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Sommario del 14/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Vigilia della Solennità dell'Assunzione. Il Papa: Maria ci indica l'unica cosa necessaria
  • Nomine
  • Lettera del cardinale Hummes ai diaconi permanenti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Taiwan: centinaia di vittime per il passaggio del tifone
  • L'ora di religione non discrimina nessuno. Con noi, il prof. Michele Manzo: la sentenza del Tar è ideologica ed irrealistica
  • Cresce in Italia l'indebitamento delle famiglie
  • Assunta: pellegrinaggio notturno al Santuario della Madonna del Divino Amore
  • La Chiesa ricorda San Massimiliano Kolbe, una luce nel lager di Auschwitz
  • Chiesa e Società

  • Vietnam. I vescovi: rispettare i diritti dei cattolici
  • Gli Usa: in India a rischio la libertà religiosa
  • Cile. Mons. Vial: i mapuches difendano la loro identità
  • I vescovi della Bolivia condannano duramente gli attentati a La Paz
  • Brasile: sì a stato giuridico della Chiesa cattolica e insegnamento della religione nelle scuole
  • L'arcivescovo di New York: il secolarismo cerca di emarginare la Chiesa Cattolica
  • Angola: dall'Università Agostinho Neto il dottorato honoris causa al cardinale do Nascimento
  • Roma: domani venti detenuti diventeranno operatori ecologici per un giorno
  • 24 Ore nel Mondo

  • Myanmar: nessuna sanzione Onu per la condanna di Aung San Suu Kyi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Vigilia della Solennità dell'Assunzione. Il Papa: Maria ci indica l'unica cosa necessaria

    ◊   Domani mattina, alle 8.00, nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il Papa presiederà la Santa Messa nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo. A mezzogiorno, il tradizionale appuntamento dell’Angelus, nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale. E’ la quinta volta che Benedetto XVI presiede i riti dell’Assunta, la più antica festa mariana. Riascoltiamo alcune sue parole in questo servizio di Sergio Centofanti.

    (Canto dell’Ave Maria)

     
    Benedetto XVI invita a guardare la “consolante verità di fede” dell’Assunzione in cielo di Maria, in corpo e anima. Dopo la sofferenza la gloria: una trasformazione che coinvolgerà “ogni essere umano e il cosmo intero”:

     
    “Colei da cui Dio aveva preso la sua carne e la cui anima era stata trafitta da una spada sul Calvario si è trovata associata per prima e in modo singolare al mistero di questa trasformazione, alla quale tendiamo noi tutti, anche noi spesso trafitti da spade della sofferenza di questo mondo. La nuova Eva ha seguito il nuovo Adamo nella sofferenza, nella Passione, e così anche nella gioia definitiva. Cristo è la primizia, ma la Sua carne risorta è inseparabile da quella della Sua Madre terrena, Maria, e in Lei tutta l’umanità è coinvolta nell’Assunzione verso Dio”. (Omelia della Messa del 15 agosto 2008)
     
    Non un mito ma una realtà, un mistero rivelato ai piccoli: perché Dio "abbassa i superbi e innalza gli umili”:  

     
    “Non sono certo i ragionamenti a farci capire queste realtà così sublimi, ma la fede semplice, schietta, ed il silenzio della preghiera che infinitamente ci supera e ci aiuta a parlare con Dio e a sentire come il Signore parla al nostro cuore”. (Omelia della Messa del 15 agosto 2008)
     
    Una sola cosa è necessaria. E questa festa – spiega il Papa – ci invita a cercare le cose essenziali, non perdendo mai la fiducia dinanzi alle difficoltà della vita:

     
    “Presi dalle occupazioni quotidiane rischiamo infatti di ritenere che sia qui, in questo mondo nel quale siamo solo di passaggio, lo scopo ultimo dell’umana esistenza. Invece è il Paradiso la vera meta del nostro pellegrinaggio terreno. Quanto diverse sarebbero le nostre giornate se ad animarle fosse questa prospettiva!” (Angelus del 15 agosto 2006)

     
    La testimonianza cristiana nasce proprio dal vivere la fede in modo semplice e concreto, come Maria:
     
    “Davanti al triste spettacolo di tanta falsa gioia e contemporaneamente di tanto angosciato dolore che dilaga nel mondo, dobbiamo imparare da Lei a diventare noi segni di speranza e di consolazione, dobbiamo annunciare con la vita nostra la risurrezione di Cristo”. (Omelia della Messa del 15 agosto 2008)
     
    Nell’Apocalisse la Chiesa è raffigurata in Maria aggredita da un enorme drago rosso, simbolo dell’Impero romano, di ogni potere che vuole calpestare la Chiesa nella sua debolezza:
     
    "Davanti a questo potere la fede, la Chiesa, appariva come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere, tanto meno di vincere. Chi poteva opporsi a questo potere onnipresente che sembrava in grado di fare tutto? E tuttavia sappiamo che alla fine ha vinto la donna inerme, ha vinto non l’egoismo, non l’odio; ha vinto l’amore di Dio e l’Impero romano si è aperto alla fede cristiana”. (Omelia della Messa del 15 agosto 2007)

     
     “Assunta in cielo – spiega il Papa - Maria non si è allontanata da noi, ma ci resta ancor più vicina", sente le nostre preghiere e ci aiuta “con la sua bontà materna”:

     
     “Abbiamo tutti bisogno del suo aiuto e del suo conforto per affrontare le prove e le sfide di ogni giorno; abbiamo bisogno di sentirla madre e sorella nelle concrete situazioni della nostra esistenza”. (Angelus del 15 agosto 2007)

     
    Quindi il Papa invoca l’intercessione della Vergine per la pace in tutto il mondo:

     
    “Alla Regina della pace, che contempliamo nella gloria celeste, vorrei affidare ancora una volta le ansie dell’umanità per ogni luogo del mondo straziato dalla violenza”. (Angelus del 15 agosto 2006)

     
    (Canto dell’Ave Maria)

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Opole (Polonia), presentata da mons. Alfons Nossol, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Andrzej Czaja, del clero della medesima diocesi, finora professore di Teologia Dogmatica presso l’Università Cattolica di Lublino. Mons. Andrzej Czaja è nato il 12 dicembre 1963 a Olesno (diocesi di Opole). L’11 maggio 1988 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale per la diocesi di Opole.

    Nella medesima diocesi di Opole, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare presentata da mons. Jan Bagiński, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Eparchia di Bijnor dei Siro-Malabaresi (India) presentata da mons. Gratian Mundadan, della Congregazione dei Carmelitani della Beata Vergine Maria Immacolata, in conformità al can. 210 §§ 1-2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Gli succede padre John Vadakel, anch’egli della Congregazione dei Carmelitani della Beata Vergine Maria Immacolata, al presente protosincello della medesima Eparchia. Padre John Vadakel è nato l'8 settembre 1943 ad Beslehem nella Eparchia di Kothamangalam dei Siro-Malabaresi. E’ stato ordinato sacerdote il 19 dicembre 1975.

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    Lettera del cardinale Hummes ai diaconi permanenti

    ◊   Il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, ha inviato lo scorso 10 agosto, nel giorno della Festa di San Lorenzo, una lettera ai diaconi permanenti. Sempre di più – si legge nel documento – la Chiesa scopre “l’inestimabile ricchezza” del diaconato. Nella lettera il cardinale ringrazia anche le spose e i figli dei diaconi per “l’appoggio e la multiforme collaborazione”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La missione dei diaconi si fonda sulla Parola e sulla Carità: “conoscere la Rivelazione”, “aderire incondizionatamente a Gesù Cristo” è ciò che ci si aspetta da un diacono permanente. La meditazione – scrive il cardinale Cláudio Hummes – è una via oggi “sempre più percorsa e consigliata per capire, fare propria la Parola di Dio”. Allo stesso tempo - aggiunge – “la formazione intellettuale, teologica e pastorale è una sfida che dura tutta la vita”. L’altra riflessione riguarda il ministero della Carità: il diaconato - sottolinea il cardinale - ha le sue radici “nell’organizzazione ecclesiale della carità, nella Chiesa primitiva”. Il modello indicato dal cardinale Hummes è San Lorenzo, diacono e martire. Nel III secolo, periodo di grandi persecuzioni anticristiane, San Lorenzo indica nei poveri la ricchezza per la Chiesa. Assisteva con grande generosità i poveri e questo esempio – spiega il prefetto della Congregazione per il Clero – è “ancora attuale per i diaconi permanenti”. I diaconi – sottolinea il porporato – “si identificano in modo molto speciale con la carità”. “I poveri – scrive infine il cardinale Hummes - sono uno dei loro ambienti quotidiani e oggetto della loro sollecitudine instancabile”. “Non si capirebbe un diacono - conclude - che non si coinvolgesse in prima persona nella carità e nella solidarietà verso i poveri che oggi di nuovo si moltiplicano”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Oggi viene trasferita alla vita Colei che è Madre della vita: in prima pagina, Manuel Nin sulla festa della Dormizione della Madre di Dio nella tradizione bizantina.

    Una finanza a prova di crisi: nell’informazione internazionale, Luca M. Possati sulle prospettive economiche in Medio Oriente.

    In cultura, un elzeviro di Gian Franco Svidercoschi dal titolo “Il ‘rumore’ di Dio”.

    Tarcisio e i cani rabbiosi: Carlo Carletti sulla memoria del martire romano da Papa Damaso al cardinale Wiseman.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo “Un kolossal per la riconciliazione nazionale”: nell’immediato dopoguerra Alessandro Blasetti portò “Fabiola” sul grande schermo.

    Una tortora nascosta nel buio: Fabrizio Bisconti su Maria regina dei martiri in un affresco delle catacombe di Commodilla.

    Sessant’anni di aiuti alle popolazioni palestinesi: nell’informazione religiosa, Gianluca Biccini intervista mons. Robert Stern, presidente della Pontificia Missione per la Palestina nella regione mediorientale.

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    Oggi in Primo Piano



    Taiwan: centinaia di vittime per il passaggio del tifone

    ◊   A Taiwan si aggrava di ora in ora il bilancio delle vittime del passaggio del tifone Morakot. Il presidente dell’isola, Ma Ying-jeou, ha dichiarato che nel villaggio meridionale di Hsiaolin sepolto da una valanga di fango i morti potrebbero essere oltre 500. Mercoledì scorso all’udienza generale, il Papa aveva espresso la sua vicinanza alle popolazioni colpite dalla sciagura. Intanto, sull’isola si è messa in moto la macchina di solidarietà della Chiesa cattolica locale e della Caritas Internationalis. Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente padre Paolo Consonni, parroco a Taipei.

    R. – Devo dire che questo tifone ha preso tutti di sorpresa, nel senso che non ci si aspettava assolutamente un disastro del genere. Per dare un’idea, il tifone ha colpito soprattutto nella giornata di venerdì scorso. Sabato sembrava che il tifone avesse finalmente dato tutta l’acqua che doveva dare e domenica noi a Taipei, per esempio, pensavamo che ormai il tifone, una volta passato, non avesse provocato grandissimi danni. Quindi, ha preso un po’ tutti di sorpresa. Il sentimento maggiore adesso è quello di dare un segno di solidarietà. Penso che tutti a Taiwan in questo momento si sentano molto colpiti da questa tragedia e, a parte le polemiche, che sono naturali in questi casi, vogliono soprattutto esprimere una solidarietà alle popolazioni del sud.

     
    D. – La Chiesa locale si è subito mobilitata per dare soccorso alle popolazioni colpite…

     
    R. – Sì. Bisogna dire che siamo l’un per cento della popolazione, per cui in termini di mezzi e di organizzazione non siamo certamente all’altezza di dare un aiuto di prima linea, ma la Chiesa si è mobilitata subito, sin dall’inizio, attraverso la Caritas, e soprattutto attraverso la Conferenza episcopale. Domani ci sarà un momento di preghiera a Taipei, dove si cercherà di mobilitare soprattutto le popolazioni del nord dell’isola, per dare una mano ai connazionali del sud. Anche il rappresentante vaticano sarà presente, portando un’offerta del Papa. Ci stiamo muovendo e la nostra forza penso che sia più in un aiuto a lungo termine.

     
    D. – Copisce sempre vedere come le popolazioni dei Paesi asiatici vengano colpite duramente da questi disastri ambientali ogni anno…

     
    R. – Anch’io che sono straniero, abitando a Taipei, che è una città molto moderna, rimango sempre molto esterrefatto dalla potenza di questi tifoni. C’è da dire che, per quanto riguarda Taiwan, sono fenomeni inevitabili, perché il tifone è un fenomeno meteorologico molto imprevedibile. Inoltre, la geografia di Taiwan è molto particolare, perché è quasi tutto montagnoso. Ci sono montagne molto ripide, per cui ogni volta che un tifone arriva è chiaro che ci sono spesso vittime e grosse distruzioni, in quanto il territorio non permette l’assorbimento dell’acqua: l’acqua scorre, causando molte frane e distruggendo tutto quello che incontra sulla via.

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    L'ora di religione non discrimina nessuno. Con noi, il prof. Michele Manzo: la sentenza del Tar è ideologica ed irrealistica

    ◊   L'insegnamento della religione nelle scuole italiane va difeso per “'importanza che svolge nel promuovere la vera integrazione con chi arriva da culture e religioni diverse”. Ad affermarlo è il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che, in un'intervista al quotidiano cattolico “Avvenire”, auspica che il Consiglio di Stato, al quale - ha annunciato - presenterà ricorso, annulli la sentenza del Tar del Lazio che esclude gli insegnanti di religione dagli scrutini. Una decisione ideologica quella del Tar, che non tiene conto della realtà della scuola italiana: è quanto sottolinea il prof. Michele Manzo, docente di religione, e membro del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, intervistato da Alessandro Gisotti:

     
    R. – Il primo sentimento è di sentirsi un po’ traditi da un certo tipo di magistratura, perché non bisogna dimenticare che il Tar del Lazio si è espresso altre volte, con altre sezioni dello stesso Tar, in senso a noi favorevole. Invece, i giudici di questa sezione – sempre gli stessi – fanno dell’insegnamento della religione una caricatura, lo dipingono come un qualcosa di aperto soltanto ad una forma di fede – affermano loro – di pratica di culto ... cosa inesistente nella scuola! E poi ne fanno derivare che da un atto di pratica di culto c’è una discriminazione per i non credenti, per i credenti in altre fedi religiose eccetera …

     
    D. – Può darci un’idea proprio nel merito della questione? Dove sarebbe questa discriminazione?

     
    R. – Il credito scolastico è un’impalcatura che in tutto fornisce 25 punti di credito all’alunno; 25, però, all’alunno che ha 10 di media: in realtà, quindi, i punti sono sempre un po’ di meno. Il voto sull’insegnamento della religione, così come altri quattro elementi – in tutto, quindi, sono cinque, tra cui la frequenza scolastica e il dialogo educativo - si introducono soltanto nel termine di un punto di questi 25! Cioè, in realtà il voto dell’insegnamento della religione cattolica può contare su un quinto di un punto su 25 punti. Si nota bene che non è, di fatto, un elemento che va a incidere sostanzialmente sul credito finale dell’alunno: la questione è soltanto ideologica!

     
    D. – Peraltro, chi non si avvale dell’ora di religione ha la possibilità di svolgere altre attività, e anche queste alla fine hanno un credito, hanno una valutazione …

     
    R. – Esatto! D’altronde, queste ordinanze del Ministro che vengono in questo momento annullate dal Tar del Lazio lo saranno prevedibilmente per poco tempo, perché il Consiglio di Stato – come ha già fatto altre volte – le annullerà. E ciò perché questa discriminazione è soltanto presunta: le ordinanze infatti forniscono la stessa tipologia di credito scolastico – cioè sempre quell’un quinto di un punto su 25 – e lo forniscono anche agli alunni che svolgono le attività alternative o lo studio individuale. Certo, non lo possono fornire agli alunni che hanno rifiutato di svolgere qualsiasi attività: questo, sì! Ma è evidente che c’è una scelta premeditata in quanto alla non attività: non potrebbe essere premiata la non attività, l’uscita dalla scuola un’ora prima! Viene, invece, premiata qualsiasi attività che si svolga nella scuola.

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    Cresce in Italia l'indebitamento delle famiglie

    ◊   L'indebitamento medio delle famiglie italiane ha superato nel dicembre del 2008 i 15.000 euro. E' quanto evidenzia un'indagine dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre (Cgia). Le rate sono causate sostanzialmente dall'accensione di mutui per l'acquisto della casa, investimenti e dal credito al consumo. Preoccupante la situazione al sud dove ci si indebita per affrontare spese straordinarie. Massimiliano Menichetti.

    Le famiglie italiane sono sempre più indebitate, lo denuncia l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, che nel rapporto 2009 evidenzia che in sei anni il ricorso alle rate ha superato in media l’81% e che ogni famiglia in media ha un debito di 15 mila euro. Secondo i dati, al centro nord, la spesa è orientata per lo più agli investimenti, ma le cose cambiano al sud, dove si chiede un prestito anche per far fronte ad eventi straordinari e sempre più spesso per arrivare alla fine del mese. Giuseppe Bortolussi, segretario generale della Cgia di Mestre:

    “C’è stato un aumento medio del ricorso al credito in Italia dell’81 per cento e questo riflette le difficoltà economiche delle famiglie, ma quello che preoccupa di più è che molte province, soprattutto del sud, hanno percentuali d’indebitamento molto superiori alla media nazionale ed in costante crescita”.

    Le regioni che devono pagare più rate sono quelle del centro nord. Le città in testa: Lodi, Roma e Milano, dove le famiglie hanno accumulato un debito di oltre 20 mila euro. Ma è al sud che cresce vertiginosamente la percentuale di chi si rivolge alle banche, per avere credito. Ancora Bortolussi:
     
    R. - Vediamo dei valori ragguardevoli: Napoli 110 percento, Crotone 110 percento. Città che hanno raddoppiato il loro approccio alle rate. Finché sono province ricche - come possono essere Chieti, Piacenza, Reggio Emilia - che hanno questi aumenti - o Varese - dove il reddito è già molto alto, questo indebitamento probabilmente è legato all’acquisto di una casa nuova o di una macchina più grande. Ma al Sud le cose stanno diversamente perché il dato si lega al discorso del consumo quotidiano: come far studiare un figlio, far sposare una figlia. A questo problema se ne aggiunge un altro, quello del rischio di usura, perché c’è tutta una fascia della popolazione che non riesce ad avere il credito dalle banche.

     
    D. – Secondo lei, in che misura incide la crisi in questa situazione?

     
    R. – Incide molto. Si vede nella richiesta di credito crescente di anno in anno ed ora legato al peggiorare della situazione economica mondiale. E, ripeto, si vede anche la differenza nord-sud. Si vede che al nord si indebitano i più ricchi e al sud invece questi debiti, purtroppo, sono per sopravvivere, sono la risposta alla crisi.

     
    I dati dell’Osservatorio di Mestre sono un problema serio per le Associazioni dei consumatori, che chiedono una moratoria anche per le famiglie stritolate dalle rate. E’ indispensabile, ribadiscono, che le Camere prevedano strumenti di sostegno ed approvino la legge sul sovraindebitamento.

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    Assunta: pellegrinaggio notturno al Santuario della Madonna del Divino Amore

    ◊   Camminare nel buio della notte e accogliere la chiamata di Dio, senza esitazione, come ha fatto Maria. Con questo spirito, centinaia di fedeli parteciperanno questa notte al pellegrinaggio organizzato dal Santuario della Madonna del Divino Amore, per la vigilia della solennità dell’Assunzione di Maria in cielo. Il percorso, che inizia a mezzanotte a Piazza di Porta Capena, si conclude domani alle ore 5.00, con la celebrazione eucaristica. In occasione della solennità, domani sarà possibile ricevere l’indulgenza plenaria. Sul significato del pellegrinaggio, Alessandra De Gaetano ha intervistato don Pasquale Silla, rettore e parroco del Santuario.

    R. – Il vero pellegrinaggio dovrebbe essere quello di partire dall’io per arrivare a Dio, partire dal nostro egoismo, dal nostro mondo, per aprirci agli altri nella solidarietà, nella carità. Questa notte i numerosi pellegrini verranno invitati a camminare in questa prospettiva, imitando e contemplando Maria Santissima. Lei ha fatto il pellegrinaggio nella fede, partendo dalla sua situazione e raggiungendo quell’ideale che neppure poteva immaginare. La volontà di Dio le ha proposto una missione straordinaria: essere la Madre, la collaboratrice di Cristo Redentore. E lei si è messa in cammino, faticoso, però non è mai rimasta indietro e nella gloriosa Assunzione che contempleremo questa notte, e soprattutto domani, vediamo proprio la Vergine Santa che ha raggiunto l’apice del culto, l’apice della glorificazione e l’apice, soprattutto, della profonda unione con Cristo nella sua ascensione al cielo.

     
    D. – La solennità dell’Assunzione ha un significato particolare per un santuario intitolato alla Madonna...

     
    R. – Il significato è triplice. Innanzitutto, si loda e si adora il Signore per questo dono, si glorifica la sua Madre, che ha raggiunto la perfetta unione con Lui nella gloria del cielo, anima e corpo. Ed è la festa della Chiesa, perché Maria è una di noi, fa parte della nostra realtà umana. Lei con la sua umanità ci ha introdotti già accanto a Cristo Risorto, per cui la Chiesa festeggia in qualche modo se stessa, contemplando Maria e adorando e ringraziando il Signore, artefice di tutte queste meraviglie.

     
    D. – L’esperienza di questo cammino cosa rappresenta nel percorso spirituale dell’uomo?

     
    R. – Rappresenta questo andare verso una meta, mettersi alle spalle le cose di tutti i giorni, anche se sono di grande valore, mettersi nell’avventura di un cammino nel buio e nella notte, per avere la certezza che insieme agli altri, con la preghiera, con la forza della grazia, si può attraversare il buio, il tunnel della disperazione, della paura. L’uomo può riconquistare in qualche modo se stesso, nella speranza di giungere alla luce del giorno.

     
    D. – Un'esperienza pasquale...

     
    R. – A mio avviso è un’esperienza veramente pasquale, della Pasqua di Cristo. Perché questo passaggio dal buio alla luce avviene esattamente alla mattina, quando si giunge al santuario della Madonna del Divino Amore per la celebrazione eucaristica. Si entra che è ancora buio, ma quando si esce è spuntato il sole. Quindi, assistiamo a questo “prodigio”: muore la notte e sorge la luce. Il giorno per noi è Cristo Signore. La luce è proprio la grazia di Dio con noi e le paure simboleggiate dalla notte dovrebbero scomparire.

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    La Chiesa ricorda San Massimiliano Kolbe, una luce nel lager di Auschwitz

    ◊   Figlio della Polonia e di San Francesco d’Assisi, grande apostolo della Vergine, martire sotto il nazismo. Così all’Angelus di domenica scorsa Benedetto XVI ha ricordato San Massimiliano Maria Kolbe, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Promotore del culto mariano fino in Giappone e in India, san Massimiliano fu apostolo appassionato e fondò la rivista “Il Cavaliere dell’Immacolata” che raggiunse in pochi anni una tiratura di milioni di copie. Ma il Santo è ricordato soprattutto per gli ultimi istanti della sua esistenza quando, prigioniero ad Auschwitz, offrì la vita in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Morì pronunciando l’“Ave Maria”. Per un ricordo del martire del nazismo, Paolo Ondarza ha intervistato padre Gianfranco Grieco, autore del libro “San Massimiliano Kolbe, una luce nel lager di Auschwitz”.

    R. – Massimiliano non è stato un grande soltanto per l’eroicità della sua fine, cioè quella di donare la sua vita per un papà di famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz, il 14 agosto del 1941. E' stato grande perché fin da giovane ha preso seriamente a cuore il suo modello di vita. Il suo modello di vita sacerdotale era Gesù Cristo. Il suo modello di vita di santità era la Madonna. Il suo modello di povertà vissuta fino all’eroismo, una povertà seria, non soltanto una povertà di facciata.

     
    D. – Lei lo ha definito una luce nel lager di Auschwitz, una persona che in una situazione umanamente insopportabile – ricordiamo che era addetto ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio – seppe comunque testimoniare Cristo, forte anche dell’aiuto della Vergine ...

     
    R. – Il Servo di Maria, il milite di Maria, il cavaliere di Maria ... tutta la sua vita sua era stata un dono. Lui aveva riferito alla mamma questo episodio: gli apparve la Madonna da piccolo e gli disse: tu cosa vuoi, la corona della purezza o la corona del martirio? Disse di volere tutte e due!

     
    D. – San Massimiliano Maria Kolbe fu anche un precursore dei nostri tempi: mi riferisco a quanto attiene alla sfera del dialogo interreligioso, che si confrontò con ebrei, musulmani, buddisti alla ricerca di un fondo di verità esistente nelle varie religioni ...

     
    R. – L’esperienza di Massimiliano Kolbe, soprattutto in Giappone, a contatto con i buddisti, gli shintoisti, prefigura tutta la storia della nostra Chiesa del Concilio e del dopo-Concilio. Padre Massimiliano faceva collaborare alla rivista mariana in Giappone persone delle altre fedi: questo era un grande segno per la storia di quel tempo perché era fermamente convinto che un dialogo serio, sincero, spassionato porta a Cristo e porta all’unità in Cristo Gesù.

     
    D. – Questo lato della sua personalità insieme anche all’importanza di questo Santo per l’Anno Sacerdotale che stiamo vivendo. Se dovessimo esprimere la validità del messaggio di San Massimiliano Kolbe, cosa si potrebbe dire?

     
    R. – Essere apostoli, non stare a guardare ma scendere per le strade, annunciare il Vangelo, usare la buona stampa, far sì che tutti i media, soprattutto oggi, portino un messaggio di salvezza e portino a Cristo. San Massimiliano sapeva benissimo che essere sacerdote francescano conventuale non voleva significare chiudersi in un’oasi conventuale! Lui ha avuto questa ansia, questa passione missionaria. E' stato un grande apostolo senza frontiere ...

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    Chiesa e Società



    Vietnam. I vescovi: rispettare i diritti dei cattolici

    ◊   “Le recenti dispute sulle proprietà della Chiesa sono finite con atti di forza del governo che si sono spinti fino ad azioni legali e incarcerazione di fedeli cattolici”. Questa la denuncia dei vescovi del Vietnam, apparsa in un editoriale sull’agenzia VietCatholic News, seguita alle tensioni per l’esproprio di terreni ecclesiastici. In Vietnam i cattolici protestano perché la loro libertà religiosa non è rispettata e perché i giornali di Stato li accusano di offendere la patria. E poi, insieme con gli altri cittadini, manifestano per le loro terre. Alla base di tutto, spiega la Conferenza episcopale vietnamita, c’è una legge ormai antiquata che non permette la proprietà privata. Secondo i vescovi la normativa deve essere assolutamente rivista per garantire un diritto sancito anche nella Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo. I presuli spiegano che il potere unico dello Stato di decidere sull’uso e l’assegnazione delle terre aumenta il rischio di corruzione e abusi di potere. Chiedono ai media di Stato di rispettare la verità e, per spiegare il ruolo che la Chiesa punta ad avere nel Paese, citano le parole pronunciate da Benedetto XVI a giugno durante la visita ad limina dei vescovi vietnamiti: l’intenzione della Chiesa “non è di certo prendere il posto dei leader di governo; spera soltanto di giocare un ruolo giusto nel benessere della nazione, al servizio di tutto il popolo, in uno spirito di dialogo e collaborazione rispettosa”. (A cura di Valentina Fizzotti)

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    Gli Usa: in India a rischio la libertà religiosa

    ◊   La Commissione Usa sulla libertà religiosa internazionale (Uscirf) inserisce l’India nella cosiddetta Watch list, la “lista di attenzione” che include i Paesi in cui le minoranze religiose ed etniche soffrono gravi discriminazioni. L’Uscirf chiede al presidente Barak Obama di fare pressioni sul governo di New Delhi che “merita” l’ingresso nella lista per la “risposta ampiamente inadeguata” alle violenze fondamentaliste contro i musulmani del Gujarat nel 2002 ed i cristiani in Orissa nel 2008-2009.  Stizzita la reazione dell’India che si trova così equiparata a Paesi come Pakistan, Afghanistan, Egitto, Indonesia, Somalia e Cuba. Vishnu Prakash, portavoce del Ministero indiano degli esteri, ha definito l’inserimento nella lista “una richiesta aberrante” e una “indebita ingerenza” nella vita politica del Paese. Padre Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale Indiana (Cbci), spiega ad AsiaNews che la decisione dell’Uscirf “è una chiara indicazione della preoccupazione crescente della comunità internazionale per i ripetuti fallimenti dell’India per prendere misure correttive decisive per contenere l’intolleranza religiosa”.  I rapporti tra India e Usa in materia di libertà religiosa sono da tempo agitati. Il Rapporto annuale sulla libertà religiosa stilato dall’Uscirf, presentato a Washington a maggio parlava di “segnali positivi” da parte dell’India. A luglio però la Commissione aveva chiesto di visitare l’Orissa per verificare la situazione dei profughi cristiani nella zona e le loro condizioni dopo i pogrom indù dell’agosto 2008. Le autorità indiane avevano negato i visti d’ingresso, suscitando polemiche. Ora è arriva l’inserimento del governo di New Delhi nella Watch list. (V.V.)

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    Cile. Mons. Vial: i mapuches difendano la loro identità

    ◊   “La violenza certamente non è la strada giusta”, ha detto ieri il vescovo di Temuco, Cile, mons. Manuel Camilo Vial, commentando addolorato la morte di un attivista di 24 anni dell’etnia Mapuche, Jaime Facundo Mendoza Collío, ucciso mercoledì scorso da un poliziotto mentre le forze dell’ordine tentavano di mettere fine all’occupazione di terre nella regione dell’Araucania, dove si registra la maggiore presenza di indigeni. Si tratta, tra l’altro, di una regione a 650 chilometri a sud della capitale dove, da diversi anni, permane insoluto un grave conflitto tra le comunità Mapuche e gli agricoltori cileni che si accusano a vicenda di usurpazione delle terre. “C’è un morto, ci sono feriti, si è rotta la fiducia reciproca, ci sono danni morali, e tutto ciò ostacola la soluzione di un conflitto che si protrae da secoli”, ha commentato il presule proprio nel momento in cui il presidente della Repubblica, Michelle Bachelet lamentava con preoccupazione questo grave incidente. “Nulla giustifica la violenza nell’Araucani. Dobbiamo capire presto che l’unico cammino per risolvere le legittime e storiche richieste del popolo Mapuche è il dialogo”, ha osservato il capo di Stato esprimendo “dolore, partecipazione e solidarietà”. Riflettendo su questo dialogo auspicato e necessario, mons. Manuel Camilo Vial ha rilevato che è urgente “conoscere le persone con le quali dobbiamo interagire”. “E’ chiaro, ha aggiunto, che sino ad oggi non abbiamo saputo vivere insieme come due popoli nello stesso territorio”. Ricordando il lungo conflitto, il presule ha sottolineato che il popolo Mapuche per lunghi e troppi anni ha subìto incomprensioni e umiliazioni; spesso è stato emarginato al punto di diventare un popolo impoverito che però possiede molti grandi valori”. Secondo mons. Manuel Camilo Vial occorre che “tutte le istituzioni assumano il loro giusto ruolo nel rispetto reciproco e nel dialogo poiché si tratta di affrontare un problema importante: la coesistenza di due culture (…) e ciò esige soprattutto fiducia reciproca”. Perciò il presule ha ripetuto le parole di Giovanni Paolo II nel corso della sua visita apostolica alla città di Temuco, capitale dell’Araucania, indirizzate il 5 aprile 1987 ai Mapuches: “Nel difendere la vostra identità, non solo esercitate un diritto, ma compiete anche un dovere; il dovere di trasmettere la vostra cultura alle generazioni future”. Come in passato ha già fatto a più riprese l’episcopato cileno il vescovo ha chiamati tutti i cristiani ad accrescere il loro sforzo in favore “di un dialogo tra le due culture”. Rispondendo alle domande dei giornalisti mons. Manuel Camilo Vial ha detto che molte misure del governo precedente e di quello in carica sono state ben accolte e accettate da parte dei Mapuches, ma nel momento di far fronte a misure concrete o a questioni specifiche, la lentezza, la burocrazia e i ritardi creano molti problemi e conflitti. Il presule ha anche indicato come pericoloso, “perché è come gettare benzina sul fuoco”, il fatto che da parte di alcuni settori politici di fronte ai problemi si chieda sempre “più presenza della polizia, più forza, più durezza, che ovviamente non servono a risolvere la questione”. Infine, mons. Manuel Camilo Vial ha voluto lanciare un invito ai mass-media in favore di un’informazione più articolata e ricca con lo scopo di aiutare a superare i pregiudizi e diffondere i molti aspetti positivi dei Mapuches, come per esempio il loro enorme desiderio di formazione e istruzione: “Non è un caso, ha concluso, che nell’Università di Temuco il 40% degli studenti siano Mapuches”. (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi della Bolivia condannano duramente gli attentati a La Paz

    ◊   La segreteria della Conferenza episcopale della Bolivia, ha condannato duramente, in un comunicato reso noto ieri, i recenti attentati che sono stati fatti nella capitale, La Paz, e che hanno causato sette feriti, due dei quali versano in condizioni molto gravi. L’altro ieri, in due zone diverse della città, sconosciuti hanno fatto esplodere bombe artigianali che oltre a causare danni alle persone hanno creato panico e danneggiato diversi stabili. “Questo tipo di atti - si legge nel comunicato - feriscono profondamente la dignità della persona umana e mettono a repentaglio le basi democratiche della nostra società”. La segreteria dell’Episcopato, citando il numero 514 del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, rileva testualmente: “Il terrorismo va condannato nel modo più assoluto. Esso manifesta un disprezzo totale della vita umana e nessuna motivazione può giustificarlo, in quanto l'uomo è sempre fine e mai mezzo”. I vescovi esprimono anche la loro affettuosa solidarietà alle vittime di questi atti così come ai loro familiari e assicurano a tutti le loro “preghiere al Signore della Vita” auspicando una pronta guarigione. D’altra parte il comunicato si rivolge direttamente alle autorità dello Stato, in particolare al ministro degli Interni, “affinché possano compiere ogni tipo di sforzo per chiarire questi eventi, arrestare i responsabili e applicare le sanzioni adeguate”. Per i presuli, inoltre, è assolutamente necessario “che questo tipo di attentati criminali restino impuniti il minor tempo possibile. Il sistema democratico - conclude la nota episcopale - è un patrimonio che tutti i boliviani sono chiamati a difendere. Che Dio Padre ci illumini per vivere nella fratellanza, e ci conservi decisi nella difesa dei diritti fondamentali di ogni persona”. Questi attentati sono stati condannati da numerose organizzazioni, partiti e sindacati e altre Chiese cristiane. Per ora le autorità non sono state in grado di fornire informazioni sui possibili responsabili. Il presidente della Repubblica Evo Morales ha denunciato come colpevole “l’oligarchia conservatrice” che - ha aggiunto - “lavora per far fallire le elezioni del prossimo 6 dicembre”. Il capo di Stato, poi, ha individuato in “killer peruviani”, fatti entrare clandestinamente, i probabili esecutori materiali degli attentati, precisando di pensare “che alcuni ex militari boliviani contrari al governo siano coloro che preparano questo tipo di ordigni”. (L.B.)

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    Brasile: sì a stato giuridico della Chiesa cattolica e insegnamento della religione nelle scuole

    ◊   La commissione degli Affari esteri della Camera dei deputati brasiliana ha approvato, mercoledì, l'intesa - sottoscritta il 13 novembre 2008 in Vaticano tra Repubblica federale del Brasile e Santa Sede - che disciplina vari ambiti fra i quali lo stato giuridico della Chiesa cattolica in Brasile, il riconoscimento dei titoli di studio, l'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, il matrimonio canonico e il regime fiscale. Lo riferisce l’Osservatore Romano. L'accordo, che consolida ulteriormente i tradizionali vincoli di amicizia e di collaborazione esistenti tra le due parti, si compone di un preambolo e di venti articoli. Nel terzo, in particolare, la Repubblica del Brasile "riafferma la personalità giuridica della Chiesa cattolica e di tutte le istituzioni ecclesiastiche che possiedono tale personalità in conformità con il diritto canonico". Importanti sono anche le parti riguardanti l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole (contestualmente a quello di altre confessioni religiose), la delibazione delle sentenze ecclesiastiche in materia matrimoniale, l'inserimento di spazi per l'edilizia religiosa nei piani regolatori e il riconoscimento dei titoli accademici ecclesiastici. Quello compiuto ieri – rileva il quotidiano della Santa Sede - è solo un primo passo. Prima dell'approvazione definitiva da parte dell'assemblea della Camera, il testo dovrà essere ratificato dalle altre commissioni competenti in materia. "Ritengo che abbiamo preso la decisione più giusta per l'interesse pubblico e per la vita sociale della nazione", ha commentato il relatore dell'accordo, il deputato Bonifácio de Andrada, poiché "quest'intesa non esclude in alcun modo le altre religioni esistenti in Brasile. Penso che cerchi realmente di creare una convivenza effettiva di tutte le religioni". All'articolo 11, in particolare, si afferma che la Repubblica del Brasile, in osservanza del diritto di libertà religiosa, della diversità culturale e della pluralità confessionale del Paese, rispetta l'importanza dell'insegnamento religioso, in considerazione della formazione integrale della persona. Pertanto si garantisce che l'insegnamento religioso, cattolico e di altre confessioni religiose, come corso facoltativo, fa parte delle materie di insegnamento fondamentale previste dal normale orario delle scuole pubbliche, "assicurato il rispetto della diversità culturale religiosa del Brasile, in conformità con la Costituzione e le altre leggi vigenti, senza alcuna forma di discriminazione".

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    L'arcivescovo di New York: il secolarismo cerca di emarginare la Chiesa Cattolica

    ◊   “Signore, le sfide non mancano mai”, ha detto l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan. Parlando all’agenzia di stampa Cna, sulla situazione della Chiesa cattolica nel suo Paese. Dolan, da febbraio a capo di un’arcidiocesi da 2,6 milioni di fedeli, ha spiegato che per i cristiani di oggi la sfida vera in fondo è la stessa che Gesù ha indicato alla Pentecoste: “Andate e predicate il Vangelo”. Per farlo, però, ci sono alcuni ostacoli da affrontare. Il primo a preoccupare l’arcivescovo è l’instabilità della famiglia: negli Stati Uniti, dove soltanto il 50 per cento dei giovani cattolici sceglie di sposarsi, la vera crisi di vocazioni riguarda il matrimonio, fedele e pieno di amore. “Se ce ne occupiamo – ha detto -, avremo tutti i sacerdoti e le suore di cui abbiamo bisogno”. La seconda sfida riguarda le infrastrutture: parrocchie, scuole, programmi di educazione religiosa, associazioni caritative e ospedali “hanno rafforzato la Chiesa per oltre 200 anni”, mentre ora lottano per sopravvivere. E’ necessario rafforzare tutte queste istituzioni, ha spiegato l’arcivescovo, perché “ora più che mai la Chiesa ha bisogno di un volto pubblico” davanti a chi vorrebbe privare la Chiesa di ogni tipo di testimonianza. Il numero di coloro che si allontanano dalla Chiesa, poi, è preoccupante: “Mi spavento – ha raccontato Dolan – quando scopro che il secondo gruppo religioso maggiormente identificabile degli Stati Uniti sono coloro che dicono ‘Una volta ero cattolico’”. Ma essere cattolico, ha spiegato l’arcivescovo, è un dato di fatto, appartiene al nostro dna. E’ come essere membro di una famiglia, “una famiglia soprannaturale”: “puoi sentirti deluso, puoi non farti vedere al pranzo della domenica, puoi non andare pazzo per un paio di cose... ma ne fai sempre parte”. L’ultima grande sfida da affrontare è il ritorno sulla scena pubblica “di Dio, della morale, della virtù e della Chiesa”: “Ciò che rende grande l’America – ha sottolineato – è che la religione ha sempre avuto un posto forte e rispettato”, mentre chi cerca di escludere la voce della Chiesa ha a che fare con il “secolarismo galoppante”. “Abbiamo qualcosa da dire – ha detto Dolan – e, accidenti, vogliamo dirla”. (V.F.)

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    Angola: dall'Università Agostinho Neto il dottorato honoris causa al cardinale do Nascimento

    ◊   Il cardinale Alexandre do Nascimento domani, 15 agosto, sarà insignito della laurea honoris causa dell’Università statale Agostinho Neto. È quanto rende noto un comunicato stampa della facoltà di diritto, spiegando che si vogliono riconoscere i meriti del porporato nel campo della pace e del progresso culturale della nazione. L’onorificenza sarà consegnata durante una cerimonia che va ad inserirsi nelle celebrazioni per il 30.mo anniversario dell’Università. Alexandre do Nascimento, arcivescovo emerito di Luanda, è nato a Malanje il primo marzo 1925. L'ordinazione sacerdotale gli è stata conferita a Roma, il 20 dicembre del 1952. Rientrato in patria, dal 1953 al 1961 è stato professore di Teologia dogmatica nel Seminario maggiore di Luanda, redattore del locale giornale cattolico "O Apostolado", direttore-aggiunto della Radio Cattolica. Esiliato dall'Angola nel 1961, ha svolto per dieci anni il ministero pastorale presso alcune parrocchie di Lisbona, frequentando anche i corsi della facoltà di diritto civile. Il 10 agosto 1975 Paolo VI lo ha elevato alla dignità episcopale, affidandogli la diocesi di Malanje. Poco meno di due anni dopo, il 3 febbraio del 1977, avendo la Santa Sede dato un nuovo assetto alle circoscrizioni ecclesiastiche dell'Angola con la costituzione di due nuove province ecclesiastiche, è stato promosso alla nuova sede metropolitana di Lubango. Il 15 ottobre 1982 è stato sequestrato - durante una visita pastorale - da un gruppo di uomini armati, che lo hanno liberato il 16 novembre successivo. Per la sua liberazione Giovanni Paolo II aveva lanciato un appello nel corso dell'Angelus di domenica 31 ottobre. Nella Quaresima del 1984 ha predicato gli esercizi spirituali in Vaticano per la Curia Romana, ai quali partecipa il Santo Padre. Promosso arcivescovo di Luanda il 16 febbraio 1986, ha retto l'arcidiocesi fino al 23 gennaio 2001, e anche oggi, a 84 anni di età, continua ad essere un voce autorevole e rispettata nella società dell’Angola. (V.V.)

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    Roma: domani venti detenuti diventeranno operatori ecologici per un giorno

    ◊   Venti detenuti del carcere romano di Rebibbia saranno operatori ecologici per un giorno domani 15 agosto. È un’iniziativa del Comune e dell’Azienda municipale per l’ambiente di Roma. Si tratta di una programmazione sperimentale in ambito penitenziario del Ministero della Giustizia volta a favorire il coinvolgimento dei detenuti in attività lavorative di pubblica utilità. Domani una parte di detenuti si dedicherà alle operazioni di bonifica ambientale dell’area antistante alla stazione della metropolitana di Santa Maria del Soccorso. Mentre altri (20 in totale, in permesso premio/lavoro esterno) saranno impegnati nella pulizia e recupero ambientale di un secondo spazio pubblico della Capitale (i giardini di via Val Padana). In entrambi i casi, oltre alla presenza del Gruppo operativo mobile della Polizia Penitenziaria, è previsto il supporto di mezzi e uomini dell’Azienda municipale per l’ambiente di Roma. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Myanmar: nessuna sanzione Onu per la condanna di Aung San Suu Kyi

    ◊   Dopo 48 ore di discussioni, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha scelto la linea del compromesso sulla giunta militare del Myanmar, che ha condannato la leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi ad altri 18 mesi di arresti domiciliari. Su pressione della Cina, non è arrivata alcuna condanna al regime di Yangon ma è stata espressa “grave preoccupazione” per la sentenza. Più netta, invece, la presa di posizione dell’Unione Europea. I quattro giudici che hanno emesso la sentenza sono stati aggiunti alla lista di funzionari birmani soggetti a congelamento dei beni e divieto di ingresso nell'Ue. Sulla linea seguita da Bruxelles, ascoltiamo l'on. Piero Fassino, inviato dell’Unione europea per la Birmania, intervistato da Federico Piana:

    R. – Dobbiamo continuare a batterci per i tre obiettivi fondamentali per cui la comunità internazionale da mesi e mesi lavora: il primo è certamente la liberazione di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici; il secondo obiettivo è ottenere l’apertura di un dialogo tra la giunta e le comunità etniche che costituiscono la Birmaniia per definire un percorso concordato di transizione; terzo obiettivo, una legge elettorale e regole di campagna elettorale che consentano ad ogni candidato e ad ogni partito nel 2010 di partecipare alle elezioni avendo gli stessi diritti e le stesse opportunità e una piena agibilità politica, in modo tale che le elezioni non siano come il referendum di un anno fa: semplicemente uno strumento di legittimazione del potere, ma siano effettivamente l’avvio di una vita nuova.

     
    D. – Qual è la posizione dell’Europa?

    R. – L’Europa aveva già adottato delle sanzioni ed ha deciso di rafforzare alcune misure di sanzioni nei confronti di questi magistrati che erogano sentenze così scandalose. Però, bisogna essere consapevoli che non è una via puramente di sanzioni che sbloccherà la situazione. Le sanzioni servono, hanno un valore politico, hanno un valore morale, è giusto averle adottate però le hanno adottate gli Stati Uniti, l’Unione Europea, l’Australia e il Canada... E l’80 per cento dell’import-export del Myanmar non è con questi Paesi, ma è con i Paesi asiatici i quali non hanno adottato sanzioni e non intendono adottarne. Quindi, è chiaro che la nostra strategia, se vuol essere efficace, non può essere basata solo sulle sanzioni. Occorre, accanto alle sanzioni, adottare anche altre misure, in questo caso più positive, e anche mettere in campo tutte le forme di persuasione, di pressione politica nei confronti della giunta al potere, perché capisca che deve accettare l’apertura di una fase nuova.

     
    D. – Che ruolo può giocare in questo momento la Cina ?

     
    R. – La Cina è il principale partner economico, commerciale e politico della Birmania; è chiaro che una forte azione di pressione, di persuasione politica da parte della Cina sulla Birmania potrebbe ottenere un ammorbidimento della posizione della giunta e la disponibilità ad aprire quel dialogo con l’opposizione che è fondamentale per una fase nuova nella vita di quel Paese. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Caucaso
    Non si ferma l’escalation di violenza nelle Repubbliche del Caucaso russo. Almeno 22 persone, fra cui sette donne, sono morte in diversi attacchi la scorsa notte in Daghestan e Cecenia. L'episodio più grave è avvenuto nella Repubblica russa del Daghestan dove uomini armati hanno sparato all'impazzata in una sauna, uccidendo sette donne, e attaccato un vicino posto di polizia. Nello scontro a fuoco sono morti anche quattro poliziotti e tre presunti ribelli. Nelle stesse ore in Cecenia almeno sei persone sono morti invece negli scontri fra forze speciali governative e ribelli islamici.

    Afghanistan
    Il presidente afghano Hamid Karzai ha annunciato di aver disposto un cessate il fuoco per le forze militari nazionali il 20 agosto, giorno in cui si terranno le elezioni presidenziali, ed ha invitato i movimenti talebani ad aderirvi. Secondo alcuni media locali, esisterebbe addirittura un’intesa fra Karzai e gruppi di ribelli per rendere effettiva la tregua che si estenderebbe nel tempo. Tuttavia sul terreno non accennano a diminuire gli attacchi della guerriglia. Ieri altri tre soldati britannici hanno perso la vita in un attentato nella provincia di Helmand. Da Kabul, ci riferisce Barbara Schiavulli:

    Tra le strade assolate di Kabul incombe la minaccia dei talebani e la frenesia della campagna elettorale. Sei giorni alle elezioni, le seconde nella storia dell’Afghanistan. Almeno nella capitale, le preferenze vanno per l’attuale presidente Karzai. “C’è molta corruzione, ma è riuscito a mettere insieme le etnie”, ci dice Im Ruddin, un autista zara che ricorda le persecuzioni del suo popolo. Tra i preferiti, anche Abdul Abdullah, ex ministro degli Esteri sostenuto dai tagiki. Ma molti sono rassegnati: “Non vado a votare perché ho paura degli attacchi”, spiega Mina, una donna con un leggero velo che le incornicia il volto. La tensione è palpabile come il caldo afoso che impregna la città avvolta in una cappa di polvere. “Vorrei tanto un presidente che pensi all’Afghanistan e non solo a se stesso”, ci dice con amarezza Shafik Anuri, parlamentare, mentre dalla borsa ci offre un volantino di Abdul Abdullah. Se Karzai non otterrà il 51 per cento dei voti il 20 agosto prossimo, si andrà al ballottaggio.
     
    Iran. Le accuse di Karrubi: detenuti morti per le torture
    Giovani manifestanti sarebbero stati torturati a morte nelle prigioni iraniane. È la nuova accusa contro il governo di Teheran dell’ex candidato riformista, Mehdi Karrubi, che ha chiesto la costituzione di una commissione indipendente d'inchiesta che accerti i fatti. Karrubi ha detto, inoltre, che presenterà le prove degli stupri commessi a danno di uomini e donne nel carcere di Kharizak. Intanto, nella preghiera del venerdì, l’ayatollah conservatore, Ahmad Khatami, ha chiesto alle autorità iraniane di non cedere alle pressioni dell’Occidente riguardo ai detenuti e di agire contro l'Unione Europea, in particolare sulla Svezia accusata di interferire negli affari interni dell’Iran.

    Attentato in Iraq
    Cresce ancora il numero delle vittime del duplice attentato suicida compiuto ieri nella provincia di Sinjar, nell’Iraq nord-occidentale. Sono 21 i morti e 32 le persone ferite che al momento dello scoppio degli esplosivi si trovavano in un bar vicino a uno dei mercati più affollati della regione.

    Medio Oriente
    Nel corso della prima riunione ieri a Ramallah del comitato centrale di Al-Fatah, il presidente palestinese Abu Mazen ha precisato che senza il congelamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est non ci potrà essere la pace con Israele. Il leader dell’Anp ha inoltre invocato una soluzione equa per i profughi palestinesi e ha ribadito la sua contrarietà all'ipotesi di “confini temporanei”.

    Hillary Clinton in Liberia
    Continua la visita nel continente africano del segretario di Stato americano Hillary Clinton. Nella sua sesta tappa, in Liberia, Paese che si affaccia sul Golfo di Guinea, la Clinton ha promesso il sostegno degli Stati Uniti al presidente Ellen Johnson Sirleaf, unica donna al potere in uno Stato dell’Africa. Alla presidente è attribuito il merito di avere risollevato l'economia del Paese dopo 14 anni di guerra civile. Domani la missione di Hillary Clinton nelle isole di Capo Verde.

    Nuova influenza
    Parliamo della nuova influenza A/H1N1. L’Oms conferma che 168 Paesi sono interessati dalla pandemia e, secondo i dati diffusi dal Centro Europeo di prevenzione e controllo delle malattie, il virus è ancora in espansione: oltre 220 mila i contagiati nel mondo, più di 1900 i decessi. In Europa aumenta il numero degli infetti in Germania, ma è la Gran Bretagna, con circa 12.400 casi di contagio, ad essere il Paese più colpito dal virus. L'Unione Europea rassicura: non sarà necessario rimandare l'avvio dell'anno scolastico. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità:

    R. - Diciamo innanzitutto che sono dati parziali perché fanno riferimento ai casi confermati e i casi confermati rappresentano comunque la sottostima del numero totale di casi. Si tratta di un’infezione che può correre molto velocemente e si può diffondere molto ma la buona notizia, da un punto di vista clinico, è che per fortuna è poco aggressiva. Probabilmente non è molto diversa dalla normale influenza stagionale, l’unica differenza è che noi non abbiamo gli anticorpi nei confronti di questo virus che è un virus nuovo.

     
    D. – Ci sono dei comportamenti virtuosi che si possono adottare?

     
    R. – Certamente. Evitare luoghi affollati, lavarsi spesso le mani, può essere di utile ausilio per diminuire il rischio di contrarre l’infezione. Poi, per quanto riguarda le persone a rischio di complicanze, soprattutto i malati cronici ma anche le donne in gravidanza, o i bambini al di sotto dell’anno, si possono proteggere con farmaci antivirali in attesa del vaccino.

     
    D. - Dei medici britannici ribadiscono: “Ci vuole cautela nella prescrizione dei medicinali antivirali contro la nuova influenza”…

     
    R. - E’ giusto. C’è stato un uso degli antivirali “fai da te” per cui si sono manifestati anche dei fenomeni di resistenza ad essi.

     
    D. – Professore, dunque cosa succederà in autunno, in inverno?

     
    R. - E’ possibile prevedere una recrudescenza del virus in quei Paesi, fra i quali la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, che hanno alle spalle ormai il picco epidemico. E' possibile prevedere un aumento, invece, delle infezioni in Paesi come il nostro che sono stati fino ad ora relativamente risparmiati, proprio perché le scuole sono chiuse, i luoghi di raduno sono chiusi, non ci sono in questo momento le condizioni per un’esplosione dell’epidemia almeno nell’emisfero nord, quindi nel nostro emisfero.

     
    D. – C’è motivo di preoccupazione forte?

     
    R. - C’è motivo di attenzione, questo sicuramente sì, perché in questa fase di transizione vediamo che, comunque, l’infezione continua a circolare anche se con un’intensità relativamente bassa. Quando si creeranno le condizioni per un aumento della velocità di circolazione virale è possibile che avremo molti casi. Però, ripeto, si tratta di un’influenza che ha delle caratteristiche molto simili a quelle dei virus di influenza stagionale e, quindi, è una situazione non di allarme ma sicuramente una situazione da seguire con molta attenzione.

    Europa: calo record dell'inflazione
    Calo record dell’inflazione nella zona euro. Nel mese di luglio si è registrato un -0,7% su base annua e un -0,1% rispetto al precedente mese di giugno. Si tratta della diminuzione maggiore dall’introduzione della moneta unica.

    Usa: tragedia dell'Hudson
    Un supervisore e un controllore di volo dell'aeroporto Teterboro sono stati sospesi dalle loro funzioni in relazione alla collisione in volo fra un elicottero e un piccolo aereo sul fiume Hudson, a New York, che sabato scorso ha provocato la morte di nove persone. Secondo le indiscrezioni della stampa statunitense, il controllore era al telefono con la fidanzata durante la collisione, mentre il supervisore era al momento irreperibile. I due sono al centro dell'indagine del National Transportation Safety Board e della Federal Aviation Administration.

    Incendi in California
    Oltre 2.200 persone sono state evacuate nella regione della catena montuosa di Santa Cruz, nel nord della California a causa di un grande incendio boschivo che ha già bruciato in due giorni oltre 1.100 ettari di vegetazione e foresta. Le fiamme sono divampate mercoledì dalla Costa pacifica a circa 60 chilometri a sud di San Francisco e adesso minacciano le abitazioni della regione di Swanton e di Bonny Doon.

    Zelaya incontrerà il segretario di Stato americano
    Il presidente deposto dell'Honduras, Manuel Zelaya, ha annunciato che incontrerà la prossima settimana il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, per discutere della crisi politica del Paese. Zelaya ha definito le azioni statunitensi “troppo tiepide e poco efficaci” e chiederà alla Clinton posizioni più dure nei confronti del governo de facto in ambito economico, commerciale e migratorio. Intanto la tensione in Honduras rimane molto alta e anche ieri manifestazioni pro-Zelaya sono terminate con l’arresto e il ferimento di decine di manifestanti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 226

     
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