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Sommario del 16/08/2009
Dio chiede a tutti di accoglierLo: così il Papa, che all’Angelus invita a tenere aperto il cuore per chi ha più bisogno
◊ “Ad ognuno di noi Dio chiede di accoglierLo”: così il Papa all’Angelus di oggi recitato a Castel Gandolfo, ha spiegato che ciò che è accaduto in Maria, vale anche per ogni uomo e ogni donna. Un invito poi a tenere aperta la porta del cuore per i più bisognosi. Il servizio di Fausta Speranza.
Ieri la grande festa di Maria Assunta in Cielo, oggi nel Vangelo le parole di Gesù: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”.
“Non si può non restare colpiti da questa corrispondenza, che ruota intorno al simbolo del “cielo”: Maria è stata “assunta” nel luogo dal quale il suo Figlio era disceso”.
“Dio ha assunto da Maria il corpo umano per entrare nella nostra condizione mortale. – spiega il Papa - A sua volta, alla fine dell’esistenza terrena, il corpo della Vergine è stato assunto in cielo da parte di Dio e fatto entrare nella condizione celeste”. E il Papa invita ad una riflessione:
"E’ una sorta di scambio, in cui Dio ha sempre la piena iniziativa, ma, in un certo senso, ha anche bisogno di Maria, per preparare la materia del suo sacrificio: il corpo e il sangue, da offrire sulla Croce quale strumento di vita eterna e, nel sacramento dell’Eucaristia, quale cibo e bevanda spirituali".
Dio chiama ad unirci a Lui nel sacramento dell’Eucaristia, per formare insieme la Chiesa, Pane spezzato per la vita del mondo. “L’Eucaristia è il mezzo, - dice il Papa - lo strumento di questo reciproco trasformarsi, che ha sempre Dio come fine e come attore principale”:
"Lui è il Capo e noi le membra, Lui la Vite, noi i tralci. Chi mangia di questo Pane e vive in comunione con Gesù lasciandosi trasformare da Lui e in Lui, è salvato dalla morte eterna: muore come tutti, partecipando anche al mistero della passione e della croce di Cristo, ma non è più schiavo della morte, e risorgerà nell’ultimo giorno, per godere la festa eterna con Maria e tutti i Santi".
Se noi diciamo sì, come Maria, - aggiunge il Papa - veniamo assunti nella divinità di Colui che ha assunto la nostra umanità.
“Questo mistero di vita eterna incomincia quaggiù: è mistero di fede, di speranza e di amore, che si celebra nella liturgia, specialmente eucaristica, e si esprime nella comunione fraterna e nel servizio al prossimo. Preghiamo la Vergine Santa, affinché ci aiuti a nutrirci sempre con fede del Pane di vita eterna per sperimentare già sulla terra la gioia del Cielo.”
Dopo la preghiera mariana, nei saluti in varie lingue, in francese, un pensiero in particolare ai giovani venuti dall’Africa con un invito a tutti “a tenere sempre aperta la porta del cuore e a essere giorno dopo giorno testimoni della tenerezza del Signore presso tutte le persone che si trovano, materialmente o spiritualmente, nel bisogno”. In inglese l’augurio che il soggiorno di tanti a Roma e a Castel Gandolfo sia occasione di approfondimento della fede. In polacco, anche l’esortazione “in modo particolare in questi giorni di riposo, ad adorare Cristo presente nelle chiese incontrate in vacanza. In italiano, il saluto in particolare ai fedeli della parrocchia San Silvestro in Faenza, e ai giovani di Trescore, giunti attraverso la via Francigena.
A vent’anni dalla visita di Giovanni Paolo II, il valore sempre forte del pellegrinaggio al Santuario mariano di Oròpa
◊ Milleduecento metri: è questa l’altitudine alla quale sorge il Santuario mariano di Orópa, in Piemonte. A poca distanza dalla città di Biella, questo luogo sacro, datato al 1600, vede ogni anno migliaia di pellegrini venerare la statua della “Madonna Nera”, portata lì, secondo la tradizione, da Sant’Eusebio. Ma quale valore ha, oggi, il pellegrinaggio in questo luogo mariano? Isabella Piro lo ha chiesto al Rettore del Santuario, don Michele Berchi:
R. – Il fatto che uno capisca che la sua vita non dipende da lui nel senso che appartiene a un mistero più grande, un mistero buono. Il primo valore di un santuario è questo di rendere vicino, vicinissimo, dentro alla storia, dentro alle tradizioni, dentro la propria terra, questa bontà del mistero che si è fatto uomo e si è fatto uomo nel modo più tenero, nascendo da una donna. Il primo valore è proprio la vicinanza del mistero dell’incarnazione ai bisogni e alle necessità di ciascuno. La seconda questione che proprio fa del pellegrinaggio, secondo me, il gesto più importante è che si viene a chiedere una grazia, la grazia delle grazie, cioè avere la vita salva in tutti gli aspetti suoi, ma simboleggia il desiderio di offrire quel che si può e quel che si riesce anche se appunto non in modo proporzionato, perché c’è sempre l’idea della sproporzione tra il poco che posso offrire e il tanto che vengo a chiedere.
D. – In un certo senso il camminare è anche un modo di pregare?
R. - Io insisto su questo, cioè che è molto popolare nel senso che è per tutti perché non c’è bisogno di essere né preparati teologicamente, né devotamente. Il fatto di venire su a piedi è una forma di preghiera possibile a tutti.
D. - In Maria - ricorda spesso il Santo Padre - l’uomo può scorgere il sorriso di Dio. Cosa ci dice dunque il volto della Vergine?
R. – La cosa che commuove di più è il fatto che Dio facendosi uomo abbia accettato - ma di più - abbia accolto il fatto di assomigliare a sua mamma. E’ proprio il farsi vicino di Dio nella carne. Mi sembra che questo spieghi perché la devozione a Maria sia così inserita nella fede cattolica: perché il volto di Gesù teneva dentro anche il volto di Maria.
D. –Il Santuario di Orópa conserva la statua della “Madonna Nera”. Cosa sappiamo di questa scultura?
R. – La tradizione fa risalire il Santuario a Sant’Eusebio e mi sembra che tutti i dati storici appoggino quello che la tradizione tramanda. La statua attuale venerata qui ad Orópa è nera. Le teorie sono molte. La più tradizionale riguarda il fatto che molti artisti sono ispirati al Cantico dei Cantici: “nigra sum sed formosa”, in cui i cristiani hanno visto sia prefigurata la Chiesa che la Vergine Maria.
D. – Recentemente il Santuario di Orópa ha celebrato il ventennale della visita di Giovanni Paolo II. Cosa ricorda di quel momento?
R. – Ero allora l’unico diacono che stava diventando sacerdote della diocesi di Biella, Era il 16 luglio del ’89 e io potei assistere il Santo Padre nella celebrazione eucaristica come diacono, per cui ho un ricordo personale molto forte perché questo santuario è parte delle mie radici e dello svilupparsi della mia fede. Poter servire messa al Papa qui è stato uno dei regali più belli della mia vocazione sacerdotale. Per tutti i biellesi questa visita è stata ed è ancora una festa che ci ha segnati tutti. Questo pellegrinaggio - lo chiamò lui - ha segnato per i biellesi un affetto alla Madonna, al Papa e al Signore, che appunto ci portiamo dentro e che ha determinato molti aspetti della fede biellese. Non ultima una capacità di accoglienza che non é proprio consona al nostro carattere piemontese montanaro.
Riconoscere l’acqua come diritto di tutti: il messaggio dell’annuale Settimana mondiale dell’acqua
◊ “Rendere disponibile l’accesso all’acqua per il bene comune”. Questo, il tema scelto per il triennio 2009-2011, per l’annuale Settimana mondiale dell’acqua, che si è aperta oggi a Stoccolma. Sfida di quest’anno è rispondere alle esigenze globali. L’iniziativa, organizzata dall’Istituto internazionale dell’acqua ospiterà, fino al 22 agosto, responsabili delle Nazioni Unite, rappresentanti di governi, delegati delle ONG, che si confronteranno sulla regolazione delle risorse idriche, la gestione dell’acqua nei Paesi toccati dai conflitti e i cambiamenti climatici. Urgenze che rispondono all’appello lanciato dal Papa, nell’Enciclica Caritas in Veritate. Alessandra De Gaetano ne ha parlato con Rosario Lembo, Segretario del Comitato italiano per il contratto mondiale sull’acqua:
R. – L’acqua non è riconosciuta come un diritto umano, un diritto fondamentale, imprescindibile, legato alla fertilità della vita umana e quindi un diritto da garantire ad ogni essere vivente del pianeta Terra. Purtroppo la comunità internazionale non ha ancora accettato la sfida di riconoscere l’acqua come un diritto umano. Questo non è avvenuto neanche a livello della Dichiarazione fondamentale delle Nazioni Unite e quindi l’acqua continua ad essere un bisogno, cui si accede in funzione del potere di acquisto che ciascuno ha nel portafoglio. E, purtroppo, per un migliaio o 300 milioni di persone, che non hanno la possibilità di pagare l’accesso all’acqua, l’acqua resta quindi un diritto negato.
D. – Quali sono le prossime sfide, anche in relazione agli obiettivi di sviluppo del Millennio fissati dall’Onu e al vertice del G8 de L’Aquila?
R. – Purtroppo sia il vertice del G8 de L’Aquila che gli obiettivi del Millennio continuano ad essere delle grandi proclamazioni di dichiarazioni di intenti, belle parole cui non seguono i fatti. Si parla dell’ambiente, ci si preoccupa dell’aria che respiriamo e non ci si preoccupa che dal 2007 l’uomo ha rotto il rapporto armonioso con la natura. Le acque che si accumulano nel sottosuolo e che vanno a rimpinguare le nostre falde acquifere sono di una quantità inferiore rispetto ai consumi, ai prelievi d’acqua che la comunità fa.
D. – La privatizzazione delle aziende erogatrici di acqua, come incide sull’ideale di garantire l’accesso all’acqua a tutti gli esseri umani?
R. – Purtroppo incide negativamente. Non è il mercato, non è una globalizzazione dal volto umano, dal volto buono che può garantire l’accesso all’acqua a tutti se non si riconosce – a monte – l’acqua come un diritto fondamentale. Riconoscere l’acqua come diritto fondamentale vuol dire che è un impegno della comunità internazionale che, pertanto, deve reperire le risorse finanziarie per garantire il minimo indispensabile, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dice essere 50 litri al giorno ad ogni essere vivente. Fino a quando questo accesso all’acqua sarà garantito attraverso il mercato, attraverso la privatizzazione dell’acqua, cioè affidando alle imprese private di portare l’acqua, questi non avranno convenienza di portare l’acqua nelle bidonville, nelle foreste, nei piccoli villaggi dell’Africa, nei posti più sperduti. C’è molto bisogno di questa scelta politica di definire l’acqua come un diritto umano. Diversamente, se resta affidata al mercato, in funzione anche dei cambiamenti climatici, diventerà una risorsa sempre più scarsa, sempre più rara e sarà qualcosa che sarà possibile solo a chi potrà permettersi di pagare tariffe sempre più alte per l’acqua, che poi bisogna rendere potabile, perché sempre più inquinata.
I conflitti dimenticati in Africa uccidono ogni anno 3000 persone
◊ Oltre 3000 persone muoiono ogni anno nelle guerre africane. Dell’Africa si parla poco sui media internazionali e a causa della disinformazione l’opinione pubblica mondiale spesso è indifferente ai drammi che affliggono il continente. Ma quali sono oggi i cosiddetti “conflitti dimenticati”? Silvia Koch lo ha chiesto al prof. Giampaolo Calchi Novati, ordinario di Storia e istituzioni dei Paesi Afro-Asiatici all’Università di Pavia.
R. – Durante la guerra c’è la possibilità di occupare alcune zone produttrici di risorse, per esempio di diamanti, delle pietre preziose e di altre miniere, come è avvenuto nel Congo. La parte nordorientale è probabilmente fuori dal controllo del governo centrale ed è continuamente oggetto di tensioni e qui c’è un aspetto positivo che sembrerebbe essersi sviluppato con un accordo che è stato raggiunto fra il Congo e il Rwanda, che erano i principali competitori.
D. – Quali sono i conflitti dimenticati oggi in atto nel continente africano?
R. - La Somalia e il Sudan. C’è una situazione di conflittualità poco nota, nella fascia subsahariana saheliano-sudanese. Il Congo va sempre ricordato. Un caso poco noto è quello della Guinea Bissau, dove passa – pare - tutto il traffico della droga in transito per l’Africa e teatro recente, in effetti, di un colpo di Stato.
D. – Quali possono essere le cause che accomunano i principali conflitti africani?
R. – Fin dall’indipendenza lo Stato africano non ha mai goduto del monopolio legale della violenza. Questa caratteristica rende più facile che altrove questo progressivo scivolamento di una crisi politica in una crisi a sfondo bellico. La guerra ha come obiettivo la conquista del potere dentro un Paese.
D. – In che modo le incredibili risorse del continente africano intervengono nell’economia di guerra che alimenta il conflitto interno...
R. – Il problema delle risorse ha due facce. Da una parte è una delle poste del conflitto. Da un altro punto di vista, le risorse attivano la guerra perché danno la possibilità ai ribelli di ottenere fonti per poter acquistare armi, per poter reclutare soldati, truppe, di aumentare i traffici illeciti di armi o di beni o di droghe. Quindi la guerra in sé è una specie di “facitrice” di risorse.
D. –I fattori che determinano la mediatizzazione o meno di alcune parti di un conflitto africano?
R. – Quando c’è molto interesse è probabile che ci siano dietro degli interessi materiali o strategici. Il fatto che l’opinione pubblica sia interessata solo di tanto in tanto fa sì che si ignorino le permanenze, le cause, le radici dei conflitti. Devo dire che la capacità dell’opinione pubblica internazionale di influire sulle vicende della periferia del mondo si sta abbassando. C’è una specie di connivenza che tollera forme di repressione, di violenza, nei confronti dei Paesi e dei popoli che non appartengono al centro del sistema.
D. – Molti degli interventi degli organismi internazionali che hanno tentato di arginare i conflitti africani hanno fallito. Quali sono stati i principali errori commessi?
R. – Troppe volte le grandi potenze che gestiscono gli interventi internazionali hanno dei secondi fini, perchè vogliono ottenere delle commesse, vogliono difendere certi interessi. Quindi, la premessa di tutto è che si intervenga, avendo come obiettivi lo sviluppo, la pace, la riconciliazione e la ricostruzione, se ci sono stati dei conflitti. Un caso felice di soluzione c’è stato in Mozambico, mediato dall’Italia, in parte dalla Comunità di Sant’Egidio e in parte dal Ministero degli Esteri, e andrebbe preso come campione.
“La via lattea” è il nome del progetto del Bambin Gesù per bimbi prematuri: in Italia sono almeno 50mila ogni anno
◊ In Italia, ogni anno, nascono circa 50 mila bambini prematuri che necessitano di latte materno. L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha presentato il progetto “La Via Lattea” per potenziare la raccolta a domicilio di latte. Marco Bruno ne ha parlato con il dott. Giuseppe Profiti, presidente dell’ospedale romano.
R. - Il progetto Via Lattea è il progetto che unisce l’attività del Bambin Gesù di raccolta del latte materno insieme alla provincia di Roma, per ampliare quello che già attualmente è un servizio che il Bambin Gesù svolge esclusivamente all’interno del raccordo anulare. E’ il servizio attraverso il quale con le mamme donatrici raccogliamo il latte che conserviamo, trattiamo e liofilizziamo all’interno dell’ospedale per poi renderlo disponibile non soltanto per le nostre esigenze ma anche per le altre strutture pediatriche degli ospedali dell’area metropolitana.
D. – Perché nasce questa iniziativa?
R. - L’iniziativa nasce da un’esigenza fondamentale che si lega a due considerazioni. La prima considerazione è che il latte umano materno è un prodotto che l’uomo pur con tutta la sua scienza e tecnologia non è in grado oggi di replicare. La seconda considerazione è che sta diventando sempre di più uno strumento di cura e - mi permetto di aggiungere - anche di ricerca.
D. – Chi ha bisogno di questo latte?
R. – Di questo latte ne hanno bisogno fondamentalmente tutti quei bambini neonati oltre che immaturi ma che sostanzialmente hanno un apparato digerente non in grado di tollerare altri prodotti alimentari.
D. – Come possono entrar in contatto con voi madri disposte a donare il latte?
R. –Contattare telefonicamente l’ospedale Bambin Gesù, c’è un’apposita sede sul nostro portale pediatrico e essere inserite in questo elenco di donatrici. Ovviamente l’attività di donazione è soggetta a tutta una serie di controlli tanto sulla effettiva capacità di donare quanto poi sulla qualità del latte umano donato. Non si dona solo un alimento, si dona anche un supporto alla vita e uno strumento di ricerca.
La realtà di colf e badanti per anziani in Italia: dal 2001 un incremento del 37%
◊ Per una famiglia su dieci in Italia colf e badanti sono ormai indispensabili. Dal 2001 ad oggi, secondo il Censis, il loro numero è aumentato del 37 per cento. In totale sono circa 1,5 milioni di persone. Nel 70 per cento dei casi sono immigrati. Sul significato di questi dati ascoltiamo la riflessione di Franco Pittau, coordinatore del dossier statistico immigrazione Caritas-Migrantes, intervistato da Fabio Colagrande:
R. – Significa che noi in Italia, a differenza di altri Paesi nordeuropei, non abbiamo coltivato un welfare familiare. C’è stato un incrocio molto benefico tra immigrazione e italiani, perché l’immigrazione – venendo con le donne e con gli uomini – ha rappresentato la manodopera occorrente per permettere alle famiglie, ad un costo relativamente contenuto, di portare avanti un’assistenza tutto sommato soddisfacente. Questo è un welfare al contrario: sono le famiglie che hanno investito i soldi per garantire il benessere di quelli più anziani. Tutto questo è andato avanti per molti anni, ma forse non si è percepita in pieno la dimensione dovuta all’invecchiamento della popolazione: si fissano quote o si fanno stime che sono molto distanti dalla realtà … Le regolarizzazioni sono occasioni per rimediare a questa stima molto bassa del fabbisogno di assistenza nelle nostre famiglie!
D. – Anche perché i geriatri hanno lanciato l’allarme: in caso di mancata regolarizzazione di queste badanti, potranno aumentare i ricoveri di anziani con ripercussioni sul sistema sanitario nazionale: lo dice sempre il Censis …
R. – Non solo sul sistema nazionale ma sulle risorse che ci sono per le esigenze sociali! Molte volte non si pensa che una realtà che spesso disprezziamo – questa è la parola che bisogna usare, che è la realtà degli immigrati – è complementare alle nostre esigenze, è un compagno di viaggio che ci è utile. Intanto, il fatto che ci siano delle persone umane – non dei robot, come adesso stanno facendo in Giappone – è una cosa molto fruttuosa perché permette agli anziani di vivere la loro vita in una maniera più normale, colloquiando con un’altra persona, conoscendo anche cose stimolanti, diverse, di altri Paesi … Poi, oltretutto, solitamente sono persone molto istruite, quindi la loro presenza è molto benefica. Quindi, tutto questo è stato sottovalutato e invece, pur giudicando positiva la regolarizzazione, nel futuro bisognerebbe dire che noi siamo un popolo che ha bisogno di un’immissione di forza di lavoro fresca: facciamolo alla luce del sole! L’Italia è un Paese moderno, ha bisogno dell’immigrazione. Ne hanno avuto bisogno tanti altri Paesi, ne hanno ancora bisogno! Bisognerebbe riconoscerlo e regolarizzarlo meglio, perché questo sistema a lungo andare non può reggere. E anche le regolarizzazioni che sono allo stesso momento un’immissione di centinaia di migliaia di lavoratori, naturalmente favoriscono anche tanti abusi … (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Anno Sacerdotale: quando il sacerdote esercita il suo ministero in realtà degradate, l’esperienza di padre Garau a Palermo
◊ Talvolta i sacerdoti si trovano ad esercitare il loro ministero in realtà difficili, minacciati dalla malavita e soggetti a regimi di protezione. E’ quello che è accaduto a padre Antonio Garau, oggi parroco della chiesa di Maria Santissima del Carmelo ai Decollati a Palermo, che impegnatosi in quartieri disagiati e degradati, ha vissuto alcuni anni sotto scorta. Il sacerdote palermitano ha raccontato la sua storia al microfono di Tiziana Campisi:
R. – La mia vocazione nasce da un’esperienza di vita dovuta alla morte di mio padre – avevo 8 anni – che mi ha fatto ritrovare a vivere in mezzo ai sacerdoti. Mi sono ritrovato in mezzo ai salesiani e come esperienza è stata molto forte, molto bella. La figura di San Giovanni Bosco mi ha molto toccato. E così, da quel giorno in poi, pian piano, ho maturato l’idea di andare avanti nel sacerdozio. Da seminarista ho fatto l’esperienza nel carcere dei minorenni dell’Ucciardone, e l’esperienza, il rapporto, il contatto con questi ragazzi ha dato una grande spinta alla mia scelta sacerdotale. Infatti, il mio essere sacerdote poi mi ha portato in quartieri “di prima linea” …
D. – Lungo questi anni, che cosa ha potuto assaporare della vita sacerdotale?
R. – Intanto, l’esperienza più bella è l’esperienza della misericordia di Dio, sia nel riceverla che nel darla. Una volta, ho confessato una bambina di prima comunione – appena nove anni! – che mi disse: “Devo chiedere perdono a Gesù perché ancora nella mia vita non riesco a metterlo al primo posto!”. Quando le ho dato l’assoluzione, mi sono messo a piangere. Ogni giorno mi sento sempre più piccolo nel vivere questo sacramento, per l’importanza che ha ma specialmente per la testimonianza cui sono chiamato giorno per giorno nel nome di Dio.
D. – Quali sono i “momenti bui” di padre Antonio Garau?
R. – I “momenti bui” sono tanti, sono stati tanti! Io ho vissuto dal ’93 al ’99 sotto la scorta della polizia perché dopo la morte di padre Puglisi, Palermo ha vissuto un momento drammatico; la speranza era proprio scomparsa. E lì è stato un momento molto difficile perché mi sono ritrovato solo ad affrontare la scorta, ad affrontare la mafia, ad affrontare questo andare peregrinando per tutta l’Italia a dare testimonianza di lotta alla mafia e di sensibilizzazione delle coscienze. Così, poi, momenti un po’ difficili quando ho dovuto cambiare parrocchia. Poi, dopo dieci anni, venire anche in questa nuova realtà dove mi ha mandato il cardinale De Giorgi. Prima non avevo le strutture, e avevo le persone; qui, invece, avevo le strutture e non avevo le persone. Avevo il campo di calcetto, camminavo, passeggiavo, pregavo e dicevo: “Signore, ma insomma, perché sono venuto qua? Ho tutto ma non ho le persone! Allora, a che serve?”. E la grazia di Dio mi ha sempre aiutato. Ma se oggi io sono ancora sacerdote è perché ho messo la mia vita nelle mani del mio confessore, che mi ha sempre aiutato, che mi ha sempre accompagnato, che mi ha sempre guidato alla luce della Parola di Dio, alla luce del discernimento sulla mia vita e mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti e mi ha sempre dato degli ottimi consigli.
Conclusa la IX plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia
◊ Si è conclusa a Manila, nelle Filippine, la IX plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (Fabc), con una celebrazione eucaristica presieduta dall’inviato papale, il card. Francis Arinze, alla presenza di un centinaio di partecipanti all’incontro. Nell’omelia, dal titolo ‘Vivere il mistero eucaristico’ il porporato si è soffermato su cinque elementi del santo sacrificio della Messa: la fede e la reverenza dovuta all’Eucaristia; l’ars celebrandis, il modo degno e appropriato di celebrare il Mistero, la Parola di Dio e l’Eucaristia; la celebrazione eucaristica e l’inculturazione; il ruolo del vescovo diocesano. Il cardinale ha inoltre sottolineato il posto centrale dell’Eucaristia nel culto divino, citando documenti magisteriali quali l’Enciclica di Giovanni Paolo II “Ecclesia de Eucaristia” e l’esortazione apostolica di Benedetto XVI “Sacramentum Caritatis”. Al termine della Plenaria, i partecipanti hanno diffuso un messaggio per le Chiese in Asia. Nel documento l’Eucaristia è vista come un invito alla comunità ad ascoltare la parola di Dio, un appello alla fede e alla speranza e una chiamata alla missione; i delegati si sono inoltre accordati sulle grandi linee di un documento finale dell’assemblea di Manila, che verrà pubblicato in una data successiva. Nella cerimonia conclusiva, presso il Centro Pio XII di Manila, il gesuita P. Catalino Arevalo ha ricevuto uno speciale riconoscimento dalla Federazione per il suo impegno al servizio del nascente organismo e il suo ruolo eminente nella costruzione del pensiero teologico della Fabc stessa, di cui fu il principale consulente teologico, oltre a presiedere la “Commissione per la consulenza teologica” dell’organismo negli anni 1985-1995. Il “Padre della Teologia asiatica”, come viene denominato il P. Arevalo nella motivazione del premio, è stato l’autore principale del documento finale della prima Plenaria Fabc, svoltasi a Taipei nel 1974, documento che ha contribuito a fissare l’orientamento teologico della Federazione. Nel 1997 il cardinale Jaime Sin conferiva al gesuita la Croce “Pro Ecclesia et Pontifice”, definendolo “decano di tutti i teologi filippini e padrino di centinaia di sacerdoti”. Un anno più tardi, l’“Ateneo de Manila University” lo insigniva del dottorato honoris causa in scienze umane. (M.V.)
Un volume sulla città dei Papi: per Benedetto XVI in visita a Viterbo a settembre
◊ Un volume di circa 150 pagine con illustrazioni sulla presenza dei Papi a Viterbo sarà donato dalla Diocesi della città a Benedetto XVI in occasione della visita del Pontefice il 6 settembre prossimo. La raccolta è stata curata da mons. Salvatore Del Ciuco con la collaborazione della Banca di Viterbo. In una lettera il vescovo di Viterbo, monsignor Lorenzo Chiarinelli, illustra i racconti e le immagini del volume “Viterbo e i Papi” mettendo in evidenza tre elementi con i quali l’Autore struttura il documentario. “Un grande amore per Viterbo, non solo luogo natio ma patria della mente e del cuore il cui carattere qualificante è “fulgens” (splendente); una diuturna consuetudine con la vicenda storica di Viterbo, centro delle vicende mondiali nella seconda metà del sec. XIII; una sincera ammirazione per i Papi che hanno dimorato a Viterbo e alle memorie vive che hanno consegnato a questo territorio”. Il presule sottolinea come i capitoli della pubblicazione, densi di notizie, scavino dall’oggi nel passato e dal passato tornino a raccontare il presente, concentrando attenzione e affetto sul punto d’arrivo dell’itinerario: la figura di Benedetto XVI. Unanime è stata la gioia per l’accoglienza da parte della comunità ecclesiale, delle istituzioni ai diversi livelli e del popolo. “Questa visita di Benedetto XVI -conclude la lettera monsignor Chiarinelli- la prima per la Diocesi nella sua attuale configurazione (1986), è sigillo splendido di nove secoli di storia”. (M.P.)
Anno Sacerdotale: il cardinale Rosales promuove un “Libro delle intenzioni”
◊ Pregare per i sacerdoti e per le vocazioni. Il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, ha scritto a tutti i fedeli della diocesi della capitale filippina invitandoli a partecipare in questo modo all’Anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Per raccogliere le preghiere dei laici, il cardinale ha chiesto a tutte le parrocchie della diocesi di esporre un “Libro delle intenzioni per i sacerdoti”. Singoli fedeli e comunità potranno così scrivere le loro preghiere particolari, ma anche segnalare novene, rosari, opere di carità e fioretti compiuti per i sacerdoti della diocesi. L’iniziativa promossa dal cardinale Rosales ha riscosso l’apprezzamento dei laici di Manila che hanno già cominciato a rispondere all’invito del loro arcivescovo. Lydia Garcia, madre di tre ragazzi adolescenti, ha spiegato ad AsiaNews che la preghiera per i sacerdoti non è solo un modo per sostenere la loro missione, ma è anche una possibilità per molti giovani di scoprire la propria vocazione sacerdotale. Alcune parrocchie e gruppi di preghiera hanno inserito nelle loro intenzioni proprio quella per le vocazioni. Mark Anthony, laico impegnato nella missione, spiega che “l’iniziativa è un modo per sollecitare i giovani a comprendere la chiamata e per far sì che i fedeli sostengano la missione dei sacerdoti e collaborino con essa coinvolgendosi sempre più nell’opera di evangelizzazione”. (V.V.)
Argentina: istituito un vicariato per le povertà
◊ Un vicariato episcopale per la pastorale delle “bidonville” nella capitale dell'Argentina. L'arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, ha firmato, in questi giorni, un decreto che ne sancisce la nascita e l'operatività. Si tratta di una risposta al problema dell'esclusione sociale che tanto preoccupa la Chiesa argentina. Più volte l'episcopato argentino ha sollecitato il governo, i partiti, le istituzioni territoriali ad aprirsi ad un dialogo serio e costruttivo per individuare strategie opportune per affrontare insieme la lotta contro la povertà e l'esclusione. Il nuovo vicariato episcopale per la pastorale delle “bidonville” — è stato reso noto in un comunicato della diocesi di Buenos Aires — sarà guidato dal sacerdote José Maria Pepe Di Paola, che lavorerà “in collaborazione con il vicario episcopale dell’Educazione, dell’infanzia e della gioventù”. Di Paola, ricordano i media locali, ha chiesto di recente un intervento più consistente da parte dello Stato e delle istituzioni per far fronte alle povertà vecchie e nuove e alle molte forme di emarginazione sociale. Secondo i dati di una recente ricerca condotta dall'Università cattolica argentina, l'11 per cento dei bambini soffre la fame, mentre il 70 per cento non ha accesso all'assistenza sanitaria e ai servizi di base come l'energia elettrica, l'acqua e il gas nelle abitazioni. (L.Z.)
Filippine. Messaggio d’augurio del Silsilah per il Ramadhan
◊ Il movimento per il dialogo tra cristiani e musulmani Silsilah, che ha sede a Zamboanga, nel sud delle Filippine, ha inviato un messaggio d’auguri alla comunità locale di credenti musulmani, Umma, in vista del Ramadhan, il mese della stagione calda tradizionalmente votato alla preghiera e al digiuno, che quest’anno avrà inizio il 21 agosto. Come riporta l’Osservatore Romano, nel messaggio si sottolinea che il Ramadhan, termine che significa benedizione, perdono e grazia da parte di Allah, ha una dimensione sociale oltre che spirituale: il digiuno diurno, infatti, serve a ricordare ai fedeli le persone meno fortunate e tale privazione volontaria di cibo ha la valenza spirituale di purificazione dell’anima dal peccato. Il Silsilah, inoltre, cita il verso del Qur’an in cui si parla del Ramadhan, evidenziando come molti insegnamenti delle tre grandi religioni monoteiste possano essere osservati da ogni credente nel rispetto del proprio culto e della propria tradizione religiosa. (R.B.)
Thailandia. Un incontro tra sacerdoti sul valore della missione della Chiesa
◊ Trecento sacerdoti thailandesi hanno partecipato a un incontro a Nakhon Pathon, una trentina di km dalla capitale Bangkok, a un incontro organizzato in occasione dell’Anno sacerdotale per rinnovare la promessa fatta a Dio e promuovere la missione della Chiesa nel mondo. La notizia è stata riportata dall'agenzia Asianews. “Il sacerdozio è un dono speciale che Dio ha fatto alla Chiesa e alle persone che ricevono la chiamata”, ha esordito il nunzio apostolico in Thailandia, mons. Salvatore Pennacchio, che ha invitato i preti a “restare uniti in Gesù Cristo e partire per la missione”. “Essere in comunione con Cristo nella Messa quotidiana” ma anche “nelle preghiere liturgiche” e nel sacro valore del “celibato”, ha continuato il nunzio apostolico, ricordando il valore di “povertà, castità e obbedienza” e la missione di “donarsi totalmente agli altri, senza aspettarsi nulla in cambio”. (R.B.)
Colombia. Dal 18 al 21 agosto incontro tra sacerdoti impegnati nelle aree di conflitto
◊ Si svolgerà dal 18 al 21 agosto il secondo incontro tra i sacerdoti che si occupano di pastorale nelle aree di maggiore violenza in Colombia e sarà un’occasione di riflessione finalizzata a creare una risposta umana e pastorale per la costruzione della pace in luogo delle molte difficoltà che deve affrontare la comunità locale dei sacerdoti colombiani. Fra i temi che verranno trattati nell’incontro: l’illuminazione della realtà attraverso il diritto umanitario internazionale, l’essere costruttori di pace e di riconciliazione, le attitudini spirituali e pastorali del discepolo missionario all’interno dei conflitti, gli impegni nella costruzione della pace nel Paese. Inoltre, il 4 agosto scorso, la Commissione di conciliazione nazionale ha avuto un incontro con la Confederazione nazionale cattolica dell’educazione in cui si è discussa la possibilità di raggiungere un accordo nazionale per la pace e la riconciliazione che possa risolvere una volta per tutte la situazione di alta violenza che da anni affligge la Colombia. (R.B.)
“Verso una nuova missione”: il convegno delle Mci di Germania e Scandinavia
◊ Un convegno nazionale per “evitare il pericolo di un lavoro pastorale segnato dalla stagnazione”, è quello organizzato dal 14 al 18 settembre dalle Missioni cattoliche italiane (Mci) in Germania e Scandinavia nella cittadina tedesca di Ludwigshafen. In Germania le Missioni cattoliche italiane sono 81, riferisce l’agenzia Sir, con 76 missionari di cui 61 italiani e 15 stranieri. In Scandinavia le missioni sono soltanto due, affidate a sacerdoti non italiani. “Sarà la tappa di un lungo e paziente lavoro di preparazione - ha spiegato il delegato nazionale delle Mci, don Pio Visentin – abbiamo l’opportunità di riflettere sulla nuova missione affidataci”. Al convegno sono previsti gli interventi di mons. Nunzio Galatino, docente di Antropologia presso la Pontifica facoltà teologica dell’Italia meridionale e di padre Graziano Tassello, direttore del Centro studi emigrazione di Basilea e vi parteciperanno anche laici non assunti, che saranno invitati a parlare del proprio cammino personale di fede. (R.B.)
Germania. Un francobollo per i mille anni del Duomo di Magonza
◊ Il ministero delle Finanze tedesco ha emesso un francobollo da 90 centesimi per celebrare i mille anni del Duomo di Magonza, uno dei simboli architettonici della Germania. L’anniversario, come riportato dal Sir, ricorre tra il 29 e il 30 agosto: nel 1009 un incendio distrusse il tempio realizzato dall’arcivescovo Willigis, ma fu poi ricostruito e riconsacrato dal suo successore, Bardo, nel 1036. “Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”: questa la frase della prima lettera ai Corinzi scelta come filo conduttore delle celebrazioni. Il vescovo di Magonza, cardinale Karl Lehmann, nell’annunciare i festeggiamenti per la ricorrenza del duomo dedicato a San Martino di Tours, ha detto: “Noi celebriamo il duomo non solo come monumento del passato, ma come casa di Dio e di preghiera quale è stata ed è”. (R.B.)
A Parma il campo di formazione e lavoro “Walking Africa”
◊ Due settimane in cui l’Africa sarà protagonista assoluta di incontri e dibattiti, quelle che si apprestano a vivere dal 23 agosto al 6 settembre i partecipanti al campo di formazione e lavoro ‘Walking Africa’, che si svolgerà a Muungano a Vicomero, Parma, nella sede della Fraternità missionaria. Come riportato dall’agenzia Misna, per partecipare è sufficiente un sacco a pelo e un piccolo contributo alle spese. Il campo è organizzato dall’associazione ‘Chiama l’Africa’ (il programma per esteso sul sito www.chiamafrica.it) e dall’ong Solid’Africa e darà la possibilità a quanti vi prenderanno parte di conoscere da vicino il grande continente attraverso le testimonianze di missionari e giornalisti che hanno vissuto tanto tempo a stretto contatto con la popolazione locale. Momento clou del campo, l’incontro con Isolke Aikpitany, autrice di “Le ragazze di Benin City”, libro di denuncia sulle donne africane. Tra le attività previste anche laboratori in cui si imparerà ad aggiustare e riciclare materiali di scarto per produrre oggetti che saranno poi venduti in un mercatino della solidarietà. (R.B.)
Usa. Il 4 ottobre la Giornata del Rispetto della vita
◊ “Ogni bambino ci porta il sorriso di Dio”: è questo il tema scelto dai vescovi statunitensi per la Giornata del Rispetto della vita, in programma domenica 4 ottobre 2009. Il tema è stato tratto dall’omelia tenuta da Papa Benedetto XVI il 7 gennaio 2007 in occasione della ricorrenza del Battesimo del Signore. Nella documentazione in preparazione ci sarà un affascinante viaggio nello sviluppo dell’embrione attraverso fotografie che metteranno in risalto l’umanità del feto; inoltre saranno toccati temi quali: la strada da percorrere nella costruzione di una cultura della vita, l’essenza della dignità umana, il suicidio assistito, la contraccezione, l’infertilità, i matrimoni omosessuali. Tutto il materiale è già disponibile sul sito web del Segretariato del movimento Pro-life (www.usccb.org/prolife) o sul cd che può essere ordinato anche per telefono. Nato nel 1972, il Programma per il Rispetto della Vita mira a portare gli insegnamenti della Chiesa cattolica concernenti il valore e la dignità umana a un pubblico più vasto. Il Programma unisce all’attività educativa, la preghiera e il servizio. La Giornata del Rispetto della vita sarà celebrata in 195 Diocesi degli Stati Uniti. (R.B.)
Pakistan: diciotto sospetti talebani uccisi nella valle dello Swat: sembra dagli abitanti del luogo
◊ Diciotto persone sospettate di essere talebani sono state giustiziate nel Pakistan nord-occidentale, dove l'esercito cerca di smantellare la rete dei combattenti islamici legati ad al Qaeda. Il servizio di Virginia Volpe:
Nel 2007 estremisti islamici vicini ad al Qaeda avevano assunto il controllo di varie zone della valle dello Swat, imponendo la legge islamica, e commettendo ogni genere di violenza contro la popolazione. Lo scorso aprile era cominciata l’offensiva per cacciare i talebani e l’esercito regolare è riuscito, di recente, a liberare parte della zona. Oggi una fonte militare rende noto che i corpi di 18 miliziani islamici sono stati scoperti in varie località del distretto. “Sembra che siano stati giustiziati a colpi di arma da fuoco da abitanti del luogo – ha continuato la fonte - che temono un ritorno dei talebani”. Nella stessa zona ieri un'autobomba condotta da un attentatore suicida è esplosa contro un posto di frontiera. Nell'attacco sono morti tre soldati pachistani ed altri quattro sono rimasti feriti. Il kamikaze ha colpito il giorno dopo che centinaia di persone, tra le quali molte donne, avevano celebrato con danze e canti il Giorno dell'Indipendenza della valle, dove i talebani avevano tentato di imporre il divieto di ascoltare musica e di dare istruzione alle bambine. Ieri sera è inoltre arrivato a Islamabad l'inviato speciale degli Stati Uniti in Afghanistan e Pakistan, Richard Holbrooke, per partecipare a una serie di colloqui con i vertici pakistani sull'economia e la sicurezza. Si tratta della seconda visita di Holbrooke in Pakistan in meno di un mese e stavolta avviene a pochi giorni dalle elezioni presidenziali nel confinante Afghanistan.
In Afghanistan i taleban minacciano violenze alle urne alle prossime elezioni
I talebani hanno minacciato di attaccare i seggi elettorali durante il voto per le presidenziali e le provinciali che si terranno in Afghanistan giovedì prossimo. Le minacce, apparse su volantini in villaggi del Sud, sono state confermate dal portavoce degli estremisti islamici, Yusuf Ahmadi. I messaggi invitano a non recarsi alle urne per "non diventare vittime". Sul fronte dei combattimenti due militari dell'Isaf, la forza Nato presente nel Paese, sono morti nelle ultime 24 ore per le ferite riportate in due separati incidenti. In entrambi i casi si è trattato dello scoppio di ordigni rudimentali, avvenuto nelle provincie del sud. Finora 35 membri dell'Isaf e della Nato hanno perso la vita in Afghanistan. Intanto il ministro Gordon Brown, all’annuncio della morte del 201.mo soldato britannico, ha definito la giornata di oggi come “una giornata di lutto ma anche di riflessione”.
Iran
Il processo a 28 persone arrestate per avere contestato la rielezione alla presidenza della Repubblica di Mahmoud Ahmadinejad è cominciato questa mattina a Teheran. Lo riferiscono fonti di stampa locali. Si tratta di 27 uomini e una donna. Finora sono 110 i partecipanti a manifestazioni non autorizzate messi sotto processo. Tra loro figurano anche una ragazza francese e due funzionari iraniani di ambasciate occidentali. Per nessuno di loro è già stata pronunciata una sentenza. Intanto il leader dell’opposizione iraniana, Mir Hossein Mussavi, ha lanciato un movimento per continuare a contestare la vittoria alle elezioni di Mahmoud Ahmadinejad. Si chiama "La via verde della speranza" ed è costituito per "difendere le legittime richieste del popolo e favorire il raggiungimento dei suoi diritti", ha dichiarato Mussavi. E il presidente Ahmadinejad ha annunciato che ci saranno due donne ministro nel governo iraniano. Fatameh Ajorlu sarà il ministro della Protezione e degli Affari sociali e Harzieh Vahid Dastjerdi sarà quello della Sanità. E' la prima volta che delle donne assumono la carica di ministro da quando è stata fondata la Repubblica Islamica.
Arrivato a Bangkok John Yettaw, l'uomo che ha cercato di introdursi a maggio nella casa in cui era agli arresti Aung San Suu Kyi
Sono arrivati in una base militare a Bangkok dal Myanmar il senatore americano Jim Webb e John Yettaw, l'uomo che ha cercato di introdursi nel maggio scorso nella casa in cui era agli arresti Aung San Suu Kyi e che per questo martedì scorso era stato condannato a sette anni di carcere. La liberazione di Yettaw, un cittadino americano che afferma di avere compiuto il suo gesto perché ispirato da Dio, è stata il risultato della visita di Webb in Myanmar. Yettaw, mormone di 54 anni, è stato subito fatto salire su un'auto dell'ambasciata americana in Thailandia.
Indonesia
Un forte terremoto di magnitudo 6,9 gradi Richter, secondo l'istituto geofisico locale, 7 secondo quello Usa (Usgs) - ha scosso l'isola indonesiana di Sumatra. Finora non sono state registrate vittime o particolari danni e non è stato diramato un allarme tsunami, dice un portavoce dell'istituto geosismico locale, secondo il quale il sisma è avvenuto alle 14.38 locali (le 09.38 italiane) con epicentro 43 chilometri a sud-est di Siberut, nell'est della grande isola.
Kuwait
Tre minuti di inferno hanno trasformato una festa di nozze in una strage. Almeno 44 persone, tra donne e bambini, sono morte nel rogo divampato in una tenda durante una cerimonia nuziale in Kuwait. Altre 75 persone sono rimaste ferite. Il bilancio potrebbe aumentare a causa dell'elevato numero di feriti causato dal fuggi-fuggi seguito al propagarsi dell'incendio nella tenda affollata solo di donne e bambini. La cerimonia era in corso nel distretto di Al Jahra, ad ovest della capitale Kuwait City. Ancora ignote le cause del rogo.
California
Da quattro giorni il nord della California è divorato da enormi incendi boschivi che hanno già provocato l'evacuazione di 2.200 persone nella regione di Santa Cruz e impegnano 6.800 vigili del fuoco, e oggi il governatore dello Stato, Arnold Schwarzenegger, ha intimato ai residenti di lasciare immediatamente le loro case nelle aree a rischio, obbedendo all'ordine obbligatorio di evacuazione. Nella zona, dove le fiamme hanno già distrutto oltre 27.000 ettari di vegetazione, è stato dichiarato lo stato d'emergenza.
Algeria
Diciassette persone sono morte nello scontro frontale tra un grosso camion e un minibus all'ingresso della città algerina di Ghazaouet, presso Tlemcem (a 540 chilometri da Algeri). Sono morti gli autisti dei due mezzi e i passeggeri del minibus, tutti membri della stessa famiglia, secondo quanto riferisce il quotidiano francofono El Wata. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 228
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