oggi a Roma il primo Incontro internazionale degli operatori di pastorale giovanile intitolato “Da Sydney 2008 a Madrid 2001” ed organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici. “La pastorale delle giovani generazioni – ha detto il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del dicastero vaticano - non è un’appendice dell’azione pastorale ordinaria della Chiesa, ma il suo centro, il suo cuore. Ed è compito esigentissimo, perché i giovani hanno aspettative esigentissime nei confronti degli adulti, nei quali vogliono trovare non solo maestri, ma soprattutto testimoni autentici e coerenti”. All’iniziativa, che si concluderà con la Messa nella Domenica delle Palme in Piazza San Pietro, prendono parte operatori provenienti da 70 Paesi dei cinque Continenti. “La pastorale giovanile – ha osservato il cardinale Ryłko - non può permettersi routine e mediocrità. Essa reclama una costante conversione del cuore e la continua ricerca di vie sempre nuove per l’annuncio di Cristo”. “Nell’odierno contesto culturale, caratterizzato da una vera e propria emergenza educativa, alla quale Benedetto XVI dedica estrema attenzione, è un compito particolarmente arduo. Ma anche questa è una sfida che la pastorale giovanile deve saper raccogliere”. Le Gmg – ha spiegato il porporato le cui parole sono state riprese dal Sir - sono diventate “provvidenziali catalizzatori dell’impegno pastorale della Chiesa a favore delle giovani generazioni e svolgono una preziosa funzione di orientamento, di ispirazione e di incoraggiamento. Negli anni si sono pure rivelate uno straordinario osservatorio del mondo giovanile su scala planetaria che consente di individuare tendenze emergenti tra i giovani che difficilmente trovano spazio nei media”. Grazie alle Gmg – ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici - “è nata una nuova generazione di giovani capaci di andare controcorrente rispetto alla cultura postmoderna dominante. Si tratta dei giovani del ‘sì’ a Cristo e alla sua Chiesa, dei giovani alla ricerca del senso vero della vita”. A margine dell'incontro l'arcivescovo di Sydney, cardinale George Pell, ha sottolineato che uno dei più importanti frutti della Gmg è stato “il notevole incremento delle vocazioni”. In Nuova Zelanda - ha dichiarato al Sir il porporato - il seminario nazionale ha praticamente raddoppiato il numero dei seminaristi e in Australia si registra un aumento. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Messaggio del cardinale Tauran ai buddisti per la festa di Vesakh

    ◊   Scegliere la povertà interiore, che purifica dall’egoismo, e combattere quella esteriore che offende la dignità umana. E’ la sfida che impegna i cattolici, secondo gli insegnamenti del Papa, e che trova affinità con la “testimonianza di distacco” offerta dai buddisti. Lo scrive il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, nel tradizionale Messaggio inviato ai seguaci del buddismo in occasione della loro prossima festa di Vesakh. “Questa celebrazione annuale - si legge nel Messaggio - offre ai cattolici l’opportunità di scambiare auguri con gli amici ed i vicini buddisti e di rafforzare, in tal modo, i legami di amicizia già esistenti e crearne di nuovi”. Legami che inoltre dimostrano in “modo sempre più chiaro che, insieme, noi - afferma il cardinale Tauran - siamo in grado non solo di contribuire, nella fedeltà alle nostre rispettive tradizioni spirituali, al benessere delle nostre comunità, ma anche a quello di tutta la comunità umana”.

    In particolare, prosegue il Messaggio, nella lotta a quel tipo di povertà che, figlia del consumismo, “impedisce alle persone e alle famiglie di vivere secondo la loro dignità”, perché “offende la giustizia e l’uguaglianza” e “minaccia la convivenza pacifica”. Tuttavia, osserva il presidente del dicastero pontificio, questo tipo di lotta presuppone una “povertà da scegliere”, cioè uno “svuotamento del proprio io”, dei propri egoismi, che riesce a suscitare nei cristiani “una volontà disponibile ad ascoltare Dio” e ad aiutare il prossimo. Ed è qui, prosegue il cardinale Tauran, che i cattolici guardano all’“illuminante testimonianza di distacco e di appagamento per ciò che si ha” vissuta dai “cari amici buddisti”. “Monaci, monache e molti laici devoti tra di voi - riconosce il porporato - abbracciano la povertà ‘da scegliere’, che nutre spiritualmente il cuore umano, arricchendo in maniera sostanziale la vita con uno sguardo più profondo sul significato dell’esistenza e sostenendo l’impegno a promuovere la buona volontà dell’intera comunità umana”.

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    L'intervento di mons. Marchetto al Convegno dell'Apostolato del Mare d'Italia

    ◊   “…testimoni della Fede nel mondo marittimo…”: con questo titolo, si sta svolgendo, in questi giorni, a Genova, il Convegno nazionale dell’Apostolato del Mare d’Italia. Durante i lavori, è stato presentato il “Rapporto di ricerca universitaria su 60 porti italiani”, realizzato dall’Apostolato del Mare, le Università e le autorità portuali. Stamani, l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha rivolto ai partecipanti un saluto. Ce ne parla Isabella Piro:

    “Uomini invisibili”: così li definisce mons. Marchetto. Sono quei circa cinque milioni di marittimi, sparsi per 60 porti italiani, “che solcano i mari e gli oceani e navigano da un porto all’altro fermandosi solo il tempo necessario per scaricare e caricare le merci”. Ad essi l’Apostolato del Mare deve provvedere, sottolinea l’arcivescovo, ma non solo a livello essenziale, “fornendo le carte telefoniche, la celebrazione della Santa Messa a bordo, l’ascolto dei loro problemi e la protezione dei diritti umani e dei lavoratori”, ma dovrebbe anche – continua mons. Marchetto – “aiutarli a sentirsi veramente Chiesa, se cristiani”. Anzi, i marittimi “sono Chiesa viva che si imbarca sulle navi e come tali, hanno il compito di dare testimonianza della Buona Notizia di Gesù Cristo”, in modo “altruistico e disinteressato”.

     
    Quindi, il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ribadisce la necessità di una “cooperazione tra cappellani e volontari delle Chiese locali in terra ferma con i marittimi cristiani di ogni provenienza geografica”, cooperazione ritenuta “indispensabile per realizzare una presenza sollecita e concreta della Chiesa nel mondo marittimo”, di cui “a collaborazione ecumenica è ormai sua componente”. Mons. Marchetto scatta poi una fotografia nitida dei diversi problemi riscontrati dagli uomini del mare, secondo quanto emerso dal Rapporto di ricerca nei porti italiani: la mancanza di trasporti all’interno dei porti, le difficoltà linguistiche anche nell’acquisto di cose essenziali, come le medicine, le nuove regole di sicurezza che non autorizzano i cappellani e i volontari dei centri Stella Maris a salire a bordo, le discriminazioni nel rilascio dei permessi di uscita dal porto, i problemi delle navi abbandonate.

     
    Di qui, i suggerimenti offerti dall’arcivescovo perché l’Apostolato del Mare risponda ai bisogni dei marittimi “non solo creando strutture più “personalizzate”, ma anche intensificando lo sforzo di formazione di volontari e ufficiali” che devono essere “linguisticamente, culturalmente e religiosamente preparati ad accogliere, con cuore aperto, i sempre più numerosi equipaggi internazionali”. Ricordando che i marittimi “contribuiscono in maniera preponderante allo sviluppo economico e sociale del mondo”, rendendo “più facile la vita di tutti, senza che noi ne siamo coscienti”, l’arcivescovo sottolinea che “accogliendo lo straniero, accogliamo Cristo stesso”. L’invito finale, quindi, è che l’Apostolato del Mare crei un ‘network’ internazionale di accoglienza in cui i marittimi siano seguiti ed accompagnati in ogni momento. Una sfida che riguarda anche le parrocchie, conclude mons. Marchetto, affinché “estendano i confini della loro sollecitudine al di là del cancello del porto”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’omelia di Benedetto XVI alla Messa per il quarto anniversario della morte di Giovanni Paolo II. 

    Sulle conclusioni del vertice di Londra, un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “Se questo è l’ordine del G20”.

    La scelta del Parlamento belga: una notizia sull’approvazione di una risoluzione che impegna il Governo a inoltrare una protesta alla Santa Sede per le dichiarazioni sull’uso del preservativo nella lotta all’Aids, fatte dal Papa durante il viaggio in Africa.

    La sfida di Venezia: in cultura, Robert Imbelli sulla mostra, da Boston a Parigi, “Tiziano, Tintoretto e Veronese: rivali nella Venezia rinascimentale”.

    Anche Londra celebra il quinto centenario della nascita di Andrea Palladio: i contributi di Alessandro Scafi e Timothy Verdon.

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    Oggi in Primo Piano



    Accordo al G20 di Londra per contrastare la crisi economica mondiale

    ◊   All’indomani dell’accordo siglato nell’ambito del G20 di Londra per contrastare la crisi economica, si susseguono i commenti: già ieri il premier britannico, Gordon Brown, aveva parlato di “decisioni storiche”, sulla stessa linea gli altri leader mondiali che si sono impegnati a versare mille miliardi per il Fondo Monetario Internazionale, oltre a varare uno stimolo fiscale di 5 mila miliardi di dollari entro il prossimo anno. Inoltre già oggi l’Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha pubblicato una lista nera dei paradisi fiscali. Soddisfatta per l’intesa raggiunta tra i grandi dell’economia mondiale anche la Focsiv, la Federazione degli organismi cattolici del volontariato, soprattutto per la decisione di mantenere gli stanziamenti finanziari, pari a 50 miliardi di dollari, per aiutare i Paesi più poveri. Il commento di Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv intervistato da Francesca Sabatinelli:

    R. – Si tratta sicuramente di ottimi passi in avanti. La speranza è che, allargando il dibattito alle economie emergenti e non solamente mantenendolo dentro i confini di coloro i quali erano fino a ieri gli “otto grandi della terra”, si sia potuto anche incidere e prevedere delle misure urgenti. Misure che sono quanto mai necessarie per affrontare questa crisi nell’immediato. Senza nulla togliere all’altro grande obiettivo che è quello di sfruttare questo incontro e questo periodo di tempo per ridisegnare regole, modelli, architetture che devono poter rendere duraturi questi interventi sul medio periodo.

     
    D. – Si parla di 50 miliardi di dollari di aiuti ai Paesi poveri…

     
    R. – 50 miliardi di dollari è la cifra che già nei precedenti vertici dei G8, e ancora nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si era individuata come quella minima necessaria per dare degli “ammortizzatori sociali”. Possiamo usare questo termine anche all’economie vulnerabili dei Paesi in via di sviluppo. Il vero problema è che questa promessa è stata fatta diverse volte. Speriamo che sia la volta buona. Noi chiediamo fortemente che questo impegno dei G20 verso le economie emergenti dei Paesi del mondo sia tramutata in fatti, sia utilizzata al meglio, soprattutto con il pieno coinvolgimento della società civile nel Nord e nel Sud. Sappiamo che questo è uno dei canali più efficaci per il loro utilizzo. Se queste risorse continueranno ad andare ancora nei canali della corruzione, nelle mani di governi disattenti al bene comune delle proprie popolazioni, non serviranno a nulla o serviranno a ben poco.

     
    D. – Dall’accordo finale emerge che si metterà fine ai paradisi fiscali...

     
    R. – Penso che nessuno possa ammettere che, in un sistema finanziario internazionale, esistano e permangano dei buchi neri dentro i quali nessuno sa che cosa capita, o meglio spazi dove si ricicla il denaro sporco. Luoghi dove vengono convogliati i denari delle mafie del terrorismo e della criminalità organizzata a livello mondiale, spesso base di partenza per l’acquisto degli armamenti e per il commercio illecito delle armi leggere. E’ bene che la cosiddetta “black list” – la lista dei Paesi neri – sia stata adottata dai G20. Anche in questo caso confidiamo che ci siano misure urgenti, rapide perché si metta fine a questo scandalo di questi buchi neri che nessuno controlla.

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    “L’uomo dal turbante rosso, nel nome di Gesù” il Musical di Carlo Tedeschi ad Assisi e Rimini

    ◊   “L’uomo dal turbante rosso, nel nome di Gesù”: è il titolo del Musical in scena in contemporanea al Teatro Leo Amici del Lago di Monte Colombo, nei pressi di Rimini, e al Teatro Metastasio di Assisi, fino al 13 aprile. Il musical si avvale della regia di Carlo Tedeschi, delle musiche di Stefano Natale e Andrea Tosi, della coreografia di Carmelo Anastasi. Della storia che ci riporta ai tempi di Gesù e della scelta di riproporre il musical nel periodo pasquale, Fausta Speranza ha parlato con il regista Carlo Tedeschi:

    R. – La Pasqua, aldilà delle uova pasquali o della festa, dovrebbe essere un percorso silenzioso dentro noi stessi. Questo spettacolo in effetti, nei suoi protagonisti, è un percorso silenzioso all’interno di se stessi. Perché? Perché iniziando da questi due pastori, che vivono una loro storia d’amore bellissima, per tutta la vita incontrano amici buoni, amici cattivi, i ricconi dell’Impero Romano, la povera gente, i lebbrosi, gli emarginati, e tutti loro hanno un percorso interiore, perché la nascita di questo bambino, in qualche modo, ha influenzato tutte le loro vite.

     
    D. – E’ la storia di una coppia, ma è anche una rappresentazione corale. Ci sono momenti con 40 artisti in scena. E’ un’esigenza di spettacolo oppure il senso è quello di sempre, dell’incontro con Cristo, cioè un incontro personale, che poi, però, si vive in comunità, non si vive in solitudine?

     
    R. – Di fatti, il solo aver udito il vagito del bimbo Gesù che nasce a Betlemme porta Ari ed Amalia, questi sono i nomi dei due pastori, marito e moglie per la legge dell’Impero Romano, a convertirsi, a cambiare rotta. Immediatamente, però, anche ad essere aperti ad altri, aperti a coloro che la vita gli pone dinanzi, con i quali diventano amici, si uniscono e aprono le porte dei loro cuori e anche delle loro case ad altri amici, e diventa una catena di solidarietà e di amore.

     
    D. – Carlo Tedeschi, ci dice qualcosa delle musiche?

     
    R. – Le musiche raggiungono dei momenti dolcissimi, quando ci sono gli incontri d’amore, quando sottolineano i passaggi e la presenza di un Gesù, che prima è bambino e dopo piano, piano è sempre più adulto, e lo vedremo anche sulla croce. Sono momenti lirici, sono momenti però anche di allegria. Naturalmente, per quello che concerne la cultura della commedia musicale italiana e del musical americano, ci sono anche dei personaggi buffi, sottolineati da queste musiche leggere.

     
    D. – Carlo Tedeschi, parliamo del suo percorso artistico, proprio in relazione ai musical. “L’uomo dal turbante rosso” è stato riproposto in questi giorni, ma ha debuttato nel ’96, poi c’è stata “Chiara di Dio”, su Santa Chiara di Assisi, poi c’è stato “Un fremito d’ali” su Padre Pio, “Greccio, Notte di Natale 1223”. Ecco, non può essere un caso una sequenza di tematiche religiose...

     
    R. – E’ stata una sequenza di sì a delle proposte che, nel momento in cui sono state formulate sembravano assurde, fuori luogo, fuori tema. Insomma, una serie di sì che poi hanno dato dei risultati e non solo spiritualmente. Perché, in effetti, sembrava impossibile imporre o proporre dei musical sulla vita dei santi, che invece sono piaciuti soprattutto ai giovani. Forse perché hanno bisogno di modelli e il modello che è stato presentato attraverso il musical non è quello dell’immaginetta, non è quello storico, ma sono diventati personaggi veri che vivono le loro passioni, le loro pulsioni, i loro dubbi e, dunque, i giovani hanno potuto identificarsi.

     
    D. – Carlo Tedeschi, stiamo parlando del musical “L’Uomo dal turbante rosso. Nel nome di Gesù”, e di una compagnia teatrale, ma parliamo anche di altro, perchè dietro a tutto ciò ci sono un’associazione, l’associazione Dare, e una Fondazione, la Fondazione Leo Amici. Le ricordiamo?

     
    R. – La Fondazione Leo Amici promuove iniziative in Africa, costruisce villaggi per i bambini abbandonati, case famiglia, case per anziani. Al Lago di Monte Colombo c’è un piccolo paese dedicato al prossimo, dove pellegrini si riversano ogni sabato, visitano queste strutture, vedono gli spettacoli. Ci sono incontri spirituali. E’ un paese meraviglioso nell’entroterra di Rimini. E poi l’Associazione Dare che invia alla Fondazione Leo Amici i volontari da tutte le parti d’Italia. Io devo tutto sia all’Associazione Dare che alla Fondazione Leo Amici, che mi permettono di poter avere questa libertà di esprimere la mia fede e di farla esprimere ai ragazzi, che io trascino con me e che sono artisti, ballerini, cantanti. C’è questa opportunità per poter esprimere questo grande desiderio di comunicare la fede agli altri.

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    Chiesa e Società



    Mons. Crepaldi auspica una nuova economia che includa i Paesi più poveri

    ◊   In un intervento – riportato dal Sir - pubblicato sul sito dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla dottrina sociale della Chiesa, il presidente mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la pace ha auspicato “una rinnovata governance globale dell’economia”. Un cambiamento che prende avvio da tre principi: responsabilità, la solidarietà e la sussidiarietà. Il presule ha evidenziato il fallimento dei modelli di sviluppo economico, basati essenzialmente sulle “istituzioni che non hanno saputo o voluto penetrare in profondità i temi dello sviluppo, della leale concorrenza e dell’evasione fiscale”. Su questa base si sono creati “luoghi di potere” come il G7 e il G8 e contemporaneamente l’Onu, per esempio, ha perso di efficacia. Per mons. Crepaldi, dunque, bisogna “partire dalle mutue responsabilità individuali e comunitarie, così spesso trascurate”, tenendo conto delle “responsabilità verso i sistemi economici meno progrediti, verso i più poveri, verso le nuove generazioni”. Una nuova governace che includa molti attori e tra questi anche i Paesi più poveri e emergenti fino ad “un pieno coinvolgimento della società civile”. “Nuovi diritti di partecipazione – precisa il presule - non possono però esser fatti valere se non con la previa assunzione dei doveri connessi con il rispetto dei diritti umani e della democrazia”. Tra i tanti temi in questione, vi sono “l’inclusione dei Paesi meno sviluppati nei circuiti commerciali internazionali, la leale concorrenza internazionale che ponga fine a fenomeni speculativi sul costo e sulle condizioni del lavoro, l’accesso trasparente ai mercati dei capitali e dei prodotti finanziari ossia la revisione dei cosiddetti paradisi artificiali, la riduzione della volatilità dei capitali per cui i Paesi poveri finanziano quelli ricchi, la lotta alla corruzione”. “La ripresa comprende tutto questo e tutto questo non può non essere fatto assieme ai Paesi poveri – sottolinea -. Lavorare per essi è lavorare per tutti”. (B.C.)

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    Messico: i vescovi difendono il diritto di parola della Chiesa

    ◊   “La Chiesa ha il diritto di parlare sulle questioni politiche legate al bene comune”. Lo ha affermato ieri, durante una conferenza stampa, mons. José Leopoldo González González, vescovo ausiliare di Guadalajara e segretario della Conferenza episcopale del Messico. La Chiesa sulle cose che riguardano l’essere umano, come dice il Vangelo, non può tacere, ha precisato il presule ripetendo ancora una volta che “ciò non significa parlare di politica partitica anche perché un tale comportamento è vietato dal Codice di diritto canonico”. Commentando alcune situazioni riguardanti la crisi economica e il processo elettorale in corso, mons. José Leopoldo González González ha chiesto più “partecipazione popolare” e, citando documento dell’Episcopato, ha ribadito “che la democrazia non consiste solo nel fatto di andare a votare ma nell’essere consapevoli del significato del voto e sapere poi a cosa è servito. “Tra noi – ha aggiunto- manca ancora molto da fare per far crescere questa partecipazione. E’ un dovere che spetta a tutti, ai cristiani, e a ogni cittadino” ha proseguito il segretario dell’episcopato. Il presule ha poi spiegato ai giornalisti il senso della consacrazione della nazione messicana allo Spirito Santo, il prossimo 20 aprile. Quel giorno, presso la Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, cento vescovi del Messico e il nunzio apostolico mons. Christophe Pierre, “consacreranno allo Spirito Santo tutte le famiglie e tutte le istituzioni del Paese, nel corso di una celebrazione eucaristica che sarà anche l’inizio della Plenaria dell’Assemblea episcopale”. Un atto simile si era già registrato 84 anni fa, nel contesto del Congresso Eucaristico Nazionale (1924), quando la situazione del Messico, seppure per altri motivi in particolare per le persecuzioni religiose di allora, era ugualmente difficile e per certi versi drammatica come oggi. Mons. José Leopoldo González González ha ricordato le preoccupazioni pressanti della realtà odierna, le conseguenze della crisi economica, la violenza e l’insicurezza, il narcotraffico, la disintegrazione del tessuto sociale e le molte insidie che colpiscono la famiglia. “Questa consacrazione - si legge nel documento dei vescovi messicani - è un atto di fede e di speranza con il quale vogliamo manifestare la nostra ferma fiducia in Gesù Cristo, Signore della storia, che guida i nostri passi con la saggezza e la forza del suo Spirito nei momenti di dure prove”. “Non riteniamo possibile – aggiungono- attendere la soluzione di tali gravi problemi affidandoci soltanto agli sforzi umani. Noi credenti siamo ancorati alla speranza che ci proviene dalla Parola del Signore: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36,25-27)”. Tutto ciò, concludono i vescovi, non è altro che “una chiamata alla conversione, personale e collettiva, per estirpare il peccato, per vivere in armonia con Dio, per diffondere la fede con amore e impegno”. (A cura di Luis Badilla)

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    I giovani spagnoli a Roma per ricevere la Croce della Gmg dai loro coetani australiani

    ◊   Giungono oggi a Roma giovani di tutte le diocesi spagnole, accompagnati dal cardinale di Madrid, Antonio María Rouco Varela e da alcuni vescovi, per ricevere il prossimo 5 aprile, Domenica delle Palme, la Croce e l’Icona delle Giornate Mondiali della Gioventù dai loro coetanei australiani. In una lettera inviata ai fedeli madrileni, il cardinale Rouco Varela sintetizza la storia della Croce e dell’effigie mariana, invitando le comunità diocesane e i singoli ad approfondire il significato della croce nella vita dei seguaci del Signore. Il cardinale informa quindi i fedeli diocesani sull’accoglienza del simbolo delle GMG, prevista il prossimo Venerdì Santo nella Cattedrale dell’Almudena all’inizio della celebrazione della Passione del Signore. Nei giorni del pellegrinaggio romano, gli oltre 4.000 giovani spagnoli parteciperanno a celebrazioni eucaristiche nella Basilica di San Lorenzo in Damaso e nelle Basiliche Papali di San Giovanni in Laterano e di San Paolo fuori le Mura; è inoltre prevista una Celebrazione penitenziale nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme. La visita avrà una conclusione tutta mariana: i giovani passeranno la giornata del 7 aprile a Pompei, dove assisteranno a una Santa Messa nella Basilica del Rosario, prima di intraprendere la via del ritorno alle rispettive diocesi. (M.V.)

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    Germania: 50 mila giovani alla Via Crucis ecumenica

    ◊   Oggi - venerdì precedente la Domenica delle Palme - la gioventù cristiana in Germania celebra la Via Crucis ecumenica, una tradizione giunta quest’anno alla 51.ma edizione, promossa congiuntamente dall’Associazione della Gioventù Cattolica Tedesca e da analoghe associazioni evangeliche. L’iniziativa, che nel 2009 propone il motto “Mi vedi?”, si tiene in diverse città del territorio nazionale e coinvolge ogni anno circa 50mila giovani di comunità, scuole e altre istituzioni. Il cammino della Croce è stato illustrato dall’artista olandese Cynthia Tokaya in un unico pannello di lino, visibile nella Chiesa di San Bruno a Düsseldorf; i toni accesi dell’opera vogliono irradiare la forza e la luce che emana dal percorso di Gesù verso il Calvario per la salvezza dell’umanità e suscitare nei giovani una fede più convinta e matura, affinché possano meglio rispondere alle attuali situazioni critiche del mondo. Per la prima volte anche “on-line”, la Via Crucis ecumenica riscontra ogni anno sempre maggior favore in Olanda, Austria e le comunità germanofone del Lussemburgo. Il cammino della Croce della gioventù è nato nel 1958 come “ponte di preghiera” tra i giovani cattolici nella Germania Federale e nell’ex DDR ed è divenuto “ecumenico” nel 1972. (M.V.)

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    Almeno 316 gli immigrati morti a marzo nel tentativo di raggiungere l’Europa

    ◊   Sono 316 i migranti morti lungo le frontiere europee nel mese di marzo. Il dato è stato reso noto dall’Osservatorio “Fortress Europe”, secondo cui dal 1994 almeno 3163 emigranti e rifugiati hanno perso la vita lungo la rotta per Lampedusa e le coste siciliane. Il bilancio dell’ultima tragedia, avvenuta nei giorni scorsi, è pesantissimo: secondo fonti libiche, citate dall’agenzia Reuters, sono stati recuperati 100 cadaveri. I dispersi sarebbero almeno 245. “Restano da chiarire - si legge sul sito di Fortress Europe www.fortresseurope.blogspot.com - le responsabilità della Guardia costiera libica, notoriamente priva di un numero sufficiente di mezzi per garantire un pronto intervento di salvataggio in mare, al punto che molti dei soccorsi in acque libiche sono spesso operati da unità italiane”. In questi ultimi tempi si sono purtroppo registrate diverse tragedie e non solo in mare. Un battello diretto in Italia con a bordo un centinaio di persone è naufragato lo scorso 19 marzo pomeriggio al largo di Sfax, in Tunisia. Il bilancio è di almeno 67 vittime. Sempre in Italia, due immigrati sono morti nei porti dell’Adriatico. Il 29 marzo un iracheno è stato trovato morto ad Ancona, schiacciato dagli assi dell’autoarticolato sotto il quale si era nascosto nel porto di Patrasso, in Grecia, per imbarcarsi su un traghetto diretto in Italia. Dalla Grecia proveniva anche il traghetto Hellenic Master, giunto nel porto di Venezia il 26 marzo. Nel semirimorchio di uno dei camion a bordo è stato trovato il corpo senza vita di un richiedente asilo politico rimasto schiacciato da una balla di carta. Dall’Algeria arriva poi la notizia - diffusa dall’ambasciata nigeriana ad Algeri - di 14 migranti morti disidratati nel deserto durante la traversata del Sahara. Anche a Ceuta, enclave spagnola in Marocco, si registra un drammatico episodio. È successo la notte del 7 marzo. Un giovane sub-sahariano è rimasto impigliato nella doppia rete alta sei metri che sigilla la frontiera della città spagnola. E’ morto a causa delle ferite riportate durante l’arrampicata. (A.L.)

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    Filippine: Messa per gli operatori della Croce Rossa ancora nelle mani della guerriglia

    ◊   Sarà mons. Romulo G. Valles, arcivescovo di Zamboanga, nelle Filippine, a presiedere la Messa per i due ostaggi della Croce Rossa internazionale ancora nelle mani dei rapitori. Ieri il gruppo estremista legato ad Abu Sayyaf ha rilasciato la filippina Mary Jean Lacaba sequestrata il 15 febbraio scorso insieme all’italiano Eugenio Vagni e allo svizzero Andreas Notter. La donna, provata dall’esperienza, avrebbe confermato che i suoi compagni sono vivi. Ancora non è stato chiarito se per il suo rilascio sia stato pagato un riscatto, la conferma è giunta ad Asianews da padre Angel Calvo, missionario clarettiano e presidente di Peace Advocates Zamboanga (Paz), in prima linea sulla questione degli ostaggi. Il religioso ha spiegato che la situazione è ancora “confusa” e che non ci sono certezze. Intanto fonti del ministero dell’Interno di Manila hanno annunciato che i due rapiti saranno presto liberati e che “gli sforzi dei soldati stanno dando effetto”. Il ministro degli Esteri italiano, Frattini, ha fatto formale richiesta al governo filippino perché non sia effettuato alcun blitz che possa compromettere l’incolumità degli ostaggi. (B.C.)

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    India: mons. Pinto invita i cristiani perseguitati a guardare Gesù crocifisso

    ◊   Guardare a Gesù crocifisso per ottenere conforto e incoraggiamento nella loro vita e nelle loro difficile esperienza: è l’invito rivolto da mons. Ignatius Pinto, arcivescovo emerito di Bangalore, a tutti quei fedeli indiani vittime di atti di violenza e persecuzione. Il presule è intervenuto ad un incontro organizzato a Bangalore dal “Global Council of Indian Christians” (GLIC), organismo ecumenico che riunisce fedeli indiani di tutte le confessioni. L’incontro era dedicato a riflettere sulle esperienze di persecuzione che ancora avvengono in territorio indiano ai danni dei credenti in Cristo, e ha visto gli interventi di vescovi, religiosi, fedeli laici da tutto il paese. Mons. Pinto ha espresso “amarezza e sconcerto” per gli episodi che ancora macchiano un paese laico e democratico come l’India, in cui alcuni cittadini vengono aggrediti, discriminati e umiliati solo per la fede che professano. L'arcivescovo ha ricordato i recenti episodi dell’Orissa, affermando che i cristiani innocenti sono stati vittime di attacchi indiscriminati e immotivati, di cui ancora oggi subiscono le conseguenze. Negando la falsa accusa – spesso utilizzata dai gruppi radicali induisti – secondo cui i cristiani tentano di convertire gli indù, il presule ha ricordato che “parlare di conversioni forzate non è plausibile, in quanto la conversione è un atto libero del cuore di ognuno: è un’opera di Dio, non dell’uomo”. Rivolgendosi ai cristiani presenti – molti dei quali hanno testimoniato le aggressioni e le violenze subite – l’arcivescovo ha detto: “Come perseguitati siamo chiamati a pregare per i nostri persecutori e a restare saldi nella fede grazie allo Spirito Santo, che è dono di Dio. Guardate Gesù crocifisso, in questo tempo di Quaresima, per ottenere consolazione e pace nel cuore. Per le sofferenze subite in Suo nome avrete la ricompensa nel Regno dei Cieli. Cristo ci ha detto di non aver paura in quanto Lui ha vinto il mondo: siate dunque ripieni di amore, gioia e pace, grazie ai meriti della salvezza che Cristo ci ha guadagnato”, ha esortato mons. Pinto. Infine l’arcivescovo ha elogiato l’opera del GCIC per gli interventi promossi in favore dei cristiani in Orissa, per quali sono in atto numerose iniziative di solidarietà e di aiuto: procede l’assistenza umanitaria ma anche il sostengo spirituale, con l’invio di Bibbie e di materiale religioso. (R.P.)

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    L’impegno dei Gesuiti in Sri Lanka per sanare i conflitti interni

    ◊   Quello dei fedeli cattolici in Sri Lanka è un impegno che si va sempre più rafforzando e che mira a disinnescare i conflitti sociali esistenti e costruire ponti di pace e riconciliazione fra singalesi e tamil, i due gruppi etnici che compongono la popolazione locale. In particolare il loro sforzo è essenziale in questo momento storico caratterizzato dall’offensiva delle truppe di Colombo contro i ribelli delle Tigri Tamil, ormai decimate, e dalla sofferenza della stessa popolazione civile tamil che rischia di subire discriminazioni e violenze. Esemplare l’apporto dei Gesuiti che – riferisce l’agenzia Fides - fanno leva sul loro radicamento nel territorio e sulla loro storia. Sono giunti nello Sri Lanka poco dopo l’opera evangelizzatrice delle Indie da parte di San Francesco Saverio, nel sec XVI, hanno predicato il Vangelo e convertito molti, hanno aperto parrocchie, scuole e collegi, operando soprattutto con i tamil provenienti dall’India, che lavoravano nelle piantagioni di tè e caffè. Oggi vi sono Gesuiti che appartengono a entrambe le etnie e continuano a evangelizzare in entrambi i gruppi, portando pace e lavorando per la riconciliazione. Molte altre congregazioni e tutti i fedeli cattolici operano nella stessa direzione, cercando di essere “lievito” sia nella comunità singalese che in quella tamil, fra le quali oggi le relazioni sono spesso difficili. Nei giorni scorsi, mons. Oswald Gomis, arcivescovo di Colombo, ha sottolineato il ruolo della Chiesa che “può aiutare a superare le divisioni create dalla guerra civile”. (B.C.)

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    Cambogia: processo a Dutch, capo dei Khmer rossi convertito al cristianesimo

    ◊   Kaing Guek Eav, detto il compagno “Dutch” durante il regime di Pol Pot in Cambogia, ha chiesto perdono nel corso del processo in corso a Phnom Penh. Si è dichiarato colpevole per quanto accaduto nel centro di detenzione di Tuol Sleng, dove si ritiene siano state torturate e uccise 15 mila persone durante gli anni ‘70. Il suo gesto segna un nuovo capitolo nel processo di riconciliazione nel Paese dove non mancano divisioni e reticenze su quanto accaduto in quel periodo storico. Una presa di coscienza individuale – riferisce Asianews - che è anche frutto della conversione al cristianesimo, avvenuta nel 1996, grazie al rapporto di amicizia nato con un pastore protestante cambogiano. All’incontro con il religioso è seguito il battesimo e quindi un vero e proprio cambiamento del cuore. “Il riconoscimento della propria colpa – ha detto padre Alberto Caccaro, missionario del Pime, da un decennio in Cambogia – è il modo in cui ciascuno si percepisce davanti a Dio. Una gran parte dell’opinione pubblica – ha continuato- è rimasta stupita in maniera positiva dalla sua confessione, che appare come una voce fuori dal coro”. Padre Caccaro ricorda infatti che non esiste, nella società cambogiana, il concetto di assunzione di responsabilità e pertanto i gesti come quello del compagno “Dutch” possono essere “un punto di partenza per una analisi più profonda della storia”.(B.C.)

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    La questione del proselitismo in Marocco

    ◊   Dopo la recente espulsione dal Marocco di quattro evangeliche spagnole e di una tedesca, accusate di proselitismo, sia la Chiesa cattolica che quella evangelica si dichiarano estranee all'attività di queste persone, con le quali non hanno alcun rapporto. Nella pagina web dell'arcivescovado di Rabat viene riproposto un comunicato pubblicato il 30 maggio del 2008 dall'arcivescovo della città, mons. Vincent Landel e dal presidente della Chiesa Evangelica in Marocco, J.L. Blanc. Dopo le molte notizie pubblicate dalla stampa marocchina sulla questione del proselitismo, le due Chiese affermano che il loro atteggiamento non è cambiato. “La Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica – si legge nel testo ripreso dall’agenzia Zenit - hanno imparato nel corso degli anni a vivere in armonia con il Paese e i suoi abitanti; si sentono partecipi della loro storia e delle loro evoluzioni”. Le due Chiese affermano che il loro ruolo principale è quello di “accompagnare nel loro itinerario spirituale i cristiani provenienti da numerosi Paesi che vivono in Marocco e offrire loro un luogo di preghiera e formazione”. I firmatari del documento segnalano come altra opzione essenziale di questa presenza cristiana in Marocco “il dialogo tra cristiani e musulmani”. “Oggi - affermano - noi crediamo nella ricchezza dell'incontro tra le religioni. Le religioni traggono beneficio dalla conoscenza e dalla migliore comprensione”. Per questo, dichiarano che il dialogo “fa parte delle loro responsabilità”. Questo dialogo, “che esclude per definizione il proselitismo, ha una dimensione intellettuale, teologica, ma si vive anche nel campo culturale e sociale”. Il comunicato spiega che i cristiani del Paese “sono impegnati in varie azioni accanto ai musulmani, condividendo gli stessi valori, gli stessi obiettivi e non avendo paura di testimoniare le proprie differenze”. Alludendo alle missionarie accusate di proselitismo dai media marocchini, i firmatari del testo assicurano che queste non rappresentano né la Chiesa cattolica né quella evangelica del Marocco: “Se esistono, sono inviate da organismi con i quali le Chiese ufficiali del Marocco non hanno rapporti e che spesso neanche conoscono”. Si deve passare – si legge infine nel documento - “dalla semplice tolleranza, in cui ci si ignora reciprocamente, al camminare verso un dialogo in profondità e un arricchimento reciproco”. (A.L.)

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    Iraq: turismo in graduale ripresa

    ◊   A sei anni dall’operazione militare, l’Iraq è di nuovo nella lista delle destinazioni turistiche. I primi turisti sono atterrati a Baghdad lo scorso 8 marzo. Hanno visitato la zona a sud della capitale, tra cui il celebre sito archeologico di Babilonia, e le due città di Najaf e Garbala, centri del pellegrinaggio sciita. A nord di Baghdad, sono stati a Samarra, la città della moschea al-Askaria dalla cupola d’oro. Il governo iracheno, interessato a favorire lo sviluppo del turismo, mette a disposizione di turisti occidentali una scorta armata. Ci sono miglioramenti ma la situazione sul terreno resta drammatica: almeno 449 persone sono state uccise nei primi due mesi del 2009. Il miglioramento consiste nel fatto che si tratta del numero più basso dall'invasione del marzo 2003. Per dare nuovo impulso all’economia del Paese è quindi necessario garantire standard di sicurezza elevati perché le grandi compagnie internazionali tornino a investire in Iraq. La crisi economica e il calo nei prezzi del petrolio hanno aggravato la situazione, ma il Paese può contare sulle risorse naturali e le riserve idriche, sull’agricoltura e sul turismo archeologico e religioso. Se il Paese riuscirà davvero a stabilizzarsi – sostiene il governo iracheno – “anche l’economia ne trarrà un effetto benefico nel lungo periodo”. (A.L.)

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    Il Parlamento europeo condanna tutti i totalitarismi

    ◊   Il Parlamento europeo condanna i crimini commessi da tutti regimi totalitari. Chiedendo di mantenere vive le memorie del passato, senza però imporre un’interpretazione politica dei fatti, il Parlamento sollecita l'apertura completa degli archivi segreti, specialmente in Russia. Fin dall’inizio – si legge in un comunicato dell’Assemblea parlamentare – l’integrazione europea “è stata una risposta alle sofferenze inflitte da due guerre mondiali e dalla tirannia nazista, che ha comportato l’Olocausto”. L’Europarlamento invita quindi la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi ulteriormente per rafforzare l'insegnamento della storia europea ed “evidenziare la conquista storica dell'integrazione europea e il forte contrasto tra il tragico passato e l'ordine sociale pacifico e democratico che caratterizza oggi l'Unione Europea”. “L’Europa non sarà unita fino a quando non sarà in grado di conseguire una visione comune della propria storia, non riconoscerà il nazismo, lo stalinismo e i regimi fascisti e comunisti come retaggio comune e non avvierà un dibattito onesto e approfondito sui i crimini da essi perpetrati nel secolo scorso”. Il Parlamento si dice inoltre convinto che “un'opportuna conservazione della memoria storica, una rivalutazione globale della storia europea e il riconoscimento a livello europeo di tutti gli aspetti storici dell'Europa moderna rafforzeranno l'integrazione europea”. Osservando che “nessun organo o partito politico detiene il monopolio sull'interpretazione della storia e che tali organi e partiti non possono proclamare di essere oggettivi”, l’istituzione europea fa anche notare che “le interpretazioni politiche ufficiali dei fatti storici non dovrebbero essere imposte attraverso decisioni a maggioranza dei Parlamenti; un Parlamento non può legiferare sul passato”. Si chiede quindi “un autentico sforzo per l’apertura completa degli archivi”, compresi quelli degli ex servizi di sicurezza interni, della polizia segreta e delle agenzie di intelligence, adottando al contempo provvedimenti volti a garantire che tale processo «non sia strumentalizzato a fini politici”. Il Parlamento chiede inoltre l’istituzione di una piattaforma della memoria e della coscienza europee e di un centro/memoriale paneuropeo di documentazione per le vittime di tutti i regimi totalitari. Rileva anche l'importanza di ricordare coloro che si sono attivamente opposti allo Stato totalitario e che “dovrebbero essere scolpiti nella coscienza degli europei come eroi dell'epoca totalitaria, per la loro dedizione, la fedeltà agli ideali, l'onore e il coraggio”. Auspicando il rafforzamento degli attuali strumenti finanziari pertinenti, al fine di sostenere la ricerca storico-scientifica sulle questioni sopra delineate, il Parlamento europeo chiede infine che il 23 agosto sia proclamata “Giornata europea del ricordo” delle vittime di tutti i regimi totalitari e autoritari, “da commemorare con dignità e imparzialità”. (A.L.)

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    Usa: il Maryland restringe la legge sulla pena di morte

    ◊   Ancora un passo avanti verso l’abolizione della pena di morte negli Stati Uniti. Dopo la recente decisione del Parlamento del New Mexico di abolirla, anche i legislatori del Maryland hanno approvato una legge che introduce forti restrizioni all’attuale legislazione in materia. Pur non prevedendo la sua completa abrogazione, il provvedimento ne limita l’applicazione ai casi di omicidio di primo grado in cui la responsabilità dell’imputato sia dimostrata dalla prova del DNA, o da altre tracce biologiche, oppure da una confessione video-registrata. Soddisfazione per l’esito del voto è stata espressa dalla direttrice esecutiva della Conferenza Cattolica del Maryland, Mary Ellen Russell. “Questa misura - ha dichiarato in un’intervista al giornale diocesano di Baltimora “The Catholic Review, ripresa dall’agenzia Cns – è un importante passo avanti per fare in modo che non vengano sacrificate vite di persone innocenti e per limitare l’applicazione della pena capitale. È incoraggiante vedere che il messaggio della Chiesa sul valore della vita, compresa quella di un criminale condannato, sta forse cominciando a convincere l’opinione pubblica e molti legislatori”, ha inoltre osservato, precisando che la Chiesa del Maryland continuerà comunque la sua battaglia per la completa abolizione. Prima del New Mexico, la pena capitale, reintrodotta dalla Corte Suprema americana nel 1976, era stata abolita nel New Jersey nel 2007. Attualmente è in vigore in 35 Stati. In Montana una proposta di abolizione è stata approvata dal Senato e attende il vaglio della Camera, mentre in Kansas un analogo disegno di legge non è passato al Senato. Secondo diversi osservatori, in diversi casi le proposte per l’abolizione della pena di morte sono motivate anche dai suoi alti costi insostenibili con l’attuale crisi. (L.Z.)

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    Indonesia: seminario per le donne cattoliche candidate alle elezioni amministrative

    ◊   La Commissione per il laicato e le donne dell’arcidiocesi di Kupang, in Indonesia, ha organizzato, nei giorni scorsi, un seminario formazione dedicato alle donne cattoliche in politica. Il corso si è tenuto in vista delle prossime elezioni amministrative che si terranno il 9 aprile, in contemporanea con votazioni legislative. La Chiesa locale, infatti, - riferisce l'agenzia Ucanews - incoraggia le donne cattoliche a “porsi al servizio dei poveri, degli indifesi e degli oppressi, così come ha fatto Gesù”, ha sottolineato padre Yulius Bere, presidente della citata Commissione. “Speriamo – ha aggiunto – che le candidate alle elezioni imparino a porsi al servizio della società”. Sulla stessa linea padre Florens Maxi Un Brian, già presidente della Commissione giustizia e pace dell’arcidiocesi di Kupang: “I politici cattolici – ha detto – devono combattere le ingiustizie e le oppressioni, in quanto intollerabili. Ma devono farlo con integrità e saggezza”. Infine, qualche dato: Kupanga è il capoluogo della provincia di Nusa Tenggara Orientale. Pur essendo situata in un’area geografica a maggioranza cattolica, la città è predominata dai protestanti: ad esempio, dei 55 seggi provinciali, solo sei sono stati assegnati a donne, tutte protestanti. Lo stesso è avvenuto a livello comunale: dei 30 seggi disponibili, solo uno è andato ad una donna, anch’essa protestante. (I.P.)

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    Hong Kong: la Chiesa promuove l'iniziativa “7 giorni nella povertà”

    ◊   “Il consumismo non deve essere l’obiettivo della vita, la ricchezza interiore è più importante”. E’ quanto affermano alcuni giovani del decanato di Xin Jie, nella diocesi di Hong Kong, che hanno aderito all’iniziativa “7 giorni nella povertà”, promossa dalla Commissione cattolica degli affari dei lavoratori. Durante la settimana trascorsa con una disponibilità economica di circa 50 euro, i giovani hanno sperimentato disagi e difficoltà nel sopravvivere con tale somma: “Il cibo – ha detto uno di loro – è quello di cui nessuno può fare a meno ed è anche la cosa più difficile su cui risparmiare”. “Mi vergogno – ha aggiunto - del mio precedente stile di vita, facevo addirittura del lavoro extra per comprare vestiti e accessori di grandi firme”. Altre 4 parrocchie – rende noto l’agenzia Fides - hanno organizzato l’iniziativa per aiutare i giovani a delineare un altro volto nella società di Hong Kong che, soprattutto in questi tempi segnati dalla crisi finanziaria, ha particolare bisogno dell’Amore del messaggio cristiano. (A.L.)

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    Svizzera: a Zurigo la prima assegnazione dei certificati “Oecumenica”

    ◊   Si terrà domani a Zurigo la prima assegnazione dei certificati “Oecumenica”, istituiti l’anno scorso dalla Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera per segnalare tutte quelle iniziative che promuovono la collaborazione tra le Chiese. Il certificato viene conferito a quei progetti che mettono in pratica “in modo esemplare” la “Charta Oecumenica”, il documento programmatico di impegno comune sottoscritto nel 2001 a Strasburgo dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Conferenza delle Chiese d’Europa (KEK) per la promozione dell’ecumenismo nel Continente. L’obiettivo è di fare conoscere meglio queste iniziative e di incoraggiare le Chiese cristiane a rendere ancora più visibile la loro unità in Cristo, dimostrando così la vitalità del movimento ecumenico in Svizzera. Ad ottenere i primi certificati – riferisce l’agenzia Apic - saranno la Campagna ecumenica di Quaresima, l’ormai tradizionale colletta quaresimale promossa dall'organizzazione caritativa cattolica “Action de Carême” (AdC) con le sue omologhe protestante “Pain pour le Prochain” e vetero-cattolica “Être partenaires”, e la Via Crucis ecumenica di Zurigo, giunta quest’anno alla sua 15ª edizione. La cerimonia di consegna avrà luogo nella Cappella Fraumϋnster di Zurigo e sarà presieduta dai membri della presidenza della CTEC, tra cui il vescovo di Coira mons. Vitus Huonder, presidente, e il pastore battista Stefan Giseiger, vice-presidente. Firmata il 22 aprile 2001 dai presidenti della KEK e del CCEE, per essere poi inviata a tutte le Chiese membro dei due organismi con l’invito a firmarla a loro volta e a realizzarne concretamente gli obiettivi nei rispettivi Paesi, la “Charta Oecumenica” è stata sottoscritta dalle Chiese elvetiche nel 2005. Il testo del documento – lo ricordiamo - riassume in 12 punti una serie di impegni comuni che le Chiese intendono assumersi per l’annuncio del Vangelo in Europa; la riconciliazione dei popoli e delle culture; la salvaguardia del creato, l’approfondimento della comunione con l’ebraismo, le relazioni con l’Islam e le altre religioni. Esse riconoscono, tra l’altro, che “nessuno può essere indotto alla conversione attraverso pressioni morali o incentivi materiali”, ma che “al tempo stesso, a nessuno può essere impedita una conversione che sia conseguenza di una libera scelta”. Di qui anche gli impegni a “mettere da parte i pregiudizi, a cercare l’incontro reciproco”, a “promuovere l’apertura ecumenica e la collaborazione nel campo dell’educazione cristiana”. (L.Z.)

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    Ecuador: il presidente Correa all’Università salesiana

    ◊   Il 31 marzo scorso, in occasione dell’apertura del secondo Congresso “Università, Cooperazione e Sviluppo” (UPS), il Presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha visitato la sede di Cuenca del centro di studi salesiano. Il congresso, che si concluderà oggi, è stato organizzato e promosso anche da altre università dell’Ecuador. All’evento hanno partecipato 500 persone che hanno riempito il teatro Carlos Crespi dell’UPS di Cuenca. Il consigliere salesiano per la Regione Interamerica, don Esteban Ortiz, aprendo la serie degli interventi, ha richiamato i forti legami che ci sono tra educazione e evangelizzazione rispetto al sistema economico neoliberalista che causa l’esclusione di migliaia di persone e l’instabilità dell’equilibrio ecologico del pianeta. “È necessario – ha detto don Ortiz – sviluppare proposte di educazione integrale. Solo l’educazione può promuovere un mondo nuovo, nel quale ogni uomo, donna e ragazzo possano vivere in pace, liberamente e dignitosamente”. Il Rettore dell’UPS, don Luciano Bellini, ha evidenziato il ruolo promotore dell’università nel creare un cambio nel attuale modello di società. “Occorre affrontare il tema della cooperazione – ha precisato don Bellini - da tutti gli scenari possibili, soprattutto quelli locali”. L’intervento del Presidente Correa è stato caratterizzato dai temi dello sviluppo e del cambio sociale. Dopo aver tracciato un excursus storico sulle differenti concezioni di sviluppo, ha affrontato le cause della crisi mondiale e ha concluso riferendosi alla situazione delle università in Ecuador, chiamate a verificarsi costantemente, ad offrire uguali opportunità, di qualità a tutti. Dopo l’apertura del Congresso, il Presidente ha visitato le strutture del Programma Ragazzi di Strada, dove gli operatori hanno potuto presentare il proprio lavoro. Il capo dello Stato ecuadoregno si è impegnato a sostenere il progetto salesiano a favore dei ragazzi che vivono in strada. (A.M.)

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    Paesi Baschi: migliaia di pellegrini alla marcia annuale al Santuario di Aranzazu

    ◊   Anche quest’anno, alla vigilia della Domenica della Palme che segna la fine della Quaresima e l’inizio della Settimana Santa, si tiene la marcia al Santuario della Madonna di Aranzazu (Guipuzcoa) presieduta da mons. Juan Marìa Uriarte, vescovo di San Sebastian. Questa manifestazione ha avuto in passato alcuni momenti forti in particolare quando il terrorismo dell’ETA metteva in crisi la vita sociale e religiosa soprattutto dei Paesi Baschi. Il percorso è lungo 9 chilometri, tutto in salita fino al Santuario che si trova a oltre 700 metri s.l.m.. I partecipanti, normalmente oltre sei mila, sono persone di ogni età e condizione sociale. I religiosi francescani del Santuario curano tutto lo svolgimento del pellegrinaggio. I canti, le esortazioni, le letture di testi sacri e letterari accompagnano i pellegrini lungo il cammino grazie ai 165 altoparlanti istallati lungo la strada. L’idea di "appartenenza ad una famiglia" è quest’anno il motto della manifestazione. Nella sua lettera, mons. Uriarte, vescovo di San Sebastian, vuole che questa marcia collettiva diventi “un grido di fede, di espressione naturale della gioia con cui abbiamo ricevuto il dono della fede per noi e per gli altri”. Questa manifestazione è anche un’espressione della nostra appartenenza alla comunità di Gesù che lungo duemila anni, anche se talvolta con qualche sofferenza, ci ha dato il dono più grande: quello della memoria viva di Gesù nella comunità dei fratelli. Infine, lungo la marcia, si prega anche per una pace che si fa attendere troppo e che noi vogliamo nella sua integrità, secondo i presupposti della dottrina sociale della Chiesa. La marcia annuale al santuario di Aranzazu inizia alle 9.30 del mattino e si conclude alle 12 quando il vescovo pronuncia una breve esortazione accompagnata dalla benedizione e dall’inno alla Madonna del Santuario. (Dalla Spagna, Ignazio Arregui)

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    Repubblica Dominicana: terzo pellegrinaggio paolino degli universitari

    ◊   La Commissione nazionale di Pastorale universitaria della Conferenza dell’episcopato dominicano (CED) sabato scorso ha realizzato il suo terzo Pellegrinaggio sul tema “Pellegrini con Paolo”. Centinaia di studenti di diverse Università - riferisce l'agenzia Fides - hanno partecipato all’iniziativa, percorrendo le strade della capitale. Con canti, preghiere, la lettura della Parola di Dio e le meditazioni, hanno camminato dall’Università autonoma di Santo Domingo fino alla cattedrale primate dell’America, dove sono stati accolti dal cardinale Nicolás De Jesús López Rodríguez, arcivescovo Primate di Santo Domingo e presidente della CED. A nome della Chiesa, il porporato ha celebrato il rito dell’invio dei giovani universitari che hanno ricevuto la formazione per essere missionari nell’ambito della Missione Continentale ed ha esortato tutti a guardare San Paolo, il quale difendeva con coraggio il Vangelo di Gesù Cristo. Durante il pellegrinaggio si è pregato con la Via Crucis dedicata all’Apostolo delle Genti. Ad ogni stazione si sono alternati studenti dell’Università Autonoma di Santo Domingo, della Pontificia Università Cattolica Madre e Maestra, dell’Università Cattolica di Santo Domingo, dell’Università Tecnologica di Santiago e dell’Università Cattolica Tecnologica del Cibao. (R.P.)

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    Cinque Vie Crucis questa sera nel quartiere Ostiense verso la Basilica di San Paolo

    ◊   La celebrazione del bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti ha conferito una connotazione “paolina” a molte cerimonie quaresimali della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura e la darà ad alcune della Settimana Santa. Questa sera converranno in essa cinque “Vie Crucis” in processione "aux flambeaux" che interesseranno tutto il quartiere Ostiense perché muoveranno dalle parrocchie della XXIII prefettura della diocesi: San Leonardo Murialdo, Regina Apostolorum, Santa Galla e San Filippo Neri alla Garbatella e San Benedetto al Gazometro. Nella Basilica, ove si concluderà il pellegrinaggio penitenziale, religiosi e fedeli saranno accolti dall’abate dell’abbazia benedettina, padre Edmund Power. E sarà ancora l’abate, accompagnato dai monaci, a presiedere le celebrazioni della Domenica delle Palme prima con la benedizione dei rami sul sagrato della Basilica antistante il Quadriportico, poi guidando la processione che farà, per la prima volta, l’ingresso nel tempio dalla Porta Paolina (aperta dal Santo Padre Benedetto XVI , viene attraversata ogni giorno dai pellegrini dell’Anno Paolino) e non già dalla Porta della navata centrale. Celebrerà quindi la Messa solenne all’altare della confessione presenti i ragazzi del quartiere Ostiense, guidati dal gruppo di “Scout di San Paolo”. Lunedì prossimo la Basilica vivrà un altro importante momento giovanile: vi giungeranno pellegrini circa 2.500 fedeli dell’arcidiocesi di Madrid venuti a Roma in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù, con il loro pastore, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Dal Vaticano, nei giorni scorsi sono venuti pellegrini un gruppo di Guardie Svizzere e, a conclusione di un ritiro spirituale di tre giorni in preparazione alla Pasqua, i dipendenti dello IOR (Istituto per le Opere di Religione) guidati dal Prelato mons. Piero Pioppo che ha celebrato l’ Eucaristia. Al direttore generale Paolo Cipriani e al vice direttore Massimo Tulli, si sono uniti i familiari del personale IOR. (A cura di Graziano Motta)

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    24 Ore nel Mondo



    Al via oggi il vertice della Nato

    ◊   Il presidente americano, Barack Obama, ha detto oggi a Strasburgo di vedere con molto favore “una capacità militare rafforzata” da parte dell’Europa nell'ambito della Nato. Obama, parlando in conferenza stampa con il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha affermato inoltre che “quando Stati Uniti e Francia operano di concerto, aumentano le possibilità di pace e di prosperità nel mondo”. Il vertice della Nato è in programma oggi e domani in Francia e in Germania. Ieri a Strasburgo, alla vigilia, sono state arrestate 300 persone delle quali 70 ancora in stato di fermo per i tafferugli tra dimostranti e polizia. Secondo quanto ha spiegato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, il suo Paese considera il vertice come la prima occasione di attuazione pratica della nuova strategia per l'Afghanistan messa a punto dall'amministrazione Obama, a partire dai contributi resi necessari dalla nuova impostazione americana al conflitto. Per quanto riguarda la prossima sostituzione dell'olandese, Jaap de Hoop Scheffer, il cui mandato scade il 31 luglio prossimo, la Danimarca ha proposto formalmente la candidatura a nuovo segretario generale della Nato del premier danese, Anders-Fogh Rasmussen. Sembra siano d’accordo tutte le delegazioni, con la sola eccezione della Turchia.

    Afghanistan
    La nuova legge afghana che legalizzerebbe lo stupro all'interno del matrimonio è “un enorme passo in direzione negativa”, ha affermato oggi a Ginevra l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navy Pillay. La rappresentante dell'Onu ha rivolto un pressante appello al governo afghano affinchè annulli la legge, non ancora pubblicata e destinata alla comunità sciita. Per la Pillay, si tratta di “un'altra chiara indicazione che la sitazione dei diritti umani in Aghanistan sta peggiorando e non migliorando”. Il testo, oltre a legalizzare lo stupro del marito all'interno del matrimonio, vieterebbe tra l'altro alle donne di lasciare la casa, lavorare o istruirsi senza l'esplicito consenso del marito. Pillay ha inoltre denunciato i crescenti attacchi in Afghanistan alla libertà dei media e degli attivisti della società civile, la diffusa l'impunità e la riattivazione della pena di morte dopo una moratoria di diversi anni. Intanto, oggi, a circa 80 km a sud-ovest da Kabul, in Afghanistan è stato ucciso un militare romeno.

    Pakistan
    Duro attacco dei talebani che hanno distrutto nove automezzi della Nato in un deposito a Peshawar, nord ovest del Pakistan. Nello scontro a fuoco tra i talebani e le forze dell’ordine non ci sono state vittime, come riferito da fonti della polizia locale. I convogli di rifornimento dell'Alleanza transitano per il passo del Khyber Peshawar per approvvigionare le forze internazionali in Afghanistan.

    All’Ecofin a Praga, un bilancio del G20 in vista dell’Assemblea del Fmi
    Il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Almunia, ha detto che il prossimo 4 maggio la Commissione europea presenterà le nuove previsioni sulla crescita della zona euro e dell'Ue-27 con “rischi al ribasso”, raccomandando alle autorità nazionali europee di applicare da subito le decisioni prese dal G20 per liberare le banche dagli asset tossici. Almunia è intervenuto alla due giorni a Praga dei ministri finanziari europei che, assieme ai governatori delle banche centrali dell'Ue, tracciano un primo bilancio della riunione del G20 di Londra e cominciano a preparare l'assemblea del Fmi del prossimo 25 e 26 aprile a Washington.

    Turchia-Armenia
    Il governo turco e quello armeno avrebbero concordato di dare il via a negoziati ufficiali per discutere di diversi temi, tra i quali la riapertura delle frontiere, chiuse dal 1993. Lo riferisce con risalto la stampa turca riprendendo quanto scritto ieri dal Wall Street Journal, secondo il quali i punti sono essenzialmente tre: riapertura delle frontiere, ripristino dei rapporti diplomatici e istituzione di varie commissioni storiche per esaminare controversie bilaterali, prima fra tutte quella dei massacri degli armeni compiuti ai tempi dell'Impero ottomano.

    Ucraina
    Circa diecimila persone sono scese in piazza a Kiev su iniziativa del partito delle regioni, guidato dall'ex premier filorusso, Viktor Ianukovich, per chiedere le dimissioni dell'esecutivo capeggiato dalla premier, Iulia Timoshenko, ed elezioni parlamentari e presidenziali anticipate. Deputati dello stesso partito hanno occupato da due giorni la tribuna del parlamento, impedendone i lavori. Nei giorni scorsi, il parlamento ucraino aeva deciso di convocare per il 25 ottobre le prossime elezioni presidenziali.

    Scontri al confine tra Cambogia e Thailandia
    Due soldati cambogiani e uno thailandese sono morti negli scontri scoppiati nei pressi del tempio di Preah Vihear, al confine tra i due Paesi. Gli scontri hanno fatto seguito ai tiri di arma da fuoco di poco prima, sempre nella zona vicino al tempio hindù, al centro di una accesa disputa tra i due Paesi dall'anno scorso. Anche a ottobre 2008 si sono verificati scontri simili nei quali persero la vita quattro soldati. Il tempio di Preah Vihear - risalente all'undicesimo secolo e da decenni rivendicato da entrambi i Paesi - è stato assegnato alla Cambogia con una sentenza della Corte internazionale di giustizia nel 1962. Una decisione mai accettata dalla Thailandia.

    Corea del Nord - tensione per il lancio di un missile a lungo raggio
    Cresce la tensione in tutta l’Asia per l’imminente lancio da parte della Corea del Nord di un missile a lungo raggio, ufficialmente per mettere in orbita un satellite per le telecomunicazioni. L’operazione viene considerata come una minaccia dal Giappone, che teme in futuro l’utilizzo di vettori simili con testate nucleari. Washington, alleata della Corea del Sud, ritiene che il lancio del vettore sia contrario alle risoluzioni delle Nazioni Unite e si dice allarmata per la provocazione in atto. Sulla situazione nella regione, Stefano Leszczynski ha intervistato Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali:

    R. - È un problema che non è solo regionale, ma coinvolge anche le superpotenze, la Russia, gli Stati Uniti in primis. Pensiamo soltanto che le posizioni giapponesi di riarmo, in un quadro naturalmente difensivo, fanno sì che tutta la tensione nell’area si alzi e che, ad esempio, l’Australia - l’altra potenza regionale nell’area del Pacifico - sia a sua volta interessata ad aumentare il proprio standard militare. In tutto questo, è bene ricordare che milioni di coreani del Nord muoiono di fame mentre il regime dittatoriale continua ad inseguire folli sogni di proiezione di potenza.

     
    D. - Quanto è effettivamente concreta la minaccia militare da parte della Corea del Nord?

     
    R. - È una minaccia concreta da parte di un Paese che è militarizzato anche perché non c’è occupazione. E' una minaccia convenzionale, ma naturalmente sia gli Stati Uniti che la Corea del Sud sarebbero bene in grado di affrontarla. Punto vero è che, se vi fosse un conflitto, si riverserebbero nel meridione milioni e milioni di profughi e questo porterebbe ad un serio problema di instabilità economica nella Corea del Sud.

     
    D. - Questo scontro si ripercuote, ovviamente, sul Consiglio di Sicurezza che non riesce neppure a prendere delle decisioni da un punto di vista umanitario…

     
    R. - In realtà, l’accesso nel Nord è un accesso assolutamente controllato dove le organizzazioni internazionali hanno veramente poco spazio di manovra.

     
    Australia
    A poco più di un anno dal voto, il governo laburista australiano ha concretizzato un’altra delle promesse elettorali adottando la dichiarazione dell’Onu sui diritti delle popolazioni indigene. Viene così di fatto rovesciata la posizione del precedente governo conservatore e si fa seguito alle scuse presentate un anno fa dal premier, Kevin Rudd, agli aborigeni per le ingiustizie e gli abusi del passato. “Nell'adottare la dichiarazione, l'Australia compie un passo importante verso la ricomposizione delle relazioni fra australiani indigeni e non indigeni”, ha detto il ministro per gli Affari indigeni, Jenny Macklin, in una cerimonia a Canberra, riconoscendo che gli sforzi per migliorare le condizioni degli aborigeni richiederanno tempo.

    Grecia
    Sono entrambi fuori pericolo i due poliziotti feriti - uno in modo grave e operato - durante una sparatoria la scorsa notte ad Atene. Il funzionario non è stato in grado di spiegare se si sia trattato di un caso di criminalità comune o dell'azione di un gruppo armato. I media parlano invece di un “agguato ben preparato”, anche se non è chiaro se lo sia realmente e se abbia connotazione politiche. Ieri, si è aperto ad Atene il processo contro un anarchico, che negli ultimi giorni, in coincidenza con la riunione del G20 a Londra, ha scatenato un crescendo di attentati a bassa intensità soprattutto contro banche. Per far fronte all'ondata di violenza, il governo ha chiesto l'aiuto di Scotland Yard e annunciato il rafforzamento, in uomini e mezzi, delle forze dell'ordine ed il ripristino ad Atene delle telecamere utilizzate alle Olimpiadi del 2004. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 93

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