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Sommario del 26/08/2009
All'udienza generale di Castel Gandolfo, il Papa esorta i leader mondiali: proteggete l’ambiente con spirito di solidarietà verso i poveri
◊ L’uomo non è il “padrone assoluto” del Creato. Benedetto XVI chiede ai leader internazionali di proteggere l’ambiente, solidali con i più poveri, nel rispetto delle leggi. L’appello è stato lanciato stamani da Castel Gandolfo, durante l’udienza generale, cui hanno partecipato circa 5 mila e 500 di fedeli, tra cui oltre 2 mila pellegrini tedeschi, che si sono raccolti in un secondo momento nel cortile del Palazzo apostolico, troppo piccolo per accoglierli tutti insieme. Il Papa ritiratosi dopo la prima parte dell’udienza nella Sala degli Svizzeri, per salutare personalmente alcune persone, si è poi riaffacciato al balcone rivolgendo breve discorso in tedesco. ll servizio di Roberta Gisotti:
Si concludono per molti a fine agosto le vacanze estive: “come non ringraziare Iddio del dono prezioso del Creato di cui è possibile godere, e non solo durate il periodo di ferie!”, ha esclamato il Papa:
“I differenti fenomeni di degrado ambientale e le calamità naturali, che purtroppo non raramente la cronaca registra, ci richiamano l’urgenza del rispetto dovuto alla natura, recuperando e valorizzando, nella vita di ogni giorno, un corretto rapporto con l’ambiente”.
La Chiesa impegnata nella difesa della terra, dell’acqua e dell’aria si adopera per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso:
“Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa “l’ultima istanza” e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere un’affannata corsa a possedere il più possibile”.
“Quanto è importante allora - ha sottolineato il Santo Padre - che la comunità internazionale e i singoli governi sappiano dare i giusti segnali ai propri cittadini, per contrastare in modo efficace le modalità d’utilizzo dell’ambiente”, che risultino dannose:
“I costi economici e sociali, derivanti dall’uso delle risorse ambientali comuni, riconosciuti in maniera trasparente, vanno supportati da coloro che ne usufruiscono, e non da altre popolazioni o dalle generazioni future. La protezione dell’ambiente, la tutela delle risorse e del clima richiedono che i responsabili internazionali agiscano congiuntamente nel rispetto della legge e della solidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni più deboli della terra”.
Per questo “è indispensabile convertire l’attuale modello di sviluppo globale”, ha insistito Benedetto XVI, richiamando infine “lo scandalo della fame e della miseria.” Concludendo poi la sua catechesi con le parole di San Francesco nel Cantico delle Creature:
“‘Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et omne benedictione… Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature’”.
Nei saluti finale il Papa ha fatto memoria nella solennità odierna della Beata Vergine Maria di Czestochowskiej e dei Santi Monica e Agostino, che saranno festeggiati dalla Chiesa tra pochi giorni, uniti in terra da vincoli familiari ed in cielo dallo stesso destino di gloria.
Il cordoglio del Papa per la tragica morte degli uomini del Suem 118, precipitati sabato scorso sul Monte Cristallo
◊ “Preghiere di suffragio per coloro che sono tragicamente scomparsi” e l’espressione di “sentimenti di profondo cordoglio” nei riguardi dei familiari delle vittime. Sono le parole con le quali Benedetto XVI si rivolge - in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - al vescovo di Belluno, Giuseppe Andrich, che ieri ha presieduto nel Duomo della città i funerali dei quattro uomini periti a bordo dell’elicottero del Servizio urgenze ed emergenze mediche (Suem), precipitato sabato scorso sulle pendici del Monte Cristallo. Nel suo messaggio, letto durante le esequie, il Papa ricorda “con gratitudine” il “premuroso servizio a lui prestato dal Suem 118 nel corso del suo soggiorno a Lorenzago di Cadore nell’estate 2007”.
Il medico Fabrizio Spaziani, il pilota Dario De Felip, l'assistente pilota e membro del Soccorso alpino Marco Zago, e il tecnico del Soccorso alpino Stefano Da Forno, stavano sorvolando in mezzo al maltempo una frana sul versante del Monte Cristallo, sopra Cortina d'Ampezzo, quando per cause ancora all’esame degli inquirenti l’elicottero si è schiantato a terra causando la morte dell’equipaggio.
La dichiarazione di mons. Antonio Maria Vegliò in tema di immigrazione: le mie affermazioni sono a nome della Santa Sede
◊ In materia di immigrazione, e in particolare per ciò che riguarda la dignità dei migranti che richiedono asilo, negli ultimi giorni alcuni esponenti politici italiani hanno duramente contestato alcune affermazioni rilasciate ai media vaticani dall’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. Da parte sua, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha affermato oggi in un’intervista di aver vissuto “da cattolico” questa situazione “con qualche dispiacere a qualche imbarazzo”. Tuttavia, ha aggiunto, l'Italia - “e lo dimostreremo coi fatti - è il Paese che ha salvato il maggior numero di vite in mare, operando coi fatti nel senso proprio voluto dal Vaticano”. Lo stesso mons. Vegliò è intervenuto nella vicenda con una nuova precisazione, che Alessandro De Carolis riferisce nel dettaglio:
"In seguito alla mia dichiarazione alla Radio Vaticana di sabato 22 corrente, pubblicata su L’Osservatore Romano del 23 agosto, circa la morte di numerosi migranti nel Mediterraneo, il Ministro Roberto Calderoli, secondo l’Agenzia A.G.I., avrebbe detto: 'Le parole sugli immigrati pronunciate da monsignor Vegliò non sono quelle del Vaticano e della CEI da cui, anzi, spesso, lo stesso Vegliò è stato poi contraddetto'.
"Al riguardo - afferma mons. Vegliò - con tutto il rispetto possibile e per amore di verità, vorrei asserire che: come Capo Dicastero ho il grande onore di fare dichiarazioni a nome della Santa Sede, mai sono stato contraddetto dalla Santa Sede, mai sono stato contraddetto dalla Conferenza Episcopale Italiana. Forse - osserva il presule - il Signor Ministro aveva in mente altre situazioni o si riferiva a qualcun altro".
"È poi inaccettabile e offensivo - continua il capo dicastero vaticano - quanto viene riportato più avanti nella dichiarazione del Ministro, quasi che io sia responsabile della morte di tanti poveri esseri umani, inghiottiti dalle acque del Mediterraneo. La mia dichiarazione - conclude mons. Vegliò - partiva solo da un fatto concreto, tragico: la morte di tante persone, senza accuse, ma chiamando tutti alla propria responsabilità".
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ La tutela dell'ambiente fa parte dello sviluppo umano integrale: all'udienza generale il Papa chiede alla comunità internazionale e ai governi un'azione congiunta per contrastare inquinamento, fame e miseria.
In rilievo, nell'informazione internazionale, le presidenziali afghane: secondo i primi risultati parziali, testa a testa fra Karzai e Abdullah.
In cultura, la lettera apostolica di Giovanni Paolo II (27 agosto 1989) in occasione del cinquantesimo anniversario dell'inizio della seconda guerra mondiale.
Un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo "La questione demografica al centro di un romanzo dimenticato": nel 1899 Emile Zola pubblicava "Fecondite".
Così diversi, così amici: Antonio Paolucci sul sodalizio tra Carlo Pietrangeli e Federico Zeri.
E’ morto il senatore Ted Kennedy, ultimo protagonista della famiglia simbolo della politica americana. Il commento dello storico Giuseppe Mammarella
◊ L’America è in lutto per la scomparsa del senatore democratico Ted Kennedy, morto la notte scorsa a 77 anni in Massachusetts, dopo una lunga lotta contro un tumore al cervello. “Ho il cuore infranto”, ha affermato Barack Obama, mentre l’ex presidente George W. Bush ha definito Ted Kennedy “una figura di grande profilo”. Cattolico, eletto al Senato nel 1962, il suo nome è inscindibilmente legato a quello dei fratelli, John e Robert. Nonostante la malattia, Ted Kennedy, soprannominato “il leone democratico”, si era impegnato senza risparmio di energie per l’elezione di Obama. Proprio il neopresidente americano - in occasione della visita in Vaticano lo scorso 10 luglio - aveva consegnato al Papa una lettera del senatore. Per un commento sulla figura di Ted Kennedy, Alessandro Gisotti ha intervistato l’americanista Giuseppe Mammarella, professore emerito di Relazioni Internazionali alla Stanford University:
R. - E’ stato uno dei più vecchi senatori, quelli che hanno servito più a lungo e che hanno, fra l’altro, prodotto una quantità incredibile di progetti di legge. E' un uomo che certamente ha dominato la vita politica di una parte del suo partito: lui era considerato uno dei più “liberal” e “liberal” nel linguaggio americano significa molto progressista, molto a sinistra, aveva questa immagine. Ma aveva anche un’altra funzione, cioè quella di guidare la famiglia Kennedy: era il patriarca dopo la morte dei due fratelli John Kennedy, assassinato a Dallas, e Robert Kennedy, assassinato nel 1968 a Los Angeles quando correva per la nomination democratica. Ted era rimasto, in fondo, il rappresentante di questa grande famiglia che ha continuato e probabilmente continuerà, entro certi limiti, a dare i suoi contributi alla vita politica americana.
D. - Quale, secondo lei, è stato il suo successo più significativo?
R. - Tutto un lavoro che ha condotto attraverso gli anni e che ha portato all’approvazione di tutta una serie di leggi sui temi dell’immigrazione, per esempio, sulla salute, sui diritti civili… Non si è trattato, in altre parole, di successi isolati. Anche perché poi fino agli anni Novanta, l’uomo è stato al centro di una serie di giudizi non sempre molto favorevoli per la sua vita un po’ scapigliata…
D. - Quanto influisce ancora oggi il "mito" kennediano sulla politica americana, specie tra i democratici?
R. - E’ ancora così forte che Obama fa riferimento al mito Kennedy, alla famiglia Kennedy, all’esempio dei Kennedy costantemente. Il presidente Obama sta passando la sua vacanza di una settimana al Martha’s Vineyard, questa famosa isola, che era il luogo “preferito” per le vacanze dei Kennedy… Insomma, i riferimenti alla famiglia Kennedy e all’esempio di John e di Robert sono obbligatori per ogni candidato democratico. Anche Clinton faceva riferimento frequente a Kennedy e cercava di porsi come un erede di Kennedy, e così pure Obama. Quindi, in questo senso il mito è ancora forte. Però, Edward Kennedy forse è l’ultima espressione di questo mito.
D. - Il senatore Kennedy era presidente del Comitato per la sanità al Senato. Obama perde un alleato fondamentale, forse, nel suo tentativo di riformare il sistema sanitario americano?
R. - Certo, era un alleato importante e certamente il contributo che Kennedy avrebbe potuto dare al dibattito sarebbe stato un contributo importante, grazie anche a questa sua autorevolezza e grazie anche alla sua competenza, perché lui si è sempre occupato di questi problemi e buona parte dei progetti di legge che lui ha presentato erano su questa tematica. Ted Kennedy ha cercato, prima di morire, di trovare già un suo sostituto nel seggio senatoriale: ma, ripeto, questo è assolutamente fuori dalle regole, fuori dalla consuetudine, perché ci potesse essere un voto in più a favore del progetto Obama.
A Rimini l'intervento del presidente di Cl don Julian Carròn dedicato a San Paolo, "fariseo sconvolto dall'amore di Cristo"
◊ Don Juliàn Carròn, successore di don Giussani alla guida di Comunione e Liberazione, ha parlato ieri della figura dell'Apostolo Paolo davanti a 20 mila persone riunite alla Fiera di Rimini per il 30.mo Meeting per l'amicizia fra i popoli. L’incontro, dal titolo “Avvenimento e ragione in San Paolo”, è inserito in una serie di iniziative del Meeting di Comunione e Liberazione sulla conclusione dell’Anno paolino. Paolo, ha detto don Carròn, era un “circonciso, ebreo, fariseo, fedele alle leggi”, prima che la rivelazione di Gesù sulla via di Damasco "gli sconvolgesse la vita”. Da Rimini, il servizio del nostro inviato, Luca Collodi:
Nel trentennale del Meeting sulla conoscenza, “difficilmente avremmo potuto trovare un testimone migliore di Paolo”. Grazie alla rivelazione di Gesù Cristo passò da persecutore ad apostolo. “San Paolo - ha spiegato Carron - ha accettato di sottomettere la sua ragione alla conoscenza della realtà, così come si era resa chiara nell’esperienza sulla via di Damasco”. Una conoscenza imprevista che ha obbligato Paolo a cambiare il suo modo di vivere ed a testimoniare Cristo a chi non lo aveva incontrato. “Come con i Galati, che appena battezzati, si trovarono indecisi su quale vangelo seguire per la loro salvezza”, Paolo si appella alla loro esperienza e mette davanti ai loro occhi i prodigi che lo Spirito aveva operato in loro:
"Il caso dei Galati dimostra chiaramente che l’annuncio cristiano non viene accettato in modo acritico. Se Paolo si appella all’esperienza dei Galati è precisamente perché non pretende una resa incondizionata al Vangelo - che sarebbe assolutamente indegna della loro natura razionale di uomini - ma li invita semplicemente a sottomettere la loro ragione all’esperienza vissuta, di modo che non si erga a criterio di giudizio avulso di questa, rendendo così vana, inutile, la storia che hanno vissuto e diventando così irrimediabilmente stolti".
Nell’incontro riminese, seguito in un attento silenzio per oltre un’ora da oltre 20 mila giovani, don Carron si è però chiesto come sia possibile raggiungere una ragionevole certezza sulla verità cristiana. Basta non sottrarsi all’avvenimento della rivelazione di Cristo nella nostra vita, ha risposto,“contrapponendo la ragione alla conoscenza”:
"Avvenimento cristiano e ragione non si contrappongono nella conoscenza. Al contrario, l’avvenimento cristiano libera la ragione dai limiti cui normalmente si conferma seguendo le usanze della propria cultura e tradizione. La restituisce al suo dinamismo più specifico, ossia all’aprirsi liberamente alla comprensione della totalità della realtà, e nella sua novità radicale, come presenza di Dio tra gli uomini, la porta gratuitamente più in là di dove arriverebbe con le sue proprie forze".
Al 30.mo Meeting di Rimini si è parlato anche di dialogo con il mondo musulmano. Il nostro inviato, Luca Collodi, ha intervistato Asfa Mahmoud, presidente della Casa della Cultura islamica di Milano:
R. - La parola “islam” vuol dire sottomissione a Dio e quindi è una parola di pace, un messaggio di pacifica convivenza. L’islam non è una religione che va contro le altre religioni.
D. - Il dialogo tra l’islam e le altre religioni è possibile?
R. - Certo. L’islam è una religione aperta. C’è un versetto ben chiaro nel nostro Corano che parla appunto di cristiani ed ebrei: “Dialogate con la gente del libro con gentilezza”. “La gente del libro” è una forma di rispetto, perché nel Corano vuol dire cristiani ed ebrei insieme.
D. - Esiste un islam moderato?
R. - C’è un islam e ci sono gli estremisti. La caratteristica fondamentale nell’islam è l’equilibrio, l’essere moderato, flessibile e aperto agli altri. E’ questo il messaggio. Purtroppo, però, in tutte le religioni troviamo questo fenomeno d’estremismo.
D. - Da dove nasce l’estremismo islamico?
R. - L’estremismo islamico nasce prima di tutto dall’ignoranza e poi anche da certe politiche ingiuste. Ad esempio, quando una persona non conosce un versetto del Corano e lo interpreta male, vuole strumentalizzare questo versetto per rafforzare le sue idee estremistiche. Il mondo musulmano vive purtroppo dei momenti di dittatura, d’ingiustizia, di povertà, di alcune politiche estere.
D. - La preghiera islamica può avere anche una valenza politica?
R. - No. La preghiera islamica è una preghiera di pace, un dialogo tra la persona ed il suo Creatore. La nostra preghiera è quindi un invito a parlare con Dio, a chiedergli perdono e a lodarlo. Non vedo in questo un significato politico. Il discorso può magari essere politico, ma la preghiera in sé non ha a che fare con la politica: è un dialogo - ripeto - tra la persona ed il suo Creatore.
D. - C’è il rischio di un’infiltrazione integralista in Europa?
R. - Il rischio c’è sempre. Secondo me, per combattere qualsiasi tipo di estremismo o qualche gruppo che vuole creare questo tipo di danni, bisogna conoscerla gente, dare spazio a quelle persone che vogliono praticare la propria religione. In questo modo, secondo me, l’estremismo può sparire. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Aperto a Padova il campo estivo dell'Azione Cattolica dedicato ai seminaristi. Interviste a Franco Miano e mons. Sandro Panizzolo
◊ Seminaristi di tutta Italia a Padova a “scuola” di Azione cattolica. Da oggi, fino al 30 agosto prossimo un centinaio i futuri presbiteri, provenienti da tutte le regioni e diocesi d'Italia, parteciperanno al campo estivo proposto dall'Azione cattolica nazionale. L'iniziativa vedrà la partecipazione, tra gli altri, dell'assistente generale di Azione cattolica, mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina. Davide Dionisi ha chiesto al presidente nazionale dell’Aci, Franco Miano, quali sono gli obiettivi principali dell’iniziativa e a mons. Sandro Panizzolo, rettore uscente del seminario Maggiore di Padova e redattore della “Ratio” sui seminari in Italia, come è cambiata negli anni la figura del seminarista:
R. - L’obiettivo fondamentale è quello di far conoscere l’Azione Cattolica, che è associazione radicata nelle Chiese locali e nella parrocchia, a coloro che saranno i futuri sacerdoti per sottolineare, in modo particolare, questo essere insieme nella Chiesa corresponsabili della missione, che è anche il titolo che abbiamo scelto quest’anno per il campo seminaristi. La particolarità, inoltre, è data dal fatto che ogni anno questo avvenimento si svolge in una diocesi diversa, proprio per rimarcare con forza il legame tra l’Associazione e una Chiesa locale concreta, rappresentata anche in modo particolare dal suo presbiterio.
D. - Come si articola la proposta?
R. - La proposta si articola in più livelli. Da un lato, c’è un approfondimento di fondo delle problematiche di ordine teologico e culturale, che fondamentalmente sono legate alla presenza dell’Azione Cattolica nella Chiesa locale, tra ministerialità e annuncio, e della reciprocità tra sacerdoti e laici, che rappresenta un punto di forza della proposta dell’Azione Cattolica, da sottolineare tanto più poi in questo Anno sacerdotale. Quindi, alcuni elementi forti di contenuto, con un confronto sul significato stesso della comunione, della corresponsabilità nella vita della Chiesa.
D. - Mons. Sandro Panizzolo, come è cambiata negli anni la formazione sacerdotale?
R. - L’aggiornamento della formazione sacerdotale risente molto della diversa figura del prete, che viene proposta dal Concilio, dalla Pastores dabo vobis, dalla “Nuova Ratio” italiana. Questi documenti presentano la figura del prete in chiave non più prevalentemente culturale, ma pastorale. E allora, in questa prospettiva, il prete non è più considerato al di fuori o sopra la comunità, ma profondamente inserito in essa, discepolo e pastore allo stesso tempo.
D. - Vogliamo tracciare insieme il profilo del seminarista oggi...
R. - Il seminarista oggi è un autentico credente, inserito pienamente nell’esperienza della sua Chiesa diocesana e poi capace di relazioni ampie, appassionato della Chiesa e proiettato verso le nuove evangelizzazioni.
D. - Iniziative come questa, promossa dall’Azione Cattolica e dal Seminario Maggiore di Padova, in che modo possono contribuire alla crescita del seminarista?
R. - Innanzitutto, gli fanno scoprire la bellezza della collaborazione, della dinamica sinodale, il rispetto nei confronti dei laici, che hanno sensibilità, spiritualità e carismi diversi dai loro. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Dio, la musica e i giovani: il compositore Giovanni Allevi si racconta alla Radio Vaticana
◊ Osannato dal pubblico, soprattutto giovanile, ma spesso bersaglio delle critiche dei colleghi, Giovanni Allevi è un fenomeno che non si può ignorare. Il primo settembre, il quarantenne pianista suonerà all’Arena di Verona con la sua “All Stars Orchestra”, composta da 90 musicisti provenienti da tutto il mondo. Un’occasione per parlare con il compositore marchigiano di musica, del mondo giovanile e del suo rapporto con Dio. L’intervista a Giovanni Allevi è di Alessandro Gisotti:
(musica)
R. - La musica, per me, è un’esigenza viscerale: l’ho definita una strega capricciosa che ha monopolizzato la mia vita, che bussa alla mia testa, viene a trovarmi in ogni momento e mi suggerisce una manciata di note che io, poi, devo raccogliere, sviluppare fino a plasmarle in un pentagramma musicale ed eseguirle, infine, con un pianoforte oppure con un’orchestra. Ma questo è un fatto tecnico. La realtà è che la musica è un modo straordinario, entusiasmante, affascinante per raccontare il nostro tempo.
D. - Dio si può trovare anche tra le note di uno spartito?
R. - Sì, sì. Io non ho avuto difficoltà ad ammetterlo. Ho più volte ribadito che chiunque svolga un qualche tipo di attività artistica e creativa, prima o poi deve fare i conti con un’alterità, con Qualcuno che regge le fila del discorso, con un mistero che ci circonda. Quindi, il passo verso la trascendenza è brevissimo…
D. - Lei suona il pianoforte ma spopola tra i giovani come una pop star: perché?
R. - Perché? Perché i giovani sono meravigliosi! Sono molto più profondi, molto più sensibili, poetici di quanto noi possiamo immaginare. Sono circondato da una nuova generazione di sognatori, di visionari… Anche se ci troviamo in un momento di crisi, sembra vogliano tornare all’essenzialità delle cose, alla gioia di prendere di nuovo in mano il destino della propria esistenza.
D. - Lei definisce la sua musica “classica contemporanea”: non è un’affermazione che offre il destro alle critiche che tante volte ha ricevuto?
R. - Assolutamente sì. Ne sono consapevole e lo sapevo dall’inizio, ma questa è la realtà delle cose. Una definizione può essere considerata una parola vuota, se non ci fosse una vita all’interno di quella mia definizione. E’ tutto il tormento che c’è dietro a queste due parole: il mio lasciare la famiglia, il lavoro, la casa e tutto, a 28 anni, per inseguire il mio sogno e restare ore, fino a notte fonda, davanti ad una partitura per riempirla di note e darle una forma: ecco, è lì che ho capito che cosa significa la musica classica contemporanea. Cioè, è un linguaggio musicale colto - perché utilizza una notazione scritta - e che grazie ad essa riesce ad elaborare delle forme più complesse di quelle che noi siamo abituati ad ascoltare in una canzone pop, cioè una semplice alternanza strofa-ritornello. Grazie alla scrittura, si possono creare delle sinfonie, delle fughe, dei quartetti, dei quintetti, dei mottetti… ecco, queste sono le forme che la tradizione classica ci ha tramandato, forme straordinarie che però noi dobbiamo continuamente aggiornare e riempire di contenuti che prendiamo a prestito dalla realtà che ci circonda, che però è sempre diversa, sempre nuova. Ci sarà sempre una musica nuova, ci sarà sempre una musica contemporanea, e se questa si sviluppa all’interno della tradizione e delle forme della tradizione classica europea, ecco che c’è la musica classica contemporanea. Ma non lo dico solo per me…
D. - Insomma, si può amare allo stesso tempo Mozart e Michael Jackson?
R. - Dunque, Mozart e Michael Jackson sono assolutamente due geni indiscussi, ma appartengono a due generi musicali differenti. Io credo nella specificità del genere, nella purezza del genere. Io credo che esista una musica classica, che tramanda determinate, ben precise forme attraverso la scrittura. Michael Jackson è un elemento di genialità all’interno di una tradizione pop-rock, che è un’altra storia.
D. - Suonare la rende felice?
R. - Sì. Mi fa vivere intensamente. Tutte le emozioni sono accelerate, sono esagerate: l’ansia, la paura, quelle ci sono. Però, quando arriva l’applauso, quando arriva l’abbraccio del pubblico, tutto svanisce ed io mi sento in paradiso.
D. - Cosa consiglierebbe ad un ragazzo che, magari, ascoltando “Joy” o “No concept” abbia voluto mettere le mani sul pianoforte?
R. - Eh, ma ce ne sono tanti che poi mi scrivono e mi dicono: voglio diventare bravo come te. E io rispondo loro: no, tu mi devi superare, mi devi stracciare, devi prendere spunto da quanto mi è accaduto non per fermarti a farmi un complimento: non mi interessa. Ma per vivere lo stesso entusiasmo che ho vissuto io e per fare come me e meglio di me.
(musica)
Vertice Onu sul clima: l'Africa chiederà miliardi di dollari di indennizzo ai Paesi industrializzati
◊ L'Africa, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma in dicembre a Copenaghen, chiederà ai Paesi industrializzati miliardi di dollari di indennizzi. Lo ha previsto un diplomatico sudanese al termine di una riunione svoltasi ad Addis Abeba fra i delegati degli otto Stati che rappresenteranno l'Africa all'appuntamento mondiale dell'Onu in Danimarca sul surriscaldamento globale - dove dovrà essere approvato un nuovo trattato sulle emissioni di gas serra che sostituisca il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012 - e i suoi danni all'ambiente. Le compensazioni richieste, ha previsto Lumumba Di-Aping, rappresentante aggiunto del Sudan presso le Nazioni Unite, potrebbero arrivare fino al 5% del prodotto interno lordo mondiale, circa tre milioni di miliardi di dollari. Una decisione definitiva, ha segnalato ancora il diplomatico sudanese all'agenzia di stampa francese Afp, deve essere presa dai capi di Stato e di Governo africani nel corso di un vertice straordinario indetto per sabato prossimo in Libia. Secondo i più recenti studi, a produrre la maggior parte dell'anidride carbonica accumulata nell'atmosfera (circa il 78%) sono i Paesi industrializzati del nord della Terra, mentre l'Africa è il continente più colpito dalle conseguenze negative dei cambiamenti climatici, dalla desertificazione alla siccità, dalla variazione del periodo delle stagioni delle piogge all'erosione delle coste. Negli anni scorsi, la capacità di negoziazione dei Paesi africani è stata piuttosto limitata, a causa della mancanza di un'unica posizione tra i Governi del continente sull'argomento. "L'Africa - si legge in un documento ufficiale emesso al termine del vertice di Addis Abeba e ripreso dall'Osservatore Romano - è vulnerabile sul piano climatico e il compito di chi si occuperà dei negoziati per il trattato sul clima di Copenaghen deve fare in modo che i nostri interessi vengano tenuti in conto". Da circa un decennio, l'erosione costiera in Egitto è tale che il mare conquista ogni anno un centinaio di metri di terra. Perdurando questa situazione, il delta del Nilo rischia di scomparire, minacciando in modo irreversibile la produzione agricola di tutto il Paese nordafricano. Due anni fa, il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici indicò il delta del Nilo come una delle tre aree del pianeta più vulnerabili all'innalzamento del livello del mare: anche solo l'aumento di un metro del livello delle acque condannerebbe il 20% della regione a essere sommersa. Il delta del Nilo ospita attualmente i due terzi della popolazione egiziana e garantisce oltre il 60% della produzione alimentare a tutto il Paese. E per constatare di persona gli effetti del riscaldamento globale attorno al Polo Nord, secondo alcuni esperti mondiali responsabile dello scioglimento dei ghiacci, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si recherà all'inizio della prossima settimana in missione al circolo polare artico. Un portavoce del Palazzo di Vetro ha precisato che Ban Ki-moon si recherà lunedì in Norvegia, da dove partirà poi - grazie al sostegno del governo di Oslo - per visitare diverse stazioni scientifiche dell'Artico. Prima della Norvegia, il segretario generale delle Nazioni Unite farà tappa giovedì in Austria, per una visita agli uffici dell'Onu a Vienna, che si occupano di lotta al narcotraffico e di non proliferazione nucleare, e per un colloquio - riferisce l'agenzia di stampa Ansa - con il presidente austriaco, Heinz Fischer. Al termine della missione al Polo Nord, il segretario generale delle Nazioni Unite parteciperà alla conferenza dell'Organizzazione mondiale di meteorologia a Ginevra, dove dal 31 agosto al 4 settembre si discuterà di cambiamento climatico. (R.P.)
Pakistan: la polizia denuncia i cristiani vittime delle violenze a Gojra
◊ Da vittime delle persecuzioni ad indagati. È la sorte di un gruppo di cristiani a Gojra, nel Punjab, rimasti vittime il primo agosto scorso di attacchi compiuti da estremisti. I fondamentalisti hanno bruciato case e ucciso otto persone. All’indomani del massacro - ricorda AsiaNews - i cristiani avevano accusato le forze dell’ordine di non essere intervenute per fermare gli assalitori. Nei giorni che hanno preceduto l’attacco, la polizia aveva ricevuto segnalazioni di possibili violenze da parte degli estremisti islamici, ma non ha adottato alcun provvedimento per scongiurare la tragedia. Ma gli agenti di Gojra – riferisce AsiaNews - hanno denunciato 29 cristiani e 100 persone non meglio identificate, per un presunto “coinvolgimento” nelle violenze. Tra le personalità cristiane finite nel mirino degli agenti vi sono anche il vescovo anglicano John Samuel, della Church of Pakistan di Faisalabad e Finyas Paul Randhawa, rappresentante del consiglio cittadino. Gli attivisti per i diritti umani definiscono la decisione delle forze dell’ordine una “vendetta” contro le vittime delle violenze. “Condanniamo in modo netto questa decisione della polizia” denuncia Atif Jamil, direttore di una ong locale: “Costituisce una vendetta degli agenti e dell’amministrazione distrettuale contro le vittime cristiane degli incidenti di Gojra”. L’attivista aggiunge che si tratta di accuse “prive di fondamento”, avanzate con il solo scopo di “coprire le responsabilità della polizia e inficiare il processo contro i colpevoli”. Ribadisce poi che “coinvolgere nella vicenda il vescovo John Samuel, un leader religioso cristiano, è sbagliato perché nessuno dei nostri leader religiosi è implicato nelle violenze”. Atif Jamil denuncia infine il comportamento “ambiguo” del governo, che da un lato “ha iniziato il processo di ricostruzione a Gojra” e dall’altra “minaccia” la comunità cristiana locale, che porta ancora i “traumi” per le violenze subite. (A.L.)
Portogallo: veto presidenziale alle unioni di fatto. Soddisfazione dei vescovi
◊ Il presidente della Repubblica portoghese, Ánibal Cavaco Silva, ha deciso di non promulgare il decreto-legge n. 349/X concernente una modifica della Legge n. 7/2001 sulle unioni di fatto, rimandando tale proposta al Parlamento. Il capo di Stato portoghese – rende noto il Sir - ha dichiarato che “una tendenziale equiparazione tra due entità diverse, quali sono il matrimonio e l’unione di fatto, può convertirsi in una limitazione della libertà di scelta dei cittadini. In mancanza di una chiara definizione del regime giuridico dell’unione di fatto si corre il rischio di trasformare questa realtà sociale in una sorta di para-matrimonio, di proto-matrimonio o di matrimonio di secondo piano”. Per il presidente portoghese, “in mancanza di un dibattito approfondito e maturo su una materia che genera controversie sulla adozione di un modello giuridico che si avvicini o si distingua chiaramente dal matrimonio, non è opportuno procedere a qualunque alterazione legislativa”. In un intervento a Rádio Renascença, mons. Jorge Ortiga, presidente dei vescovi portoghesi, ha espresso soddisfazione per la decisione: “Se si vuole legiferare sulle unioni di fatto, lo si faccia, ma non si può equipararle al matrimonio. Si deve trattare questa problematica con meno precipitazione e con il totale coinvolgimento della società portoghese”. (A.L.)
La Chiesa argentina contro la legalizzazione delle droghe leggere decisa dalla Corte suprema
◊ La Corte suprema argentina ha dichiarato ieri “incostituzionale” qualsiasi “sanzione penale” per i maggiorenni che siano trovati in possesso di una modica quantità di marijuana per uso personale e che, con la loro condotta, non mettano in pericolo altre persone. In altre parole questo vuol dire che in Argentina da ieri è legale possedere modiche quantità di marijuana per uso personale. Nel comunicato la Corte rileva che si è trattato di un verdetto unanime dei giudici aggiungendo che, nel caso del consumo di marijuana, “occorre proteggere la privacy delle persone adulte per quanto riguarda la loro condotta”. Nelle 88 cartelle del dispositivo, nato dopo l’arresto e la condanna nel 2006 di cinque giovani trovati in possesso di alcune sigarette di marijuana, si afferma che non erano punibili proprio perché si trattava di quantitativi per uso individuale. D’altra parte, però, la Corte ha confermato le pene comminate nel medesimo processo alle persone arrestate perché scoperte mentre vendevano la marijuana. Il verdetto afferma testualmente: “Le azioni private di uomini che in nessun modo offendono l’ordine e la morale pubblica e non arrecano danni a terzi sono giudicabili solo da Dio e dunque esulano dalle autorità dei magistrati”. La Chiesa cattolica, come aveva fatto in diverse occasioni in questi ultimi due anni, ha ribadito ieri il proprio “no” alla sentenza. Mons. Jorge Lozano, responsabile della Commissione episcopale per la pastorale sulla tossicodipendenza, ha ricordato che “purtroppo si procede nel senso contrario a quello più volte auspicato, ovvero a fare di tutto per allontanare i giovani da qualsiasi droga”. La Chiesa ha sempre sostenuto che “l’accesso e il consumo di qualsiasi tipo di droga va ostacolato e mai facilitato. Questo verdetto può essere letto come un ‘si’ a tutto”. Alla vigilia della decisione della Corte suprema, mons. Lozano aveva anche ricordato che “il tossicodipendente va ritenuto e trattato per quello che è: una persona malata che va assistito e curato per quella sua condizione”. Da parte sua, padre Jorge Oesterheld, portavoce dell’episcopato argentino, pochi giorni fa, alla fine dell'Assemblea episcopale straordinaria aveva affermato: “I vescovi sono contrari a qualsiasi tipo di depenalizzazione, ma ciò non vuol dire che il tossicodipendente vada criminalizzato: è invece una vittima. Il narcotraffico è un crimine”. (A cura di Luis Badilla)
Il cardinale filippino Rosales: la crisi globale è frutto di avidità per il profitto
◊ “Se gli istituti della finanza mondiale, i centri d'affari e le banche avessero avuto come priorità il bene comune delle persone, la crisi globale sarebbe stata evitata. Essi esistono non per ottenere un profitto ma per servire le persone. Il profitto è solo un sottoprodotto dell’economia”. È quanto afferma ad AsiaNews il cardinale Gaudenzio Rosales, arcivescovo di Manila. Egli aggiunge che “l’eccessiva avidità acceca l’uomo allontanandolo dalla retta via”. La crisi, iniziata nell’autunno del 2008, sta colpendo, oltre all’Occidente anche i paesi in via di sviluppo come le Filippine. Al crollo dell’economia nazionale, si aggiunge la grave situazione dei 10 milioni di lavoratori filippini all’estero. Nel solo 2009 più 200mila di loro hanno perso il lavoro e molti di essi sono stati costretti al rimpatrio. Ciò ha causato l’impoverimento delle famiglie dipendenti dal reddito estero. Sulla linea di quanto Benedetto XVI dice nell’enciclica “Caritas in veritate”, il cardinale Rosales sostiene che “è necessario ridisegnare il quadro economico per il futuro e lavorare con forza per evitare una nuova crisi economica. Egli definisce l’enciclica “un opportuno strumento per focalizzare l’attenzione su uno sviluppo integrale dell’uomo invece che su uno sviluppo incentrato sull’avidità e sul profitto”. Per il porporato l’unica soluzione alla crisi è un ritorno dei valori cristiani all’interno della società e dell’economia, per la creazione di un mondo in cui dominino carità e amore. Egli conclude infatti affermando che “la carità è sempre opportuna. Ci sarà forse un tempo, un luogo, una circostanza in cui la carità non sarà più necessaria? Alcune persone pensano che in un futuro, quando gli ideali della comunità e della società saranno costruiti sulla pace e sulla giustizia, un futuro dove ci sarà abbastanza per ciascuno, non ci sarà più bisogno della carità. La Chiesa diversamente crede che non ci saranno mai situazioni in cui la carità di ogni cristiano non sarà necessaria, perché oltre alla giustizia l’uomo ha bisogno e avrà sempre bisogno dell’amore”. (R.P.)
Vietnam: 200 parrocchie al Corso di pastorale sociale della diocesi di Xuan Loc
◊ Un corso di formazione di base per discutere di problemi sociali ed elaborare proposte o attività – rivolte in particolare ai giovani – in linea con “lo spirito e la carità cristiana”. È l’iniziativa organizzata dal 17 al 20 agosto scorso dal Comitato per le attività sociali e caritative della diocesi di Xuan Loc, nella provincia di Dong Nai (nel sud-est del Vietnam). Perché le sfide della modernità “non possono essere risolte solo con il denaro”, ma vanno affrontate con la “ricchezza” che deriva dalla fede. Il progetto è stato proposto e sviluppato da padre Nguyen Van Uy, responsabile della Caritas diocesana, e ha coinvolto sacerdoti e laici di tutte le parrocchie. Padre Tran Cong Hien, della parrocchia di Binh Hai, spiega ad AsiaNews che “accanto alla conoscenza, dobbiamo sviluppare nuove qualità necessarie per confrontarci con le questioni sociali, nel contesto odierno della Chiesa cattolica in Vietnam”. Egli aggiunge che, a dispetto della povertà diffusa e delle scarse risorse economiche, la diocesi “grazie all’amore di Cristo e allo Spirito Santo cerca di superare le difficoltà e le sfide”. Padre Joseph guida il centro vocazionale Peace School, impegnato nell’opera di assistenza ai bambini poveri della provincia. Il sacerdote spiega le finalità dell’istituto, che intende formare giovani in grado di trovare lavoro “nelle fabbriche, negli ospedali, nei negozi e nelle scuole”. Egli aggiunge però che non bastano “conoscenza e l’istruzione”, ma è altrettanto necessaria la “ricchezza dello spirito cristiano, che aiuta gli studenti ad acquisire atteggiamenti e comportamenti corretti per vivere nella società”. La diocesi di Xuan Loc vanta più di 200 chiese e parrocchie; i sacerdoti sono 266 e i religiosi 1830. I fedeli sono più di 600mila, oltre un terzo del totale della popolazione. Il Comitato per le attività sociali e caritative diocesano ha investito circa quattro milioni di euro per attività sociali e benefiche, tra cui la costruzione di strade nelle aree rurali, la rieducazione di giovani tossicodipendenti, la cura dei disabili, degli orfani, degli studenti e dei malati di Aids. (R.P.)
Intervento del cardinale Tettamanzi al Convegno “Babele, Bibbia e Corano”
◊ Le relazioni tra “Babele, Bibbia e Corano” sono state al centro dell’incontro organizzato dall’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani tenutosi lunedì scorso nella sede della Biblioteca Ambrosiana a Milano. Al convegno è intervenuto l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi. Il porporato ha affermato che “il nostro tempo ha bisogno di solide basi di dialogo e di confronti tra esperienze e culture assai diverse tra loro”. Culture che “vengono a contatto, sovente in modo brusco, a causa del movimento migratorio non sempre ordinato e in continua crescita”. “La travagliata temperie economica – ha spiegato il cardinale Dionigi Tettamanzi – crea seri problemi anche di semplice sopravvivenza”. “La crisi dei valori – ha aggiunto – rischia di mettere in secondo piano la dimensione spirituale dell’uomo”. L’emergenza educativa, avvertita da tutti, impone inoltre “strategie e interventi di riequilibrio in un mondo giovanile fragile ed esposto a gravi rischi”. In questa società è quindi sempre più importante, secondo il porporato, il ruolo delle religioni: “Con il loro richiamo ai valori spirituali – ha sottolineato il porporato le cui parole sono state riprese dall'Osservatore Romano – le religioni vengono in soccorso all’uomo facilmente oppresso dalle tribolazioni facendogli scoprire la sua vera dimensione, mostrandogli ragioni di speranza, incoraggiandolo a cercare e praticare il bene proprio e della comunità”. Per combattere l’analfabetismo religioso, il libro può costituire uno strumento, un veicolo prezioso: “Le biblioteche religiose – ha detto – hanno salvato dalla distruzione i documenti fondamentali della cultura e della tradizione”. A tutti i bibliotecari il cardinale Dionigi Tettamanzi ha rivolto infine l’invito “a favorire comuni strategie educative per la formazione”. (A.L.)
Restaurata la sinagoga di Beirut, uno dei tempi ebraici più importanti del Medio Oriente
◊ In Libano è stata restaurata la sinagoga di Beirut, tra i tempi ebraici più importanti del Medio Oriente. La stella di David riemerge adesso dalle rovine grazie ai lavori di restauro, simbolico preludio alla fine della difficile situazione in cui, da decenni, si trovano gli ebrei libanesi. Il restauro della sinagoga – spiega Isac Arazi, presidente della comunità ebraica locale – è solo uno degli obiettivi di un progetto che prevede anche il recupero dei cimiteri ebraici di Beirut e di Sidone e l’apertura, a breve, di un ufficio di comunicazione e per i registri civili”. Il progetto – aggiunge – ha un valore complessivo di circa un milione e 200 mila dollari; finora sono stati raccolti 150 mila dollari, arrivati in gran parte dall’estero”. La sinagoga Maghen Abaham – ricorda l’Osservatore Romano – risale al 1926 e per mezzo secolo, fino allo scoppio della guerra civile (1975-1990), è stata una delle sedici sinagoghe del Libano. Semidistrutta dalle battaglie, più volte saccheggiata e usata come rifugio dalle milizie, l’edificio a tre navate ha conservato le sue mura, dipinte all’interno con un turchese ormai sbiadito. (A.L.)
Il “Premio Internazionale Lupo di Gubbio per la riconciliazione” ad un'Associazione israelo-palestinese
◊ Sarà l’associazione israelo-palestinese "The parents circle" a ricevere a Gubbio il 29 agosto prossimo, l’edizione 2009 del “Premio Internazionale Lupo di Gubbio per la riconciliazione”. Il Premio, che negli anni precedenti è stato consegnato a Edhi Abdul Sattar (operatore sociale pakistano) e Djivan Gasparyan (musicista armeno che con il suo Duduk ha portato messaggi di pace e speranza in tutto il mondo), viene conferito ad un personaggio o associazione che si sia distinto per aver impegnato la propria vita alla ricerca del superamento delle distanze. "The parents circle" - riferisce l'agenzia Sir - è un gruppo di genitori israeliani e palestinesi che hanno perso i loro figli nella guerra fra i due popoli e che ora sostengono la pace e la riconciliazione. Hanno deciso di trasformare il loro lutto in promozione della pace, auspicando un accordo tra i due governi e che si possano sanare le ferite dei due popoli. Prima di ricevere il premio, l’associazione porterà la sua testimonianza in una due giorni di cammino, che prenderà il via domani, sul Sentiero francescano della pace che porta da Assisi a Gubbio. Qui l’associazione riceverà il premio nel corso della serata “Life in piazza grande” cui prenderanno parte anche il Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo, il compositore, Premio Oscar, Nicola Piovani, l’attore Gigi Proietti e lo scrittore Erri De Luca. (R.P.)
Stati Uniti, troppi fedeli per il Ramadan: si prega anche in una sinagoga
◊ Negli Stati Uniti la crescita costante della popolazione musulmana si scontra con la mancanza di luoghi di culto. Per questo, sale da ballo, ma anche sinagoghe, nel mese del Ramadan vengono trasformate in moschee. “Come accade ai cristiani per la Pasqua o il Natale e agli ebrei per la festa di Hannuka – spiega al quotidiano ‘Washington Post’ l’imam Johari albul Malik– noi abbiamo i cosiddetti musulmani di Ramadan”. Si tratta di “credenti generalmente non praticanti che affollano le moschee solo in questo periodo dell’anno”. “Non so se il profeta Isaia – ha affermato il rabbino Robert Nosanchuk - avrebbe mai immaginato nella nostra sinagoga i fedeli islamici in preghiera per il Ramadan”. La comunità ebraica – rende noto la Misna - fornisce ai musulmani una sala di preghiera nella sinagoga di Reston, nel nord Virginia. Quando sono troppi, i fedeli islamici pregano nel giardino sul retro del tempio ebraico. “Diciamo le nostre preghiere – ha spiegato Rizwan Jaka, della moschea di All Dulles – e poche ore dopo i fedeli della comunità ebraica si incontrano qui, nello stesso posto, per celebrare lo Sabbath”. “Siamo molto grati per lo spazio che ci concedono”. (A.L.)
Missione ed ecumenismo non sono inconciliabili: lo afferma un documento di cristiani di varie confessioni
◊ Esponenti cristiani delle varie confessioni hanno pubblicato un documento dedicato al tema “missione e unità”. Si tratta dei materiali redatti dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese in occasione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani e per il resto del 2010. Il documento, pubblicato di recente, è dedicato al tema "Missione e unità", ispirandosi alla frase del Vangelo di Luca (24, 48) "Di questo voi siete testimoni". Come si spiega nell’introduzione, “non tutti associano la missione e la preoccupazione per l’unità dei cristiani”. In alcune regioni del mondo, infatti, uno dei problemi più seri che ha dovuto affrontare il dialogo ecumenico negli ultimi decenni è legato proprio all’arrivo di missionari di varie confessioni cristiane, visti a volte come una forma di “concorrenza”. “Senza negare la rivalità tra missionari inviati da Chiese diverse – si legge nel testo – il documento riconosce che “quanti sono stati in prima fila nella missione sono stati forse i primi a prendere coscienza della tragedia che rappresentava la divisione dei cristiani”. “Se in Europa – si sottolinea ancora nel documento ripreso dall’agenzia Zenit – erano abituali le separazioni ecclesiali, lo scandalo della mancanza di unione appariva in modo ovvio ai missionari incaricati di annunciare il Vangelo a popolazioni che non conoscevano nulla di Cristo”. Il modo migliore di promuovere l’unità dei cristiani – si conclude nel testo – consiste quindi nell’annunciare Cristo: “Il Vangelo non è un lusso nella nostra umanità ferita dalle divisioni; il Vangelo non può essere annunciato da voci discordanti”. (A.L.)
Australia: a Canberra convegno sul ruolo della donna nella Chiesa
◊ “Donne: ritrovate, celebrate e affermate”: è questo il tema della conferenza, che si apre domani, a Canberra, capitale dell’Australia, promossa dal Consiglio per le donne cattoliche australiane, in occasione del X anniversario di “Uomini e Donne: Uniti in Gesù Cristo”, una ricerca del 1999 voluta dai vescovi australiani che delineava ruoli e aspettative delle donne all’interno della Chiesa locale. In programma fino al 28 agosto oltre ad incontri e tavole rotonde, anche una mostra fotografica che ripercorre il contributo delle donne nella storia della chiesa cattolica australiana e raccoglie volti delle fedeli di tutte le diocesi del continente. “L’Australia è ricca di donne con tanti talenti, che cercano di trovare una collocazione nella vita della Chiesa - dichiara al Sir Kimberly Davis, membro dell’organizzazione - la conferenza e la mostra vogliono essere un piccolo esempio di conoscenza ed esperienza messa a disposizione al mondo ecclesiastico in Australia”. La due giorni di lavoro sarà un momento per riflettere sull’attuale ruolo della donna all’interno della chiesa australiana e capire i passi effettuati dalla fine degli anni ‘90 ad oggi. All’epoca il rapporto “Uomini e Donne: Uniti in Gesù Cristo” sottolineò la necessità di promuovere occasioni di partecipazione attiva delle donne nella guida della Chiesa, sia a livello amministrativo che organizzativo. (R.P.)
Le Missionarie della Carità per i 100 anni della nascita di Madre Teresa
◊ Il 26 agosto del 1910 nasceva Madre Teresa di Calcutta. Ad un anno dai festeggiamenti per il centenario, la Superiora generale dell’ordine delle Missionarie della Carità, suor Mary Prema, in un messaggio invita tutti a “preparare il più bel regalo per la Madre”. “Madre Teresa – si legge nel documento ripreso da AsiaNews - ha compiuto piccole cose con grande amore. Ha riconosciuto e amato la dignità di un figlio di Dio in ogni persona”. “Quando sperimentiamo l’amore di Dio per noi e le cure amorevoli degli altri – scrive suor Mary Prema - comprendiamo che siamo unici e speciali. Siamo amati. E desideriamo condividere questo amore con gli altri”. “Dimostriamo il nostro amore offrendo un sorriso, tendendo le mani per aiutare, prestando attenzione, dicendo una parola gentile, usando parole di incoraggiamento. Il compito di ogni essere umano è di ricevere amore e dare amore agli altri”. “Madre Teresa – si legge ancora nel documento - ha aperto il suo cuore all’amore verso tutti. È lei che continua ad invitare tutti noi ad aprire i nostri occhi per scorgere la dignità di figlio di Dio nel povero, e a portare pace e gioia [ai bisognosi] attraverso il nostro umile servizio. Può esserci nella mia famiglia qualcuno che si sente solo, non amato, bisognoso di essere accolto, perdonato o di ricevere una parola gentile”. “Che il messaggio di Madre Teresa dell’amore che Dio offre a ogni uomo, donna e bambino – conclude suor Mary Prema - possa renderci consapevoli che Dio ci ha creati per cose grandi, per amare ed essere amati”. (A.L.)
Dal 3 al 5 settembre a Roma l’XI Simposio intercristiano su Sant'Agostino
◊ Si terrà a Roma dal 3 al 5 settembre l’XI Simposio inter-cristiano, incentrato quest’anno sul tema “Sant’Agostino nella tradizione occidentale e orientale”. A programmare l’evento - secondo quanto riporta il Sir - l’Istituto francescano di spiritualità della Pontificia Università Antonianum e la Facoltà di Teologia dell’Università Aristoteles di Salonicco in Grecia. I cattolici e gli ortodossi avranno così l’ occasione di incontrarsi nuovamente in un clima di reciproca conoscenza e di aperto dialogo, nel rispetto delle proprie culture e nella piena volontà di aumentare una più stretta collaborazione e comunione tra i cristiani, che sono poi i principi fondanti lo spirito ecumenico. Secondo gli organizzatori, “ la scelta dell’argomento risponde all’esigenza di rendere meno problematica alla teologia ortodossa, la conoscenza del pensiero agostiniano”. (G.C.)
Settimana liturgica nazionale: la riconciliazione e il perdono pilastri per costruire una società più giusta
◊ La Chiesa non può mai rinunciare alla sua lotta al peccato, anche se viviamo in un tempo in cui il senso della colpa è poco avvertito e la cultura dominante spinge in un’altra direzione. Dalla Settimana liturgica nazionale, in corso a Barletta, giunge un messaggio forte in ordine al sacramento della confessione: la crisi c’è, ma non è irreversibile. Come hanno affermato tutti i relatori susseguitisi sul palco del Paladisfida Mario Borgia, che ospita i lavori, più verrà proclamato il messaggio della misericordia di Dio, maggiore sarà la possibilità di evangelizzare anche la società contemporanea. Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, ha riletto la situazione odierna alla luce della parabola del Figliol prodigo: "L’Occidente - ha detto - ha nostalgia di tornare a casa, anche se non ha ancora imboccato la via del ritorno". Per mons. Carlo Ghidelli, arcivescovo di Lanciano-Ortona, la riconciliazione e il perdono sono importanti anche per costruire una società più giusta e per favorire la salvaguardia del Creato. E a tal proposito, mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo de L’Aquila, che ieri pomeriggio ha celebrato la Messa con i partecipanti alla Settimana nella bellissima cattedrale di Trani, ha sottolineato l’intima connessione tra il messaggio della Perdonanza celestiniana e il tema di questo incontro, che, senza il terremoto, si sarebbe dovuto tenere nella città abruzzese. I lavori sono proseguiti anche oggi tra interventi e celebrazioni, perché tra rito e vita non ci sia distacco, ma reciproca influenza, è stato sottolineato. (A cura di Mimmo Muolo)
Loreto: dal 1° settembre l'Agorà dei giovani del Mediterraneo
◊ Si svolgerà, dal 1 all’8 settembre, presso il centro Giovanni Paolo II di Loreto (An) l’Agorà dei giovani del Mediterraneo, organizzata anche dal Servizio nazionale di pastorale giovanile (Snpg) e dal Movimento giovanile missionario. Tema scelto per questa ottava edizione è “Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio, perché Dio darà loro il suo regno”. “L’iniziativa – fa sapere il Snpg - non rappresenta soltanto un momento di confronto, scambio e conoscenza tra giovani; ciascun partecipante rappresenta, infatti, la Chiesa locale che lo invia e, soprattutto, lo attende al termine dell’Agorà per valorizzare insieme i frutti dell’esperienza vissuta. In particolare la comunità diocesana è chiamata ad allargare gli orizzonti dell’azione pastorale attraverso gesti concreti di conoscenza, testimonianza, solidarietà e scambio tra nazioni. L’Agorà del Mediterraneo - riferisce l'agenzia Sir - è un’opportunità per stimolare i giovani e le comunità italiane a far nascere iniziative di cooperazione anche lì dove ancora non esistono”. L’incontro è particolarmente adatto a giovani che abbiano fatto un anno di studio all’estero, abbiano fatto o stiano per fare l’Erasmus o il progetto Leonardo, abbiano vissuto una o più esperienze in terra di missione, abbiano maturato una o più esperienze lavorative all’estero. (R.P.)
Ad Udine la 27.ma edizione del "Pellegrinaggio dei tre popoli"
◊ Spetta quest'anno all'arcidiocesi di Udine ospitare il "Pellegrinaggio dei tre popoli", in programma sabato 29 agosto. L'iniziativa, giunta alla 27.ma edizione, coinvolge i fedeli delle diocesi italiane di Udine e di Gorizia, quelle slovene di Ljubljana, di Maribor e di Koper, e quelle austriache di Gurk e di Graz-Seckau. Il tema scelto è "Maria, causa della nostra gioia". Come spiega l'arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, nel messaggio rivolto per l'occasione ai sacerdoti e ai fedeli friulani, "imiteremo l'atteggiamento della Vergine Maria che ha lasciato Nazareth, con passo agile, per andare verso la cugina Elisabetta. La strada era lunga, numerose le asperità e le paure da superare, ma al termine del cammino avvenne l'incontro, ci fu l'abbraccio delle madri e sgorgò il canto di esultanza, il Magnificat". Lo stesso cammino che - ha detto mons. Brollo - "desidero proporre a tutti voi: guarderemo a Maria, la donna credente e capace di vivere il senso della festa; ella, infatti, non si lascia rinchiudere nel vortice delle preoccupazioni, ma si abbandona al canto festoso delle opere di Dio". Il programma prevede l'arrivo dei pellegrini davanti al santuario della Madonna delle Grazie dove, alle ore 11, comincerà la messa presieduta dall'arcivescovo di Udine e concelebrata, fra gli altri, dall'arcivescovo di Ljubljana, Alojzij Uran, dal vescovo di Gurk, mons. Alois Schwarz, e dal vescovo di Koper, mons. Metod Pirih, la cui diocesi confina con quella di Udine, comprendendo tutta la valle dell'Isonzo slovena. "Come di consueto - informa un comunicato - è prevista la partecipazione di altri presuli di diocesi un tempo suffraganee di Aquileia". "Esprimeremo - ha detto ancora mons. Brollo - la varietà delle nostre culture, testimonieremo la vitalità della nostra fede, fondata sulle comuni radici, capace di superare ogni confine e ogni barriera. Sotto lo sguardo amorevole della Madonna delle Grazie, uniti alle Chiese sorelle slovene e austriache, vivremo una nuova assemblea di preghiera, amicizia e fraternità". (R.P.)
Al via a Stresa i Simposi Rosminiani sul tema dell'educazione
◊ Oggi pomeriggio alle ore 16, nella chiesa del Colle Rosmini, prende il via l’annuale settimana di studi e di riflessioni che va sotto il nome di “Simposi Rosminiani”. Circa 200 studiosi d’Italia e del mondo tratteranno quest’anno il tema dell’educazione vista a vasto raggio, nella dizione platonica di “pedagogia dell’umanità”. Noti studiosi dei vari settori analizzeranno lo stato attuale dell’educazione, i nodi da sciogliere, le cause che li hanno provocati, le alternative da scegliere. Ampi dibattiti accompagneranno le relazioni. Al Corso parteciperanno anche circa 50 giovani borsisti italiani e stranieri. L’iniziativa è promossa dal Centro internazionale di Studi Rosminiani di Stresa e dal Progetto Culturale della Conferenza episcopale italiana. Alla fine di questa prima giornata a tutti i partecipanti sarà fatto dono degli Scritti pedagogici di Antonio Rosmini, un volume di quasi 1.000 pagine che raccoglie tutti gli scritti di Rosmini sull’argomento e che è stato ristampato in edizione anastatica grazie al contributo della Fondazione CRT. Il Corso è aperto a tutti ed è utile a quanti sono impegnati nel campo della formazione: genitori, insegnati di ogni ordine e in particolare professori di religione; ma anche studiosi del settore, animatori di centri giovanili e impegnati nelle relazioni pubbliche e nei mass-media. (R.P.)
Fondazione Ente dello Spettacolo: Premio Bresson al regista brasiliano Walter Salles
◊ Sarà assegnato al regista brasiliano Walter Salles il premio “Robert Bresson” che la Fondazione Ente dello spettacolo organizzerà durante la Mostra internazionale d’arte cinematografica a Venezia da 2 al 12 settembre. E’ quanto rende noto la stessa Fondazione, precisando che la consegna del premio avverrà il 4 settembre. Il riconoscimento sarà consegnato a Salles dal presidente della Fondazione, mons. Dario Edoardo Viganò. Alla cerimonia sarà presente anche mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. “Il premio – spiega al Sir mons. Viganò – è attribuito al regista che abbia dato una testimonianza significativa, per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della vita umana”. “I criteri nell’assegnare questo riconoscimento – aggiunge - sono la ricerca di valori umani e spirituali contenuti nell’opera globale del regista. Ciò che il premio intende riconoscere è la densità interpretativa di un’opera che apra a riflessioni intense sull’umano”. Giunto alla decima edizione, il premio “Bresson” viene assegnato ogni anno dalla Fondazione Ente dello spettacolo, dopo aver sentito il parere del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e del Pontificio Consiglio della cultura. Quest’anno viene assegnato a Salles perché “ha dato una testimonianza importante, per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della vita”. Uno dei maggiori successi del regista brasiliano è “Central do Brasil” (1998), che ha vinto 55 premi. Nel 2001, Salles ha prodotto la pellicola di Fernando Meirelles, “City of God”, mentre il più grande successo di critica lo ha ottenuto dirigendo “I diari della motocicletta” (2004), film biografico sul giovane Che Guevara. Nelle passate edizioni, il “Premio Bresson” è stato consegnato tra gli altri a Giuseppe Tornatore, Wim Wenders, Zhang Yuan e Aleksandr Sokurov. (A.L.)
Afghanistan: testa a testa tra Karzai e Abdullah nei primi risultati parziali delle elezioni presidenziali
◊ I risultati delle elezioni presidenziali afghane sono ancora parziali, dopo lo spoglio di circa il 10% delle schede, ma lo scontro politico tra Karzai e Abdullah per aggiudicarsi la guida del Paese è a livelli molto alti, tanto da spingere la Casa Bianca a rivolgere pressanti appelli alla calma e a non esasperare gli animi. Intanto, i talebani negano ogni responsabilità nel massacro di ieri a Kandahar, provocato da un camion bomba esploso in pieno centro. Da Kabul, Barbara Schiavulli:
Testa a testa tra il presidente Karzai - che ha il 40,6 per cento – e Abdullah Abdullah, che ha invece il 38,7 per cento e che segue a soli 10 mila voti. In realtà, la Commissione elettorale – che ha discusso i risultati parziali – ha avvertito che è ancora troppo presto per esultare. Le cifre riguardano solo il 10 per cento dei voti scrutinati nelle zone intorno a Kabul. Zone che sono favorevoli all’ex ministro degli Esteri, il quale promette che non permetterà ai brogli di decidere queste elezioni ed ha comunque invitato la gente alla calma. Secondo fonti diplomatiche, Karzai e Abdullah Abdullah starebbero già trattando per un accordo che vedrebbe il numero due di queste elezioni accettare un posto di primo ministro. Abdullah Abdullah nega, ma la possibilità che il diplomatico Karzai riesca a cavarsela con un'abile intesa non è affatto remota. Intanto non si placa la violenza: ieri sera ha tremato la città meridionale di Kandahar, roccaforte dei talebani. Un kamikaze si è fatto esplodere vicino agli uffici dei servizi segreti uccidendo 40 persone – tutte civili – e ferendone una sessantina. In altre parti del sud sono morti quattro soldati americani per una mina piazzata sulla strada ed un inglese, così come due poliziotti afghani. Tre bambini sono stati invece uccisi da un colpo di mortaio con cui stavano giocando.
Iran processo
L’ex presidente iraniano riformista Khatami sostiene che sono da considerare “non valide” le confessioni fatte da importanti esponenti dell’opposizione che hanno ammesso di avere organizzato una “rivoluzione di velluto” contro la Repubblica islamica. Le parole di Khatami arrivano il giorno seguente l’apertura del processo contro un consistente gruppo di riformisti arrestati dopo i disordini post elettorali dello scorso 12 giugno. Il più grave capo di accusa parla di “attentato alla sicurezza nazionale”, punibile con la pena di morte.
Iraq
Non si ferma la violenza in Iraq. Due civili sono stati uccisi stamani dall'esplosione di un ordigno nella parte Est di Mossul, nel Nord del Paese. Lo riferisce l'agenzia irachena Nina citando fonti di polizia, secondo cui l'ordigno è esploso al passaggio di una pattuglia di polizia. Intanto tutta la comunità sciita del Paese piange la morte di Abdel Aziz al-Hakim, leader degli sciiti iracheni e oppositore del regime di Saddam, da tempo malato di cancro ai polmoni. Aziz al-Hakim si è spento nell'ospedale di Teheran nel quale era ricoverato da sabato scorso.
Medio Oriente
È in corso il tour diplomatico in Europa del premier israeliano, Benjamyn Netanyahu. Il capo del governo si trova oggi a Londra, dove ieri ha incontrato il premier britannico Brown ed oggi vedrà l’inviato americano per il Medio Oriente, Mitchell. Seconda tappa del viaggio, la Germania. Intanto sul fronte palestinese fa rumore la dichiarazione del premier Fayyad: “Costituiremo la Stato palestinese entro il 2011”. Il servizio di Marco Guerra:
Nei colloqui con il premier britannico Brown, Netanyahu ha rifiutato ogni ipotesi di congelamento delle costruzioni nella parte est di Gerusalemme, considerata la capitale indivisibile dello Stato. Rischia, dunque, di ruotare tutta intorno alla Città Santa la disputa tra le parti, dal momento che i palestinesi, a loro volta, considerano la parte orientale della città la capitale naturale del loro futuro Stato. Netanyahu ha precisato che Israele non costruirà nuovi insediamenti ma completerà quelli già esistenti per consentire la crescita naturale delle comunità che vi abitano. E a queste condizioni è scontato che i palestinesi continueranno a rifiutarsi di rientrare nei negoziati di pace. Per questo motivo oggi l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Mitchell, farà di tutto per convincere Israele ad accettare il completo congelamento degli insediamenti in Cisgiordania. Secondo alcune indiscrezioni della stampa inglese, in cambio del blocco delle colonie, Washington, Londra e Parigi sarebbero pronte ad esercitare ulteriori pressioni in ambito Onu per rafforzare le sanzioni contro l'Iran e il suo programma nucleare. Intanto fanno discutere la parole del premier palestinese Fayyad, secondo cui “uno Stato palestinese indipendente è possibile in un paio d'anni”, pronunciate in occasione della presentazione di un piano d'azione dettagliato, che prevede il consolidamento delle forze di sicurezza e la costruzione di alcune infrastrutture strategiche, fra cui un aeroporto nella valle del Giordano.
Somalia
Solo uno dei due agenti dei servizi francesi, sequestrati lo scorso mese a Mogadiscio, è stato liberato. Lo ha precisato in una conferenza stampa il ministro somalo dell'Informazione, smentendo se stesso che poco prima aveva annunciato la liberazione di entrambi i cittadini francesi. Al momento non sono state ancora rese note le circostanze del rilascio. I due agenti di Parigi - in Somalia con il compito di addestrare le forze di sicurezza locali - erano stati rapiti da un commando di ribelli integralisti, che avevano fatto sapere che li avrebbero processati secondo la legge islamica.
Grecia incendi
Ventunmila ettari di foresta in fumo e 150 case distrutte. È il bilancio ancora parziale degli incendi che nei giorni scorsi hanno devastato la regione greca dell'Attica, minacciando la stessa capitale greca Atene. Il governo di centrodestra di Costas Karamanlis ha annunciato un piano per rimboschire l'Attica e si è impegnato contro qualsiasi speculazione edilizia. Tuttavia, l'opposizione chiede il conto all’esecutivo e la stampa predice un imminente rimpasto.
Cecenia
Nel Caucaso russo ormai non passa giorno senza che si registrino nuovi attaccchi dei ribelli separatisti filo islamici. Un ufficiale di polizia è stato ucciso ed un altro è rimasto ferito nella notte in uno scontro a fuoco in Cecenia, nel villaggio montagnoso di Dishne-Vedeno. L’episodio arriva a meno di 24 ore dall’attentato suicida che, sempre in Cecenia, è costato la vita a quattro poliziotti.
Usa economia
Le Borse asiatiche hanno risposto positivamente alla riconferma di Ben Bernanke a capo della Fed, annunciata ieri dal presidente Obama. Influenti anche i segnali di ripresa che arrivano dall’economia americana. Secondo la Casa Bianca, infatti, il Prodotto interno lordo si contrarrà ancora nel 2009, ma tornerà a crescere sia nel 2010 che nel 2011. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 238
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