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Sommario del 20/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa nomina mons. Fratini nuovo nunzio apostolico in Spagna
  • Mons. Mazzocato nuovo arcivescovo di Udine: nella crisi economica, la Chiesa offre un contributo di speranza
  • Memoria di San Bernardo di Chiaravalle. Il Papa: nella sintesi del monachesimo occidentale tra ricerca di Dio e cultura del lavoro è nata l'Europa moderna
  • Dal 28 al 30 agosto a Castel Gandolfo il tradizionale incontro degli ex studenti di Benedetto XVI
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghani alle urne contro le minacce dei talebani
  • Mons. Warduni: i mercanti di armi dietro l'inferno a Baghdad
  • La situazione delle carceri italiane: intervista col cappellano di Rebibbia
  • Chiesa e Società

  • Violenza in Messico: a rischio la sicurezza di molti sacerdoti
  • Perù: il presidente Garcìa incontra i vescovi
  • Si conclude domani la visita a Cuba di tre vescovi statunitensi
  • Usa: cresce il problema del ricambio generazionale nelle congregazioni
  • Incontro di Pastorale Carceraria del Cono Sud al via oggi in Paraguay
  • Malaysia: modella condannata a carcere e fustigazione per una birra
  • Kenya: dopo più di trent'anni di lavoro tradotta la bibbia nella lingua Pokot
  • Città del mondo: Oslo la più cara, Mumbai la più economica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iran: per la prima volta tre donne nel governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa nomina mons. Fratini nuovo nunzio apostolico in Spagna

    ◊   Benedetto XVI ha nominato l’arcivescovo Renzo Fratini nuovo nunzio apostolico in Spagna e nel Principato di Andorra. Mons Fratini, finora nunzio in Nigeria, rivestirà inoltre l’incarico di Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione Mondiale del Turismo a Madrid. Nato nel 1944 ad Urbisaglia, in provincia di Macerata, è stato ordinato sacerdote nel 1969 e consacrato vescovo nel 1993. Nella sua carriera diplomatica al servizio della Santa Sede è stato nunzio in Nigeria, Timor Est e Pakistan.

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    Mons. Mazzocato nuovo arcivescovo di Udine: nella crisi economica, la Chiesa offre un contributo di speranza

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nuovo arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato, trasferendolo dalla sede di Treviso. Mons. Mazzocato succede all’arcivescovo Pietro Brollo, che ha rinunciato al governo pastorale dell’arcidiocesi di Udine per sopraggiunti limiti d’età. Nato nel 1948 a San Trovaso di Preganziol in provincia di Treviso, è stato ordinato sacerdote nel 1972. Nel 2000 è stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo di Adria-Rovigo e nel 2003 vescovo di Treviso. Alessandro Gisotti ha chiesto a mons. Bruno Mazzocato, quale eredità lascia nella diocesi di Treviso e cosa spera di trovare nell’arcidiocesi di Udine:

    R. – A Treviso c’è una diocesi nella quale, in questi cinque anni, abbiamo lavorato e camminato crescendo e creando un’intesa. Abbiamo sperimentato il discernimento comunitario: abbiamo fatto una convocazione diocesana il 6 giugno, durante la quale ho dato delle linee, in particolare per i prossimi anni. C‘erano otto mila persone allo stadio e abbiamo pregato per oltre due ore. Ad Udine c’è una diocesi che ha notevoli potenzialità. Ho visto – e questo mi ha consolato – che i temi pastorali, in questi anni, erano molto in sintonia con quelli della diocesi di Treviso, soprattutto il tema missionario della trasmissione della fede. Quindi mi pare di andare in una diocesi che ha acquisito questa sensibilità missionaria che caratterizza le Chiese italiane di questi decenni.

     
    D. – Da Treviso ad Udine, cosa può dare la Chiesa del Triveneto ai fedeli, specie in un periodo in cui, a causa della crisi economica particolarmente avvertita nelle vostre terre, la gente vive una condizione di smarrimento e di difficoltà?

     
    R. – Prima di tutto le Chiese possono dare speranza. Una speranza che ritrova i suoi fondamenti nei valori evangelici e nella solidarietà, in un territorio in cui forse c’è stata una certa idolatria del possedere e del consumare. Speranza ed autenticità di valori: in questo senso le Chiese possono offrire un contributo decisivo, che può avere un effetto positivo anche nel tessuto sociale.

     
    D. – L’immigrazione è un altro tema molto presente nelle diocesi del Triveneto. Qual è il compito che la Chiesa deve portare avanti?

     
    R. – Il compito proprio della Chiesa è quello di accogliere i fratelli immigrati ed aiutare quelli cattolici ad inserirsi nella nostra vita ecclesiale, per aiutarli a coltivare la loro fede cristiana. Bisogna poi aprire un nuovo dialogo ecumenico, qui sul territorio, con i fratelli ortodossi – che sono la stragrande maggioranza – ed un impegno di dialogo e di evangelizzazione nei confronti dei fratelli immigrati non cristiani. Questo mi pare il compito proprio della Chiesa, la quale può avere poi un compito sussidiario: collaborare con le istituzioni e con le realtà sociali e civili per assicurare un’accoglienza che da una parte rispetti la legalità e dall’altra porti avanti l’integrazione.

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    Memoria di San Bernardo di Chiaravalle. Il Papa: nella sintesi del monachesimo occidentale tra ricerca di Dio e cultura del lavoro è nata l'Europa moderna

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Bernardo di Chiaravalle, abate e dottore della Chiesa, padre dei Cistercensi. Un santo di cui Benedetto XVI ha parlato più volte sottolineandone il particolare equilibrio tra azione e preghiera, tra lavoro e ricerca di Dio: una sintesi da cui è nata la cultura europea. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    San Bernardo, vissuto tra l’XI e il XII secolo, è tra i protagonisti della “straordinaria esperienza del monachesimo occidentale” che salvò la cultura antica permettendo la nascita di una nuova. Senza la cultura del lavoro dei monaci medioevali – afferma il Papa – “lo sviluppo dell’Europa sarebbe impensabile”. Bernardo nasce a Digione, in Francia, nel 1091. A 25 anni è abate del monastero di Chiaravalle. Rimprovera i monaci che vivono nel benessere mentre i poveri muoiono di fame. Ma riconosce con umiltà i suoi limiti cercando di dominare un temperamento impetuoso. “Per lui – ricorda il Papa nell’Angelus del 20 agosto 2006 - la forza più grande della vita spirituale è l’amore”:

     
    “Dio, che è Amore, crea l’uomo per amore e per amore lo riscatta; la salvezza di tutti gli esseri umani, mortalmente feriti dalla colpa originale e gravati dai peccati personali, consiste nell’aderire fermamente alla divina carità, rivelataci pienamente in Cristo crocifisso e risorto. Nel suo amore Dio risana la nostra volontà e la nostra intelligenza malate, innalzandole al più alto grado di unione con Lui, cioè alla santità e all’unione mistica”.

     
    San Bernardo desidera “vivere immerso nella valle luminosa della contemplazione” ma è costretto ad un’attività instancabile: fonda 68 monasteri, che oltre ad essere centri religiosi sono scuole di cultura, agricoltura e manifattura. Viaggia in tutta Europa al servizio del Papa per riportare la pace tra le nazioni. Ma tutto parte dal silenzio della preghiera, perché per lui ciò che è essenziale è cercare Dio:

     
    “Occorre guardarsi, osserva il santo, dai pericoli di una attività eccessiva, qualunque sia la condizione e l’ufficio che si ricopre, perché - così dice al Papa di quel tempo e a tutti i Papi, a tutti noi - le molte occupazioni conducono spesso alla ‘durezza del cuore’, ‘non sono altro che sofferenza dello spirito, smarrimento dell’intelligenza, dispersione della grazia’…Quanto utile è anche per noi questo richiamo al primato della preghiera! (Angelus del 20 agosto 2006)

     
    La parola che, a questo riguardo, Bernardo rivolge a Papa Eugenio III, già suo discepolo a Chiaravalle, è provocatoria:

     
    "’Ecco - egli scrive - dove ti possono trascinare queste maledette occupazioni, se continui a perderti in esse… nulla lasciando di te a te stesso’. Quanto utile è anche per noi questo richiamo al primato della preghiera e della contemplazione! Ci aiuti a concretizzarlo nella nostra esistenza San Bernardo, che seppe armonizzare l’aspirazione del monaco alla solitudine e alla quiete del chiostro con l’urgenza di missioni importanti e complesse al servizio della Chiesa”. (Angelus del 20 agosto 2006)

     
    San Bernardo cerca Dio lasciandosi guidare da Maria che paragona alla stella a cui i naviganti guardano per non smarrire la rotta. Il Papa cita la celebre invocazione del santo di Chiaravalle:

     
    “‘Nell’ondeggiare delle vicende di questo mondo, più che camminare per terra hai l’impressione di essere sballottato tra i marosi e le tempeste; non distogliere gli occhi dal fulgore di questa stella, se non vuoi essere inghiottito dalle onde… Guarda la stella, invoca Maria… Seguendo Lei non sbagli strada… Se Lei ti protegge non hai paura, se Lei ti guida non ti affatichi, se Lei ti è propizia giungi alla meta’” (Hom. super Missus est, II, 17). (Angelus del 20 agosto 2006)

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    Dal 28 al 30 agosto a Castel Gandolfo il tradizionale incontro degli ex studenti di Benedetto XVI

    ◊   Si svolgerà dal 28 al 30 agosto nel Centro Mariapoli a Castel Gandolfo l’incontro degli ex studenti di Benedetto XVI, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis: al centro del seminario estivo sarà il tema della missione in prospettiva ecumenica. Il Papa presiederà la Messa conclusiva il 31 agosto. Si tratta di un incontro ormai tradizionale quello tra Joseph Ratzinger e i suoi ex allievi, iniziato negli anni ’70 durante la docenza all’Università di Ratisbona. Quando Paolo VI nel 1977 nominò il teologo Ratzinger arcivescovo di Monaco e Frisinga i suoi studenti pensavano che l’appuntamento non si sarebbe più tenuto e invece continuò. E così accadde nel 2005: dopo l’elezione al Soglio pontificio si pensava che non fossero più possibili quegli incontri. Ma Benedetto XVI ha chiamato nuovamente a raccolta i suoi ex allievi. Negli anni scorsi si è parlato del rapporto tra i Vangeli e il Gesù storico, anche alla luce del libro del Papa “Gesù di Nazaret’, di islam, evoluzionismo, fede e Bibbia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo "Araboisraeliani cittadini incompiuti": tra uno Stato che li discrimina e uno ancora inesistente.

    L'autonomia è utile ed efficace se non fa concorrenza allo Stato: in cultura, la seconda parte della lectio magistralis di Iginio Rogger in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi. Domani, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione dei Vescovi, presiederà - nella cattedrale di Pesaro - una concelebrazione a commemorazione di tale anniversario.

    Silvia Guidi sul segreto di "Twilight".

    Alfred Hitchcock e il fascino dell'artificio: Emilio Ranzato rilegge "Intrigo internazionale".

    Quando i cigni perdono la strada di casa: Maria Maggi spiega come cambiano le rotte degli uccelli migratori.

    Nell'informazione religiosa, Nicola Gori intervista Berhanemeskel Keflemariam, rettore del Pontificio Collegio Etiopico.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghani alle urne contro le minacce dei talebani

    ◊   Urne chiuse dopo un'ora di prororoga in Afghanistan, dove oggi si è votato per l’elezione del presidente e per il rinnovo di 34 consigli provinciali. La consultazione si è svolta in un clima di forte tensione per le minacce dei talebani ai cittadini che sarebbero andati a votare, ma fortunatamente la giornata alle urne è stata abbastanza regolare, anche se gli attacchi non sono mancati. Altalenante l’affluenza ai seggi. Sullo svolgimento del voto sentiamo da Kabul, Barbara Schiavulli:

    E’ finita la giornata elettorale degli afghani, ormai i seggi sono chiusi. Per il momento le elezioni sono andate meglio di quanto ci si potesse aspettare: più che altro sparatorie, qualche agguato eppure questa mattina la gente si è recata alle urne, con una discreta affluenza che è divenuta bassissima all’ora di pranzo per poi risalire prima della chiusura. “Non ho paura, abbiamo passato di peggio e sono qui a votare perché odio i talebani” ci ha detto una donna, madre di tre figli, mostrando l’indice macchiato d’inchiostro, segno che aveva già votato. Nella deserta Kabul, presidiata dalla polizia, i controlli delle poche macchine che hanno girato sono stati a tappeto. Nel resto Paese la maggiorparte dei seggi ha aperto – alcuni in ritardo -. Nel sud si registra un’affluenza non molto alta - come d’altra parte era previsto -, mentre migliora nel nord e nell’ovest. Qualche incidente è avvenuto proprio nel sud, dove sono stati bloccati un paio di kamikaze ed uno anche a Kabul, dove c’è stato uno scontro a fuoco con la polizia che ha ucciso due militanti. Detonati diversi ordigni, almeno sette nella capitale, dove la sicurezza è sembrata reggere. Karzai ha votato, come anche gli altri candidati che sperano di togliere abbastanza voti al presidente da costringerlo al secondo turno qualora non raggiungesse il 51 per cento dei voti. In ogni caso i risultati ufficiali non verranno rilasciati prima del 17 settembre, dopo che la commissione che si occupa delle denunce non avrà valutato ogni possibilità di broglio.

     
    Secondo le prime analisi a caratterizzare il voto afghano non sarebbe stata solo la paura di attentati. Luca Collodi ne ha parlato con padre Giuseppe Moretti, responsabile della comunità cattolica internazionale in Afghanistan:

    R. – Il popolo afghano è un popolo fiero e intelligente. E’ consapevole di questi enormi aiuti che sono arrivati dall’estero. Si chiede dove siano finiti questi aiuti. In secondo luogo, la maggior parte della popolazione è ancora senza acqua corrente, senza elettricità, bassi salari, disoccupazione, insomma tutto quello che può essere un substrato per una scontentezza reale, concreta. Quindi, c’è anche questo aspetto: c’è la scontentezza, il non aver visto realizzate tante promesse che erano state fatte.

     
    D. – Il terrorismo islamico fa presa sulla popolazione civile?

     
    R. – Gli afghani non hanno nostalgia dei talebani. A qualcuno, ovviamente, di fronte a questa escalation, per esempio, della microcriminalità di fronte all’insidia dei kamikaze, di fronte ad un aumento del costo della vita, è chiaro che viene la tentazione di dire: si stava meglio, quando si stava peggio. Però non è un’affermazione di convinzione, è una reazione istintiva nei confronti di chi vorrebbe avere un po’ di tranquillità, un po’ più di benessere. Quindi, non credo che la popolazione – salvo alcuni fanatici – desiderino il ritorno dei talebani, a meno che il talebano significhi un’identità nazionale afgana, islamica, idealizzata al massimo.

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    Mons. Warduni: i mercanti di armi dietro l'inferno a Baghdad

    ◊   Oggi ennesimo attentato a Baghdad dopo la strage di ieri in cui sono morte 95 persone e 450 sono rimaste ferite. Due persone sono morte e altre otto sono in gravi condizioni per l'esplosione di una bicicletta-bomba nel centro della capitale irachena. Per la serie di attentati di ieri che ha colpito palazzi governativi nella cosiddetta “zona Verde”, è giunta unanime la condanna da parte della comunità internazionale. Nell’intervista di Fausta Speranza ci parla della disperazione della gente mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare del Patriarcato di Babilonia dei Caldei:

    R. – Forse l’inferno vuol cambiare posto e venire in terra, perché è la gente che fa l’inferno. Non sappiamo cosa dire. Noi restiamo a bocca aperta, rivolti verso il cielo. La gente è attonita per l’orrore di tutti questi atti.

     
    D. – C’è la sensazione di essere tornati in guerra…

     
    R. – E’ così, perché ci sono stati sei bombardamenti, sei autobombe e missili in un giorno, tanto che sono morte decine di persone e ne sono rimaste ferite più di 400 o 500. Quanta distruzione! Quante macchine esplose … Come vive la gente? Chi voleva andare a lavorare non va più, perché ha paura. Per chi vuole andare a scuola sarà difficile, così come per chi vuole andare in chiesa. Bisognerà pensarci cinque volte, prima di fare un passo, prima di fare qualcosa.

     
    D. – Purtroppo certe violenze seminano sempre morte e terrore. E’ quello l’obiettivo principale…

     
    R. – Purtroppo, l’odio semina questo. Questo è il risultato dell’odio. E noi che siamo al di fuori di tutto questo e non ne conosciamo le cause, diciamo che accade per nulla. Tanti innocenti… tutti gli innocenti se ne vanno così, per niente. Quanti bambini poveri, quante donne, quanti giovani, che vogliono costruire il loro futuro, ma come possono costruirlo? C’è una grande tristezza in tutto il popolo.

     
    D. – Mons. Warduni, questa violenza è cieca e distruttiva in ogni direzione, però in particolare c’è anche una persecuzione delle minoranze, anche dei cristiani. Tutto ciò procede in parallelo? Si è riacutizzata anche questo tipo di violenza?

     
    R. – Guardi, si trova di tutto qui. Alcune settimane fa c’era la questione di queste minoranze sia a Mosul, sia a Baghdad, sia al nord, ma adesso è cambiata la direzione: in mezzo a Baghdad, nei ministeri, vicino al Parlamento. Chi fa questi attentati fa le cose in maniera studiata e organizzata. Poi se una persona rimane coinvolta in qualche modo perde la vita.

     D. – Mons. Warduni, in tutto ciò, come avere fiducia nelle autorità, nella polizia?

     R. – Quale fiducia nei responsabili, quando c’è il terrorismo che cammina per le strade! Quale fiducia nel mondo! Ed io parlo di tutto il mondo. Cosa stanno facendo, per proibire questi atti terroristici? Le nazioni che fabbricano le armi cosa stanno facendo per la pace? Non ci sono loro dietro a tutti questi atti terroristici? Perché le armi da dove vengono? Queste autobombe da dove vengono? C’è qualcuno che le fabbrica e le vende.

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    La situazione delle carceri italiane: intervista col cappellano di Rebibbia

    ◊   Sembrano rientrate le proteste che i detenuti di diverse carceri italiane avevano inscenato nei giorni scorsi a causa delle difficili condizioni di vita all’interno delle celle, aggravate dal gran caldo e da un cronico sovraffollamento. A richiamare l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica sulla questione anche l’iniziativa “Ferragosto in carcere” che ha visto quasi 200 deputati e senatori in visita in 175 istituti di pena e che ha confermato l’attuale stato di emergenza. “La civiltà di una nazione si misura anche dalla dignità della pena detentiva”, ricorda in un’intervista all’Osservatore Romano del 20 agosto, mons. Giorgio Caniato, ispettore generale dei cappellani carcerari. Adriana Masotti ha sentito don Piersandro Spriano, cappellano al Rebibbia di Roma.

    R. – Sì, e purtroppo ce ne ricordiamo d’estate, ma la situazione è grave da molto tempo: non grave solo rispetto ai numeri, è grave perché non si prendono decisioni di nessun tipo rispetto alla vita quotidiana ordinaria di queste 64 mila persone. Per cui, si fa finta che non esistano e allora non ci sono i soldi per fare nulla, mancano gli operatori per fare qualche attività di recupero …

     
    D. – Si parla tanto, da mesi, ormai, di sicurezza. Ecco, queste condizioni difficili di vita dentro il carcere mi pare contraddicano questa ricerca di sicurezza …

     
    R. – “Sicurezza” mi sembra che attualmente significhi mettere il più possibile persone in carcere, tutte quelle che in qualche modo danno fastidio alla società libera. Per cui si sono penalizzate cose che non erano reati prima … Questa non è – dal mio punto di vista – “sicurezza”, se non apparente, perché queste persone poi – perché non ci sono i mezzi, non ci sono le risorse umane – non vengono assolutamente aiutate a ripensare al loro passato e a poter tornare in società! Nessuno si chiede “come” tornano: questa è una falsa “sicurezza”!

     
    D. – Nei giorni scorsi, il ministro della Giustizia Alfano ha annunciato un nuovo piano-carceri entro il 15 settembre, e ha chiesto all’Unione Europea fondi per la costruzione di nuovi edifici: una delle misure che potrebbero contrastare questo sovraffollamento, questa vita difficile?

     
    R. – Io credo che sia anche questa una misura che non contrasta nulla: per costruire carceri, lo sappiamo tutti, ci vogliono anni e anni; ne abbiamo già costruiti e sono lì, come monumenti inutili, perché poi non ci sono i soldi per riempire le carceri delle strutture necessarie, per riempire le carceri di personale di custodia, di operatori dei trattamenti, eccetera … E quindi, se non si mette mano al Codice penale, alla depenalizzazione dei reati, a non immaginare che tutto debba essere semplicemente “punito” con il carcere, io credo che potremmo costruirne 100 all’anno e non risolveremmo il problema!

     
    D. – A proposito di “misure” e di “mettere mano” …

     
    R. – Parlavo del Codice penale, per il quale in questi anni si sono fatte mille commissioni ma non si è mai arrivati ad una riforma; parlo del fatto di praticare delle misure alternative che invece diventano sempre più strette: pensi che su Roma abbiamo circa 2.500 detenuti e ne abbiamo 50 in semi-libertà; e poi più del 50% dei detenuti non sono ancora condannati in maniera definitiva, non dovrebbero stare nemmeno in carcere, però stanno lì …

     
    D. – A lei, come sacerdote e cappellano in carcere, e agli altri cappellani, cosa chiedono i detenuti quando andate a fare loro visita?

     
    R. – La maggior parte dei detenuti attualmente sono in una situazione di apatia perché capiscono che non si vuole andare da nessuna parte se non detenerli e basta. A Rebibbia, si stanno comportando in maniera dignitosa, perché a fronte di innumerevoli privazioni, la vita dentro – nonostante questi numeri esagerati – è una vita accettabile. Non ci sono risse, litigi eccetera. Si chiede che non si pensi a “sicurezza uguale carcere”. E poi, io chiederei a noi cittadini liberi, e poi a noi cristiani, di provare ad aprire la nostra mentalità per accogliere queste persone nel momento in cui – per esempio – escono. La gran parte di quelli che escono automaticamente sono pressoché costretti a tornare in carcere perché non trovano più alcun tipo di accoglienza da parte di nessuno.

     
    D. – Vista la presenza di tanti stranieri, quindi anche musulmani, lei sa se c’è nel carcere la presenza di guide spirituali, di assistenti anche di altre religioni, oltre che per i cattolici?

     
    R. – Sì, sì: ci sono! Per i cristiani protestanti, per i cristiani ortodossi, per i Testimoni di Geova … Per i musulmani, li aiutiamo noi – cristiani cattolici – a vivere il loro Ramadan, che tra l’altro incomincerà tra qualche giorno, a far la festa finale. In genere, in quell’occasione riusciamo anche ad invitare un Imam che possa far la preghiera. Però, ufficialmente, non avendo i musulmani ministri del culto, non c’è nessuna assistenza per loro, ciascuno prega individualmente.

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    Chiesa e Società



    Violenza in Messico: a rischio la sicurezza di molti sacerdoti

    ◊   In Messico almeno due sacerdoti su dieci vivono sotto minaccia. Dal 1993 sono stati uccisi 15 consacrati, tra cui il cardinale Juan Jesús Posadas Ocampo, arcivescovo di Guadalajara e 11 sacerdoti. Lo rivela uno studio sulla “nuova persecuzione dei sacerdoti” diffuso ieri da un centro studi della Conferenza episcopale messicana. Secondo questa inchiesta i sacerdoti sono a rischio soprattutto negli Stati meridionali di Guerrero, Chapas e Oxaca; ma anche nelle regioni del nord, dove imperversa la guerra tra bande di narcotrafficanti, il ministero sacerdotale va incontro a numerosi rischi. Il caso più eclatante – ricordato nel documento – è quello dell’arcivescovo di Guadalajara, cardinale Pasadas Ocampo, ucciso nel maggio del 2003 nell’aeroporto della sua città in una sparatoria fra trafficanti. "Nessuno – ricorda il quotidiano Avvenire – è stato arrestato o processato per questo omicidio". (A.L.)

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    Perù: il presidente Garcìa incontra i vescovi

    ◊   “Sono convinto che la Chiesa cattolica in Perù sia una delle basi essenziali per la spiritualità e la storia del Paese”. Con queste parole si è presentato ieri ad un gruppo di giornalisti il presidente del Perù, Alan Garcìa, dopo aver incontrato nella sede della Conferenza episcopale i 50 vescovi riuniti per la loro 94.ma Assemblea straordinaria. Alan Garcìa era in compagnia di José Antonio García Belaunde, ministro degli Affari Esteri, Nidia Vílchez, ministro per la condizione della Donna e Aurelio Pastor, ministro della Giustizia. La delegazione governativa si è intrattenuta a lungo con l’assemblea episcopale ma non sono state fornite informazioni sui temi al centro dell’incontro. La stampa locale era molto interessata nel conoscere dettagli sul come sono state superate le recenti tensioni dopo che il ministro della Giustizia, in una riunione internazionale, aveva indicato un sacerdote come “istigatore” della violenze etniche che si sono registrate, con diversi morti, nella regione amazzonica. Il presidente ha definito l’incontro “un dialogo fraterno molto utile per affrontare i gradi temi dello sviluppo spirituale e materiale del Paese”. “Mi congedo molto soddisfatto e al tempo stesso confortato per le parole dei vescovi, per il loro messaggio e soprattutto per il loro lavoro”. Da parte sua l’arcivescovo Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale ha voluto ringraziare la visita di Alan Garcìa: “Ci ha permesso - ha precisato - di scambiare opinioni e idee sulle grandi questioni che il Paese e i peruviani hanno davanti per il futuro”. E’ tutto pronto, intanto, per la grande Colletta nazionale che si svolgerà nel Paese da domani fino a domenica con lo scopo di raccogliere fondi a sostegno delle popolazioni vittime dei terremoti di due anni fa. L’obiettivo è anche di avviare la ricostruzione delle principali chiese di quattro località: Cañete, Chincha, Pisco, Ica e Huancavelica. La Colletta quest’anno ruota intorno ad un messaggio che desidera rendere tangibile il suo spirito e scopo: “Il terremoto distrugge, la Condivisione costruisce”. Gli organizzatori, che per conto dell’Episcopato lavorano da mesi per il successo dell’evento, hanno spiegato che nella giornata di sabato tramite la televisione, che presenta per la prima volta la maratona televisiva “Telecondivisione”, sarà possibile fare delle donazioni con strumenti informatici ed elettronici. Come accade spesso nel caso di questi eventi già sono decine gli artisti, intellettuali, cantanti e figure popolari che hanno dato la propria adesione all’iniziativa. Alla Colletta, dal 1990, anno della sua prima edizione, prendono parte tutti gli anni migliaia di volontari che oltre a raccogliere le offerte sono disponibili anche a dare informazioni sulle collette precedenti, sui risultati e, in particolare, su come sono stati utilizzati i fondi raccolti. (L.B.)

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    Si conclude domani la visita a Cuba di tre vescovi statunitensi

    ◊   Domani all'Avana si conclude la visita a Cuba dell’arcivescovo di Boston, cardinale Sean O’Malley, che insieme con il vescovo di Orlando (Florida), mons. Thomas Wenski, e il vescovo ausiliare di San Antonio (Texas), mons. Oscar Cantú, in questi giorni hanno visitato tre diocesi dell'isola. Mons. Thomas Wenski, commentando alcuni momenti del soggiorno ha dichiarato di "ritenere importante di non sprecare ogni opportunità offerta per un maggiore avvicinamento" tra i due popoli e le loro Chiese. In particolare il vescovo ausiliare di San Antonio ha rilevato che sia la Chiesa statunitense sia quella cubana desiderano adeguati cambiamenti nella politica dei due Paesi “proprio per accelerare quest’avvicinamento auspicato”. Riconoscendo che si è fatto molto e che passi in avanti ci sono stati, il presule ha insistito in ciò che dal punto di vista umano considera fondamentale: "Più libertà di viaggio per cubani e americani". Da parte sua, l'arcivescovo di Boston, cardinale Sean O'Malley, parlando con i giornalisti ha sottolineato il fatto che "tra le Chiese dei due Paesi esista una relazione storica che va sempre consolidata e nutrita con iniziative, amicizia e condivisione". Intanto padre Andrew Small, direttore dell'ufficio dell'episcopato Usa per l'America Latina e i Caraibi, che accompagna i vescovi, ha commentato positivamente le nuove misure del presidente statunitense Barack Obama riguardo a Cuba anche se, a suo avviso, sembrano camminare un po’ lentamente, "forse perché in queste mesi si sta revisionando l'intera politica internazionale americana". Padre Small, dopo aver preso parte a una riunione con diplomatici statunitensi all'Avana ha detto di essere un "po’ preoccupato per la lentezza nell'applicazione delle iniziative annunciate poiché c'è tanto da fare che con questo ritmo passerà troppo tempo". Al tempo stesso il sacerdote ha confermato quanto già avevano detto i vescovi, in linea con le dichiarazioni dell'Episcopato statunitense, nel senso di auspicare la fine il più presto possibile dell'embargo contro l'isola. La delegazione americana incontrerà domani i giornalisti esteri accreditati a Cuba. Uno dei temi dell'incontro riguarda lo stato di avanzamento delle iniziative finanziate con gli aiuti dei cattolici statunitensi e i programmi per il futuro prossimo. (A cura di Luis Badilla)

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    Usa: cresce il problema del ricambio generazionale nelle congregazioni

    ◊   Negli Stati Uniti l’apostolato tra i giovani per promuovere le vocazioni costituisce una priorità per le comunità dei religiosi e delle religiose. E’ l’analisi che emerge da un rapporto del “Center for Applied research in the Apostolate” commissionato dal National Religious Vocation Conference. Il rapporto, ripreso dall’Osservatore Romano, pone in evidenza che nella loro vita numerosi giovani manifestano poco interesse alla vita religiosa. C’è necessità, dunque, di implementare l’attività di apostolato, in particolare nelle scuole e nelle parrocchie per far fronte al calo delle vocazioni. Nel rapporto si rivela, infatti, che le congregazioni negli Stati Uniti devono far fronte ad un progressivo “invecchiamento”. Manca un ricambio generazionale che apporti energie nuove alla missione della Chiesa. Secondo i dati forniti dal Centro di ricerche, il 75% dei religiosi e il 90% delle religiose hanno un’età media che supera i sessant’anni. L’età media degli aspiranti al sacerdozio e delle novizie è di circa trent’anni. “Quanto emerge dal rapporto – afferma suor Mary Bendyna, direttore esecutivo del Centro – non è altro che una conferma di quanto i responsabili delle comunità religiose avevano avuto modo di constatare nel corso di questi anni”. Tra le proposte indicate c’è quella relativa all’istituzione in ogni congregazione di un direttore per le vocazioni che sia impegnato a tempo pieno nel ruolo: tale figura garantirebbe, secondo il rapporto, un aumento della capacità attrattiva delle comunità nei confronti delle nuove generazioni. “I giovani – spiega suor Bendyna – sono alla ricerca di un nuovo approccio alla vita religiosa, pur mantenendo i valori tradizionali”. “Le nuove generazioni – aggiunge – cercano un supporto nelle comunità al fine di approfondire il loro impegno e la loro fede”. Nella ricerca si sottolinea infine che il 21% degli aspiranti alla vita religiosa proviene da Paesi ispanico-latini, il 14 per cento dall’area asiatica, il 6% da quella africana. Il 73% degli aspiranti ha studiato in scuole cattoliche e oltre il 70% ha conseguito un diploma di laurea. (A.L.)

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    Incontro di Pastorale Carceraria del Cono Sud al via oggi in Paraguay

    ◊   Inizia oggi ad Asunción, in Paraguay, il II Incontro di Pastorale Carceraria del Cono Sud, che riunirà gli operatori del settore di Argentina, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay. All’insegna del motto “Tutelare la vita”, l’iniziativa seguirà la metodologia della Dottrina sociale della Chiesa e percorrerà nei quattro giorni di sessioni le tre tappe del “vedere”, “valutare” e “agire”. L’analisi approfondirà le politiche pubbliche e il loro impatto sulla detenzione, la condizione della donna detenuta e la ricaduta sui bambini e gli adolescenti, la situazione dei malati tra la popolazione carceraria. Verrà anche discussa la situazione degli agenti di custodia e l’attività della Pastorale Carceraria nei cinque Paesi presenti all’incontro. La riunione costituisce un momento privilegiato per uno scambio di esperienze e per la pianificazione congiunta del lavoro, con la finalità di dare maggiore visibilità all’attività pastorale dei cinque Paesi; rappresenta inoltre un significativo progresso nella storia della presenza della Chiesa nelle carceri dell’America Latina e, in particolare, del Cono Sud, permettendo di realizzare una maggiore integrazione regionale tesa a produrre cambiamenti concreti nella realtà penitenziaria dell’estremo sud del Continente americano. (M.V.)

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    Malaysia: modella condannata a carcere e fustigazione per una birra

    ◊   In Malaysia una modella è stata condannata al carcere e alla fustigazione per aver bevuto una birra. È la prima donna, in Malaysia, a subire una simile punizione per aver infranto la legge islamica che vieta di consumare alcolici. Kartika Sari Dewi Shukarno, 32 anni, ha ammesso la propria "colpa" davanti ai giudici. Nel 2008 - riferisce AsiaNews - la donna era stata “sorpresa” mentre consumava una birra in un locale notturno nello Stato orientale di Pahang. Nel luglio scorso una corte islamica aveva emesso una condanna al carcere e alla fustigazione. Ieri il pubblico ministero ha confermato la sentenza, contro la quale Kartika non presenterà ricorso. Lunedì prossimo la modella sarà rinchiusa in un carcere femminile e rimarrà in prigione una settimana. (A.L.)

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    Kenya: dopo più di trent'anni di lavoro tradotta la bibbia nella lingua Pokot

    ◊   Dopo più trent'anni di intenso lavoro finalmente la popolazione Pokot del Kenya potrà leggere la Bibbia tradotta nella propria lingua madre. La nuova Bibbia, la cui traduzione e supervisione sono state coordinate e dirette dalla società biblica del Kenya (Bsk), sarà ufficialmente presentata a Nairobi, sabato prossimo, nel corso di una cerimonia dal ministro delle Comunicazioni e Informazioni, Samuel Poghisio. I pokot sono una comunità pastorale che vive nelle aride pianure del nord-ovest del Kenya e che si estende anche in Uganda. La principale difficoltà - hanno spiegato gli studiosi - non è stata tanto la traduzione della Bibbia ma le differenze nella presentazione e nell'introduzione delle note a pie' pagina e nelle indicazioni dottrinali. "Finalmente, un viaggio iniziato trent'anni fa si è appena concluso - ha dichiarato con soddisfazione il presidente della società bibliba del Kenya, Isacco Litali - e adesso è giunto il momento di raccogliere i frutti del duro lavoro e del sacrificio della gente pokot. In passato ci siamo accorti quanto fosse importante la presenza della Bibbia tradotta nelle lingue locali tra le popolazioni indigene”. “La traduzione nella propria lingua - ha aggiunto - ha un profondo effetto sulle persone, le induce a ricevere la Parola di Dio in modo più efficace rispetto a prima. Si dice che è il Signore a rivolgersi a loro nella loro lingua principale”. Tra gli obiettivi della Conferenza episcopale del Kenya vi è quello di promuovere la traduzione della Bibbia nelle diverse lingue dei popoli indigeni. Si deve fare in modo che sia più presente nelle riunioni e durante le celebrazioni. Si deve anche offrire piena fiducia agli indigeni operatori di pastorale, sacerdoti, religiosi, animatori delle comunità e catechisti, affinché si sentano appoggiati e abbiano il posto che corrisponde loro come protagonisti del processo di inculturazione del Vangelo. Il ministro Poghisio ha sottolineato che la Bibbia sarà anche una risorsa fondamentale per affrontare il problema del perenne conflitto tra i pokot e i popoli vicini. Per la popolazione pokot la pubblicazione di questa Bibbia significa anche “un migliorarsi dal punto di vista dell'alfabetizzazione, molte persone si sforzeranno di imparare a leggere e a scrivere”. Per la Chiesa del Kenya è fondamentale fortificare l'incarnazione della fede cristiana nella vita dei popoli che hanno una tradizione di fede e spiritualità. Occorre, inoltre, enfatizzare l'importanza dell'apprendistato delle lingue proprie dei popoli originari, rendere presente la Bibbia nei momenti significativi della vita e organizzare laboratori per traduttori della Bibbia e della liturgia nelle lingue indigene. "La promozione della traduzione cattolica della Bibbia nei diversi idiomi dei popoli originari - ha affermato Elisabetta Muriuki, segretario generale della Bible Society of Kenya - è un diritto degli stessi a provare l'amore del Padre che ci manifesta la sua Parola. Il processo di inculturazione del Vangelo - ha concluso Muriuki - è un'esperienza comunitaria". Secondo la Società Biblica del Kenya – ricorda l’Osservatore Romano - la Bibbia era disponibile solo in sedici lingue: borana, dholuo, ekegusii, gikuyu, kalenjin, kidawida, kikamba, kimiiru, logooli, lunyore, masai, nandi, luhya, swahili, turkana, somo. Adesso si aggiunge la versione in pokot. Attualmente, vi sono altri quindici gruppi linguistici che hanno a disposizione solo la traduzione del Nuovo Testamento e tre gruppi linguistici che dispongono solo di una piccola parte delle Sacre Scritture. La lingua pokot appartiene al gruppo delle lingue Nilotiche Meridionali. Secondo l’ultimo censimento del Kenya (1999) gli abitanti del distretto del West Pokot erano 308 mila, quasi tutti pokot. A questi vanno aggiunti circa 70 mila pokot che vivono in Baringo e almeno 50.000 in Uganda. (A.L.)

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    Città del mondo: Oslo la più cara, Mumbai la più economica

    ◊   Oslo, Copenaghen, Zurigo, Tokyo e New York sono le città più care del mondo. È quanto emerge dallo studio “Prezzi e salari” 2009 redatto dall’Unione delle Banche Svizzere (Ubs). La ricerca mette a confronto 73 metropoli del pianeta in relazione a un paniere standardizzato composto da 122 beni e servizi. Roma si piazza al 17.mo posto mentre Londra, la più cara fino al 2006, è scesa al 20.mo posto a causa della svalutazione della sterlina. Le città dell’Europa dell’Est si collocano tutte nella metà inferiore della classifica a causa dell’inflazione che ha cancellato alcuni consistenti aumenti di salario. Per la brusca diminuzione del valore relativo del dollaro le città degli Stati Uniti sono finite negli ultimi posti della classifica dei prezzi. Hong Kong risulta al momento più economica del 18% rispetto a Barcellona, dove l’inflazione e l’euro forte hanno fatto lievitare i prezzi. Shanghai e Pechino restano invece economiche nonostante il boom della Cina e l’inflazione in aumento. Se si prendono in considerazione anche gli affitti, la città più cara è New York, seguita da Oslo, Ginevra e Tokyo. In fondo alla classifica delle 73 città prese in esame ci sono, Kuala Lumpur, Manila, Delhi e Mumbai. Lo studio prende anche in considerazione la durata degli orari di lavoro. Al primo posto c’è il Cairo con 2373 ore all’anno, seguita da Seul con 2312 ore. Le città dove si resta meno sul posto di lavoro sono francesi: Lione (1582 ore) e Parigi (1594 ore). A Roma un dipendente lavora in media 1771 ore all’anno. Tokyo è la città più cara al mondo per un pasto al ristorante con un costo medio di 67 euro. Per meno di 15 euro è invece possibile mangiare a Delhi, Johannesburg, Kuala Lumpur e Manila. Il rapporto offre anche comparazioni relative a beni specifici: per un milanese e un romano, gustarsi un Big Mac, ad esempio, costa in media 27 minuti di lavoro. Per chi vive a Parigi, Londra e Los Angeles il potere d’acquisto dei salari richiede 13 minuti di lavoro. A Chicago ne bastano 12. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    24 Ore nel Mondo



    Iran: per la prima volta tre donne nel governo

    ◊   In Iran il presidente Ahmadinejad ha reso nota oggi la lista dei ministri del suo governo. L’esecutivo è composto da 21 dicasteri 3 dei quali assegnati, per la prima volta nella storia della repubblica islamica, a ministri donne. Per un primo commento su quale potrà essere la linea politica del governo di Ahmadinejad, Stefano Leszczynski ha raccolto il commento della rappresentante del comitato delle donne iraniane in Italia:

    R. – Penso che in questo momento di grave crisi del governo iraniano, quello che ha fatto Ahmadinejad è un’operazione puramente di estetica. Intendo dire che il governo per potersi legittimare fondamentalmente agli occhi dell’Occidente, all’estero, ha bisogno di giocarsi questa carta. In un regime dove i ministri non possono far altro che seguire la Guida Suprema, che siano donne o uomini non cambia nulla.

     
    D. – Possiamo definirla un’operazione di propaganda, tuttavia potrebbe avere dei risvolti positivi?

     
    R. – Io vedrei l’altra faccia della medaglia, nel senso che in qualche modo rispondono a una cosa importante. Le donne venivano picchiate per un ciuffo di capelli fuori posto, oggi le donne in Iran sono in prima fila, non possono più essere ignorate e questo perché il ruolo delle donne viene riconosciuto oggi sempre di più.

     
    D. – Potete dire di avere una speranza per quanto riguarda il futuro dell’Iran?

     
    R. – Sono convinta che viviamo un momento storico. Le cose stanno cambiando perché cambiano in tante dimensioni, perché i protagonisti non sono i vecchi che avevano iniziato il percorso 30 anni fa, sono gli stessi ragazzi che sono stati educati dal regime iraniano che si stanno ribellando a quello che sta succedendo e sono coraggiosissimi. Abbiamo sentito delle ragazze iraniane a cui qualcuno che era molto in vista addirittura diceva: "Se volete cercate di uscire dall’Iran per mettervi in salvo". E loro rispondevano di essere disposte a morire in milioni per dare la possibilità agli altri di vivere in pace finalmente in un Iran libero e democratico.

     
    Somalia
    Almeno 21 persone, per lo più combattenti, sono state uccise nella città di Bulowarde, nel centro della Somalia, dove le forze filo-governative hanno attaccato con armi pesanti per riprendere la località in mano agli estremisti islamici di Al Shebaab. Nel centro del Paese è in corso un’offensiva delle milizie vicine al debole governo di transizione, che ha portato alla riconquista di diversi centri abitati.

    Niger
    Il presidente del Niger, Mamadou Tandja, ha ieri riconfermato il governo che, secondo la nuova Costituzione, entrata in vigore dopo la consultazione referendaria, era stato costretto alle dimissioni. Forti le critiche nei confronti del capo dello Stato che, con l’approvazione della nuova Carta, vede accrescere notevolmente i suoi poteri. Sempre ieri la radio di Stato ha annunciato la data delle elezioni legislative fissate per il prossimo 20 ottobre.

    Congo: profughi ruandesi rimpatriano dal Nord Kivu
    Dall’inizio dell’anno oltre 11mila ruandesi, tra ex combattenti e civili, sono rientrati nei luoghi di origine dal Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Gli ex combattenti si sono avvalsi del programma della Monuc di rimpatrio e di reinserimento nella vita sociale dei militari e i civili sono stati rimpatriati dall'Alto Commissariato per i Rifugiati. I rimpatri sottolineano i progressi del programma di pacificazione e stabilizzazione del Nord Kivu.

    Nuova tragedia del mare nel Mediterraneo
    Un gommone con cinque migranti a bordo, tra cui una donna in precarie condizioni di salute, è stato soccorso da una motovedetta della Guardia di Finanza a circa 12 miglia a Sud di Lampedusa, al limite delle acque territoriali. I cinque sarebbero eritrei e avrebbero detto di essere partiti dalle coste africane in 80 e che 75 persone sarebbero morte durante la traversata. Gli extracomunitari sono stati portati alla guardia medica di Lampedusa in precarie condizioni fisiche. Secondo il loro racconto sarebbero stati in mare una ventina di giorni.

    Russia: incidente nella centrale idroelettrica
    La Russia ancora sotto schock per il disastro avvenuto lunedì scorso nella centrale idroelettrica di Sayano-Shushenskaya, in Siberia. E mentre si celebrano i primi funerali delle vittime, sono stati ritrovati i corpi di altri tre operai. All’appello mancano ancora 58 lavoratori per i quali ormai si è persa ogni possibilità di ritrovarli in vita. Il servizio di Marco Guerra:

    Con il ritrovamento di altri tre corpi è salito a 17 il numero delle vittime ufficiali avvenuto tre giorni fa nella più grande centrale idroelettrica della federazione russa. Sul luogo della catastrofe circa 2000 soccorritori stanno lavorando incessantemente con la speranza di trovare operai ancora in vita riparati in qualche cunicolo. ''Il mio compito è quello di non perdere le speranze'', ha dichiarato Sergei Shoigu, ministro per le Emergenze del Paese, spiegando che il bilancio definitivo della strage potrà essere più chiaro tra due o tre giorni. Dopo l’incidente alla centrale, una parte della popolazione locale è stata colta dal panico ed è fuggita in auto dalla regione della Khakassia, che si trova a circa 4.300 chilometri a est di Mosca. Chiusi i negozi e lunghe le code alle pompe di benzina. Si teme inoltre per l’inquinamento delle falde acquifere. 40 tonnellate di prodotti oleosi stanno galleggiando sul fiume Enisej verso l’Artico, mettendo in serio pericolo la flora e la fauna.

     
    Russia-Caucaso
    Mano dura contro gli insorti islamici nel Caucaso. È quanto ha assicurato il presidente russo Medvedev dopo l’escalation di violenza soprattutto in Inguscezia. Il leader del Cremlino ha chiesto alle autorità un maggiore impegno per la stabilizzazione della regione. Intanto, ieri tre presunti guerriglieri sono stati uccisi in uno scontro armato con la polizia in Daghestan.

    Pakistan
    È Maulvi Faqir Mohammad, uno dei principali capi dei talebani pachistani, il nuovo leader del movimento integralista Tehreek-e-Taliban Pakistan e successore di Mehsud. Lo ha annunciato lo stesso Maulvi Faqir precisando che il loro vecchio capo, Mehsud, ritenuto morto dagli americani e dal governo pachistano, è ancora vivo ma non in grado di assumere il comando del movimento perché gravemente ammalato.

    Arrestato in Libano il capo di un gruppo terrorista vicino ad Al Qaeda
    È stato arrestato dai servizi segreti libanesi il capo di Jund al Sham, un gruppo terrorista vicino ad Al Qaeda sospettato di essere coinvolto nell'omicidio simultaneo di quattro giudici libanesi avvenuto nel 1999. Si tratta di Wissam Tahbish leader palestinese del movimento terrorista che da anni è attivo nei campi profughi a sud di Beirut, in Libano.

    Birmania
    È rientrato oggi a Chicago da Bangkok il mormone americano John Yettaw, autore dell'intrusione nella villa di Rangoon dove risiedeva agli arresti domiciliari la dissidente birmana Aung San Suu Kyi. La sua azione è costata un supplemento di pena per il Nobel per la pace Suu Kyi, condannata ad altri 18 mesi di domiciliari dopo avervi trascorso già 13 degli ultimi 18 anni. Tuttavia, l'uomo ha detto di non avere rimorsi per quello che ha fatto.

    Cina: bambini avvelenati da gas sprigionati da una fonderia
    Più di 1.300 bambini che vivono nei pressi di una fabbrica per la trasformazione e la lavorazione del manganese a Wenping, nella Cina centrale, sono stati avvelenati dal piombo sprigionato dall’impianto. Le autorità locali hanno ordinato la chiusura della fonderia e l’arresto di due dei suoi dirigenti. Si tratta del secondo episodio di inquinamento in una settimana che vede sotto accusa le fonderie cinesi.

    Turismo e riunificazioni familiari tra le due Coree
    La Corea del Nord abolirà i divieti imposti al traffico transfrontaliero con la Corea del Sud a partire da domani, 21 agosto. Già nei giorni scorsi il governo nordcoreano aveva annunciato di voler riaprire il confine tra i due Paesi permettendo nuovamente il turismo e le riunificazioni delle famiglie rimaste separate dopo la guerra di Corea degli anni '50.

     
    Colombia
    Via libera del Senato della Colombia al referendum sulla Costituzione che permetterà al presidente Uribe di allungare il suo mandato. È atteso per la prossima settimana il sì della Camera. Uribe, principale alleato sudamericano di Washington nella lotta al narcotraffico, non ha mai dichiarato pubblicamente l'intenzione di ricandidarsi, ma il suo governo fa forti pressioni per l'approvazione del referendum.

    Scarcerato l'attentatore libico di Lockerbie
    E' stato rilasciato oggi per ragioni umanitarie Abdelbaset Ali al-Megrahi, il libico condannato all'ergastolo per l'attentato di Lockerbie del 1988. Nelle ultime settimane il governo degli Stati Uniti e l'associazione americana delle vittime dell'attentato avevano fatto pressioni sul ministro della Giustizia scozzese MacAskill per convincerlo a non rilasciare l’uomo giudicato responsabile dell'esplosione del volo Pan Am sui cieli della Scozia che causò la morte di 270 persone. Al-Megrahi ha trascorso solo otto anni in prigione dopo la condanna nel 2001 e adesso è malato terminale di cancro alla prostata. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 232

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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