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Sommario del 24/08/2009
Il cordoglio di Benedetto XVI nel telegramma per la scomparsa dell'ex presidente sudcoreano, Kim Dae-jung
◊ Benedetto XVI “affida l'anima dell'ultimo Presidente” sudcoreano “alla grazia e all'amore dell'onnipotente Dio e su tutto il popolo coreano in lutto per il suo trapasso invoca cordialmente la divina benedizione di pace e forza”. E’ il passaggio principale del telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - con il quale il Papa ha espresso nei giorni scorsi il proprio cordoglio per la morte dell'ex capo di Stato della Corea del Sud, Kim Dae-jung. Il messaggio di condoglianze del Pontefice, indirizzato al popolo sudcoreano e al presidente Lee Myung-bak, è stato reso pubblico venerdì scorso - riferisce l’agenzia Zenit - dalla famiglia del leader scomparso ed ha avuto una vasta eco anche in Cina, dopo essere stato ripreso e diffuso dall’agenzia stampa ufficiale del governo della Repubblica Popolare cinese, la “Xinhua News Agency”.
Kim Dae-jung è morto lo scorso 18 agosto, all'età di 85 anni, in seguito alle “complicazioni” causate da una polmonite. Nel Duemila, aveva meritato il Nobel per la Pace grazie agli sforzi compiuti in favore della riconciliazione tra le due Coree.
La Sala Stampa Vaticana su presunte voci di riforma liturgica: non esistono attualmente proposte istituzionali di modifica dei libri in uso
◊ Il vicedirettore della Sala Stampa Vaticana, padre Ciro Benedettini, è intervenuto questa mattina in merito alle notizie circolate di recente su alcuni siti e organi di stampa circa possibili cambiamenti in campo liturgico. “Al momento - ha affermato padre Benedettini - non esistono proposte istituzionali riguardanti una modifica dei libri liturgici attualmente in uso”.
La Chiesa celebra la festa dell’apostolo Bartolomeo: dall'iniziale pregiudizio alla totale adesione a Cristo
◊ Ricorre oggi la memoria di San Bartolomeo, tra i dodici discepoli scelti da Gesù per farne i suoi inviati. "Un esempio di viva e profonda adesione a Cristo", lo ha ricordato Benedetto XVI in una catechesi dedicata a suo tempo all’apostolo. Il servizio di Roberta Gisotti:
Non accorre alla prima chiamata, Bartolomeo, ma sarà capace di donarsi totalmente alla causa di Cristo. La tradizione lo identifica come Natanaele, che significa“Dio ha dato”, posto nel Vangelo di Giovanni accanto a Filippo, che gli aveva comunicato di aver trovato “Gesù, figlio di Giuseppe, da Nazareth” “colui del quale hanno scritto Mosé nella Legge e i Profeti. E Natanaele aveva risposto contestando con un pregiudizio: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?" Infatti, secondo le attese giudaiche il Messia non poteva provenire da un villaggio tanto oscuro. Ma Filippo insiste: “Vieni e vedi”. Un’esortazione che il Papa rinnova invitando a non accontentarsi delle sole parole nel nostro rapporto con Gesù:
“La nostra conoscenza di Gesù ha bisogno soprattutto di un'esperienza viva: la testimonianza altrui è certamente importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l'annuncio che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimoni. Ma poi dobbiamo essere noi stessi a venir coinvolti personalmente in una relazione intima e profonda con Gesù”.
Ed è Giovanni a raccontare l’incontro tra Natanaele e Gesù che lo apostrofa: "Ecco davvero un Israelita, in cui non c’è falsità". Sorpreso Natanaele replica: "Come mi conosci?". "Prima che Filippo ti chiamasse - risponde Gesù - io ti ho visto quando eri sotto il fico", riferendosi certamente a “un momento decisivo” nella vita del futuro discepolo, che toccato nel cuore rende “una confessione di fede limpida e bella” - sottolinea Benedetto XVI - dicendo: "Rabbì, tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d’Israele". Rende onore Natanaele al Dio del cielo e della terra.
Poche altre notizie sono giunte della vita di San Bartolomeo, a dimostrare - osserva Benedetto XVI - “che l’adesione a Gesù può essere vissuta e testimoniata anche senza il compimento opere sensazionali”. Risale infatti al Medioevo il racconto della sua morte per scuoiamento, che divenne molto conosciuto, ripreso da Michelangelo nella scena del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, dove san Bartolomeo regge con la mano sinistra la propria pelle, sulla quale l’artista impresse il suo autoritratto. Da ricordare, infine, che reliquie di San Bartolomeo sono venerate a Roma nella Chiesa a lui dedicata sull’Isola Tiberina, dove sarebbero state portate dall’imperatore tedesco Ottone III nel 983.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un editoriale del direttore sul sessantesimo anniversario (24 agosto 1939) del radiomessaggio di Pio XII ai governanti e ai popoli nell'imminente pericolo della guerra. All'interno, la conclusione del discorso che Papa Pacelli, il 20 agosto, aveva rivolto ai fedeli delle diocesi venete per il venticinquesimo della morte di Pio X.
Seguire Cristo vuol dire pensare e vivere controcorrente: all'Angelus Benedetto XVI mette in guardia dalla tentazione di adattare il Vangelo alle mode dei tempi.
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Afghanistan, dove il conflitto sta assumendo una sempre maggiore gravità.
In cultura, Lorenzo Ornaghi su politica e convivenza sociale in Dante.
Nel 1969 i Beatles pubblicavano "Abbey Road", disco che segna la fine di un'epoca: i contributi di Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini.
Nell'informazione religiosa, il messaggio del cardinale Tarcisio Bertone al Meeting di Rimini.
Africa, crisi economica e immigrazione in primo piano al Meeting di Rimini. Interviste con Franco Frattini e Giorgio Guerrini
◊ Seconda giornata del Meeting per l’amicizia fra i popoli, inaugurato ieri a Rimini e giunto alla sua 30.ma edizione. Numerosi gli incontri e le tavole rotonde che sviluppano le diverse dimensioni del tema del Meeting, “La conoscenza è sempre un avvenimento”. Sull’apertura dei lavori, dopo la Messa di ieri mattina con il messaggio di Benedetto XVI, ci riferisce il nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:
“L’Africa deve essere considerata un ‘interlocutore politico’ dalla comunità internazionale e partecipare al tavolo delle decisioni a cominciare da una maggiore apertura del commercio mondiale”. Lo ha sostenuto il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, intervenendo ieri al Meeting di Rimini, tra gli altri con il vicepresidente della Sierra Leone, Alhaji Abu Bakarr Sidique Sam-Sumana, e il primo ministro keniota, Raila Odinga. “L’Africa - ha detto Frattini - è il continente dei conflitti dimenticati che alimentano la criminalità organizzata e la violazione dei diritti umani. Se riusciamo a dimostrare che è una opportunità e non un problema, avremo dato un grande contributo alle sfide che abbiamo davanti: la lotta alla povertà, i diritti umani, la sicurezza alimentare e i cambiamenti climatici”. Il vicepresidente della Sierra Leone, Sam-Sumana, ha chiesto ai media internazionali una maggiore informazione sui conflitti che dilaniano il Continente. “Non parlarne - ha sottolineato - significherebbe renderli ancora più frequenti”. Ma per il ministro della Sicurezza dell’Uganda, Manbazi, “il vero problema resta l’immobilità della comunità internazionale di fronte alle violenze interne ai vari Paesi africani”. Sull’immigrazione, il ministro degli esteri Frattini considera “un dovere morale aiutare chi è in difficoltà”. Anche se, ha aggiunto, “l’altro dovere morale è aiutare gli africani a eliminare le cause che determinano l’emigrazione verso l’Occidente”. Un problema di valenza europea, non solo di Malta, dell’Italia o della Grecia. E sulla recente tragedia in mare al largo di Malta, nella quale hanno perso la vita almeno 73 clandestini, il ministro ha detto alla Radio Vaticana:
R. - E’ evidente che, al di là dell’immediato soccorso, vi sono degli obblighi internazionali. Vi è una zona che si chiama proprio “di ricerca e salvataggio”, maltese, che deve essere coperta dai maltesi: sono 250 mila kmq di mare. Noi abbiamo detto: “Forse un’area un po’ grande per la piccolissima Malta”. Noi continuiamo a ritenere che un negoziato che dura da 10 anni con Malta, per quello spazio di mare, sia indispensabile per l’intera comunità internazionale ma Malta ha detto di no.
D. - Ministro Frattini, cosa pensa del dibattito in corso?
R. - I problemi non si affrontano con le polemiche, si affrontano dicendo: “Creiamo le condizioni perché la gente disperata sia un po’ meno disperata e non venga in Italia, che è la porta dell’Europa”. Quando, poi, qualcuno viene in Italia, noi dobbiamo chiedere all’Europa che si faccia carico di una divisone dei pesi, degli oneri, delle responsabilità. Diecimila persone che arrivano a Lampedusa, certamente, l’Italia non è in grado di tenerle. Ventisette Paesi europei potrebbero dividere, in parte, le responsabilità. Questa è la proposta ragionevole che noi facciamo all’Europa.
Intanto, stamani, economia in primo piano al Meeting di Rimini con la tavola rotonda sul tema “Affrontare la crisi e rilanciare le imprese: da dove partire?” in collaborazione con Unioncamere. All’incontro, hanno partecipato Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, e Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere. Con loro anche Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, che al microfono del nostro inviato Luca Collodi si sofferma sull’impatto della crisi economica sulle imprese artigiane:
R. - L’economia colpisce tutti. Colpisce le grandi aziende, le piccole e medie aziende ed anche le imprese artigiane. La differenza che c’è tra un’impresa di grandi dimensioni ed una piccola impresa è che i livelli di protezione che hanno le grandi imprese non sono quelli che hanno quelle piccole. Quindi un imprenditore artigiano, un piccolo-medio imprenditore è totalmente esposto, con la propria azienda, alle oscillazioni del mercato perché non ha paracaduti e perché non ha ammortizzatori. Quindi, lo sforzo che oltre quattro milioni di imprese italiane del commercio, dell’artigianato e dei servizi hanno fatto in quest’anno così difficile, con diminuzioni sensibili di fatturati e di ordini, per il Paese non ha avuto, fortunatamente, un’uguale contrazione dell’occupazione. Le imprese, però, sono stremate.
D. - Quando si parla di imprese artigiane, si parla di nuclei familiari che lavorano…
R. - L’impresa artigiana è un’impresa a caratteristica familiare. Può avere anche delle dimensioni ampie, può essere un’azienda che ha molti dipendenti, che ha un fatturato e un export importanti, ma è ancorata alla famiglia. Ha quindi anche tutti quelli che sono i valori dell’impresa familiare, radicata nel territorio e che ha un rapporto con i propri dipendenti positivo e non di contrapposizione. Credo che in una crisi come questa la tenuta del sistema delle imprese italiane abbia le radici in questo tipo d’impostazione. Le aziende sono condotte come famiglie e quando arrivano i momenti di crisi l’imprenditore non abbandona la "barca", ma cerca di far passare il periodo brutto per poter permettere alla propria famiglia di andare avanti.
D. - La crisi del settore significa quindi crisi del nucleo familiare…
R. - La crisi del settore significa crisi dei gruppi familiari, perché intorno alla piccola impresa di quattro, cinque o dieci dipendenti, ci sono quattro, cinque o dieci famiglie. Il sacrificio - anche dal punto di vista economico - che gli imprenditori e i loro dipendenti hanno dovuto fare è stato un sacrificio importante, che vede le imprese in una situazione molto difficile.
D. - In questo clima globale di grandi industrie e di grandi capitali c’è qualcuno che ha ancora interesse nel mantener vivo questo settore artigiano?
R. - Certo, è la spina dorsale dell’economia del Paese. Se mollano le imprese artigiane qui non rimane più nulla, perché queste danno occupazione a milioni di persone che reinvestono il proprio reddito ed i propri salari nel loro Paese e nella loro città. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Lo scacchiere geopolitico dell'est europeo a 20 anni dagli sconvolgimenti del 1989. L'opinione di Fabrizio Dragosei
◊ Polonia, Ungheria, Ucraina: sono molti i paesi dell’ex blocco sovietico che celebrano in questi giorni la ritrovata indipendenza e libertà dall’oppressivo regime comunista di Mosca. In molti casi, questi processi politici trovarono il loro apice esattamente 20 anni fa in seguito agli avvenimenti che nel 1989 sconvolsero molti regimi dell’Europa orientale. Un percorso storico-politico che durò diversi anni, ma che nell’era gorbatcheviana trovarono il loro punto di partenza e per molti versi cambiarono il corso della storia d’Europa. Stefano Leszczynski ha intervistato Fabrizio Dragosei, corrispondente del Corriere della Sera:
R. - L’’89 segnò una grande accelerazione al processo che Mikail Gorbaciov aveva avviato da quando era diventato segretario generale del Pcus, a metà degli anni ’90, per trasformare il regime comunista. Ricordiamoci che il suo intento non era quello di portare l’Urss e l’impero sovietico alla democrazia, ma quello di razionalizzare, di farlo funzionare meglio, e di renderlo anche più umano. A questo servivano la “perestrojka” e la “glasnost”. Quindi, l’’89 da un lato segna la libertà che prorompe e che non è più contenibile e dall’altra il fallimento del disegno gorbacioviano di trasformare lentamente e con prudenza il sistema comunista per mantenerlo in vita.
D. - Molti dei Paesi che hanno ritrovato la libertà e l’indipendenza nel corso di questo ventennio, tuttavia non sono riusciti a trovare una stabilità in tutti questi anni. Come mai?
R. - Io penso che, intanto, questo sia dovuto fondamentalmente ad un’idea sbagliata di ciò che poteva essere la democrazia ed era il capitalismo secondo quelli che vivevano nei Paesi dell’est. Il passaggio dal sistema comunista, dirigistico, da un sistema guidato dall’alto ad un sistema capitalistico, come sappiamo, non aveva precedenti nella storia. Fu difficilissimo.
D. - Per quanto riguarda i nuovi sistemi politici che emergono da questo sconvolgimento politico nell’Europa orientale, nell’ex Unione Sovietica, si ha l’impressione che molti Stati cercarono di passare dall’essere satelliti sovietici o ex sovietici ad essere satelliti nel blocco occidentale. C’è stata insomma una situazione di satelliti "migranti", per così dire...
R. - Assolutamente sì, e questo processo è legato a quello che dicevamo prima del mito dell’Occidente, per cui all’inizio soprattutto si pensava che tutto ciò che veniva dall’Occidente fosse buono. C’è stato un movimento a pendolo. In un primo momento, questi Paesi si sono avvicinati immediatamente molto all’Occidente e poi si sono nuovamente allontanati, quando hanno visto che la trasformazione era dolorosa, tanto che in diversi Paesi sono tornati al potere i comunisti, una cosa che a priori sarebbe sembrata assolutamente impossibile e inspiegabile. Adesso, quello che si è verificato negli ultimissimi anni, da quando Putin ha preso il potere in Russia, è stato invece un nuovo avvicinamento all’Occidente di tutti questi Paesi, perché è rinata la paura dell’”Orso Russo”. Con il pericolo che la Russia ridiventi di nuovo forte e che imponga il suo volere su Paesi abbastanza deboli, ecco che vediamo Ucraina, Georgia e tanti altri Stati riavvicinarsi moltissimo alla Nato, all’Unione Europea: vogliono, cercano protezione da questa parte.
D. - E’ un processo non finito ancora quello in Europa orientale?
R. - E’ un processo non finito assolutamente, perché sono Paesi ancora estremamente instabili. Ed è un processo che è molto legato, secondo me, all’evoluzione che avrà Mosca, perché da quello potrà dipendere una futura collaborazione tra Mosca e Washington sulla gestione di tutta questa area, che inevitabilmente è di interesse comune. E da questo potrà anche dipendere il futuro della gestione di un’altra area fondamentale, l’Asia centrale, dalla quale dipendiamo tutti per l’energia.
Apre a Barletta la 60.ma Settimana liturgica nazionale. Intervista con l'arcivescovo della città, mons. Pichierri
◊ Con la Messa d'apertura presieduta dall'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, mons. Giovan Battista Pichierri, si inaugura oggi pomeriggio alle 17, a Barletta, la 60.ma edizione della Settimana Liturgica Nazionale, promossa dal Centro di Azione Liturgica (Cal) con il titolo “Celebrare la misericordia. Lasciatevi riconciliare con Dio”. Fino a venerdì prossimo, giorno di chiusura, l'evento religioso - che avrebbe dovuto svolgersi a L'Aquila, poi colpita dal terremoto - vedrà l'alternarsi di riflessioni spirituali a concerti-meditazione, a visite nei luoghi del posto. Mariella Pugliesi ne ha parlato con lo stesso mons. Pichierri, capo della diocesi barlettana:
R. - La Settimana liturgica la vedo come un momento forte di grazia per tutta la Chiesa che è in Italia ed entra nella finalità che si propone il Cal: richiamare tutti allo spirito autentico della liturgia, in particolare la nostra Chiesa diocesana, che sta compiendo proprio un cammino di riscoperta del Sacramento della riconciliazione.
D. - Gli ultimi Pontefici hanno molto sottolineato l’importanza della confessione per un cammino di ritorno a Dio. Oggi, tuttavia, i fedeli sono spesso lontani da questo Sacramento. Come può la Chiesa riavvicinarli a Dio?
R. - Annunciando il Vangelo della misericordia che è Gesù, celebrando questo grande mistero che passa attraverso il Sacramento della riconciliazione. Oggi, purtroppo, notiamo un allontanamento da questo Sacramento perché si va smarrendo il senso del peccato. Una Settimana liturgica su questo tema - celebrare la misericordia - diventa allora un grande annuncio sul Sacramento della riconciliazione. Tutta la Chiesa sperimenta - attraverso la parola di Dio, ma anche attraverso la celebrazione - questo dono che è sempre presente ma che non è davvero accolto se non c’è un animo disposto a riceverlo.
D. - Durante la celebrazione del Sacramento della riconciliazione, quant’è importante l’ascolto del sacerdote?
R. - Più che l’ascolto del sacerdote, è l’ascolto della parola di Dio ad essere importante. Infatti, nel Sacramento della riconciliazione - così come il Concilio Ecumenico Vaticano II lo ha inteso rinnovare - si dà proprio questa priorità alla parola di Dio che viene espressa dal ministro del perdono - che è il presbitero abilitato - attraverso il richiamo della Parola di Dio. Essa, poi, viene presentata nell’esercizio del ministero: il sacerdote si fa Parola di Dio nell’ascolto, nell’accoglienza dell’accusa e nel ri-orientare la coscienza a seguire Gesù con fedeltà.
Ostia festeggia il suo Patrono, Sant’Agostino, con una Settimana di iniziative religiose e culturali
◊ Far conoscere la figura e l’opera di Sant’Agostino ai giovani: è una delle finalità della “Settimana agostiniana”, celebrata in questi giorni ad Ostia e giunta alla sua sesta edizione. Il 28 agosto, Festa di Sant’Agostino Patrono di Ostia, il momento culminante della Settimana con la Messa presieduta dal vescovo agostiniano di Orvieto-Todi, Giovanni Scanavino, nella Chiesa ostiense di Regina Pacis. Sul valore dell’iniziativa e della festa patronale, istituita nel 2004, Alessandro Gisotti ha intervistato don Salvatore Tanzillo, viceparroco della Chiesa Santa Monica di Ostia ed assistente spirituale dell’Associazione culturale Sant’Agostino:
R. - Ogni festa patronale crea una forte identità. E noi oggi abbiamo bisogno di una forte identità cristiana, come punto di riferimento, perché viviamo un tempo di frammentazione, un tempo di dispersione, e la gente ha bisogno di ritrovare questi punti di riferimento. Sicuramente, il messaggio della Settimana agostiniana è un messaggio spirituale, ma nello stesso tempo anche culturale.
D. - Chiaramente, questa iniziativa si cala poi in un contesto particolare, quello di Ostia...
R. - Si cala in questo territorio di Ostia, che è a noi favorevole, per far conoscere il pensiero di Sant’Agostino, un grande teologo. Soprattutto un grande Santo, un uomo di Chiesa, che ha saputo trasmettere dei valori, che ancora oggi sono molto attuali, in particolare per il mondo giovanile e il nostro quartiere è un quartiere giovane.
D. - La festa patronale di Sant’Agostino ad Ostia è legata in particolare all’allora cardinale Joseph Ratzinger...
R. - Sì, allora, quando il cardinale Ratzinger era decano del Sacro Collegio, quindi titolare della Chiesa suburbicaria di Ostia Antica, gentilmente venne qui per questa iniziativa, per inaugurare anche la statua, e per la festa del Patrono.
D. - Che ricordi si hanno ad Ostia dell’intervento del cardinale Ratzinger?
R. - Di un forte amore e una forte ammirazione, soprattutto intellettuale, per Sant’Agostino. Sappiamo bene che il Papa è una persona molto vicina al pensiero agostiniano. E’ un pensiero alto: un pensiero di una persona santa che ha dato tutta la sua vita per Dio e che, dopo aver vissuto le sue esperienze giovanili, nella ricerca e nel tormento, approda finalmente alla fede.
D. - Non si può capire Sant’Agostino senza conoscere la madre, Santa Monica. Un modello anche per le madri cristiane di oggi...
R. - Naturalmente. Sant’Agostino ha portato molto di sua madre nella propria vita spirituale. Sappiamo bene che Santa Monica è stata un modello di santità, un modello di abnegazione fino al sacrificio. Questo suo sforzo ha aiutato Sant’Agostino nel suo cammino di conversione, un cammino interiore, che passa attraverso gli ardori giovanili, per approdare poi all’Estasi di Ostia, che con la madre, Monica, ha vissuto quasi alla conclusione della vita della Santa.
Perù: dall'assemblea dei vescovi appello di pace per la regione amazzonica
◊ Si è conclusa la 94.ma Assemblea plenaria straordinaria dei vescovi del Perù che ha visto anche la visita del Presidente della Repubblica, Alan Garcìa, e di alcuni ministri del governo. Al termine dei lavori, i vescovi hanno dichiarato di aver analizzato serenamente e con profondità le diverse situazioni sociali del Paese, in particolare, delle aree in cui, negli ultimi mesi, sono in aumento le proteste poi dilagate in episodi di grave violenza. I presuli fanno riferimento ai fatti di Bagua, avvenuti all’inizio del mese di luglio, quando nella regione amazzonica gli scontri tra aborigeni e poliziotti hanno provocato oltre 30 vittime. “Condanniamo quella violenza e rinnoviamo la nostra solidarietà con le vittime, civili e poliziotti” - hanno dichiarato - Condividiamo il dolore delle famiglie colpite e facciamo nostro il grido, che è anche una denuncia, di una donna “wampis”, che rivolgendosi a un vescovo della selva amazzonica ha rivelato: ‘Ci siamo uccisi tra fratelli’. Il desiderio dei presuli è che si faccia chiarezza sui tragici fatti di Bagua e si proceda con senso della giustizia. Alla presenza del Presidente della Repubblica, i vescovi hanno lanciato ancora una volta un appello alla riconciliazione e alla reciproca intesa: “le autorità devono ascoltare le proteste giuste dei cittadini – hanno detto - e loro devono sempre far ricorso solo a mezzi di protesta legittimi e propri di uno stato di diritto”. I vescovi peruviani sottolineano l’importanza “del dialogo, del rispetto reciproco e dell’esclusione di ogni forma di violenza, la quale, oltre a non risolvere nessuna questione comporta sempre conseguenze ancora peggiori”. L'episcopato peruviano, saluta come iniziativa positiva l'istituzione di un tavolo di dialogo tra il governo e le comunità etnica dell’Amazzonia e ricordano alle autorità il dovere “di partecipare effettivamente” a questi incontri, ribadendo l’impegno e la solidarietà della Chiesa agli aborigeni poiché la vera pace “è frutto della giustizia”. I presuli hanno sottolineato infine alcune riflessioni contenute nell’enciclica Caritas in Veritate, dove Benedetto XVI, al paragrafo 78, scrive: “È la consapevolezza dell'Amore indistruttibile di Dio che ci sostiene nel faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli, tra successi ed insuccessi, nell'incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane. L'amore di Dio ci chiama ad uscire da ciò che è limitato e non definitivo, ci dà il coraggio di operare e di proseguire nella ricerca del bene di tutti, anche se non si realizza immediatamente, anche se quello che riusciamo ad attuare, noi e le autorità politiche e gli operatori economici, è sempre meno di ciò a cui aneliamo. Dio ci dà la forza di lottare e di soffrire per amore del bene comune, perché Egli è il nostro Tutto, la nostra speranza più grande”. I vescovi hanno concluso invocando la protezione del Cristo dei Miracoli e della Vergine Santa affinché, i peruviani “possano vivere come fratelli, cercando insieme il bene di tutti, e con particolare sollecitudine per i più poveri e bisognosi”. (A cura di Luis Badilla)
Cile: oltre 40 mila giovani alla “Marcia della solidarietà” al santuario dedicato a sant'Alberto Hurtado
◊ Citando le parole di sant'Alberto Hurtado, “la nostra nazione, la nostra missione”, l’arcivescovo di Santiago del Cile, il cardinale Francisco Javier Errázuriz, sabato scorso ha accolto oltre 40 mila giovani che hanno preso parte alla “Marcia della solidarietà”. “I giovani - ha detto il porporato - desiderano sottolineare che la loro missione è strettamente legata al futuro del Cile" perciò, oltre a farsi pellegrini al santuario di sant'Alberto Hurtado, “sentono quest’impegno come un appello a stare accanto ai più bisognosi”. Celebrare la vita, la famiglia ed essere sempre vicini ai meno fortunati: sono questi, infatti, i principi attraverso i quali le nuove generazioni vogliono prendere parte alla costruzione del futuro della nazione. Il porporato, accompagnato da padre Galo Fernández, incaricato del Vicariato “La speranza giovane”, e dal rettore del Santuario, Paul Mackenzie, ha proposto ai giovani il modello di padre Hurtado e il suo instancabile impegno, caratterizzato da un’attenzione e una cura costanti per il miglioramento della vita delle persone. “In Cile - ha spiegato padre Errázuriz - c’è una gioventù straordinaria e in essa possiamo avere molta fiducia”. Del resto, secondo l’arcivescovo, i giovani cileni oggi rifiutano un certo modo di fare politica, confidando, invece, in un modello che ha origine nella solidarietà. Esistono due milioni di giovani, nel Paese sudamericano, che non si sono mai iscritti ai registri elettorali. Un riscontro che, a quattro mesi dalle elezioni presidenziali, ha portato il cardinale Errázuriz ad una riflessione particolare: “Possiamo discutere se il voto sia o no obbligatorio dal punto di vista giuridico o legale - ha affermato - ma chi si sente responsabile di fronte al proprio Paese e al suo destino ha l’obbligo morale di iscriversi nei registri e poi andare a votare”. Le parole del porporato, accolte da applausi e grande approvazione, sono state poi riprese dal giovane pellegrino Gabriel Lozano, che in rappresentanza dei partecipanti, ha dichiarato: “Siamo venuti a marciare perché vogliamo fare del Cile una terra di fratelli; siamo venuti a marciare per sigillare un impegno solidale con tanti giovani; siamo venuti a marciare, infine, perché vogliamo invitare tutti i giovani ha sentirsi più coinvolti e partecipare all’elezione dei nostri governanti. Questo significa andare in massa a iscriversi presso il registro elettorale”. A conclusione della Marcia, l’incaricato del Vicariato per i giovani, padre Galo Fernández, ha invitato i presenti a restare simbolicamente con le braccia aperte, uno accanto all’altro, nel desiderio di superare ogni ostacolo e moltiplicare la forza dell’amore, della solidarietà e dello sforzo comune necessario per il futuro della nazione”. (L.B.)
Costa Rica: nasce il primo "Ministero della Pace"
◊ Sarà la Costa Rica il primo Paese dell’America Latina a dotarsi di un "Ministero della Pace". Secondo la nuova legge approvata dal Parlamento, il dicastero prenderà il posto dell’attuale ministero di Grazia e Giustizia e verrà affiancato da un organismo “ad hoc”, la Segreteria nazionale di promozione della Pace. A riferirlo, in una nota, l'agenzia Misna. Il nuovo organo ministeriale potrà contare su appositi uffici: dalla Direzione generale di Promozione della Pace a quella per la Risoluzione alternativa dei conflitti, fino alla Commissione nazionale per la prevenzione della violenza. “Siamo un Paese pioniere in questo campo – ha dichiarato la deputata social-cristiana Ana Helena Chacòn, promotrice della legge – grazie a quest’iniziativa sosterremmo la cultura della pace attraverso diversi progetti e saremo un appoggio per la società civile impegnata nello stesso ambito”. (R.R.)
In Orissa incontro di preghiera per le violenze anticristiane in India. Appello del cardinale Gracias
◊ In occasione della “Giornata per la pace e l’armonia”, celebrata ieri nello stato indiano dell’Orissa, si tiene oggi pomeriggio a Kandhamal, nella cattedrale del Sacro Cuore, un incontro di preghiera interconfessionale nel primo anniversario dello scoppio delle violenze contro i cristiani. Come si ricorderà, all’indomani dell’uccisione dello Swami Lakhmananda Saraswati e di alcuni suoi seguaci indù da parte di gruppi estremisti, il 23 agosto 2008, le comunità cristiane di quello stato dell’India orientale venivano sottoposte ad atti di brutale violenza e si vedevano costrette, in molti casi, ad abbandonare le proprie case. All’odierno incontro interverranno i leader delle principali confessioni religiose, di comunità e gruppi ecclesiali, che si uniranno nella preghiera per la pace, per la guarigione e per la riconciliazione. "Ora, ad un anno di distanza, chiediamo a Dio di benedire il nostro Paese con pace e armonia - scrive sull'agenzia AsiaNews l'arcivescovo di Mumbai e presidente dei vescovi indiani, cardinale Gracias - e di prendersi cura della memoria dolorosa e delle ferite causate dalla più orripilante violenza anti-cristiana. Le nostre preghiere sono anche per chi ha perpetrato i crimini di cui siamo stati vittime. Preghiamo perché chi li ha istigati e chi li ha compiuti possano rendersi conto dell’opera demoniaca che hanno attuato. Gli incontri interreligiosi tra popolazioni di diverse confessioni - afferma il porporato - sarà una delle strade da intraprendere per raggiungere questa armonia. L’India deve recuperare la sua gloriosa tradizione di Paese multi-culturale, multi-religioso e multi-linguistico. Nel Kandhamal la nostra comunità cristiana, che è una minoranza, non è stata protetta. - afferma il cardinale Gracias - La libertà religiosa è stata completamente calpestata. Ora sono ancora preoccupato per le nostre minoranze ed anche per la libertà religiosa. Nel Kandhamal molte nostre Chiese devono ancora essere restaurate e la paura si annida ancora nei cuori delle comunità cristiane. Vedo che il nuovo governo dell’Orissa desidera davvero aiutare le minoranze ed anche quello federale intende garantire la loro sicurezza. Mi auguro che entrambe siano molto più attenti e reattivi rispetto ad un anno fa, quando si dimostrarono del tutto immobili. I nostri appelli allora caddero nel vuoto e uccisioni, sequestri, roghi e violenze contro i cristiani per lungo tempo", conclude il cardinale Gracias. (M.V.)
Sri Lanka: il ricordo della scomparsa di padre Brown e di un suo assistente
◊ La Chiesa dello Sri Lanka ha ricordato padre Nihal Jim Brown, sacerdote della diocesi di Jaffna, scomparso a 3 anni, nell'agosto 2006, durante gli scontri fra l'esercito governativo e le Tigri Tamil ad Allaipiddy, nel nord del Paese. Secondo quanto riporta l'agenzia AsiaNews, amici, confratelli, parenti ed operatori umanitari hanno onorato la memoria del sacerdote con una cerimonia organizzata dal Christian Alliance for Social Action (Casa) presso l'auditorium della Caritas-Sedec a Colombo. Il 20 agosto 2006, padre Borwn aveva aperto le porte della sua parrocchia ai fedeli che scappavano dalle bombe. La chiesa, affidata al giovane sacerdote, si trovava proprio al centro della zona di guerra tra militari e ribelli Tamil. Gli scontri causarono 20 morti e oltre 300 feriti. Il giorno della sua scomparsa, padre Brown si era rivolto ai militari chiedendo loro il permesso di portare i fedeli superstiti in ospedale. Gli ultimi testimoni che lo hanno visto, al ceck-point della marina militare, affermano che il sacerdote si trovava in compagnia del suo assistente, Wenceslaus Vimalathas, 40enne e padre di cinque bambini e un ufficiale dello Sri Lanka Navy li stava minacciando. Una volta lasciata Allaipiddy, di padre Brown e di Vimalathas, non si ebbero più notizie. (R.R.)
Costa d'Avorio: storica ordinazione episcopale di tre nuovi vescovi
◊ Una grande folla si è riunita sabato scorso nella Basilica della Memoria di Nostra Signora Regina, a Yamoussoukro, in Costa d'Avorio, in occasione - per la prima volta nella storia del Paese africano - di tre ordinazioni episcopali. Alla presenza del nunzio apostolico, mons. Ambrose Madtha, il cardinale Bernard Agrè insieme ad altri 18 presuli del Paese, ha consacrato tre vescovi delle diocesi di Yamoussoukro: mons. Marcellin Yao Kouadio, d'Abengourou: mons. Boniface Ziri e d'Odienné: mons. Antoine Koiné. Il cardinale Agré e i vescovi hanno concelebrato circa 200 sacerdoti provenienti da tutto il Paese davanti a 10 mila persone che hanno seguito la liturgia con grande devozione. Dopo la lattura della Bolla del Santo Padre in latino e francese, accolta dalla folla di fedeli con un grande applauso, il celebrante ha ha esortato i tre vescovi eletti a portare avanti la loro missione prinicipale di "santificare, insegnare e governare il popolo di Dio affidato alla loro cura pastorale". Presenti al rito anche il Capo di Stato Laurent Gbagbo, il premier Guillaume Soro, molti ministri del governo e la consorte del compianto presidente cattolico ivoriano Felix Houphouet-Boigny. L'evento è stato trasmesso in diretta dalla TV di Stato ed è stato ripreso con molta evidenza da tutti gli organi di stampa ivoriani. (R.R.)
Sito dei vescovi Usa per la prossima traduzione in inglese del Messale Romano
◊ La Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha messo in rete venerdì scorso il nuovo sito www.usccb.org/romanmissal, la cui consultazione funge da anticamera per un miglior utilizzo e comprensione dei testi liturgici della traduzione in inglese del Messale Romano. Secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, il sito si avvale della presenza dei testi campione del Messale ed un glossario ricco di termini e risposte ai quesiti più frequenti. Il risultato è il frutto di oltre cinque anni di lavoro e di confronto che hanno visto impegnati i presuli anglosassoni nel difficile lavoro di traduzione in lingua inglese del Messale Romano. Il nuovo testo comprende prefazioni alla Santa Messa, preghiere all’eucarestia e per i defunti. Entro la fine di quest’anno si attende l’approvazione definitiva del testo (recognitio) da parte dei vescovi e della Santa Sede. Secondo quando detto dal vescovo di Paterson, monsignor Arthur Joseph Serratelli, “i testi tradotti rappresentano una valida risorsa per approfondire la ricchezza dei testi biblici, senza pregiudicarne la comprensibilità al fruitore”. A rinviare l’approvazione del Nuovo Messale, sono stati i dubbi avanzati durante il simposio dei vescovi tenutosi in primavera a San Antonio, nel Texas, riguardanti la grammatica, la struttura delle frasi e la scelta di parole ritenute poco congeniali al culto dei tempi odierni. Nell’attesa della recognitio da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, del nuovo testo sono state approvate in maniera definitiva nel 2008 le parti riguardanti i momenti principali della liturgia della messa : il rito della penitenza, la professione di fede, il Gloria, il rito penitenziale e le orazioni eucaristiche. (G.C.)
Irlanda: preoccupazione del cardinale Brady per la legge sulle unioni gay
◊ “Allarmante”: così il cardinale Sean Brady, Primate di tutta l'Irlanda ha commentato la scelta della nuova legislazione sulle unioni civili di non tutelare il diritto di obiezione di coscienza dei funzionari che si rifiutano di presiedere a matrimoni tra gay. La bocciatura delle nuove norme, che saranno discusse a breve dal parlamento irlandese, è arrivata ieri al convegno della “Società europea per la teologia cattolica”. La nuova legge - riferisce l'agenzia Sir - dovrebbe di fatto rendere le unioni tra persone dello stesso sesso uguali al matrimonio per quanto riguarda tasse e sussidi e concederebbe a chi ha convissuto per un breve periodo lo stesso status di chi è sposato. “Quello che il governo ha in programma cambierà il concetto di famiglia – ha dichiarato il cardinale - ma il matrimonio tra uomo e donna rimarrà l’ambiente ideale nel quale crescere figli e qualsiasi governo che lo mette a rischio non può promuovere il bene comune. E’ importante, dunque, che lo Stato protegga la famiglia tradizionale, cellula fondamentale della società, come più spesso ripetuto dal Papa”, ha concluso il porporato. (R.P.)
Slovenia: celebrata la Giornata europea della memoria delle vittime dei regimi totalitari
◊ Il 2 aprile scorso il Parlamento europeo ha invitato a “proclamare il 23 agosto la Giornata europea della memoria delle vittime dello stalinismo e del nazismo, per commemorare in modo degno e imparziale il loro ricordo”. Perciò, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale slovena ha richiamato l’opinione pubblica slovena a celebrare ieri la Giornata europea della memoria delle vittime slovene dei regimi totalitari e dittatoriali: anzitutto dell’occupazione da parte dei nazisti e dei fascisti, poi della rivoluzione attuata dal Partito comunista. “Noi sloveni – si legge nel documento firmato da mons. Anton Stres, arcivescovo coadiutore di Maribor e presidente della Comissione Giustizia e Pace - siamo uno di quei popoli europei che hanno subito in modo particolarmente violento il terrore e la violenza fascista, nazista e comunista. Nell’opinione pubblica slovena il nazismo e il fascismo sono valutati in modo adeguato e rifiutati, mentre per il regime comunista totalitario siamo ancora in attesa di una condanna inequivocabile”. “I motivi – si legge nel testo - sono diversi. Uno è ravvisabile nel fatto che il comunismo in Slovenia è rimasto al potere molto tempo, nascondendo la sua vera immagine”. “Negli ultimi tempi – si sottolinea nel documento ripreso dall'agenzia Sir - alcuni tentano addirittura di ‘riabilitare’ il nostro passato comunista e i suoi responsabili, sminuendo i crimini compiuti dai responsabili del regime. Intitolare nuovamente la strada principale di Ljubljana, capitale della Slovenia, in onore di Tito e continuare a conservare i titoli di strade e piazze in onore dei responsabili del regime comunista è completamente in opposizione alla lettera e allo spirito della suddetta Dichiarazione del Parlamento europeo e della risoluzione n. 1481 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa del 26 gennaio del 2006 sulla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti”. “Il fine ultimo di queste commemorazioni – si osserva nel documento - deve essere la riconciliazione del popolo, perché la riconciliazione vera e duratura può essere fondata solo sulla verità”. La Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale slovena “richiama di nuovo alla ricerca imparziale della verità e ad atti di amore della verità e di riconciliazione”. (R.P.)
Attesa a Ginevra per l'elezione del nuovo segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese
◊ I membri del comitato centrale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Cmc) sono attesi oggi a Ginevra, per eleggere il nuovo segretario generale che prenderà il posto di Samuel Kobia. Secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, l’elezione potrebbe avvenire già giovedì prossimo. L’attuale segretario Kobia non ha accolto l’invito a svolgere un secondo mandato per motivi personali. Il reverendo Park Seongwon, appartenente alla comunità presbiteriana in Corea del Sud e Olav Fyske Tveit, della comunità luterana in Norvegia, sono ora i candidati più accreditati alla segreteria. Il primo insegna alla facoltà di teologia di Youngnam e al seminario di Kyeongsan. È membro del comitato centrale del Cmc ed è stato segretario esecutivo dell’Alleanza mondiale delle Chiese riformate. Il reverendo Tveit, invece, dal 2002 è segretario generale all’interno della comunità luterana e del Consiglio per le relazioni ecumeniche e internazionali del Forum ecumenico palestinese e israeliano. I due sacerdoti sono stati scelti in una rosa di sei nominativi indicati da un apposito comitato, presieduto dal segretario Agnes Abuom e composto da tre giovani, otto donne, quattro ortodossi e una consistente rappresentanza delle comunità del Sud del mondo. Il segretario generale del Cmc, è assieme organo esecutivo e di portavoce ed ha il compito di interpretare e promuovere la visione strategica del Consiglio ecumenico. Oltre all’elezione, i membri del comitato dovranno decidere il tema e i contenuti della prossima assemblea generale. Sono 347 le comunità protestanti, ortodosse e anglicane riunite nel Cmc. (R.R.)
Congresso a Granada dei Gesuiti europei sulla presenza islamica nel continente europeo
◊ Si apre domani sera a Granada, in Spagna, il Congresso Eurojess 2009, promosso dai gesuiti europei impegnati nel sociale e incentrato sul tema “Popolazioni musulmane nelle società europee”; l’appuntamento si inserisce nel contesto delle iniziative intraprese di recente dai gesuiti europei al fine di far fronte alle sfide e alle problematiche generate dall’aumento della presenza musulmana nel Vecchio Continente. Particolarmente appropriata alla scelta tematica appare dunque la sede del Congresso, la città andalusa di Granada, cuore dell’ultimo regno musulmano nell’Europa occidentale, riconquistato dai re cattolici nel 1492. Una presenza antica, quella di fedeli islamici a Granada, e più in generale in Andalusia, che continua nell’attualità anche a causa del fenomeno migratorio. L’incontro offrirà spazio per riflessioni, dibattiti, incontri e visite culturali a Granada e a Córdoba. Nella prima giornata dei lavori, le relazioni inquadreranno la tematica centrale dal punto di vista demografico e saranno integrate da testimonianze su esperienze di lavoro tra i musulmani presenti in Europa e in Andalusia; si proseguirà, nelle sessioni di giovedì 27, con un dibattito volto ad illustrare l’impatto delle democrazie secolari europee sulle comunità musulmane e a presentare le politiche nazionali e locali di integrazione dei gruppi islamici. Nella giornata conclusiva del 28 agosto, si parlerà delle possibilità di azione per le istituzioni gesuite e di progetti in corso che lasciano intravedere segni di speranza nel dialogo e nell’amicizia tra cattolici e musulmani. (M.V.)
A Torre Pellice apertura del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
◊ Si è aperto ieri a Torre Pellice (Torino), il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste i cui riflettori saranno puntati su temi sia ecclesiali sia civili. Dalle politiche migratorie ai diritti civili, dalla crisi economica fino ai rapporti interconfessionali. A riferirlo il quotidiano della Conferenza Espicopale Italiana, Avvenire. "Fare cultura per noi significa dialogare con il Paese", ha dichiarato la pastora Maria Bonafede, moderatore della tavola Valdese. Sul tavolo della discussione anche un documento sulle staminali curato dalla Commissione bioetica. "A volte c'è l'impressione che non vengano compiuti passi avanti nel dialogo ecumenico - annota il vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi - ma non dobbiamo dimenticare alcuni momenti belli come il IV Convegno ecumenico italiano tenutosi a Siracusa, l'approvazione del testo sui matrimoni misti con i battisti, l'impegno comune per la divulgazione della Bibbia". Il Sinodo sarà anche l'occasione per riflettere sulla cultura: sarà ricordato il cinquantenario della nascita di Italo Calvino sulla cui figura, dal 4 al 6 settembre, si terrà un simposio storico internazionale sempre a Torre Pellice. Al Sinodo prendono parte circa 250 delegati. Il culto di apertura è stato guidato dal pastore Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di teologia e presidente della Società biblica. (R.R.)
L'Aquila: numero speciale di "Vola" dedicato alla Perdonanza Celestiniana
◊ Sarà dedicato interamente alla Perdonanza Celestiniana il numero speciale di “Vola”, il quindicinale dell’arcidiocesi de L’Aquila, nato subito dopo il terremoto del 6 aprile per iniziativa di alcuni giovani sfollati e dei sacerdoti aquilani, e realizzato con il sostegno dell’agenzia Sir e della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). Le celebrazioni per la tradizionale festa si svolgeranno all'Aquila il 26, 27 e 28 agosto prossimi. Il periodico dell’arcidiocesi aquilana verrà distribuito ai fedeli che, nonostante il terremoto, parteciperanno alle celebrazioni che si apriranno con l’apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria Collemaggio da parte del Segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. “Dopo aver partecipato ai funerali delle vittime ho visto anche la forza della fede e ho condiviso la necessità di una vicinanza e di un aiuto per cui ho tenuto fermo questo impegno del 28 agosto della festa della Perdonanza”. Sono queste le parole con cui si apre l’intervista rilasciata a “Vola” dal cardinale Bertone. “Per esplicito mandato del Papa porto il suo saluto, la Sua vicinanza, la Sua preghiera e la Sua benedizione”, aggiunge il Segretario di Stato Vaticano alla vigilia della sua visita all’Aquila. Il cardinale Bertone invita anche ad accompagnare la ricostruzione non solo sotto l’aspetto, pure necessario, della riorganizzazione materiale e delle strutture sociali della comunità locale, ma anche sotto l’aspetto di un rafforzamento della fede e di una rinnovata capacità di celebrazione della vita comunitaria senza cedere al disimpegno spirituale e morale ma con rinnovato entusiasmo. Da qui, l’invito a riscoprire la figura di Celestino V e la capacità di “perdonare e condonare” per “ricucire il tessuto delle famiglie, delle comunità locali ma anche della più grande comunità nazionale” con un impegno di “riconciliazione, di solidarietà, di condivisione di obiettivi e di ideali alti, fidandosi dell’aiuto del Signore che non manca ma anche avendo fiducia in noi stessi". (R.R.)
Difficile fase post elettorale in Afghanistan: i talebani riprendono gli attacchi in tutto il Paese
◊ Difficile fase post elettorale in Afghanistan. Tra ieri e oggi si segnalano diversi attacchi dei talebani ai militari del contingente internazionale Isaf. Due militari estoni hanno perso la vita. Ucciso anche un giornalista afghano, noto per le sue posizioni antitalebane, mentre era diretto in Pakistan. Intanto, cresce la polemica politica dopo le presidenziali di giovedì scorso. Ufficiosamente si parla della riconferma del presidente uscente, Karzai, ma l’altro candidato, Abdullah, ha lanciato precise accuse di brogli. Per i risultati ufficiali definitivi si dovrà comunque attendere la metà di settembre. C’è il rischio che questa situazione possa aggravarsi ulteriormente? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Luca Lo Presti, presidente di Pangea Onlus, organizzazione non governativa, che porta avanti in Afghanistan numerosi progetti di solidarietà per le donne:
R. - Assolutamente sì. Il nostro monitoraggio nel Paese è costante, anche perché, come fondazione Pangea, abbiamo un progetto aperto da oltre cinque anni con un "target" molto delicato, che sono le donne, per cui il nostro punto di osservazione è sempre quello della difesa dei diritti umani e la preoccupazione che tutto possa degenerare è forte in tutti noi. Le voci che ci arrivano da lì sono di una calma apparente che può presagire anche qualche azione violenta. Ci auguriamo di no. Rispetto all’Iran, ci sembra che la diplomazia internazionale si sia mossa per tempo e che i due candidati, comunque, abbiano intelligenza politica e siano disposti magari anche a trovare un accordo tra loro.
D. - In questa situazione l’azione umanitaria di solidarietà è fortemente frenata o no? Qual è l’esperienza di Pangea Onlus?
R. – L’esperienza di Pangea è su diversi fronti, perché siamo partiti ancor prima che il conflitto del 2001 si accendesse, quindi con grosse restrizioni, e siamo arrivati ad oggi dove comunque abbiamo delle restrizioni effettuate dal governo Karzai proprio nei giorni precedenti alle elezioni. Per cui, abbiamo grosse preoccupazioni per l’impossibilità di movimento, ma abbiamo strutturato il progetto proprio perché possa continuare anche nelle difficoltà. Il nostro, lo ricordo, è un progetto di microcredito per le donne e soprattutto di educazione ai diritti umani.
D. - Continuano anche gli attacchi dei talebani. Secondo lei andrebbe rivisto il ruolo del contingente internazionale che opera in Afghanistan?
R. – La mia posizione è sempre stata quella di dire che con la guerra non si può portare la pace però, in questo momento, devo ammettere che l’utilizzo dei contingenti internazionali non può essere ridotto, perché se i militari dovessero lasciare il Paese, veramente ricadremmo nel buio più totale di una guerra civile forse peggiore di quella precedente del periodo mujaheddin-talebani.
Somalia
Nuovi combattimenti a Mogadiscio, in Somalia, tra insorti islamici ed esercito governativo appoggiato dalle truppe della forza di pace dell’Unione Africana. Le milizie vicine ad Al Qaeda hanno rigettato l’appello al cessate il fuoco per il Ramadan e annunciano una nuova escalation di attacchi. Fin da sabato, primo giorno del mese sacro per i musulmani, si sono infatti registrati attacchi alle postazioni governative a Mogadiscio, in cui sono morti almeno 11 ribelli. Gli scontri nella capitale chiudono una settimana durissima con oltre 100 vittime su tutto il territorio del Paese. Il silenzio della comunità internazionale è stato rotto ieri dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che ha chiesto all’Unione Europea di nominare un inviato speciale per la Somalia per “parlare con una sola voce” nel martoriato Corno d’Africa.
Medio Oriente
Il premier israeliano Netanyahu è in partenza per un tour europeo che lo porterà in Gran Bretagna e Germania per discutere della ripresa del processo di pace con i palestinesi. In primo piano la questione degli insediamenti in Cisgiordania, posta come condizione di base dal presidente dell’Anp, Abu Mazen. Pessimista il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Lieberman, che ieri ha definito “irrealistiche” le prospettive di Barack Obama di raggiungere la pace in Medio Oriente nei prossimi due anni.
Grecia
La Grecia da ormai tre giorni è in balia delle fiamme che stanno divorando decine di migliaia di ettari nella regione dell’Attica. I roghi sono arrivati alle porte di Atene: oltre 10 mila le persone evacuate. Nella mattinata di oggi, le autorità hanno registrato un sensibile miglioramento, ma la situazione resta critica. Il servizio di Marco Guerra:
Per la prima volta da tre giorni a questa parte il comando dei vigili del fuoco ha annunciato un miglioramento della situazione. “Le fiamme sono meno forti grazie alla caduta dei venti'', ha detto il portavoce dei Vigili del Fuoco, in una conferenza stampa. Ad accorgersene sono stati soprattutto i cittadini di Atene. Oggi, il cielo sopra la capitale ateniese è sgombro dal fumo che lo aveva ricoperto nelle ultime 36 ore. I roghi sono ormai sotto controllo nelle località a nord della metropoli come Aghios Stephanos e Pallini, mentre hanno continuato a divampare durante la mattinata, per poi scemare anche nelle zone di Maratona e Dionisyos. Al momento rimangono tre fronti principali nell’est dell’Attica che stanno ancora mobilitando migliaia di uomini, tra pompieri e soldati, centinaia di autoveicoli e mezzi aerei, compresi Canadair italiani e francesi, mentre se ne attendono altri anche da Austria e Cipro. Secondo il bilancio attuale non vi sono vittime, i danni alle abitazioni sono limitati e circa 10 mila residenti dei sobborghi della capitale sono stati evacuati. Appaiono invece enormi i danni ambientali: oltre 120 chilometri di terreno, fra cui diverse zone agricole, sono andati in fumo. Le cause degli incendi ancora non sono note, ma è già divampata la polemica politica con il Partito comunista che ha denunciato ''un ben organizzato piano doloso'' a fini speculativi sul territorio.
Ucraina
Almeno otto minatori sono rimasti uccisi ed altri 12 feriti in un’esplosione di metano avvenuta sabato notte nella miniera di Kirov a Makeevka, fuori Donetsk, nell'Ucraina orientale. Altri 120 lavoratori sono invece stati evacuati senza conseguenze. Ed è polemica per i presunti ritardi nei soccorsi dovuti alle celebrazioni della festa nazionale dell’Indipendenza in corso da ieri nel Paese.
Russia incidente centrale
E’ ormai un dato ufficiale: nessun sopravvissuto tra i quasi 70 dispersi nell’incidente alla centrale idroelettrica avvenuto lunedì scorso in Siberia. Le cause della tragedia sono ancora in corso di accertamento, sebbene oggi il presidente Medvedev abbia puntato il dito contro il ritardo tecnologico in cui versano gran parte delle infrastrutture della Russia. Sabato scorso nel Paese si è registrato un altro grave incidente: quattro vigili del fuoco sono morti nel tentativo di domare un gigantesco incendio sprigionato da un fulmine in serbatoio di petrolio nella regione di Khanti-Mansisk, oltre gli Urali.
Obama Cia
Il presidente statunitense Barack Obama ha dato il via libera ad una nuova unità per gli interrogatori dei presunti terroristi. Lo rivela oggi il Washington Post secondo cui il presidente ha firmato la scorsa settimana l'ordine per la creazione un’unità costituita dagli esperti di diverse agenzie di intelligence e sicurezza che sarà monitorata dal National Security Council, dando alla Casa Bianca un controllo diretto sulle procedure di interrogatorio e marginalizzando così la Cia, finita nella bufera dopo le accuse di torture nei confronti di presunti terroristi.
Honduras
La Corte Suprema dell'Honduras ha avvertito che se il deposto presidente Manuel Zelaya rientrerà nel Paese verrà processato per tradimento e abuso di potere. L’organismo ha già bocciato l’ipotesi di anticipare le elezioni di novembre.
Vittime Influenza A
Due donne sono morte in Spagna a causa della nuova influenza, portando così a 15 il numero totale delle vittime legate al virus nel Paese. Primo decesso in Grecia, mentre altre due persone hanno perso la vita nell’arcipelago francese del Pacifico della Nuova Caledonia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 236
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.