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Sommario del 15/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa nella Solennità dell'Assunzione: Maria, nostra stella nelle tenebre della storia, c'invita ad avere fretta solo per Dio
  • L'arcivescovo di Loreto: l'Assunta, festa della purezza contro la mercificazione del corpo
  • L'Abruzzo celebra l'Assunzione tra speranza e dolore. Intervista con mons. Molinari
  • Oggi in Primo Piano

  • Kivu: il dramma dei civili, dimenticati dal mondo
  • Le cellule staminali adulte contro l'infarto: successo della ricerca italiana
  • Anno Sacerdotale. Mons. Masciarelli: più attenzione ai sacerdoti anziani
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • I vescovi dell'Asia: dall'Eucaristia la forza per superare le diversità
  • Sri Lanka. Festa dell’Assunzione: si prega per la pace
  • La Chiesa del Nicaragua difende dialogo e democrazia
  • Argentina. I vescovi: salvare dalla povertà 16 milioni di persone
  • Il cardinale Tettamanzi: la Ru486 non conforme alle leggi dello Stato
  • La Chiesa salvadoregna prepara le celebrazioni per i 30 anni dall'uccisione di mons. Romero
  • Svizzera: concluso il seminario dei giovani promosso dal Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • Umbria: celebrazioni in onore di Santa Chiara da Montefalco
  • 24 Ore nel Mondo

  • Gaza: 22 morti in scontri tra Hamas e integralisti filo-al Qaeda
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa nella Solennità dell'Assunzione: Maria, nostra stella nelle tenebre della storia, c'invita ad avere fretta solo per Dio

    ◊   “La vita dell’uomo sulla terra è come un viaggio in un mare spesso burrascoso; Maria è la stella, che ci guida verso Gesù, sole sorto sopra le tenebre della storia”: è quanto ha detto il Papa stamani durante la Messa da lui presieduta nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo per la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Una festa – ha sottolineato – che ci ricorda che “la nostra patria è nel cielo”, meta del nostro pellegrinaggio. Benedetto XVI ha quindi invitato a coltivare la “sacra fretta” di Maria, nella consapevolezza che Dio è la vera priorità della nostra vita. Poi all’Angelus ha ricordato l’amore dei santi e in particolare di San Giovanni Maria Vianney per la Madre di Dio. Il servizio di Sergio Centofanti.

    (Musica)

     
    Il Papa ripercorre nell’omelia della Messa il cammino di Maria dal mistero della sua Immacolata Concezione:

     
    “Nel disegno divino della creazione, l’uomo avrebbe dovuto avere la purezza e la bellezza dell'Immacolata. Quel disegno compromesso, ma non distrutto dal peccato, attraverso l’Incarnazione del Figlio di Dio, annunciata e realizzata in Maria, è stato ricomposto e restituito alla libera accettazione dell'uomo nella fede”.

     
    Commentando il Vangelo del Magnificat ricorda come Maria, subito dopo l’annuncio dell’Angelo, si sia recata in fretta a far visita ad Elisabetta. “Per Maria – ha spiegato il Papa - seguire la propria vocazione, nella docilità allo Spirito di Dio, che ha operato in Lei l’incarnazione del Verbo, significa percorrere una nuova strada ed intraprendere subito un cammino fuori della propria casa, lasciandosi condurre solamente da Dio”:

     
    “Sant’Ambrogio, commentando la fretta di Maria, afferma: 'la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze' (Expos. Evang. sec. Lucam, II, 19: PL 15,1560). La vita della Madonna è condotta da un Altro - 'Ecco la serva del Signore: avvenga in me secondo la tua parola' (Lc 1,38) - è modellata dallo Spirito Santo, è segnata da eventi ed incontri, come quello con Elisabetta, ma soprattutto dalla particolarissima relazione con il suo figlio Gesù. E’ un cammino nel quale Maria, serbando e meditando nel cuore gli avvenimenti della propria esistenza, scorge in essi in modo sempre più profondo il misterioso disegno di Dio Padre, per la salvezza del mondo”.

     
    “L’Assunzione – ha sottolineato Benedetto XVI – ci ricorda che la vita di Maria, come quella di ogni cristiano, è un cammino alla sequela di Gesù” che passa per la via obbligata della Croce e “ha una meta ben precisa, un futuro già tracciato: la vittoria definitiva sul peccato e sulla morte e la comunione piena con Dio”:

     
    “Maria vive la sua costante ascesa verso Dio nello spirito del Magnificat, aderendo pienamente, anche nel momento dell’oscurità e della sofferenza, al progetto d’amore di Dio e alimentando nel cuore l’abbandono totale nelle mani del Signore, così da essere paradigma per la fede della Chiesa (cfr Lumen gentium, 64-65). Tutta la vita è un'ascensione, tutta la vita è meditazione, obbedienza, fiducia e speranza anche nell'oscurità; e tutta la vita è questa 'sacra fretta' che sa che Dio è sempre la priorità e nient'altro deve creare fretta nella nostra esistenza”.

     
    “La vita dell’uomo sulla terra – ha proseguito il Papa commentando il brano dell’Apocalisse – è un cammino che si svolge, costantemente, nella tensione della lotta tra il drago e la donna, tra il bene e il male”:

     
    “E’ questa la situazione della storia umana: è come un viaggio in un mare spesso burrascoso; Maria è la stella, che ci guida verso il Figlio suo Gesù, sole sorto sopra le tenebre della storia (cfr Spe salvi, 49) e ci dona la speranza di cui abbiamo bisogno: la speranza che possiamo vincere, che Dio ha vinto e che, con il Battesimo, siamo entrati in questa vittoria. Non soccombiamo definitivamente: Dio ci aiuta, ci guida. Questa è la speranza: questa presenza del Signore in noi, che diventa visibile in Maria assunta in cielo”.

     
    (Musica)

     
    All’Angelus il Papa ha ricordato l’amore dei santi per Maria, citando in particolare alcuni pensieri di San Giovanni Maria Vianney a cui si ispira l’Anno Sacerdotale che la Chiesa sta celebrando. Il Santo Curato d’Ars non si stancava mai di parlare ai fedeli della Madre di Dio: “Il cuore di questa buona Madre – diceva - non è che amore e misericordia, non desidera che di vederci felici. Basta solo rivolgersi a Lei per essere esauditi”. “Questo santo parroco di campagna” - ha rilevato il Papa – “era attratto soprattutto dalla bellezza di Maria, bellezza che coincide con il suo essere l’Immacolata, l’unica creatura concepita senza ombra di peccato. ‘La Santa Vergine – affermava – è quella bella creatura che non ha mai disgustato il buon Dio’”:

     
    “Anche un mistero arduo come quello odierno dell’Assunzione, egli sapeva presentarlo con immagini efficaci, ad esempio così: ‘L’uomo era creato per il cielo. Il demonio ha spezzato la scala che vi conduceva. Nostro Signore, con la sua Passione, ce ne ha formata un’altra… La SS. Vergine è sull’alto della scala e la tiene a due mani’”.
     
    Infine, dopo aver ricordato che il Curato d'Ars raccomandava alle mamme di consacrare ogni mattina i figli a Maria, affida alla Madre di Dio i sacerdoti del mondo intero.

     
    (Musica)

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    L'arcivescovo di Loreto: l'Assunta, festa della purezza contro la mercificazione del corpo

    ◊   Sul significato e l’importanza della Solennità dell’Assunzione, ascoltiamo la riflessione di mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo prelato di Loreto e delegato pontificio per il Santuario Lauretano. L'intervista è di Isabella Piro.

    R. – Il significato è un annuncio di gioia e di certezza perché la festa dell’Assunzione ci dice che quello che Gesù ha fatto, cioè il fatto di salire come uomo completo al Cielo non é riservato a Lui ma è aperto a tutti noi e Maria ci dà l’esempio. E’ in qualche modo un aprire la strada. Lei, creatura, è stata chiamata a vivere, nella sua piena umanità, nel Cielo e questo è un annuncio che vale per ciascuno di noi perché ci dice che anche noi siamo destinati a questo.

     
    D. – Il dogma dell’Assunzione è proclamato da Pio XII nel 1950 dice che “Maria Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Cosa possiamo dire sul modo in cui Maria fu Assunta in Cielo?

     
    R. – Quando il Papa definì il dogma c’era ancora in corso una disputa che dopo di allora si è un pochino spenta sul fatto che Maria potesse essere stata assunta in Cielo senza passare attraverso l’esperienza della morte. Ora non se ne parla più, però c’è senz’altro la coscienza che la morte di Maria, cioè quella che si definisce come una dormizione, è qualcosa che ha ben poco a che fare con l’esperienza dolorosissima di Cristo e l’esperienza dolorosa della nostra morte. C’era in Maria ormai una certezza di giungere, o la gioia di giungere, a vedere ancora una volta al Figlio, per cui non ha quel significato di dolore e di incertezza che ha per ciascuno di noi.

     
    D. – Maria è spesso definita “Madre del sì”...

     
    R. – E’ un significato molto forte che noi qui a Loreto sentiamo in maniera particolare. Maria è la donna del sì e anche la Casa di Maria qui a Loreto è stata detta la Casa del sì. “Del sì” perché Lei è stata capace al momento dell’Annunciazione di Dio di dire un sì a Dio che non ha più ritrattato durante tutta la vita e quel sì di Maria ha significato l’inizio della storia della salvezza, per cui ha cambiato la storia umana una volta per tutte. Il sì di Maria è un sì fondamentale che diventa un modello ma un modello infinitamente superiore a tutti i nostri sì detti a Dio al momento in cui il Signore ci chiede un impegno particolare.

     
    D. – E’ un anche un modo per affidarsi totalmente alle mani del Signore…

     
    R. – Naturalmente, e quello che Maria ha fatto lo ha detto il primo istante ma lo ha confermato poi e lo vediamo quando ai piedi della Croce ha continuato a dire il suo sì, a giocare il suo ruolo di Madre non soltanto come Madre di Cristo, ma anche come Madre della Chiesa intera.

     
    D. – Nel 2009 come vivere nel modo migliore la Solennità dell’Assunzione?

     
    R. – A me piace pensare l’Assunzione come una festa dell’umanità e una festa del corpo umano; è la glorificazione del corpo, quindi io lo vedo come un messaggio, allo stesso tempo di gloria ma anche di purezza. Nella mercificazione del corpo, in tutti gli aspetti che ci sono, la umiliazione del corpo umano, ritorna una proposta di essenzialità e allo stesso tempo di pulizia. Maria come donna ideale che viene chiamata al Cielo nella totalità della sua umanità. Credo che sia un messaggio per ciascuno di noi per dire: il mio corpo, il nostro corpo ha una sua dignità da rispettare perché sia veramente degno di essere chiamato alla presenza di Dio.

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    L'Abruzzo celebra l'Assunzione tra speranza e dolore. Intervista con mons. Molinari

    ◊   La Solennità dell'Assunta viene celebrata oggi con particolare speranza e trepidazione in Abruzzo. Molte purtroppo le chiese che non sono state ancora riaperte dopo il sisma del 6 aprile. Ieri un'altra scossa di magnitudo 2,5 ha fatto tremare la terra. Ma come viene vissuta questa festa dagli abruzzesi? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto all'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari:

    R. – La festa dell’Assunta ha tanti suggerimenti da darci, proprio per rafforzare la fede, per dare significato ad ogni momento, anche il più piccolo della nostra vita, come è avvenuto nella vita di Maria, Assunta in Cielo: in quell’Assunzione c’è in qualche modo la trasformazione di tutta la vita umile ma profonda di questa Madre di Gesù e Madre nostra. Io vedo che malgrado questa grande tragedia, tutte le comunità che hanno ancora la fortuna di avere una chiesa, che ancora sono rimaste unite vedono un motivo per non disperdersi, per riacquistare fiducia. Quindi, questo è senz’altro lo spirito che anima tutti i cattolici aquilani. Sono certo che questa festa aiuterà tanti cristiani dell’Aquila a ritrovare fiducia e speranza per andare avanti.

     
    D. – Mons. Molinari, come sta andando la ricostruzione?

     
    R. – Intanto, questo primo passo che riguarda soprattutto le case, le case per chi sta sotto le tende, mi sembra che proceda abbastanza bene. Forse ci sono problemi concreti per l’assegnazione di queste case e spero che, con la collaborazione piena anche degli enti locali, si possa trovare la via più semplice, più facile per soddisfare questi problemi immediati; anche per avere i contributi promessi per chi ha la casa rovinata … Per il resto, certo, la tragedia è grande e i problemi sono tanti e io auspico sempre che con l’impegno di tutti, insieme, soprattutto, innanzitutto lo dico ai fratelli, ai figli cattolici, alle nostre comunità cristiane: voi date l’esempio di unità, di collaborazione, di impegno proprio per essere un elemento aggregante per tutti, per non diffondere un’atmosfera di sfiducia ma per invitare tutti, aiutare tutti ad avere tanta speranza.

     
    D. – Mons. Molinari, questa mattina ha fatto visita alla località di Silvi Marina, nel pomeriggio incontrerà la comunità di Roseto degli Abruzzi. Che cosa porterà?

     
    R. – Porto con semplicità la mia vicinanza, l’assicurazione che prego per tutti e l’invito a non scoraggiarsi.

     
    D. – Qual è il messaggio forte che la festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria dà all’Aquila e alla comunità aquilana?

     
    R. – Di fronte alla nostra tragedia, ecco l’esempio: la fede di Maria, la sua forza nell’affrontare anche il momento più difficile, la morte del suo Figlio, dev’essere un invito per noi a guardare avanti, a guardare oltre questa tragedia, a saper capire che Dio ci è vicino malgrado tutto. Anche se ha permesso questa grande prova, non ci lascerà soli: ci aiuterà a trasformare questa prova in una grande ricchezza spirituale e di fede per tutti.

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    Oggi in Primo Piano



    Kivu: il dramma dei civili, dimenticati dal mondo

    ◊   Non accenna spegnersi il conflitto tra le Forze Armate Congolesi e i gruppi di ribelli del Kivu, nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. A farne le spese soprattutto la popolazione civile costretta a rifugiarsi nelle foreste per sfuggire a violenze di ogni tipo. A denunciare la drammatica situazione, Medici Senza Frontiere (Msf) che, nei primi sei mesi del 2009, ha dovuto effettuare almeno 290.000 consultazioni mediche e 700 interventi chirurgici. Marco Bruno ha sentito Andrea Pontiroli portavoce di Msf.

    R. – Assistiamo a continui sfollamenti, a villaggi bruciati, a violenze di ogni tipo nei confronti della popolazione civile, inclusi atti di violenza sessuale. Per darvi una cifra, solo nella prima metà del 2009, le nostre équipe hanno assistito 2.800 persone vittime di violenza sessuale.

     
    D. – La situazione di violenza non è però l’unico problema che riscontrate …

     
    R. – Oltre alla violenza, persone, famiglie, villaggi continuano a fuggire e sono in fuga comunque da anni, quindi sono già in una situazione di estrema precarietà e ogni volta che gli scontri si avvicinano ad un villaggio, ad un campo sfollati fuggono tutti per paura di ritorsioni, per paura di essere accusati di sostenere una parte o l’altra. E quando fuggono, spesso passano lunghi periodi nelle foreste dove ovviamente hanno scarsissimo accesso al cibo, il che ha poi tutta una serie di conseguenze sanitarie. Quando poi vanno nei campi, ovviamente poi c'è il rischio di epidemie e di colera. Il tutto, purtroppo, nella quasi totale indifferenza da parte della comunità internazionale. C’è una certa attenzione, c’è una certa presenza di organizzazioni non governative nella capitale del Kivu, Goma, ma appena ci allontaniamo all’interno, Msf si trova spesso ad essere l’unica organizzazione internazionale presente in maniera permanente e che offre cure mediche e cure chirurgiche e assistenza alle vittime delle violenze sessuali, e assistenza sanitaria in genere.

     
    D. – Di cosa c’è bisogno? Cosa si può fare per queste popolazioni?

     
    R. – Sicuramente, sarebbe opportuno che altre organizzazioni non governative, organizzazioni internazionali di soccorso umanitario, pervenissero anch’esse all’interno del Paese in quanto siamo di fronte a popolazioni di per sé già debilitate e in più vittima di violenza e di guerra. Poi ci sarebbe bisogno in generale di una maggiore attenzione e questo sicuramente anche da un punto di vista politico, quindi a livello di Unione Europea, a livello di governi e anche della regione, sarebbe opportuno e necessario che si accelerassero i colloqui di pace, il processo di pace, in modo da interrompere questo ciclo di violenze che, è bene ricordarlo, va avanti ormai da tantissimi anni: ogni volta, la popolazione si trova più indebolita a subire violenze sempre peggiori.

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    Le cellule staminali adulte contro l'infarto: successo della ricerca italiana

    ◊   Le cellule staminali adulte rigenereranno il cuore. E’ il risultato straordinario di uno studio condotto dall’Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Inmm–Cnr), insieme all’Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro (Ispesl) e all’Università di Roma “La Sapienza”. La ricerca, che si basa sul principio del trapianto autologo, cioè dallo stesso paziente, apre nuove prospettive nella cura dell’infarto del miocardio (sindrome fortemente invalidante che colpisce la parte muscolare del cuore, determinandone la morte cellulare) e che oggi si può affrontare solo con trattamento farmacologico e quello chirurgico. Massimiliano Menichetti ha intervistato il dott. Settimio Grimaldi dell’Inmm-Cnr.

    R. – Si aprono le frontiere della medicina rigenerativa, che dovrebbe essere a nostro parere la medicina del futuro. Chi riesce a superare un infarto del miocardio, a seconda dell’entità dell’infarto stesso, non ha più una vita normale, quindi c’è un costo per la sanità pubblica e c’è anche un costo familiare, perché si peggiora la qualità della vita. Noi abbiamo aperto la possibilità di poter riparare, per lo meno in parte, l’infarto del miocardio, per rendere la vita dell’infartuato il più possibile simile a quella che aveva prima dell’infarto: può recuperare una piena attività lavorativa e anche sportiva.

     
    D. – La vostra ricerca si basa sull’utilizzo di staminali adulte. Cosa avete fatto, in concreto?

     
    R. – Prendiamo queste cellule staminali cardiache, le portiamo all’esterno per alcuni giorni, le riseminiamo – finora questo non l’abbiamo fatto, ma è stato fatto ovviamente in vitro - e iniettiamo a livello del danno dell’infarto, dove si andranno ad accumulare e inizieranno a quel punto a replicarsi spontaneamente. Ed è questo il momento in cui c’è la possibilità che riparino l’infarto del miocardio.

     
    D. – Quando potrebbe diventare una terapia?

     
    R. – Noi adesso abbiamo sottoposto al Ministero della Sanità un programma di ricerca. Se verrà finanziato, nell’arco di tre anni, potremo terminare la fase sugli animali e quindi si potrà passare alla fase uno sull’uomo. Speriamo che la nostra ricerca non resti sui libri di testo, ma che arrivi al letto del paziente.

     
    D. – Un’altra volta si dimostra che le staminali adulte, di fatto, danno dei risultati concreti per quanto riguarda la sperimentazione...

     
    R. – Assolutamente, anche perché la staminale adulta è già indirizzata a differenziare in quel tessuto che noi vogliamo riparare. Ed è sicuramente più redditizio, meno dispendioso e meno pericoloso - oltre appunto al risvolto etico - lavorare su cellule staminali adulte, rispetto che alle cellule staminali embrionali. Da questo punto di vista noi abbiamo delle cellule che sono perfettamente autologhe, cioè prese dallo stesso paziente che ha avuto il problema. Perché dobbiamo, quindi, complicarci la vita, andando a prendere cellule embrionali, con tutto il risvolto etico che ne consegue? Non c’è neanche nessun tipo di problema di rigetto. Sono cellule estremamente riconoscibili dal paziente, nel quale poi verranno seminate nuovamente.
    D. – Questa è, di fatto, una ricerca che porta un marchio prevalentemente italiano?

     
    R. – Totalmente italiano, perché è il frutto di due brevetti: uno dell’Università La Sapienza di Roma – quello di essere in grado di mettere in cultura queste cellule – e il nostro brevetto, che è un brevetto Cnr-Ispesl - quindi un altro ente di ricerca italiano - che è il sistema di poter differenziare queste cellule.

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    Anno Sacerdotale. Mons. Masciarelli: più attenzione ai sacerdoti anziani

    ◊   I sacerdoti sono un “immenso dono” non solo per la Chiesa, ma anche per l’umanità. E’ quanto si legge nella Lettera scritta da Benedetto XVI per l’indizione dell’Anno Sacerdotale che si concluderà il 19 giugno del 2010. Sul significato del sacerdozio ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, mons. Michele Giulio Masciarelli, docente alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum e all’Istituto teologico abruzzese-molisano di Chieti:

    R. – Come dice il Curato d’Ars: “tolto il sacerdote, cade il cristianesimo”. Il sacerdozio è il padre dell’Eucaristia. l’Eucarestia non si fa da sola. Potrebbe rimanere alla portata dei laici, i quali potrebbero dire per ore, per giorni, per settimane e per anni: “Questo è il mio corpo” e non accadrebbe mai. Potrebbero dire: “Questo è il mio sangue” e non accadrebbe mai. Di questi poteri di salvezza il sacerdote ne ha due: il potere eucaristico - quello di trasformare un pezzo di pane nel Corpo di Gesù e del vino nel Sangue di Gesù – e quello di trasformare un peccatore in un santo.

     
    D. – La fedeltà di Cristo e la fedeltà del sacerdote sono i temi dell’Anno Sacerdotale. Quali mete indicano queste ricchezze al sacerdote?

     
    R. – Innanzitutto, la fedeltà di Cristo è piena. Questo non deve intimorire il sacerdote, perché la fedeltà di Cristo è la sua risorsa. Gesù completa quello che manca a noi. La fedeltà di Gesù, però, è una fedeltà di risposta a quella del Padre. Mi piacerebbe che fosse sottolineata quest’estrema fedeltà che Dio ha avuto con noi, con la Croce. La massima fedeltà del Padre è di aver dato al Figlio la possibilità di esprimersi con la Croce, come dice Von Speyr. Questo è un atto del Padre: ha dato al Figlio la possibilità di esprimersi in pienezza, con la Croce, in modo filiale. Dunque il Figlio è testimone proprio con la stessa Croce. Dunque è un incrocio di due fedeltà: quella del Padre e quella del Figlio. Poi c’è anche la grande fedeltà del Padre nella Resurrezione: nel terzo giorno il Figlio risuscita. La prima fedeltà del sacerdote è di partecipare a questo dialogo di fedeltà tra Padre e Figlio. Poi il sacerdote ha anche la fedeltà nei confronti della Chiesa. Ci sono gli obblighi che ha contratto con l’ordinazione: il celibato, l’obbedienza al vescovo, la volontà di realizzare, nella sua vita, i misteri che celebra all’altare. C’è anche una terza fedeltà, quella all’uomo e più ancora alla Creazione. Bisogna che il sacerdote sia anche profeta ed attore di quell’alleanza creaturale.

     
    D. - Il Papa chiama anche tutti i sacerdoti cattolici ad una forte ed incisiva testimonianza nel mondo di oggi…

     
    R. – Quello che si predica bisogna cercare di viverlo. Quello che si celebra all’altare bisogna anche testimoniarlo. I preti fedeli vincono sull’infedeltà. Questo è importante. Ci sono anche i colori brillanti della Chiesa. Non c’è solo il nero: c’è anche il bianco, il color oro, il rosso – colore della testimonianza – ed il martirio di color bianco. E’ quello che molti sacerdoti, quotidianamente, sperimentano nella pastorale ordinaria, la pastorale che secondo me incide di più. Il cristianesimo è anche feriale e mi piace molto sottolineare questo lavoro umile e nascosto dei preti. Mi permetterei di dire una cosa: serve più attenzione ai sacerdoti anziani perché loro sono un segno. Il sacerdote non ha bisogno di essere muscoloso e sempre giovane. Si è “segno” anche quando l’età declina. La salvezza passa anche attraverso il segno di un uomo debole e fragile. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Domani, 16 agosto, è la 20.ma Domenica del Tempo Ordinario: la liturgia continua a proporci il discorso di Gesù a Cafàrnao sul Pane disceso dal cielo. Alla folla scandalizzata per le sue parole, il Signore dice:

    «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

     
    La prudenza solo umana ci mette in guardia  sia da coloro che non donano nulla, sia da coloro che donano troppo ("Timeo Danaos et dona ferentes").

     
    All'udire il lungo e inequivocabile discorso di Gesù sulla necessità di mangiare la sua Carne e bere il suo Sangue se ne andarono quasi tutti. La moltiplicazione dei pani e dei pesci era stata da loro gradita, ma adesso stava esagerando, stava esagerando con il dono, era eccessivo.

     
    Esagerato ed eccessivo rispetto a che cosa?

     
    Rispetto alla loro misura.

     
    Il dono di Dio, qualsiasi dono di Dio non può essere misurato con la bilancia e la misura solo umana. Qui, inoltre, non si tratta di un dono qualsiasi, si tratta della sua Carne e del suo Sangue.

     
    La separazione della carne dal  sangue suppone il sacrificio. Non solo. In nessun sacrificio offerto al Tempio era concesso di bere il sangue, che è la vita (cf. Lev 11) ed è quindi proprietà esclusiva di Dio.

     
    Ora, Gesù prescrive di bere il suo Sangue. Solo Dio, solo il Signore della vita avrebbe potuto offrire se stesso fino a quel punto, fino a dar parte realmente alla propria vita, al punto che colui che ne partecipa vive non più della sua propria vita, ma di quella del Figlio dell'uomo.

     
    Al di fuori di questo divino eccesso non c'è vita vera, non c'è vita eterna.

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    Chiesa e Società



    I vescovi dell'Asia: dall'Eucaristia la forza per superare le diversità

    ◊   Sta per concludersi a Manila, Filippine, la IX plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche sul tema “Vivere l’Eucaristia in Asia” (10-a6 agosto). Nel documento finale dei vescovi si legge un messaggio indirizzato alle Chiese asiatiche che devono essere incoraggiate all’unità dall’Eucarestia, che dà la forza di “superare le barriere di religione e razza, cultura e lingua, casta e classe sociale, per creare vincoli di amicizia e fratellanza anche con le persone di altre religioni e altre culture”. Il messaggio, inoltre, invita le famiglie a partecipare con costanza alla Messa domenicale e a sviluppare così la cultura dell’ascolto, base per un’autentica spiritualità cristiana. Già nei giorni scorsi il vescovo della diocesi indiana di Guwahati, mons. Thomas Menamparampil, aveva parlato all’assemblea composta dai 137 delegati presenti, indicando i cristiani d’Asia come una piccola minoranza che può vivere la fede solo se impegnata nella missione “con coraggio e con passione” e sottolineando come l’Eucaristia e la Parola di Dio siano “la vera risorsa della nostra forza incrollabile”. Il presule ha ricordato anche le vittime delle violenze contro i cristiani in India, Pakistan e Vietnam, definendoli nuovi martiri. Un pensiero dei vescovi è andato anche alle vittime del tifone Morakot abbattutosi sulla costa sud-est della Cina e sull’isola di Taiwan. (R.B.)

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    Sri Lanka. Festa dell’Assunzione: si prega per la pace

    ◊   Pregano per la pace nel Paese e per le migliaia di sfollati che la guerra ha causato, i cattolici dello Sri Lanka riuniti per la Festa dell’Assunta nel santuario di Nostra Signora di Madhu. Principale luogo di culto mariano del Paese e meta di tradizionale pellegrinaggio, il santuario si trova a Mannar, 220 km a nord della capitale Colombo, in un territorio martoriato dalla guerra e rimasto per lungo tempo sotto il controllo delle Tigri Tamil. Ieri, riferisce Asianews, qui è stata celebrata la Messa dell’Assunzione della Vergine Maria, cui hanno preso parte moltissimi fedeli che hanno potuto raggiungere il luogo grazie anche ai mezzi di trasporto e ai collegamenti messi a disposizione dal governo. È record di pellegrini, infatti, nel mese di agosto di quest’anno, per il santuario di Nostra Signora di Mahdu, visitato da oltre 30mila fedeli solo negli ultimi giorni. Molti, però, denunciano i guadagni del governo, che ha messo a disposizione treni e pullman “non gratuiti” e lo accusano di aver mischiato una festa religiosa con la propaganda politica. Nel contempo esprimono sconforto per gli sfollati del nord dello Sri Lanka, chiusi in campi profughi nell’impossibilità di partecipare al pellegrinaggio. I sacerdoti cattolici, inoltre, si sono uniti ai pastori protestanti nell’augurio che presto ci si possa riunire “come un’unica famiglia” senza la tragedia “delle persone rinchiuse nei campi profughi”. (R.B.)

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    La Chiesa del Nicaragua difende dialogo e democrazia

    ◊   "Oggi più che mai occorre praticare la tolleranza e la pace. Nell'esposizione e difesa delle proprie idee e convinzioni è necessario non cadere nella tentazione della violenza". Così si legge in una nota diffusa dall'arcidiocesi di Managua, in Nicaragua, dopo l’aggressione, mercoledì scorso, a un gruppo di persone appartenenti all'ong “Coordinadora civil” che si trovavano nei pressi della cattedrale. Il vescovo ausiliare e vicario generale, mons. Mons. Silvio José Báez Ortega, ha manifestato forte allarme “perché - ha detto - non si è trattato di un fatto isolato, bensì dell'espressione di una politica intollerante e irriguardevole nei confronti della libertà di parola e di mobilità alla quale ogni cittadino ha pieno diritto”. Secondo il presule l’aggressione, in qualche modo, ha toccato lo stesso recinto sacro del tempio, configurando una “profanazione”. Nel Paese, ha rilevato mons. Silvio José Báez, “è urgente la pace e questa, per i cristiani, è assenza di ogni tipo di violenza e al tempo stesso impegno forte a favore del benessere dell’altro, a prescindere dalla sua filiazione politica, ideologica, religiosa e dalla sua condizione sociale”. Intanto, ieri, lo stesso vicario della curia ha ricevuto una proposta di riforma della legge elettorale che è stata elaborata dall'Istituto per lo sviluppo e la democrazia (Ipalde), consegnata anche alle rappresentanze diplomatiche con sede a Managua. Il testo porta la firma di 14 organizzazioni della società civile e propone l’apertura di un dibattito finalizzato a introdurre riforme che possano evitare irregolarità elettorali, come quelle accadute nelle amministrative del novembre scorso, senza però modificare la Carta costituzionale del Paese. Mons. Silvio Báez Ortega ha assicurato che, nell'eventualità che si apra il "dialogo nazionale" auspicato dalla Chiesa nicaraguense da diversi mesi, richiesta finora inascoltata, la questione sarà posta ai suoi interlocutori. Sempre ieri, il vescovo di Estelì e vicepresidente della Conferenza episcopale, mons. Abelardo Mata ha rivelato alla stampa locale di aver ricevuto diverse minacce di morte via web. In Nicaragua si vive un clima di grave intolleranza da quando le elezioni amministrative del novembre 2008, vinte dal partito del presidente Daniel Ortega, il “Fronte Sandinista”, sono state definite “irregolari, non trasparenti e piene di frodi” sia all’interno sia all’esterno del Paese. Fino ad oggi tutti gli appelli dell’Episcopato volti a cercare nel dialogo fra le parti il modo di superare le divergenze e dare slancio ai consensi, sono rimasti inascoltati. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina. I vescovi: salvare dalla povertà 16 milioni di persone

    ◊   Sedici prelati, tra arcivescovi e vescovi della provincia di Buenos Aires, si sono incontrati ieri, in risposta all’invito del governatore della regione, Daniel Scioli, che ha chiesto “l’appoggio dei pastori della Chiesa argentina nella lotta contro la povertà, chiamandoli “a lavorare insieme per combattere l’esclusione sociale e la crescita della tossicodipendenza”. Nel frattempo il presidente della Repubblica, Cristina Fernàndez de Kirchner, parlando della situazione precaria di alcuni settori sociali del Paese, ha annunciato un piano straordinario per creare 100mila posti di lavoro. Il governatore Daniel Scioli ha espresso un giudizio molto buono sull’opera della Caritas e sulla prossima Colletta nazionale “Mas por menos” che la Chiesa argentina organizza ogni anno per raccogliere fondi per le diocesi più povere e i progetti di promozione umana e sociale della Conferenza episcopale. Durante l’incontro sono stati analizzati diversi temi specifici: i diritti dell’infanzia, i buoni per ottenere cibo e il programma della “responsabilità sociale condivisa” sostenuta da numerosi imprenditori industriali. Il tema della tossicodipendenza, soprattutto nelle frange giovanili, ha avuto una particolare importanza durante la riunione poiché la questione è allarmante e la Chiesa argentina, da anni, lavora con efficacia e continuità in questo settore. Si è rilevato che è la droga in questo momento il flagello peggiore perché s’insinua tra i poveri: poveri in costante crescita nel Distretto federale, punto di arrivo di coloro che vengono espulsi, in altre regioni o città, dal lavoro e dai servizi di base. Riconoscendo la grande opera sociale che svolge la Chiesa locale il governatore Daniele Scioli ha informato i vescovi dei meccanismi della legge che esenta gli Istituti di vita consacrata dal pagamento delle tasse immobiliari. Mons. Agustín Radrizzani, arcivescovo di Mercedes-Luján, così come altri presuli, hanno confermato la totale disponibilità della Chiesa a collaborare con i piani e le iniziative destinate a combattere l'esclusione sociale, in particolare la povertà, poiché "fa parte della missione evangelizzatrice che ha scelto l'uomo come la via maestra dello sviluppo integrale della persona". Intanto, e nonostante le tensioni degli ultimi giorni si siano molto placate, sulla stampa argentina continua il dibattito sulla povertà e soprattutto sulle statistiche ufficiali e non ufficiali. I presuli, nell’incontro, hanno illustrato quelle della ricerca dell’Università Cattolica della capitale che confermano quanto già dichiarato dal vescovo di San Isidro e responsabile episcopale della pastorale sociale, da mons. Jorge Casaretto: il 40 per cento dei 40 milioni di argentini (ovvero circa 16 milioni) sono poveri e il 60 per cento di questi sono bambini. (A cura di Luis Badilla)

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    Il cardinale Tettamanzi: la Ru486 non conforme alle leggi dello Stato

    ◊   Ha scelto la Festa dell’Assunta l’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi, per toccare il tema dell’aborto e della Ru486. “La pillola abortiva non è conforme alle leggi dello Stato (la 194 che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza ndr) – ha detto durante l’omelia in Duomo – e comporta pericoli per la salute della donna”. Il porporato ha insistito sulla “cultura della morte che tanto grava nel nostro mondo e che ha svariate concretizzazioni, tutte inaccettabili” e ha ribadito il valore della vita, definendo la Ru486 “una privatizzazione estrema e una banalizzazione" dell'aborto. Un metodo che porta a non considerare i "diritti in gioco”. “Ma questi e altri pericoli – ha concluso – non possono sostituire o mettere tra parentesi la questione centrale e decisiva: l’eliminazione di un essere umano, sia pure nei primi stadi di sviluppo”. (R.B.)

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    La Chiesa salvadoregna prepara le celebrazioni per i 30 anni dall'uccisione di mons. Romero

    ◊   La Chiesa cattolica del Salvador inizia oggi una serie di attività, che culmineranno nel marzo 2010, per ricordare i 30 anni dalla morte di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador che fu assassinato il 24 marzo del 1980 mentre celebrava la Messa in una cappella. Durante le celebrazioni del 24 marzo 2010, la comunità locale auspica la presenza del cardinale Rodolfo Quezada, arcivescovo di Guatemala, e del postulatore della causa di canonizzazione di mons. Romero, il vescovo di Terni mons. Vincenzo Paglia. Domani ci sarà un pellegrinaggio che partirà dalla cappella dove è stato ucciso il presule e arriverà al parco Cuscatlan, dove sarà celebrata la Messa. Nei sette mesi che precedono l’anniversario saranno, inoltre, organizzati incontri di discussione, settimane teologiche, concorsi d’arte, canti e poesie in onore dell’arcivescovo che è stato definito come la voce di chi non poteva parlare. (V.V.)

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    Svizzera: concluso il seminario dei giovani promosso dal Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   "C'è valore nella diversità". Lo hanno affermato con forza i giovani partecipanti al tradizionale seminario di formazione per il dialogo interreligioso promosso dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, a Bossey, in Svizzera, concluso nei giorni scorsi. Venticinque studenti cristiani, ebrei e musulmani si sono confrontati sul tema "Il contributo delle religioni alla pacificazione", mettendo in rilievo come le diversità tra le religioni, anziché costituire un ostacolo al processo di riconciliazione nei contesti di conflitto, assumono un valore di testimonianza corale ai valori primari dell'uomo. Una studentessa musulmana, Lubna Alzaroo, ha sottolineato che il seminario "è servito a porre in evidenza la realtà del pluralismo religioso e il valore in esso contenuto". "È un bene - ha specificato - se le persone sono diverse tra loro, perché è sulla diversità che è basata la società". Una giovane ebrea ortodossa che vive a Gerusalemme, Jessica Sacks, ha evidenziato "di provenire da una città dove si toccano con mano le divisioni che possono emergere a causa delle differenze religiose". La giovane, studentessa all'Hebrew University di Gerusalemme, fa parte di un gruppo di allievi musulmani ed ebrei che hanno regolari incontri per approfondire la rispettiva conoscenza sui temi di fede. "Per noi tali incontri - rileva - sono significativi e, grazie a essi, abbiamo creato delle amicizie. Il cambiamento avverrà con il lavoro che svolgiamo all'interno delle comunità al fine di renderle più aperte". Il rabbino Delphine Horvilleur, che ha preso parte al seminario come docente, ha affermato che "la religione è spesso vista come una barriera alla pace, ma la pace è un tema centrale nelle religioni e una buona base per discutere sulla costruzione di una comunità interreligiosa". Il seminario rientra nel più generale "Scholarship Programme" che il Consiglio Ecumenico delle Chiese promuove fin dal 1945. Finora sono stati oltre 10.000 i giovani allievi di varie nazionalità che hanno seguito i corsi previsti dal programma. (V.V.)

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    Umbria: celebrazioni in onore di Santa Chiara da Montefalco

    ◊   È festa grande, tra oggi e lunedì, a Montefalco, in provincia di Perugia, dove si ricorda Santa Chiara. Nata nel 1268, la Santa visse sempre nella cittadina umbra dove divenne superiora delle Agostiniane ed è ricordata in particolare per la sua devozione alla Croce. Dopo la sua morte, infatti, sopraggiunta il 17 agosto 1308, le consorelle le estrassero il cuore trovandovi impressi i segni della Passione del Signore. Le celebrazioni iniziano oggi alle 17 con la presentazione degli atti del congresso sulla figura della Santa e proseguono alle 21 con la processione con le reliquie del suo cuore. Come riportato dal quotidiano Avvenire, lunedì mattina saranno celebrate le Messe in Basilica e poi le autorità locali riceveranno i rappresentanti di Tolentino, il Comune delle Marche che quest’anno donerà l’olio votivo. Alle 11 la Santa Messa celebrata da mons. Riccardo Fontana, vescovo eletto di Arezzo-Cortona-San Sepolcro e già arcivescovo di Spoleto-Norcia e alle 18 la concelebrazione agostiniana presieduta dal priore generale degli Agostiniani, padre Robert Prevost. Alle 21 un concerto e alle 23 i fuochi d’artificio. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Gaza: 22 morti in scontri tra Hamas e integralisti filo-al Qaeda

    ◊   È finita con l'assalto a una moschea da parte delle milizie di Hamas, con un bilancio di almeno 22 morti, oltre 120 feriti, tra cui Abdel-Latif Mussa, leader del gruppo salafita islamico ispirato da al Qaeda, la sanguinosa battaglia urbana fra radicali e ultraradicali islamici scatenatasi ieri sera a Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Il servizio di Virginia Volpe:

     
    A innescare lo scontro, sfociato in massacro, è stato l'incendiario sermone pronunciato in occasione della preghiera del venerdì da Abdel-Latif Mussa, medico e leader riconosciuto di un gruppo emergente fedele agli slogan del jihad internazionalista che accusa Hamas di mollezza nell'applicazione della legge coranica. Al grido di “noi apparteniamo ad al Qaeda, Osama Bin Laden è la nostra guida”, Mussa si è lanciato in una filippica contro Hamas, salito al potere a Gaza nel 2007 dopo aver battuto e confinato alla sola Cisgiordania i rivali laico-nazionalisti di Fatah. Asserragliato con i suoi nella moschea-roccaforte di Rafah, Mussa ha rinfacciato a Hamas di cercare contatti “con i leader occidentali invece di attuare la Sharia”, ma anche di aver “confiscato ai “Guerrieri di Dio” un carico di armi. Dopo pochi minuti, la polizia di Hamas è piombata sul posto ed è cominciato l'inferno. Dapprima una sparatoria breve. Quindi l'intervento di rinforzi su entrambi i fronti, e infine lo scontro aperto, con armi automatiche, razzi ed esplosivi. Finchè le forze di Hamas non sono riuscite a espugnare il covo dei rivoltosi. Intervenendo in un'altra moschea, il premier dell'autoproclamato governo di Hamas a Gaza, Isamil Hanyeh, si era premurato di assicurare che nella Striscia non ci sono “'mujaheddin” afghani, iracheni o di qualunque altro Paese venuti a spargere il verbo di al Qaeda. E aveva bollato le voci circolate al riguardo come frutto della “propaganda sionista”.

     
    Iran
    Continuano le accuse contro i vertici del regime iraniano, questa volta allo stesso ayatollah Khamenei. Un gruppo di ex deputati iraniani ha scritto al capo dell'Assemblea degli Esperti, l'unica istituzione che può rimuovere la guida suprema, chiedendogli di indagare se l'ayatollah abbia le qualità per ricoprire il suo ruolo. Gli ex parlamentari accusano Khamenei di aver appoggiato la rielezione "truccata" di Ahmadinejad.

    Afghanistan
    A cinque giorni dalle elezioni presidenziali, in Afghanistan non si ferma l’escalation di attacchi dei ribelli integralisti. Stamani un attentato suicida ha scosso il cuore di Kabul. I talebani hanno rivendicato l'azione affermando che l'obiettivo del kamikaze doveva essere la sede della vicina ambasciata statunitense. Ci riferisce Marco Guerra:

    Alle ore 8,30 locali, un attentatore suicida al volante di un auto imbottita con 500 kili di dinamite si è fatto esplodere davanti all'ingresso del quartier generale delle forze militari internazionali, causando almeno sette morti e 91 feriti. Il kamikaze è riuscito a superare 3 ceckpoint prima di farsi saltare in aria nella zona più protetta di Kabul, sede delle ambasciate di Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti, nonché della residenza del presidente della Repubblica. E proprio la sede diplomatica americana doveva essere l’obiettivo principale dell’azione come hanno poi ammesso i talebani nella rivendicazione. I ribelli sono comunque riusciti a lanciare il messaggio che possono attaccare dovunque e in qualsiasi momento. E questo sembra smentire le voci sempre più insistenti di un accordo tra il presidente Karzai e i talebani per una tregua in vista dell’apertura delle urne il 20 agosto. L’atto è stato condannato con forza da Karzai che in questi ultimi giorni di campagna elettorale sta cercano di accaparrasi l’appoggio anche degli ambienti più radicali per superare il 50% delle preferenze. Soglia che gli consentirebbe l’elezione al primo turno. E in questo senso va l’approvazione del testo sul diritto di famiglia che autorizza le usanze tribali sciite, costato al presidente uscente l’accusa di aver venduto i diritti delle donne in cambio di voti.

     
    Pakistan
    Cinque soldati pakistani hanno perso la vita in un attacco suicida con un’autobomba che ha colpito un posto di blocco nella valle dello Swat. Nella zona è in atto da mesi un'offensiva contro i talebani, che ha provocato l'esodo di quasi due milioni di civili.

    Myanmar
    Aung San Suu Kyi avrà un incontro con il senatore democratico americano Jim Webb, inviato in Birmania dal presidente Barack Obama. Il senatore nella mattinata è stato ricevuto dal generale Than Shwe, numero uno della giunta militare. Intanto le autorità giudiziarie hanno deciso che John Yettaw l’attivista che si introdusse nell'abitazione Aung San Suu Kyi, sarà espulso dal Paese senza scontare la condanna a 7 anni di lavori forzati che gli era stata inflitta per il gesto.

    Missione Clinton in Africa
    Si è concluso ieri il lungo tour diplomatico che ha portato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in sette Paesi del continente africano. Ultime tappe, Nigeria, Liberia e Capo Verde, dove il capo della diplomazia Usa ha esortato a compiere delle profonde riforme istituzionali in senso democratico. Ma come si concilia questa esigenza ribadita in tutti i Paesi africani visitati da Hillary Clinton con la promessa di aiutare e sostenere finanziariamente il processo di sviluppo africano? Stefano Leszczynski lo ha chiesto ad Anna Bono, docente di Storia e istituzioni dell’Africa presso l’Università di Torino:

    R. – La realtà è che da anni che, non solo gli Stati Uniti, ma anche altri Paesi donatori e gli organismi internazionali, cercano di subordinare l’erogazione di aiuti a impegni concreti, nel senso del buon governo, della lotta alla corruzione, della promozione dei diritti umani. La novità di questi ultimi mesi è l’intensità e la chiarezza con cui queste richieste vengono formulate.

     
    D. – Sembra esserci anche un forte interesse strategico in questo viaggio africano. Oltre agli aiuti per lo sviluppo, si promette anche un sostegno politico, che potrebbe in alcuni casi sfociare addirittura in un sostegno militare…

     
    R. – Abbiamo sì situazioni particolarmente drammatiche, come quella della Somalia o del Congo, ma non bisogna dimenticare che quasi tutti i Paesi africani devono fare i conti con dei movimenti antigovernativi armati, che creano dei problemi non indifferenti. L’altro aspetto, e prendo il caso della Somalia ad esempio, è che ci sono situazioni in molti Paesi africani, da un capo all’altro dei due oceani, dove la posta in gioco non è soltanto il futuro di quel Paese e di chi ci abita, ma anche la guerra scatenata dal terrorismo internazionale che, nel vuoto di potere o nel disordine determinato da situazioni conflittuali, rendono difficile controllare vaste porzioni di territorio, si impadroniscono di queste regioni e ricreano cellule, basi militari e strategiche, e quindi si armano e si organizzano per una guerra rivolta verso il mondo occidentale.

     
    D. – L’obiettivo di far uscire l’Africa da questo circolo vizioso quanto può essere ostacolato dalla corsa all’accaparramento delle risorse naturali da parte di Cina e Stati Uniti?

     
    R. – Cina e Stati Uniti, e non dimentichiamo anche altri protagonisti importanti - a parte l’Europa – con una presenza sempre più importante da parte dell’India. Questa contesa per le risorse di sicuro non giova e comunque non mira agli obiettivi di cui dicevamo prima, e non giova soprattutto il fatto che il maggiore concorrente sulla scena – la Cina – palesemente dichiara di non avere nessuna intenzione di occuparsi degli affari interni di questi Paesi, tanto meno di preoccuparsi della tutela dei diritti umani, della democrazia in questi Paesi. Quello cui mira è a stipulare contratti vantaggiosi per la propria economia.

     
    Turchia
    È di un morto è un ferito il bilancio dell’esplosione avvenuta ieri sera a Istanbul, nel quartiere popolare di Gaziosmanpasa. Secondo il capo della polizia locale, citato dalla tv turca, si tratterebbe di un atto terroristico. Al momento non vi sono però state rivendicazioni. La metropoli sul Bosforo in passato è stata teatro di diversi attentati messi a segno dai separatisti curdi che chiedono l'indipendenza per le regioni del sud-est.

    Yemen
    Sedici ribelli sciiti e cinque soldati sono morti negli scontri che infuriano nella provincia di Amran, nel nord dello Yemen, dove giovedì i seguaci del leader Abdul-Malik al-Houti hanno rapito 15 operatori umanitari della Mezzaluna Rossa. Negli ultimi quattro giorni oltre 17 mila civili sono stati costretti ad abbandonare le proprie case per gli attacchi dei ribelli. Giovedì il governo aveva annunciato le condizioni per un cessate il fuoco nel nord del Paese a maggioranza sunnita: la richiesta comprendeva il ritiro dei ribelli, la restituzione delle attrezzature militari e il rilascio dei prigionieri. Tuttavia, i guerriglieri hanno respinto l'offerta di tregua.

    Colombia
    Il governo della Colombia ha raggiunto un accordo con gli Stati Uniti in base al quale Washington utilizzerà sette basi militari colombiane. Lo ha annunciato con un comunicato il ministero degli Affari esteri della Colombia. Questo accordo, che ha suscitato sentimenti contrastanti in diversi Paesi dell'America Latina, permetterà ai militari americani di utilizzare sette basi colombiane per operazioni di sorveglianza aerea antidroga e antiterrorismo nell'oceano Pacifico. “Il testo dell'accordo concluso deve essere esaminato dalle istituzioni governative dei due Paesi prima della firma” ha aggiunto il comunicato.

    Messico
    Almeno 19 persone sono rimaste uccise e 26 ferite in Messico durante una rivolta nel carcere di Gomez Palacio, nello stato settentrionale di Durango. Lo riferiscono i media messicani spiegando che alcuni detenuti hanno fatto uso di armi da fuoco.

    Cargo scomparsoL'ambasciatore russo a Capo Verde ha smentito che la nave avvistata ieri in acque internazionali al largo dell'arcipelago africano ieri sia il cargo russo battente bandiera maltese Artic Sea, scomparso misteriosamente nell'Atlantico lo scorso 28 luglio. Lo rende noto l'agenzia Ria Novosti. La notizia dell'avvistamento era stata inizialmente riportata dall'agenzia di stampa portoghese Lusa, citando il direttore generale del Ministero della Difesa di Capo Verde, Pedro Reis. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Virginia Volpe)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 227

     
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