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Sommario del 27/08/2009
Tra dieci giorni, la visita pastorale di Benedetto XVI a Viterbo all’insegna della devozione alla Vergine e a Santa Rosa
◊ Cresce l’attesa nel diocesi viterbese per la visita di Benedetto XVI, il prossimo 6 settembre. Nella mattinata, il Pontefice celebrerà una Messa in Valle Faul a Viterbo, quindi nel pomeriggio sarà a Bagnoregio per venerare la reliquia di San Bonaventura. Momenti particolarmente significativi della giornata del Papa a Viterbo saranno le visite al Santuario di Santa Rosa e al Santuario della Madonna della Quercia. Proprio sulla devozione dei viterbesi per la Vergine, Antonella Palermo ha raccolto il commento di don Flavio Valeri, responsabile del Comitato organizzatore della visita pastorale:
R. - La Madonna della Quercia è una immagine molto cara alla comunità viterbese: dipinta su una tegola, fin dall’inizio questa immagine fu collocata su una quercia - ecco perché è chiamata la “Madonna della Quercia” - e fin dall’inizio i viterbesi la venerarono moltissimo anche per i prodigi che si andavano moltiplicando attorno a questa venerata immagine. Poi, nel corso dei secoli, lì fu costruito il grande Santuario che ancora oggi è meta di pellegrinaggi, in modo particolare la seconda domenica di settembre quando i viterbesi si recano in pellegrinaggio per rinnovare il patto d’amore tra la città e la Madonna.
D. - Parliamo di Santa Rosa. Proprio nei giorni immediatamente precedenti la visita del Papa, si rinnoverà una tradizione che ogni anno richiama moltissimi viterbesi e non solo: la cosiddetta “macchina di Santa Rosa” e il corteo storico che l’accompagna...
R. - Sì, anche verso Santa Rosa i viterbesi hanno un culto grandissimo, un affetto e un amore indescrivibili, che si manifesta in modo particolare nei primi giorni di settembre quando la città ricorda la traslazione del corpo incorrotto della Santa dalla chiesina di Santa Maria in Poggio al Monastero delle Clarisse, dove tuttora è custodito il corpo incorrotto della nostra Patrona. Il 3 settembre, alle ore 21, viene trasportato questo magnifico campanile, alto 30 metri, portato in spalla da 100 uomini che vengono chiamati “i facchini di Santa Rosa”, e che ricorda - appunto - la traslazione del corpo incorrotto. Le monache dei 12 monasteri di clausura pregheranno assieme al Papa nel Santuario della Madonna della Quercia, quindi sarà nel primo pomeriggio questo incontro di preghiera. Le monache si ritroveranno ancor prima dell’arrivo del Papa proprio per pregare secondo le sue intenzioni. Dopo questo incontro, il Santo Padre partirà per Bagnoregio ed avrà una visita privata alla con cattedrale di San Nicola, dove si conserva l’unica reliquia al mondo di San Bonaventura, il suo braccio.
D. - Come vi state preparando a questa visita?
R. - Noi abbiamo iniziato la preparazione spirituale immediatamente dopo che il nostro vescovo, mons. Lorenzo Chiarinelli, l’8 dicembre scorso ha dato ufficialmente l’annuncio della visita. Questa preparazione spirituale si basa su due punti. Il primo è la preghiera: il vescovo ha composto una bellissima preghiera che tutti i giorni, in tutte le chiese della diocesi, il popolo recita per prepararsi spiritualmente alla visita. Poi, un opuscolo creato dal Comitato organizzatore ha così dato il via anche alla preparazione di riflessione sul ministero di Pietro e sulla figura di San Bonaventura.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Intervista esclusiva al cardinale Tarcisio Bertone alla vigilia della celebrazione che presiederà domani all’Aquila in occasione dell’apertura della porta santa per la Perdonanza celestiniana.
In rilievo, nell’informazione internazionale, l’emergenza umanitaria nello Yemen.
Cinque ferite e cinque croci nel “logo” della Città Santa: in cultura, l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, sulla croce di Gerusalemme, un enigma millenario.
Marco Roncalli su Papa Pio XII e i successori allo scoppio della seconda guerra mondiale.
La Chiesa cattolica greca vittima di discriminazioni: così mons. Papamanolis dopo gli atti vandalici al cimitero cattolico di Chanià, a Creta
◊ In Grecia, alcuni sconosciuti hanno recentemente danneggiato le tombe del cimitero cattolico di Chanià, a Creta, distruggendo marmi, croci e iscrizioni tombali. La Chiesa cattolica locale ha chiesto ai Ministeri della Giustizia e dell’Ordine pubblico maggiore protezione. Ci si chiede, in particolare, chi possa aver compiuto questi atti vandalici. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Syros, Milos e Santorini, mons. Fragkiskos Papamanolis, amministratore apostolico di Creta e presidente della Conferenza episcopale greca:
R. - Ci potrebbero essere dei mali della società, ma ci potrebbero essere anche degli altri motivi. Prima pensavamo che fosse opera di tossicodipendenti. Ci siamo accorti invece che c’è qualcos’altro. Forse potrebbero anche essere state persone che, per motivi psicologici, non vogliono il cimitero che si trova in mezzo alla città. Queste profanazioni, ormai, si ripetono quasi ogni due anni.
D. - Quali sono state le reazioni in Grecia alla notizia di questi atti vandalici nel cimitero cattolico di Chanià, a Creta?
R. - Quando i turchi hanno profanato il cimitero ortodosso ad Istanbul, il nostro governo ha parlato di problema nazionale. Per il nostro cimitero di Chanià, le autorità locali invece non fanno quasi niente. Abbiamo dato la notizia attraverso il nostro ufficio stampa a tutti i giornali e la notizia non è stata riportata da nessun mezzo di informazione.
D. - La Chiesa cattolica, specialmente a Creta, è stata vittima negli ultimi anni di discriminazioni e ingiustizie?
R. - E’ stata sempre soggetta a discriminazioni in un modo molto sottile. Il terreno che avevamo intorno al cimitero, per esempio, è stato espropriato. Altri terreni non vengono espropriati, ma non possiamo utilizzarli perché il comune autorizza costruzioni sopra tali terreni.
D. - Si tratta di discriminazioni che riguardano anche altri aspetti?
R. - Sono tante piccole discriminazioni che fanno soffrire e che sono tutte coperte dal manto della legge. E’ mai possibile che alla Chiesa cattolica non sia riconosciuta la sua personalità giuridica? Abbiamo tante difficoltà. La Conferenza episcopale non è riconosciuta, non può fare atti a nome proprio ma a nome di una diocesi, una parrocchia o una persona. Non possiamo neanche dire che il nostro giornale, “Katholiki”, appartiene alla Conferenza episcopale. Diciamo che appartiene all’Esarcato bizantino. L’arcidiocesi di Atene inoltre non è riconosciuta. La nostra cattedrale di San Dionigi ad Atene è stata vittima del terremoto del 1999 e il governo non ha finanziato progetti per le riparazioni. Noi viviamo continuamente queste discriminazioni.
D. - Nonostante queste discriminazioni, come prosegue l’impegno della Chiesa per la comunità cattolica locale?
R. - La comunità locale si trova in un momento di grande cambiamento. Io sono vescovo da 35 anni. Quando sono arrivato a Creta, i cattolici non erano più di 100. Ora i cattolici sono circa 5 mila, ma sono tutti stranieri: molti albanesi, polacchi, italiani. Ci troviamo in una situazione completamente nuova che cerchiamo di affrontare. Riguardo alle relazioni con la Chiesa ortodossa, personalmente sono buone, ma non abbiamo nessuna relazione ufficiale.
Mons. Nosiglia sugli immigrati: inaccettabile assistere alle tragedie in mare, accoglierli è testimonianza di umanità e un dovere collettivo
◊ Non si ferma l'ondata di sbarchi di immigrati. Due gommoni con ottanta persone, una delle quali giunta senza vita, sono approdati oggi a Malta, mentre ieri sera un peschereccio con 55 persone a bordo era giunto nel porto di Siracusa. In Italia, intanto, il confronto sulla gestione del fenomeno migratorio è sempre in primo piano a livello politico e sociale. Al microfono di Francesca Sabatinelli, il vescovo di Vicenza, mons. Cesare Nosiglia, è intervenuto nel dibattito, spiegando il rapporto tra cittadini e immigrati nel territorio del nordest della Penisola:
R. - Quello che a volte i giornali e la televisione presentano del Nordest italiano non corrisponde alla realtà concreta. C’è un buon rapporto tra le comunità etniche degli immigrati e quella cattolica. Quello che però noto è che le varie comunità etniche, compresa anche quella cattolica, restano sempre un po’ chiuse in se stesse. Quindi, c’è un rispetto, c’è attenzione, disponibilità al dialogo, però ognuno cerca di fare la propria vita. E questo può creare dei ghetti che, a un certo punto, possono esplodere in situazioni difficili.
D. - Eccellenza, se lei dovesse entrare nel cuore delle preoccupazioni della comunità del Nordest, cosa metterebbe in luce?
R. - Il primo punto è la sicurezza: certamente, c’è una crescente paura proprio riguardo a questo tema. Non è che possiamo vedere la sicurezza solo in rapporto con gli immigrati, assolutamente. Invece, di fatto, nella gente c’è un po’ questa idea: che la presenza massiccia di immigrati abbia fatto diminuire il senso di sicurezza, e su questo giocano anche le diverse forze politiche. Poi c'è la questione dell’integrazione graduale, non forzata nei tempi: abbiamo anche una parte di cattolici che cerca di forzare in tutti i modi, per ragioni che non tengono. E allora la gente si sente un po’ in difficoltà. Occorre una politica dei piccoli passi, un conoscersi, un incontrarsi: bisogna imparare a convivere con il diverso della porta accanto.
D. - Una strada a piccoli passi, ha appena detto lei: ma quali sono gli aspetti che più la preoccupano?
R. - Bisogna mettere al centro il valore della persona umana. Ogni uomo è figlio di Dio, per noi, è nostro fratello, è un dono. Certo, se delinque va condannato: ma in quanto uomo, mica solo perché è straniero. Le leggi che regolano i flussi migratori e molti altri aspetti della presenza di questi nostri fratelli sono necessari, però devono essere regole che esprimono una cultura, un’ethos popolare radicato della nostra gente, che è sempre stato quello dell’accoglienza, della solidarietà, del valore della persona umana. Del resto, la Chiesa insiste moltissimo su questo. E io credo che la nostra gente, se è portata a riflettere - a partire dai principi cristiani, ma anche sanamente laici - direi che sa accettare questa situazione, di affrontare questo problema.
D. - Mons. Nosiglia, come sta reagendo la sua comunità alle notizie che arrivano dal sud Italia: gli sbarchi, la morte di queste persone che tentano di arrivare sulle coste italiane…
R. - Sono fatti di una gravità assoluta, che inquietano non solo la coscienza ma la vita di ogni cristiano, di ogni uomo. Non si può restare assolutamente inermi e non si può non dire niente. Insomma, ci si sente feriti. Io sono pienamente d’accordo sulle prese di posizione di esponenti della Chiesa, sotto questo profilo. Qui, però, non si tratta di dire: “La Chiesa, appena interviene, è pro o e contro”, perché subito si va a finire nella politica e qualsiasi intervento della Chiesa viene subito considerato pro o contro qualche forza del governo, oppure pro o contro una certa politica dell’immigrazione. No: la Chiesa, secondo me, non è né “pro” né “contro” ma è “per”: per richiamare tutti ad una considerazione fondamentale, e cioè che queste tragedie non devono essere accettate. Bisogna trovare le vie, le strade adeguate per superare questa situazione. E’ compito della politica, ma tutti insieme. Si parla di Europa, di rapporto con i popoli vicini, si parla di leggi… Però, al centro, ci dev’essere sempre l’attenzione a queste persone. Vedere persone che muoiono, è una tragedia che non può - ripeto - lasciare assolutamente la coscienza tranquilla. La Chiesa non può e non deve tacere, però non può essere neanche strumentalizzata da nessuno, quasi che i suoi interventi siano visti subito verso una parte o contro l’altra, e così via. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti e responsabili, a cominciare anche da noi Chiesa, dalle forze di governo, dalle forze di opposizione: ne va di mezzo la civiltà europea, la civiltà - io, direi, addirittura - della nostra Patria che è stata poi resa dal cristianesimo un grande faro di civiltà per tutto il mondo. Non sono parole vuote: sono parole importanti, fondamentali. Non possiamo più accettare queste tragedie in un mare, quello Mediterraneo, che è per noi sempre stato e dev’essere, un mare di pace.
Meeting di Rimini, in primo piano il desiderio di riscatto dell'Africa e il tema della difesa della vita come fulcro del progresso civile
◊ Rilanciare il valore della vita nella società per aiutare lo sviluppo anche economico. Dal palco del Meeting di Comunione e Liberazione ieri il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha parlato di questa sfida richiamandosi all’Enciclica Caritas in veritate. Il suo intervento all’incontro, sulla dottrina sociale della Chiesa e l’impegno politico. Commovente poi il discorso del vescovo di Rumbek, nel Sud del Sudan, mons. Cesare Mazzolari, che ha descritto la difficile situazione in un Paese ferito dove quanto mai è necessaria la pace. Oltre ai tanti temi discussi, oggi come nei giorni scorsi numerosi gli spettacoli, le presentazioni di libri, le testimonianze, la musica. Il servizio della nostra inviata al Meeting, Debora Donnini:
Di fronte all’inquietante scenario reso evidente platealmente dalla crisi economica, l’Enciclica Caritas in veritate offre straordinarie indicazioni, perché sottolinea il nesso fra la visione dell’uomo che una società ha e la sua capacità di sviluppo. Lo ha evidenziato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che si è chiesto: come può una società nichilista, che perde il valore della vita, essere capace di sviluppo?
“Se non c’è valore della vita, non c’è valore del lavoro; se prevale - come ho detto - una mentalità eutanasica, come dice al punto 75 l’Enciclica, chi potrà misurare gli effetti negativi di una simile mentalità sullo sviluppo?”.
I temi della vita sono dunque nell’immediata agenda del governo, già a partire dall’autunno. Sacconi ha auspicato prima di tutto che il parlamento approvi la legge che il Consiglio dei ministri varò sulla vicenda Englaro, per riconoscere il diritto inalienabile all’alimentazione e all’idratazione. E sulla pillola abortiva RU 486 chiede chiarezza: toccherà, ha detto, all’Agenzia per il farmaco una disciplina rigorosa circa i modi con cui garantire la compatibilità fra la pillola e la legge 194 sull’aborto. Se non vi fosse, non potremmo non porci il problema di sospenderne l’impiego, ha detto. Terzo punto, sulla fecondazione assistita: saranno usati gli strumenti del monitoraggio per fare in modo che il venir meno del limite degli embrioni impiegabili in seguito alla sentenza della Corte costituzionale “non costituisca un pretesto per manipolazioni”. Sarà un autunno freddo, ha sottolineato poi Sacconi, parlando di quella che dovrebbe essere l’ultima non facile fase della crisi e auspicando, più in generale, una maggiore condivisione dei lavoratori nel destino delle imprese.
Ma al Meeting ieri si è parlato anche di giustizia e di sussidiarità. La crisi lascerà all’Italia un’eredità pesante, ha detto il governatore di Bankitalia Mario Draghi, segnali positivi però ci sono. Draghi ha partecipato al’incontro con Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd e affezionato ospite al Meeting.
Toccante anche l’incontro sull’Africa, con le testimonianze in Sudan e in Nigeria, di come l’incontro con Cristo generi e rigeneri speranza anche in mezzo a guerre e povertà. Mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, nel Sud del Sudan, ha raccontato la persecuzione subita dalla Chiesa dal 1964 con tanti cristiani trucidati, e poi gli anni della guerra civile che ha visto due milioni di morti. Nel 2005 è stata firmata la pace, ma generare una riconciliazione profonda non è semplice. Il vero protagonista della riconciliazione è l’oppresso, ha detto, che accettando lo spargimento di sangue e la croce può trovare la forza del perdono e disarmarsi. Come Cristo, che si fece lui stesso vittima e oppresso.
Centrale, ieri, anche la ricerca scientifica. “La conoscenza è sempre un avvenimento”, recita il titolo del Meeting: che la conoscenza sia un processo in cui l’uomo con la sua affettività è coinvolto nell’oggettività della realtà si è reso evidente nell’incontro di ieri tra diversi scienziati, fra cui due Premi Nobel per la fisica e il famoso paleoantropologo, "padre" di Lucy, lo scheletro di ominide rinvenuto in Etiopia.
Ragazzi che corrono sui pattini, disabili in bicicletta, bambini, adulti, anziani: ogni giorno al Meeting si vede poi concretamente come davvero conoscere sia un fatto che parte da un desiderio di vita e di senso che tocca tutti.
Al Meeting di Comunione e Liberazione si è parlato dunque dell’Africa, dei suoi gravi problemi socioeconomici e di sviluppo democratico, ma anche della sua forte voglia di riscatto. Molto risalto, negli incontri al Meeting, è stato dato al Sinodo dei vescovi per l’Africa che si celebrerà il prissimo ottobre in Vaticano. Luca Collodi ha intervistato David Cheboryot, docente di diritto economico all’Università di Nairobi, responsabile di Comunione e Liberazione in Kenya:
R. - Quando l’Europa ci dà una mano a risolvere i problemi in Africa, ci dà una mano a risolvere i problemi delle persone. Tutti noi siamo persone con gli stessi sentimenti e quando si risolvono i problemi in Europa, questi problemi vengono risolti anche in Africa.
D. - Il problema dell’Africa è solo un problema di mancanza di denaro, di capitali?
R. - Non direi così. In Africa ci sono tante risorse. Ci sono persone molto preparate, ci sono tante risorse umane. E’ vero che c’è il problema del capitale, ma bisognerebbe insegnare agli africani a non aspettare sempre le donazioni dall’estero, ma a reagire come persone con dignità e a fare il proprio lavoro. C’è un grosso problema di governance. Dovrebbe esserci un modo per diminuire la corruzione e tutto ciò che ci ha messo in una posizione peggiore di 40 anni fa, così da poter ad andare avanti in Africa allo stesso modo di altri Paesi, che con una buona governance sono riusciti a svilupparsi.
D. - Cosa possono fare gli africani per i loro Paesi del continente?
R. - Ci sono tante cose che gli africani possono fare. Per esempio, in Kenya il grande problema è quello di cambiare la Costituzione, perché noi siamo il prodotto di un’eredità, di una Costituzione europea, che non andava bene per il nostro Paese.
D. - Cosa può fare invece la Chiesa per aiutare il processo di cambiamento dell’Africa?
R. - La Chiesa ci aiuta tanto ad aprire la mentalità. La Dottrina sociale della Chiesa, per esempio, è una dottrina che insegna alle persone il bene comune: come gestire le risorse per far sì che le risorse siano un bene comune. Il problema è che il 5 per cento della gente possiede tutte le risorse africane e il rimanente 95 per cento non ha niente. Questo è l’insegnamento della Chiesa, che anche i nostri vescovi stanno seguendo. Anche il Papa, nella sua nuova Enciclica, ci dice come affrontare il problema della crisi economica, che è un problema dell’umanità. La Chiesa ci insegna sempre ad avere il bene comune in mente.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
La guarigione della donna lucana affetta da Sla dopo un pellegrinaggio a Lourdes. La testimonianza del vescovo, mons. Nolè
◊ “Un dono del Signore per mezzo della sua santa Madre” è il commento di mons. Francescantonio Nolé all’improvvisa guarigione di una signora lucana affetta da Sla (sclerosi laterale amiotrofica) ed immobilizzata dal 2005. Il vescovo di Tursi-Lagonegro era alla guida del pellegrinaggio a Lourdes dopo il quale la signora Antonietta Raco, che era in cura presso l'ospedale Le Molinette di Torino, ha ripreso inspiegabilmente a camminare. Sentiamo mons. Nolè al microfono di Marco Bruno:
R. - Dopo la visita che la signora ha fatto a Torino - e dopo le dichiarazioni del professor Chiò, il quale ha detto che dal punto di vista di letteratura medica non c’è mai stato un caso di regressione della malattia - noi possiamo dire che è un evento straordinario.
D. - Quale iter si seguirà per accertare se effettivamente si tratti di un miracolo?
R. - Intanto, il professor Chiò ci spedirà tutta la cartella clinica e noi la invieremo a Lourdes. Poi, un bureau medico analizzerà la questione non solo dal punto di vista medico, ma anche dal punto di vista teologico. Probabilmente, avranno bisogno anche di interrogare la signora oppure qualche testimone.
D. - Qual è la sua personale impressione su cosa sia successo?
R. - Primo, di grande rispetto verso questa signora, che si è recata a Lourdes e non ha chiesto nulla, se non di morire in pace. Diceva: “Io non voglio fare la fine di Welby, voglio che il Signore che è padrone della vita, sia lui a prendere in mano la mia vita”. Quindi, ha chiesto la pace e la serenità sua e della famiglia. E poi ha chiesto la grazia per una bambina di quattro anno malata di Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Ma soprattutto perché a Lourdes la signora, dopo che ha ricevuto questo dono grande, non lo ha manifestato a nessuno: ha tenuto per sé per tre giorni il tutto e quando è tornata a casa ha sentito una voce dal di dentro che la spingeva: "Raccontalo, dillo!" E allora lei ha chiesto: "Cosa devo dire? Io non merito tanto, sono indegna…" Poi le ho detto, rassicurandola, che il Signore ha fatto questo dono non solo per lei ma per tutta la comunità e per tutti coloro che l’avrebbero saputo, e di fatti ne stiamo vivendo le conseguenze positive.
D. - Si tratta di un fatto che colpisce la gente, fa sorgere dubbi, speranze, certezze…
R. - Ha infervorato chi aveva fede e ha scosso la coscienza di chi era tiepido, apatico. Molti fanno il proposito di andare a Lourdes, di rendersi disponibili per questo servizio agli ammalati. Poi ci si confronta con la malattia per dire: ecco, questa signora ha ricevuto il miracolo però non aveva chiesto niente. Viene riscoperta la gratuità della preghiera e la preghiera per gli altri.
D. - Al di là delle guarigioni fisiche che ogni tanto si verificano, che significato ha andare a Lourdes?
R. - Quello di una grande fratellanza che si riscopre proprio nel servizio agli altri, questa gratuità di donarsi e di ricevere donandosi, non aspettando una ricompensa né materiale, ovviamente, né spirituale o morale: ma è proprio il servizio che diventa ricompensa.
Dieci anni fa, la morte di Dom Helder Camara, figura indimenticata della Chiesa e della società brasiliana. Intervista con il cardinale Scherer
◊ Ricorre oggi il 10.mo anniversario della morte di Dom Helder Camara, arcivescovo di Olinda e Recife, in Brasile. Il Paese celebra anche il centenario della nascita del presule, avvenuta nel 1909, e per l'occasione la Chiesa brasiliana ha promosso una serie di iniziative per ricordare la sua figura di un pastore molto amato, sempre vicino agli ultimi e strenuo difensore del diritto alla vita. Silvonei Protz ha chiesto al cardinale Odilio Scherer, arcivescovo di San Paolo, quali sono stati i tratti distintivi di Dom Helder Camara:
R. - E' stato una figura straordinaria, un uomo sensibile, un poeta, un mistico. Aveva un senso molto fine della politica, per fare proprio della buona politica. Ricordiamo poi un Dom Helder Camara legato alla fondazione della Conferenza internazionale dei vescovi. Era un padre conciliare molto attivo, capiva dove andavano le cose nel Concilio Vaticano II e inoltre era molto legato anche alla difesa dei diritti umani, della dignità della persona, soprattutto durante il periodo della dittatura militare - nella metà degli anni Sessanta fino all’inizio degli anni Ottanta. E’stato un grande difensore delle libertà democratiche, dei diritti umani e della dignità della persona contro la persecuzione da parte dei politici, contro la tortura, contro la mancanza delle libertà democratiche. Ha denunciato anche varie situazioni di povertà ed ha lavorato molto su quest’idea dell’opzione preferenziale per i poveri, opzione che è divenuta poi uno dei propositi nella Conferenza di Puebla. Ricordiamo Dom Helder con grande gioia e riconoscimento: lui era anche una luce nella storia della vita della Chiesa e della società brasiliana.
D. - Che eredità lascia alla Chiesa brasiliana e a quella di tutto il mondo?
R. - La difesa dei poveri, dei diritti umani, delle libertà civili, l’amore per la Chiesa che egli voleva inserita nelle realtà vive della società. Quindi, non una Chiesa distante dalla vita della gente ma una Chiesa interessata ai problemi concreti delle persone, dove poter annunciare la parola di Dio e testimoniare la carità e la misericordia di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
La Chiesa festeggia Santa Monica, modello sempre attuale per la donna del XXI secolo
◊ Ricorre oggi la memoria di Santa Monica, madre di Sant’Agostino. Se ne conoscono i tratti dagli scritti del figlio che la descrive come una donna forte e dalla fede salda. Vissuta nel quarto secolo, contrariamente al costume del tempo, le fu permesso di studiare e lei ne approfittò per leggere la Sacra Scrittura e meditarla. Fu data in sposa a Patrizio, uomo non credente, affettuoso ma facile all’ira ed autoritario che non le risparmiò asprezze e infedeltà. Monica seppe superarle pregando per la conversione del marito che morì dopo aver chiesto il Battesimo. Ma dovette poi occuparsi da sola dell’amministrazione dei beni di famiglia e dei suoi tre figli. Il servizio di Tiziana Campisi:
In lei, la Chiesa riconosce il modello della vera sposa e madre cristiana, perché, attraverso la fede, ha saputo affrontare le difficoltà della vita perseverando caparbiamente nella speranza della Grazia. Santa Monica ha creduto fermamente nell’amore di Dio come dono all’uomo che, accettato dal cuore, conduce alla realizzazione personale e al bene. Fortezza d’animo, spiccata sensibilità, assiduità nella preghiera: sono queste le doti della madre di Sant’Agostino che nella meditazione della Sacra Scrittura ha trovato sempre risposte ai problemi quotidiani. Ma quali i tratti che caratterizzano particolarmente la personalità di Monica? Li descrive suor Marta Gadaleta, religiosa agostiniana delle Serve di Gesù e Maria:
R. - Da mettere in maggiore evidenza è il fatto che fosse una donna coraggiosa, non una donna che subiva la mentalità dell’epoca: l’uomo aveva sicuramente una predominanza sulla donna, ma lei aveva il coraggio di trasformare queste caratteristiche culturali del suo tempo in un’accettazione che riusciva a trasformare poi in un aiuto nei confronti degli altri. Il desiderio di costruire attorno a sé la pace veramente credo sia il primo aspetto che oggi ci potrebbe aiutare per una vita più serena, più pacifica con le persone intorno a noi.
D. - In quale senso?
R. - Tante volte, di getto, la tendenza è di far prevalere le proprie idee, imporsi sugli altri, mentre si può arrivare a far capire la verità e i principi, i valori più alti, anche attraverso un lavoro che passa per la costruzione della pace. La capacità di creare pace attorno a sé si ottiene con un lento lavoro su se stessi. Monica ha lavorato molto su se stessa: questo è molto bello, perché si deve anche avere l’umiltà di sapere imparare anche dai propri errori, l’umiltà di accettare - specialmente - che le cose non vadano come si vorrebbe che andassero. Monica, per esempio, ha saputo anche accettare che i figli non avessero il carattere che lei avrebbe voluto per condurli poi sulla strada della verità.
D. - Cosa suggerisce Santa Monica alla donna di oggi?
R. - Saper aspettare con un’attesa paziente e di fede e veder crescere dei frutti da qualche seme di pace che si pianta nei propri figli, nel proprio ambiente.
Monica, nata a Tagaste, nell’odierna Algeria, fra il 331 e il 332, ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita ad Ostia. Aveva raggiunto il figlio Agostino a Milano, ormai illustre retore, e proprio nel capoluogo lombardo poté vederlo abbracciare il cristianesimo e ricevere il Battesimo dal vescovo Ambrogio. Alle porte di Roma, dove attendeva di imbarcarsi per l’Africa con quel “figlio di tante lacrime” che aveva deciso di consacrarsi a Dio, la colse una febbre che la condusse alla morte. Le sue spoglie oggi sono custodite a Roma nella Basilica dedicata a Sant’Agostino.
A Roma, il nuovo ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Miguel H. Díaz
◊ L’ambasciatore-designato degli Stati Uniti presso la Santa Sede, il professor Miguel Humberto Díaz, è arrivato oggi a Roma accompagnato dalla famiglia. Il neo ambasciatore Díaz ha prestato giuramento a Washington il 21 agosto scorso ed entrerà nel pieno delle sue funzioni non appena avrà presentato le lettere credenziali del presidente Barack Obama al Papa. “Sono onorato di servire il presidente Obama e la nazione americana in questa mia nuova veste - ha detto il prof. Díaz - e sarà per me un grandissimo onore incontrare Sua Santità, Papa Benedetto XVI”. L’ambasciatore designato ha inoltre dichiarato di accogliere “con gran piacere l’occasione di approfondire ed ampliare le speciali relazioni che sono state stabilite tra gli Stati Uniti d’America e la Santa Sede negli ultimi 25 anni di rapporti diplomatici ufficiali”. Miguel Diaz, 45 anni, di origini cubane, insegna Teologia alla St. John’s University e al College of Saint Benedict in Minnesota. Le sue pubblicazioni hanno ricevuto numerosi apprezzamenti accademici, compreso il riconoscimento di miglior libro dell’anno da parte del Seminario Teologico di Princeton. Ha ottenuto un Master in Teologia all'Università di Notre Dame ed è stato in passato presidente dell’Accademia di teologia dei cattolici ispanici degli Stati Uniti. (A.G.)
Oltre 550 morti in Brasile a causa dell’influenza A
◊ La nuova influenza A/H1N1 continua a mietere vittime in tutto il mondo. A detenere il triste primato mondiale di maggior numero di decessi è il Brasile, con 557 morti, quota che ha superato anche gli Stati Uniti, culla dell’epidemia, dove la mortalità sembra aver dato una tregua. Da un comunicato dato dal Ministero della Salute brasiliano è emerso che il governo ha stanziato un miliardo di dollari per acquistare 73 milioni di dosi di un nuovo vaccino, ancora in fase di sperimentazione, per contrastare il virus. Dopo il Brasile e gli Stati Uniti, il Paese ad essere più colpito, con almeno 439 decessi è l’Argentina. Desta preoccupazione il lento ma continuo aumento del contagio in Africa. Ad oggi, nel continente nero si contano 21 morti. In Europa, secondo quanto riportato dall’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) in un rapporto pubblicato quotidianamente online, la pandemia nelle ultime 24 ore ha registrato 745 nuovi casi, raggiungendo un totale di 43.990, di 93 decessi. La Germania riporta il maggior numero di casi seguita dal Regno Unito, Portogallo e Spagna. Per quanto riguarda l’italia l’Ecdc riferisce di un totale di 1.517 casi, anche se, la cifra, secondo il Ministero della Salute italiano, salirebbe a 1.800. (G.C.)
Darfur: secondo l’Onu, il conflitto è concluso, in corso solo violenze sporadiche
◊ Il Darfur non è più in stato di guerra: lo ha detto il comandante della missione congiunta Onu-Unione Africana (Unamid), Martin Luther Agwai, di ritorno - riferisce l’agenzia Misna - da un sopralluogo in varie zone della regione occidentale, teatro di una grave crisi umanitaria. Il conflitto in Darfur, ha proseguito il responsabile, è sceso al livello di attacchi sporadici ed episodi di banditismo, e allo stato attuale esiste solo un gruppo ribelle, il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem), capace di avviare campagne militari, e anche quelle di intensità limitata. Secondo Agwai, al momento la maggior parte degli episodi di violenza “sono da attribuirsi a dispute relative al controllo del territorio, delle fonti d’acqua e dei pascoli. Ma la guerra vera, intesa come tale, è finita”. Le dichiarazioni del comandante giungono dopo un mese di bilanci positivi circa il processo di pacificazione della regione, teatro dal 2003 di un aspro conflitto tra esercito, milizie filo-govenative e gruppi ribelli, che ha causato circa 10 mila morti, secondo il governo di Khartoum, ed oltre 300 mila secondo l’Onu. (R.G.)
In Kenya, approvata campagna di vaccini antipolio per 350 mila bambini
◊ Il governo locale di Nairobi, in Kenya, ha approvato la nuova campagna di vaccinazione contro la poliomelite, per circa 350 mila bambini al di sotto dei 5 anni. Come ha spiegato il Ministro della Salute, Beth Mugo, l’iniziativa è nata in seguito al verificarsi di casi di poliomelite in alcune zone del nord e del centro del Paese. La proposta potra contare su un investimento di circa mezzo milione di dollari. In un convegno sanitario svoltosi a Lagos, il governatore Babatunde Raji Fashola ha sottolineato che "quei Paesi che sono riusciti a sradicare la malattia lo hanno fatto con strategie che non si sono avvalse di eclatanti scoperte scientifiche", ma hanno "applicato programmi ben articolati e a tappeto cui hanno aderito tutti". Affinché il piano sanitario vada in porto, ha insistito Fashola, "è pero' necessario che ognuno si rivolga ai centri sanitari, dove i vaccini sono gratuiti e si sono dimostrati efficaci". Da qui l'appello ai leader religiosi, medici, infermieri, guaritori ed esperti di medicina tradizionale, malati e associazioni dei familiari delle vittime che hanno partecipato ai lavori: "Ognuno deve fare la sua parte", ha esortato ancora il governatore, "per aumentare il livello di immunità al virus sponsorizzando le campagne di vaccinazione tramite una corretta informazione, soprattutto nelle zone piu' remote del Paese ove si e' diffusa la falsa credenza che il vaccino arrechi rischi alla fertilità". (G.C.)
Secondo il rapporto di un Ong messicana, Ciudad Juarez è la città più pericolosa al mondo
◊ Si trova in Messico la città più pericolosa al mondo. Si tratta di Ciudad Juarez, posta, un milione 400 mila abitanti abitanti, situata al confine con gli Usa, di fronte a El Paso, in Texas. Il rapporto sulla criminalità urbana è stato stilato dal Consiglio cittadino per la sicurezza pubblica (Ccsp), organizzazione non governativa di Città del Messico, che raccoglie diverse associazioni, soprattutto nel campo della difesa delle vittime di delitti. Ciudad Juarez ha registrato, nel 2008, 130 omicidi ogni 100 mila abitanti, davanti alla capitale del Venezuela, Caracas (96), e New Orleans negli Stati Uniti (95). In quarta posizione è un'altra città messicana, Tijuana (73), anch'essa alla frontiera americana, di fronte a San Diego in California. Tijuana precede Città del Capo (62), in Sudafrica, seguita da San Salvador (49), capitale del Salvador, al settimo posto, davanti a Medellin (45), in Colombia, alla pari con la statunitense Baltimora. Rilevante che Baghdad (40), la capitale irachena tutt’ora teatro di guerra, si piazza solo in decima posizione. Alla frontiera messicana con gli Stati Uniti si concentrano gli scontri fra i cartelli della droga per il controllo dei traffici verso il mercato americano, primo cliente mondiale della cocaina. Questa vera e propria guerra ha fatto in Messico più di 10 mila morti dal primo gennaio 2008, nonostante lo spiegamento di 36 mila soldati e agenti di Polizia in tutto il Paese. (R.G.)
Osservatorio e Banca dati dell’Onu per combattere la contraffazione di prodotti
◊ Un Osservatorio permanente per contrastare il fenomeno della contraffazione, a sostegno di produttori e consumatori. L’iniziativa è promossa dall’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (Unicri). La nuova struttura valuterà gli effetti delle tecnologie anti-contraffazione e potrà contare su una Banca dati mondiale di tracciabilità e localizzazione per il controllo di tutti i passaggi della catena di produzione e distribuzione dei prodotti in commercio. Nel 2008, sono stati sequestrati nell’Unione Europea circa 178 milioni di prodotti contraffatti contro i 79 milioni del 2007, con una crescita del 125 per cento. Sono aumentati inoltre del 13 per cento i casi di violazione della proprietà intellettuale: oltre 49 mila casi, rispetto ai 43 mila del 2007. La contraffazione comporta rischi per i consumatori e gravi perdite per le aziende, oltre che in generale per l'intero sistema economico. L'Unicri ha lanciato un bando internazionale rivolto a possibili fornitori di servizi per la Banca dati, con scadenza 31 ottobre 2009. (R.G.)
In Zimbawe il mondo scientifico chiede fondi per la ricerca
◊ Appello degli scienziati al governo dello Zimbabwe. “L’unico modo per garantire un futuro alla ricerca nel Paese è la creazione di un fondo”. È quanto ha dichiarato Christopher Chetsanga, presidente dell’Accademia delle Scienze di Harare, capitale dello Stato africano. Qui il mondo scientifico ha chiesto al governo di imporre una tassa del 2 per cento su tutti i lavoratori e le aziende con lo scopo di finanziare la crescita della scienza e della tecnologia. Inoltre, il Ministero delle Scienze e della Tecnologia ha dato incarico all’Accademia delle Scienze di compiere uno studio mirante all’identificazione di lacune e insufficienze nell’operato del governo, giungendo così ad un riesame approfondito del settore scientifico. A finanziare la proposta sarà l’Unesco. (G.C.)
Pedopornografia: seimila le denunce dell’Associazione Meter, nei primi sette mesi del 2009
◊ Grazie al continuo monitoraggio online, l’Associazione Meter onlus, presieduta da don Fortunato Di Noto - riferisce l’agezia Sir - ha scovato un sito di pedopornografico allocato in un portale di una Società di trasporti croata, del tutto ignara del fatto criminoso. La segnalazione, inoltrata alla Polizia Postale di Catania e alla stessa Società croata, ha permesso di oscurare il sito e avviare indagini per stabilire le responsabilità. Il sito proponeva una serie di gallerie e book fotografici a pagamento con bambine di età compresa tra i 6-12 anni. I volontari della Meter, attivi anche nel periodo estivo, hanno, solo nei primi sette mesi del 2009, inoltrato 6 mila segnalazioni alla Polizia Postale di Catania con 1043 fascicoli aperti e comunicati al Centro nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia di Roma. “Siamo davanti ad un abisso senza fine - afferma don Di Noto - ma non dobbiamo disperare né arrenderci: se ci sono gli orchi c'è anche la prevenzione e la lotta a questo male: le segnalazioni inviate da Meter in Italia e in tutta Europa sono il segno che non ci vogliamo arrendere davanti all'orrore”. (R.G.)
Da oggi a L’Aquila Simposio di apertura dell’Anno Celestiniano
◊ Inaugurato stamani a L’Aquila il Simposio d’apertura dell’Anno Celestiniano, giubileo voluto dalla Conferenza episcopale abruzzese-molisana in occasione degli 800 anni dalla nascita di Celestino V. Ad avviare i lavori - riferisce l’agenzia Sir - è stato mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo del capoluogo abruzzese. Gli anni in cui Celestino venne eletto Papa nel Conclave di Perugia sono stati “anni difficili per la Chiesa, di conflitti e fratture”, ha rilevato il presule, che ha paragonato quella situazione “alla difficoltà che oggi vive la città de L’Aquila, colpita dal terremoto”. “In questo momento - ha spiegato - a noi aquilani la figura di Celestino offre una parola di fede ancora più grande e di speranza”, invitandoci ad “essere più uniti di prima in un momento in cui la città compatta deve muoversi verso la sua rinascita”. Parlando della figura di Celestino, mons. Molinari ha anche sottolineato gli errori che spesso vengono fatti parlando del Santo. “Molti libri - ha concluso l’arcivescovo - continuano ad associare, sulla scia di certi programmi televisivi, la figura di Celestino a quella dei Templari. Sono pagine che ci portano lontano dalla vera figura di un uomo che ci chiama alla santità e alla conversione”. La figura di Celestino e della sua Perdonanza, l’indulgenza plenaria concessa il giorno della sua incoronazione a Papa nel 1294, sarà al centro degli interventi che si susseguiranno nel Simposio fino a domani. Tra i relatori, mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone, ed Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, arsenale della Pace di Torino. “Siamo qui oggi - ha osservato il moderatore dei lavori, don Luigi Epicoco - per raccogliere l’eredità di Celestino V anche nei tempi duri che stiamo vivendo. Tempi non solo di fatica ma anche di progetti ed opportunità, in cui dobbiamo trovare il modo di guardare avanti, ricostruendo la città degli uomini alla luce della Perdonanza celestiniana”. Durante l’Anno celestiniano, le spoglie del Santo sranno portate in pellegrinaggio in tutte le diocesi della Conferenza episcopale abruzzese-molisana fino al loro ritorno a L’Aquila per la chiusura del Giubileo il 29 agosto 2010. (R.G.)
Convegno nazionale a Frascati dei direttori diocesani sulla mobilità umana
◊ Analizzare i mutamenti sociali e psicologici portati dall’odierna mobilità umana, verificare come influiscano sulle comunità ecclesiali, e riflettere sul fenomeno alla luce dei fondamenti cristiani. Sono questi gli obiettivi - come riferisce l’agenzia Sir - del Convegno nazionale dei direttori diocesani Migrantes, che si svolgerà a Frascati dal 21 al 24 settembre prossimo sul tema, ripreso dal profeta Isaia, “Nuovi cieli e nuova terra”. Al convegno, che si aprirà con una relazione di mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes, interverranno, fra gli altri, mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, don Massimo Grilli della Pontificia Università Gregoriana, mons. Sergio Lanza della Pontificia Università Lateranense e il prof. Paolo Gomarasca dell’Università Cattolica di Milano. Il convegno sarà anche occasione per verificare il ruolo del direttore diocesano Migrantes sia in relazione agli altri organismi ed uffici pastorali, sia in relazione ai diversi ambiti in cui la mobilità umana si concretizza. (R.G.)
Otto morti nel nord ovest del Pakistan, colpiti da un drone Usa
◊ Sono salite ad otto le vittime dell'attacco del drone americano nella parte occidentale del Pakistan. Lo riferisce la televisione "Geo News" che ha parlato di tre missili lanciati dall'aereo senza pilota statunitense, nei confronti di alcune abitazioni di militanti talebani. In queste abitazioni si sarebbero nascosti militanti vicini all'ex capo talebano, e leader di al Qaeda in Pakistan, Baitullah Mehsud, ucciso il 5 agosto scorso.
Due diversi attacchi a Baghdad: almeno un civile è morto
Un civile è stato ucciso e altre nove persone sono rimaste ferite a seguito dell'esplosione di un'autobomba e di un ordigno in due diversi attacchi a Baghdad. Teatro degli attacchi, la zona di Taji, nella parte nord della città, e quella di piazza Beirut, nella parte orientale della capitale.
Afghanistan
Ieri tre soldati della Forza militare di assistenza alla sicurezza (Isaf) sono morti in Afghanistan: due di essi sono statunitensi.
Prossimo nuovo incontro a New York tra Mitchell e Netanyahu
Il Dipartimento di Stato americano annuncia che “molto verosimilmente” le discussioni avute ieri a Londra tra Mitchell e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avranno un seguito la prossima settimana a New York tra una delegazione americana guidata da Mitchell e una delegazione israeliana guidata da Barak. Oggetto dell'incontro, lo spinoso tema degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Netanyahu intanto prosegue la missione in Europa: oggi l’incontro a Berlino con il cancelliere tedesco Angela Merkel. In primo piano resta sempre la questione del congelamento degli insediamenti israeliani in territorio palestinese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Giorgio Bernardelli, esperto dell’area:
R. – Da una settimana ormai Stati Uniti e Israele stanno trattando sulla formulazione da dare a questo passo. È sempre più evidente, però, che questo è il punto centrale per riavviare un dialogo tra israeliani e palestinesi.
D. - Il congelamento degli insediamenti non provocherebbe un forte malcontento tra i coloni e anche nel resto dell’opinione pubblica israeliana?
R. – È un grosso problema che ha Benjamin Netanyahu, anche perché è stato eletto con i loro voti, e all’interno della sua compagine di governo ci sono forze che lavorano contro questo passo. Quello che, però, sta mostrando con chiarezza la situazione di questa settimana è che di fronte ad una posizione così determinata, come quella mostrata dall’amministrazione Obama, il governo israeliano non ha grandi scelte.
D. – Sul fronte palestinese, invece, come vedi le recenti dichiarazioni del premier Fayyad della creazione dello Stato palestinese entro il 2011?
R. – Per la prima volta non sono solo dichiarazioni, ma esiste anche un piano, per quanto generico, che parla di infrastrutture, che parla di strutture statali da creare. Va detto, comunque, che è un piano che andrà visto alla prova dei fatti.
D. – Quindi, potremmo trovarci fra due anni di fronte a due Stati palestinesi: uno in Cisgiordania e l’altro a Gaza...
R. – Questo è un rischio presente da tempo. È anche vero che Fatah non può volere questa soluzione. Qualsiasi leader palestinese che si schierasse apertamente per una separazione della Cisgiordania da Gaza sarebbe politicamente finito. L’obiettivo di Fayyad è di riprendere forza nella Cisgiordania, per tornare domani anche a Gaza.
Iran - Khamenei
La Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha detto oggi di non poter accusare l'opposizione di essere sostenuta da potenze straniere in quanto “nessuna prova” a conferma di questa ipotesi è stata prodotta. Intanto il responsabile iraniano presso l'Aiea, Ali-Asghar Soltaniyeh, fa sapere che il nuovo rapporto sul nucleare iraniano elaborato dall'agenzia atomica internazionale (Aiea) verrà "probabilmente reso noto venerdì".
Sempre più grave la crisi umanitaria in Somalia
La crisi umanitaria in Somalia si è ulteriormente aggravata negli ultimi sei mesi con circa 3,76 milioni di persone colpite, 1,42 milioni di profughi e un bambino su cinque che soffre di malnutrizione. La denuncia parte da diverse agenzie delle Nazioni Unite, che agiscono sotto la responsabilità dell'unita per la sicurezza alimentare per la Somalia. Stefano Leszscynski ha intervistato Marta Guglielmetti, della Campagna italiana per gli obiettivi del Millennio:
R. – È un pò un campanello d’allarme. La crisi umanitaria in Somalia sta raggiungendo livelli massimi: si calcola che addirittura il 75 per cento della popolazione sia in condizioni estreme.
D. – Come si può illustrare la situazione, quali dati possono dare un’impressione di quello che sta avvenendo?
R. – Il 5 per cento dei bambini sono malnutriti. La malnutrizione e la scarsità alimentare provocano milioni di profughi. Queste sono cifre non comparabili con altri Paesi africani, che purtroppo ci danno la dimensione di una realtà veramente difficile. Abbiamo anche visto come, a causa della crisi, negli ultimi mesi le persone che soffrono la fame o che vivono con meno di un dollaro al giorno siano addirittura aumentate.
D. – La comunità internazionale ha iniziato a muoversi dopo le tante promesse fatte?
R. – L’ultima promessa fatta risale a poco più di un mese fa, durante il G8, con il famoso annuncio dell’iniziativa dell’Aquila, con questa decisione di sborsare 20 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. L’Italia stessa si è impegnata per una cifra che sarà intorno ai 400 milioni di euro. Questi sono impegni che speriamo di vedere presto confermati nei fatti. Sicuramente non servono solo i soldi ma servono delle politiche concordate in maniera coerente tra i Paesi donatori ed i Paesi che hanno poi bisogno di questi fondi.
Sabato i funerali di Ted Kennedy
La Messa funebre per Ted Kennedy sarà celebrata sabato nella Church of Our Lady of Perpetual Help di Boston, preceduta da due giorni di veglia pubblica presso la J.F. Kennedy Library della città del Massachusetts. Giovedì mattina il corteo funebre lascerà la tenuta di famiglia di Hyannisport dove ieri notte è morto il senatore. Venerdì presso la Kennedy Library è in programma una cerimonia formale durante la quale sono previsti interventi del collega del Massachusetts John Kerry, del senatore repubblicano dell'Arizona John McCain e del vicepresidente Joe Biden. Alla Messa di sabato è in programma un discorso di Obama. La salma di Kennedy verrà poi trasferita in aereo in Virginia per la sepoltura nel pomeriggio nel cimitero nazionale di Arlington.
Sri Lanka
L'esecuzione sommaria di almeno nove uomini, presunti Tigri Tamil (Ltte), uccisi a sangue freddo, e ripresa in un video diffuso nei giorni scorsi, “dimostra la necessità di una inchiesta internazionale su possibili crimini di guerra” in Sri Lanka. Lo sottolinea l'organizzazione umanitaria Human Rights Watch (Hrw) in un comunicato. Il video, andato in onda sul canale britannico Channel 4, e pubblicato oggi dall'edizione online della Cnn, risalirebbe al gennaio scorso, ovvero alla fase finale dell'offensiva dell'esercito governativo contro i ribelli. È stato diffuso dall'Ong Journalists for Democracy in Sri Lanka, basata in Germania.
Brasile
Al centro del vertice dei Paesi sudamericani dell'Unasur (Unione Nazioni Sudamericane), in programma venerdì a Bariloche (Argentina), ci sarà non solo il controverso tema delle basi Usa in Colombia, ma anche i consistenti accordi militari del Brasile con la Francia di Nicholas Sarkozy, che fra qualche giorno sarà in visita proprio a Brasilia. Sarkozy firmerà il 7 settembre (giorno dell'indipendenza del Brasile) un accordo di cooperazione militare che contiene tra i diversi punti l'acquisto di aerei da guerra e di quattro sottomarini, oltre al trasferimento di tecnologia per la costruzione, in Brasile, di un sottomarino a propulsione nucleare.
Uccisi in Colombia 4 bimbi e 4 adulti della comunità indigena Awà
La comunità indigena Awà del sud della Colombia è rimasta vittima ancora una volta di un atto di violenza: un gruppo armato non identificato ha giustiziato otto persone, tra cui quattro bambini, nella località di Gran Rosario. A darne notizia è stata l'Organizzazione Nazionale degli Indigeni della Colombia (Onic). L'area dove vivono gli Awà, al confine con l'Ecuador, è una regione a rischio, affermano gli esperti colombiani, a causa del costante passaggio di grossi carichi di droga.
Giappone
Il Partito Democratico del Giappone (DpJ) potrebbe ottenere una vittoria storica e fino a guadagnare la maggioranza dei due terzi dei seggi della Camera Bassa, in occasione delle elezioni generali di domenica. A tre giorni dal voto, un sondaggio del quotidiano "Asahi" assegna ai Democratici un massimo di 320 seggi su 480 (contro i 115 attuali), mentre ai Liberaldemocratici (Ldp) del premier Taro Aso ne andrebbero a malapena un centinaio contro i 300 posseduti al momento dello scioglimento del ramo più potente del parlamento nipponico.
La Cina si oppone ufficialmente alla visita del Dalai Lama a Taiwan
La Cina “si oppone risolutamente” alla visita del Dalai Lama a Taiwan. Lo afferma l'agenzia Nuova Cina. “Non importa in quale veste o in quale forma il Dalai Lama vada a Taiwan, noi ci opponiamo risolutamente”, ha affermato l'Ufficio per gli Affari di Taiwan in un comunicato diffuso da Nuova Cina. L'invito rivolto ieri al leader tibetano a visitare l'isola per confortare le vittime del ciclone Morakot è stato approvato oggi dal governo di Taipei.
Olanda
Sei milioni di euro in due anni per proporre progetti contro il turismo della droga in Olanda e ridurre il disagio che i coffee-shop, punti vendita legali di marijuana, causano ai residenti, soprattutto nelle zone di confine. È questa la cifra stanziata dal governo olandese per cercare di limitare gli arrivi di quanti, da Francia, Germania e Belgio, si recano regolarmente in Olanda al solo fine di acquistare legalmente droghe leggere. L'Olanda ha depenalizzato il consumo e il possesso di droghe leggere dal 1976. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 239
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