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Sommario del 18/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • L’assolutismo della tecnica nega lo sviluppo integrale della persona: la riflessione del prof. Lucio Romano sulla “Caritas in veritate”
  • Il cardinale Rodè inviato speciale del Papa in Montenegro per il XII centenario della traslazione delle reliquie di San Trifone
  • Dal 9 all'11 giugno del 2010 Convegno internazionale dei sacerdoti. Evento culminante la Messa con Benedetto XVI
  • A settembre e ottobre, apertura notturna dei Musei Vaticani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • In Afghanistan, offensiva talebana contro il voto del 20 agosto. L'impegno delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore per i bambini afghani
  • Dopo la morte di due giovani per overdose in un rave party, ci si interroga sulle responsabilità della società. Con noi, il sociologo Acquaviva
  • Salvaguardare i diritti dei lavoratori stranieri e tutelare le famiglie dei migranti: la riflessione della sindacalista Cisl, Liliana Ocmìn
  • "La conoscenza è sempre un avvenimento": è il tema della 30.ma edizione del Meeting di Rimini, al via il 23 agosto
  • Un libro sui valori cristiani al servizio della famiglia africana: con noi, l'autore Jean-Baptiste Sourou
  • Chiesa e Società

  • Brno si prepara alla visita del Papa nella Repubblica Ceca
  • Angola: l’arcivescovo di Luanda, mons. Franklin, riflette sulla pace sociale e lo sviluppo del Paese
  • Il cardinale Urosa: i giovani venezuelani hanno bisogno dell'insegnamento della religione a scuola
  • Thailandia: cerimonia di insediamento del nuovo arcivescovo di Bangkok
  • Brasile: nota dell'episcopato sul recente accordo tra il Paese e la Santa Sede
  • Dialogo interreligioso: in Guinea Bissau la collaborazione di una radio missionaria e una islamica
  • Incontro fra il primo ministro turco Erdogan e i rappresentanti delle Chiese del Paese
  • 24 Ore nel Mondo

  • Disastro nella più grande centrale idroelettrica russa:12 morti e 64 dispersi
  • Il Papa e la Santa Sede



    L’assolutismo della tecnica nega lo sviluppo integrale della persona: la riflessione del prof. Lucio Romano sulla “Caritas in veritate”

    ◊   Per conseguire uno sviluppo autentico, è urgente “una formazione alla responsabilità etica nell’uso della tecnica”: è il richiamo di Benedetto XVI nella Caritas in veritate, il cui ultimo capitolo è proprio dedicato allo “sviluppo dei popoli e la tecnica”. Il Papa sottolinea che, “attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza”. E aggiunge: la ricerca sugli embrioni, la clonazione “sono promosse dall’attuale cultura del disincanto totale che crede di aver svelato ogni mistero”. Su queste riflessioni di Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento del prof. Lucio Romano, ginecologo dell'Università Federico II di Napoli e presidente dell’associazione “Scienza e Vita”:

    R. – Il Papa pone all’attenzione di tutti il problema – estremamente avvertito – di come la tecnica oggi rappresenti un dato da prendere in considerazione, in ragione anche del passaggio epocale da una globalizzazione delle ideologie ad una sorta di globalizzazione della tecnica. Vediamo quindi che, essendo la tecnica una questione sociale è ineludibile che la questione sociale in quanto tale richiami anche una questione antropologica. Qui entriamo nel cuore del tema, cioè di come la tecnica non venga assolutamente rifiutata da parte del Papa. Ma, laddove la tecnica rappresenti una negazione dell’uomo, un superamento dell’uomo inteso in ottica distruttiva – con tutto ciò che ne può conseguire -, evidentemente non risponde più ad un’ars etica. Il Papa propugna una tecnica si arricchisca di senso e di valore. Il senso ed il valore non possono essere altro che trovati nella dimensione squisitamente umana di una verità antropologica, dove la libertà si coniuga con la responsabilità.

     
    D. – Il Papa mette in guardia proprio dalla tentazione dell’umanità di pensare di "potersi ricreare da sé" attraverso i prodigi della tecnica, della tecnologia. In un certo qual modo un’attualizzazione del mito di Prometeo…

     
    R. – E’ il tentativo che l’uomo cerca da sempre di mettere in essere, la cosiddetta “autopoiesi”: l’uomo che produce se stesso, l’uomo che riproducendo se stesso crede di essere padrone del mondo. Il discorso diventa altrettanto importante perché si vanno a confrontare due razionalità, così come il Papa richiama alla nostra attenzione. Da una parte, la razionalità dove la ragione è aperta alla trascendenza e, dall'altra, una ragione che invece è chiusa nell’immanenza. La dimensione di una tecnica che si autosupporta, si autogratifica è una ragione chiusa nell’immanenza, che non va oltre la dimensione squisitamente orizzontale e, non prendendo in considerazione una verità trascendente, nega la stessa dignità dell’essere uomo. Fede e ragione si aiutano a vicenda. Se noi consideriamo la dimensione tecnica da sola, questa rischia di cadere nello scientismo puro; altrettanto la fede, senza la dimensione della ragione, potrebbe rischiare di cadere nella dimensione del fideismo puro. La fede e la ragione insieme ci danno la possibilità di riconoscere la verità.

     
    D. – Il Papa sottolinea che oggi il "campo primario di questa lotta culturale tra l’assolutismo della tecnica e la responsabilità morale dell’uomo è quello della bioetica"…

     
    R. – Sì, una bioetica che si richiami ad un’antropologia di riferimento. Un’antropologia di riferimento sicuramente personalista, nella dimensione di un personalismo ontologicamente fondato, dove c’è quindi la dimensione di una difesa e di una tutela della vita, dal concepimento fino alla morte naturale e non certamente una bioetica fondata su un’assoluta dimensione di autodeterminazione di libertà irrispettosa dell’uomo. Quello che invece riteniamo una dimensione rispettosa della dignità dell’essere uomo è una bioetica che tenga conto della presa in carico della persona, che l’assista, che si prenda cura, che le sia affianco, che sia tutela della sua vita e che l’accompagni anche nelle fasi terminali a quello che è il naturale progredire, verso la morte naturale. Una bioetica che sia quindi rispettosa dell’uomo e rispettosa di una ricerca scientifica che non sia però sostitutiva del rispetto e della dignità dell’essere uomo.

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    Il cardinale Rodè inviato speciale del Papa in Montenegro per il XII centenario della traslazione delle reliquie di San Trifone

    ◊   Benedetto XVI ha nominato il cardinale Franc Rodè, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Suo Inviato speciale alle solenni celebrazioni del XII centenario della traslazione delle reliquie del Martire San Trifone a Kotor, in Montenegro, che avranno luogo il 17 ottobre prossimo.

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    Dal 9 all'11 giugno del 2010 Convegno internazionale dei sacerdoti. Evento culminante la Messa con Benedetto XVI

    ◊   L’Anno Sacerdotale, indetto dal Papa per contribuire a promuovere “l’impegno di rinnovamento interiore di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”, si chiuderà nel 2010 con il Convegno internazionale dei sacerdoti incentrato sul tema “Fedeltà di Cristo, Fedeltà del Sacerdote”. La Congregazione per il Clero ha pubblicato il programma del Congresso il cui momento culminante sarà la Messa che Benedetto XVI presiederà l'11 giugno nella Basilica di San Pietro. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il grande incontro dei sacerdoti di tutto il mondo che si terrà a Roma dal 9 all’11 giugno del 2010 per la chiusura dell’Anno Sacerdotale sarà scandito da testimonianze, momenti di preghiera e dalla Santa Messa presieduta dal Papa. Il Congresso, promosso dalla Congregazione per il Clero ed affidato per l’organizzazione tecnico-logistica all’Opera Romana Pellegrinaggi, si aprirà il 9 giugno nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura con una conferenza su “Conversione e Missione”. Il giorno seguente i sacerdoti si riuniranno nella Basilica di Santa Maria Maggiore riflettendo sul tema “Cenacolo: invocazione dello Spirito Santo con Maria, in fraterna comunione”. La sera il Papa rivolgerà un discorso ai sacerdoti presenti in Piazza San Pietro. Venerdì 11 giugno, Solennità del Sacro Cuore di Gesù, la riflessione sarà incentrata sul tema: “Con Pietro, in comunione ecclesiale”. Sempre l'11 giugno il Santo Padre presiederà la Messa nella Basilica di San Pietro chiudendo l’Anno Sacerdotale indetto nel 150.mo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney.

     
    Lo scorso 2 agosto, durante l'Angelus a Castel Gandolfo, il Papa ha affermato che l'Anno Sacerdotale "costiuisce una preziosa occasione per approfondire il valore della missione dei presbiteri nella Chiesa e nel mondo". Al termine dell'udienza generale del 5 agosto, il Santo Padre ha invitato tutti "ad accompagnare i ministri del Signore con la preghiera, la solidarietà spirituale e la collaborazione, affinchè siano fedeli alla loro vocazione e vivano gioiosamente la loro missione nella Chiesa, seguendo in tutto Cristo, Buon Pastore, sull'esempio di San Giovanni Maria Vianney". Tutti i sacerdoti che desiderano partecipare ed accreditarsi ai lavori del Congresso, potranno fare riferimento alla segreteria organizzativa che ha sede a Roma, presso l’Opera Romana Pellegrinaggi, in Piazza Pio XII n. 9 (tel. 0039 0669896393 / e-mail a.sacerdotalis@orpnet.org).

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    A settembre e ottobre, apertura notturna dei Musei Vaticani

    ◊   Dopo il lusinghiero successo della prima apertura notturna lo scorso 24 luglio, i Musei Vaticani annunciano che l’apertura straordinaria notturna sarà replicata, quest’anno, tutti i venerdì del mese di Settembre (4, 11, 18, 25) e tutti i venerdì del mese di Ottobre (2, 9, 16, 23, 30), dalle ore 19 alle ore 23 (ultimo ingresso alle ore 21,30). Un’esperienza unica e straordinaria per tutti i romani e per tutti coloro che lo desiderano, ma che durante le normali ore di apertura sono impegnati in attività che rendono impossibile il godimento di una piacevole visita alle meraviglie del Vaticano. Per la visita notturna, informa un comunicato dei Musei Vaticani, è obbligatoria la prenotazione online tramite il sito Internet ufficiale dei Musei, (www.vatican.va: nella pagina con la scritta La Santa Sede cliccare sulla lingua desiderata, nella pagina seguente cliccare a sinistra su Musei Vaticani, seguire le istruzioni per Biglietteria online). Sempre online, è possibile prenotare una visita guidata.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un voto a sovranità limitata: in prima pagina, Gabriele Nicolò sulle presidenziali afghane di giovedì.

    La parola, il silenzio e il segreto di una congiunzione: in cultura, Giulia Galeotti intervista Alessandro Barban, priore del monastero camaldolese di Fonte Avellana.

    Quella malinconica "Dolce vita": Luca Pellegrini ricorda Tullio Kezich.

    Nell'informazione religiosa, Nicola Gori a colloquio con l'arcivescovo Jean-Louis Brugues, segretario della Congregazione per l'educazione cattolica.

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    Oggi in Primo Piano



    In Afghanistan, offensiva talebana contro il voto del 20 agosto. L'impegno delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore per i bambini afghani

    ◊   In Afghanistan non si ferma l’offensiva talebana tesa a boicottare in ogni modo le elezioni presidenziali del 20 agosto. Questa mattina Kabul è stata scossa da un attacco simultaneo contro il Palazzo presidenziale e il quartier generale della polizia afghana. Poche ore dopo, un altro attentato suicida è avvenuto nel cuore della città. Sette le vittime accertate finora, fra cui due cittadini afghani che lavoravano per le Nazioni Unite. Oltre 50 i feriti. Il clima di violenza si va dunque inasprendo sempre di più, a soli due giorni dall’apertura delle urne. Da Kabul, ci riferisce Barbara Schiavulli:

     
    Continuano a salire le vittime dell’attentato a Kabul, tra i quali ci sarebbero anche militari stranieri ed aumentano gli attacchi in tutto il Paese da parte dei talebani, decisi a sabotare con ogni mezzo le elezioni presidenziali e provinciali che si terranno tra due giorni. Nella capitale un’autobomba, guidata da un kamikaze, si è lanciata contro un convoglio di rifornimento delle truppe Nato sulla Jalalabad road, non lontano da Camp Invicta dove risiedono i militari italiani. Questa mattina, invece, due razzi hanno colpito il Palazzo presidenziale mentre nel sud c’erano attacchi a ripetizione: un kamikaze ha ucciso quattro militari afghani e due civili davanti ad un seggio elettorale, nella provincia di Uruzgan. Una pioggia di colpi di mortaio poi è avvenuta non lontano da Jalalabad, dove sono state ferite una decina di persone tra le quali due donne e quattro bambini. Nel Jowzjan, durante un agguato, è stato ucciso un candidato provinciale e nella provincia di Farah i militari italiani, durante un’operazione congiunta con l’esercito afghano, si sono trovati sotto attacco. Non c’è stato nessun ferito, mentre più al nord altri militari italiani hanno sgominato una cellula di militanti arrestandone dieci e sequestrando il materiale per fabbricare ordigni. Sale la tensione in vista del voto di giovedì: la polizia presidia le strade, mentre il presidente Karzai arruola, nel suo prossimo futuro staff, i candidati presidenziali che rinunciano alla corsa. Già cinque di loro hanno confermato di volersi ritirare a favore del presidente.

     
    L’Afghanistan, dunque, si avvicina al cruciale appuntamento elettorale per le presidenziali e le provinciali in un clima di tensione e di insicurezza generale. Gli attentati e gli attacchi dei talebani si susseguono a ritmo incessante, così come gli episodi di intimidazione nei confronti dei civili che vorrebbero partecipare al processo di democratizzazione del Paese. In questo contesto di violenza tuttavia esistono anche altre realtà. Realtà di dialogo, di pace e di fratellanza che, senza clamore, portano frutti importanti. Una di queste è rappresentata dall’opera delle suore che lavorano per la scuola “Pro Bambini di Kabul”. Barbara Schiavulli, in missione in Afghanistan, è andata a trovarle ed ha intervistato suor Michela Dainese, dell’Ordine delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore:

    R. - Abbiamo aperto una scuola di bambini con problemi d’apprendimento, bambini che sono rifiutati dalla società e dalle scuole. Abbiamo inoltre dato vita ad un'iniziativa per l'inserimento nelle scuole pubbliche. Quindi, abbiamo con noi 32 bambini.

     
    D. – Quanto è difficile lavorare in questo periodo a Kabul?

     
    R. – E’ difficile per la situazione di poca sicurezza che abbiamo. Siamo sempre in apprensione quando usciamo per andare a prendere questi bambini dalle famiglie. Abbiamo un pulmino e dobbiamo percorrere circa 15 km per andare a prendere 10 bambini e portarli con noi. In questi giorni abbiamo chiuso la scuola. Ci hanno consigliato di chiudere, perché la situazione non è favorevole.

     
    D. – Quali sono i bisogni principali della scuola. Di che cosa potreste aver bisogno dall’Italia?

     
    R. – Prima di tutto del sostegno morale, ma anche del sostegno materiale. Abbiamo tanti benefattori in Italia che ci aiutano. La Caritas italiana ci sta aiutando. Abbiamo dei soldati qui a Kabul, che ci aiutano sempre, con viveri, con del materiale didattico. Sinceramente non ci manca niente.

     
    D. – Essendo suore cristiane, avete mai avuto problemi?

     
    R. – Non abbiamo mai avuto problemi qui. La maggior parte della gente non sa che siamo religiose. Altri lo sanno perché quando lavoriamo ci pongono la domanda: “Ma chi siete?” Ce lo hanno chiesto in molti. Allora apertamente diciamo che siamo persone consacrate, che dedichiamo la vita a questi bambini. Fino ad oggi non abbiamo mai avuto alcun problema, anzi, ci accettano, ci accolgono, molte volte ci invitano nelle famiglie ad andare a prendere il tè. Non parliamo mai di religione, però: apertamente non ci siamo mai permesse di parlare, né con il personale che abbiamo intorno a noi, né con la gente esterna. Anhce per questo penso che ci accettino.

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    Dopo la morte di due giovani per overdose in un rave party, ci si interroga sulle responsabilità della società. Con noi, il sociologo Acquaviva

    ◊   Vittime di overdose, di ore di ballo e sfrenatezze al ritmo martellante della musica techno. Sono morte così, salvo precisazioni del caso, la ragazza di 23 anni di Potenza e il ragazzo israeliano di 26 anni, che avevano scelto un rave party di Ferragosto, rispettivamente tra Campania e Molise e nel Salento. Entrambi illegali. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Si discute se vietare raduni “rave” come si fa in Francia o se mettere maggiori controlli ma resta il fatto che anche questi due giovani, come altri, sono vittime del lucrosissimo mercato di morte delle droghe. “Rave” significa “esaltazione” e ci ricorda l’idea che per divertirsi si debba perdere lucidità e mettere a repentaglio la salute con allucinogeni di ogni tipo, compreso un anestetico per cavalli. O che magari si debba concludere un falò di Ferragosto con troppa birra in corpo per capire che cosa ne è del proprio desiderio sessuale, come il caso della presunta violenza ai danni di una 17enne sul litorale laziale. Sono episodi diversi tra loro ma che rientrano drammaticamente nel film già visto della cosiddetta “cultura dello sballo”. Che dire di una società che assiste a tutto ciò quasi quotidianamente, basti pensare solo ai giovani che muoiono per aver perso il controllo sulla strada dopo notti di sballo? Lo chiediamo al sociologo Sabino Acquaviva:

     
    R. - Evidentemente succede che noi anticipiamo la data in cui il giovane viene considerato adulto, quindi libero di fare ciò che vuole. Ma l’anticipiamo quando il ragazzo non ha ancora una struttura di personalità completa. Quindi entra nella vita con una parte della personalità adeguata e una parte ancora in formazione.

     
    D. – Professore, c’entra l’eccessivo consumismo? Sembra che non importi che i giovani si formino una propria personalità, ma piuttosto che siano consumatori acritici il più possibile …

     
    R. – E’ questo il difetto della nostra società: prepara i giovani ad essere dei consumatori. Cioè la società che formava, che dava valori e significati alla vita, adesso prepara dei giovani che devono soprattutto e anzitutto saper consumare.

     
    D. – Professor Acquaviva, media e fatti come le tragedie per overdose in rave-party, l’abuso di alcol a una festa di Ferragosto, o anche alcune trasmissioni televisive dove sembra che tutto sia possibile: passano messaggi come quello che sia normale fare sesso per solo divertimento senza amore a 15 anni o cose simili. Ecco, evidentemente anche i media, questi media, hanno le loro responsabilità in tema di giovani…

     
    R. – I media sono tra i più responsabili. Adesso che la scuola non ha più il prestigio che aveva un tempo, finisce che la personalità dei giovani si formi nei media. Le informazioni sono in gran parte negative. Anche le grandi televisioni, che hanno in mano il potere dell’informazione, informano sulla base delle leggi che detta la società del consumo. Quindi, il risultato è che il sistema d’informazione anche televisivo passa e ripassa sul sistema dei valori come uno schiacciasassi, cancellando ogni cosa. La formazione che era affidata a maestri e professori adesso purtroppo è affidata a giornalisti che spesso sono di seconda o terza categoria, quindi impreparati e incapaci di formare i giovani. Occorrerebbe una grande riforma di carattere culturale, che trasformasse completamente i mezzi d’informazione. Ma siamo lontanissimi dal poterla conseguire.

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    Salvaguardare i diritti dei lavoratori stranieri e tutelare le famiglie dei migranti: la riflessione della sindacalista Cisl, Liliana Ocmìn

    ◊   A poco più di una settimana dall’entrata in vigore, in Italia, della legge sul reato di clandestinità, cresce la preoccupazione tra gli immigrati. Arrivate anche le prime denunce, che saranno discusse davanti al giudice di pace dopo il 15 settembre. Ma come vivono questa situazione gli stranieri irregolari? Alessandra De Gaetano lo ha chiesto a Liliana Ocmìn, segretario confederale della Cisl, immigrata dal Perù, responsabile delle politiche migratorie.

    R. – E’ innegabile che molte persone che si trovano in Italia senza il permesso di soggiorno e con un’attività lavorativa in nero vivono con estrema angoscia la situazione, perché si sa che da un lato l’applicazione del pacchetto sicurezza inasprisce, irrigidisce e rende perseguibile il reato di clandestinità, mentre dall’altro queste persone rimangono in sospeso, in questo limbo, fin quando non potranno – quelle poche che riusciranno – a poter emergere. D’altro canto, anche noi ci siamo fatti avanti per richiedere la possibilità di poter far emergere il lavoratore straniero con un’autodichiarazione, dinanzi al datore di lavoro che non vuole fare la domanda. Il lavoratore deve avere una possibilità, con un’avvertenza o con una dichiarazione che afferma che egli ha tutti i requisiti e che, per mancanza di volontà del datore di lavoro, non riesce a mettersi in regola. Non si può lasciare tutto al libero arbitrio e alla buona volontà del datore di lavoro. Questo darà non solo serenità, ma anche prospettive di regolarizzazione a tutti questi lavoratori che altrimenti vedranno sfumate le possibilità non solo di poter continuare a lavorare, ma ancor di più di poter rimanere in Italia con un permesso regolare.

     
    D. – Quante richieste di regolarizzazione ci sono state?

     
    R. – Si parla di 500 mila. Poi vedremo all’indomani della chiusura del termine quante sono state esattamente le domande.

     
    D. – Una delle questioni sotto i riflettori è quella dei "bambini invisibili". Come vivono gli immigrati questa situazione?

     
    R. – Anche su questo fronte c’è un grande vuoto, perché ora dei genitori con dei bambini, che fino al sabato scorso avevano la serenità di veder garantita l’educazione e l’iscrizione alla scuola per i loro figli, potrebbero anche optare di non mandare più a scuola i loro bambini, perchè si trovano in una condizione di irregolarità. Questo aggraverà sicuramente la condizione della gente esclusa dalla società.

     
    D. – Cosa pensa delle restrizioni sui matrimoni?

     
    R. – Non è sbagliato prevedere di contrastare il fenomeno dei matrimoni di comodo. Condividiamo pienamente la linea nel rispetto della legge. Bisognerebbe però fare un distinguo quando ci sono i bambini, frutto del matrimonio, dando una corsia preferenziale, lasciando i termini precedenti di sei mesi di residenza, per poter poi inoltrare la domanda.

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    "La conoscenza è sempre un avvenimento": è il tema della 30.ma edizione del Meeting di Rimini, al via il 23 agosto

    ◊   Il 23 agosto, nei padiglioni della Fiera di Rimini, si inaugurerà la trentesima edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli. L'edizione di quest'anno, il cui tema è "La conoscenza è sempre un avvenimento", è stata presentata nel maggio scorso nella sede dell'Unesco a Parigi, poi in una serie di incontri in Brasile, all'ambasciata italiana a Washington e infine all'ambasciata italiana presso la Santa Sede a Roma. La forza trainante del Meeting, e la sua capacità di parlare a popoli, culture, esperienze completamente differenti, consiste nella costante domanda di senso che propone ogni anno, una domanda comune a tutti gli esseri umani. Rosario Tronnolone ne ha parlato con Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting.

    R. – La cosa più stupefacente di questi 30 anni è questa domanda di significato: ‘Perché ci siamo?’ La domanda ‘Perché abitiamo questa terra?’ Tarkovsky l’anno che venne al Meeting disse: “Se non avessimo più questa domanda non saremmo più degni di chiamarci uomini”. Proprio questa domanda - abbiamo sperimentato in questi trenta anni - è ciò che mette veramente insieme tutti. Non solo mette insieme, ma crea proprio un’occasione di rapporto. Perché la domanda di senso è qualcosa che è prima e al di là di ogni ideologia, prima e al di là di ogni differenza. E questo è ciò che ha portato in tutti questi anni centinaia e centinaia di ospiti, di relatori al Meeting, che continua a portare tutti i visitatori. E’ incredibile, perché è una di quelle cose cui io alle volte penso e dico: “Ma è proprio vero? Sì è proprio vero!” E’ vero che questo è ciò che interessa a tutti gli uomini.

     
    D. – L’edizione di quest’anno sarà inaugurata dallo spettacolo teatrale “Miguel Mañara” di Milosz. Perché questa scelta?

     
    R. - “Miguel Mañara” è un testo caro alla nostra storia, alla nostra esperienza, è un testo che don Giussani ci ha sempre letto e con il quale ha sempre accompagnato la nostra storia cristiana. Il “Miguel Mañara” è la vicenda di un uomo che non ha mai rinunciato al suo desiderio – “il desiderio è qui più forte e più ardente che mai”, dice lui nella prima scena – e il suo desiderio lo ha portato al peccato, alla trasgressione, alla corruzione e, in fondo lo sta portando – e questo è l’inizio del dramma – anche alla distruzione di se stesso, proprio perché questo desiderio, non avendo trovato l’oggetto suo ultimo, è diventato ormai soltanto noia, dice appunto Mañara. Sono alcuni incontri che Mañara fa nella sua vita che lo condurranno proprio a non abbandonare il suo desiderio, ma a trovare il compimento totale del suo desiderio. Quindi, è una vicenda che centra il cuore del grande tema del Meeting e che soprattutto centra il cuore del tema di quest’anno, che è: “La conoscenza è sempre un avvenimento”. Mañara conosce sempre più la verità della sua vita attraverso avvenimenti che gli accadono.

     
    D. – Altri importanti appuntamenti del Meeting sono le mostre. Vuole parlarci di qualcuna in modo particolare...

     
    R. – Le mostre del Meeting, anche quest’anno, hanno varie angolature. Abbiamo mostre d’arte, con una bellissima mostra sul ’400 italiano: “L’avventura della conoscenza” nella pittura di Masaccio, Beato Angelico e Piero della Francesca; un’altra mostra sarà sulle basiliche cristiane. E poi avremo delle mostre che invece fanno incontrare pezzi di realtà. Quest’anno il pezzo di realtà è il rione Sanità di Napoli. Avremo, quindi, mostre storiche, per esempio quella sulle “Reducciones” del Paraguay, che è stata fatta da una persona – padre Aldo Trento – che attualmente è missionario in Paraguay e che è andato lì proprio sulla spinta e sulla mossa di rifare in quei luoghi quello che i gesuiti avevano fatto al tempo delle “Reducciones”. Questi sono alcuni flash sugli eventi di quest’anno. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Un libro sui valori cristiani al servizio della famiglia africana: con noi, l'autore Jean-Baptiste Sourou

    ◊   Essere africani e cristiani, fedeli alle tradizioni autoctone e aperti alla luce del Vangelo. Questa, l’esortazione contenuta nel libro, in lingua francese, “Come essere africani e cristiani? - Saggio sull’inculturazione del matrimonio in Africa”. L’opera è indirizzata a sacerdoti e pastori, che si impegnino nella diffusione della tradizione cristiana nel Benin, in particolare legata al matrimonio. L’autore, Jean-Baptiste Sourou, giornalista della nostra emittente, originario del Benin e appartenente al gruppo etnico Sahoué, descrive i valori del suo popolo, al microfono di Alessandra De Gaetano.

    R. – Per noi africani il matrimonio e la famiglia sono dei valori molto importanti e anche Giovanni Paolo II lo sottolinea nel documento postsinodale "Ecclesia in Africa". Questi valori, per esempio il rapporto tra marito e moglie e soprattutto la preparazione al matrimonio sono delle tappe che aiutano i giovani Sahoué a rendersi conto dell’importanza di quello che vogliono fare. Per esempio avere una famiglia per i Sahoué significa assumersi una responsabilità, perciò se sei capace di dimostrare questo, allora puoi sposarti. Anche il rapporto tra le famiglie: il matrimonio diventa per i Sahoué un momento per creare solidarietà tra le due famiglie che non soltanto sostiene la coppia, la famiglia che sta nascendo, ma sostiene tutte e due le famiglie. Inoltre è importante il riferimento agli antenati, che vuol dire riferimento a Dio, riferimento al divino, che per i Sahoué è la base del matrimonio.

     
    D. – Perché si pone l’esigenza della inculturazione del matrimonio cristiano nella cultura Sahoué del Benin?

     
    R. – Perché le nostre culture sono dei doni che Dio ci ha fatto. Lo Spirito di Dio ha messo nel cuore di ogni uomo dei valori. Il Vangelo viene come luce per dire: alcune cose sono buone nella vostra cultura, ma ci sono anche delle ombre.

     
    D. – L’inculturazione del cristianesimo provoca un contrasto o una progressiva integrazione?

     
    R. – Non tanto contrasto. Più che altro a volte si può misconoscere quello che la Chiesa richiede, quello che il Vangelo richiede, e questo potrebbe portare qualche contrasto. In Africa le nostre popolazioni, non soltanto i Sahoué, hanno bisogno di gente che li aiuti a capire cosa è effettivamente il Vangelo, cos’è il matrimonio secondo la Chiesa. Siamo africani ma siamo chiamati a essere dei discepoli di Cristo che annunciano oggi che Cristo è la luce per il nostro popolo, che Cristo è il pane per il nostro popolo, che Cristo è la speranza per il nostro popolo.

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    Chiesa e Società



    Brno si prepara alla visita del Papa nella Repubblica Ceca

    ◊   Sacerdoti, insegnanti e diverse autorità della Repubblica Ceca rifletteranno sull’Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate durante una conferenza che si terrà a Brno, sabato 19 settembre, una settimana prima della visita di Benedetto XVI nel Paese. E’ quanto ha reso noto ieri David Macek, esponente del partito cristiano-democratico. Lo scopo della conferenza è di aiutare a preparare i credenti in occasione della visita del Papa. Il viaggio apostolico nella Repubblica Ceca – ha aggiunto David Macek – sarà il primo all’estero dopo la pubblicazione dell’enciclica e sarà anche un’occasione per riflettere sull’economia e sulle questioni sociali. Il programma della visita è articolato in 3 giornate: il 26 settembre il Papa arriverà all’aeroporto internazionale Stará Ruzyně di Praga. Alla visita al “Gesù Bambino di Praga” nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria seguiranno l’incontro con le autorità politiche e civili e la celebrazione dei Vespri nella Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto. Il giorno successivo è prevista la Santa Messa nell’aeroporto Tuřany di Brno. Seguiranno l’Angelus, l’incontro ecumenico nell’arcivescovado di Praga e con il mondo accademico nel salone di Vladislav del Castello della capitale ceca. Lunedì 28 settembre è in programma, infine, la celebrazione della Santa Messa nella memoria liturgica di San Venceslao, Patrono della nazione ceca. Il viaggio di Benedetto XVI si concluderà con la cerimonia di congedo all’aeroporto di Praga. (A.L.)

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    Angola: l’arcivescovo di Luanda, mons. Franklin, riflette sulla pace sociale e lo sviluppo del Paese

    ◊   “In questo momento, per raggiungere la pace occorre che se ne discuta, che sia parte dell’educazione, ma soprattutto servono più posti di lavoro per risolvere i problemi socio economici del Paese, usando sempre il dialogo”. Questo il pensiero dell’arcivescovo di Luanda, dom Damião Franklin, in un’intervista rilasciata all’agenzia portoghese Angop. Il presule ha spiegato che la Chiesa e i vescovi apprezzano il clima di pace e ricostruzione che vive il Paese ormai da sette anni, e in questo contesto ha rinnovato un appello al consolidamento della pace. Ha inoltre sottolineato che non basta soltanto la fine della guerra, ma occorre anche riflettere su tutti gli aspetti dello sviluppo, perché la pace sociale è la più importante sfida del Paese, che esige la partecipazione di tutti gli angolani. L’arcivescovo ha auspicato una maggior quantità di investimenti nell’educazione e nella sanità, per dare risposta alle sfide che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini dell’Angola. Per quanto riguarda l’impegno della Chiesa per favorire la pace, ha ricordato che il suo contributo in questi anni è stato in particolare nella formazione dei cittadini a una coscienza democratica assieme ai suoi continui appelli alla pace e alla riconciliazione. “Consapevoli che lo sviluppo non è solo materiale ma anche spirituale - ha concluso dom Damião Franklin - come Chiesa chiediamo ai nostri fedeli di essere più attivi in tutti i campi in cui è in gioco il bene comune”. (A cura di Virginia Volpe)

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    Il cardinale Urosa: i giovani venezuelani hanno bisogno dell'insegnamento della religione a scuola

    ◊   “I giovani hanno bisogno di imparare la religione così come la fisica, le arti e tante altre materie" e "perciò la Chiesa venezuelana cercherà altre strade per offrire l’insegnamento religioso”. Con queste parole, ieri, l’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa ha risposto alle domande dei giornalisti a poche ore dall’entrata in vigore della legge sulla riforma del sistema educativo che esclude l’insegnamento della religione dai programmi scolastici. “Si tratta di una decisione - ha aggiunto il porporato - che appare discutibile dal punto di vista legale poiché “tale disposizione era prevista in una norma derogata e attualmente è garantita dall’articolo 59 della Carta costituzionale”. Lamentando tutto ciò che è accaduto, dall’approvazione frettolosa della riforma, nonostante le richieste di rinviare la discussione a settembre, fino alle molte opinioni rimaste inascoltate, il cardinale Urosa ha rilevato i molti sforzi fatti fino all’ultimo con lo “scopo di promuovere un’adeguata partecipazione di tutti i protagonisti” del mondo della scuola. Per l’arcivescovo di Caracas “è fondamentale che le leggi uniscano la nazione e siano anche espressione del consenso nazionale”. Il cardinale Jorge Urosa, si è detto costernato per la decisione dell’Assemblea nazionale che ha rifiutato un rinvio delle discussioni. "Ciò - ha detto - avrebbe consentito all’intero Paese, ai sindacati e alle istituzioni interessate, di conoscere il testo”. D’altra parte cresce l’opposizione alla legge e numerose associazioni hanno annunciato l’apertura di procedure per sottoporre la legge ad un referendum. Altri motivi di tensione si sono registrati domenica scorsa in due località diverse, Valencia e Naguanagua, dove piccoli gruppi di persone hanno interrotto la Santa Messa urlando slogan contro i vescovi e i cattolici e inneggiando al contempo al presidente Hugo Chàvez e alla sua riforma del sistema educativo. A Valencia alcuni dei vandali si sono presentati con abito talare, secondo la stampa locale, e dopo la loro irruzione nei templi hanno lanciato accuse e offese ai fedeli che uscivano della chiesa al termine dell’Eucaristia. Gruppi che si sono identificati come “Genere con classe”, femministe venezuelane, e “Donne per il potere popolare”, hanno distribuito un testo intitolato “La gerarchia cattolica è nemica del popolo”. A Naguanagua è andata in scena un’aggressione simile da parte di un gruppo chiamato “Fronte Francisco de Miranda” sempre con accuse e offese indirizzate ai vescovi venezuelani definiti “golpisti”. Dure e immediate sono state le condanne da parte dei parroci delle due chiese, dei numerosi fedeli presenti tra cui alcuni che si sono sentiti male poiché temevano anche aggressioni fisiche, che fortunatamente non ci sono state. Anche una parte cospicua della stampa del Venezuela condanna questi fatti chiedendo alle autorità un’accurata indagine per identificare e punire i responsabili di atti estranei al sentimento religioso del Paese e gratuitamente odiosi e offensivi. (A cura di Luis Badilla)

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    Thailandia: cerimonia di insediamento del nuovo arcivescovo di Bangkok

    ◊   Il nuovo arcivescovo di Bangkok, Francis Xavier Kriengsak Kovitvanit, ha invitato tutti i settori della società tailandese a lavorare insieme per sviluppare il Paese. “Tutte le religioni, i funzionari di governo ed il settore privato devono lavorare insieme per sviluppare la pace”, ha detto l'arcivescovo a più di 2.000 persone, presenti alla sua cerimonia d’insediamento il 16 agosto nella cattedrale di Bangkok. “Siamo pronti a dialogare con tutte le fedi”, ha detto l'arcivescovo Kriengsak, parlando a nome dei cattolici tailandesi. Erano presenti: il cardinale Michael Michai Kitbunchu, suo predecessore, e l'arcivescovo Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in Tailandia. Oltre ai fedeli cattolici, hanno assistito alla cerimonia monaci buddisti, pastori protestanti, sacerdoti indù, musulmani, rappresentanti russi della chiesa ortodossa, funzionari di governo. Durante la Messa, l'arcivescovo Kriengsak ha elogiato il cardinale Michai come “una guida che ha condotto la Chiesa tailandese al Regno di Dio”. Il porporato nell’accogliere favorevolmente l'arcivescovo Kriengsak, ha affermato che la Chiesa Cattolica è sempre cosciente della propria responsabilità a “servire la gente e costruire la pace nel Paese”. (V.V.)

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    Brasile: nota dell'episcopato sul recente accordo tra il Paese e la Santa Sede

    ◊   La Conferenza nazionale dei vescovi cattolici del Brasile, con una nota pubblicata ieri, ha espresso la sua posizione sul recente accordo tra lo Stato brasiliano e la Santa Sede, spiegando che esso non concede alcun privilegio alla Chiesa Cattolica e certamente non viola la Carta Costituzionale. Il comunicato è una risposta alle critiche, in particolare a quella dell’Associazione dei magistrati brasiliani, secondo cui il recente accordo giuridico rappresenta un ritorno al passato nei confronti della libertà e del pluralismo, principi fondamentali dello Stato. Secondo i vescovi del Brasile le critiche sono prive di fondamento “poiché l’accordo, oltre a non violare la Costituzione si limita a ratificare un rapporto che è sempre esistito, aprendo prospettive anche per altre confessioni religiose nel Paese”. Di recente dom Geraldo Lyrio Rocha, arcivescovo di Mariana e presidente della Conferenza episcopale brasiliana, ha ricordato in merito a queste critiche che accordi di questo tipo servono per definire lo statuto giuridico della Chiesa ed esistono in quasi 70 Paesi del mondo. L’accordo recentemente stipulato ha il valore di un trattato internazionale bilaterale. Dopo l’approvazione nei giorni scorsi da parte del Comitato per gli affari esteri della Camera, l’accordo adesso dovrà essere ratificato da parte dell’Assemblea del Congresso Nazionale. (V.V.)

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    Dialogo interreligioso: in Guinea Bissau la collaborazione di una radio missionaria e una islamica

    ◊   “Un missionario parlerà di Vangelo in una radio islamica e il direttore di quest’ultima a sua volta sarà ospitato da un’emittente cattolica che parlerà di Islam”: è questo l’accordo di collaborazione appena firmato a Bissau tra l’emittente cattolica Radio Sol Mansi (letteralmente ‘Il sole sorto’) e la Radio della scuola coranica di Mansoa (Recom). Una collaborazione, eiferisce all’agenzia Misna padre Davide Sciocco, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), “con aspetti unici e importanti per il dialogo interreligioso” in un Paese in cui i musulmani rappresentano il 40% circa della popolazione e i cristiani il 12-13%. Le due emittenti, nazionale quella fondata nel 2001 da padre Sciocco, regionale la seconda, hanno messo nero su bianco una collaborazione che in realtà esisteva già da qualche tempo e che adesso assume però un valore altamente simbolico e ufficiale: “Non so se si tratta della prima esperienza in assoluto di questo tipo – spiega padre Sciocco – ma è sicuramente una delle prime. Io partirò ogni volta da una storia, da una spiegazione, facendo riferimento al Vangelo. Parlerò rivolgendomi a una platea di non cristiani. Lo stesso farà la nostra radio ospitando diversi programmi della Recom e confermando lo spazio che già dà a un imam per la spiegazione del Corano a un pubblico di non musulmani”. L’obiettivo è molto semplice: “Favorire e rafforzare il dialogo interreligioso, comunque già forte in Guinea Bissau; aprire a diverse forme di collaborazione, anche tecnica e giornalistica”. “Se vogliamo vivere insieme – sottolinea il missionario del Pime - ognuno di noi deve conoscere molto bene la religione dell’altro”. (V.V.)

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    Incontro fra il primo ministro turco Erdogan e i rappresentanti delle Chiese del Paese

    ◊   “Un incontro veramente cordiale e molto positivo. Un grande giorno che crea ottimismo per il futuro”. Con queste parole il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha commentato i risultati del vertice che ha visto sabato scorso, riuniti allo stesso tavolo, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, cinque ministri e i rappresentanti delle minoranze religiose in Turchia. Tra essi, oltre a Bartolomeo, erano presenti l'arcivescovo armeno Aram Aram Atesiyan, il Patriarca siro-ortodosso Filüksinos Yusuf Çetin e responsabili delle comunità ebraica e siro-cattolica. L'incontro è avvenuto sull'isola di Buyukada, vicino a Istanbul. L'incontro coincide con il progetto del governo turco teso ad allentare le tensioni con i 12 milioni di curdi residenti nel Paese. Il primo ministro ha lasciato chiaramente intendere che l'esecutivo vuole avviare, al riguardo, un ampio processo di riforme. “Per noi, adesso, è essenziale abbracciare tutti i 71 milioni e mezzo di abitanti del Paese, nel rispetto e nella fratellanza”, ha detto Erdogan sottolineando la sua opposizione a qualsiasi nazionalismo etnico ed esprimendo la promessa che il suo governo manterrà un'eguale distanza con tutte le confessioni. “Esistono delle difficoltà — ha dichiarato ancora il primo ministro turco, secondo quanto riferisce L’Osservatore Romano — ma noi ci sforzeremo per superarle insieme”. “Credo che questa iniziativa democratica cambierà molte cose nel nostro Paese; l'obiettivo è l'espansione della democrazia, che garantisca la pace per tutti i turchi, qualunque sia la loro origine o la loro religione”. A conclusione della giornata, Erdogan e Bartolomeo hanno visitato insieme la chiesa di Aya Yorgi, dove hanno tenuto una conversazione privata durante la quale il Patriarca ecumenico si è fatto portavoce delle istanze provenienti dalla comunità ortodossa. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Disastro nella più grande centrale idroelettrica russa:12 morti e 64 dispersi

    ◊   Sono sempre più deboli le possibilità di trovare in vita i 64 operai dispersi nell’incidente di ieri avvenuto nella più grande centrale idroelettrica russa in Khakassia, Siberia orientale. Sono 12 invece i morti già accertati. Le squadre di soccorso stanno lavorando da ore per mettere in sicurezza l’impianto che, secondo le prime stime, presenta danni per almeno tre miliardi di dollari. Gli esperti ritengono che ci vorranno anni prima che la centrale, la quarta al mondo, torni a lavorare a pieno regime. A provocare la sciagura è stata l’esplosione di un trasformatore a olio durante alcuni lavori di riparazione. Il governo russo ha intanto annunciato l’apertura di un’indagine per far luce sulle eventuali responsabilità dell’accaduto.

    Inguscezia
    Ancora violenza nel Caucaso russo. L'esplosione di un ordigno nella città di KizilYurt, in Daghestan, ha causato stamani la morte di un civile e il ferimento di almeno quattro agenti. Intanto nella Repubblica autonoma dell’Inguscezia sono stati indetti tre giorni di lutto nazionale dopo il gravissimo attentato suicida di ieri. Un camion bomba è esploso di fronte alla sede centrale della polizia, a Nazran, causando la morte di circa 20 persone e decine di feriti. Forte la condanna e la preoccupazione internazionale per l’accaduto, soprattutto da parte dell’Unione Europea e del presidente americano Barack Obama. Dal canto suo il governo centrale russo sta analizzando le falle nella sicurezza della Repubblica caucasica ed ha adottato i primi severi provvedimenti. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:

    Il ministro repubblicano degli Interni è già stato licenziato dal presidente Dimitri Medvedev in persona: troppi gli errori commessi dalle locali forze dell’ordine. Il veicolo dinamitardo era stato rubato e i ferrei controlli non hanno evitato l’attentato. I pompieri hanno impiegato tante ore per avere ragione del violento incendio, sprigionatosi dopo l’esplosione, avvenuta mentre i vertici della polizia facevano l’appello mattutino in cortile. Sotto le macerie della caserma non c’è più nessuno. Il bilancio delle vittime è pesantissimo e si aggrava con il passare delle ore. La maggior parte dei feriti, tra cui una decina di bambini, si trova all’ospedale centrale repubblicano. Negli ultimi mesi la scia di sangue in Inguscezia è lunghissima: in giugno è stato persino ferito il presidente Yunus-Bek Yevkurov, ora in convalescenza. Nella Repubblica caucasica, affermano alcuni esperti, si rischia la guerra civile.

     
    Cargo Artic Sea
    Sono quattro estoni, due lettoni e due russi i componenti della banda di dirottatori arrestati nel blitz dei militari russi che ieri ha portato alla liberazione del mercantile Arctic Sea al largo di Capo Verde. L’equipaggio di 15 marinai russi è in buone condizioni di salute e sarà presto trasferito in patria con un volo dall’arcipelago africano. Dopo oltre due settimane di mistero, il ministro della Difesa di Mosca ha rivelato che la nave battente bandiera maltese e con un carico di legname del valore di più di un milione di euro era stata dirottata il 24 luglio, il giorno dopo la partenza dalla Finlandia.

    Peres-Medvedev
    Il presidente israeliano Shimon Peres incontrerà oggi il leader del Cremlino Dmitri Medvedev a Soci, sul Mar Nero, nel corso della sua prima visita in Russia dalla sua elezione nel giugno del 2007. In agenda, la cooperazione bilaterale e varie questioni internazionali, dal processo di pace in Medio Oriente all'Iran. L'ultima visita di un presidente israeliano in Russia risale al 2001.

    Iran
    Teheran è disponibile a negoziati senza precondizioni sul nucleare con l'Occidente basati sul mutuo rispetto. Lo ha dichiarato alla tv iraniana Ali Asghar Soltanieh, rappresentante di Teheran presso l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Intanto sul fronte politico si registra la decisione dell'ex presidente iraniano Mohammad Khatami e del riformista Mehdi Karrubi di aderire al Green Path of Hope (La via verde della speranza), il nuovo partito fondato dal principale leader dell'opposizione, Hossein Mussavi. “I due politici faranno parte del consiglio centrale del partito”, ha spiegato uno dei consiglieri di Mussavi.

    Pakistan
    Le forze di sicurezza pachistane hanno arrestato Maulvi Omar, portavoce del gruppo talebano Tahreek-e-Taliban ed uno dei più stretti collaboratori di Baitullah Mehsud, leader talebano responsabile di una serie di attentati in Pakistan e alto esponente di al Qaida, probabilmente ucciso due settimane fa nell'attacco di un drone americano nel nord ovest del Pakistan. Omar e' stato arrestato dalle forze di frontiera pachistane ieri notte a Khoyezai, nel distretto di Mohmand. Secondo alcune indiscrezioni, il portavoce talebano stava per partecipare ad un importante meeting per decidere la successione a Mehsud.

    Missione del premier iracheno in Siria
    Il premier iracheno Nuri al Maliki ha iniziato stamani la sua visita ufficiale in Siria. Maliki, incontrerà a Damasco il presidente Bashar al Assad e il suo omologo siriano Naji al Utri. Il premier iracheno à tornato in Siria dopo la sua ultima visita dell'agosto 2007 per discutere con le autorità di Damasco le delicate questioni della sicurezza del confine tra i due Paesi.

    Progetto di accordo di pace per il Darfur
    La pace in Darfur, diritti dei cittadini e controllo del territorio. Sono alcuni dei temi affrontati nel progetto di accordo di pace presentato ai mediatori dell’Onu e dell’Unione Africana dai vertici del Movimento per la Giustizia e l’uguaglianza (Jem), principale formazione ribelle attiva nella turbolenta provincia sudanese. La notizia è stata diffusa dall’inviato dell’Unione Africana in Darfur dopo i suoi colloqui con Khalil Ibrahim, leader del Jem. Il capo del Jem ha incontrato la scorsa settimana i mediatori delle Nazioni Unite e gli esponenti degli altri movimenti del Darfur. L’incontro anticipa la ripresa dei negoziati di pace con il governo di Khartoum previsti a settembre in Qatar.

    Operazioni di soccorso e aiuti internazionali a Taiwan
    A dieci giorni dal devastante tifone Morakot, a Taiwan continuano le operazioni di soccorso nelle regioni più colpite. Ieri un team di esperti dell’Unione Europea ha raggiunto il Paese in seguito alla richiesta di aiuto di Taipei. Lo staff avrà un duplice obiettivo: ricevere aiuti dagli Stati membri dell’Unione Europea e valutare le esigenze della popolazione. Tra le prime strutture che la presidenza dell'Ue invierà ci saranno gli impianti per rendere l'acqua potabile. Gli Stati Uniti hanno invece donato 250 mila dollari. Intanto sono ancora 1.638 le persone che hanno bisogno di essere evacuate da circa 44 villaggi e almeno diecimila sono senza casa. Secondo il ministro dei Trasporti di Taiwan serviranno più di sei mesi per ricostruire strade e ponti.

    La Corea del Sud rende omaggio all’ex presidente Kim Dae-jung
    È scomparso oggi all’età di 85 anni l'ex presidente Kim Dae-jung, figura di primo piano nella lotta per la democrazia della Corea del Sud e insignito del premio Nobel per la pace nel 2000 per aver cercato il riavvicinamento con il leader nordcoreano Kim Jong. Ex prigioniero politico, fu eletto presidente nel dicembre 1997 governando il Paese fino al 2003. Kim Dae-jung ha segnato una svolta nella storia della Corea del Sud anche per la sua battaglia a favore dei diritti umani. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 230

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